Caterina, Lettere 236

236

A Bartalo Usimbaldi, in Firenze.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi ardare nella fornace de la divina carità, acciò che consumi ogni amore proprio di voi, e solo atendiate di piacere al vostro Creatore - non curando detto di creatura, né ingiuria o scherni o rimproverio che da loro riceveste, ma con umilità chinare il capo a ciò che la divina bontà vi permette -, e acciò che siate forte contra le varie e diverse cogitazioni e bataglie delle dimonia, tenendo ferma la volontà che non consenta, ma solo voglia amare e servire el suo Creatore.

E facendo così, sarete perseverante infino a la morte; e così riceverete a l'ultimo el frutto delle vostre fadighe, el quale, come dice santo Pavolo, senza alcuna comparazione è magiore che le passioni che in questa vita si sostengono. Ralegratevi, figliuolo mio dolce, ché ora di nuovo avete ricevuta grande abondanzia del sangue di Gesù Cristo: però ch'io ò avuta dal santo padre la indulgenzia di colpa e di pena, al ponto della morte, per molti de' miei figliuoli, tra e' quali sete voi, e Francesco e la donna. E di tutti insieme fo fare un privilegio, per meno impaccio e spesa. Ma se mai non aveste il vostro per scrittura, niente vi nuoce: bastivi averla per bocca di lui, vicario di Cristo, e al ponto della morte dimandare al prete l'absoluzione di colpa e pena secondo che può: ed egli è tenuto di darvela.

Credete, figliuolo, con fede viva e speranza ferma, che, passando di questa vita con questa indulgenzia, confesso e pentuto de' vostri peccati, l'anima vostra ne va pura e netta e monda a vita etterna, come il dì che ebbe ricevuto el santo baptesmo. Adonque voglio che mutiate vita, ordinandovi in tutto secondo la volontà di Dio: ponere tutto el cuore e l'affetto vostro in lui, e del mondo vi fate beffe, pigliandone solo la vostra necessità. Altro non vi dico.

Permanete etc. Gesù dolce, Gesù amore.



237

Al duca d'Angiò (avendo esso fatto el dì dinanzi uno mangiare molto sumptuoso, cadde uno muro e morirvi più persone).

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo signore e fratello in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi el cuore confitto e chiavellato in croce; e sì e per sì-fatto modo v'accresca el desiderio vostro che tosto siate pronto e sollicito a levare el gonfalone della santissima croce sopra gl'infedeli.

So' certa che, se voi ragguardarete l'Agnello svenato e consumato in croce per amore, per tollervi la morte e rendervi la vita della grazia, che questa sarà quella santa memoria che v'accenderà el desiderio a tosto farlo, e raffrenarà del cuore e dell'anima vostra ogni disordenato diletto e vanità del mondo. E' quali diletti passano via come el vento, e lassano sempre la morte nell'anima di colui che li possiede; e, nel fine della morte, se non si corregge, el conducono nella morte etternale: sì che per suo difetto s'è privato della visione di Dio, e fattosi degno della visione e conversazione delle dimonia. Ed è cosa degna e convenevole che sostenga pena infinita colui che offende Dio, che è bene infinito.

Dico di quello che spende tutta la vita sua in delizie, in vivere splendidamente, cercando e' grandi onori ne' gran conviti e molti adornamenti; e tutta la sustanzia loro non spendono in altro. E' povarelli si muoiono di fame, ma essi sempre cercano le grandi e le molte vivande, nettezza di vasi, le care mense, e' dilicati e ornati vestimenti; ma non si curano dell'anima tapinella, che si muore di fame però che le tolgono el cibo della virtù e della santa confessione, e della parola santa di Dio, cioè della parola incarnata, unigenito suo Figliuolo. Del quale doviamo seguitare le vestigie per affetto e amore, amando quello che egli ama, cercando quello che egli cercò: amare la virtù e ispregiare el vizio, cercare l'onore di Dio e cercare la salute di noi e del prossimo nostro. E però disse Cristo che di solo pane non vivea l'uomo, ma della parola di Dio (Mt 4,4).

Dunque voglio, caro e dolce signore e fratello in Cristo dolce Gesù, che seguitiate questa dolce parola, con virtù vera, Cristo crucifisso; e non vi lassate ingannare al mondo né alla forte gioventudine, però che, seguitando noi pure el mondo, potrebbe esser detto a noi quella parola che disse Cristo benedetto de' Giuderi: «Costoro sono simili a' sipolcri, che di fuori sono begli e scialbati, e dentro sono pieni d'ossa e di puzza di morti » (Mt 23,27). O quanto dice bene la dolce prima Verità! E veramente egli è così, che di fuore paiono belli con molti adornamenti, impiendosi el cuore e l'affetto di queste cose morte e transitorie, che generan puzza e fastidio di disonestà nell'anima e nel corpo. Ma io spero, per la bontà di Dio, che voi v'ingegnarete di correggiare sì la vita vostra che questo non toccarà a voi; ma con grandissimo fuoco d'amore pigliarete la croce, nella quale si spense e distrusse la morte del peccato mortale, e avemo la vita.

E così farà a voi: nella levazione della croce si levaranno tutte l'offese che avete fatte a Dio, e dirà poi Dio a voi: «Vieni, diletto figliuolo mio, che ti se' affatigato per me. Io ti consolarò (Mt 11,28 Mt 5,4), e menarotti alle nozze della vita durabile» (Mt 22,2 Ap 19,9), dove è sazietà senza fastidio e fame senza pena, diletto senza scandolo; e non son fatte come le nozze e conviti del mondo, che danno spesa senza neuno guadagno e, quanto più se n'empie l'uomo, più rimane vòto: da letizia viene a tristizia.

E ben lo vedeste voi nel dì di ieri, che, avendo voi con gran festa fatto el convito, e' vi tornò a grande amaritudine. E questo permisse Dio per grandissimo amore che à all'anima vostra; e volse manifestare a voi e agli altri che erano d'intorno, che cosa è la nostra vana letizia. E mostrò Dio che quegli atti, le parole e costumi e modi e consigli fussero poco piacevoli e acettevoli a lui.

Oimé, io temo bene che la nostra stoltizia non sia tanta che non ci lassi considerare el divino giudizio! Dicovi, da parte di Cristo crocifisso, che sempre il dì di ieri portiate nella memoria, acciò che le cose vostre siano fatte con ordinato modo, con virtù e timore di Dio, e non senza timore di Dio. Confortatevi confortatevi, ch'io spero per la sua bontà che vel farà. E non abbiate amaritudine affliggitiva di questo caso che v'è avenuto; ma sia pena sanativa d'uno cognoscimento santo di voi medesimo. Siavi un santo freno che raffreni in voi ogni disordinata vanità, sì come si fa al cavallo che corre, che si tira la briglia perché non esca fuore dell'ordine del corso suo. Orsù, figliuolo mio dolce in Cristo nostro dolce Gesù, abracciatevi con la santissima croce; rispondete a Dio, che con essa croce vi chiama: e così adimpirete la voluntà sua e 'l desiderio mio. E però vi dissi ch'io desiderava di vedervi il cuore e 'l desiderio vostro confitto e chiavellato in croce.

Fate che, inanzi che 'l santo padre ne vadi, voi fermiate il vostro santo desiderio, pigliando la santa croce dinanzi alla santità sua; e quanto più tosto, meglio è per lo popolo cristiano e infedele. E fate tosto, senza negligenzia; non prolungate più tempo. Vogliate che piuttosto vi manchi el tempo nelle cose temporali che nelle spirituali; e spezialmente in questa santa e dolce operazione, la quale Dio v'à posto in mano, e fàvi degno di quello, per sua bontà, che spesse volte suole fare a' grandi servi suoi. Non dico più. Ricordivi, monsignore, che dovete morire, e non sapete quando.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia presunzione. Gesù dolce, Gesù amore.



238
Al santo padre papa Gregorio XI, mentre che Caterina era in Vignone.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

santissimo padre in Cristo dolce Gesù, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina vi si racomanda nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con disiderio di vedere adempita la volontà di Dio e il desiderio vostro di vedere levato in alto el gonfalone e segno della santissima croce.

El quale segno pare che la volontà dolce di Dio voglia che voi leviate; e voi so, santissimo padre, che n'avete grandissimo desiderio. Poi che Dio vuole, e voi n'avete buona volontà, pregovi e dicovi per l'amore di Cristo crocifisso che voi non ci siate negligente, ma, se 'l dolce e buono Gesù vi manda la via e 'l modo a potere fare el santo principio, fatelo. Se voi el farete, Dio prosperarà la Sposa sua; e così andarete dalla guerra alla pace con l'aiutorio divino.

So che mi parbe che voi diceste, quando fui dinanzi alla vostra santità, ch'egli era bisogno d'avere uno principe che fusse buono capo: altrimenti non vedavate el modo. Ecco el capo, padre santo: el duca d'Angiò vuole, per l'amore di Cristo e riverenzia della santa croce, con amoroso e santo desiderio pigliare questa fadiga, la quale, per amore ch'egli à del santo passagio, li pare legiera; dolcissima li parrà, pure che voi, Santissimo babbo mio, vogliate atendare a farlo. Oimé, dolce Dio amore, non indugiate più a mandare in effetto el vostro desiderio e dolce volontà! Sapiate sapiate tenere e' doni e tesori di Cristo, e' quali elli vi manda inanzi ora, mentre che avete el tempo.

Pare che la divina Bontà tre cose vi richiega: dell'una ne ringrazio Dio e la santità vostra, ch'egli à fermato e stabilito el cuore vostro, fattovi forte contra le bataglie di coloro che vi voleano impedire, cioè de l'andare a tenere e possedere el luogo vostro. Godo ed essulto della buona perseveranza che avete avuta, mandando ad effetto la volontà di Dio e 'l vostro buono desiderio.

Ora vi prego che voi siate solicito d'adempire l'altre due; però che, pregando io el nostro dolce Salvatore per voi, sì come mi mandaste dicendo, manifestando egli ch'io dicessi a voi che voi doveste andare, e io scusando, riputandomi indegna d'essere anunziatrice di tanto misterio, dicevo: «Signore mio, io ti prego che, se egli è la tua volontà ch'egli vada, che tu gli acresca e accenda più el desiderio suo».

Diceva, per la sua bontà, el nostro dolce Salvatore: «Digli sicuramente che questo ottimo segno li do che ella è mia volontà ch'egli vada: che, quanti più contrarii li verrano, e più li sarà contradetto ch'egli non vada, più si sentirà cresciare in sé una fortezza che uomo non parrà che li 'l possa tòllare; che è questo contra 'l modo suo naturale. Ora ti dico ch'io voglio ch'egli levi la croce santissima sopra l'infedeli, e levila sopra e' suditi suoi, ciò sonno quelli che si pasciono e notricano nel giardino della santa Chiesa, che sonno ministratori del sangue mio. Dico che sopra costoro voglio ch'egli levi la croce, cioè in perseguitare e' vizii e i difetti loro».

Divelto el vizio, è piantata la virtù, ponendo questa croce in mano di buoni pastori e rettori della santa Chiesa. E se non ci à de' fatti, vuole che, quelli che sonno a fare, voi miriate che sieno buoni e virtuosi, che non temano la morte del corpo loro. Non vuole Dio che si raguardi a li stati e alle grandezze e alle pompe del mondo - però che Cristo non à conformità con loro -, ma solo alla grandezza e richezza della virtù. A questo modo e' buoni, con l'affetto della croce, perseguitaranno e' vizii de' cattivi.

Pregovi, santissimo padre, per l'amore dell'Agnello svenato, consumato e derelitto in croce, che voi, come vicario suo, adempiate questa sua dolce volontà, facendo ciò che ne potete fare; e sarete poi scusato dinanzi da lui, e la coscienzia vostra sarà scaricata. Se non faceste quello che potete, sareste molto ripreso da Dio. Spero per la sua bontà e santità vostra che voi el farete; come avete fatto dell'una, d'averla messa in effetto, cioè dell'andata vostra, così compirete le tre, del santo passagio, e del perseguitare e' vizii che si comettono nel corpo della santa Chiesa. Non dico più. Perdonate alla mia presunzione.

Misser lo duca so che verrà a voi, per ragionarvi con grande desiderio del fatto del santo passagio, come è detto. Dateli buono effetto, per l'amore di Dio: adempite el dolce desiderio suo.

Permanete etc. Adomandovi umilemente la vostra benedizione. Gesù dolce, Gesù amore.



239
Al santo padre Gregorio XI, quando Caterina era in Vignone.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Santissimo e carissimo e dolce padre in Cristo dolce Gesù, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrive alla vostra santità nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi forte e perseverante nel santo e buono proponimento, sì e per sì-fatto modo che non sia veruno vento contrario che vi possa impedire, né dimonio, né creatura.

E' quali pare che vogliano venire, come dice el nostro dolce Salvatore nel santo evangelio, nel vestimento de la pecora, parendo agnelli, ed essi sono lupi rapaci (
Mt 7,15). Dice el nostro Salvatore che noi ci doviamo guardare da costoro: parmi, dolce padre, che già comincino a venire a voi con la scrittura; e, oltre alla scrittura, v'annunzia l'avenimento suo, dicendo che giognarà alla porta quando nol saprete (Mt 24,42 Mt 24,44 Mc 13,35 Lc 12,40 Mt 25,13). Questi suona umile, dicendo: Se mi sarà aperto, io entrarò e ragioneremo insieme (Ap 3,20); questi si mette el vestimento de l'umilità, acciò che gli sia creduto. Bene è gloriosa questa virtù, con la quale la superbia se n'amantella! Costui à fatto in questa lettera verso la vostra santità, secondo che io n'ò compreso, come fa el dimonio nell'anima, quando spesse volte, sotto colore di virtù e di compassione, gli gitta el veleno; e spezialmente co' servi di Dio usa questa arte, però che vede che puramente col vizio egli nol potrebbe ingannare. Così mi pare che faccia questo dimonio incarnato, el quale à scritto a voi con colore di compassione e con fama di santità, cioè parendo che ella venga da uomo santo e giusto: ed ella viene dagli iniqui uomini consiglieri del dimonio, stroppiatori del bene comune de la congregazione cristiana e reformazione de la santa Chiesa, amatori d'amore proprio, cercando e' beni loro particulari.

Ma tosto, padre, ve ne potrete dichiarare se ella è venuta da quello giusto uomo o no - parmi che secondo l'onore di Dio el doviate cercare -: quanto io non reputo, per quello che io ne possa vedere o comprendare, e non mi si rappresenta al suono de le parole sue, servo di Dio, ma fittivamente pare fatta. Ma non pare che sapesse bene l'arte colui che la fece: doveva prima ponarsi alla scuola, e pare che abbi saputo meno che uno bambolo. Vedete, santissimo padre, che elli v'à posto inanzi quella parte che cognosce più debile nell'uomo, e singularmente in coloro che sono molto teneri e compassionevoli d'amore carnale e teneri del corpo loro, perché questi tengono più cara la vita che tutti gli altri, e però ve l'à posto per lo primo vocabolo. Ma io spero, per la bontà di Dio e la santità vostra, che questo timore non cadrà in voi: sarete pietra fondata sopra la viva pietra (1P 2,4), raguardarete più all'onore di Dio e alla salute delle vostre pecorelle che a voi medesimo, sì come el pastore buono che debba ponere la vita per le pecorelle sue (Jn 10,11).

Parmi che questo venenoso uomo da l'una parte commenda l'avenimento vostro, dicendo che è buono e santo, e dall'altra parte dice che 'l veleno è apparecchiato. E parmi che vi consigli che voi mandiate uomini confidenti, che vadino inanzi a voi, e trovaranno el veleno per le tavole - ciò pare che dica per le bottighe -, che s'apparecchia per darlo temperatamente, o per dì, o per mese, o per anno: bene gli confesso che del veleno se ne truova così a le tavole di Vignone e dell'altre città, come a quelle di Roma. E così se ne trovarà temperatamente per lo mese e per l'anno, e largamente, secondo che piacesse al compratore: in ogni luogo si trovarà. E però gli parrebbe bene fatto che voi mandaste, e sostentaste in questo mezzo l'avenimento vostro. Mostra che aspetti che in questo mezzo venga el divino giudicio sopra questi iniqui uomini che, secondo che dice, pare che cerchino la vostra morte: ma se fusse savio, egli l'aspettarebbe prima per sé medesimo, perché egli è el seminatore del più pessimo veleno che fusse già gran tempo seminato nella Chiesa santa, in quanto egli vuole impedire a voi quello che Dio vi richiede e che dovete fare.

E sapete in che modo si seminarebbe questo veleno? che, none andando voi ma mandando, secondo che vi consiglia el buono uomo, suscitarebbe uno scandalo e una rebellione temporale e spirituale, trovando in voi menzogna che tenete luogo di verità: ché, avendo anunziato e determinato voi l'avenimento vostro, e trovando el contrario, che elli non fusse, troppo sarebbe grande scandalo, turbazione ed errore ne' cuori loro, sì che elli dice bene el vero. Egli à la profezia di Chayfas, quando disse: «Elli è di bisogno che uno uomo muoia, acciò che 'l popolo non perisca» (Jn 11,50): elli non sapeva quello che si diceva, ma elli el sapeva bene lo Spirito santo, che diceva la verità per la bocca sua; ma el dimonio non glil faceva dire per quella intenzione. Così costui vuole essere un altro Cayfas; elli profeta che, se voi mandate, trovaranno el veleno: veramente egli è così, ché se fussero tanti e' nostri peccati che voi rimaneste ed essi andassero, e' vostri confidenti trovaranno che si porrà el veleno nelle bottighe del cuore e delle bocche loro, per lo modo detto. E non bastarebbe pure uno dì, ché n'andarebbe el mese e l'anno inanzi che fusse smaltito.

Molto mi maraviglio de le parole di questo uomo, che elli commendi l'operazione santa e buona e spirituale, e poi vuole che per timore corporale lassi la santa operazione. Non è costume de' servi di Dio che, per veruno danno corporale o temporale, eziandio se la vita n'andasse, eglino vogliano mai abbandonare l'esercizio e operazione spirituale: ché, se none avessero fatto così, neuno sarebbe giunto al termine suo, però che la perseveranzia del santo e buono desiderio, con le buone operazioni, è quella che è coronata, e merita gloria e non confusione.

E però vi dissi, padre reverendo, che io desideravo di vedervi fermo e stabile nel vostro buono proponimento - ché doppo questo seguitarà la pace de' vostri ribelli figliuoli e la reformazione de la santa Chiesa -, e anco d'adempire el desiderio de' servi di Dio, el quale ànno di vedere rizzare el gonfalone de la santissima croce sopra gl'infedeli. Allora potrete ministrare el sangue dell'Agnello ne' tapinelli infedeli, però che voi sete el celleraio di questo sangue, che ne tenete le chiavi. Oimé, padre, che io vi prego, per l'amore di Cristo crucifisso, che tosto diate la potenzia vostra, ché senza la potenzia vostra non si può fare.

Non vi consiglio però, dolce padre, che voi abandoniate quelli che vi sono figliuoli naturali, che si pascono a le mammelle della Sposa di Cristo, per gli figliuoli bastardi che non sono anco legittimati col santo baptesmo; ma spero, per la bontà di Dio, che, andando i figliuoli legittimi con la vostra autorità, e con la virtù divina del coltello de la parola santa, e con la virtù e forza umana, essi tornaranno alla madre de la santa Chiesa e voi gli legittimarete. Questo pare che sia onore di Dio, utile a voi, onore ed essaltazione de la dolce Sposa di Cristo, più che seguitare el semplice consiglio di questo giusto uomo, che vi pone che meglio vi sarebbe, a voi e agli altri ministri de la Chiesa di Dio, abitare fra gl'infedeli e saracini che fra la gente di Roma o di Italia.

A me piace la buona fame che egli à de la salute degl'infedeli, ma non mi piace che voglia tòllare el padre a' figliuoli legittimi, e 'l pastore alle pecorelle congregate nell'ovile. E' mi pare che voglia fare di voi come fa la madre del fanciullo quando gli vuole tòllare el latte di bocca, che si pone l'amaro in sul petto, ché vuole che senta l'amaritudine prima che 'l latte, sì che per timore dell'amaro abbandoni el sùgiare, perché 'l fanciullo s'inganna più con l'amaritudine che con altro. Così vuole fare a voi, ponendovi inanzi l'amaritudine del veleno e de la molta persecuzione, per ingannare la fanciullezza dell'amore tenero sensitivo, acciò che per paura lassiate el latte, el quale latte di grazia seguita doppo el dolce avenimento vostro.

E io vi prego da parte di Cristo crucifisso che voi non siate fanciullo timoroso, ma virile: aprite la bocca e inghiottite l'amaro per lo dolce. Non si converrebbe alla vostra santità d'abandonare el latte per l'amaritudine. Spero, per la infinita inestimabile bontà di Dio, che, se vorrete, vi farà grazia a voi e a noi che voi sarete uomo fermo e stabile, e non vi movarete per veruno vento, né illusione di dimonio, né per consiglio di dimonio incarnato, ma seguitarete la volontà di Dio e 'l vostro buono desiderio e 'l consiglio de' servi di Cristo crucifisso. Non dico più.

Conchiudo che io non credo che la lettera mandata a voi esca da quello servo di Dio nominato a voi, né che ella fusse scritta molto da la lunga, ma credo che ella venga bene di presso - servi del dimonio che poco temono Dio! -: ché, in quanto io credesse che ella escisse da lui, non el reputarei servo di Dio, se altro non ne vedesse. Perdonate a me, padre, el favellare troppo presuntuosamente. Umilemente v'adimando che mi perdoniate e doniate la vostra benedizione.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

Prego la infinita sua bontà che mi dia grazia che tosto per lo suo onore vi vegga mettere el piè fuore dell'uscio, con pace riposo e quiete de l'anima e del corpo. Pregovi, dolce padre, che quando piacesse alla vostra santità, mi diate audienzia, però che mi vorrei trovare dinanzi a voi prima che io mi partisse: el tempo è breve, sì che, dove piacesse a voi, vorrei che fusse tosto. Gesù dolce, Gesù.



240

A monna Lapa sua madre, prima che tornasse da Vignone.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima madre in Cristo dolce Gesù, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina vi conforta nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio. Con desiderio ò desiderato di vedervi madre vera, non solamente del corpo ma de l'anima mia, considerando me ch'esendo voi amatrice più dell'anima che del corpo, morrà in voi ogni disordenata tenerezza, e non vi sarà tanta fadiga el partire della presenzia mia corporale; ma saràvi più tosto consolazione, e vorrete per onore di Dio portare ogni fadiga di me, considerando che si facci l'onore di Dio. Facendo l'onore di Dio, non è senza acrescimento di grazia e di virtù ne l'anima mia: sì ch'è bene vero ch'esendo voi, dolcissima madre, amatrice più de l'anima che del corpo, sarete consolata e none sconsolata.

Io voglio che impariate da quella dolce madre Maria, che per onore di Dio e salute nostra ci donò il Figliuolo, morto in sul legno della santissima croce. E rimanendo Maria sola, poi che Cristo fu salito in cielo, rimase co' discepoli santi: e poniamo che Maria e' discepoli avessero grande consolazione e 'l partire fusse sconsolazione, nondimeno, per gloria e lode del Figliuolo suo e per bene di tutto l'universo mondo, ella consentì; e vuole ch'eglino si partano. E più tosto elege la fadiga del partire loro che la consolazione de lo stare, solo per l'amore ch'ella aveva a l'onore di Dio e a la salute nostra. Ora da lei voglio che impariate, carissima madre.

Voi sapete che a me conviene seguitare la volontà di Dio; e io so che voi volete ch'io la seguiti: sua volontà fu ch'io mi partissi, la quale partita non è stata senza misterio, né senza frutto di grande utilità.

Sua volontà è stata ch'io sia stata, e non per volontà d'uomo, e chi dicesse il contrario, è el falso e non è la verità. E così mi converrà andare, seguitando le vestigie sue in quel modo e a quel tempo che piacerà alla sua inestimabile bontà.

Voi, come buona e dolce madre, dovete esser contenta e none sconsolata, portare ogni fadiga per onore di Dio e salute vostra e mia. Ricordomi che per li beni temporali voi el faciavate, quando e' vostri figliuoli si partivano da voi per acquistare la richezza temporale; ora, per acquistare vita etterna, vi pare di tanta fadiga che dite che v'andarete a dilequiare se tosto io non vi rispondo. Tutto questo v'adiviene perché voi amate più quella parte ch'io ò tratta da voi, che quella ch'io ò tratta da Dio, cioè la carne vostra, de la quale mi vestiste. Levate levate un poco el cuore e l'affetto vostro in quella dolce e santissima croce, dove viene meno ogni fadiga; vogliate portare un poco di pena finita per fugire la pena infinita, che meritiamo per li nostri peccati. Or vi confortate per amore di Cristo crocifisso, e non crediate d'essere abandonata né da Dio né da me, anco sarete consolata e ricevarete piena consolazione; e non è tanta stata la pena, quanto sarà magiore el diletto. Tosto ne verremo, per la grazia di Dio; e non saremo ora a venire, se non fusse lo 'mpedimento che abiamo avuto della infermità grave di Neri, e anco el maestro Giovanni e frate Bartolomeo so' stati infermi etc. Altro non dico. Racomandateci etc.

Permanete etc. Gesù dolce etc.



241

A monna Giovanna di Curado, quando io Stefano ero con Caterina a Vignone.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima madre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fare una abitazione nella cella del conoscimento di voi medesima, acciò che potiate venire a perfetto amore; considerando me che colui che non ama el suo Creatore non può piacere a lui: perché egli è esso amore (1Jn 4,8-16), non vuole altro che amore.

Questo amore truova l'anima che conosce sé medesima, però che, vedendo sé non essere - ma l'essere suo avere per grazia e non per debito, e ogni grazia ch'è fondata sopra l'essere, e dato ci è con inestimabile amore -, allora truova in sé tanta bontà di Dio versare che la lingua non è suficiente a dirlo, e poi che si vede tanto amare da Dio, non può fare che non ami. Ama in sé la ragione e Dio, e odia la sensualità, che disordenatamente si vuole dilettare del mondo: o ella si diletta dello stato, o ricchezze, o di piacere alle creature più che al Creatore, fondandosi in su e' pareri, diletti e piaceri del mondo; o alcuna volta son di quelli che amano e' figliuoli, e chi lo sposo, e chi la madre o padre, disordenatamente d'amore troppo sensitivo: el quale amore è un mezzo, tra l'anima e Dio, che non lassa ben conosciare la verità del vero e superno amore.

E però disse la prima dolce Verità: «Chi non abandona el padre e la madre, suoro e fratelli, e sé medesimo, non è degno di me» (Lc 14,26 Mt 10,37). Ben se ne avedevano e avegano e' veri servi di Dio, che subito spogliano el cuore e l'affetto e l'anima loro del mondo e delle pompe e delizie sue, e d'ogni creatura fuori di Dio: non ch'eglino non amino la creatura, ma amanla solamente per Dio, in quanto sono creature amate smisuratamente dal Creatore. Ma come essi odiano la parte sensitiva, che ribella a Dio in loro, così l'odiano nel prossimo che vegono che offende la somma etterna bontà.

Così voglio che facciate voi, carissima madre in Cristo dolce Gesù: che voi amiate la bontà di Dio in voi, e la sua smisurata carità, la quale trovarete nella cella del conoscimento di voi medesima. In questa cella trovarete Dio, ché come Dio tiene in sé ogni cosa che participa essere, così in voi trovarete la memoria, la quale tiene ed è atta a tenere el tesoro de' benefizii di Dio; trovatevi lo 'ntendimento, el quale ci fa partecipare la sapienzia del Figliuolo di Dio, intendendo e conoscendo la sua volontà, che non vuole altro che la nostra santificazione. Vedendo questo, l'anima non si può dolere né conturbare di neuna cosa che venga, conoscendo che ogni cosa è fatta con providenzia di Dio e con grandissimo amore. Con questo conoscimento voglio, e vi prego per amore dello svenato Agnello, che medichiate l'ascaro e la malagevolezza che avete sentita per la partita di Stefano. Godete ed essultate, ché non sarà senza accrescimento di grazia nell'anima sua e nella vostra: e per la grazia di Dio tosto el vedrete.

Anco dico che, nel conoscimento di voi, voi trovarete la clemenzia dolce dello Spirito santo, che è quella parte che non dona - né è altro - che amore, e ciò ch'egli fa e aduopara, aduopara per amore. Questo affetto trovarete nell'anima vostra; però che la volontà non è altro che amore, ogni suo affetto e movimento non si muove per altro che per amore: ama e odia quello che l'occhio del conoscimento à veduto e inteso. Orbene è vero dunque, carissima madre, che dentro nella cella dell'anima voi trovarete tutto Dio, el quale dà tanta dolcezza, refrigerio e consolazione che per neuna cosa che avenga si può turbare, però ch'ell'è fatta capace della volontà di Dio, però che à gitato fuori di sé ogni amore proprio, e tutte quelle cose che son fuori della volontà di Dio.

Dirittamente l'anima allora diventa un giardino pieno di fiori odoriferi di santo desiderio; e nel mezzo v'è piantato l'albore della santissima croce, dove si riposa l'Agnello immaculato, el quale diriga sangue, bagna e alaga questo glorioso giardino, e tiene in sé e' frutti maturi delle vere e reali virtù. Se volete pazienzia, ine è fondata mansuetudine, in tanto che non è udito el grido dell'Agnello per neuna mormorazione; umilità profonda, vedendo Dio umiliato all'uomo, e 'l Verbo umiliato all'obrobiosa morte della croce; se carità, egli è essa carità: anco più, ché la forza dell'amore e della carità l'à tenuto confitto e chiavellato in croce. Non erano suficienti e' chiovi e la croce a tenere Dio e Uomo, se la forza della carità non l'avesse tenuto.

Non mi maraviglio se quella che à fatto di sé giardino per conoscimento di sé, ella è forte contra tutto quanto el mondo; però ch'ell'è conformata e fatta una cosa con la somma fortezza. Veramente ella comincia a gustare l'arra di vita etterna in questa vita; ella signoreggia il mondo, però che se ne fa beffe.

Le dimonia temono d'aprossimarsi all'anima che arde nella divina carità. Orsù, carissima madre, non voglio che dormiate più in negligenzia né nell'amore sensitivo; ma con uno ardentissimo e smisurato amore vi levate su, bagnandovi nel sangue di Cristo, e nascondendovi nelle piaghe di Cristo crocifisso.

Non dico più. So' certa, se starete in cella, come detto è, non trovarete altro che Cristo crocifisso. E così dite a Curado che facci questo medesimo.

Permanete etc. Gesù dolce, Gesù amore, Maria.



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A misser Agnolo vescovo di Firenze, quando si partì da Firenze per osservare lo 'nterdetto.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile e non timoroso, acciò che virilmente serviate alla dolce Sposa di Cristo adoperando per onore di Dio spiritualmente, secondo che nel tempo d'oggi questa dolce sposa à bisogno. So' certa che, se l'occhio dello 'ntelletto vostro si levarà a vedere la sua necessità, voi el farete sollecitamente, e senza veruno timore o negligenzia.

L'anima che teme di timore servile, neuna sua operazione è perfetta; e in qualunque stato si sia, nelle piccole cose e nelle grandi viene meno, e non conduce quello che à cominciato alla sua perfezione. O quanto è pericoloso questo timore! egli taglia le braccia del santo desiderio; egli acceca l'uomo, che non gli lassa cognoscere né vedere la verità, perché questo timore procede dalla cechità dell'amore proprio di sé medesimo: ché subito che la creatura che à in sé ragione s'ama d'amor proprio sensitivo, subito teme. E questa è la cagione per che teme, perché à posto l'amore e la speranza sua in cosa debile, che non à in sé fermezza né stabilità veruna, anco passa come el vento.

O perversità d'amore, quanto se' dannoso a' signori temporali e spirituali e a' sudditi! Se egli è prelato, egli non corregge mai, perché teme di non perdere la prelazione e di non dispiacere a' sudditi suoi. Così medesimamente el suddito: perché umilità non è in colui che s'ama di così-fatto amore, anco è una radicata superbia, e 'l superbo non è mai obbediente. Se egli è signore, non tiene giustizia, anco commette inique e false giustizie, facendole secondo el piacere suo, o secondo el piacere delle creature. E così, per lo non correggiare e non tenere giustizia, e' sudditi ne diventano più gattivi, perché si notricano ne' vizii e nelle malizie loro.

Poiché è tanto pericoloso l'amore proprio e 'l disordinato timore, è da fugirlo, e da uprire l'occhio dello 'ntelletto nello obbietto dello immaculato Agnello, el quale è regola e dottrina nostra; e lui doviamo seguitare, perciò che egli è esso amore e verità, e non cercò altro che l'onore del Padre e la salute nostra.

Egli non temeva e' Giuderi né persecuzione loro, né la malizia delle dimonia, né infamia né scherni né villania; e nell'ultimo non temé l'obrobriosa morte della croce. Noi siamo gli scolari che siamo posti a questa dolce e soave scola: voglio dunque, carissimo e dolcissimo padre, che con grandissima sollecitudine e dolce prudenzia upriate l'occhio dello 'ntelletto in questo libro della vita, che vi dà sì dolce e suave dottrina; e non attendiate a veruna altra cosa che all'onore di Dio e alla salute dell'anime, e al servigio della dolce Sposa di Cristo. Con questo lume vi spogliarete dell'amore proprio di voi, e sarete vestito d'uno amore divino; cercarete Idio per la sua infinita bontà, che è degno d'essere cercato e amato da noi.

Amarete voi e le virtù, e odiarete el vizio per Idio; e di questo medesimo amore amarete el prossimo vostro.

Vedete bene che la divina bontà v'à posto nel corpo mistico della santa Chiesa, notricandovi al petto di questa dolce sposa, solo perché voi mangiate alla mensa della santissima croce el cibo dell'onore di Dio e della salute dell'anime. E non vuole che sia mangiato altro che in croce, portando le fadighe corporali con molti ansietati desiderii, sì come fece el Figliuolo di Dio, che insiememente sosteneva e' tormenti nel corpo e la pena del desiderio, e maggiore era la croce del desiderio che non era la croce corporale. El desiderio suo era questo, la fame della nostra redenzione per compire l'obbedienzia del Padre eterno: erali pena infino che none el vedeva compito. E anco, come Sapienzia del Padre eterno, vedeva coloro che participavano el sangue suo, e coloro che none el participavano per le colpe loro. El sangue era dato a tutti, e però si doleva per la ignoranzia di coloro che non el volevano participare. Questo fu quello cruciato desiderio che egli portò dal principio infino alla fine.

Data che egli ebbe la vita, non terminò però el desiderio, ma sì la croce del desiderio. E così dovete fare voi e ogni creatura che à in sé ragione: dare la fadiga del corpo e la fadiga del desiderio, dolendovi dell'offesa di Dio, e dannazione di tante anime quante vediamo che periscono. Parmi che sia tempo, carissimo padre, di dare l'onore a Dio e la fadiga al prossimo. Non è da vedere più sé con amore proprio sensitivo, né con timore servile; ma con vero amore e santo timore di Dio adoperare. E se bisogna dare la vita per l'onore di Dio, si debba dare, non tanto che la substantia temporale. Spero per la infinita bontà di Dio che, essendo voi uomo virile, voi el farete, e perseverarete in quello che voi avete incominciato, cioè d'essere figliuolo fedele della santa Chiesa; e, essercitandovi in virtù, giognarete alla grande perfezione.

Ò avuta grande allegrezza della buona perseveranzia e constanzia che avete avuta. Pregovi che infino alla morte non volliate el capo indietro, facendo come uomo virtuoso e fiore odorifero, che dovete essere, nel corpo mistico della santa Chiesa, considerando me che se non quegli che sono virili in virtù, non sono constanti. Dissi ch'io desideravo di vedervi uomo virile e non timoroso, acciò che meglio potiate adempire la volontà di Dio e 'l desiderio mio nella salute vostra.

Accompagnatevi con l'umile e immaculato Agnello, e trovarrete el re nostro, venuto a noi nella stalla, umile e mansueto. Vergognarassi allora la propria sensualità di levare el capo per impazienzia, vedendo Idio tanto umiliato, el quale, per fare noi grandi, è fatto picciolo; e insegnaci, la prima dolce Verità, a diventare grandi. Con che? Con la bassezza della vera umilità, e però disse che noi imparassimo da lui a essere umili e mansueti di cuore (Mt 11,29). Orsù, carissimo padre, destianci dal sonno della negligenzia, e virilmente corriamo, seguitando la dottrina della Verità. Altro non dico etc.

Permanete etc. Gesù dolce, Gesù amore.




Caterina, Lettere 236