Caterina, Lettere 139

139

A frate Tommaso dalla Fonte dell'ordine de' Predicatori, in Siena.

Laudato sia el nostro dolce Salvatore.

A voi, carissimo e dilettissimo padre in Cristo Gesù: Caterina serva inutile, e vostra indegna figliuola, vi si racomanda nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio. Con desiderio io desidero di vedervi, ma non senza me, sbradato in su l'arbolo de la dolcissima e dilettissima croce: altro refrigerio non ci veggio, carissimo padre, se non di spasimarvi su, con ardentissimo amore.

Ine non saranno dimonia visibili né invisibili che ci possino tòllere la vita de la grazia, però che, essendo levati in alto, la terra non ci potrà impedire, come disse la bocca de la verità: «Se io sarò levato in alto, ogni cosa trarrò a me», però che traie el cuore e l'anima e la volontà, con tutte le forze sue. Adunque, dolcissimo padre, facciancene letto, però che io godo ed essulto di quello che mi mandaste a dire, pensando che 'l mondo è contrario a noi. Non so' degna ched elle mi faccino tanta misericordia ched elle mi donino el vestimento ch'ebbe el nostro dolcissimo Padre etterno - bene, padre carissimo, che quest'è poca cosa, ed è tanto poca cosa che non è quasi cavelle. O dolcissima etterna verità, dacci mangiare de' bocconi grossi! Io non posso più, se non che io v'invito, da parte di Cristo crocifisso, che forniate la navicella dell'anima vostra di fede e di fame.

Come el maestro udì la vostra lettara, fece rispondare al compagno suo - non so se l'avete avuta - per sì-fatto modo ched elle si potranno bene pacificare. Di Luca vi rispondo, che, quanto a me, apareva el meglio ched e' si ricevesse per frate, per più legame di lui; non di meno, ciò che ne pare a voi e al priore, io so' molto contenta. Diteli che non si indugi più a vestirsi. Prego el nostro dolce Salvatore che ve ne facci fare quello che sia più onore suo.

Sappiate che io temo che non mi convenga passare l'ubidienzia, però che l'arcivescovo à chiesto di grazia al generale ch'io rimanga anco parecchie dì; pregate quello venerabile Spagnuolo che ci accatti grazia, che noi non torniamo votie: per la grazia di Dio non credo tornare votia. Benediceteci tutte da parte vostra, e tutte vi ci mandiamo racomandando.

Confortate e benedicete, da parte di Gesù Cristo e di tutte noi, monna Lapa e mona Lisa, e tutte e tutti figliuoli e figliuole nostre. Caterina serva inutile.

Amor Gesù non posso più amor Gesù non posso più amor Gesù non posso più amor Gesù non posso più amor Gesù non posso più la vita, amore!

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A messer Giovanni Aut, e a altri capi de la compagnia che venne nel tempo de la fame,

la quale lettera è di credenzia, cioè che in essa si contiene che al frate Ramondo da Capua sia data piena fede a le cose che lui dirà. Andava el detto frate Raymondo al detto messer Giovanni e gli altri caporali, per inducergli ad andare contra a gl'infedeli (avenisse che per gli altri vi s'andasse), onde prima che si partisse ebbe da tutti piena promessa con sacramento d'andarvi: e di ciò le feceno tutti la scritta di loro mano, sugellata de' lor sugelli.

Al nome di Gesù Cristo e di Maria dolce.

A voi, dilettissimi e carissimi fratelli miei in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero figliuolo e cavaliere di Cristo, sì tanto e per sì-fatto modo che disideriate mille volte, se tanto bisognasse, dare la vita per amore del buono e dolce Gesù, el quale sarebbe scontamento di tutte le nostre iniquità le quali abbiamo commesso contra el Salvatore nostro.

O carissimo e dolcissimo fratello in Cristo Gesù, or sarebbe così gran fatto che vi recaste un poco a voi medesimo, e consideraste quante sono le pene e gli affanni che voi avete durato in essere al servigio e al soldo del dimonio? E già desidera l'anima mia che mutiate e' modi e che pigliate el soldo e la croce di Cristo crocifisso, voi e tutti e' vostri seguaci e compagni; sì che siate una compagnia di Cristo, ad andare contra a tutti gl'infedeli che posseggono el nostro luogo santo, dove si riposò e sostenne la prima dolce Verità morte e pena per noi. Adunque io vi prego dolcemente in Cristo Gesù che, poi che Dio à ordinato, e anco el santo padre, d'andare sopra gl'infedeli, e voi vi dilettate tanto di far guerra e di combattere, non guerreggiate più i cristiani, però che offendete Iddio, ma andate sopra di loro; ché grande crudeltà è che noi, che siamo cristiani, membri legati nel corpo de la santa Chiesa, perseguitiamo l'uno l'altro. Non è da fare così, ma è da levarsi con perfetta sollecitudine e levarne ogni pensiero.

Maravigliomi molto, avendo voi - secondo che ò inteso - promesso di volere andare a morire per Cristo a questo santo passaggio, e ora voi vogliate far guerra di qua. Questa non è quella santa disposizione che Dio richiede a voi, a andare in tanto santo e venerabile luogo. Parmi che vi doviate, in questo tempo, disponarvi a virtù, infino che 'l tempo ne venga, per voi e per gli altri che si 'sporranno a dare la vita per Cristo, e così dimostrarrete d'essere virile e vero cavaliere.

Viene a voi questo mio padre e figliuolo, frate Ramondo, el quale vi reca questa lettera. Dateli fede a quello che elli vi dice, però che elli è vero fedele servo di Dio, e non vi consiglierà se non quello che sia onore di Dio, e salute de l'anima vostra. Non dico più. Carissimo fratello, pregovi che vi rechiate a memoria la brevità del tempo vostro. Caterina inutile serva etc.

Permanete nella santa dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù.



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A don Giovanni de' Sabbatini da Bologna, dell'ordine di Certosa, nel monasterio di Belriguardo presso a Siena, quando ella era a Pisa.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo padre - per reverenzia del dolcissimo sacramento del corpo dolce del Figliuolo di Dio -, e figliuolo dico e vi chiamo, in quanto io vi parturisco per continue orazioni e desiderio nel conspetto di Dio, sì come la madre parturisce el figliuolo. Adunque come madre vi conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, e desidero di vedervi abnegato e affogato nel fuoco dell'ardentissima sua carità, nel quale amore l'Agnello immaculato si svenò, e fece bagno a l'umana generazione del sangue suo.

Levisi dunque l'affocato desiderio nell'anima nostra a dare sangue per sangue, però che i tempi nostri IT s'appressimano, ne' quali si proveranno gli arditi cavalieri. O quanto sarà beata l'anima mia quando vederò voi e gli altri corrire come inamorati a dare la vita, e non vòllere el capo adietro! Pregovi dunque, per l'amore di Cristo crucifisso, che, acciò che siate fortificato al tempo suo, voi in questo tempo d'ora apriate l'occhio del cognoscimento, però che io non veggo che l'anima possa avere in sé questa fortezza - la quale riceve da la dolce madre de la carità - se continuamente non tiene aperto questo occhio del cognoscimento di sé medesimo. El quale è una abitazione ne la quale truova la bassezza di sé medesimo, unde vi diventa umile, e truovavi el cognoscimento de la bontà di Dio, per lo quale lume e cognoscimento gli nasce uno caldo e uno fuoco d'amore, con tanta dolcezza che ogni amaritudine ine diventa dolce, ogni debile si fortifica e ogni ghiaccio d'amore proprio di sé dissolve. Unde allora non ama sé per sé, ma sé per Dio, e infonde ancora uno fiume di lagrime e distende gli amorosi desiderii sopra i fratelli suoi; e d'amore puro gli ama e non mercennaio, e ama Dio per Dio, in quanto egli è somma ed eterna bontà e degno d'essere amato.

Non tardiamo più dunque, figliuolo e padre carissimo in Cristo Gesù, a pigliare e abitare in questa santa abitazione del cognoscimento di noi, la quale c'è tanto necessaria e di tanta dolcezza però che, come detto è, vi si truova la infinita e inestimabile bontà di Dio. Or questa è l'arme la quale io voglio che noi pigliamo, acciò che non siamo trovati disarmati al tempo de la battaglia, dove daremo la vita per la vita e il sangue per lo sangue. Altro non dico.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù.

Gherardo misero e frate Ramondo suo padre vi si racomandano.



142

A Sano di Maco, mentre ch'ell'era a Pisa la prima volta.

Al nome di Dio e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo figliuolo in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, vi conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con disiderio di vedervi vero cavaliere, forte a combattare contra a ogni illusione di dimonia, mentre che stiamo in questo campo della bataglia, atorniati da' nemici nostri, i quali sempre impugnano contro a noi.

Voi, come cavaliere vero e virile, pianta novella, levatevi con nuovo desiderio ad andare contro a loro; non volgendo il capo adietro, però che rimarremo morti o pregioni. Allora è detto l'uomo essere in pregione, quando egli è in alcuno luogo e non ne può uscire a sua posta. Così noi, se vollessimo el capo della nostra volontà, levandoci dal santo proponimento e inchinandoci a mettere in effetto le cogitazioni del dimonio, noi saremo nella più pessima pregione che noi potessimo essere: perduta aremo la libertà, saremo servi e schiavi del peccato.

Se mi dite, figliuolo dolcissimo: «Io so' debile contra tanti nemici», rispondovi e confessovi che tutti siamo debili e fragili a cadere per ogni legiera cosa, in quanto noi; ma la divina providenzia adopera nell'anima e fortificaci, tollendoci ogni debilezza. Così sperate, e credete fermamente, che l'anima che spera in lui sempre è proveduta da lui; e 'l dimonio nessuna sua forza puote adoparare, però che la virtù della dolcissima e santissima croce gliele tolle, unde perde le sue forze contro a noi. Ma l'uomo, per la inestimabile bontà di Dio, n'è tutto fortificato, e liberato da ogni debilezza e infermità.

Nella memoria della santa croce diventiamo amatori delle virtù e spregiatori de' vizii, e perché noi siamo quella pietra dove fu fitto quello gonfalone, non potiamo dire di non averla, però ch'ell'è formata in noi.

Sapete che né chiovo né croce né pietra avarebbe tenuto Idio e Uomo confitto in croce, se l'amore ch'elli ebbe a l'uomo non l'avesse tenuto. Adunque noi siamo coloro a cui è dato el prezzo del sangue. In questa memoria si spregia l'onore, desiderasi scherni, strazii e vituperi; la richezza desidera povertà volontaria, e la immondizia acquista continenzia e purità; ogni diletto e appetito disordinato vi si dispregia: solo rimane vestito delle vere e reali virtù. Non si deletta in altro che in Cristo, non riputa né vuole sapere altro che Cristo crocifisso, anco dice: «Io mi diletto e vogliomi groliare nel mio signore Gesù Cristo, per cui amore el mondo m'à in dispregio, e io ò lui».

Or su, figliuolo mio, poi ch'ell'è tanto dolce che ci tolle ogni amaritudine e ai morti rende la vita, pigliate questa santa croce in questo cammino, dove l'uomo viandante e pellegrino (He 11,13 1P 2,11) à bisogno d'appogiarsi a questo santo legno, infino che siamo giunti al termine nostro, dove l'anima si riposa in pace nel fine suo. O quante li sono dolci le fatiche ch'egli à portate nel cammino! O pace, o quiete, o dolcezza, la quale gusta e riceve l'anima giunta al porto suo, a trovare l'Agnello svenato el quale egli cercò in su la croce, el quale gli è fatto mensa, cibo, e servidore! E trova el letto della divina essenzia, dove l'anima si riposa e dorme: cioè, che à posto fine e termine a quella legge perversa che continovamente, mentre che fu viandante, ribellava al suo Creatore. Adunque goda ed essulti l'anima, con ardentissimo e affocato disiderio, pigliando el vero gonfalone della santissima croce, senza nessuno timore di non potere perseverare la vita cominciata, ma dire: «per Cristo crocifisso ogni cosa potrò (Ph 4,13) portare, e adoperare infino a la morte».

Mandastemi a dire della dolce providenzia che Dio nelle piciole cose adoparò, per confortarvi e acendarvi a portare ogni bataglia, e a prendare speranza nella sua providenzia. Questo vi dà materia di non rompare mai el santo proponimento, per veruno caso che ocorrisse. Credo che non mangiaste mai i più dolci cibi. Temo che non abbiate offeso nel peccato della gola. A questa parte non dico più. Benedicete tutta la vostra famiglia in Cristo Gesù.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Gesù Cristo. Gesù dolce, Gesù.



143

Alla reina Giovanna di Napoli.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Venerabile e carissima madre, madonna la reina, la vostra indegna Caterina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo scrive a voi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desidèro di vedervi vera figliuola e sposa consecrata al dolce Dio nostro.

Figliuola sete chiamata da la prima Verità, però che siamo creati ed esciti da Dio - così disse egli: «Facciamo l'uomo all'imagine e similitudine nostra» (Gn 1,26) -; sposa fu fatta la creatura, quando Dio prese la natura umana. O dolcissimo amore Gesù, in segno che tu l'avevi presa per isposa, in capo degli otto dì (Lc 2,21) tu le donasti l'anello de la santissima e dolcissima carne tua, nel tempo de la santa circuncisione! Così sapete voi, venerabile madre mia, che 'n capo degli otto dì se gli levò tanta carne quanto uno cerchio d'anello, e cominciò a pagare l'arra per darci pienamente speranza del pagamento, el quale ricevemmo in su' legno de la santissima croce quando questo Sposo, Agnello immaculato, fu svenato, che da ogni parte versa abbondanzia di sangue, col quale lavò l'immondizie e peccati de la sposa sua, cioè l'umana generazione. Attendete che 'l fuoco de la divina carità ci à donato l'anello non d'oro ma de la purissima carne sua: àcci fatte le nozze questo dolcissimo Padre, e non di carne d'animale, ma del prezioso corpo suo, che è, questo cibo, Agnello arrostito al fuoco de la carità in sul legno de la dolce croce.

Adunque io vi prego dolcissimamente in Cristo Gesù che 'l cuore e l'anima, con ogni suo affetto e movimento e sollecitudine, si levi ad amare e servire sì dolce e caro Padre e Sposo quanto è Dio, somma etterna verità, che ci amò teneramente senza essare amato. Non sia dunque neuna creatura, né stato né grandezza né signoria, né neuna altra gloria umana - tutte sono vane e corrono come 'l vento - che ci ritraga da questo vero amore, el quale è vita e gloria e beatitudine dell'anima: allora dimostraremo d'essare spose fedeli.

E quando l'anima non ama altri che 'l suo Creatore e non desidera neuna cosa fuore di lui, ma ciò ch'ella ama e fa, fa per lui, tutte quelle cose che vede che sieno fuore de la sua volontà - come sono i vizii e' peccati, ogni ingiustizia e ogni altro difetto -, odia in tanto che, per lo santo odio che à conceputo contra 'l peccato, eleggiarebbe innanzi la morte prima che rompesse la fede allo sposo etterno suo. Siamo, siamo fedeli, seguitando le vestigie di Cristo crocifisso, spregiando el vizio e abbracciando le virtù, facendo e adoperando ogni gran fatto per lui.

Sappiate, madonna mia venerabile, che l'anima mia gode ed essulta poi ch'io ricevetti la vostra lettara, la quale m'à data grande consolazione per la santa e buona disposizione la quale mi pare che voi avete, di dare per gloria del nome di Cristo crocifisso la sustanzia e la vita. Maggiore sacrifizio né maggiore amore gli potete mostrare che a disponarvi a dare la vita per Cristo crocifisso, se bisogna. O quanta dolcezza sarà quella, a vedere dare sangue per sangue, ch'io vega cresciare tanto in voi el fuoco del santo desiderio, per la memoria del sangue del Figliuolo di Dio, che, come voi sete intitolata reina di Jerusalem, così siate capo e cagione di questo santo passaggio; sì che quello santo luogo non fusse posseduto più da quelli pessimi infedeli, ma fusse posseduto da' cristiani onorevolemente, e da voi come cosa vostra.

Sappiate che 'l padre santo n'à grandissimo desiderio, sì che, manifestando voi la vostra buona volontà, la quale lo Spirito santo à messa nell'anima vostra, vorrei che 'l mandaste dicendo sì e per sì-fatto modo che gli crescesse più el desiderio; e che dimandaste di fare questo santo passaggio, voi principalmente e tutti gli altri cristiani che vi volessero seguire, però che, se voi vi levate su a volerlo fare, e mandare in effetto el santo proponimento, trovarete una grande disposizione de' cristiani a volervi seguire.

Pregovi per l'amore di Cristo crocifisso che voi ne siate sollecita a questo fatto, e io pregarò, quanto sarà possibile a la mia fragilità, la somma etterna bontà di Dio ch'a questo e tutte le vostre buone operazioni vi dia perfettissimo lume, e cresca in voi desiderio sopra desiderio: accesa di fuoco d'amore perveniate, da la signoria di questa miseria, e caduca vita, a quella perpetua città di Gerusalem visione di pace, dove la divina clemenzia ci farà tutti re e segnori e ogni fadiga rimunerrà, chi per lo suo dolcissimo amore sopporta ogni fadiga.

Permanete ne la santa dilezione di Dio. Gesù Gesù Gesù.

Fatta a dì quattro d'agosto.



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A monna Pavola, a Fiesole.

Al nome di Cristo e di Maria dolce.

A voi, carissima e dolcissima suoro mia in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi unita e transformata nel fuoco de la sua divina carità, el quale fuoco unì Dio con l'uomo, e tennelo confitto e chiavellato in croce.

O ineffabile e dolcissima carità, quanto è dolce l'unione che tu ài fatta con l'uomo! Bene ài dimostrato lo inestimabile amore per molte grazie e benefizii fatti a le creature; e spezialmente de lo benefizio de la incarnazione del Figliuolo di Dio, di vedere la somma altezza venire a tanta bassezza quanta è la nostra umanità. Bene si die vergognare la umana superbia, di vedere Dio tanto umiliato nel ventre di Maria dolce, la quale fu quello campo dolce dove fu seminato el seme de la parola incarnata del Figliuolo di Dio.

Veramente, dolcissima suoro, - questo benedetto e dolce campo di Maria! -, fece in lei questo Verbo inestato ne la carne sua come el seme che si gitta ne la terra, che per lo caldo del sole germina e trae fuore el fiore e il frutto, e 'l guscio rimane a la terra: così veramente per lo caldo e fuoco de la divina carità che Dio ebbe all'umana generazione, gittando el seme de la parola sua nel campo di Maria.

O beata e dolce Maria, ài donato el fiore del dolce Gesù! E quando produsse el frutto questo benedetto fiore? quando fu inestato in sul legno de la santissima croce: allora ricevemmo vita perfetta. Però che dicemmo che 'l guscio rimane a la terra, quale fu questo guscio? fu la volontà dell'unigenito Figliuolo di Dio, el quale, in quanto uomo, era vestito del desiderio suo dell'onore del Padre e de la salute nostra; e tanto fu forte questo smisurato desiderio che corse come inamorato, sostenendo pene e vergogne e vitoperio, infino alla obrobriosa morte de la croce. Considerando, carissima suoro, che questo medesimo fa Maria - ché ella non poteva desiderare altro che l'onore di Dio e la salute de la creatura - però dicono e' dottori, manifestando la smisurata carità di Maria, che di sé medesima avrebbe fatta scala per ponare in croce el Figliuolo suo, se altro modo non avesse avuto, ché questo era perché la volontà del Figliuolo era rimasta in lei.

Tenete a mente, suoro mia carissima, e non v'esca mai del cuore né de la memoria né dell'anima vostra, che sete stata offerta e donata, voi e tutte le vostre figliuole, a Maria, e pregatela che ella v'appresenti e doni al dolce Gesù figliuolo suo; ed ella, come dolce madre e benigna, madre di misericordia, vi rapresentarà. Non siate ingrata né sconoscente, però che ella non à schifata la petizione, anco l'acetta graziosamente. Siate tutte fedeli, non raguardando per neuna illusione di dimonia né per detto di neuna creatura, ma virilmente corrite, pigliando quello affetto dolce di Maria, cioè che sempre cerchiate l'onore di Dio e la salute dell'anime.

E così vi prego, quanto è possibile a voi, di studiare la cella dell'anima e del corpo: ine vi studiate, per amore e per santo desiderio, di mangiare e parturire anime nel conspetto di Dio. E quando fuste richieste nell'atto de le tribolazioni da veruna persona, con perfetta sollecitudine vi studiate di trargli de le mani de le dimonia, e questo sia el segno vero che siamo veri figliuoli, però che a questo modo seguitiamo le vestigie del Padre. Ma sappiate che a questo affetto del grande e smisurato desiderio non potremmo pervenire senza el mezzo de la santissima croce, cioè del crociato amore e affettuoso del Figliuolo di Dio, però ch'egli è quello mare pacifico che dà bere a tutti quelli che ànno sete, fame e desiderio di Dio, e dà pace a tutti coloro che so' stati in guerra e voglionsi pacificare con lui. Questo mare gitta fuoco che riscalda ogni cuore freddo, e tanto el riscalda fortemente che ogni timore servile perde; solo rimane in perfetta carità e in vero timore, lassando di none offendare el Creatore suo. E non temete, né voglio che voi temiate le 'nsidie e le battaglie de le dimonia che venissero per robbare e tòllare la città dell'anima vostra; non temete, ma come cavalieri poste nel campo de la battaglia, con l'arme e col coltello de la divina carità: ch'egli è quello bastone che fragella el dimonio.

Sappiate che, a non volere perdare l'arme con la quale e' ci conviene difendare, ce la conviene tenere nascosa ne la casa dell'anima nostra, per vero conoscimento di noi medesime, ché quando l'anima conosce sé medesima none essare, ma sempre operatore di quella cosa che none è, subbito diventa umiliata a Dio e a ogni creatura per Idio; ricognosce ogni grazia e ogni benefizio da lui, e vede in sé traboccare tanta bontà di Dio che per amore cresce in tanta giustizia di sé medesimo, che volentieri, non tanto che ne vogli fare vendetta, ma e' desidera che tutte le creature ne gli faccino vendetta di lei. Ogni creatura giudica migliore di sé; nasce uno odore di pazienzia che none à neuno peso sì grande né tanto amaro che nol porti per amore di quello inamorato inestato Verbo.

Or oltre, carissime figliuole: tutte di bella brigata corriamo e inestiamoci in su questo Verbo; e io v'invito a le nozze di questo inesto, cioè di spandare el sangue per lui, come egli l'à sparto per voi, cioè al santo Sepolcro, e ine lassare la vita per lui. El padre santo à mandata una lettara, con la bolla sua, al provinciale nostro e a quello de' Minori e a frate Ramondo, ched eglino abbino a fare scrivare tutti quelli che ànno desiderio e volontà d'andare ad acquistare el santo Sepolcro e morire per la santa fede; vuole che tutti se li mandino per iscritta, e però v'invito che v'apparecchiate.

Permanete nella santa dilezione di Dio.

Confortati da parte di Cecca stolta e d'Alessa e di Giovanna pazza, e confortate tutte quante da parte di Cristo crocifisso. Gesù Gesù.



145

Alla reina d'Ungaria, cioè alla madre del re.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissima e reverenda madre in Cristo Gesù, io vostra indegna Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, mi vi racomando e scrivo a voi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi tutta accesa e infiammata di dolce e amoroso fuoco di Spirito santo; considerando me che elli è quello amore che tolle ogni tenebre e dona perfetta luce, tolle ogni ignoranzia e dà perfetto cognoscimento.

Però che l'anima che è piena di Spirito santo, cioè del fuoco de la divina carità, sempre cognosce sé medesima non essere, ma cognosce in sé quella cosa che non è - cioè el peccato -; e ogni essere e ogni grazia e dono spirituale e temporale retribuisce al suo Creatore, parendoli, come elli è, avere ricevuto e ricevare per grazia e non per debito, né per servizio che facesse mai al suo Creatore. Questo è quello vero cognoscimento, venerabile madre, che aricchisce l'anima, però che le dà la maggiore ricchezza che possa ricevare, cioè che, cognoscendo sé none essere, seguita a mano a mano di cognoscere la bontà di Dio in sé.

Nel quale cognoscimento nasce una vena di profonda umilità, che è una acqua graziosa che spegne el fuoco de la superbia e accende el fuoco de la divina ardentissima carità, el quale riceve per lo cognoscimento de la bontà di Dio in sé. Però che l'anima, che vede tanto smisurato amore che verso di sé ricevette da Dio, non può fare che non ami, perché è condizione dell'amore d'amare ciò che colui ama el quale elli ama, e odiare ciò che elli odia. E però subbito che noi aviamo veduti noi e veduta la divina bontà, noi amiamo e odiamo, e non può essere che senza questo cognoscimento noi potiamo participare la divina grazia.

Ché colui che non cognosce sé, cade in superbia e in ogni difetto; e perché la superbia acieca l'anima e impovariscela e diseccala - perché le tolle la grassezza de la grazia -, non è atto a governare né sé né altrui. E però vi dissi che io desideravo di vedervi ripiena del fuoco de lo Spirito santo (vedendo che voi avete a reggiare voi e' sudditi vostri: èvi bisogno di grande lume e di grande e ardentissimo amore verso l'onore di Dio e la salute de le creature, sì che non ci caggia amore proprio né timore servile, ma spogliata di voi medesima, voi e 'l figliuolo vostro), vedere e sentire accesi di questo amoroso fuoco, che, poi che aviamo odiata questa nostra parte sensitiva che sempre vuole ribellare al suo Creatore, siamo amatori de la virtù del dolce e buono Gesù.

Ma questo amore sapete che non potiamo mostrare senza alcuno mezzo, cioè del prossimo nostro; sopra questo amore sono fondati e' comandamenti de la legge: amare Dio sopra ogni cosa e 'l prossimo come sé medesimo (Mt 22,37-39), d'amore puro e non mercennaio, cioè d'amare noi per Dio e Dio per Dio - in quanto è somma bontà e degno d'essere amato - e 'l prossimo per Dio. E veramente, madre carissima, che quando l'anima raguarda l'Agnello svenato in su' legno de la santissima croce per l'amore ineffabile che elli à alla sua creatura, concepe uno amore sì grande verso la salute dell'anima che darebbe sé medesimo a cento migliaia di morti, per campare una anima da la morte etterna: e neuno sacrifizio potete fare che sia più piacevole a Dio che questo. Ché voi sapete che tanto gli dilettò questo cibo che non si curò di veruna amaritudine: né pena né morte, né strazii né scherni, né ingratitudine nostra nol ritrasse che elli non corrisse, sì come ebbro e inamorato de la salute nostra, all'obrobio de la santissima croce.

Io invito voi e 'l vostro figliuolo a questo dolce cibo, e trovato aviamo el luogo dove voi el potiate prendare; el tempo è già venuto, maturo è el frutto. El luogo è el giardino de la santissima Chiesa: in questo giardino si pascono tutti e' fedeli cristiani, però che ine v'è piantato l'arbolo de la croce, dove si riposa el frutto dell'Agnello, svenato per noi con tanto fuoco d'amore che doverebbe accendere ogni cuore.

O frutto suavissimo, pieno di gaudio, di letizia e consolazione: quale cuore si potrebbe tenere che none scoppiasse d'amore, a raguardare questo dolce e saporoso frutto, cioè el dolce e buono Gesù, el quale Dio Padre à dato per Sposo alla santa Chiesa? Doviamo dunque noi corrire come inamorati, ed essere amatori come fedeli cristiani, membri legati in questa sposa, corpo mistico.

Pregovi, per l'amore di Cristo crucifisso, che voi soveniate a questa sposa, bagnata del sangue dell'Agnello, ché vedete che ogni uno le fa noia, e cristiani e infedeli, e voi sapete che nel tempo del bisogno si debba mostrare l'amore. La Chiesa à bisogno, e voi avete bisogno: ella à bisogno del vostro aiuto umano, e voi del suo divino; sappiate che tanto quanto più le donarete dell'aiuto vostro, più participarete della divina grazia, fuoco di Spirito santo, che in essa sposa si contiene. O sposa dolce, ricomprata del sangue di Cristo, tu se' di tanta eccellenzia che veruno membro che sia tagliato da te non può ricevare né pasciarsi del frutto detto di sopra. Bene c'è dunque, venerabile e carissima madre, necessario, a voi e a me e a ogni creatura, amarla e servirla in ogni tempo, ma singularmente al tempo del bisogno.

Io, misera miserabile, non ò di che aitarla - ché se per aiuto el sangue mio le fusse, svenarei e aprirei el corpo mio -, ma io farò così, di quella poca particella che Dio mi darà, che le sia pro e utile: non ci veggo altra utilità in me che io possa dare, se non lagrime sospiri e continua orazione. Ma voi, madre, e signore missere lo re vostro figliuolo, potete aitare con l'orazione per santo desiderio, infino che volontariamente per amore la soveniate con l'aiuto umano. None schifate, per l'amore di Dio, questa fadiga, ma abracciatela per Cristo crucifisso e per vostra utilità, essaltazione e compimento della vostra salute.

Pregate el caro vostro figliuolo strettamente che con amore si profferi e servi la santa Chiesa, che se 'l nostro Cristo in terra l'adimanda e volesse ponarli questa fadiga, pregatelo che l'accetti fedelmente la sua petizione e adimando, confortando el padre santo a crescerli el santo proponimento di fare el santo e dolce passaggio sopra li cani malvagi infedeli, che possegono el nostro e anco più, ché, secondo che io intendo, e' ne vengono oltre a più potere. Grande vergogna è de' cristiani, di lassare possedere quello santo e venerabile luogo, el quale per ragione è nostro. Non è più da tenere occhio, ma, come figliuolo affamato del servigio di Dio, è da levarsi e racquistare el vostro, in salute dell'anime loro ed essaltazione della santa Chiesa. Fatevi ragione che vi fusse tolta una de le vostre città: so' certa che ne porreste ogni rimedio e sforzo che poteste infine alla morte, per racquistare e riavere el vostro. Or così vi prego che facciate a sovenire quello che c'è tolto; e tanto più e con maggiore sollicitudine dovete attendare a questo, quanto qui si soviene all'anime e al luogo; e nella vostra città sarebbe solo la terra.

Credo che aviate inteso come i Turchi a più possa perseguitano e' cristiani, tollendo le terre della santa Chiesa; per la qual cosa el padre santo è disposto e apparecchiato a fare uno principio d'uno santo passaggio sopra di loro: credo per la bontà di Dio che vi disporrete, voi e gli altri, ad aitarlo e confortarlo sopra questo fatto, in ciò che potrete. Io ve ne prego e constringo da parte di Cristo crucifisso, che ne siate sollicita e non negligente. Sia questo strumento a farvi ricevare e stare nella plenitudine della divina grazia del fuoco de lo Spirito santo, del quale l'anima mia desidera di vedervi piena.

Sappiate, carissima madre, che di questo medesimo che io prego voi, io n'ò scritto alla reina di Napoli e a molti altri signori, e tutti m'ànno risposto bene e graziosamente, profferendo di dare aiuto con l'avere e con la persona, accesi di grande desiderio a dare la vita per Cristo, parendo lo' mille anni che 'l santo padre rizzi el gonfalone della santissima croce. Spero, per la inestimabile carità di Dio, che tosto lo levarà, e in questo vi prego che seguitiate loro. Laudato sia Gesù Cristo crucifisso, e vi riempia della sua santissima grazia. Non dico più.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.



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A frate Bartolomeo Dominici dell'ordine de' Predicatori, quando era biblico di Fiorenza.

Al nome di Gesù Cristo che per noi fu crocifisso.

A voi, dilettissimo e carissimo padre - per reverenzia di quello dolcissimo sagramento - e figliuolo in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi arso e affogato e consumato ne la sua ardentissima carità, sapendo che colui ch'è arso e consumato di questa vera carità, non vede sé. Questo voglio che facciate voi.

Io v'invito a entrare in uno mare pacifico, per questa ardentissima carità, e mare profondo: questo ò trovato ora di nuovo - non che sia nuovo el mare, ma è nuovo a me nel sentimento dell'anima mia - in quella parola «Dio è amore» (1Jn 4,8). E in questa parola, sì come lo specchio rappresenta la faccia dell'uomo, e 'l sole la luce sua sopra la terra, così rappresenta nell'anima mia tutte quante l'operazioni essare solamente amore, però che non è fatta d'altro che d'amore, e però dice egli: «Io so' Dio amore».

Di questo nasce uno lume nel misterio inestimabile del Verbo incarnato, che per forza d'amore è stato dato con tanta umilità che fa confondere la mia superbia: insegnaci a non raguardare pure all'operazioni sue, ma all'affetto infocato del Verbo donato a noi; ma dice che facciamo come colui che ama, che, quando l'amico giogne con uno presente, non mira a le mani per lo dono ched e' reca, ma uopre l'occhio dell'amore e raguarda el cuore e l'affetto dell'amico suo. E così vuole che facciamo noi: quando la somma etterna sopradolce bontà di Dio visita l'anima nostra, ed è visitata con ismisurati benefizii, fate che subbito la memoria s'uopra a ricevare quello che lo intendimento intende ne la divina carità; la volontà si leva con ardentissimo desiderio, e riceve e raguarda el cuore consumato del dolce e buono Gesù che è donatore.

Così vi trovarete affogato e vestito di fuoco e del dono del sangue del Figliuolo di Dio; sarete privato d'ogni pena e malagevolezza. Questo fu quello che tolse la pena a' discepoli santi, quando lo' convenne lassare Maria e l'uno l'altro; ma per seminare la parola di Dio volentieri lo portarono. Corrite corrite corrite.

De' fatti di Benencasa non posso rispondare se io non so' a Siena. Ringraziate misser Nicolaio de la carità che à adoperata per loro. Alessa e io Cecca poverella vi ci racomandiamo mille migliaia di volte.

Dio sia sempre nell'anima vostra. Amen. Gesù Gesù. Caterina, serva de' servi di Dio.




Caterina, Lettere 139