Catechesi 79-2005 30796

Mercoledì, 3 luglio 1996: Colei che ha creduto

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1. Nel racconto evangelico della Visitazione, Elisabetta "piena di Spirito Santo", accogliendo in casa Maria, esclama: "Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore" (
Lc 1,45). Questa beatitudine, la prima riferita dal Vangelo di Luca, presenta Maria come colei che con la sua fede precede la Chiesa nella realizzazione dello spirito delle beatitudini.

L’elogio tessuto da Elisabetta alla fede di Maria è rafforzato dal confronto con l’annuncio dell’angelo a Zaccaria. Una lettura superficiale delle due annunciazioni potrebbe considerare simili le risposte di Zaccaria e di Maria al messaggero divino: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni", dice Zaccaria; e Maria: "Come avverrà questo? Non conosco uomo" (Lc 1,18 Lc 1,34). Ma la profonda differenza tra le disposizioni intime dei protagonisti delle due vicende emerge dalle parole stesse dell’angelo, che rivolge a Zaccaria un rimprovero per la sua incredulità, mentre offre immediatamente una risposta alla domanda di Maria. A differenza dello sposo di Elisabetta, Maria aderisce pienamente al progetto divino, non subordinando il suo consenso alla concessione di un segno visibile.

All’angelo che le propone di diventare madre, Maria fa presente il suo proposito di verginità. Ella, credendo nella possibilità del compimento dell’annuncio, interpella il messaggero divino solo sulle modalità della sua realizzazione, per meglio adempiere la volontà di Dio, alla quale intende aderire ed affidarsi con totale disponibilità. "Cercò il modo, non dubitò dell’onnipotenza di Dio", commenta sant’Agostino (Sermo 291).

2. Anche il contesto in cui si realizzano le due annunciazioni contribuisce ad esaltare l’eccellenza della fede di Maria. Nel racconto di Luca cogliamo la situazione più favorevole di Zaccaria e la inadeguatezza della sua risposta. Egli riceve l’annuncio dell’angelo nel tempio di Gerusalemme, all’altare davanti al "Santo dei Santi" (cfr Ex 30,6-8); l’angelo gli si rivolge mentre offre l’incenso, durante quindi il compimento della sua funzione sacerdotale, in un momento saliente della sua vita; la decisione divina gli viene comunicata durante una visione. Queste particolari circostanze favoriscono una più facile comprensione dell’autenticità divina del messaggio e costituiscono un motivo d’incoraggiamento ad accoglierlo prontamente.

L’annuncio a Maria avviene, invece, in un contesto più semplice e feriale, senza gli elementi esterni di sacralità che accompagnano quello fatto a Zaccaria. Luca non indica il luogo preciso in cui avviene l’Annunciazione della nascita del Signore: riferisce solo che Maria si trovava a Nazaret, villaggio poco importante, che non appare predestinato all’evento. Inoltre, l’evangelista non attribuisce singolare rilevanza al momento in cui l’angelo si rende presente, non precisandone le circostanze storiche. Nel contatto con il messaggero celeste l’attenzione verte sul contenuto delle sue parole, che esigono da Maria un ascolto intenso e una fede pura.

Quest’ultima considerazione ci permette di apprezzare la grandezza della fede in Maria, soprattutto se confrontata con la tendenza a chiedere con insistenza, ieri come oggi, segni sensibili per credere. L’assenso della Vergine alla Volontà divina è motivato, invece, solo dal suo amore per Dio.

3. A Maria è proposto di aderire ad una verità molto più alta di quella annunciata a Zaccaria. Questi è invitato a credere in una nascita meravigliosa che si realizzerà all’interno di un’unione matrimoniale sterile, che Dio vuole rendere feconda: intervento divino analogo a quelli di cui avevano beneficiato alcune donne dell’Antico Testamento: Sara (Gn 17,15-21 Gn 18,10-14), Rachele (Gn 30,22), la madre di Sansone (Jg 13,1-7), Anna, madre di Samuele (1S 1,11-20).In tali episodi viene sottolineata soprattutto la gratuità del dono di Dio.

Maria è chiamata a credere in una maternità verginale, di cui l’Antico Testamento non ricorda nessun precedente. In realtà il noto oracolo di Isaia: "Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (Is 7,14), pur non escludendo tale prospettiva, è stato esplicitamente interpretato in questo senso soltanto dopo la venuta di Cristo, e alla luce della rivelazione evangelica.

A Maria è richiesto di aderire ad una verità mai enunciata nel tempo precedente. Ella l’accoglie con animo semplice e audace. Con la domanda: "Come avverrà questo?" esprime la fede nel potere divino di conciliare la verginità con la sua eccezionale ed unica maternità.

Rispondendo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo" (Lc 1,35), l’angelo offre l’ineffabile soluzione di Dio all’interrogativo posto da Maria. La verginità, che sembrava un ostacolo, diviene il contesto concreto nel quale lo Spirito Santo opererà in lei il concepimento del Figlio di Dio incarnato. La risposta angelica apre la via alla cooperazione della Vergine con lo Spirito Santo nella generazione di Gesù.

4. Nella realizzazione del disegno divino si attua la libera collaborazione della persona umana. Maria, credendo alla Parola del Signore, coopera all’adempimento della maternità annunciata.

I Padri della Chiesa sottolineano spesso questo aspetto del concepimento verginale di Gesù. Soprattutto sant’Agostino, commentando il Vangelo dell’Annunciazione, afferma: "L’angelo annunzia, la Vergine ascolta, crede e concepisce" (Sermo 13 in Nat. Dom.). Ed ancora: "Il Cristo è creduto e concepito mediante la fede. Prima si verifica la venuta della fede nel cuore della Vergine, e in seguito viene la fecondità nel seno della Madre" (Sermo 293).

L’atto di fede di Maria ricorda la fede di Abramo, che ai primordi dell’Antica Alleanza ha creduto in Dio, divenendo così capostipite di una posterità numerosa (cf. Gn 15,6 Redemptoris Mater RMA 14). All’inizio della Nuova Alleanza anche Maria con la sua fede esercita un influsso decisivo sul compimento del mistero dell’Incarnazione, inizio e compendio di tutta la missione redentrice di Gesù.

Lo stretto rapporto tra fede e salvezza, posto in risalto da Gesù nella sua vita pubblica (cf. Mc 5,34 Mc 10,52 ecc), aiuta a comprendere anche il fondamentale ruolo che la fede di Maria ha esercitato e continua ad esercitare nei confronti della salvezza del genere umano.

Saluti:



Ai fedeli italiani

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. Saluto in particolare gli studenti di Teologia dell'Opera don Orione ed i loro formatori, che, accompagnati dal Direttore Generale, Don Roberto Simionato, partecipano al primo incontro europeo di formazione per giovani religiosi della Congregazione. Carissimi, seguendo il vostro Fondatore, crescete sempre più nella fedeltà al vostro tipico carisma di servizio alla Chiesa e ai poveri, per offrire un valido contributo alla nuova evangelizzazione del continente europeo. Saluto, poi, il gruppo di cicloturisti che, provenendo dal Santuario mariano di Czestochowa, portano con sé la « Fiaccola della Speranza ». Auspico che la singolare impresa, ispirata all'impegno espresso dal motto « Con Francesco e Chiara incendiamo il mondo di pace », contribuisca a diffondere la cultura della pace e della solidarietà. Un pensiero affettuoso va anche ai bambini bielorussi, ospiti della Parrocchia Basilica Concattedrale di Nepi. Il Signore protegga voi, cari bambini, e quanti vi hanno accolto in questi mesi.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Saluto ora i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli, traendo spunto dall'odierna festa dell'apostolo Tommaso. In più occasioni ho presentato ai giovani la figura di san Tommaso come esempio di fede maturata attraverso la ricerca e talora anche attraverso il dubbio. Auguro a ciascuno di voi, cari ragazzi e ragazze qui presenti, di poter dire con fede a Cristo crocifisso e risorto: « Mio Signore e mio Dio ». A voi, cari ammalati, auspico di trovare pace e consolazione nella contemplazione delle piaghe aperte e del costato trafitto di Cristo, che Tommaso ebbe il privilegio di poter toccare. Ed auspico che voi, cari sposi novelli, poniate sempre la fede a fondamento della vostra vita familiare.




Mercoledì, 10 luglio 1996: La verginità di Maria, verità di fede

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1. La Chiesa ha costantemente ritenuto la verginità di Maria una verità di fede, accogliendo ed approfondendo la testimonianza dei Vangeli di Luca, di Matteo e, probabilmente, anche di Giovanni.

Nell’episodio dell’Annunciazione, l’evangelista Luca chiama Maria "vergine", riferendo sia della sua intenzione di perseverare nella verginità come del disegno divino che concilia tale proposito con la sua prodigiosa maternità. L’affermazione del concepimento verginale, dovuto all’azione dello Spirito Santo, esclude ogni ipotesi di partenogenesi naturale e rigetta i tentativi di spiegare il racconto lucano come esplicitazione di un tema giudaico o come derivazione di una leggenda mitologica pagana.

La struttura del testo lucano (cf.
Lc 1,26-38 Lc 2,19 Lc 2,51) resiste ad ogni interpretazione riduttiva. La sua coerenza non permette di sostenere validamente mutilazioni dei termini o delle espressioni che affermano il concepimento verginale operato dallo Spirito Santo.

2. L’evangelista Matteo, riferendo l’annuncio dell’angelo a Giuseppe, afferma al pari di Luca il concepimento operato "dallo Spirito Santo" (Mt 1,20), con esclusione di relazioni coniugali.

La generazione verginale di Gesù, inoltre, è comunicata a Giuseppe in un secondo momento: non si tratta per lui di un invito a dare un assenso previo al concepimento del Figlio di Maria, frutto dell’intervento soprannaturale dello Spirito Santo e della cooperazione della sola madre. Egli è soltanto chiamato ad accettare liberamente il suo ruolo di sposo della Vergine e la missione paterna nei riguardi del bambino.

Matteo presenta l’origine verginale di Gesù come compimento della profezia di Isaia: "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi" (Mt 1,23 cf. Is 7,14). In tal modo Matteo porta a concludere che il concepimento verginale è stato oggetto di riflessione nella prima comunità cristiana, che ne ha compreso la conformità al disegno divino di salvezza e il nesso con l’identità di Gesù, "Dio con noi".

3. A differenza di Luca e di Matteo, il Vangelo di Marco non parla del concepimento e della nascita di Gesù; tuttavia, è degno di nota che Marco non menzioni mai Giuseppe, sposo di Maria. Gesù è chiamato "il figlio di Maria" dalla gente di Nazaret oppure, in altro contesto, "il Figlio di Dio" a più riprese (Mc 3,11 Mc 5,7 cf. Mc 1,1 Mc 1,11 Mc 9,7 Mc 14,61-62 Mc 15,39). Questi dati sono in armonia con la fede nel mistero della sua generazione verginale. Tale verità, secondo una recente riscoperta esegetica, sarebbe esplicitamente contenuta anche nel versetto 13 del Prologo del Vangelo di Giovanni, che alcune autorevoli voci antiche (ad esempio, Ireneo e Tertulliano) presentano, non nella usuale forma plurale, ma al singolare: "Lui, che non da sangue né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio fu generato". Questa versione al singolare farebbe del Prologo giovanneo una delle maggiori attestazioni della generazione verginale di Gesù, inserita nel contesto del mistero dell’Incarnazione.

L’affermazione paradossale di Paolo: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna... perché ricevessimo l’adozione a figli" (Ga 4,4-5), apre la via all’interrogativo circa la personalità di tale Figlio e quindi circa la sua nascita verginale.

Questa uniforme testimonianza dei Vangeli attesta come la fede nel concepimento verginale di Gesù sia saldamente radicata in diversi ambienti della Chiesa primitiva. E ciò destituisce di ogni fondamento alcune interpretazioni recenti, che intendono il concepimento verginale in senso non fisico o biologico, ma soltanto simbolico o metaforico: esso designerebbe Gesù come dono di Dio all’umanità. La stessa cosa va detta per l’opinione avanzata da altri, secondo i quali il racconto del concepimento verginale sarebbe invece un theologoumenon, cioè un modo di esprimere una dottrina teologica, quella della filiazione divina di Gesù, o sarebbe una sua rappresentazione mitologica.

Come abbiamo visto, i Vangeli contengono l’esplicita affermazione di un concepimento verginale di ordine biologico, operato dallo Spirito Santo, e tale verità è stata fatta propria dalla Chiesa fin dalle prime formulazioni della fede (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 496).

4. La fede espressa nei Vangeli viene confermata, senza interruzioni, nella tradizione successiva. Le formule di fede dei primi autori cristiani postulano l’asserzione della nascita verginale: Aristide, Giustino, Ireneo, Tertulliano convengono con sant’Ignazio d’Antiochia, che proclama Gesù "veramente nato da una vergine" (Smirn., 1, 2). Questi autori intendono parlare di una reale e storica generazione verginale di Gesù, e sono lontani dall’affermare una verginità solo morale o un vago dono di grazia, manifestatosi nella nascita del bambino.

Le solenni definizioni di fede dei Concili ecumenici e del Magistero Pontificio, che fanno seguito alle prime brevi formule di fede, sono in perfetta consonanza con tale verità. Il Concilio di Calcedonia (451), nella sua professione di fede, accuratamente redatta e dal contenuto infallibilmente definito, afferma che Cristo è stato "generato […] secondo l’umanità, negli ultimi giorni, per noi e per la nostra salvezza, da Maria Vergine, Madre di Dio" (DS 301). Allo stesso modo il III Concilio di Costantinopoli (681) proclama che Gesù Cristo è stato "generato […] secondo l’umanità, dallo Spirito Santo e da Maria Vergine, colei che è propriamente e in tutta verità Madre di Dio" (DS 555). Altri Concili ecumenici (Costantinopolitano II, Lateranense IV e Lionese II) dichiarano Maria "sempre vergine", sottolineandone la verginità perpetua (DS 423, 801, 852). Tali affermazioni sono state riprese dal Concilio Vaticano II, evidenziando il fatto che Maria "per la sua fede e la sua obbedienza... generò sulla terra lo stesso Figlio del Padre, senza conoscere uomo, ma sotto l’ombra dello Spirito Santo" (LG 63).

Alle definizioni conciliari vanno poi aggiunte quelle del Magistero Pontificio, relative all’immacolata concezione della "Beatissima Vergine Maria" (DS 2803) e all’Assunzione della "Immacolata Madre di Dio sempre Vergine" (DS 3903).

5. Anche se le definizioni del Magistero, ad eccezione del Concilio Lateranense del 649, voluto da Papa Martino I, non precisano il senso dell’appellativo "vergine", è chiaro che tale termine viene usato nel suo senso abituale: l’astensione volontaria dagli atti sessuali e la preservazione dell’integrità corporale. In ogni caso l’integrità fisica è ritenuta essenziale alla verità di fede del concepimento verginale di Gesù (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 496).

La designazione di Maria come "Santa, sempre Vergine, Immacolata" suscita l’attenzione sul legame fra santità e verginità. Maria ha voluto una vita verginale, perché animata dal desiderio di dare tutto il suo cuore a Dio.

L’espressione usata nella definizione dell’Assunzione, "l’Immacolata Madre di Dio sempre vergine" suggerisce anche la connessione fra la verginità e la maternità di Maria: due prerogative miracolosamente unite nella generazione di Gesù, vero Dio e vero uomo. Così la verginità di Maria è intimamente legata alla sua divina maternità e perfetta santità.

Saluti:


Ai fedeli italiani

Rivolgo un cordiale pensiero ai ??ll?grini di lingua italiana. Saluto, in particolare, quanti prendono parte al quarto Meeting di Missiologia presso il Centro Internazionale di animazione missionaria, come pure i partecipanti alla Conferenza Europea delle Radio cristiane ed auspico di cuore che agli uomini del nostro tempo possa essere comunicato con sempre maggiore generosità e coraggio il perenne messaggio della salvezza.
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Saluto anche i Soci del Rotary Club di Roma nord-est e i dirigenti, i giocatori, i tecnici e gli allenatori della squadra Lazio Baseball, ai quali esprimo gratitudine per la visita ed auguro che questo incontro sia di stimolo per rafforzare i propositi di testimonianza cristiana.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Saluto ora i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Domani celebreremo la festa di san Benedetto abate, Patrono d'Europa e padre del Monachesimo occidentale, il quale ricorda anche a noi che nulla assolutamente può essere anteposto a Cristo, come scrisse nella Regola e luminosamente testimoniò nella vita. Vi esorto, cari giovani, sul suo esempio, a mettere Cristo al centro della vostra vita per essere autentici testimoni del Vangelo nella nostra società.

Incoraggio voi, cari ammalati, ad accogliere con fede il mistero del dolore sull'esempio di Gesù, che ha compiuto sino in fondo la volontà del Padre celeste. Ed invito voi, cari sposi novelli, ad attingere ogni giorno dal Signore la forza perché il vostro amore cresca vero, duraturo ed aperto agli altri. A tutti con affetto imparto una speciale Benedizione.





Mercoledì, 24 luglio 1996: Il proposito di verginità

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1. All’angelo che le annuncia il concepimento e la nascita di Gesù, Maria rivolge una domanda: "Come avverrà questo? Non conosco uomo" (
Lc 1,34). Un tale quesito risulta, a dir poco, sorprendente se andiamo con la mente ai racconti biblici che riportano l’annuncio di una nascita straordinaria ad una donna sterile. In quei casi si tratta di donne sposate, naturalmente sterili, alle quali il dono del figlio è offerto da Dio attraverso la normale vita coniugale (cf. 1S 1,19-20), in risposta ad accorate preghiere (cf. Gn 15,2 Gn 30,22-23 1S 1,10 Lc 1,13).

Diversa è la situazione in cui Maria riceve l’annuncio dell’angelo. Ella non è una donna maritata che abbia problemi di sterilità; per scelta volontaria intende restare vergine. Questo suo proposito di verginità, frutto di amore per il Signore, sembra, quindi, costituire un ostacolo alla maternità annunciata.

A prima vista le parole di Maria sembrerebbero esprimere soltanto il suo stato presente di verginità: Maria affermerebbe di non "conoscere" uomo, cioè di essere vergine. Tuttavia il contesto nel quale viene posta la domanda "come avverrà questo?" e l’affermazione seguente "non conosco uomo", mettono in evidenza sia l’attuale verginità di Maria, sia il suo proposito di rimanere vergine. L’espressione da lei usata, con la forma verbale al presente, lascia trasparire la permanenza e la continuità del suo stato.

2. Facendo presente questa difficoltà, Maria, lungi dall’opporsi al progetto divino, manifesta l’intenzione di adeguarvisi totalmente. Del resto, la fanciulla di Nazaret è vissuta sempre in piena sintonia con la volontà divina ed ha optato per una vita verginale nell’intento di piacere al Signore. In realtà il suo proposito di verginità la disponeva ad accogliere il volere divino "con tutto il suo "io" umano, femminile, ed in tale risposta di fede erano contenute una perfetta cooperazione con la grazia di Dio, che previene e soccorre, ed una perfetta disponibilità all’azione dello Spirito Santo" (Redemptoris Mater RMA 13).

Ad alcuni, le parole e intenzioni di Maria sono apparse inverosimili, poiché nell’ambiente giudaico la verginità non era ritenuta un valore, né un ideale da perseguire. Gli stessi scritti dell’Antico Testamento lo confermano in taluni noti episodi ed espressioni. Nel libro dei Giudici, ad esempio, si narra della figlia di Iefte che, dovendo affrontare la morte mentre è ancora una ragazza non maritata, piange la sua verginità, cioè si rammarica di non essersi potuta sposare (Jg 11,38). Il matrimonio, inoltre, in virtù del precetto divino: "Siate fecondi e moltiplicatevi" (Gn 1,28), è considerato come la naturale vocazione della donna, che comporta le gioie e le sofferenze proprie della maternità.

3. Per meglio comprendere il contesto in cui matura la decisione di Maria, occorre tener presente come, nel tempo che precede immediatamente l’inizio dell’era cristiana, in alcuni ambienti giudaici si comincia a manifestare un certo orientamento positivo verso la verginità. Ad esempio, gli Esseni, dei quali sono state ritrovate numerose ed importanti testimonianze storiche a Qumran, vivevano nel celibato o limitavano l’uso del matrimonio, a motivo della vita comune e della ricerca di una maggiore intimità con Dio.

In Egitto, inoltre, esisteva una comunità di donne che, in collegamento con la spiritualità essena, osservavano la continenza. Tali donne, le Terapeute, appartenenti a una setta descritta da Filone Alessandrino (De Vita Contemplativa, 21-90), si dedicavano alla contemplazione e ricercavano la sapienza.

Non sembra che Maria sia venuta a conoscenza di questi gruppi religiosi giudaici che praticavano l’ideale del celibato e della verginità. Ma il fatto che Giovanni Battista vivesse probabilmente una vita celibataria, e che nella comunità dei suoi discepoli questa fosse tenuta in alta considerazione, potrebbe far supporre che anche il proposito verginale di Maria rientri in tale nuovo contesto culturale e religioso.

4. La straordinaria vicenda della Vergine di Nazaret non deve però farci cadere nell’errore di legare completamente le sue disposizioni intime alla mentalità dell’ambiente, svuotando l’unicità del mistero avvenuto in lei. In particolare, non dobbiamo dimenticare che Maria aveva ricevuto, dall’inizio della sua vita, una grazia sorprendente riconosciutale dall’angelo al momento dell’Annunciazione. "Piena di grazia" (Lc 1,28), Maria fu arricchita di una perfezione di santità che, secondo l’interpretazione della Chiesa, risale al primo momento della sua esistenza: il privilegio unico dell’Immacolata concezione ha esercitato un influsso su tutto lo sviluppo della vita spirituale della giovane donna di Nazaret.

Si deve dunque ritenere che a guidare Maria verso l’ideale della verginità è stata un’ispirazione eccezionale di quello stesso Spirito Santo che, nel corso della storia della Chiesa, spingerà tante donne sulla via della consacrazione verginale.

La presenza singolare della grazia nella vita di Maria, porta a concludere per un impegno della giovane nella verginità. Colma di doni eccezionali del Signore dall’inizio della sua esistenza, ella è orientata ad una dedizione di tutta se stessa - anima e corpo - a Dio nell’offerta verginale.

Inoltre, l’aspirazione alla vita verginale era in armonia con quella "povertà" dinanzi a Dio, a cui l’Antico Testamento attribuisce un grande valore. Impegnandosi pienamente in questa via, Maria rinuncia anche alla maternità, ricchezza personale della donna, tanto apprezzata in Israele. In tal modo "Ella primeggia tra gli uomini e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza" (LG 55). Ma, presentandosi a Dio come povera, e mirando ad una fecondità solo spirituale, frutto dell’amore divino, al momento dell’Annunciazione Maria scopre che la sua povertà è trasformata dal Signore in ricchezza: Ella sarà la Madre Vergine del Figlio dell’Altissimo. Più tardi scoprirà anche che la sua maternità è destinata ad estendersi a tutti gli uomini che il Figlio è venuto a salvare (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 501).

Saluti:


Ai pellegrinaggi provenienti da diocesi italiane

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini italiani presenti, ed in modo speciale ai sacerdoti partecipanti al IV Corso Internazionale per Rettori e Formatori di Seminari, promosso dai Legionari di Cristo.
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Saluto poi i fedeli della Parrocchia dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, in Vermicino, venuti per festeggiare il 50° anniversario di Ordinazione del loro Parroco, Monsignor Francesco Terribili, come pure i sacerdoti, le religiose ed i laici che celebrano il 2° centenario di fondazione della Congregazione delle Suore della Presentazione di Maria. Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza ed a ciascuno assicuro un particolare ricordo nella preghiera.
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Sono lieto di accogliere le Suore capitolari dell'Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Santa Francesca Cabrini, accompagnate dalla neo eletta Madre Generale, Suor Lina Colombina. Care Sorelle, auspico di cuore che la vostra recente Assemblea contribuisca a rendere sempre più viva in ciascuna di voi la testimonianza evangelica secondo il carisma della vostra fondazione a servizio dei migranti in ogni parte del mondo.
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Saluto anche le famiglie che hanno adottato bambini di varie nazionalità, i ragazzi della regione di Chernobyl ed i loro accompagnatori, ospiti dell'Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, della Parrocchia Santa Croce in Macerata e della città di Spigno Saturnia. Carissimi, augurandovi di trascorrere un sereno periodo di riposo, penso a quanti, invece, non hanno questa possibilità. Ricordo specialmente gli ammalati, gli anziani e le persone sole: possa questo tempo estivo essere per tutti un'occasione di più grande solidarietà.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Rivolgo, infine, un saluto ai giovani, agli ammalati, e agli sposi novelli, affidando ognuno alla protezione dei Santi Gioacchino ed Anna, genitori di Maria di Nazareth, dei quali dopodomani celebreremo la memoria liturgica. I Santi Gioacchino ed Anna proteggano voi, cari giovani, che guardate con speranza verso l'avvenire; sostengano voi, cari malati, ad essere testimoni del valore della sofferenza; ed incoraggino voi, cari sposi novelli, a rendere la vostra famiglia luogo di accoglienza generosa della vita. A tutti imparto di cuore una speciale Benedizione.
Appello


Le drammatiche notizie relative all'uccisione di centinaia di tutsi sfollati e inermi, avvenuta in Burundi, e il rimpatrio forzato di migliaia di rifugiati rwandesi hutu nel loro Paese non possono che suscitare orrore e ferma riprovazione.

Il Burundi continua ad affondare in un abisso di violenza che miete vittime tra le persone più indifese: bambini, donne, persone anziane, e che soffoca la voce delle persone e delle forze sociali più moderate.

Associandomi al recente appello dei Vescovi burundesi, invito accoratamente i responsabili di quella cara Nazione a mettere in atto, senza indugi o tentennamenti, ogni possibile iniziativa perché il dialogo civile prevalga sulla logica nefanda delle sopraffazioni etniche.

Voglia la comunità internazionale contribuire a una avveduta concertazione politica e all'aiuto umanitario!

Preghiamo insieme il Signore per i morti e per i vivi: Egli aiuti tutti i burundesi a considerarsi fratelli che si devono amare perché figli dello stesso Dio!




Mercoledì, 31 luglio 1996: Valore del concepimento verginale di Gesù

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1. Nel suo disegno salvifico Dio ha voluto che il Figlio unigenito nascesse da una Vergine. Tale decisione divina postula un profondo rapporto tra la Verginità di Maria e l’Incarnazione del Verbo. "Lo sguardo della fede può scoprire, in connessione con l’insieme della Rivelazione, le ragioni misteriose per le quali Dio, nel suo progetto salvifico, ha voluto che suo Figlio nascesse da una Vergine. Queste ragioni riguardano tanto la persona e la missione redentrice di Cristo, quanto l’accettazione di tale missione da parte di Maria in favore di tutti gli uomini" (Catechismo della Chiesa Cattolica
CEC 502).

Il concepimento verginale, escludendo una paternità umana, afferma che il solo padre di Gesù è il Padre celeste e che nella generazione temporale del Figlio si riflette la generazione eterna: il Padre, che aveva generato il Figlio nell’eternità, lo genera anche nel tempo come uomo.

2. Il racconto dell’Annunciazione pone in risalto lo stato di "Figlio di Dio", conseguente all’intervento divino nel concepimento. "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35).

Colui che nasce da Maria è già, in virtù della generazione eterna, Figlio di Dio; la sua generazione verginale, operata per intervento dell’Altissimo, manifesta che, anche nella sua umanità, egli è il Figlio di Dio.

La rivelazione della generazione eterna nella generazione verginale è suggerita anche dalle espressioni contenute nel Prologo del Vangelo di Giovanni, che mettono in relazione la manifestazione del Dio invisibile, ad opera dell’"Unigenito che è nel seno del Padre" (Jn 1,18), con la sua venuta nella carne: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Jn 1,14).

Narrando la generazione di Gesù, Luca e Matteo affermano anche il ruolo dello Spirito Santo. Questi non è il padre del Bambino: Gesù è Figlio unicamente dell’Eterno Padre (cf. Lc 1,32 Lc 1,35) che, per mezzo dello Spirito, opera nel mondo e genera il Verbo nella natura umana. Infatti, nell’Annunciazione l’angelo nomina lo Spirito "potenza dell’Altissimo" (Lc 1,35), in sintonia con l’Antico Testamento che lo presenta come la divina energia operante nell’esistenza umana, rendendola capace di azioni meravigliose. Manifestandosi al grado supremo nel mistero dell’Incarnazione, questa potenza, che nella vita trinitaria di Dio è Amore, ha il compito di donare il Verbo Incarnato all’umanità.

3. Lo Spirito Santo, in particolare, è la persona che comunica le divine ricchezze agli uomini e partecipa loro la vita di Dio. Egli, che nel mistero trinitario è l’unità del Padre e del Figlio, operando la generazione verginale di Gesù, unisce l’umanità a Dio.

Il mistero dell’Incarnazione mette in luce anche l’incomparabile grandezza della maternità verginale di Maria: il concepimento di Gesù è frutto della sua generosa cooperazione all’azione dello Spirito d’Amore, fonte di ogni fecondità.

Nel piano divino della salvezza, il concepimento verginale è pertanto annunzio della nuova creazione: per opera dello Spirito Santo, in Maria è generato colui che sarà l’uomo nuovo. Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, "Gesù è concepito per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, perché egli è il nuovo Adamo che inaugura la nuova creazione" (CEC 504).

Nel mistero di tale nuova creazione risplende il ruolo della verginale maternità di Maria. Chiamando Cristo "primogenito della Vergine" (Adv. Haer., 3,16,4), sant’Ireneo ricorda che, dopo Gesù, molti altri nascono dalla Vergine, nel senso che ricevono la vita nuova di Cristo. "Gesù è l’unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: Ella ha dato alla luce un Figlio che Dio ha fatto "il primogenito di una moltitudine di fratelli" (Rm 8,29), cioè dei fedeli, e alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre" (Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 501).

4. La comunicazione della vita nuova è trasmissione della figliolanza divina. Possiamo qui ricordare la prospettiva aperta da Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: colui che da Dio è stato generato dà ai credenti il potere di diventare figli di Dio (cf. Jn 1,12-13). La generazione verginale consente l’estensione della paternità divina: gli uomini sono resi figli adottivi di Dio in Colui che è Figlio della Vergine e del Padre.

La contemplazione del mistero della generazione verginale ci fa dunque intuire che Dio ha scelto per suo Figlio una Madre Vergine, per offrire più ampiamente all’umanità il suo amore di Padre.





Mercoledì, 7 agosto 1996: Maria, modello di verginità

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Aula Paolo VI -


1. Il proposito di verginità, che traspare dalle parole di Maria al momento dell’Annunciazione, è stato tradizionalmente considerato come l’inizio e l’evento ispiratore della verginità cristiana nella Chiesa.

Sant’Agostino riconosce in tale proponimento non l’adempimento di un precetto divino, ma un voto liberamente emesso. In tal modo si è potuto presentare Maria come esempio alle "sante vergini" nel corso di tutta la storia della Chiesa. Maria "ha dedicato la sua verginità a Dio, quando non sapeva ancora ciò che doveva concepire, affinché l’imitazione della vita celeste nel corpo terreno e mortale si faccia per voto, non per precetto, per scelta d’amore, non per necessità di servizio" (De Sancta Virg., IV, 4; PL 40,398).

L’angelo non chiede a Maria di rimanere vergine; è Maria che liberamente rivela la sua intenzione di verginità. In tale impegno si colloca la sua scelta d’amore che la porta a dedicarsi totalmente al Signore con una vita verginale.

Sottolineando la spontaneità della decisione di Maria, non dobbiamo dimenticare che all’origine di ogni vocazione c’è l’iniziativa di Dio. Orientandosi verso la vita verginale, la fanciulla di Nazaret rispondeva a una vocazione interiore, cioè ad una ispirazione dello Spirito Santo che l’illuminava sul significato e sul valore del dono verginale di se stessa. Nessuno può accogliere tale dono senza sentirsi chiamato e senza ricevere dallo Spirito Santo la luce e la forza necessarie.

2. Anche se sant’Agostino usa la parola "voto" per mostrare a coloro che chiama "sante vergini" il primo modello del loro stato di vita, il Vangelo non testimonia che Maria abbia espressamente formulato un voto, che è la forma di consacrazione e di offerta della propria vita a Dio, in uso sin dai primi secoli della Chiesa. Dal Vangelo risulta che Maria ha preso la personale decisione di rimanere vergine, offrendo il suo cuore al Signore. Ella desidera essere sua fedele sposa, realizzando la vocazione della "figlia di Sion". Con la sua decisione però ella diventa l’archetipo di tutti coloro che nella Chiesa hanno scelto di servire il Signore con cuore indiviso nella verginità.

Né i Vangeli, né altri scritti del Nuovo Testamento ci informano circa il momento in cui Maria ha assunto la decisione di rimanere vergine. Tuttavia dalla domanda rivolta all’angelo emerge con chiarezza che, al momento dell’Annunciazione, tale deliberazione era molto ferma. Maria non esita ad esprimere il suo desiderio di conservare la verginità anche nella prospettiva della maternità proposta, manifestando di avere a lungo maturato la sua intenzione.

Infatti, la scelta della verginità non è stata assunta da Maria nella prospettiva, imprevedibile, di diventare Madre di Dio, ma è maturata nella sua coscienza prima del momento dell’Annunciazione. Possiamo supporre che tale orientamento sia stato sempre presente nel suo cuore: la grazia che la preparava alla maternità verginale ha certamente influito su tutto lo sviluppo della sua personalità, mentre lo Spirito Santo non ha mancato d’ispirare, sin dai più giovani anni, il desiderio dell’unione più completa con Dio.

3. Le meraviglie che Dio opera, anche oggi, nel cuore e nella vita di tanti ragazzi e ragazze, sono state realizzate innanzitutto nell’anima di Maria. Anche nel nostro mondo, pur così distratto dalle suggestioni di una cultura spesso superficiale e consumistica, non pochi adolescenti raccolgono l’invito che proviene dall’esempio di Maria e consacrano la loro giovinezza al Signore ed al servizio dei fratelli.

Tale decisione, più che rinunzia a valori umani, è scelta di valori più grandi. A tale proposito, il mio venerato Predecessore Paolo VI, nell’Esortazione apostolica Marialis cultus, sottolinea come colui che guarda con animo aperto alla testimonianza del Vangelo "si renderà conto che la scelta dello stato verginale da parte di Maria... non fu un atto di chiusura ad alcuno dei valori dello stato matrimoniale, ma costituì una scelta coraggiosa, compiuta per consacrarsi totalmente all’amore di Dio" (n. 37).

La scelta dello stato verginale, in definitiva, è motivata dalla piena adesione a Cristo. Ciò risulta particolarmente evidente in Maria. Benché prima dell’Annunciazione non ne sia cosciente, lo Spirito Santo ispira la sua dedizione verginale in vista di Cristo: ella rimane vergine per accogliere con tutta se stessa il Messia Salvatore. La verginità iniziata in Maria rivela così la propria dimensione cristocentrica, essenziale anche per la verginità vissuta nella Chiesa, che trova nella Madre di Cristo il suo sublime modello. Se la sua verginità personale, legata alla divina maternità, rimane un fatto eccezionale, essa illumina e dà senso ad ogni dono verginale.

4. Nella storia della Chiesa, quante giovani donne, contemplando la nobiltà e la bellezza del cuore verginale della Madre del Signore, si sono sentite incoraggiate a rispondere generosamente alla chiamata di Dio, abbracciando l’ideale della verginità! "Proprio tale verginità - come ho ricordato nell’Enciclica Redemptoris Mater - sull’esempio della Vergine di Nazaret, è fonte di una speciale fecondità spirituale: è fonte della maternità nello Spirito Santo" (
RMA 43).

La vita verginale di Maria suscita in tutto il popolo cristiano la stima per il dono della verginità e il desiderio che si moltiplichi nella Chiesa come segno del primato di Dio su ogni realtà e come anticipazione profetica della vita futura. Ringraziamo insieme il Signore per coloro che ancor oggi generosamente consacrano la loro vita nella verginità al servizio del Regno di Dio.

Al tempo stesso, mentre in diverse regioni di antica evangelizzazione l’edonismo e il consumismo sembrano distogliere non pochi giovani dall’abbracciare la vita consacrata, occorre chiedere incessantemente a Dio, per intercessione di Maria, una nuova fioritura di vocazioni religiose. Così il volto della Madre di Cristo, riflesso in molte vergini che si sforzano di seguire il divino Maestro, continuerà ad essere per l’umanità il segno della misericordia e della tenerezza divina.

Saluti:


Ai fedeli italiani

Rivolgo ora un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare al gruppo di seminaristi che a Frascati partecipano al IV Incontro Internazionale sul tema « Nuova evangelizzazione e comunicazione ». Carissimi, nell'esprimervi l'augurio che il vostro pellegrinaggio a Roma vi rafforzi nella fede, assicuro un particolare ricordo nella preghiera, perché possiate rispondere generosamente alla chiamata del Signore. Saluto volentieri i giovani che partecipano al Campo Internazionale di Castiglion della Pescaia, promosso dall'Opera per la Gioventù « Giorgio La Pira », come pure i fedeli del Santuario della Beata Vergine Addolorata di Campocavallo di Osimo che, accompagnati dalle due delegazioni civili e religiose di Osimo e Czestochowa, sono venuti per far benedire il carroccio di grano, detto « covo », che quest'anno rappresenta il Santuario mariano di Jasna Gora. Grazie per la vostra presenza. Possa questo incontro rinnovare i vostri propositi di generosa testimonianza cristiana.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

L'augurio consueto per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli prende lo spunto dalla festa della Trasfigurazione di Cristo che abbiamo celebrato ieri, giorno nel quale abbiamo ricordato pure la ?ia dipartita del mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI. Il volto luminoso del Signore sia per voi, giovani, guida e modello del vostro impegno morale e della vostra fede; per voi, malati, sia motivo di speranza e di conforto; e per voi, sposi novelli, sia fonte di grazia e di sapienza nell'edificare la vostra famiglia sulla roccia salda dei valori evangelici.






Catechesi 79-2005 30796