Caterina, Lettere 53

53

A monna Agnesa donna che fu di missere Orso Malavolti.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legata nel legame della divina carità, el quale legame tenne confitto e chiavellato Dio e Uomo in sul legno della santissima croce; però che chiovo non era sufficiente a tenerlo se l'amore non l'avesse tenuto.

Questo è quello dolce legame che lega l'anima con Dio e falla essere una cosa con lui, però che l'amore unisce. Oh dolce e amoroso amore che purifichi l'anima, e dissolvi la nuvila della propria passione sensitiva; e allumini l'occhio dell'intelletto, speculando nella Verità etterna; ed empi la memoria de le grazie e doni che l'anima riceve dal suo Creatore, unde diventa grata e cognoscente de' benefizii ricevuti, e sazia l'anima di dolce e amoroso desiderio! Unde diceva el santo profeta: «e' sospiri mi sono uno cibo, e le lagrime beveraggio» (Ps 41,3 Ps 79,6). Chi el faceva sospirare e piangere? l'amore, questo dolce e suave legame.

Adunque, carissima figliuola, poiché elli è tanto dolce e di tanto diletto, ed ècci necessario, non è da dormire, ma è da levarsi con santo e vero desiderio e sollicitudine, e cercarlo virilmente. E se voi mi dimandaste: dove el posso trovare?, io vi rispondo: nella casa del cognoscimento di voi, dove voi trovarete l'amore ineffabile che Dio v'à, el quale per amore vi creò alla imagine e similitudine sua (Gn 1,26), e per amore vi recreò a grazia nel sangue dell'unigenito suo Figliuolo. Trovando l'amore, e cognosciuto che voi l'avarete in voi medesima, non potrete fare che voi non l'amiate.

E questo sarà el segno che voi abbiate trovato e conceputo amore: quando vi legarete col legame della carità nel prossimo vostro, amandolo e servendolo caritativamente; però che quello bene e utilità che noi non potiamo fare a Dio, el doviamo fare al prossimo nostro, portando con vera pazienzia ogni fadiga che noi ricevessimo da lui. E questo è el segno che in verità amiamo el nostro Creatore e che noi siamo legati in questo dolce legame; in altro modo non participaremmo la grazia, né potremmo tornare a quello fine per lo quale noi fummo creati. E però vi dissi che io desideravo di vedervi legata nel legame della divina carità. Altro non vi dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



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A una monaca nel monastero di santa Agnesa di Montepulciano.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima e dilettissima figliuola mia in Cristo Gesù, io Caterina serva e schiava del nostro Signore Gesù Cristo e de' suoi servi, ti conforto e benedico e scrivo a te nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, desiderando che tu sia vera sposa consecrata allo Sposo, adornata e vestita di virtù.

Sai, dilettissima mia figliuola, che la sposa, quando va dinanzi allo sposo, s'adorna e si veste; e singularmente s'adorna e pone el colore vermiglio per piacere allo sposo suo: così voglio che facci tu, che tu abbi in te el vestimento della carità, senza el quale vestimento non potresti andare alle nozze, ma sarebbe detta a te quella parola che disse Cristo di quello servo che era andato senza el vestimento nuziale: che comandò a' servi suoi che fusse cacciato e mandato di fuore nelle tenebre (
Mt 22,11-13).

Non voglio che questo divenga a te, dilettissima mia figliuola, acciò che, se tu fussi richiesta ad andare alle nozze, non voglio che tu sia trovata senza questo dolce vestimento. Anco voglio e comandoti che tu me l'adorni di fregiature, cioè della santa e vera obedienzia, essendo sempre osservatrice dell'ordine tuo, suddita e obbediente a madonna e a la più minima che v'è. Tolle la virtù de l'umilità, la quale nutricarà in te la virtù della santa obbedienzia, ricognoscendo i doni e le grazie che tu ài ricevuti da lui. Fa' che tu sia sposa fedele: e sai quando sarai fedele a lo Sposo tuo? Quando non amarai altro che lui. E però io non voglio che nel tuo cuore sia trovato altro che Idio, traendone ogni amore proprio e sensitivo de' parenti o di qualunque cosa sia, senza neuno timore o di vita o di morte; ma col cuore libero, vestita di questo santo vestimento, metteti nelle mani del tuo sposo etterno; e nella sua volontà ti mette, che ne faccia e disfaccia quello che sia suo onore e meglio di te. Altro non dico.

Permane etc. Gesù etc.



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Al venerabile religioso don Guglielmo, priore generale dell'ordine di Certosa.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel sangue del Figliuolo di Dio, considerando io che la memoria quando s'empie del sangue di Cristo crucifisso, incontanente lo 'ntelletto si vòlle a raguardare in essa memoria, dove egli truova el sangue: vedevi el fuoco della divina carità, amore inestimabile, intriso e impastato col sangue, però che per amore fu sparto e donato a noi. La volontà va subito dietro all'intelletto, amando e desiderando quello che l'occhio dell'intelletto à veduto; e però subbito leva l'affetto e l'amore suo nell'amore di Cristo crocifisso, el quale amore truova nel sangue, come detto è.

Allora l'anima s'anniega in esso sangue - cioè che anniega e uccide ogni sua perversa volontà sensitiva, la quale ribella spesso al suo Creatore -, e ogni amore proprio di sé medesimo gitta fuore di sé; e vestesi dell'eterna volontà di Dio, la quale volontà l'anima à gustata e trovata nel sangue, però che 'l sangue gli rapresenta che Dio non vuole altro che la sua santificazione - ché se egli avesse voluto altro, non averebbe Idio datoci el Verbo dell'unigenito suo Figliuolo -, e però vede bene che ciò che Dio permette in questa vita all'uomo non permette per altro fine. Ogni cosa che à essere, vede che procede da Dio; e però di neuna cosa che aviene - né di tribulazioni né di tentazioni né ingiurie né strazii né villanie, né di verun'altra cosa che avvenire gli potesse - non si può né vuole turbare, ma è contento e àlle in grande reverenzia considerando ch'elle vengono da Dio, e date sono a noi per grazia di bene, per amore e non per odio.

Adunque non si può lagnare né die lagnarsi, perché si lagnarebbe del suo bene proprio; la quale cosa non è costume dell'anima vestita della dolce volontà di Dio, di lagnarsi di veruna cosa che avvenire gli potesse, se non solo dell'offesa di Dio: di questo si duole e die dolere, perché vede che è contra alla sua volontà. E però el peccato è degno d'odio, perché non è in Dio e però è non cavelle. Ogni altra cosa che in sé à essere, è da Dio; e però l'anima innamorata di Cristo l'ama e à in reverenzia.

Questa anima non vede sé per sé, ma vede sé per Dio, e Dio per Dio - in quanto è somma eterna bontà, degno d'essere amato -, e 'l prossimo per Dio e non per propria utilità. Questa none elegge el tempo né stato a suo modo, né fadiga né consolazione, ma secondo che piace alla divina bontà riceve con affetto d'amore: in ogni cosa truova diletto, perché colui che ama non può trovare pena affliggitiva. Nelle battaglie gode; se egli è perseguitato dal mondo, egli si rallegra; se egli è suddito, con grande allegrezza e pazienzia porta el giogo dell'ubidienzia.

Se egli è prelato, con pazienzia porta e sopporta e' difetti de' suoi sudditi - cioè ogni persecuzione che ricevesse o ingratitudine che trovasse in loro verso di sé -; disponsi alla morte per divellere le spine de' vizii, sì come buono ortolano, e piantare le virtù nell'anime loro, facendo giustizia realmente, condita con misericordia. Non si cura della pena sua, non schifa labore, ma con grande letizia porta; non vuole perdere el tempo che egli à per quello che non à perché alcuna volta vengono cotali cogitazioni e battaglie nel cuore: «Se tu non avesse questa angoscia e fadiga della prelazione, potresti meglio avere Dio nella pace e quiete tua». E questo fa el demonio - di ponerli innanzi el tempo della pace - per farlo stare in continova guerra, ché colui che non pacifica la volontà sua nello stato che Dio gli à dato sta sempre in pena, ed è incomportabile a sé medesimo; e così perde l'uno tempo e l'altro: ché non essercita el tempo della prelazione, e quello della quiete non à; e così abbandona el presente e l'avenire.

Non è dunque da credere a la malizia sua, ma è da pigliare quello che egli à, vigorosamente, sì come fa l'anima vestita della volontà di Dio detta di sopra, che sa navigare in ogni tempo - così nel tempo della fadiga come in quello della consolazione - perché egli è spogliato dell'amore proprio di sé medesimo e d'ogni tenerezza e passione sensitiva - unde procede ogni male e ogni pena, ché avere quello che l'uomo non vuole, è una via unde esce la pena -, e vestito dell'eterna volontà di Dio e non della sua. Èssi fatto una cosa con lui; per affetto d'amore è fatto giudice dell'eterna volontà di Dio, vedendo giudicando e tenendo che Dio non vuole altro che la nostra santificazione - e però ci creò alla imagine e similitudine sua (Gn 1,26) perché fussimo santificati in lui, godendo e gustando l'eterna sua visione -, avendolo veduto e cognosciuto coll'occhio dell'intelletto nel sangue di Cristo crocifisso, che fu quel mezzo che ci manifestò la verità del Padre eterno.

O glorioso sangue che dai vita, che lo invisibile ci ài fatto visibile, manifestata ci ài la divina misericordia, lavando el peccato della disobbedienzia con la obbedienzia del Verbo, unde è uscito el sangue. Orsù, per l'amore di Cristo, bagnatevi, bagnatevi e state in continova vigilia e orazione, carissimo padre, vegghiando coll'occhio dell'intelletto nel sangue: allora vegghiarà, per fame e sollecitudine dell'onore di Dio e salute dell'anime, sopra e' sudditi vostri. A questo modo averete la continua orazione, cioè el continovo santo desiderio: questo v'è necessario a voi per conservare la salute vostra nello stato che voi sete.

Poiché Dio v'à posto nello stato della prelazione, non vi conviene essere negligente né timoroso; né ignorante andare con gli occhi chiusi. Però vi prego che siate affamato, imparando dall'Agnello isvenato e consumato per voi: con tanto diletto e fame de l'onore del Padre e salute nostra corse alla obrobriosa morte della croce. Avete l'oggetto, dunque: ché Dio v'à rapresentato e posto dinanzi el Verbo dell'unigenito suo Figliuolo - il Figliuolo e 'l sangue - per tòllere ogni timore e negligenzia e cechità d'ignoranzia. E se voi dite: «Io so' ignorante e non cognosco bene me, non tanto che quello ch'io ò a fare per li sudditi», e io vi rispondo che, avendo fame de l'onore di Dio, quello che voi non aveste per voi Dio adopererà in voi - quello che bisognarà per salute de' sudditi vostri -. Abbiate pure fame e desiderio; e non veggio però che questa fame si possa avere senza el mezzo del sangue: e però vi dissi io ch'io desideravo di vedervi bagnato e annegato nel sangue di Cristo crocifisso, perché nel sangue si perde l'amore della vita propria, di quello amore perverso che l'uomo à a sé medesimo; el quale amore non lassa fare giustizia per timore di non perdere lo stato, o per condiscendere e piacere più agli uomini che a Dio. Non lassa fare e' prelati secondo la volontà di Dio né a buona conscienzia; ma secondo e' piaceri e pareri umani si fanno: che è quella cosa che à guastato e guasta l'Ordine, come è di non correggere e di fare e' prelati non corretti, ma incorretti e indiscreti. Ché il gattivo prelato guasta e' sudditi, sì come il buono gli raconcia; e tutto questo procede da l'amore proprio di sé.

Nel sangue di Cristo si perde questo amore; e acquistasi uno amore ineffabile vedendo che per amore ci à data la vita per ricomperare questo figliuolo adottivo de l'umana generazione. Quando si vede tanto amare, con l'amore trae l'amore, levando l'affetto e 'l desiderio suo ad amare quello che Dio ama, e odiare quello ch'egli odia. E perché vede che sommamente Idio ama la sua creatura che à in sé ragione, però l'anima concepe uno amore nella salute de l'anime che non pare che se ne possa saziare: odia e' vizii e peccati, perché non sono in Dio; e ama le virtù in loro per onore di Dio. Per questo ne perde la negligenzia e doventa sollecito; e perde l'amore del corpo suo, e vuolsi dare a mille morti, se tanto bisogna; perde la cechità e à riavuto el lume, perché s'à tolta la nuvila dell'amore proprio, e posto el sole dell'amore divino dell'ardentissima carità, el quale gli à consumato in sé ogni ignoranzia; e tutto questo à tratto dal sangue.

Oh glorioso e prezioso sangue de l'umile e immaculato Agnello! Or quale sarà quello ignorante e duro che non pigli el vasello del cuore, e con affetto d'amore non vada al costato di Cristo crocifisso, el quale tiene e versa l'abondanzia del sangue? Dentro in sé troviamo Dio, cioè la natura divina unita con la natura umana; troviamo el fuoco dell'amore che per la apritura del lato ci manifesta el secreto del cuore, mostrando che con quelle pene finite non poteva tanto amore mostrare quanto el desiderio e la volontà sua era maggiore, perché non era comparazione dalla pena finita sua all'amore infinito.

Or non tardiamo più, carissimo padre, ma con perfetta sollecitudine, questo ponto del tempo che Dio v'à servato - e spezialmente ora che ne viene el tempo del Capitolo, dove si veggono più e' difetti - siate sollecito a punirgli, acciò che 'l membro corrotto e guasto non guasti el sano, facendone giustizia sempre con misericordia. E non vi movete leggermente; ma vogliate cercare e investigare la verità per persone discrete e di buona conscienzia. E sempre, quello che avete a fare, fate con consiglio divino, cioè per la santa orazione, e poi col consiglio umano, che è pure divino, de' buoni e cari servi di Dio; e sempre vogliate vedervegli dallato, che sieno specchio di religione. E sopra tutte l'altre cose che io vi prego che attendiate si è di fare buoni priori che sieno persone virtuose e atte a reggiare, ché sono molti che sono buoni in loro, e non sono buoni a governare: e così guastano la religione; e per lo contrario si racconciano.

Quando trovate de' buoni, conservategli.

Non timore, per l'amore di Cristo crocifisso! So' certa che se voi vi bagnarete nel sangue suo per affetto d'amore, e annegaretevi dentro ogni propria volontà, consumandola nella etterna volontà di Dio, la quale trovarrete nel sangue, voi farete questo e ogni altra cosa che bisognarà per voi e per loro. Altro non dico.

Perdonate alla mia ignoranzia.

Permanete nella santa etc. Gesù dolce, Gesù amore, Maria.



56

A frate Simone da Cortona dell'ordine de' Predicatori.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo senza nome in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel sangue dell'Agnello, a ciò che come ebbro corriate al campo della battaglia a combattere come cavaliere virile contra le demonia, contra al mondo e contra alla propria fragilità; col lume della santissima fede e con amore ineffabile, dilettandovi sempre della battaglia.

Ma sappiate che combattere e avere vittoria non potremmo fare, se non ci fusse el lume della santissima fede; né el lume potremmo avere, se dell'occhio dell'intelletto nostro non fusse tratta la terra d'ogni affetto terreno e gittata la nuvila dell'amore proprio di voi medesimo, però che ella è quella perversa nuvila che in tutto ci tolle ogni lume, e spiritualmente e temporalmente. Temporalmente non ci lassa cognoscere la fragilità nostra e la poca fermezza e stabilità del mondo; né quanto questa vita è vana e caduca; né gli inganni del dimonio: quanto occultamente in queste cose transitorie elli ci inganna, e spesse volte sotto colore di virtù. Spiritualmente questa cechità non ci lassa cognoscere né discernere la bontà di Dio; anco spesse volte quello che Dio ci dà per nostro bene noi ce 'l rechiamo per contrario.

E tutto questo ci adiviene perché ne' misterii suoi noi non ne consideriamo l'affetto suo, né con quanto amore elli ce le dà, ma come ciechi non pigliamo altro che l'atto. Alcuna volta permette Dio che noi siamo perseguitati dal mondo, e che ci sia fatta ingiuria da le creature, o postaci una obedienzia dal prelato nostro; e noi non consideriamo la volontà di Dio, che el fa per nostra santificazione, né giudichiamo la volontà sua, che per amore ci permette quello, ma giudichiamo la volontà delli uomini; e così veniamo spesse volte a dispiacere col prossimo nostro, e commettiamo molti difetti e ignoranzia verso di Dio e di loro.

Chi n'è cagione? el poco lume, però che l'amore proprio à ricuperta la pupilla dell'occhio della santissima fede. Se elli è nelle molestie che el dimonio ci dà, e questa cechità è allora ne l'occhio nostro, sì se ne riceve questo inganno, che, venendo le molte molestie e cogitazioni nel cuore per illusione del dimonio, noi crediamo essere allora reprovati da Dio; e per questo verremmo a una confusione di mente unde noi lassaremmo l'essercizio dell'orazione, quasi non parendoci essere acetti a Dio, e verremmo a tedio, e saremmo incomportabili a noi medesimi. Unde per questo l'obedienzia ci sarà grave, e abbandonaremo la cella, e dilettarenci de la conversazione; e tutto questo ci adiviene, e molti altri inconvenienti, perché noi non aviamo gittata a terra la nuvila dell'amore proprio, né spiritualmente né temporalmente, e però non cognosciamo la verità e non ci dilettiamo ancora in croce con Cristo crocifisso. A questo modo non saremmo cavalieri virili, a combattere contra e' nemici nostri per Cristo crocifisso, ma saremmo timidi e l'ombra nostra ci farebbe paura.

Che dunque c'è bisogno? ècci bisogno el sangue, nel quale sangue di Cristo trovaremo una speranza ferma che ci tollarà ogni timore servile, e trovaremo la fede viva, gustando che Dio non vuole altro che el nostro bene; e però ci dé el Verbo dell'unigenito suo Figliuolo; e il Figliuolo ci dié la vita per rendarci la vita, e del sangue ci fece bagno per lavare la lebbra de le nostre iniquità. Per questo l'anima cognosce e tiene con fede viva che Dio non permettarà alle demonia che ci molestino più che noi potiamo portare, né al mondo che ci triboli più che siamo atti a ricevere, né al prelato che c'imponga maggiore obedienzia che noi potiamo portare.

Con questo dolce e glorioso lume non verrete a tedio né a confusione per alcuna battaglia, e non vi dilungarete da la cella, né corrirete a la conversazione delle creature, ma abracciarete la croce e non gittarete a terra l'arme dell'orazione, né degli altri essercizii spirituali; anco, umiliandovi al vostro Creatore, offerrete umili e continue orazioni, e - nel tempo della battaglia e nel tempo della quiete e in ogni tempo che si sia - non allentarete e' passi; ma con sollicitudine e senza negligenzia o confusione servirete a Dio, e osservarete l'ordine vostro in verità. Chi ne sarà cagione? el lume della santissima fede, la quale trovaste nel sangue. Chi è cagione del lume? l'amore dell'affocata carità che trovaste nel sangue, ché per amore questo dolce e amoroso Verbo corse all'oprobiosa morte de la croce.

E perché el caldo del divino amore, che trovaste nel sangue, distrusse e consumò la tenebre dell'amore proprio che obumbrava l'occhio che non vedeva, però ora vede, e vedendo ama, e amando teme Dio e serve al prossimo suo; ed è fatto cavaliere virile e combatte con lo scudo della fede (Ep 6,16) e con l'arme della carità, che è uno coltello di due tagli (He 4,12 Ap 1,16), cioè odio e amore: amore delle virtù e odio del vizio e della propria passione sensitiva. E sì come inamorato si diletta in croce e d'acquistare con pena le virtù, cercando con affetto d'amore l'onore di Dio e la salute dell'anime. Dove à trovato questo desiderio? nel sangue. In altro modo nol potreste avere, e però vi dissi che io desideravo di vedervi bagnato e annegato nel sangue di Cristo crocifisso. E dicovi che allotta voi avarete nome e io ritrovarò el figliuolo. Or vi bagnate e annegate nel sangue, senza tedio e senza confusione. Altro non vi dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Neri gattivo, mio negligente figliuolo, vi si racomanda, e io ve ne strengo che preghiate Dio che gli tolga tanta negligenzia. Gesù dolce, Gesù amore.

Racomandateci a frate Tomaso d'Antonio e a tutti gl'altri figliuoli.



57

Al sopradetto misser Mateo, rettore della Casa della Misericordia in Siena Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi specchio di virtù, acciò che in verità rendiate gloria e loda al nome di Dio; e acciò che facciate utilità prima a voi medesimo e poi al prossimo vostro, e sì con essemplo di santa e onesta vita e con la dottrina della parola, e sì con umili e continove e fedeli orazioni.

Pensate che questo è il debito che Dio richiede da voi: non vuole altro che 'l fiore de la gloria e loda al nome suo; e vostro vuole che sia el frutto e l'utilità. Adunque virilmente rispondiamo a tanto amore; e perché a lui non potiamo fare alcuna utilità, voltianci sopra quello che vediamo che egli molto ama, cioè il prossimo nostro: qui si ponga ogni nostra sollecitudine; e altro non cerchiamo che di mangiare anime per onore di Dio.

E dove andaremo per mangiare questo dolce cibo? A la mensa della santissima croce, dilettandoci di sostenere pene e tormenti, ingiurie scherni e rimproveri per potere mangiare questo glorioso cibo. Ma non vego che 'l potessimo pigliare se prima in noi non acquistiamo le vere e reali virtù. E però vi dissi che io desideravo di vedervi specchio di virtù; e così vi prego che v'ingegniate d'essere. Non dico più qui.

Mandovi uno privilegio con bolla papale di indulgenzie che io ò accattate a settanta sette persone etc.

Permanete etc. Gesù dolce, Gesù amore.



58

A suoro Cristofana priora del monisterio di santa Agnesa in Montepulciano.

Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere te e l'altre seguitare le vestigie della madre vostra santa Agnesa gloriosa; e di questo vi prego e voglio, che la dottrina e modi suoi voi seguitiate.

Sapete che sempre vi dié dottrina ed essempro di vera umilità: questa fu quella propria virtù principale che fu in lei. Non me ne maraviglio, però ch'ella ebbe quello che debba avere la sposa che vuole seguitare l'umilità dello sposo suo. Ella ebbe quella carità increata che continuamente ardeva e consumava nel cuor suo; ella era mangiatrice e gustatrice de l'anime; sempre studiava la vigilia de l'orazione: non arebbe avuto in altro modo la virtù de l'umilità, però che non è umilità senza carità, ché l'una nutrica l'altra.

Sapete quale è la cagione che la fece venire a perfetta e reale virtù? El libero spogliamento volontario, che la fece rinunziare a sé e a la sustanzia del mondo, non volendo possedere cavelle. Ben s'avide quella gloriosa vergine che 'l possedere la sustanzia temporale fa venire l'uomo a superbia: perdene la virtù piccola della vera umilità; viene ad amore proprio; manca ne l'affetto della carità; perde la vigilia e l'orazione, però che 'l cuore e l'affetto che è pieno della terra e d'amore proprio di sé medesimo, non si può empire di Cristo crocifisso, né gustare vere e dolci orazioni. Sì che, avedendosene, Agnesa dolce spogliasi di sé medesima e vestesi di Cristo crocifisso; e non tanto ella, ma questo medesimo lassa a voi, e così v'obliga e voi dovete tenere.

Sapete bene che voi, spose consacrate a Cristo, non dovete possedere quello del padre, poi che sete andate a lo Sposo, ma tenere e possedere quello dello Sposo eterno. Quello del padre vostro è la propria sensualità, la quale doviamo abandonare; venuto el tempo della discrezione die seguitare lo Sposo e possedere el tesoro suo. Quale fu el tesoro di Cristo crocifisso? Fu croce, obrobrio, pena, tormento, strazii, scherni e rimproverio, povertà volontaria, fame de l'onore del Padre e della salute nostra. Dico che se voi possedarete questo tesoro con la forza della ragione mosso dal fuoco della carità, voi perverrete a quelle virtù che dette abbiamo; sarete figliuole vere alla madre, e spose solicite e non negligenti; e meritarete d'essere ricevute da Cristo crocifisso: per la grazia sua apriravi la porta della vita durabile. Non dico più.

Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso; levatevi su con vera sollicitudine e unione. Se sarete legate e non divise, non sarà né dimonio né creatura che vi possa nuociare, né tollarvi la vostra perfezione.

Permanete etc. Gesù dolce etc.



59

A sere Pietro prete da Semignano di montagna del contado di Siena, el quale aveva odio con uno altro prete.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Padre carissimo per reverenzia di quello sacramento el quale avete a ministrare, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vasello d'elezione a portare el nome di Cristo, e con affetto e desiderio essercitare la vita vostra in pacificarvi col vostro Creatore, e la creatura con la creatura, però che 'l dovete fare, e sete tenuto di farlo. Credo che, se nol farete, voi ricevarete grandissima e dura reprensione da Dio.

Siate, siate specchio di virtù; raguardate la vostra dignità, poiché Dio per sua misericordia v'à posto in tanta eccellenzia quanta è d'avere a ministrare el fuoco de la divina carità, cioè el corpo e il sangue di Cristo crocifisso: pensate, pensate che la natura angelica non à tanta dignità. Vedete che nel vasello dell'anima vostra egli à messa la parola sua; bene vedete che favellando in persona di Cristo voi avete autorità di consecrare quello dolcissimo sacramento: convienvela portare con grandissimo fuoco d'amore e purità di mente e di corpo, e col cuore pacifico, traendo ogni rancore e odio dell'anima vostra.

Oimé, oimé, dove è la purità de' ministri del Figliuolo di Dio? Pensate che come voi richiedete la nettezza del calice per portare all'altare, che se fusse lordo nol vorreste, così pensate che Dio, somma ed eterna Verità, richiede l'anima vostra pura e netta da ogni macchia di peccato mortale, singularmente del peccato de la immondizia. Oimé, disaventurata l'anima mia! Al dì d'oggi si vede tutto el contrario di questa purità la quale Dio richiede: non tanto che essi siano tempio di Dio e portino el fuoco de la parola sua (Lc 12,49), ma essi sono fatti stalla, luogo di porci e d'altri animali, portandovi el fuoco dell'ira odio e rancore e mala voglienza ne la casa dell'anima sua; egli tiene ad albergare i porci, cioè una immondizia che continuamente vi s'involle dentro, sì come el porco nel loto. Oimé, che grande confusione è questa di vedere che gli onti di Cristo si diano a tanta miseria e iniquità: non ànno in reverenzia la creazione - ché sono creati a la imagine e similitudine di Dio (Gn 1,26) -, né il sangue del quale sono ricomprati, né la dignità che essi ànno del sacramento dato a loro per grazia e non per debito. Oimé, padre carissimo, aprite l'occhio del cognoscimento, e non dormite più in tanta miseria.

Non mirate perché Dio faccia ora vista di non vedere, ché quando verrà el punto de la morte, la quale neuno può schifare, egli mostrarà bene che egli abbi veduto: allora se n'avederà l'uomo che ogni colpa sarà punita e ogni bene remunerato. Questo non pensano gli stolti, che non veggono che Dio è sopra di loro; e io vi dico che Dio vede lo intrinseco del cuore: bene ci potiamo nascondere all'occhio de la creatura, ma none a quello del Creatore.

Doimé! or siamo noi bestie o animali? Veramente io m'avveggio di sì: none in quanto a la creazione e all'essere che Dio ci à dato, ma secondo la mala disposizione nostra, ché, senza veruno freno di ragione, noi ci lassiamo guidare a questa parte sensitiva; andialle dietro, dilettandoci de le brutte e vane delettazioni; andiamo scorrendo per le delizie del mondo, enfiati di superbia. E tanto inalza la superbia el cuore de lo stolto, che si lassa possedere a lei, e non si vuole umiliare né a Dio né a la creatura; alcuna volta gli sarà fatta ingiuria o di morte o d'altre cose corporali, e per la superbia sua non si vuole umiliare a perdonare al suo nemico, ma bene vuole che le grandissime colpe e ingiurie che egli à fatte a Dio gli siano perdonate. Ma egli è ingannato, ché con quella misura che egli misura ad altrui, sarà misurato a lui.

Non voglio, che siate di questi cotali voi; ma voglio che virilmente voi siate vasello pieno d'amore e di dilezione, e d'affetto di carità. Maravigliomi molto che uno vostro pari possa tenere odio, avendovi Dio tratto del secolo, e fatto angelo terrestro in questa vita per la virtù del sacramento; e voi per lo vostro defetto v'invollete nel secolo: non so in che modo voi vi recate a celebrare. Dicovi che, se permaneste ostinato nell'odio e negli altri vostri defetti, dovete aspettare el divino giudicio che verrebbe sopra di voi.

Io vi dico: non più tanta iniquità! Correggete la vita vostra; pensate che dovete morire e non sapete quando.

Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso: non dubbito che, se raguardarete el sangue di questo Agnello, voi spogliarete el cuore e l'affetto d'ogni miseria, e singularmente dell'odio. Questo v'adimando per grazia e per misericordia; voglio che facciate questa pace. Or che confusione è a vedere due sacerdoti stare in odio mortale! Grande miracolo è che Dio non comanda a la terra che v'inghiottisca amendue. Orsù virilmente, mentre che sete nel tempo di potere ricevere misericordia ricorrite a Cristo crocifisso, che vi riceverà benignamente purché voi vogliate.

E pensate che se nol faceste caderebbe sopra voi quella sentenzia che fu data a quello servo iniquo, el quale aveva ricevuta tanta misericordia del grande debito che aveva col signore, e poi al servo suo non volse lassare una picciola quantità, ma mettevaselo sotto i piedi, e volevalo strangolare; sapendolo, el signore giustamente revocò la misericordia che gli aveva fatta, e fecene giustizia, comandando a' servi suoi che gli leghino le mani e i piedi, e sia messo ne le tenebre di fuore (Mt 18,23-34). Non pensate che la divina bontà dolce del buono Gesù ponesse questa similitudine se non per coloro che stanno in odio con Dio e col prossimo loro. Non voglio che aspettiate più questa reprensione, ma voglio che la misericordia che avete ricevuta e ricevete voi la participiate col nemico vostro; e in altro modo non potreste participare la grazia di Dio: sareste privato de la visione sua. Non dico più. Rispondetemi de la vostra intenzione e volontà.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.




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A uno secolare el nome del quale io non so.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissimo e carissimo fratello in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con disiderio di vedervi vero servo di Gesù Cristo, osservatore de' suoi comandamenti; de' quali comandamenti neuno ne può avere la vita della grazia se non n'è adempitore.

Adunque, carissimo fratello, voglio che voi upriate l'occhio del conoscimento di voi medesimo a conosciare voi non essere, ma sempre operatore di quella cosa che non è, cioè del peccato. E vedendo l'uomo che non è da sé veruna cosa, è tutto aumiliato, conoscendo el benefizio del benefattore; e tanto cresce in amore - conoscendo in sé adoparare la grande bontà di Dio - che eligiarebbe inanzi la morte che trapassare il comandamento del suo dolcissimo Creatore. Questo tremore santo ci fa venire a grandissimo amore; e questo amore traemo della fonte del sangue del Figliuolo di Dio, il quale fu sparto per nostra redenzione, solo per lavare la colpa comessa del peccato. O quanto terribile cosa è il peccato, e spiacevole a Dio, poi che non l'à lassato impunito, anco n'à fatto giustizia e vendetta sopra el corpo suo. Ben sarebbe misero miserabile colui che non voglia fare vendetta del peccato.

Adunque vi prego, carissimo e dolcissimo fratello, che pigliate queste due ali che vi faranno osservare e' comandamenti di Dio - e, gionto a' comandamenti, vi faranno volare a la vita durabile -: cioè odio e dispiacimento del peccato e amore propio di sé medesimo - del quale nasce ogni vizio -, ed essere amatore de la virtù. E perché vede che la virtù gli è necessaria, però l'ama: vede che Dio vole che esso sia amatore della virtù e spregiatore del vizio. O quanto vi sarà dolce avere questa virtù, la quale vi tolle la servitudine del dimonio e donavi libertà, tollevi la morte e donavi la vita, tollevi la tenebre e donavi la luce; e per lo contrario il peccato conduce l'uomo in ogni miseria.

Ben è da solicitare e non comettare più negligenzia, questo ponto del tempo che ci è rimaso, per voi e per tutta la vostra famiglia, con una solecitudine santa. Pregovi per amore di Cristo crocifisso che l'occhio dell'anima vostra sia dirizzato, con ogni vostra operazione, verso Dio. O quanto diletto e gaudio sentirà l'anima vostra, quando verrà el tempo che sarà richiesta dalla prima Verità, sentendosi la compagnia delle virtù, appogiato al bastone della santissima croce, dov'egli à acquistati e' santi comandamenti di Dio! E udirà nel fine suo quella dolce parola: «Viene, benedetto, e figliuolo mio, a possedere el reame del cielo, però che tu con solecitudine ài tratto l'affetto e 'l disiderio della conformità del secolo; e notricasti e alevasti la famiglia tua con timore santo di me. Ora ti dono perfetto riposo, però ch'io so' rimuneratore di tutte le vostre fadighe che per me avete sostenute».

Or non diciamo più, fratello mio carissimo, se non ch'io prego la prima eterna Verità che vi riempia de la sua eterna e dolcissima grazia, e che vi cresca di virtù in virtù in tanto che vi disponiate a dare la vita per lui.

Permanete etc. Gesù etc.





Caterina, Lettere 53