Catechesi 79-2005 17399

Mercoledì, 17 marzo 1999: "Conoscere" il Padre

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1. Nell’ora drammatica in cui si appresta ad affrontare la morte, Gesù conclude il suo grande discorso di addio (cfr
Jn 13) rivolgendo una stupenda preghiera al Padre. Essa può considerarsi un testamento spirituale in cui Gesù rimette nelle mani del Padre il mandato ricevuto: far conoscere il suo amore al mondo, attraverso il dono della vita eterna (cfr Jn 17,2). La vita che egli offre è significativamente spiegata come un dono di conoscenza. “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato” (Jn 17,3).

La conoscenza, nel linguaggio biblico dell'Antico e del Nuovo Testamento, non interessa solo la sfera intellettuale, ma implica normalmente un’esperienza vitale che chiama in causa la persona umana nella sua globalità e quindi anche nella sua capacità d’amare. È una conoscenza che fa “incontrare” Dio, ponendosi all’interno di quel processo che la tradizione teologica orientale ama chiamare “divinizzazione” e che si compie per l'azione interiore e trasformante dello Spirito di Dio (cfr san Gregorio di Nissa, Oratio catech., 37: PG 45,98B). Abbiamo già toccato tali temi nella catechesi per l’anno dello Spirito Santo. Tornando ora sulla citata frase di Gesù, vogliamo approfondire che cosa significa conoscere vitalmente Dio Padre.

2. Si può conoscere Dio come padre a diversi livelli, secondo la prospettiva da cui si guarda, e l’aspetto del mistero che si considera. C’è una conoscenza naturale di Dio a partire dalla creazione: essa conduce a riconoscere in Lui l’origine e la causa trascendente del mondo e dell'uomo e in questo senso a intuirne la paternità. Questa conoscenza si approfondisce alla luce progressiva della Rivelazione, cioè sulla base delle parole e degli interventi storico-salvifici di Dio (cfr CEC 287).

Nell’Antico Testamento conoscere Dio come padre significa risalire alle origini del popolo dell'alleanza: “Non è lui il Padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito?” (Dt 32,6). Il riferimento a Dio in quanto padre garantisce e conserva l’unità dei membri di una stessa famiglia: “Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio?” (Ml 2,10). Si riconosce Dio come padre anche nel momento in cui redarguisce il figlio per il suo bene: “Il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto” (Pr 3,12). E ovviamente un padre può essere sempre invocato nell’ora dello sconforto: “Esclamai: Signore, mio padre tu sei e campione della mia salvezza, non mi abbandonare nei giorni dell'angoscia, nel tempo dello sconforto e della desolazione” (Si 51,10). In tutte queste forme vengono applicate a Dio per eccellenza quei valori che si sperimentano nella paternità umana. Si intuisce tuttavia che non è possibile conoscere a fondo il contenuto di una tale paternità divina, se non nella misura in cui Dio stesso la manifesta.

3. Negli eventi della storia della salvezza si rivela sempre più l’iniziativa del Padre, che con la sua azione interiore apre il cuore dei credenti ad accogliere il Figlio incarnato. Conoscendo Gesù essi potranno conoscere anche Lui, il Padre. È quanto insegna Gesù stesso rispondendo a Tommaso: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre” (Jn 14,7 cfr Jn 14,7-10).

Bisogna dunque credere in Gesù e guardare a lui, luce del mondo, per non rimanere nelle tenebre dell’ignoranza (cfr Jn 12,44-46) e per conoscere che la sua dottrina viene da Dio (cfr Jn 7,17). A questa condizione è possibile conoscere il Padre, diventando capaci di adorarlo “in spirito e verità” (Jn 4,23). Questa conoscenza viva è inseparabile dall’amore. Viene comunicata da Gesù, come egli ha detto nella sua preghiera sacerdotale: “Padre giusto, … io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi” (Jn 17,25-26).

“Quando preghiamo il Padre, siamo in comunione con lui e con il Figlio suo Gesù Cristo. È allora che lo conosciamo e lo riconosciamo in uno stupore sempre nuovo” (CEC 2781). Conoscere il Padre significa, dunque, trovare in lui la fonte del nostro essere e della nostra unità, in quanto membri di un’unica famiglia, ma significa anche essere immersi in una vita, “soprannaturale”, la vita stessa di Dio.

4. L’annuncio del Figlio rimane dunque la via maestra per conoscere e far conoscere il Padre; infatti, come ricorda una suggestiva espressione di sant’Ireneo, “la conoscenza del Padre è il Figlio” (Adv. haer., 4,6,7: PG 7,990B). È la possibilità offerta a Israele, ma anche alle genti, come Paolo sottolinea nella Lettera ai Romani: “Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani! Poiché non c’è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi” (Rm 3,29). Dio è unico, ed è Padre di tutti, desideroso di offrire a tutti la salvezza operata per mezzo del suo Figlio: è quello che il vangelo di Giovanni chiama il dono della vita eterna. Questo dono ha bisogno di essere accolto e comunicato, sull'onda di quella riconoscenza che faceva dire a Paolo, nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi: “Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l’opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità” (2Th 2,13).


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Vorrei porgere il benvenuto a tutti i pellegrini belgi e neerlandesi.

Vi auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli rafforzi la vostra fede in Cristo, unico Salvatore del mondo, e dia un nuovo slancio all’evangelizzazione nelle vostre parrocchie.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Cari universitari di Zagabria, vi saluto cordialmente. Benvenuti!

Il dono della fede in Cristo, che avete ricevuto, vi aiuti a scoprire il senso e il fine della vostra vita, ed a rendere testimonianza all’amore infinito di Dio. Affido voi e il vostro futuro all’intercessione della Santissima Madre di Dio e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Un cordiale benvenuto agli “Amici Salesiani di Don Bosco”, di Praga.

Carissimi, la Solennità di dopodomani ci presenterà San Giuseppe, quale uomo di Dio che ha vissuto acacnto a Gesù e a Maria con sempre pronta disponibilità e generosa attenzione. Imitiamolo!

Vi benedico tutti di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Saluto cordialmente i pellegrini giunti dall’Ungheria, da Budapest e da Tiszaújváros. Carissimim auspico di cuore che questo odierno incontro presso la tomba di san Pietro apostolo confermi in ciascuno di voi lo spirito della comunione con la Chiesa Universale.

Con tali sentimenti, imparto la mia Benedizione Apostolica a voi e alla vostra Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, alla delegazione della Consulta degli studenti della Provincia di Grosseto, preoccupati della formazione corretta e completa di ogni cittadino, ed agli adolescenti del Decanato di Vimercate, dell'Arcidiocesi di Milano, venuti per la loro professione di fede.

Saluto, poi, Monsignor Riccardo Fontana, Arcivescovo di Norcia-Spoleto e gli Abati Ordinari di Subiaco e Montecassino, e con loro la delegazione nazionale reduce dalla Macedonia ove è stata accesa la "Fiaccola Benedettina" della pace. Possa tale impresa, animata dal motto "pro Europa una", contribuire alla formazione di una coscienza attenta alla solidarietà ed alla cultura della pace, seguendo l'esempio di San Benedetto, apostolo infaticabile tra i popoli dell'Europa.

Saluto la delegazione dell'Associazione "Italia Marathon Club", accompagnata dai Rappresentanti dell'Amministrazione comunale di Roma e dai Responsabili della Federazione Italiana di Atletica Leggera, ed auguro che la Maratona di Roma, in programma domenica prossima, contribuisca a promuovere gli autentici valori dello sport.

Saluto, ancora, il gruppo delle Edizioni Paoline e della Sony Classical che, in collaborazione con la Radio Vaticana, hanno edito il CD "Abba Pater", ed invoco per ciascuno di loro copiosi doni celesti, perché continuino con generoso slancio nel loro impegno culturale.

Ed ora il mio saluto va ai giovani qui presenti. Cari giovani, incontrarvi è sempre per me motivo di consolazione e di speranza, perché la vostra età è la primavera della vita. Siate sempre fedeli all'amore che Dio ha per voi.

Rivolgo ora un pensiero affettuoso a voi, cari ammalati. Quando si soffre, tutta la realtà in noi e attorno a noi sembra rabbuiarsi, ma, nell'intimo del nostro cuore, questo non deve spegnere la luce consolante della fede. Cristo con la sua croce ci sostiene nella prova.

E voi, cari sposi novelli, che saluto cordialmente, siate grati a Dio per il dono della famiglia. Contando sempre sul suo aiuto, fate della vostra esistenza una missione di amore fedele e generoso.

Il Signore vi accompagni e sempre vi protegga.



Mercoledì, 24 marzo 1999

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1. Proseguendo nella nostra meditazione su Dio Padre, oggi vogliamo soffermarci sul suo amore generoso e provvidente. “La testimonianza della Scrittura è unanime: la sollecitudine della divina Provvidenza è concreta e immediata; essa si prende cura di tutto, dalle più piccole cose fino ai grandi eventi del mondo e della storia” (
CEC 303). Possiamo prendere le mosse da un testo del Libro della Sapienza, in cui la Provvidenza divina è contemplata in azione a favore d’una barca in mezzo al mare: “La tua provvidenza, o Padre, la guida, perché tu hai predisposto una strada anche nel mare, un sentiero sicuro anche fra le onde, mostrando che puoi salvare da tutto, sì che uno possa imbarcarsi anche senza esperienza” (Sg 14,3-4).

In un salmo si ritrova ancora l'immagine del mare, solcato dalle navi e nel quale guizzano animali piccoli e grandi, per ricordare il nutrimento che Dio fornisce a tutti gli esseri viventi: “Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo in tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, tu apri la mano, si saziano di beni” (Ps 104,27-28).

2. L’immagine della barca in mezzo al mare, raffigura bene la nostra situazione di fronte al Padre provvidente. Egli - come dice Gesù - “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Mt 5,45). Tuttavia, di fronte a questo messaggio dell'amore provvidente del Padre, viene spontaneo chiedersi come si possa spiegare il dolore. E occorre riconoscere che il problema del dolore costituisce un enigma davanti al quale la ragione umana si smarrisce. La divina Rivelazione ci aiuta a comprendere che esso non è voluto da Dio, essendo entrato nel mondo a causa del peccato dell'uomo (cfr Gn 3,16-19). Dio lo permette per la salvezza stessa dell'uomo, traendo il bene dal male. “Dio onnipotente . . . , essendo supremamente buono, non permetterebbe mai che un qualsiasi male esistesse nelle sue opere, se non fosse sufficientemente potente e buono, da trarre dal male stesso il bene” (Sant’Agostino, Enchiridion de fide, spe et caritate, 11,3: PL 40, 236). Significative, a tal proposito, le parole rassicuranti, rivolte da Giuseppe ai suoi fratelli, che l'avevano venduto ed ora dipendevano dal suo potere: “Non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio . . . Se voi avete pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi s’avvera: far vivere un popolo numeroso” (Gn 45,8 Gn 50,20).

I progetti di Dio non coincidono con quelli dell’uomo; sono infinitamente migliori, ma spesso restano incomprensibili alla mente umana. Dice il Libro dei Proverbi: “Dal Signore sono diretti i passi dell’uomo e come può l’uomo comprendere la propria via?” (Pr 20,24). Nel Nuovo Testamento Paolo enuncerà questo consolante principio: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28).

3. Quale deve essere il nostro atteggiamento di fronte a questa provvida e lungimirante azione divina? Non dobbiamo certo attendere passivamente ciò che Egli ci manda, bensì collaborare con Lui, affinché porti a compimento quanto ha iniziato ad operare in noi. Dobbiamo essere solleciti soprattutto nella ricerca dei beni celesti. Questi devono stare al primo posto, come lo richiede Gesù: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia” (Mt 6,33). Gli altri beni non devono essere oggetto di preoccupazioni eccessive, perché il nostro Padre celeste conosce quali sono le nostre necessità; ce l’insegna Gesù quando esorta i suoi discepoli ad “un abbandono filiale alla Provvidenza del Padre celeste, il quale si prende cura dei più elementari bisogni dei suoi figli” (CEC 305): “Non cercate che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno” (Lc 12,29).

Noi siamo dunque chiamati a collaborare con Dio, in atteggiamento di grande fiducia. Gesù ci insegna a chiedere al Padre celeste il pane quotidiano (cfr Mt 6,11 Lc 11,3). Se lo riceviamo con riconoscenza, verrà anche spontaneo ricordare che nulla ci appartiene, e dobbiamo essere pronti a donarlo: “Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo” (Lc 6,30).

4. La certezza dell'amore di Dio ci fa confidare nella sua provvidenza paterna anche nei momenti più difficili dell'esistenza. Questa piena fiducia in Dio Padre provvidente, anche in mezzo alle avversità, è mirabilmente espressa da santa Teresa di Gesù: “Niente ti turbi, niente ti spaventi. Tutto passa, Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla. Dio solo basta” (Poesie, 30).

La Scrittura ci offre un esempio eloquente di totale affidamento a Dio quando racconta che Abramo aveva maturato la decisione di sacrificare il figlio Isacco. In realtà Dio non voleva la morte del figlio, ma la fede del padre. E Abramo la dimostra pienamente, poiché quando Isacco gli chiede dove sia l’agnello dell’olocausto, osa rispondergli che “Dio provvederà” (Gn 22,8). E subito dopo sperimenterà appunto la benevola provvidenza di Dio, che salva il giovanetto e premia la sua fede, colmandolo di benedizione.

Occorre dunque interpretare simili testi alla luce dell'intera rivelazione che raggiunge la sua pienezza in Gesù Cristo. Egli ci insegna a riporre in Dio un'immensa fiducia anche nei momenti più difficili: inchiodato sulla Croce, Gesù si abbandona totalmente al Padre: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). Con questo atteggiamento Egli eleva a un livello sublime quanto Giobbe aveva sintetizzato nelle note parole: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!” (Jb 1,21). Anche ciò che umanamente è una sventura, può rientrare in quel grande progetto di amore infinito col quale il Padre provvede alla nostra salvezza.

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Adesso mi rivolgo a tutti i pellegrini neerlandesi e belgi.

Carissimi fratelli e sorelle, auguro che il vostro pellegrinaggio in questo periodo di Quaresima rafforzi il vostro amore ed il vostro impegno per la Chiesa. Siate solidali con tutti coloro che soffrono, e pregate per loro.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini giunti dalla Lituania.

Carissimi, siamo alla fine dell'itinerario penitenziale della Quaresima - il tempo della misericordia divina e dell'autentico rinnovamento interiore e comunitario. Possano questi giorni di grazia confermare ciascuno di voi nell'amore di Cristo che si è immolato per la salvezza del mondo!

Con affetto imparto a tutti la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Saluto cordialmente i pellegrini dall’Ungheria, da Sátoraljaújhely. Nella catechesi odierna abbiamo meditato su Dio Padre provvidente. Carissimi, auspico di cuore che la Provvidenza di Dio vi accompagni sempre.

Con tali sentimenti, imparto la mia Benedizione Apostolica a voi e alla vostra Patria.

Sia lodato Gesù Cristo.

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto cordialmente il gruppo dei Professori e degli Studenti del Collegio e del Liceo Classico di Pazin, come pure i gruppi di fedeli di Split e dei dintorni e dei pensionati di Podsused in Zagreb.

Carissimi, «la parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente» (Col 3,16) e vi aiuti a collaborare attivamente con lo Spirito Santo a perfezionare continuamente la vostra fede, per mezzo dei Suoi molteplici doni (cfr Dei verbum DV 5). In tal modo, porterete abbondanti frutti di carità e di santità e contribuirete efficacemente alla crescita e allo sviluppo della società umana.

Vi accompagni sempre la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!
* * *


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana e, in modo speciale, ai fedeli del Santuario di Nostra Signora della Guardia, dell'Arcidiocesi di Genova, accompagnati dall'Arcivescovo, il Cardinale Dionigi Tettamanzi. Cari Fratelli e Sorelle, auspico di cuore che questa visita rinsaldi in voi la fedeltà al Vangelo e l'autentica devozione alla Madre di Dio.

Saluto, inoltre, i cresimandi della Diocesi di Brescia e quelli della Diocesi di Ascoli Piceno, guidati dal Vescovo Monsignor Silvano Montevecchi, come pure i giovani del movimento "Missionari casertani", presenti con il loro Pastore diocesano, Monsignor Raffaele Nogaro. Carissimi, siete venuti molto numerosi a farmi visita. Vi ringrazio di cuore e, mentre esprimo apprezzamento per tale iniziativa in preparazione al Grande Giubileo dell'Anno Duemila, assicuro la mia preghiera, perché quest'incontro contribuisca a rafforzarvi nella generosità per annunciare a tutti Gesù Cristo, Salvatore del mondo.

Saluto, poi, il gruppo del Periodico cattolico "Il Movimento", di Forlì, i membri dell'Associazione Direttori d'Albergo e la delegazione dell'Associazione Internazionale "Amici della Terra Santa", particolarmente impegnati nel lavoro preparatorio al Grande Giubileo dell'Anno Duemila.

Tutti ringrazio per la visita ed invoco su ciascuno copiosi doni della benevolenza divina.

Rivolgo ora un caro saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli.

La Solennità dell'Annunciazione, che domani celebreremo, sia per tutti un invito a seguire l'esempio di Maria Santissima: per voi, cari giovani, si traduca in pronta disponibilità alla chiamata del Padre, perché possiate essere fermento evangelico nella società; per voi, fratelli sofferenti, sia sprone a rinnovare l'accettazione serena e confidente della Croce, mezzo di redenzione dell'intera umanità; per voi, cari sposi novelli, il sì di Maria sia di costante incitamento nell'impegno di costruire una famiglia fondata sul reciproco e fedele amore, ispirato ai perenni valori cristiani.

Al termine dell’Udienza Generale, prima del canto del Pater Noster, il Santo Padre ha invitato i presenti a pregare in particolare per il Kosovo:

Vogliamo adesso elevare una speciale preghiera al Padre della Misericordia perché conceda il dono della pace di cui soprattutto il Kosovo e l'Europa hanno tanto bisogno oggi.




Mercoledì, 31 marzo 1999

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1. Con domenica scorsa, Domenica delle Palme, siamo entrati nella settimana detta «santa», perché in essa commemoriamo gli eventi centrali della nostra redenzione. Il cuore di questa settimana è il Triduo della Passione e della Risurrezione del Signore che, come si legge nel Messale Romano, "risplende al vertice dell'anno liturgico, perché l'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio è stata compiuta da Cristo specialmente per mezzo del mistero pasquale, col quale, morendo, ha distrutto la nostra morte, e, risorgendo, ci ha ridonato la vita" (Norme Generali, 18). Nella storia dell'umanità nulla è avvenuto di più significativo e di maggior valore. Al termine della Quaresima, ci apprestiamo così a vivere con fervore i giorni più importanti per la nostra fede, intensifichiamo il nostro impegno a seguire, con sempre più grande fedeltà, Cristo, Redentore dell'uomo.

2. La Settimana Santa ci conduce a meditare sul senso della Croce, in cui "la rivelazione dell'amore misericordioso di Dio raggiunge il suo culmine" (cfr Dives in misericordia
DM 8). In maniera tutta particolare, ci stimola a tale riflessione il tema di questo terzo anno di immediata preparazione al Grande Giubileo del Duemila, dedicato al Padre. Ci ha salvati la sua infinita misericordia. Egli, per redimere l'umanità, ha liberamente donato il suo Figlio Unigenito. Come non ringraziarlo? La storia è illuminata e guidata dall'evento incomparabile della redenzione: Dio, ricco di misericordia, ha effuso su ogni essere umano la sua infinita bontà, per mezzo del sacrificio di Cristo. Come manifestare in modo adeguato la nostra riconoscenza? La liturgia di questi giorni, se da un lato ci fa elevare al Signore, vincitore della morte, un inno di ringraziamento, ci chiede, al tempo stesso, di eliminare dalla nostra vita tutto ciò che ci impedisce di conformarci a lui. Contempliamo Cristo nella fede e ripercorriamo le tappe decisive della salvezza da lui operata. Ci riconosciamo peccatori e confessiamo la nostra ingratitudine, la nostra infedeltà e la nostra indifferenza di fronte al suo amore. Abbiamo bisogno del suo perdono che ci purifichi e ci sostenga nell'impegno di interiore conversione e di perseverante rinnovamento dello spirito.

3. "Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia: nella tua grande bontà cancella il mio peccato... Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato" (Ps 50,1 Ps 50,4). Queste parole, che abbiamo proclamato il Mercoledì delle Ceneri, ci hanno accompagnato durante tutto l'itinerario quaresimale. Esse risuonano nel nostro spirito con singolare intensità all'approssimarsi dei giorni santi, nei quali ci viene rinnovato il dono straordinario della remissione delle colpe, ottenuto per noi da Gesù sulla Croce. Di fronte al Crocifisso, richiamo eloquente alla misericordia di Dio, come non pentirsi dei propri peccati e non convertirsi all'amore? Come non riparare concretamente i torti causati agli altri e restituire i beni acquisiti in modo non onesto? Il perdono esige gesti concreti: il pentimento è vero ed efficace solo quando si traduce in atti tangibili di conversione e di giusta riparazione.

4. "Nella tua fedeltà soccorrimi, Signore"! Così ci esorta a pregare l'odierna liturgia del Mercoledì Santo, tutta proiettata verso gli eventi salvifici che commemoreremo nei prossimi giorni. Proclamando quest'oggi il Vangelo di Matteo sulla Pasqua e sul tradimento di Giuda, pensiamo già alla solenne Messa "in Cena Domini" di domani pomeriggio, che ricorderà l'istituzione del Sacerdozio e dell'Eucaristia, nonché il comando "nuovo" dell'amore fraterno lasciatoci dal Signore alla vigilia della sua morte.

Tale suggestiva celebrazione sarà preceduta, domani mattina, dalla Messa crismale, che in tutte le cattedrali del mondo il Vescovo presiede attorniato dal suo presbiterio. Vengono benedetti gli oli sacri per il Battesimo, per l'Unzione degli infermi ed il Crisma. In serata, poi, terminata la Messa "in Cena Domini", vi sarà il tempo dell'adorazione, quasi in risposta all'invito che Gesù rivolse ai suoi discepoli nella drammatica notte della sua agonia: «Restate qui e vegliate con me» (Mt 26,38).

Il Venerdì Santo è giorno di grande commozione, nel quale la Chiesa ci farà riascoltare il racconto della Passione di Cristo. L'"adorazione" della Croce sarà al centro dell'azione liturgica che in quel giorno verrà celebrata, mentre la Comunità ecclesiale prega intensamente per le necessità dei credenti e del mondo intero.

Subentra, quindi, una fase di profondo silenzio. Tutto tacerà sino alla notte del Sabato Santo. Nel cuore delle tenebre irromperanno la gioia e la luce con i suggestivi riti della Veglia pasquale ed il canto festoso dell'"Alleluia". Sarà l'incontro nella fede con Cristo risorto e la gioia pasquale si prolungherà per tutti i cinquanta giorni che seguiranno.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle, disponiamoci a rivivere questi eventi con intimo fervore insieme a Maria Santissima, presente nel momento della passione del suo Figlio e testimone della sua risurrezione. Dice un canto polacco: "Madre santissima, eleviamo il nostro grido al tuo Cuore trafitto con la spada del dolore!". Maria accetti le nostre preghiere ed i sacrifici di coloro che soffrono; avvalori i nostri propositi quaresimali e ci accompagni mentre seguiremo Gesù nell'ora della prova estrema. Cristo, martoriato e crocifisso, è sorgente di forza e segno di speranza per tutti i credenti e per l'intera umanità.


Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto cordialmente gli studenti del II° e del III° Liceo di Split, come pure i giovani della Parrocchia della Regina della Pace a Makarska, e i gruppi di pellegrini provenienti da altre località croate. Benvenuti!

Carissimi, domani sera con la Santa Messa “in Cena Domini” inizia la celebrazione del Sacro Triduo Pasquale. Esso rappresenta il vertice dell’Anno liturgico e, nello stesso tempo, ci ricorda l’immensità dell’amore di Dio verso l’uomo, manifestatosi in modo del tutto particolare nella Passione, nella Morte e nella Risurrezione di Cristo. Sappiate riscoprire in pienezza tale amore, testimoniandolo sempre e ovunque.

Su di voi e sulle vostre famiglie invoco la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovena

Saluto gli studenti ed i professori del Ginnasio sloveno a Celovec - Klagenfurt in Austria. Possa la visita dei monumenti romani arricchire la vostra cultura ed approfondire la vostra fede. Con questo desiderio vi impartisco la mia benedizione apostolica.

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Saluto cordialmente i pellegrini dall’Ungheria, da Budapest. Nella catechesi odierna abbiamo meditato sul Sacro Triduo e sul Mistero pasquale. Carissimi, vi auspico di cuore di festeggiare degnamente la passione, morte e risurrezione del Nostro Signore.

Con tali sentimenti, imparto la mia Benedizione Apostolica a voi e alla vostra Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Lituania. Sia lodato Gesù Cristo!

Cari Fratelli e Sorelle, vi ringrazio per la vostra presenza e vi auguro che i momenti della Settimana Santa vissuti a Roma dispongano ogni cuore al dialogo con Dio, attraverso la riflessione, la penitenza e i gesti dell’amore verso il prossimo.

Con tali auspici, invocando su di voi, sulle vostre famiglie e sull’intera popolazione della vostra Patria l’abbondanza dei doni celesti, a tutti imparto la propiziatrice Benedizione Apostolica.

Buona Santa Pasqua a tutti!
* * *


Saluto cordialmente tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, desidero rivolgere il mio pensiero alla squadra di ciclismo professionisti "Amore & Vita Fanini Team" e al gruppo dilettanti "Mamma e Michela Fanini". Tutti ringrazio per la loro gradita visita, augurando a ciascuno che questi giorni della Settimana Santa siano occasione propizia per rafforzare la fede e l'adesione al Vangelo.

Rivolgo infine il mio cordiale pensiero ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

La contemplazione della passione, morte e risurrezione di Gesù, cari giovani, vi renda sempre più saldi nella testimonianza cristiana.

E voi, cari ammalati, traete dalla Croce di Cristo, il sostegno quotidiano per superare i momenti di prova e di sconforto.

A voi, cari sposi novelli, dal mistero pasquale, che in questi giorni contempliamo, venga un incoraggiamento a fare della vostra famiglia un luogo di amore fedele e fecondo.

A tutti la mia benedizione.




Mercoledì, 7 aprile 1999: Il Padre: amore esigente

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1. L'amore di Dio Padre per noi non ci può lasciare indifferenti, anzi richiede di essere ricambiato con un impegno costante di amore. Questo impegno assume significati sempre più profondi quanto più ci avviciniamo a Gesù, che vive pienamente in comunione con il Padre, facendosi modello per noi.

Nel contesto culturale dell’Antico Testamento l'autorità del padre è assoluta, e viene assunta come termine di confronto per descrivere l’autorità di Dio creatore, a cui non è lecito muovere contestazioni. Si legge in Isaia: “Chi oserà dire a un padre: 'Che cosa generi?' o a una donna: 'Che cosa partorisci?'. Dice il Signore, il Santo di Israele, che lo ha plasmato: 'Volete interrogarmi sul futuro dei miei figli e darmi ordini sul lavoro delle mie mani?'” (
Is 45,10). Un padre ha pure il compito di guidare il figlio, ammonendolo con severità, se necessario. Il Libro dei Proverbi ricorda che ciò vale anche per Dio: “Il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto” (Pr 3,12 cfr Ps 103,13). Il profeta Malachia da parte sua attesta l’affetto compassionevole di Dio verso i suoi figli (Ml 3,17), ma si tratta pur sempre d'un amore esigente: “Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, al quale ordinai sull’Oreb statuti e norme per tutto Israele” (Ml 3,22).

2. La legge che Dio dà al suo popolo non è un peso imposto da un padrone tirannico, ma l’espressione di quell’amore paterno che indica il giusto sentiero della condotta umana e la condizione per ereditare le promesse divine. È questo il senso dell’ingiunzione del Deuteronomio: “Osserva i comandi del Signore tuo Dio, camminando sulle sue vie e temendolo; perché il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile” (Dt 8,5-7). In quanto sancisce l’alleanza tra Dio e i figli d’Israele la legge è dettata dall’amore. Ma il trasgredirla non è senza conseguenze, comportando esiti dolorosi, che sono tuttavia sempre dominati dalla logica dell'amore, perché costringono l’uomo a prendere salutare coscienza di una dimensione costitutiva del suo essere. “È scoprendo la grandezza dell’amore di Dio che il nostro cuore viene scosso dall’orrore e dal peso del peccato e comincia a temere di offendere Dio con il peccato e di essere separato da lui” (CEC 1432).

Se si stacca dal Creatore, l’uomo precipita necessariamente nel male, nella morte, nel nulla. Al contrario, l’adesione a Dio è fonte di vita e benedizione. È quanto sottolinea lo stesso Libro del Deuteronomio: “Vedi, io oggi pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso” (Dt 30,15).

3. Gesù non abolisce la Legge nei suoi valori fondamentali, ma la perfeziona, come dice egli stesso nel discorso della montagna: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5,17).

Gesù addita il cuore della Legge nel precetto dell’amore, e ne sviluppa le esigenze radicali. Ampliando il precetto dell’Antico Testamento, egli comanda di amare amici e nemici, e spiega questa estensione del precetto facendo riferimento alla paternità di Dio: “Perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Mt 5,43-45 cfr CEC 2784).

Con Gesù avviene un salto di qualità: egli sintetizza la Legge e i Profeti in una sola norma, tanto semplice nella sua formulazione quanto difficile nell’attuazione: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (cfr Mt 7,12). Questa è addirittura presentata come la via da percorrere per essere perfetti come il Padre celeste (cfr Mt 5,48). Chi agisce così, rende testimonianza agli uomini perché sia glorificato il Padre che è nei cieli (cfr Mt 5,16), e si dispone a ricevere il Regno che egli ha preparato per i giusti, secondo le parole di Cristo nel giudizio finale: “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25,34).

4. Mentre annuncia l'amore del Padre, Gesù non manca mai di ricordare che si tratta di un amore impegnativo. Questo tratto del volto di Dio emerge da tutta la vita di Gesù. Il suo “cibo” è appunto attuare la volontà di colui che lo ha mandato (cfr Jn 4,34). Proprio perché egli cerca non la propria volontà, ma il volere del Padre che lo ha inviato nel mondo, il suo giudizio è giusto (cfr Jn 5,30). Il Padre perciò gli rende testimonianza (cfr Jn 5,37) e così pure le Scritture (cfr Jn 5,39). Soprattutto le opere che compie in nome del Padre garantiscono che egli è inviato da lui (cfr Jn 5,36 Jn 10,25 Jn 10,37-38). Tra di esse, la più alta è quella di offrire la propria vita, come il Padre gli ha comandato: questo dono di sé è addirittura la ragione per cui il Padre lo ama (cfr Jn 10,17-18) ed è il segno che egli ama il Padre (cfr Jn 14,31). Se già la legge del Deuteronomio era cammino e garanzia di vita, la legge del Nuovo Testamento lo è in modo inedito e paradossale, esprimendosi nel comandamento di amare i fratelli fino a dare la vita per loro (cfr Jn 15,12-13).

Il “comandamento nuovo” dell’amore, come ricorda san Giovanni Crisostomo, ha la sua ragione ultima nell’amore divino: “Non potete chiamare vostro padre il Dio di ogni bontà, se conservate un cuore crudele e disumano; in tal caso, infatti, non avete più in voi l’impronta della bontà del Padre celeste” (Hom. in illud “Angusta est porta”: PG 51, 44B). In questa prospettiva c'è insieme continuità e superamento: la Legge si trasforma e si approfondisce come Legge dell'amore, l'unica che conviene al volto paterno di Dio.

J'accueille avec plaisir les francophones. Je salue les pèlerins du diocèse de Tulle, venus avec leur Évêque, Mgr Le Gal, ceux d'Alsace et de Bretagne ainsi que les nombreux jeunes, notamment ceux de Molenbeck, venus approfondir le dialogue islamo- chrétien, et ceux du collège Les Maristes de Bourg-de-Péage, dont je me prépare à canoniser le fondateur, Marcellin Champagnat. Que le Seigneur Ressuscité soit pour chacun joie et lumière sur la route ! À tous je donne de grand coeur la Bénédiction apostolique.

I extend a special greeting to the newly ordained Deacons from the Pontifical Irish College and the Pontifical Scots College: may God strengthen and guide you in your ministry of grace and hope. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from England, Ireland, Scotland, Canada and the United States of America, I invoke the joy and peace of the Risen Saviour.

Mit dieser Betrachtung grüße ich alle Pilger und Besucher aus Deutschland, Österreich, der Schweiz und dem Fürstentum Liechtenstein. Insbesondere heiße ich die Teilnehmer an der Pilgerfahrt des Bistums Würzburg in Begleitung des Diözesanbischofs Paul- Werner Scheele willkommen. Außerdem begrüße ich die vielen Ministranten- und Jugendgruppen. Allen wünsche ich schöne Ferientage in Rom. Gern erteile ich Euch und Euren Lieben daheim sowie allen, die über Radio Vatikan oder das Fernsehen mit uns verbunden sind, den Apostolischen Segen.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española. En especial a las participantes en el IV Cursillo de Colaboradoras del Regnum Christi y a la Cofradía de la Virgen de la Soterraña, de Olmedo, que celebra el 75º aniversario de la coronación de la imagen, así como a los seminaristas de Barcelona y Barbastro y a los alumnos del Colegio de San Luis de los Franceses, de Madrid. A todos os bendigo de corazón, invitándoos a descubrir las exigencias del amor de Dios Padre.

Saúdo e desejo a todos felicidades, paz e graça no Senhor. Saúdo em particular os grupos de portugueses de um agrupamento de escuteiros da Paróquia de S. Mamede, e os paroquianos de Gafanha da Nazaré, ambos de Lisboa: sede bem-vindos e sede felizes. Que a luz de Cristo ressuscitado anime sempre a vossa fé, esperança e caridade, numa vida digna, cristã e repleta de alegrias. E dou-vos de coração, extensiva aos vossos familiares e pessoas amigas, a minha Bênção.


Catechesi 79-2005 17399