Catechesi 79-2005 8596

Mercoledì, 8 maggio 1996: La “Piena di grazia”

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1. Nel racconto dell’Annunciazione, la prima parola del saluto angelico: "Rallegrati", costituisce un invito alla gioia che richiama gli oracoli dell’Antico Testamento rivolti alla "figlia di Sion". Lo abbiamo rilevato nella precedente catechesi, enucleando anche i motivi su cui tale invito si fonda: la presenza di Dio in mezzo al suo popolo, la venuta del re messianico e la fecondità materna. Questi motivi trovano in Maria pieno compimento.

L’angelo Gabriele, rivolgendosi alla Vergine di Nazaret, dopo il saluto chaire, "rallegrati", la chiama kecharitoméne, "piena di grazia". Le parole del testo greco chaire e kecharitoméne presentano tra loro una profonda connessione: Maria è invitata a gioire soprattutto perché Dio l’ama e l’ha colmata di grazia in vista della divina maternità!

La fede della Chiesa e l’esperienza dei santi insegnano che la grazia è fonte di gioia e che la vera gioia viene da Dio. In Maria, come nei cristiani, il dono divino genera una profonda letizia.

2. Kecharitoméne: questo termine rivolto a Maria appare come una qualifica propria della donna destinata a diventare la madre di Gesù. Lo ricorda opportunamente la Lumen gentium, quando afferma: "La Vergine di Nazaret è, per ordine di Dio, salutata dall’angelo nunziante quale "piena di grazia"" (
LG 56).

Il fatto che il messaggero celeste la chiami così conferisce al saluto angelico un valore più alto: è manifestazione del misterioso piano salvifico di Dio nei riguardi di Maria. Come ho scritto nell’Enciclica Redemptoris Mater: "La pienezza di grazia indica tutta l’elargizione soprannaturale, di cui Maria beneficia in relazione al fatto che è stata scelta e destinata ad essere Madre di Cristo" (RMA 9).

"Piena di grazia", è il nome che Maria possiede agli occhi di Dio. L’angelo, infatti, secondo il racconto dell’evangelista Luca, lo usa ancor prima di pronunciare il nome di "Maria", ponendo così in evidenza l’aspetto prevalente che il Signore coglie nella personalità della Vergine di Nazaret.

L’espressione "piena di grazia" traduce la parola greca kecharitoméne, la quale è un participio passivo. Per rendere con più esattezza la sfumatura del termine greco, non si dovrebbe quindi dire semplicemente "piena di grazia", bensì "resa piena di grazia" oppure "colmata di grazia", il che indicherebbe chiaramente che si tratta di un dono fatto da Dio alla Vergine. Il termine, nella forma di participio perfetto, accredita l’immagine di una grazia perfetta e duratura che implica pienezza. Lo stesso verbo, nel significato di "dotare di grazia", è adoperato nella Lettera agli Efesini per indicare l’abbondanza di grazia, concessa a noi dal Padre nel suo Figlio diletto (Ep 1,6). Maria la riceve come primizia della redenzione (cf. Redemptoris Mater RMA 10).

3. Nel caso della Vergine l’azione di Dio appare certo sorprendente. Maria non possiede alcun titolo umano per ricevere l’annuncio della venuta del Messia. Ella non è il sommo sacerdote, rappresentante ufficiale della religione ebraica, e neppure un uomo, ma una giovane donna priva d’influsso nella società del suo tempo. Per di più, è originaria di Nazaret, villaggio mai citato nell’Antico Testamento. Esso non doveva godere di buona fama, come traspare dalle parole di Natanaele riportate dal vangelo di Giovanni: "Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?" (Jn 1,46).

Il carattere straordinario e gratuito dell’intervento di Dio risulta ancora più evidente dal raffronto con il testo lucano, che riferisce la vicenda di Zaccaria. Di questi è messa infatti in evidenza la condizione sacerdotale, come pure l’esemplarità della vita che rende lui e la moglie Elisabetta modelli dei giusti dell’Antico Testamento: essi "osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore" (Lc 1,6).

L’origine di Maria, invece, non viene neppure indicata: l’espressione "della casa di Davide" (Lc 1,27) si riferisce, infatti, soltanto a Giuseppe. Non si fa cenno poi del comportamento di Maria. Con tale scelta letteraria, Luca evidenzia che in lei tutto deriva da una grazia sovrana. Quanto le è concesso non proviene da nessun titolo di merito, ma unicamente dalla libera e gratuita predilezione divina.

4. Così facendo, l’evangelista non intende certo ridimensionare l’eccelso valore personale della Santa Vergine. Vuole piuttosto presentare Maria come puro frutto della benevolenza di Dio, il quale ha preso talmente possesso di lei da renderla, secondo l’appellativo usato dall’Angelo, "piena di grazia". Proprio l’abbondanza di grazia fonda la nascosta ricchezza spirituale in Maria.

Nell’Antico Testamento Jahweh manifesta la sovrabbondanza del suo amore in molti modi e in tante circostanze. In Maria, all’alba del Nuovo Testamento, la gratuità della divina misericordia raggiunge il grado supremo. In lei la predilezione di Dio testimoniata al popolo eletto, ed in particolare agli umili e ai poveri, raggiunge il suo culmine.

Alimentata dalla Parola del Signore e dall’esperienza dei santi, la Chiesa esorta i credenti a tenere lo sguardo rivolto verso la Madre del Redentore e a sentirsi come lei amati da Dio. Li invita a condividerne l’umiltà e la povertà affinché, seguendo il suo esempio e grazie alla sua intercessione, possano perseverare nella grazia divina che santifica e trasforma i cuori.

Saluti:



Ai fedeli italiani

Porgo un cordiale benvenuto ai numerosi pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli della diocesi di Prato, guidati dal Vescovo, Monsignor Gastone Simoni, e ai giovani della diocesi di Assisi. Sono lieto inoltre di accogliere, in questo mese di maggio, due gruppi che recano antiche e venerate effigi della Madonna, perché siano benedette: i fedeli della parrocchia di Pandino, in diocesi di Cremona, accompagnati dal Vescovo, Monsignor Giulio Nicolini, che portano con sé la statua della Madonna del Riposo, destinata ai nuovo Santuario in costruzione; e quelli di Cava de' Tirreni, anch'essi col Vescovo, Monsignor Beniamino Depalma, che recano la restaurata icona di Santa Maria dell'Olmo, patrona della città. Carissimi, la Vergine Santa vi guidi nello spirituale cammino verso il grande Giubileo del Duemila. Saluto, poi, le delegazioni del Comune di Latina e dell'ALITALIA, come pure quella di tennisti partecipanti ai Campionati Internazionali d'Italia. Accolgo con riconoscenza dirigenti e maestranze della Cristalleria Artistica La Piana, di Colle Val d'Elsa, che « ricambiano » la mia visita del 30 marzo scorso e, con sempre vivo nel cuore il ricordo del cordiale incontro, li ringrazio per i loro omaggi. Saluto altresì la Polisportiva dell'Oratorio San Giovanni Bosco di Cassina Nuova di Bollate, e le tante scolaresche, in modo particolare i numerosi partecipanti alla Rassegna degli Istituti ad indirizzo musicale ai quali auguro di poter coltivare anche in futuro l'arte della musica. Sono numerosi oggi anche i bambini provenienti dalla r?gi?n? di Chernobyl. Una parola di saluto e di apprezzamento rivolgo a qu?nti li hanno ospitati e accompagnati qui: ai fedeli di Santo Stefano Protomartire in Artena e al loro Vescovo, Monsignor Andrea Maria Erba a quelli di San Tommaso Apostolo e dei Santi Aquila e Priscilla in Roma e alla Scuola media « Leonardo Vinci » di Grosseto.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi n?v?lli

Desidero ora rivolgere un particolare pensiero ai gi?v?ni, agli ammalati ed agli sposi novelli, invocando la Vergine del Rosario venerata nel Santuario di Pompei, dove quest'oggi ha luogo la tr?dizi?n?l? Supplica. Cari giovani, vi invito a porvi sempre, come Maria, in docile ascolto della Parola del Signore, aprendo la vostra esistenza al ?r?g?tto che Egli ha su di voi. Cari malati, affidatevi alla Madre di Dio per rendere, con speranza e fiducia, la testimonianza della vostra sofferenza offerta in unione con Cristo per la salvezza del mondo. E voi cari sposi n?v?lli, domandate alla Madonna il dono della fedeltà, perché la vostra unione coniugale sia segno dell'immenso amore di Dio per l'umanità.





Mercoledì, 15 maggio 1996: La perfetta santità di Maria

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1. In Maria, "piena di grazia", la Chiesa ha riconosciuto "la tutta santa e immune da ogni macchia di peccato", "adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare" (
LG 56).

Questo riconoscimento ha richiesto un lungo itinerario di riflessione dottrinale, che ha portato infine alla proclamazione solenne del dogma dell’Immacolata Concezione.

L’appellativo "resa piena di grazia", rivolto dall’angelo a Maria nell’Annunciazione, accenna all’eccezionale favore divino concesso alla giovane di Nazaret in vista della maternità annunciata, ma indica più direttamente l’effetto in Maria della grazia divina; Maria è stata intimamente e stabilmente permeata dalla grazia e dunque santificata. La qualifica kecharitoméne ha un significato densissimo, che lo Spirito Santo non ha mai smesso di far approfondire dalla Chiesa.

2. Nella precedente catechesi ho rilevato che nel saluto dell’angelo l’espressione "piena di grazia" ha quasi valore di nome: è il nome di Maria agli occhi di Dio. Nell’uso semitico, il nome esprime la realtà delle persone e delle cose cui si riferisce. Di conseguenza, il titolo "piena di grazia" manifesta la dimensione più profonda della personalità della giovane donna di Nazaret: a tal punto plasmata dalla grazia e oggetto del favore divino, da poter essere definita da questa speciale predilezione.

Il Concilio ricorda che a tale verità alludevano i Padri della Chiesa quando chiamavano Maria "la tutta santa", affermando nel contempo che ella era stata "dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura" (LG 56).

La grazia, intesa nel significato di "grazia santificante" che opera la santità personale, ha realizzato in Maria la nuova creazione, rendendola pienamente conforme al progetto di Dio.

3. Così la riflessione dottrinale ha potuto attribuire a Maria una perfezione di santità che, per essere completa, doveva necessariamente investire l’origine della sua vita.

Nella direzione di questa purezza originale sembra essersi mosso un Vescovo della Palestina, vissuto tra il 550 e il 650, Theoteknos di Livias. Egli, presentando Maria come "santa e tutta bella", "pura e senza macchia", allude alla sua nascita in questi termini: "Nasce come i cherubini, colei che è di un’argilla pura e immacolata" (Panegirico per la festa dell’Assunzione, 5-6).

Quest’ultima espressione, ricordando la creazione del primo uomo, plasmato da un’argilla non macchiata dal peccato, attribuisce alla nascita di Maria le stesse caratteristiche: anche l’origine della Vergine è stata "pura e immacolata", cioè senza nessun peccato. Il paragone con i cherubini, inoltre, ribadisce l’eccellenza della santità che ha caratterizzato la vita di Maria sin dai primordi della sua esistenza.

L’affermazione di Theoteknos segna una tappa significativa della riflessione teologica sul mistero della Madre del Signore. I Padri greci ed orientali avevano ammesso una purificazione operata dalla grazia in Maria sia prima dell’Incarnazione (S. Gregorio Nazianzeno, Oratio 38,16), sia al momento stesso dell’Incarnazione (S. Efrem, Saveriano di Gabala, Giacomo di Sarug). Theoteknos di Livias sembra richiedere per Maria una purezza assoluta fin dall’inizio della sua vita. Infatti, Colei che è stata destinata a diventare la Madre del Salvatore non poteva non avere una origine perfettamente santa, senza macchia alcuna.

4. Nell’VIII secolo, Andrea di Creta, è il primo teologo che vede nella natività di Maria una nuova creazione. Egli così argomenta: "Oggi l’umanità, in tutto il fulgore della sua nobiltà immacolata, riceve la sua antica bellezza. Le vergogne del peccato avevano oscurato lo splendore e il fascino della natura umana; ma quando nasce la Madre del Bello per eccellenza, questa natura recupera, nella sua persona, i suoi antichi privilegi ed è plasmata secondo un modello perfetto e veramente degno di Dio . . . Oggi la riforma della nostra natura comincia e il mondo invecchiato, sottomesso a una trasformazione tutta divina, riceve le primizie della seconda creazione" (Serm. I sulla Natività di Maria).

Riprendendo poi l’immagine dell’argilla primitiva, egli afferma: "Il corpo della Vergine è una terra che Dio ha lavorato, le primizie della massa adamitica divinizzata nel Cristo, l’immagine veramente somigliante alla bellezza primitiva, l’argilla impastata dalle mani dell’Artista divino" (Serm. I sulla Dormizione di Maria).

La Concezione pura e immacolata di Maria appare così come l’inizio della nuova creazione. Si tratta di un privilegio personale concesso alla donna scelta per essere la Madre di Cristo, che inaugura il tempo della grazia abbondante, voluto da Dio per l’intera umanità.

Questa dottrina, ripresa nel medesimo VIII secolo da san Germano di Costantinopoli e da san Giovanni Damasceno, illumina il valore della santità originale di Maria, presentata come l’inizio della redenzione del mondo.

In tal modo la riflessione ecclesiale recepisce ed esplicita il senso autentico del titolo "piena di grazia", attribuito dall’angelo alla Santa Vergine.

Maria è piena di grazia santificante, ed è tale fin dal primo momento della sua esistenza. Questa grazia, secondo la Lettera agli Efesini (Ep 1,6), viene conferita in Cristo a tutti i credenti. L’originale santità di Maria costituisce il modello insuperabile del dono e della diffusione della grazia di Cristo nel mondo.

Saluti:



Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana, in particolare gli aderenti al Movimento dei Focolari impegnati nell'ambito parrocchiale. Cari Fratelli e Sorelle, siete convenuti da numerosi Paesi del mondo per riflettere e confrontarvi sul valore della spiritualità comunitaria nella vita della Chiesa. Vi esorto ad essere, nelle vostre comunità parrocchiali, « lievito » di comunione al servizio della nuova evangelizzazione.

?i rivolgo poi agli ufficiali ed al personale del Comando Presidio Aeronautico di Rieti e ai Sottufficiali di Marina, come pure ai dirigenti ed agli atleti della società sportiva « Virtus pavullese ». Accolgo con affetto i bambini bielorussi, ospiti di varie parrocchie di Roma e Campobasso.

Desidero quindi salutare in modo speciale il folto gruppo della Parrocchia San Gabriele dell'Addolorata in Bari. Carissimi, voi avete voluto tradurre in piano pastorale il mio Messaggio per la scorsa Giornata Mondiale della Pace, dedicato ai bambini. Portatelo avanti con impegno: formare cristianamente i piccoli contribuisce infatti a costruire un futuro sereno per la Chiesa e l'umanità.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Il mio pensiero va ora ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli.

Alla vigilia della solennità dell'Ascensione del Signore, la Chiesa ci invita a volgere lo sguardo verso Cristo che, prima di salire al cielo, invia gli apostoli a predicare la Buona Novella in ogni angolo della terra. Cari giovani; raccogliete quest'impegnativo invito missionario ed offrite le energie della vostra giovinezza al servizio del Vangelo. Voi, cari malati, contribuite con le vostre sofferenze alla diffusione del Regno di Dio nel mondo. E voi, cari sposi novelli, rendete la vostra famiglia luogo di testimonianza gioiosa di Cristo, Redentore dell'umanità. A tutti la mia Benedizione.




Mercoledì, 22 maggio 1996: Riflessione sul Viaggio apostolico in Slovenia

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1. Ho concluso, nella serata di domenica scorsa, il viaggio apostolico in Slovenia, che era iniziato venerdì 17 maggio. Si è trattato, come già per la Croazia, di una visita molto attesa, la prima nella storia della Slovenia.

Rivolgo anzitutto un vivo ringraziamento alla Provvidenza divina, che mi ha concesso, durante il periodo pasquale, di effettuare questa visita, su invito dei Vescovi e delle Autorità della Repubblica Slovena. Indirizzo i miei grati sentimenti a ciascuno di loro, come pure porgo un cordiale “grazie nel Signore” a tutti coloro che, in qualsiasi modo, hanno contribuito a che il mio pellegrinaggio apostolico potesse realizzarsi nelle migliori condizioni. Passo dopo passo, sono stato testimone del grande sforzo organizzativo dispiegato dalla Chiesa e dalla Comunità civile per la preparazione e lo svolgimento della visita papale. Ringrazio il Presidente della Repubblica, i rappresentanti del Governo, le Autorità statali e locali; ringrazio tutti coloro che, in gran numero e, si può dire, con entusiasmo, hanno preso parte ai vari momenti del mio soggiorno in Slovenia.

Per più motivi, pertanto, la gioia per questa Visita è stata grande. Al mio arrivo il suono a distesa delle campane di tutto il Paese ha sottolineato il significato singolare di quest’avvenimento per la storia dell’intera Nazione: una Nazione, posta all’incrocio tra la martoriata regione balcanica e il resto dell’Europa, che ho voluto incoraggiare nel cammino della piena libertà e della pace.

2. La storia del Cristianesimo del popolo sloveno conta ormai 1250 anni. La sua attuale configurazione di Stato risale a 5 anni or sono. Dopo un periodo di formazione statale propria, Karantania, gli Sloveni facevano parte di altre entità statali ed in particolare della monarchia asburgica di Austro-Ungheria. Dopo la prima Guerra mondiale si è costituito lo Stato degli Slavi del Sud. Gli Sloveni vi sono entrati insieme, tra gli altri, ai Croati, ai Serbi, ai Montenegrini, alla Bosnia ed Erzegovina. Hanno sperimentato anch’essi le sofferenze della seconda Guerra mondiale e, dopo il conflitto, si sono ritrovati con gli altri popoli nella Federazione Jugoslava soggiogati al potere del sistema comunista. Soltanto con gli anni novanta quel legame federativo si è sciolto, ma a prezzo di una guerra civile, che ha causato non poche vittime, anche se per fortuna in terra slovena essa è durata meno che altrove.

3. Questi sono i più recenti avvenimenti politici, tuttavia la storia del popolo sloveno, sorto nei territori che prima appartenevano all’Impero Romano, è molto più lunga. Grazie al Cristianesimo la Slovenia si è plasmata nella sua tipica identità culturale come, del resto, è avvenuto per numerose nazioni dell’Europa e del mondo. La Chiesa in Slovenia ricorda ancora i nomi di coloro che le hanno portato la fede dai vicini centri di Salisburgo, di Aquileia e della Pannonia: sono i santi Vescovi Vigilio, Modesto, Paolino, ed i Santi Cirillo e Metodio. Si può ben dire che lo sviluppo della cultura slovena ha conosciuto una stretta connessione con il Cristianesimo, a cominciare proprio dalla lingua presente in documenti scritti del decimo secolo, che racchiudono testi catechetici e omiletici. Il Cristianesimo è giunto in Slovenia da Roma e nella cultura slovena la componente occidentale prevale su quella orientale. Lo sottolineano i forti legami esistenti, fin dall’inizio del processo di formazione della vita ecclesiale e culturale, con i citati centri di Aquileia e Salisburgo. Nel corso della mia visita ho avuto modo di porre un accento particolare su tutto questo, specialmente durante l’incontro con il mondo della cultura e della scienza, a Maribor. Cultura antica è quella slovena, che sia nel campo delle scienze sia in quello delle tradizioni popolari riveste un evidente carattere occidentale. Questo è apparso chiaro nelle celebrazioni liturgiche; è emerso, inoltre, con grande rilievo nell’indimenticabile incontro con la gioventù, a Postojna. Eredi di questa cultura, i giovani sono chiamati a consegnarla alle generazioni del terzo millennio.

4. Dal punto di vista della struttura ecclesiale, il territorio della Slovenia comprende una Metropoli, quella di Lubiana, e due diocesi suffraganee: Maribor e Koper o Capodistria. L’Episcopato conta attualmente sette vescovi. Metropolita di Lubiana è l’Arcivescovo Alojzij Šuštar, che ancora una volta saluto con affetto assieme agli altri Presuli, ai presbiteri e a tutti i collaboratori. I sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi sloveni vivono ancora nel ricordo e sotto l’influsso spirituale del grande Vescovo di Maribor Antonio Martino Slomšek che, nel XIX secolo, ha segnato profondamente non solo la vita della Chiesa e l’evangelizzazione, ma tutta la cultura slovena. Di questo grande apostolo volge ormai felicemente a conclusione il processo di beatificazione e, di recente, è stata confermata l’eroicità delle virtù. Ho voluto additare il suo esempio, unitamente a quello di altri pastori ed eroici testimoni della fede, come il servo di Dio Lojze Grozde, all’intera Comunità cristiana di Slovenia impegnata nell’opera urgente della nuova evangelizzazione.

La fede del popolo sloveno, duramente provata nel corso di questo secolo, è rimasta solida e di questo rendiamo grazie a Dio. S’avverte ora la necessità d’un rinnovato slancio missionario, per il quale occorre sostegno spirituale, attenta vigilanza e profetico discernimento dei “segni dei tempi”, specialmente da parte delle persone che sono chiamate a consacrare tutta la loro esistenza al Vangelo. In tale prospettiva, durante la solenne celebrazione vespertina di venerdì 17 maggio a Ljubljana, ho voluto incoraggiare i presbiteri a sentire sempre più profondamente la gioia e la responsabilità della loro missione di comunione e di servizio; i religiosi ad abbracciare senza alcun tentennamento le esigenze di un’esistenza “trasfigurata” secondo l’ideale evangelico; tutti i credenti a vivere generosamente l’impegno della nuova evangelizzazione, affidandosi a Maria, “Aiuto dei cristiani”.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! La visita in Slovenia è avvenuta nel periodo pasquale. È iniziata il venerdì dopo l’Ascensione e si è conclusa domenica sera. In questi giorni la Chiesa ricorda gli Apostoli radunati nel Cenacolo in preghiera con Maria, dopo l’Ascensione di Cristo, mentre attendono la venuta del Consolatore, lo Spirito di Verità. La Chiesa intera vive così annualmente la grande novena allo Spirito Santo in preparazione al giorno della Pentecoste. Rendo grazie a Dio perché quest’anno ho avuto la gioia di trascorrere almeno alcuni giorni di questa Novena nel Cenacolo della Chiesa che è in Slovenia.

Mentre ho ancora negli occhi le suggestive e talora commoventi immagini di quel bel Paese e del suo popolo, desidero nuovamente affidarne le speranze e le attese a Maria Santissima, affinché, per l’azione dello Spirito Santo, cammini generosamente verso il terzo millennio, divenendo sempre più terra di fede, di santità e di pace.

Vorrei aggiungere un’ultima parola di gratitudine verso i fratelli e le sorelle sloveni che si sono ricordati del giorno del mio compleanno. Li ringrazio per le manifestazioni di benevolenza, e soprattutto per la preghiera, con cui hanno inteso esprimermi la loro affettuosa comunione.

Saluti:



Ai fedeli italiani

Rivolgo ora il mio cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai Membri dei gruppi di Volontariato Vincenziano che in questi giorni prendono parte a Roma a un Congresso per aggiornare e migliorare la loro azione caritativa. Carissime, mentre vi ringrazio per la vostra partecipazione, auspico che, per intercessione di san Vincenzo de Paoli, tale incontro contribuisca a rafforzare in voi i generosi propositi di solidarietà per una efficace testimonianza del messaggio evangelico.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Rivolgo, infine, un cordiale saluto ai giovani, agli ammalati e alle coppie di sposi novelli, qui presenti.

? pochi giorni dalla Solennità della Pentecoste, la Comunità cristiana invoca con maggior slancio di fede lo Spirito Santo, dono del Signore risorto. Cari giovani, siate sempre docili all'azione dello Spirito Santo e diverrete testimoni coraggiosi del Vangelo. Cari ammalati, la confortante presenza del Consolatore sia per voi sorgente di sollievo nella sofferenza e nella prova. Cari sposi novelli, la forza dello Spirito divino sostenga la vostra famiglia e la renda « chiesa domestica » e luogo di autentica crescita umana e spirituale.




Mercoledì, 29 maggio 1996: L'Immacolata Concezione

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1. Nella riflessione dottrinale della Chiesa di Oriente, l’espressione "piena di grazia", come abbiamo visto nelle precedenti catechesi, fu interpretata, sin dal VI secolo, nel senso di una singolare santità che investe Maria in tutta la sua esistenza. Ella inaugura così la nuova creazione.

Accanto al racconto lucano dell’Annunciazione, la Tradizione ed il Magistero hanno indicato nel cosiddetto Protovangelo (
Gn 3,15) una fonte scritturale della verità dell’Immacolata Concezione di Maria. Questo testo ha ispirato, a partire dall’antica versione latina: "Ella ti schiaccerà la testa", molte rappresentazioni dell’Immacolata che schiaccia il serpente sotto i suoi piedi.

Abbiamo già avuto modo di ricordare in precedenza come questa versione non corrisponda al testo ebraico, nel quale non è la donna, bensì la sua stirpe, il suo discendente, a calpestare la testa del serpente. Tale testo attribuisce quindi, non a Maria, ma a suo Figlio la vittoria su Satana. Tuttavia, poiché la concezione biblica pone una profonda solidarietà tra il genitore e la sua discendenza, è coerente con il senso originale del passo la rappresentazione dell’Immacolata che schiaccia il serpente, non per virtù propria ma della grazia del Figlio.

2. Nel medesimo testo biblico viene inoltre proclamata l’inimicizia tra la donna e la sua stirpe da una parte e il serpente e la sua discendenza dall’altra. Si tratta di un’ostilità espressamente stabilita da Dio, che assume un rilievo singolare se consideriamo il problema della santità personale della Vergine. Per essere l’inconciliabile nemica del serpente e della sua stirpe, Maria doveva essere esente da ogni dominio del peccato. E questo fin dal primo momento della sua esistenza.

In proposito, l’Enciclica Fulgens corona, pubblicata da Papa Pio XII nel 1953 per commemorare il centenario della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, così argomenta: "Se in un determinato momento la Beatissima Vergine Maria fosse rimasta privata della grazia divina, perché contaminata nel suo concepimento dalla macchia ereditaria del peccato, tra lei e il serpente non ci sarebbe stata più - almeno durante questo periodo di tempo, per quanto breve fosse - quell’eterna inimicizia di cui si parla dalla tradizione primitiva fino alla solenne definizione dell’Immacolata Concezione, ma piuttosto un certo asservimento" (AAS 45[1953], 579).

L’assoluta ostilità stabilita da Dio tra la donna e il demonio postula quindi in Maria l’Immacolata Concezione, cioè una assenza totale di peccato, sin dall’inizio della vita. Il Figlio di Maria ha riportato la vittoria definitiva su Satana e ne ha fatto beneficiare in anticipo la Madre, preservandola dal peccato. Di conseguenza il Figlio le ha concesso il potere di resistere al demonio, realizzando così nel mistero dell’Immacolata Concezione il più notevole effetto della sua opera redentrice.

3. L’appellativo "piena di grazia" ed il Protovangelo, attirando la nostra attenzione sulla speciale santità di Maria e sulla sua completa sottrazione all’influsso di Satana, fanno intuire, nel privilegio unico concesso a Maria dal Signore, l’inizio di un nuovo ordine, che è frutto dell’amicizia con Dio e che comporta, di conseguenza, una inimicizia profonda fra il serpente e gli uomini.

Come testimonianza biblica a favore dell’Immacolata Concezione di Maria, si cita spesso anche il capitolo XII dell’Apocalisse, nel quale si parla della "donna vestita di sole" (12, 1). L’attuale esegesi converge nel vedere in tale donna la comunità del popolo di Dio, che partorisce nel dolore il Messia risorto. Ma, accanto alla interpretazione collettiva, il testo ne suggerisce una individuale nell’affermazione: "Essa partorirà un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro" (12, 5). Si ammette così, con il riferimento al parto, una certa identificazione della donna vestita di sole con Maria, la donna che ha dato alla luce il Messia. La donna-comunità è descritta infatti con le sembianze della donna-Madre di Gesù.

Caratterizzata dalla sua maternità, la donna "era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto" (Ap 12,2). Questa annotazione rimanda alla Madre di Gesù presso la Croce (cf. Jn 19,25), dove Ella partecipa con l’anima trafitta dalla spada (cf. Lc 2,35) al travaglio del parto della comunità dei discepoli. Nonostante le sue sofferenze, è "vestita di sole" - porta, cioè, il riflesso dello splendore divino -, e appare come "segno grandioso" del rapporto sponsale di Dio con il suo popolo.

Queste immagini, pur non indicando direttamente il privilegio dell’Immacolata Concezione, possono essere interpretate come espressione della cura amorosa del Padre che avvolge Maria della grazia di Cristo e dello splendore dello Spirito.

L’Apocalisse, infine, invita a riconoscere più particolarmente la dimensione ecclesiale della personalità di Maria: la donna vestita di sole rappresenta la santità della Chiesa, che si realizza pienamente nella Santa Vergine, in virtù di una grazia singolare.

4. Alle affermazioni scritturistiche, cui fanno riferimento la Tradizione e il Magistero per fondare la dottrina dell’Immacolata Concezione, sembrerebbero opporsi i testi biblici che affermano l’universalità del peccato.

L’Antico Testamento parla di un contagio peccaminoso che investe ogni "nato di donna" (Ps 50,7); (Jb 14,2). Nel Nuovo Testamento, Paolo dichiara che, a seguito della colpa di Adamo, "tutti hanno peccato", e che "per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna" (Rm 5,12 Rm 5,18). Dunque, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, il peccato originale "intacca la natura umana", che si trova così "in una condizione decaduta". Il peccato viene perciò trasmesso "per propagazione a tutta l’umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali" (CEC 404). A questa legge universale Paolo ammette però un’eccezione: Cristo, colui "che non aveva conosciuto peccato" (2Co 5,21), e così ha potuto far sovrabbondare la grazia "laddove è abbondato il peccato" (Rm 5,20).

Queste affermazioni non portano necessariamente a concludere che Maria è coinvolta nell’umanità peccatrice. Il parallelo, istituito da Paolo fra Adamo e Cristo, è completato da quello fra Eva e Maria: il ruolo della donna, rilevante nel dramma del peccato, lo è altresì nella redenzione dell’umanità.

Sant’Ireneo presenta Maria come la nuova Eva che, con la sua fede e la sua obbedienza, ha controbilanciato l’incredulità e la disobbedienza di Eva. Un tale ruolo nell’economia della salvezza richiede l’assenza di peccato. Era conveniente che come Cristo, nuovo Adamo, anche Maria, nuova Eva, non conoscesse il peccato e fosse così più atta a cooperare alla redenzione.

Il peccato, che quale torrente travolge l’umanità, s’arresta dinanzi al Redentore e alla sua fedele Collaboratrice. Con una sostanziale differenza: Cristo è tutto santo in virtù della grazia che nella sua umanità deriva dalla persona divina; Maria è tutta santa in virtù della grazia ricevuta per i meriti del Salvatore.

Saluti:


Ai fedeli italiani

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare al folto gruppo di devoti della Madonna Incoronata di Foggia, insieme con i figli di Don Orione, che reggono il Santuario. Carissimi, grazie per la vostra presenza. Ricordo la mia visita alla vostra bella chiesa e sono lieto di donarvi oggi una corona per la sacra immagine della Vergine da voi tanto venerata. So che attraverso i cenacoli mariani voi cercate di diffondere nelle famiglie la preghiera del santo Rosario preparando così il Giubileo del Duemila. Maria, Regina della Famiglia, protegga sempre tutti voi e le vostre famiglie. Saluto poi i fedeli del Sacro Cuore di Gesù in Nardò e, nel 25° di fondazione della loro parrocchia, li incoraggio ad essere sempre pietre vive della Chiesa. Accolgo, inoltre, volentieri il Serra Club Bari, i partecipanti all'assemblea generale della Confederazione degli Orafi e il gruppo della Banca Cooperativa Cattolica di Montefiascone, accompagnato dal Vescovo di Viterbo, Monsignor Fiorino Tagliaferri.

Mi è infine gradito rivolgere un saluto particolare ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. Lo Spirito Santo, dono di Cristo risuscitato, guidi voi, cari giovani, e vi renda ?????i di orientare con decisione la vita verso il bene; sostenga voi, cari ammalati, ad accogliere la sofferenza quale misterioso strumento di salvezza per voi e ??r i fratelli; aiuti voi, cari sposi novelli, a riscoprire ogni giorno le esigenze dell'amore, per essere sempre pronti a comprendervi e sostenervi reciprocamente. A tutti la mia Apostolica Benedizione.






Catechesi 79-2005 8596