Catechesi 79-2005 29787

Mercoledì, 29 luglio 1987

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1. La preghiera di Gesù come Figlio “uscito dal Padre” esprime in modo particolare il fatto che egli “va al Padre”. “Va” e al Padre conduce tutti coloro che il Padre “ha dato a lui” (cf.
Jn 16,28 Jn 16,17). A tutti, inoltre, lascia il durevole patrimonio della sua preghiera filiale: “Quando pregate, dite: “Padre nostro . . .”” (Mt 6,9 cf. Lc 11,2). Come appare da questa formula insegnata da Gesù, la sua preghiera al Padre è caratterizzata da alcune note fondamentali: è una preghiera piena di lode, piena di sconfinato abbandono alla volontà del Padre, e, per quanto concerne noi, piena di implorazione e di richiesta di perdono. In questo contesto rientra in modo particolare la preghiera di ringraziamento.

2. Gesù dice: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli . . .” (Mt 11,25). Con l’espressione “Ti benedico”, Gesù vuol significare la gratitudine per il dono della rivelazione di Dio, poiché “nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui il quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,27). Anche la preghiera sacerdotale (che abbiamo analizzato nell’ultima catechesi), se possiede il carattere di una grande richiesta che il Figlio rivolge al Padre al termine della sua missione terrena, nello stesso tempo è pure pervasa da un profondo senso di ringraziamento. Si può addirittura dire che il ringraziamento costituisce l’essenziale contenuto non solo della preghiera di Cristo, ma della stessa sua esistenziale intimità con il Padre. Al centro di tutto ciò che Gesù fa e dice, si trova la consapevolezza del dono: tutto è dono di Dio, creatore e Padre; e una risposta adeguata al dono è la gratitudine, il ringraziamento.

3. Occorre fare attenzione ai passi evangelici, specialmente a quelli di san Giovanni, dove questo ringraziamento è chiaramente messo in rilievo. Tale per esempio è la preghiera in occasione della risurrezione di Lazzaro: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato” (Jn 11,41). Alla moltiplicazione dei pani (presso Cafarnao) “Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie li distribuì a quelli che si erano seduti e lo stesso fece del pesce” (Jn 6,11). Infine, nell’istituzione dell’Eucaristia, Gesù prima di pronunciare le parole dell’istituzione sopra il pane e il vino, “rese grazie” (Lc 22,17 cf. Mc 14,23 Mt 26,27). Questa espressione è usata sopra il calice del vino mentre sopra il pane si parla anche della “benedizione”. Tuttavia, secondo l’Antico Testamento, “benedire Dio”, ha anche il senso di rendere grazie, oltre a quello di “lodare Dio”, “confessare il Signore”.

4. Nella preghiera di ringraziamento si prolunga la tradizione biblica, che trova espressione specialmente nei Salmi. “È bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo . . . Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie, esulto per l’opera delle tue mani” (Ps 92,2-5). “Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia. Lo dicano i riscattati dal Signore . . . Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi a favore degli uomini. Offrano a lui sacrifici di lode” (“zebah todah”) (Ps 107,1 Ps 107,2 Ps 107,21-22). “Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia . . . Ti rendo grazie perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza . . . Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto” (Ps 118,1 Ps 118,21 Ps 118,28). “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? . . . A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore” (Ps 116,12 Ps 116,17). “Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo” (Ps 139,14). “O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre” (Ps 145,1).

5. Anche nel Libro del Siracide si legge: “Benedite il Signore per tutte le opere sue. Magnificate il suo nome; proclamate le sue lodi . . Così direte nella vostra lode: “Quanto sono magnifiche tutte le opere del Signore”. “Ogni sua disposizione avrà luogo a suo tempo”. Non c’è da dire: “Che è questo? Perché quello?”. Poiché tutte le cose sono state create per un fine” (Si 39,14-15 Si 39,21). L’esortazione del Siracide a “benedire il Signore” ha un tono didattico.

6. Gesù ha accolto questa eredità tanto significativa per l’Antico Testamento, esplicitando nel filone della benedizione-confessione-lode la dimensione del ringraziamento. Perciò si può dire che il momento culminante di questa tradizione biblica si ha nell’ultima cena, quando Cristo istituisce il sacramento del suo corpo e del suo sangue il giorno prima di offrire questo corpo e questo sangue nel sacrificio della croce. Come scrive san Paolo: “Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è per voi; fate questo in memoria di me” (1Co 11,23-24). Similmente gli evangelisti sinottici, a loro volta, parlano del ringraziamento sul calice: “Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, versato per molti”” (Mc 14,23-24 cf. Mt 26,27 Lc 22,17).

7. L’originale greco dell’espressione “rese grazie” è “eucharistésas” (da “eucaristein”), da cui Eucaristia. Così dunque il sacrificio del corpo e del sangue istituito come il santissimo Sacramento della Chiesa costituisce il compimento e insieme il superamento di quei sacrifici di benedizione e di lode, di cui si parla nei Salmi (“zebah todah”). Le comunità cristiane, sin dai tempi più antichi, univano la celebrazione dell’Eucaristia al ringraziamento, come dimostra un testo della “Didaché” (scritto composto fra la fine del I secolo e gli inizi del II, probabilmente in Siria, forse nella stessa Antiochia):

Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la santa vita di Davide tuo servo, che ci hai fatto svelare da Gesù Cristo tuo servo . . .

Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la vita e per la conoscenza che ci hai fatto svelare da Gesù Cristo tuo servo . . .

Ti ringraziamo, o Padre nostro, per il tuo santo nome, che ci hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l’immortalità che ci hai fatto svelare da Gesù Cristo tuo servo” (Didaché 9,2-3; 10,2).

8. Il canto di ringraziamento della Chiesa che accompagna la celebrazione dell’Eucaristia, nasce dall’intimo del suo cuore, e anzi dal Cuore stesso del Figlio, che viveva di ringraziamento. Si può ben dire che la sua preghiera, e anzi tutta la sua esistenza terrena, divenne rivelazione di questa fondamentale verità enunciata nella Lettera di Giacomo: “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce . . .” (Lc 1,17). Vivendo di ringraziamento, Cristo, il figlio dell’uomo, il “nuovo Adamo”, sconfiggeva alla radice stessa il peccato che sotto l’influsso del “padre della menzogna”, era stato concepito nell’animo “del primo Adamo” (cf. Gn 3). Il ringraziamento restituisce all’uomo la consapevolezza del dono elargito da parte di Dio fin “dall’inizio” e nello stesso tempo esprime la disponibilità a ricambiare il dono: dare con tutto il cuore a Dio se stessi e ogni altra cosa. È come una restituzione, perché tutto ha in lui il suo inizio e la sua fonte.

Gratias agamus Domino Deo nostro”: è l’invito che la Chiesa pone al centro della liturgia eucaristica. Anche in questa esortazione risuona forte l’eco del ringraziamento, del quale viveva sulla terra il Figlio di Dio. E la voce del popolo di Dio vi risponde con un umile e grande testimonianza corale: “Dignum et iustum est”, “È cosa buona e giusta!”.

Ai fedeli di lingua francese

Ai fedeli di lingua inglese

Ad un folto gruppo di giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Do un cordiale benvenuto ai pellegrini appartenenti al gruppo “Movimento del Buon Pastore”, alle religiose della Diocesi di Sendai e agli studenti dell’Università Nan zan di Nagoya, tutti provenienti dal Giappone.

Mentre la Chiesa celebra l’Anno Mariano, voi fate un pellegrinaggio o un viaggio di studio e di aggiornamento in Europa. Auguro a tutti voi che la Vergine Maria, Madre di Gesù e di tutti noi, vi colmi delle grazie divine e vi assista.

Di cuore vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini provenienti da Paesi di lingua tedesca

Ai numerosi fedeli di espressione linguistica spagnola


Ai numerosi fedeli Polacchi

Ai rappresentanti di alcune congregazioni religiose

Sono presenti a questa Udienza alcune rappresentanze di Congregazioni religiose: ci sono i Padri Rogazionisti con i partecipanti al Corso per Animatori e Animatrici Vocazionali da essi organizzato. Ci sono poi le Capitolari delle Suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, le quali celebrano il centenario della morte della Fondatrice, la Beata Maria Caterina Troiani; le Capitolari delle Suore Carmelitane Teresiane; le Suore di San Giovanni Battista, che partecipano ad un Capitolo provinciale; un gruppo di Figlie di Maria Santissima dell’Orto, che ricordano il 50° o il 25° anniversario della loro professione religiosa.

Come non provare gioia anche solo nel passare in rassegna questa eletta schiera di anime consacrate, dedite al servizio del Regno di Dio? La Chiesa ha bisogno di voi, carissimi Religiosi e Religiose, per svolgere la sua missione. E’ quindi estremamente importante che si coltivino i germi di vocazione suscitati da Dio nel cuore di giovani e ragazze, che sono sensibili ai valori del messaggio evangelico. Ed è altrettanto importante che si curi con ogni attenzione la pianticella crescente della vocazione, affinché dia i suoi frutti. Non risparmiate, dunque, sollecitudine e fatica, voi specialmente Superiori e Superiore, in favore delle sacre vocazioni a gloria di Dio, a servizio della Chiesa, a vantaggio della anime.

A tutti voi, Religiosi e Religiose, la mia speciale Benedizione in segno di gratitudine e di incoraggiamento.

Ai giovani

Carissimi giovani! Con grande gioia rivolgo a voi un particolare saluto, pensando alle vostre vacanze in piena estate! Auguro a tutti giorni di serenità e di riposo, in spirito di amicizia e di fraternità. Vi esorto anche ad impiegare il vostro tempo prezioso con qualche impegno ingegnoso e qualche lettura interessante; a non tralasciare mai le vostre preghiere e la partecipazione alla Santa Messa domenicale; e ad esprimere anche la vostra bontà e il vostro carattere cristiano con qualche atto di carità verso coloro che soffrono e che hanno bisogno del vostro aiuto. Vi assista durante le vostre vacanze la mia Benedizione.

Agli ammalati

Carissimi ammalati e accompagnatori! Anche oggi, nonostante l’afosa stagione estiva, avete voluto partecipare all’udienza. Vi ringrazio per la vostra presenza e vi saluto con grande affetto, assicurando che la mia preghiera sempre vi accompagni. Sta terminando il mese di Luglio, che è particolarmente dedicato alla devozione verso il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo, versato per la nostra salvezza. Specialmente chi soffre penetra in modo più profondo e illuminante il mistero del dolore redentore e si unisce a Cristo Crocifisso per espiare, purificare, salvare. Coltivate nella vostra vita spirituale anche questa devozione, che conforta e consola. A tutti la mia Benedizione.

Agli sposi novelli

Giunga anche a voi, sposi novelli, la mia parola beneaugurante! Nel vostro viaggio di Nozze avete voluto venire a Roma, per partecipare all’Udienza e ricevere la speciale Benedizione del Papa. Mentre vi ringrazio per questo gesto di fede, prego il Signore affinché il Matrimonio, che vi ha uniti in un vincolo sacro di amore e di grazia, mantenga sempre viva e fervorosa la reciproca donazione, nella comprensione, nella bontà, nella pazienza. Santa Marta, di cui oggi celebriamo la Festa liturgica, che nella casa di Betania, insieme a Maria ed a Lazzaro, con tanto affetto ed impegno serviva Gesù, loro Amico e Maestro, interceda per voi, affinché nella vostra nuova casa sia sempre viva ed amata la presenza di Cristo; e siate disposti a servirlo nei fratelli! La mia Benedizione vi accompagni.
***


In questo periodo, che per molti è di serena vacanza, desidero rivolgere un pensiero di cristiana pietà per chi muore e di fraterna solidarietà per chi soffre.

Ricordiamo nella preghiera le centinaia di persone che nei giorni scorsi hanno perduto la vita per la calura in Grecia e in altre regioni del Mediterraneo, e per le piogge torrenziali e le inondazioni in Corea e in Iran.

Ma vorrei invitarvi a pregare anche per le vittime della violenza fratricida, che recentemente, in varie parti del mondo, si è abbattuta su numerose persone.

Uniamoci, innanzitutto, alla preghiera dei vescovi e della Comunità cattolica del Mozambico, che domenica scorsa hanno commemorato le 386 persone - tra cui anziani, ammalati, donne e bambini - trucidate ad Homoine. Il Signore accolga nella sua pace le vittime di quell’eccidio disumano, dia conforto a quanti sono nel dolore e sostenga l’impegno di coloro che continuano a operare perché la cara Nazione mozambicana recuperi pace e tranquillità.

Anche da Haiti continuano a giungere notizie di tensioni e di scontri con numerosi morti e feriti. I vescovi hanno levato la loro voce il 4 luglio scorso per esprimere dolore e preoccupazione e per indicare ancora una volta le vie della riconciliazione e della giustizia. Mentre vi invito a pregare con me per le vittime, desidero far mio l’appello dei vescovi: nella violenza non c’è soluzione per i gravi problemi che affliggono quella popolazione! La scelta giusta è invece il rispetto delle persone, l’accettazione e la fiducia reciproche, lo sforzo di tutti nel sostenere le grandi speranze del popolo haitiano. Chiediamo alla nostra Madre celeste di ottenere per i responsabili della Nazione e per tutti gli uomini di buona volontà la luce e la forza necessari per assicurare lo sviluppo pacifico e democratico del Paese, così vivamente desiderato.




Mercoledì, 5 agosto 1987

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1. “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre (
Jn 16,28). Gesù Cristo ha la consapevolezza della sua origine dal Padre: è il figlio perché proviene dal Padre. Come Figlio è venuto nel mondo, mandato dal Padre. Questa missione (“missio”), che si basa sull’eterna origine del Cristo-Figlio dal Padre, è radicata in lui. Perciò in questa missione il Padre rivela il Figlio e rende testimonianza a Cristo come suo Figlio, mentre il Figlio rivela il Padre. Nessuno infatti “conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,27). Il Figlio, che “è uscito dal Padre”, esprime e conferma la propria figliolanza in quanto “rivela il Padre” davanti al mondo. E lo fa non solo con le parole del Vangelo, ma anche con la sua vita, per il fatto che egli completamente “vive per il Padre”, e questo fino al sacrificio della vita sulla croce.

2. Questa missione salvifica del Figlio di Dio come Uomo, si compie “nella potenza” dello Spirito Santo.Lo attestano numerosi passi dei Vangeli e tutto il Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento, la verità sulla stretta relazione tra la missione del Figlio e la venuta dello Spirito Santo (che è anche la sua “missione”) era nascosta, anche se in un certo modo già annunziata. Un presagio particolare sono le parole di Isaia, alle quali Gesù si richiama all’inizio della sua attività messianica a Nazaret: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore” (Lc 4,17-19 cf. Is 61,1-2).

Queste parole riguardano il Messia: parola che significa “consacrato con unzione” (“unto”) - cioè colui che viene nella potenza dello Spirito del Signore -. Gesù afferma davanti ai suoi compaesani che queste parole si riferiscono a lui: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi” (cf. Lc 4,21).

3. Tale verità sul Messia che viene nella potenza dello Spirito Santo trova la sua conferma durante il battesimo di Gesù nel Giordano sempre all’inizio della sua attività messianica. Particolarmente denso è il testo di Giovanni che riporta le parole del Battista: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: “L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo”. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio” (Jn 1,32-34).

Dunque, Gesù è il Figlio di Dio, colui che “è uscito dal Padre ed è venuto nel mondo” (cf. Jn 16,28) per portare lo Spirito Santo: “per battezzare con lo Spirito Santo” (cf. Mc 1,8), cioè per istituire la nuova realtà della rinascita da Dio da parte dei figli di Adamo gravati dal peccato. La venuta del Figlio di Dio nel mondo, il suo umano concepimento e la sua nascita verginale si sono compiuti per opera dello Spirito Santo. Il Figlio di Dio si è fatto Uomo ed è nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, nella sua potenza.

4. La testimonianza che Giovanni rende a Gesù di Nazaret come Figlio di Dio, è in stretta relazione con il testo del Vangelo di Luca, dove leggiamo che all’annunciazione Maria si sente dire che ella “concepirà e darà alla luce un figlio che sarà chiamato figlio dell’Altissimo” (cf. Lc 1,31-32). E quando chiede: “Come avverrà questo? Non conosco uomo”, riceve la risposta: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,34-35).

Se dunque l’“uscire dal Padre e venire nel mondo” del Figlio di Dio come uomo (il figlio dell’uomo), si è operato nella potenza dello Spirito Santo, ciò manifesta il mistero della vita trinitaria di Dio. E questa vivificante potenza dello Spirito Santo viene confermata fin dall’inizio dell’attività messianica di Gesù, come risulta dai testi dei Vangeli, sia di quelli sinottici (Mc 1,10 Mt 3,16 Lc 3,22) che di quello giovanneo (Jn 1,32-34).

5. Già nel Vangelo dell’infanzia, quando è detto di Gesù che “la grazia di Dio era sopra di lui” (Lc 2,40), indirettamente viene messa in evidenza la presenza santificante dello Spirito Santo. Ma è dal momento del battesimo nel Giordano che i vangeli parlano molto più espressamente dell’attività di Cristo nella potenza dello Spirito: “subito dopo (il battesimo) lo Spirito lo sospinse nel deserto . . .”, dice Marco (Mc 1,12). E nel deserto, dopo un periodo di quaranta giorni di digiuno, lo Spirito di Dio permise che Gesù fosse tentato dallo spirito delle tenebre, in maniera da riportare su di lui la prima vittoria messianica (cf. Lc 4,1-14). Anche durante la sua attività pubblica, Gesù manifesta più volte la medesima potenza dello Spirito Santo nei riguardi degli indemoniati. Egli stesso lo mette in risalto con quelle sue parole: “Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio” (Mt 12,28). La conclusione di tutto il combattimento messianico contro le forze delle tenebre è stato l’evento pasquale: la morte in croce e la risurrezione di colui che è venuto dal Padre nella potenza dello Spirito Santo.

6. Anche dopo l’ascensione Gesù è rimasto, nella coscienza dei suoi discepoli, come colui che “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza” (Ac 10,38). Essi ricordavano che grazie a questa potenza gli uomini, ascoltando l’insegnamento di Gesù, lodavano Dio e dicevano: “Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo” (Lc 7,16), “Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo” (Jn 7,46), e attestavano che, grazie a questa potenza, Gesù “faceva miracoli, prodigi e segni” (Ac 2,22), così che “tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19). In tutto ciò che Gesù di Nazaret, il figlio dell’uomo, faceva e insegnava, si realizzavano le parole del profeta Isaia (cf. Is 42,1) sul Messia: “Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui . . .” (Mt 12,18).

7. Questa potenza dello Spirito Santo si è manifestata fino in fondo nel sacrificio redentivo di Cristo e nella sua risurrezione. Veramente Gesù è il Figlio di Dio “che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (cf. Jn 10,36). Rispondendo alla volontà del Padre, egli offre se stesso a Dio mediante lo Spirito come vittima senza macchia e questa vittima purifica la nostra coscienza dalle opere morte, perché possiamo servire il Dio vivente (cf. He 9,14). Lo stesso Santo Spirito - come testimonia l’apostolo Paolo - “ha risuscitato Gesù dai morti” (Rm 8,11), e mediante questo “risorgere dai morti” Gesù Cristo riceve la pienezza della potenza messianica ed è definitivamente rivelato dallo Spirito Santo come “figlio di Dio con potenza”, letteralmente: “costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti” (Rm 1,4).

8. Dunque Gesù Cristo, il Figlio di Dio, viene nel mondo per opera dello Spirito Santo, e come Figlio dell’uomo compie fino in fondo la sua missione messianica in forza dello Spirito Santo. Ma se Gesù Cristo agisce per questa potenza durante tutta la sua attività salvifica e alla fine nella passione e risurrezione, allora è lo Spirito stesso a rivelare che egli è Figlio di Dio. Sicché oggi, grazie allo Spirito Santo, la divinità del Figlio, Gesù di Nazaret, risplende davanti al mondo. E “nessuno - come scrive san Paolo - può dire: “Gesù è il Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1Co 12,3)

Ai fedeli di lingua francese

Ai fedeli di lingua inglese

Ad alcuni pellegrini giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissimi pellegrini, provenienti dalla diocesi di Okinawa. Ho sentito dire che voi fate un pellegrinaggio in Terra Santa, in coincidenza con l’anno Mariano che la Chiesa sta celebrando.

Voi camminerete sulle tracce della Madre di Gesù e pregherete affinché possiate approfondire la presenza di Maria nella vostra vita quotidiana.

Augurando che la Madonna cammini insieme a Voi e sia, il vostro, un pellegrinaggio veramente fruttuoso, Vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua tedesca

Ai numerosi pellegrini spagnoli

Ai fedeli di lingua portoghese

Ai pellegrini provenienti dalla Polonia


Ai giovani

Rivolgo ora il mio saluto ai numerosi giovani qui presenti. Cari giovani, il periodo estivo vi offre la possibilità di un arricchimento culturale, umano e spirituale. Sappiate trarre tesoro dalla conoscenza di tante bellezze artistiche e naturali che avete occasione di ammirare; sappiate comunicare in modo veramente umano e fraterno con le persone che incontrate, ed ogni giorno rientrate in voi stessi con qualche momento di riflessione e di preghiera.

Vi benedico di cuore.

Agli ammalati

A voi cari ammalati, che sempre ricordo nelle mie preghiere, il mio caro saluto! In questo periodo il caldo rende più accentuata la vostra sofferenza, nonostante le premure dei vostri cari e di quanti vi assistono con tanto amore.

Ricordatevi sempre che Dio vi ama di un amore particolare! Invocate con viva fede il suo aiuto affinché, partecipi delle sofferenze di Gesù, che attraverso la Croce ha redento l’umanità, possiate trarre dalle vostre sofferenze il maggior beneficio possibile per voi, per le vostre famiglie e per tutta la Chiesa.

Vi sia di conforto la mia Benedizione.

Agli sposi novelli

Cari sposi novelli, la chiesa guarda a voi con particolare attenzione e fiducia. Vi siete scelti liberamente e responsabilmente, siete coppie impegnate a realizzare la grande missione di amore e di vita che corrisponde al piano che Dio ha su ciascuna coppia e al progetto maturato nel fidanzamento. Voi, sposi cristiani, siete chiamati a testimoniare in copia l’amore di Dio e ad essere suoi collaboratori nel trasmettere la vita ai figli, per educarli agli autentici valori umani e cristiani.

Pregate il Signore affinché illumini le vostre menti, percorrete con coraggio ed entusiasmo la strada dell’amore e della vita, affidandovi alla protezione della Vergine Santa.

Vi accompagni la mia Benedizione.

Annuncio della visita a Santa Maria Maggiore

Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica della “dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore”, la cui origine è collegata a una pia tradizione: la notte tra il 4 e 5 agosto dell’anno 352, al patrizio romano Giovanni apparve la Madonna, ordinandogli di erigere una chiesa nel luogo in cui, il giorno seguente, sarebbe caduta una abbondante nevicata; analogo sogno ebbe contemporaneamente il Papa Liberio. L’indomani sul colle Esquilino cadde abbondante la neve; il Papa vi segnò il tracciato della chiesa e fu costruita a spese del patrizio Giovanni. In base a questa tradizione, la Basilica è denominata anche “Santa Maria della Neve”, come pure “Basilica Liberiana”, dal nome del mio predecessore che volle fosse costruita.

Ottanta anni dopo, nel 432, Papa Sisto III la fece riedificare volendo in tal modo esaltare il dogma della “Maternità divina” di Maria santissima, che nell’anno precedente era stato solennemente proclamato nel Concilio Ecumenico di Efeso.

È in tale meravigliosa e veneranda Basilica Romana, che alla vigilia dell’inizio dell’Anno mariano abbiamo recitato il rosario, collegandoci con alcuni dei più importanti Santuari mariani del mondo! Proprio in quel gioioso ricordo, mi recherò in pellegrinaggio a detta Basilica, al termine dell’udienza generale, e pregherò per la buona riuscita dell’Anno Mariano.
***


Domani e dopodomani avrà luogo a Città del Guatemala una riunione dei Presidenti delle Repubbliche Centroamericane.

Invito tutti a pregare perché questa nuova iniziativa di pace per quella Regione tanto travagliata possa raggiungere risultati concreti, che contribuiscano al superamento degli antagonismi che hanno già portato tanti amari frutti di violenza e di morte.

La Santa Sede vede con simpatia gli sforzi che si stanno compiendo perché tra quelle nobili Nazioni, che un’unica fede cristiana affratella e sono unite da stretti vincoli storici e culturali, possano svolgersi negoziati fruttuosi al fine di pervenire ad una pace stabile e duratura, fondata sulle esigenze della giustizia e del rispetto dei diritti umani per tutte le persone e per tutti i popoli interessati.

Affido alla materna intercessione di Maria Santissima ansie ed aspettative di quelle care popolazioni, tanto provate: Lei, la Regina della pace, ottenga da Gesù i doni a cui essi anelano dal profondo del cuore.




Mercoledì, 12 agosto 1987

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1. Gesù Cristo il Figlio di Dio, che viene mandato dal Padre nel mondo, diventa uomo per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria, la Vergine di Nazareth, e in forza dello Spirito Santo compie come uomo la sua missione messianica fino alla croce e alla risurrezione.

In riferimento a questa verità (che costituiva l’oggetto della precedente catechesi), occorre ricordare il testo di sant’Ireneo che scrive: “Lo Spirito Santo è disceso sul Figlio di Dio, che è diventato Figlio dell’uomo, abituandosi insieme a lui a inabitare nel genere umano, a riposare negli uomini, opere di Dio, compiendo in loro la volontà del Padre e trasformando la loro vecchiezza nella novità di Cristo” (S. Irenaei, Adversus haereses, III, 17,1).

È un passo molto significativo che ripete con altre parole ciò che abbiamo appreso dal Nuovo Testamento, cioè che il Figlio di Dio si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo e nella sua potenza ha svolto la missione messianica, per preparare così l’invio e la discesa nelle anime umane di questo spirito, che “scruta le profondità di Dio” (cf.
1Co 2,10), per rinnovare e consolidare la sua presenza e la sua azione santificante nella vita dell’uomo. È interessante quell’espressione di Ireneo, secondo il quale lo Spirito Santo, operando nel Figlio dell’uomo, “si abituava insieme a lui ad inabitare nel genere umano”.

2. Nel Vangelo di Giovanni leggiamo che “nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva; chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui; infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Jn 7,37-39). Gesù annuncia la venuta dello Spirito Santo servendosi della metafora dell’“acqua viva”, perché è “lo Spirito che dà la vita . . .” (Jn 6,63). I discepoli riceveranno questo Spirito da Gesù stesso nel tempo opportuno, quando Gesù sarà “glorificato”: l’Evangelista ha in mente la glorificazione pasquale mediante la croce e la risurrezione.

3. Quando tale tempo - cioè l’“ora” di Gesù - è ormai vicino, durante il discorso nel cenacolo, Cristo riprende il suo annuncio, e più volte promette agli apostoli la venuta dello Spirito Santo come nuovo Consolatore (Paraclito).

Dice loro così: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli dimora presso di voi e sarà in voi” (Jn 14,16-17). “Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Jn 14,26). E più avanti: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità, che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza...” (Jn 15,26).

Gesù conclude così: “Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio . . .” (Jn 16,7-8).

4. Nei testi riportati, è contenuta in modo denso la rivelazione della verità sullo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio (su questo argomento mi sono ampiamente intrattenuto nell’enciclica Dominum et Vivificantem ). In sintesi, parlando agli apostoli nel cenacolo, la vigilia della sua passione, Gesù unisce la sua dipartita ormai vicina con la venuta dello Spirito Santo. Per Gesù è un rapporto causale: egli deve andarsene attraverso la croce e la risurrezione, affinché lo Spirito di verità possa discendere sugli apostoli e sulla Chiesa intera come il Consolatore. Allora il Padre manderà lo Spirito “nel nome del Figlio” lo manderà nella potenza del mistero della redenzione, che deve compiersi per mezzo di questo Figlio, Gesù Cristo. Perciò è giusto affermare, come fa Gesù, che anche il Figlio stesso lo manderà: “il Consolatore che io vi manderò dal Padre” (Jn 15,26).

5. Questa promessa fatta agli apostoli alla vigilia della sua passione e morte, Gesù l’ha adempiuta il giorno stesso della sua risurrezione. Narra infatti il Vangelo di Giovanni che, presentatosi ai discepoli ancora rifugiati nel cenacolo, Gesù li salutò e mentre essi erano sbigottiti dallo straordinario evento, “alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; e chi rimetterete i peccati saranno rimessi a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”” (Jn 20,22-23).

Nel testo di Giovanni c’è una sottolineatura teologica che è bene mettere in evidenza: il Cristo risorto è colui che si presenta agli apostoli e “porta” loro lo Spirito Santo, colui che in un certo senso lo “dà” a loro nei segni della sua morte in croce (“Mostrò loro le mani e il costato” (Jn 20,20)). Ed essendo “lo Spirito che dà la vita” (Jn 6,63), gli apostoli ricevono insieme con lo Spirito Santo la capacità e il potere di rimettere i peccati.

6. Quello che accade in modo così significativo il giorno stesso della risurrezione, dagli altri evangelisti viene in qualche modo disteso nei giorni successivi, nei quali Gesù continua a preparare gli apostoli al grande momento, quando in forza della sua dipartita lo Spirito Santo scenderà su di loro in modo definitivo, così che la sua venuta diventerà manifesta al mondo. Esso sarà anche il momento della nascita della Chiesa: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria fino agli estremi confini della terra” (Ac 1,8). Questa promessa, che riguarda direttamente la venuta del Paraclito, si è compiuta il giorno di Pentecoste.

7. In sintesi possiamo dire che Gesù Cristo è colui che proviene dal Padre come eterno Figlio, è colui che dal Padre “è uscito” facendosi uomo per opera dello Spirito Santo. E dopo aver compiuto la sua missione messianica come Figlio dell’uomo in forza dello Spirito Santo “va al Padre” (cf. Jn 14,12). Andandovi come Redentore del mondo, “dà” ai suoi discepoli e manda sulla Chiesa per tutti i tempi, lo stesso Spirito, nella cui potenza egli agiva come uomo. In questo modo Gesù Cristo, come colui che “va al Padre”, per mezzo dello Spirito Santo conduce “al Padre” tutti coloro che lo seguiranno nel corso dei secoli.

8. “Innalzato pertanto alla destra di Dio e, dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, (Gesù Cristo) lo ha effuso” (Ac 2,33), dirà l’apostolo Pietro il giorno di Pentecoste. “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Ga 4,6), scriverà l’apostolo Paolo. Lo Spirito Santo che “proviene dal Padre” (cf. Jn 15,26), è nello stesso tempo lo Spirito di Gesù Cristo: lo Spirito del Figlio.

9. Dio ha dato a Cristo lo Spirito Santo “senza misura”, proclama Giovanni Battista, secondo il IV Vangelo. E san Tommaso d’Aquino spiega nel suo limpido commento che i profeti ricevevano lo Spirito “con misura”, e perciò “parzialmente” profetizzavano. Cristo invece ha lo Spirito Santo “senza misura”: sia come Dio, in quanto il Padre mediante l’eterna generazione, gli dà di spirare lo Spirito all’infinito; sia come uomo, in quanto, mediante la pienezza della grazia, Dio lo ha colmato di Spirito Santo, perché lo effonda in ogni credente (san Tommaso, Super Evang. S. Ioannis Lectura, c. III, 1. 6, n. 541-544). Il Dottore Angelico si riferisce al testa di Giovanni (Jn 3,34): “Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio che dà (a lui) lo Spirito senza misura” (secondo la traduzione proposta da illustri biblisti).

Veramente possiamo esclamare con intima commozione, assieme all’evangelista Giovanni: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” (Jn 1,16); veramente siamo diventati partecipi della vita di Dio nello Spirito Santo.

E su questo mondo di figli del primo Adamo, destinati alla morte, vediamo ergersi possente il Cristo, l’“ultimo Adamo”, diventato “Spirito datore di vita” (1Co 15,45).

Ai fedeli di lingua francese


Ai fedeli di lingua inglese

Ai fedeli di lingua tedesca

Ai numerosi pellegrini di lingua spagnola


Ai pellegrini polacchi

Ai giovani

Desidero salutare in modo del tutto particolare i giovani, qui riuniti a metà di questo mese di Agosto, nella imminenza della Solennità della beata Vergine Maria Assunta in Cielo.

Carissimi, abbiate sempre nella Beata Vergine Maria uno stupendo modello di vita e di fede, e nella intensa preghiera e nella frequente meditazione rivolgetevi a Lei, esaltata più di ogni altra creatura, perché ha realizzato in totale umiltà la sua straordinaria grandezza di Madre di Dio e di Prima tra i Credenti.

Agli ammalati

Rivolgo, ora, il mio pensiero a voi, carissimi ammalati, qui presenti.

Il mio augurio è che, con il materno aiuto di Maria Santissima, la quale ai piedi della Croce sperimentò un dolore intenso come taglio di spada, voi sappiate affrontare con coraggio e fiducia le prove della vita e avere inoltre la certezza che nella malattia e nella sofferenza troverete sempre sostegno e conforto nel suo amatissimo Figlio e nostro Redentore.

Agli sposi novelli

Infine saluto voi, carissimi sposi novelli, venuti a Roma dopo aver ricevuto la grazia sacramentale.

La vostra nascente famiglia abbia nella Famiglia di Nazareth il fulgido modello da imitare, e guardi sempre a Maria Santissima come ad una Mamma che, col suo aiuto e con la sua intercessione, vi può aiutare a realizzare la promessa di amore vicendevole e totale, e l’impegno, assunto davanti all’Altare del Signore, di vivere una vita sempre guidata dal Vangelo.





Catechesi 79-2005 29787