Caterina, Lettere 172

A frate Nicolò de' frati di Monte Oliveto nel monasterio di Fiorenza.

Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, reverendissimo e carissimo padre in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vederci levato el cuore e l'affetto e 'l desiderio nostro a questo dolce capo Cristo Gesù; con quella brigata tratti del limbo, che longo tempo in grandissima tenebre avevano aspettata la redenzione loro.

Levianci suso e' cuori, e in lui raguardate l'affettuoso e consumato amore el quale Dio à dimostrato in tutte le sue operazioni all'uomo; poi raguardiamo el dolce desiderio che ebbero que' santi e venerabili padri, solamente aspettando l'avenimento del Figliuolo di Dio. Confondasi dunque e spengacisi in noi la nostra ignoranzia e freddezza e negligenzia, noi che aviamo gustato e veduto e sentito el fuoco de la divina carità! O che ammirabile cosa è questa, che solo del pensiero ardevano! E vediamo Dio innestato ne la carne nostra, fatto una cosa con l'uomo: o dolce e vero inesto! L'uomo infruttifero, che non participava l'acqua de la grazia, egli è fatto fruttifero, pur che distenda l'ale del santo desiderio; appongasi in su l'arbore de la santissima croce, due trovarà questo santo e dolce inesto del Verbo incarnato, Figliuolo di Dio. Ine trovaremo i frutti de le virtù maturati sopra 'l corpo dell'Agnello svenato e consumato per noi.

Adunque levinsi e' cuori e desideri nostri con perfetta e vera sollecitudine: riceviamo questi graziosi frutti, non aspettiamo que' desiderii de' nostri padri antichi: confondasi la nostra negligenzia.

Che frutti dolci son questi e' quali ci conviene cogliare? Conviene per necessità ch'egli abbia el frutto de la vera pazienzia, ché fu tanto maturo in lui questo frutto che mai non si mosse per impazienzia; non si mosse per ingratitudine né per ignoranzia nostra, ma come inamorato sostenne e portò le nostre iniquitadi in sul legno de la santissima croce. Ine trovarete quello frutto che dà vita a coloro che sono morti, lume a coloro che fussero ciechi, sanità a coloro che sono infermi: questo è el frutto de la santissima carità che fu quello legame che 'l tenne, che né chiovi né croce sarebbe stato sufficiente a tenerlo confitto in croce: solo il legame de la carità el tenne. Adunque bene so' maturi questi frutti.

Non si tengano più e' cuori, ma con sollecitudine si levino a raguardare questo inestimabile amore el quale Dio à avuto all'uomo: dicovi che non sarà né dimonia né creatura che ci possa impedire el santo e vero desiderio, però che le dimonia fuggono dal cuore e desiderio arso nel fuoco de la divina carità, sì come la mosca fugge e non s'appone in sul pignatto che bolle, però che vede apparecchiata la morte sua per lo caldo e calore del fuoco; ma quando el pignatto è tiepido, elle vi corrono dentro come in casa loro, e ine si pascono. Non tepidezza adunque, per l'amore di Dio, ma corriamo verso el calore de la divina carità, seguitando le vestigie di Cristo crucifisso: entriamo ne le piaghe di Cristo, acciò che siamo inanimati di a portare ogni cosa per lui e fare sacrifizio de le corpora nostre. Non dico più. Fornite la navicella dell'anima vostra, che 'l tempo è breve.

Permanete ne la santa dilezione di Dio.



173

A uno frate che escì dell'Ordine.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi alluminato della verità a ciò che, cognoscendola, la potiate amare. Però che, amandola, ve ne vestirete, e odiarete quello che è contra alla verità e che ribella a essa, e amarete quello che è nella verità e che la verità ama.

O carissimo figliuolo, quanto c'è necessario questo lume però che in esso si contiene la salute nostra! Ma io non veggo che noi potiamo avere el detto lume dell'intelletto senza la pupilla della santissima fede, la quale sta dentro nell'occhio. E se questo lume è offuscato e intenebrito da l'amore proprio di noi medesimi, l'occhio non à lume e però non vede, unde, non vedendo, non cognosce la verità. Convienci dunque levare questa nebula, a ciò che el vedere rimanga chiaro.

Ma con che si dissolve e si leva questa nebula? con l'odio santo di noi medesimi, cognoscendo le colpe nostre, e cognoscendo la larghezza della divina bontà, come aduopera verso di noi. In questo cognoscimento s'acquista la virtù della pazienzia, però che colui che cognosce el suo difetto e la legge sensitiva che impugna contra allo spirito, s'odia; ed è contento che non tanto le creature che ànno in loro ragione, ma gli animali ne faccino vendetta. Questi dell'ingiurie, scherni, villanie e rimproverii ingrassa; e delle molte persecuzioni e pene si diletta, e tienle per suo refrigerio.

Questo cognoscimento che l'uomo à di sé germina umilità profonda, e non leva el capo per superbia, ma sempre più s'aumilia. E per lo cognoscimento della bontà di Dio in sé si notrica e cresce nell'affettuosa carità; la quale carità - notricata da l'umilità - à el figliuolo suo da lato della vera discrezione. Unde discretamente rende el debito suo a Dio, rendendo laude e gloria al nome suo; e a sé rende odio e dispiacimento della propria sensualità; e al prossimo rende la benivolenzia, amandolo come si debba amare, con carità fraterna libera e ordinata, e non fincta né senza ordine. Però che la virtù della discrezione à la radice sua nella carità, e non è altro che uno vero cognoscimento che l'anima à di sé e di Dio, unde rende a mano a mano a ciascuno el debito suo. Ma non senza el lume, però che, se non avesse el lume, ogni suo principio e operazione sarebbe imperfetta; e il lume non può avere senza el vero cognoscimento di sé - unde trae l'odio -, e della bontà di Dio in sé, unde trae l'amore. Ma quando la si truova, allora è servo fedele al suo Creatore, e stando nella notte di questa tenebrosa vita, va col lume; ed essendo nel mare tempestoso gusta e riceve in sé pace. E sempre corre alla perfezione con constanzia e perseveranzia infine alla morte, e con fortezza passa l'assedio delle demonia, e non viene meno nella battaglia, in qualunque stato si sia.

Se elli è secolare, elli è buono secolare; se elli è religioso, elli è perfetto religioso, e navica nella navicella della vera obedienzia, e non se ne tolle mai. El suo specchio dove si specchia, è l'Ordine, e' costumi e l'osservanzie sue, le quali s'ingegna sempre di compirle in sé. E non dà luogo al dimonio, quando col timore servile gli volesse dare battaglie dicendoli: «Tu non potrai portare le pene dell'Ordine e le persecuzioni de' tuoi fratelli, né le penitenzie che ti saranno imposte, e l'obedienzie gravi». Ma questi, che à el lume, di tutte si fa beffe, rispondendo come morto alla propria voluntà, e come alluminato del lume della santissima fede: «Ogni cosa potrò per Cristo crucifisso (Ph 4,13); però che so veramente che elli non pone maggiore peso alle sue creature che possino portare. Unde io le voglio lassare misurare a lui (e vole portare con vera pazienzia), però che in verità cognosco la verità, e che ciò che mi permette e dà, elli el fa per mio bene, a ciò che io sia santificato in lui».

O quanto è beata questa anima, che per lo dolce cognoscimento della verità è venuta a tanto lume di perfezione che vede, e si dà a cognoscere, che ciò che Dio permette elli el fa per singulare amore; però che colui che è esso amore non può fare che non ami la sua creatura che à in sé ragione. El quale ci amò prima che noi fussimo, perché voleva che participassimo del suo sommo ed etterno bene; e però ciò che elli ci dà, ci dà per questo fine.

Ma e' miseri che sono privati di questo lume de la fede santa non cognoscono la verità. E perché non la cognosce el misero questa verità? Perché non à levata la nuvila dell'amore proprio, unde non cognosce sé, e però non s'odia; e non cognosce la divina bontà, e però non l'ama. E se elli ama alcuna cosa, l'amore suo è imperfetto - però che tanto ama quanto si vede trare diletto e consolazione da Dio, e utilità dal prossimo -, e però non è forte né perseverante nel bene che elli à cominciato, però che, a mano a mano che el latte della grande consolazione se gli leva di bocca, elli viene meno, e volta el capo indietro a mirare l'arato.

Ma se in verità avesse cognosciuta la verità non gli adiverrebbe così, ma, essendo imperfetto, se pur gli adivenisse di voltarsi indietro, quello che non à fatto - cioè d'avere odiato sé col lume della fede - elli à materia di farlo doppo el cadimento.

E debbalo fare, però che più è spiacevole a Dio e danno a lui la lunga perseveranzia nel peccato, che el proprio peccato: però che umana cosa è el peccare; ma la perseveranzia nel peccato è cosa di demonio.

Unde non si debba gittare tra' morti, mentre che elli à el tempo; né sostenere lo stimolo della conscienzia che 'l chiama, rodendolo continuamente. Né debba dire: «Io aspetto: forse che non è anco matura questa pera acerba». Oh quanto è matto e stolto colui che aspetta el tempo che elli non à, e non risponde in quello che elli à; e fa né più né meno come se elli fusse sicuro d'avere el tempo! Oh quanta pena e ghiado è, quando e' sono veduti così matti a' servi di Dio! Oh quanto male fa costui! elli offende Dio, che è somma ed etterna verità; e offende l'anima sua facendosi male di colpa; e contrista e' servi di Dio, e' quali stanno come affamati de l'onore del loro Creatore e della salute dell'anime.

O figliuolo carissimo, tornivi un poco la memoria in capo; e aprite l'occhio dell'intelletto a cognoscere le colpe vostre con speranza di misericordia. Vediate, vediate questa verità, e tornate al vostro ovile; però che in altro modo non la potreste cognoscere: ché verità, con colpa, cognoscere non potreste. Unde perché di fuore da l'ovile non state senza colpa di peccato mortale, e con la gravezza della scomunicazione, non potete cognoscere questa verità; ma ritornando voi all'ovile la cognosciarete, però che sarete privato della colpa. Distendete dunque la voluntà vostra ad amare e desiderare el vostro Creatore e l'arca vostra della santa religione.

E non considerate voi, che tra gli altri che si debbono dolere a cui è avenuto questo caso, sì sete voi? Però che nell'aspetto mostravate d'avere grande sentimento e cognoscimento di Dio, e pareva che sommamente vi dilettasse di gustare el latte dell'orazione, e d'offerire dolci e amorosi desiderii; ma in effetto e in verità non pare che fuste fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù, cioè d'amare lui senza rispetto della propria vostra consolazione, né netto del piacere e parere umano. Però che se in verità fusse stato fatto el fondamento in Cristo crucifisso e nel cognoscimento di voi, come detto è, non sareste mai caduto, né venuto in tanta inconvenienzia. Solo dunque cadiamo quando el fondamento non è bene cavato nella valle de l'umilità, e fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù, volendo seguitare le vestigie sue, non eleggendo né tempo né luogo a suo modo, ma solo come piace alla verità etterna.

O figliuolo carissimo, quello che non è fatto io voglio che si faccia senza alcuna confusione di mente e senza disperazione; ma con vera speranza e col lume della santissima fede. Col quale lume in verità cognosciarete la sua misericordia, e con questa misericordia miticarete la grande confusione la quale vi pare ricevere, vedendovi caduto da l'altezza del cielo nella profonda e somma miseria. Levatevi dunque con uno odio santo, reputandovi degno della vergogna e vituperio, e indegno del frutto e della gloria; nascondetevi sotto l'ale della misericordia di Dio, però che elli è più atto a perdonare che voi a peccare.

Anegatevi nel sangue di Cristo, dove ingrasserà l'anima vostra per speranza, e non aspettarete più el tempo, però che el tempo non aspetta voi. Ma fate forza e violenzia a voi medesimo, e dite: «Anima mia, ricognosce el tuo Creatore e la grande misericordia sua; el quale t'à conservato e prèstati el tempo, aspettandoti per misericordia che tu ritorni al tuo ovile».

Oh dolcissimo amore, quanto t'è propria questa misericordia! Però che, se voi raguardate bene, chi l'à tenuto che nel primo nostro cadere elli non comandò a la terra che c'inghiottisse, e agli animali che ci devorassero? Anco ci à prestato el tempo, e à aspettato con pazienzia. Chi n'è cagione d'avere ricevuto tanto di grazia? le nostre virtù che non ci sono? No, ma solo la sua infinita misericordia. Poi, dunque, che nel tempo che noi giaciamo nella tenebre del peccato mortale elli ci fa tanta misericordia, molto maggiormente doviamo sperare con fede viva che ce la farà, ricognoscendo le colpe nostre, e tornando nell'arca al giogo dell'obedienzia; e ine uccidere e conculcare la propria nostra voluntà, e non dormire più.

Oimé, oimé, io credo che e' miei peccati sieno cagione delle colpe.

Non vogliate, pregovi, più stare né fare danno a voi e vituperio a Dio, né più contristare e' fratelli vostri; ma ripigliate el giogo dell'obedienzia e la chiave del sangue di Cristo, la quale chiave gittaste nel profondo pozzo; e non la potete avere né usare senza colpa, perché vi partiste del giardino della santa religione nel quale fuste piantato per essere fiore odorifero, forte, e con vera perseveranzia infine alla morte. Or le ripigliate con la contrizione del cuore, e con dispiacimento della colpa commessa e odio della sensualità, e con viva fede, specolandovi nella somma ed etterna verità; e pigliando ferma speranza che Dio e l'Ordine vi ricevarà a misericordia, e perdonaravi la colpa commessa; e faravisi a rincontra el Padre etterno con la plenitudine e abundanzia della grazia sua. Or questa sia quella vera Gerusalem la quale voi seguitiate e vogliate andare, cioè nella religione santa; e trovarete Gerusalem visione di pace, però che ine si pacificarà la conscienzia vostra.

E entrarete nel sepolcro del cognoscimento di voi con Magdalena e dimandarete: «Chi mi rivollarebbe la pietra del monimento? però che la gravezza della pietra, cioè la colpa del peccato, è sì grave che io per me non la posso muovere». E subbito allora, confessata e veduta la vostra imperfezione e gravezza, vedrete due angeli che rivoltaranno questa pietra: cioè l'aiutorio divino el quale vi mandarà l'angelo del santo timore e amore di Dio - el quale amore non è solo, ma acompagna l'anima della carità del prossimo -; e l'angelo de l'odio - el quale Dio manda per rivoltare questa pietra - à seco la vera umilità e pazienzia.

Unde con vera speranza e viva fede non si parte dal sepolcro del cognoscimento di sé; ma con perseveranzia sta, infine che truova Cristo resuscitato nell'anima sua per grazia. E poi che l'à trovato, ella el va ad anunziare a' fratelli suoi; e suoi fratelli sono le vere reali e dolci virtù, con le quali vuole fare e fa mansione insieme con loro. Allora Cristo, apparendo nell'anima per sentimento, si lassa toccare con l'umile e continua orazione.

Or questa è la via; e altra via non c'è. So' certa che se avarete el lume della santissima fede, e che in verità cognosciate la verità per lo modo che detto è, voi terrete queste vie senza negligenzia, e senza mettere intervallo di tempo; ma con sollicitudine pigliarete el punto del tempo che voi avete. Per altro modo stareste sempre in tenebre, però che sete dilungato da la luce; e stareste in tristizia, però che el gaudio della grazia non sarebbe in voi, ma sareste membro tagliato dal corpo mistico della santa Chiesa. E però vi dissi, poiché altra via non c'era, che io desideravo di vedervi alluminato della verità col lume della santissima fede, la quale è la pupilla dell'occhio dell'intelletto con che si cognosce la verità. Unde io vi prego per l'amore di Cristo crucifisso, e per la salute vostra, che adempiate el desiderio mio. Altro non vi dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

Se io vi fusse apresso, saprei qual dimonio à imbolata la mia pecorella, e quale è quello legame che la tiene legata che ella non torna alla greggia con l'altre; ma ingegnarommi di vederlo con la continua orazione, e con questo coltello tagliare el legame che la tiene: allora sarà beata l'anima mia.

Gesù dolce, Gesù amore.



174

A monna Agnesa predetta.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vestita di vera e perfetta umilità, però che ella è quella virtù piccola che ci fa grandi nel cospetto dolce di Dio.

Ella è quella virtù che costrinse e inchinò Dio a fare incarnare el Figliuolo dolcissimo suo nel ventre di Maria, ella è essaltata sì come i superbi sono umiliati, ella riluce nel cospetto di Dio e degli uomini, ella lega le mani delo iniquo, ella unisce l'anima in Dio, ella purga e lava le macchie de le colpe nostre e chiama Dio a farci misericordia. Adunque voglio, figliuola dolcissima mia, che tu t'ingegni d'abracciarla questa gloriosa virtù, acciò che tu passi questo mare tempestoso di questo mondo senza tempesta o pericolo veruno.

Or ti conforta con questa dolce e reale virtù e bàgnati nel sangue di Cristo crucifisso. E quando puoi vacare el tempo tuo all'orazione ti prego che 'l faccia; e caritativamente amare ogni creatura che àe in sé ragione. Poi ti prego e ti comando che tu non digiuni, eccetto e' dì comandati da la santa Chiesa quando tu puoi, e quando ti senti da non potere, non gli digiunare; e l'altro tempo non digiunare altro che 'l sabbato, quando ti senti da potere. Quando questo caldo è passato e tu digiuna le Sante Marie se tu puoi, e più no; e non bere solamente acqua veruno dì; e sforzati di crescere el santo desiderio tuo, e queste altre cose lassale ogimai stare. Non ti dare pensiero né malinconia di noi, ché noi stiamo tutti bene. Quando piacerà a la divina bontà tosto ci rivedremo insieme. Altro non ti dico.

Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Confortami molto molto le mie dilette figliuole Orsola e Ginevra.



175

A non so quale monasterio di donne.

Al nome di Cristo Gesù che per noi fu crucifisso

A voi dilettissime e carissime figliuole e suore mie in Cristo Gesù: io Caterina serva e schiava de' servi di Dio scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo suo, con desiderio di vedervi spogliate del vestimento vecchio e vestite del nuovo sì come dice l'apostolo dolce quando dice: "Induimini dominum nostrum Jesum Christum".

E del vecchio vestimento siate spogliate, cioè del peccato e del disordinato timore che era ne la Legge vecchia, la quale era solamente fondata in timore di pena. Non vuole così Dio, cioè che la sposa sua sia fondata sopra el timore, ma sopra la legge santa e nuova dell'amore, però che questo è il vestimento nuovo. Or così dunque vi prego che sia fondato el cuore e l'anima vostra, però che l'anima che è fondata in amore adopera grandi cose e non schifa fadiga né cerca le cose sue, ma sempre cerca in che modo ella si possa unire con la cosa che ella ama. Unde questo è quello che fanno i servi di Dio.

La prima cosa che essi fanno per essere bene uniti con Cristo si è che essi levano via quello mezzo che lo' tolle Dio, cioè ogni amore proprio e piacimento che avessero al mondo o a loro medesimi. Oimé quanto è da odiare questo mezzo perverso che ci tolle el lume e dacci la tenebre, tolleci la conversazione di Dio e dacci quella del demonio, tolleci la vita e dacci la morte. Non fa così la vera carità e il puro amore di Dio e del prossimo, anco dà lume e vita e unione perfetta con Dio, in tanto che per desiderio e amore diventa un altro lui e non può volere né amare neuna cosa la quale sia fuore di Dio. Ma ciò che è in lui ama e ciò che è fuore di lui odia, cioè el vizio e il peccato, e ama le virtù in tanto che dice col dolce inamorato di Pavolo: «Quelle cose che prima mi recavo a guadagno ora per Cristo mi reco a danno, e il danno a guadagno».

Cioè dice Pavolo che quando l'uomo è nell'amore proprio di sé medesimo e à disordinati gli appetiti dell'anima, i diletti allora e le consolazioni e i piaceri del mondo gli paiono buoni, unde egli gli ama e dilettasene.

Ma subbito che l'anima si spoglia di questo uomo vecchio e vuole seguitare Cristo crucifisso, subbito vede il danno suo nel quale è stata, e però odia lo stato suo di prima; unde subbito si truova inamorata di Dio e non vuole darsi ad altro se non ad amare la virtù in sé e nel prossimo suo. E in due cose più singularmente si diletta che in veruna altra, perché le truova più singulari in Cristo Gesù, cioè la virtù de l'umilità e de la carità, però che vede Dio umiliato a sé uomo: e per stirpare la nostra superbia fugge l'onore e la gloria umana e abraccia le vergogne e le ingiurie, scherni e vituperi, pena fame sete e persecuzioni. Così la sposa consecrata a Cristo, la quale tutta dritta e libera s'è data a lui, in questo modo el vuole seguitare e non per diletto, e così manifesta d'avere in sé la virtù de l'umilità.

Anco dicevo che tale sposa si diletta ne la carità manifestandola in amare el prossimo suo, intanto che volentieri darebbe la vita corporale per rendergli la vita dell'anima. E questo desiderio riceve raguardando lo sposo suo eterno confitto isvenato e chiavellato in croce versare l'abondanzia del sangue suo, non per forza di chiovi né di croce, ma per forza di dilezione e d'amore che egli ebbe a l'onore del Padre e a la salute nostra. Unde l'amore fu quello forte legame che tenne Dio e Uomo confitto e chiavellato in croce.

Levatevi dunque e non dormite più in negligenzia, voi spose consecrate a Cristo, ma come el corpo è rinchiuso dentro a le mura, così gli affetti e i desiderii vostri siano rinchiusi e serrati nel cuore consumato e aperto per noi di Cristo crucifisso. Ine ingrassarà ed empirassi l'anima de le virtù, e di subbito si troverà queste due ale che la faranno volare a vita eterna, cioè umilità e carità, dimostrando d'averle per lo modo detto di sopra.

Pregovi dunque madonna, figliuola mia, e tutte le vostre figliuole, che siate sollicita d'adoperare la salute loro senza timore o tristizia, ma con sicurtà pensando per Cristo crucifisso potere ogni cosa. Pensate che Dio v'abbi fatta uno ortolano a stirpare el vizio e piantare la virtù, e così vi prego che facciate e non ci siate negligente a farlo. E così prego loro che esse siano suddite a ricevere la correzione, sapendo che egli è meglio di darla, e a noi di riceverla in questa vita che nell'altra.

Pregovi tutte, carissime suore in Cristo Gesù, che siate tutte unite e transformate ne la bontà di Dio, e ognuna cognosca sé medesima e i defetti suoi; e così conservarete la pace e l'unione insieme, però che per altro modo non nascono le divisioni se non per vedere i defetti altrui e none i suoi, e non sapere né volere portare l'uno i defetti dell'altro. Non facciamo dunque così, ma legatevi nel vincolo de la carità, amando e soportando l'una l'altra, piangendo con le imperfette e godendo con le perfette. E così vestite del vestimento nuziale perverremo con lo Sposo a le nozze di vita eterna. Altro non dico.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. La pace di Dio sia nell'anime vostre.



176

A Francesco da Santo Miniato sarto in Firenze.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere crescere in voi el fuoco del santo desiderio, però che, non crescendo, tornareste adietro; e tornando adietro, sareste degno di maggiore giudicio che se mai non vi fuste mosso, però che più è richiesto a chi à più ricevuto.

Voglio adunque che virilmente vi leviate dal sonno de la negligenzia, e con ogni studio brighiate di crescere in voi el lume, però che, crescendo el lume, cresciarà l'amore, e, crescendo l'amore, cresceranno le virtù e l'opere infine a la morte. E allora renderete quello che v'è richiesto, cioè d'amare Dio sopra tutte le cose, e il prossimo come voi medesimo. E così dico a te, Agnesa: fa' che io ti senta crescere in fame de l'onore di Dio e salute dell'anime; e spandere fiumi di lagrime con umile e continua orazione dinanzi a Dio per salute di tutto quanto el mondo, e spezialmente per la reformazione de la dolce Sposa di Cristo, la quale vediamo venire in tanta tenebre e in tanta ruina. Non dico più qui.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.

Pregovi che di subbito portiate a Giannozzo la lettera che io vi mando con questa, e non manchi che non glili portiate dovunque elli è. E lui pregate che prestamente dia o faccia dare quella di Ga lo che è ne la sua, e se bisogna che voi la portiate voi, sì 'l fate. Altro non dico. Confortate Bartalo e monna Orsa, Ginevra e tutte l'altre figliuole, e scriveteci novelle di More, e benedicete Bastiano.

Fatta a dì xiji d'ottobre 1378.

Gesù dolce, Gesù amore.



177

A missere Pietro cardinale Portuense, da Fiorenza, a Vignone.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.

A voi, dilettissimo e reverendo padre e fratello in Cristo Gesù: io Caterina, indegna serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uno agnello umile e mansueto, imparando da l'Agnello immaculato, che fu umile e mansueto in tanto che non fu udito el grido suo per veruna mormorazione, ma, come agnello che non si difende, si lassò menare al macello de la santissima e dura croce (Is 53,7 Ac 8,32).

O inestimabile fuoco d'amore! la carne ci ài data in cibo e 'l sangue in beveraggio: tu se' quello Agnello arostito al fuoco de l'ardentissima carità. Non veggo altro modo, padre, a potere avere virtù, se non ponendoci questo Agnello per obiecto agli occhi della mente nostra, però che in lui troviamo la vera e profonda umilità, con grande mansuetudine e pazienzia; poniamo che sia Figliuolo di Dio, egli non viene e none sta come re, perché la superbia né l'amore proprio di sé non è in lui: e però viene come servo vile, non cerca sé per sé, attende solo a rendere onore e gloria al Padre e rendere a noi la vita, la quale per lo peccato perdemmo. E questo fa solo per amore e per adempire la volontà del Padre in noi: ché, avendo Dio creato l'uomo all'immagine e similitudine sua (Gn 1,26) solo perché godesse e gustasse Dio ne la vita durabile, ma per la ribellione che l'uomo fece a Dio gli fu rotta la via, sì che la dolce volontà di Dio, con la quale creò l'uomo, non s'adempiva, cioè d'avere vita etterna: ché non fu creato per altro fine.

Mosso dunque da quella pura e smisurata carità con la quale ci creò, per adempire la sua volontà in noi ci dié el Verbo dell'unigenito suo Figliuolo. Sì che el Figliuolo di Dio non raguardò a sé, ma solo d'adempire questa dolce volontà: è fatto dunque tramezzatore tra Dio e l'uomo; della grande guerra è fatta grande pace; con l'umilità à vinta la superbia del mondo. Però disse egli: «Rallegratevi, ché io ò vinto el mondo» (Jn 16,33) cioè la superbia de l'uomo. Ché non è veruno tanto enfiato superbo e sì impaziente che non diventi umile e mansueto, quando considerrà e vedrà tanta profondità e grandezza d'amore: vedere Dio - umiliato a noi - uomo (e però i santi e veri servi di Dio, volendogli rendere cambio, sempre s'aumiliano: tutta la gloria e la loda danno a Dio; ricognoscono loro e ciò che egli ànno, solo avere da Dio; veggono loro none essere, e ciò che egli amano, amano in Dio, sieno in istato o grandezza quanto si vuole), ché quanto è più grande, più si debba umiliare e cognosciare sé none essere, ché nel cognoscimento di sé egli s'aumilia e non leva el capo o enfia per superbia, ma china el capo e ricognosce la bontà di Dio adoperare in sé: così acquista la virtù dell'amore e de l'umilità, che l'una è baglia e nutrice dell'altra, e senza esse non potremmo avere la vita.

Oimé oimé, chi sarà quello stolto bestiale che, vedendosi amare, che none ami e che al tutto non levi e tolga da sé l'amore proprio perverso, che è principio e radice d'ogni nostro male? Non so vedere che sia veruno sì indurato che non ami, vedendosi amare, pur che egli non si tolga el lume con l'amore detto. Che segno dà colui che ama? questo è el segno che appare di fuore: dimandianne e vedete Ieronimo, che fu ne lo stato vostro: mortificava la carne sua con digiuni vigilie e orazioni; con abito sempre dispetto uccideva in sé la superbia, e con grande sollicitudine non cercava ma fuggiva ogni onore e stato del mondo, e pur Dio coloro che s'aumiliano e' gli essalta. Avendo lo stato, non perde però la virtù sua, ma raffina, come l'oro nel fuoco, agiugnendovi la virtù della carità. Diventa mangiatore e gustatore dell'anime; non teme di perdare la vita del corpo suo, però che egli à presa la forma e 'l vestimento dell'Agnello dolce Gesù, ché non ama sé per sé, né el prossimo per sé, né Dio per sé, ma ogni cosa ama in Dio; non si cura né di vita né di morte né di persecuzioni, né di veruna pena che sostenesse; attende solo a l'onore de la somma etterna verità.

Or questi sono i segni de' veri servi di Dio. Di questi cotali vi prego e voglio che siate voi, padre: portatemi el segno de la vera umilità, non curioso ne lo stato vostro ma dispetto; none impaziente per veruna pena o ingiuria che sostenessimo, ma con ferma virtù di pazienzia sostenere nel corpo de la santa Chiesa infino alla morte; anunziando e dicendo la verità - o consigliando o per qualunque modo l'avete a dire - senza veruno timore; attendendo solo a l'onore di Dio e salute de l'anime e essaltazione della santa Chiesa, sì come figliuolo vero suo notricato da sì dolce madre: in questo mostrarete la divina dolce carità, insiememente con la pazienzia.

Siatemi largo caritativo, spiritualmente, come detto è, e temporalmente. Pensate che le mani de' povari v'aitano a porgiare e recare la divina grazia. Voglio che cominciate una vita e uno vivare nuovo: non più dormire nel sonno de la negligenzia e de l'ignoranzia; siatemi siatemi campione vero.

Io v'ò detto che io desidero che siate uno agnello a seguitare el vero Agnello: ora vi dico che io voglio che siate uno leone, forte a gittare el mugghio vostro nel corpo della santa Chiesa, e sia sì grande in voce e in virtù che voi aitiate a resuscitare i figliuoli morti che dentro ci giacciono. E se diceste: «Dove averò questo grido e voce forte?»: da l'Agnello, che secondo l'umanità non grida, ma sta mansueto. Secondo la divinità dà potenzia al grido del Figliuolo con la voce de la smisurata sua carità: sì che, per la forza e potenzia della divina essenzia e dell'amore che à unito Dio con l'uomo, con questa virtù è fatto l'agnello uno leone, e, stando in su la catreda della croce, à fatto sì-fatto grido sopra el figliuolo morto de l'umana generazione che gli à tolta la morte e data la vita. Or da costui ricevaremo la forza, però che l'amore che trarremo dell'oggetto del dolce Gesù ci farà participare de la potenzia del Padre. Bene vedete che egli è così, ché né demonio né creatura ci può costrignare a uno peccato mortale, perché à fatto l'uomo libero e potente sopra di sé. Nell'amore participiamo el lume e forza dello Spirito santo, el quale è uno mezzo che lega l'anima col suo Creatore e allumina lo 'ntelletto e 'l cognoscimento, nel quale lume participa la sapienzia del Figliuolo di Dio.

O carissimo padre, scoppino e divellinsi e' cuori nostri a vedere in che stato e dignità la infinita bontà ci à posti, sì per la creazione, dandoci la imagine sua, e sì per la ricomperazione e unione che à fatta la natura divina ne l'umana: più non poteva dare che dare sé medesimo a coloro che per lo peccato erano fatti nemici di Dio. O ineffabile consumato amore, bene se' inamorato della fattura tua: non potendo tu, Dio, sostenere pena, e volendo fare pace con l'uomo, la colpa commessa si vuole vendicare: non è sufficiente pur uomo a sodisfare alla grande ingiuria che è fatta a te, Padre etterno, in alcuno modo. Ma tu, con l'amore che ài a noi, ài trovato el modo vestendo el Verbo della carne nostra, sì che insiememente t'à renduto l'onore e à placata l'ira tua, sostenendo la pena nella propria carne, cioè de la massa d'Adamo che commisse la colpa. Or come ti puoi tenere, uomo, che tu non abandoni te medesimo? Or tu vedi che egli à giocato alle braccia in sulla croce, e èssi lassato vincere avendo vinto, però che la morte vinse la morte, e la morte vinse la vita, e la vita vinse e uccise e distrusse la morte: fecero uno torniello insieme e al tutto la morte fu sconfitta e la vita resuscitò ne l'uomo. Or oltre corrite, e non si tenga più el cuore vostro; arendasi la città dell'anima vostra: se non s'arende per altro, per fuoco si debba arendare! Egli à messo el fuoco da ogni parte: non vi potete vòllare né spiritualmente né temporalmente che non troviate fuoco d'amore.

Pregovi e voglio che inanimiate Cristo in terra, e pregatelo dell'avenimento suo e che tosto rizzi el gonfalone della santissima croce sopra gl'infedeli; e non mirate, né voi né gli altri, perché i cristiani si levino e sieno levati come membri putridi ribelli al loro dolce capo, ché questo sarà el modo a placarli e fargli tornare figliuoli. Pregatenelo e fatenelo pregare che tosto si faccia.

Perdonate alla mia ignoranzia che tanto presummo di favellare; scusimi l'amore e 'l desiderio che io ò della salute vostra e de la renovazione e essaltazione della santa Chiesa (che è tanto impalidita che 'l colore della carità pare che molto sia venuto meno, ché ogni uno la robba e tolle el colore a lei e ponlo a sé, cioè per amore proprio di sé medesimo): attendare solo al bene e essaltazione sua. E questo è il segno de' superbi, che, per essere bene grandi e enfiati, non si curano che la Chiesa sia destrutta e 'l dimonio divori l'anime. Molto è contrario el segno loro, che sono lupi rapaci, a' servi di Dio, che sono agnelli e seguitano el segno dell'Agnello (Ap 14,4). E così desidera l'anima mia di vedervi agnello. Non dico più, ché se io andasse alla volontà, anco non mi ristarei. Racomandatemi strettissimamente in Cristo Gesù al nostro Cristo in terra e confortatelo, e non tema per veruna cosa che avenga.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.




Caterina, Lettere 172