Catechesi 79-2005 7499

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

“Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone” (Lc 24,34).

Con queste parole dal Vangelo secondo S. Luca saluto tutti i pellegrini belgi e neerlandesi. Vi auguro che il vostro cuore sia ardente mentre ascoltate la Parola del Risorto, e che riconosciate il Signore nella frazione del Pane.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto cordialmente i pellegrini venuti da varie parti della Croazia, e in particolare dall’Arcidiocesi di Split-Makarska. Saluto l’Arcivescovo Metropolita di Split- Makarska, il caro Mons. Ante Juric, l’Ausiliare, Mons. Marin Barišic, e le Autorità locali. Nel salutare tutti, vorrei menzionare i Seminaristi del Seminario Minore Interdiocesano di Zagabria e quelli del Seminario Maggiore di Split.

Carissimi Fratelli e Sorelle, benvenuti! Vi accolgo molto volentieri. Voi siete venuti per restituirmi la Visita che io recentemente ho avuto modo di compiere nel vostro amato Paese, sostando, tra l’altro, a Split e a Solin. Durante questo Viaggio pastorale abbiamo avuto modo di riflettere sulla missione che Gesù affida ai suoi discepoli prima di salire al Padre (cfr Ac 1,4-8) e sulla chiamata alla santità che egli rivolge ad ogni cristiano. Questa universale vocazione è stata mirabilmente espressa dall’eroico Cardinale Luigi Stepinac, che ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari, a Marija Bistrica.

Carissimi, la fede, che ho potuto constatare in quella occasione, come pure nel mio primo viaggio apostolico in Croazia, rimanga viva in tutti, anzi cresca costantemente e dia frutti di autentico rinnovamento spirituale e sociale. Nutrite la vostra fede con l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, con la regolare frequenza ai Sacramenti e con la preghiera personale e familiare. La Chiesa che è in Croazia, soltanto se rimane fedele a Cristo e al mandato da Lui ricevuto, potrà rispondere in maniera adeguata alle attese e alle sfide del momento presente. Mantenete fisso lo sguardo su Cristo, conservate intatta la gioia della Pasqua e custodite gelosamente il deposito della fede trasmesso dagli apostoli.

A tutti voi presenti, alle vostre famiglie e all’intera vostra Patria, imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Saluto cordialmente il gruppo di universitari slovacchi, presenti all’Udienza.

Carissimi studenti, siamo nell’Ottava di Pasqua, nella quale ricordiamo con partecipazione più intensa il mistero della risurrezione di Cristo, la sua vittoria sul peccato e sulla morte. Il Cristo risorto è presente tra noi e ci sprona a non vivere più per noi stessi, ma per Lui, che è morto e risorto per noi (cfr. 2Co 5,5).

Con l’augurio di vivere pienamente il Mistero della Pasqua imparto di cuore la mia Benedizione a voi, ai vostri cari e a tutta la Slovacchia.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovena

Benvenuti i seminaristi di Ljubljana e Maribor in Slovenia, che avete voluto arricchire il mistero pasquale con la visita alla tomba di San Pietro e agli altri monumenti cristiani di Roma. Col desiderio che il Risorto Redentore sia la vostra guida sulla via del sacerdozio vi impartisco la mia Benedizione Apostolica.

Traduzione italiana del saluto in lingua bielorussa

Rivolgo un cordiale benvenuto ai membri della corale di “Krinichka” di Minsk. Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita ed invoco ben volentieri su di voi e sui vostri cari copiose benedizioni dal cielo.

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Con affetto mi rivolgo ai pellegrini giunti dalla Lituania. Carissimi Fratelli e Sorelle, porgo i miei auguri pasquali a tutti voi e ai vostri cari: Buona Pasqua! Cristo Risorto riempia i vostri cuori del suo amore e della sua gioia!

A tutti qui presenti e all’intero popolo lituano imparto la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai seminaristi dell’Arcidiocesi di Catania ed ai diaconi della Compagnia di Gesù accompagnati dai loro Superiori e familiari. Insieme a loro saluto i giovani presenti, specialmente i numerosi gruppi di ragazzi e di ragazze che fanno quest’anno la loro “Professione di fede”. Essi provengono da diversi Decanati, Parrocchie e Oratori della Lombardia. Carissimi siate sempre fedeli al vostro Battesimo: vivete appieno la vostra consacrazione battesimale e siate testimoni di Cristo morto e risorto per noi.

Rivolgo un pensiero affettuoso anche a voi, cari ammalati. La luce della Pasqua vi illumini e vi sostenga nella vostra sofferenza.

E voi, cari sposi novelli, attingete al mistero pasquale il coraggio per essere protagonisti nella Chiesa e nella società, contribuendo con il vostro amore fedele e fecondo alla costruzione della civiltà dell'amore.

Con tali auspici, vi benedico tutti di cuore.




Mercoledì, 14 aprile 1999: Testimoniare Dio Padre: la risposta cristiana all’ateismo

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1. L’orientamento religioso dell’uomo scaturisce dalla sua stessa creaturalità, che lo spinge ad anelare a Dio da cui è creato a propria immagine e somiglianza (cfr
Gn 2,17). Il Vaticano II ha insegnato che “la ragione più alta della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da Lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e non si affida al suo Creatore” (Gaudium et spes GS 19).

La via che conduce gli esseri umani alla conoscenza di Dio Padre è Gesù Cristo, il Verbo fatto carne, che viene a noi nella forza dello Spirito Santo. Come ho sottolineato nelle precedenti catechesi, una tale conoscenza è autentica e piena se non si riduce a un’acquisizione del solo intelletto, ma coinvolge in modo vitale tutta la persona umana. Questa deve offrire al Padre risposta di fede e di amore, nella consapevolezza che, prima di conoscere, siamo stati già a nostra volta conosciuti ed amati da Lui (cfr Ga 4,9 1Co 13,12 1Jn 4,19).

Purtroppo questo legame intimo e vitale con Dio, pregiudicato dalla colpa dei progenitori fin dall'inizio della storia, è vissuto dall'uomo in modo fragile e contraddittorio, insidiato dal dubbio e spesso reciso dal peccato. L’epoca contemporanea ha poi conosciuto forme particolarmente devastanti di ateismo “teorico” e “pratico” (cfr Fides et ratio FR 46-47). Soprattutto si rivela rovinoso il secolarismo con la sua indifferenza nei confronti delle questioni ultime e della fede: esso di fatto esprime un modello di uomo totalmente sganciato dal riferimento al Trascendente. L’ateismo ‘pratico’ è così un'amara e concreta realtà. Se è vero che esso si manifesta soprattutto nelle civiltà economicamente e tecnicamente più avanzate, i suoi effetti si estendono anche a quelle situazioni e culture che stanno avviando un processo di sviluppo.

2. Occorre lasciarsi guidare dalla Parola di Dio per leggere questa situazione del mondo contemporaneo e rispondere alle gravi questioni che essa pone.

Partendo dalla Sacra Scrittura, si noterà subito che essa non fa accenno all’ateismo “teorico”, mentre si preoccupa di respingere l'ateismo “pratico”. Il Salmista taccia di stoltezza colui che pensa: “Non c'è Dio” (Ps 14,1), e si comporta di conseguenza: “Sono corrotti, fanno cose abominevoli; nessuno più agisce bene” (Ibid). In un altro Salmo è biasimato l’"empio insolente che disprezza il Signore", dicendo: “Dio non se ne cura: Dio non esiste” (Ps 10,4).

Piuttosto che di ateismo, la Bibbia parla di empietà e idolatria. Empio e idolatra è colui che al vero Dio preferisce una serie di prodotti umani, falsamente ritenuti divini, viventi e operanti. All'impotenza degli idoli, e parallelamente di coloro che li fabbricano, vengono dedicate lunghe requisitorie profetiche. Con veemenza dialettica esse contrappongono alla vacuità ed inettitudine degli idoli fabbricati dall'uomo la potenza del Dio creatore e operatore di prodigi (cfr Is 44,9-20 Jr 10,1-16).

Questa dottrina raggiunge il suo sviluppo più ampio nel Libro della Sapienza (cfr Sg 13-15), dove si presenta la via, che sarà poi evocata da san Paolo (cfr Rm 1,18-23), della conoscenza di Dio a partire dalle cose create. Essere “atei” significa allora non conoscere la vera natura della realtà creata, ma assolutizzarla e, per ciò stesso, “idolatrarla”, invece di considerarla orma del Creatore e via che conduce a lui.

3. L’ateismo può perfino diventare una forma di ideologia intollerante, come la storia dimostra. Gli ultimi due secoli hanno conosciuto correnti di ateismo teorico che hanno negato Dio in nome di una pretesa autonomia assoluta o dell’uomo o della natura o della scienza. È quanto sottolinea il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Spesso l’ateismo si fonda su una falsa concezione dell’autonomia umana, spinta fino al rifiuto di ogni dipendenza nei confronti di Dio” (CEC 2126).

Questo ateismo sistematico si è imposto per decenni offrendo l’illusione che, eliminando Dio, l’uomo sarebbe stato più libero sia psicologicamente che socialmente. Le principali obiezioni mosse soprattutto nei confronti di Dio Padre, si attestano attorno all’idea che la religione costituirebbe per gli uomini un valore di tipo compensativo. Rimossa l’immagine del padre terreno, l’uomo adulto proietterebbe in Dio l’esigenza di un padre amplificato, da cui a sua volta affrancarsi perché impedirebbe il processo di maturazione degli esseri umani.

Di fronte a forme di ateismo e alle loro motivazioni ideologiche, qual è l'atteggiamento della Chiesa? La Chiesa non disprezza lo studio serio delle componenti psicologiche e sociologiche del fenomeno religioso, ma rifiuta con fermezza l'interpretazione della religiosità come proiezione della psiche umana o risultato di condizioni sociologiche. L’autentica esperienza religiosa, infatti, non è espressione d’infantilismo, ma atteggiamento maturo e nobile di accoglienza di Dio, che risponde all’esigenza di significato globale della vita e impegna responsabilmente per una società migliore.

4. Il Concilio ha riconosciuto che, nella genesi dell’ateismo, hanno potuto contribuire i credenti per non aver sempre manifestato adeguatamente il volto di Dio (cfr Gaudium et Spes GS 19 CEC 2125).

In questa prospettiva è proprio nella testimonianza del vero volto di Dio Padre la risposta più convincente all’ateismo. Ciò ovviamente non esclude ma esige anche la corretta presentazione dei motivi di ordine razionale che portano al riconoscimento di Dio. Purtroppo tali ragioni sono spesso offuscate dai condizionamenti dovuti al peccato e da molteplici circostanze culturali. È allora l’annuncio del Vangelo, avvalorato dalla testimonianza di una carità intelligente (cfr Gaudium et Spes GS 21), la via più efficace perché gli uomini possano intravedere la bontà di Dio e progressivamente riconoscerne il volto misericordioso.


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Un cordiale saluto a tutti i pellegrini neerlandesi e belgi!

Carissimi fratelli e sorelle, auguro che possiate sperimentare l’amore e la grazia del Cristo Risorto in questo tempo pasquale, e riscoprire la vostra vocazione cristiana.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Cari fratelli e sorelle, la Chiesa, mossa dallo Spirito Santo e fedele al suo Fondatore divino, Gesù Cristo, è in costante cammino verso il “Padre che è nei cieli” (cfr Mt 5,45). Egli ci ama immensamente e vuole che ci salviamo, raggiungendo la vita eterna preparata per ogni uomo. L’attuale, terzo e ultimo, anno preparatorio al Grande Giubileo, vuole essere per ogni cristiano un tempo particolare per conoscere ancor di più tale amore e per rendergli testimonianza davanti al mondo.

Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati e su ciascuno di essi e sulle loro famiglie invoco la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Un cordiale benvenuto ai pellegrini della parrocchia di Praha-Michle-Krc!

Carissimi, prego Dio onnipotente perché infonda in voi la vera gioia della Risurrezione e vi accompagni sempre con i suoi numerosi doni. Con questi voti vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Saluto cordialmente il gruppo di pellegrini slovacchi provenienti da Banská Bystrica, Bratislava, Malacky e Nitra.

Cari pellegrini, auspico che possiate vivere la gioia della Pasqua nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità, accogliendo lo Spirito che il Cristo risorto dona continuamente per purificarci dal peccato e santificarci con l’abbondanza della divina grazia.

Con questo augurio, vi imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Lituania.

Carissimi, voglio augurarvi che l’odierno incontro sia per tutti un momento particolare di grazia per riscoprire Cristo, luce e speranza del mondo ed annunciarlo con le generose opere della carità fraterna.

Con tali auspici, imparto a ciascuno di voi e ai vostri familiari la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana. Rivolgo anzitutto un particolare pensiero ai membri della Consulta Nazionale Fondazioni Antiusura e alle delegazioni delle varie Fondazioni Regionali, venuti per richiamare l'attenzione della pubblica opinione sul preoccupante e, purtroppo, diffuso fenomeno dell'usura, che comporta risvolti sociali talora drammatici. Mi sono ben note, carissimi, le difficoltà che incontrate, ma so che siete determinati e uniti nel combattere questa grave piaga sociale. Continuate a lottare contro l'usura, dando speranza alle persone ed alle famiglie che ne sono vittime. Il Papa vi incoraggia a proseguire la vostra generosa opera per costruire una società più giusta e solidale, più attenta alle esigenze dei bisognosi.

Saluto, poi, i pellegrini della Diocesi di Tursi-Lagonegro che, accompagnati dal loro Pastore, il caro Monsignor Rocco Talucci, sono venuti a rinnovare la fede sulle tombe degli Apostoli, nel contesto del loro Sinodo diocesano. Vi esorto, carissimi, a porre ogni impegno nell'attuare le conclusioni dell'Assemblea sinodale, che coinvolgono l'intera Diocesi ed assicuro la mia preghiera, perché essa contribuisca a farvi camminare tutti con accresciuta generosità sulle vie del Vangelo.

Saluto anche i fedeli delle Parrocchie di Besana Brianza e di Santa Maria Assunta, in Lecce dei Marsi (L'Aquila), il Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana Sezione Femminile di Avellino e i membri del Lions Club di Valenza Po, che ricordano il loro venticinquesimo anniversario di fondazione. Auspico di cuore che la vostra gradita visita valga a rafforzare in ciascuno l'impegno di generosa e fedele adesione al Signore, in preparazione al Grande Giubileo dell'Anno Duemila.



Mercoledì, 21 aprile 1999: Testimoniare Dio Padre in dialogo con tutti gli uomini religiosi

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1. “Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (
Ep 4,6).

Alla luce di queste parole della Lettera dell’Apostolo Paolo ai cristiani di Efeso, vogliamo quest’oggi riflettere su come testimoniare Dio Padre in dialogo con tutti gli uomini religiosi.

In questa nostra riflessione avremo due punti di riferimento: il Concilio Vaticano II con la Dichiarazione Nostra aetate su “Le relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane” e la meta ormai vicina del grande Giubileo.

La Dichiarazione Nostra aetate ha gettato le basi di un nuovo stile, quello del dialogo, nel rapporto della Chiesa con le varie religioni.

Da parte sua, il grande Giubileo del Duemila rappresenta un’occasione privilegiata per testimoniare questo stile. Nella Tertio Millennio Adveniente ho invitato ad approfondire, proprio nel presente anno dedicato al Padre, il dialogo con le grandi religioni, anche mediante incontri in luoghi significativi (cfr n. TMA 52-53).

2. Nella Sacra Scrittura il tema dell’unico Dio rispetto all’universalità dei popoli che cercano la salvezza si va progressivamente sviluppando fino al vertice della piena rivelazione in Cristo. Il Dio di Israele, espresso con il Tetragramma sacro, è il Dio dei patriarchi, il Dio apparso a Mosè nel roveto ardente (cfr Ex 3) per liberare Israele e renderlo il popolo dell'alleanza. Nel Libro di Giosuè è raccontata l'opzione per il Signore compiuta a Sichem, dove la grande assemblea del popolo sceglie il Dio che si è mostrato benevolo e provvido nei suoi confronti e abbandona tutti gli altri dei (cfr GS 24).

Questa scelta, nella coscienza religiosa dell'Antico Testamento, si precisa sempre di più nel senso di un monoteismo rigoroso e universalistico. Se il Signore Dio d’Israele non è un Dio tra tanti, ma l'unico vero Dio, ne deriva che da lui devono essere salvati tutte le genti “fino all’estremità della terra” (Is 49,6). La volontà salvifica universale trasforma la storia umana in un grande pellegrinaggio di popoli verso un solo centro, Gerusalemme, senza tuttavia che le diversità etnico-culturali vengano annullate (cfr Ap 7,9). Il profeta Isaia esprime suggestivamente questa prospettiva attraverso l’immagine di una strada che congiunge l’Egitto all’Assiria, sottolineando che la benedizione divina accomuna Israele, l’Egiziano e l’Assiro (cfr Is 19,23-25). Ciascun popolo, conservando pienamente la propria identità, è chiamato a convertirsi sempre di più al Dio unico, rivelatosi a Israele.

3. Questo afflato ‘universalistico’, presente nell’Antico Testamento, si sviluppa ulteriormente nel Nuovo, il quale ci rivela che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla piena conoscenza della verità” (1Tm 2,4). La convinzione che Dio stia effettivamente preparando tutti gli uomini alla salvezza fonda il dialogo dei cristiani con gli uomini religiosi di diversa credenza. Il Concilio ha così delineato l'atteggiamento della Chiesa riguardo alle religioni non cristiane: “La Chiesa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini. Essa però annuncia, ed è tenuta ad annunziare incessantemente Cristo che è ‘la via, la verità e la vita’ (cfr Jn 14,6), in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e nel quale Dio ha riconciliato a sé tutte le cose” (NAE 2).

Negli anni passati, da parte di qualcuno si è opposto il dialogo con gli uomini religiosi all’annuncio, dovere primario della missione salvifica della Chiesa. In realtà il dialogo interreligioso è parte integrante della missione evangelizzatrice della Chiesa (cfr CEC 856). Come più volte ho ribadito, esso è fondamentale per la Chiesa, esprime la sua missione salvifica, è un dialogo di salvezza (cfr Insegnamenti VII/1 [1984], pp. 595-599). Nel dialogo interreligioso non si tratta perciò di abdicare all’annuncio, ma di rispondere ad un appello divino perché lo scambio e la condivisione conducano ad una mutua testimonianza della propria visione religiosa, ad una approfondita conoscenza delle rispettive convinzioni e ad un’intesa su taluni valori fondamentali.

4. Il richiamo alla comune ‘paternità’ di Dio non risulterà allora un vago richiamo universalistico, ma sarà vissuto dai cristiani nella piena consapevolezza di quel dialogo salvifico che passa attraverso la mediazione di Gesù e l’opera del suo Spirito. Così, ad esempio, raccogliendo da religioni come quella musulmana la potente affermazione dell’Assoluto personale e trascendente rispetto al cosmo e all’uomo, possiamo, dal nostro canto, offrire la testimonianza di Dio nell'intimo della sua vita trinitaria, chiarendo che la trinità delle Persone non attenua ma qualifica la stessa unità divina.

Così pure, dagli itinerari religiosi che portano a concepire la realtà ultima in senso monistico, come un ‘Sé’ indifferenziato in cui tutto si risolve, il cristianesimo raccoglie l’appello a rispettare il senso più profondo del mistero divino, al di là di tutte le parole e i concetti umani. E tuttavia non esita a testimoniare la trascendenza personale di Dio, mentre ne annuncia la paternità universale e amorosa che si manifesta pienamente nel mistero del Figlio crocifisso e risorto.

Possa il grande Giubileo costituire un'occasione preziosa perché tutti gli uomini religiosi si conoscano di più per stimarsi ed amarsi in un dialogo che costituisca per tutti un incontro di salvezza!

Nei giorni gaudiosi del tempo pasquale, si prolunga, purtroppo, la passione di numerosi popoli del mondo.

Oltre al dramma che continua nel Kosovo, desidero oggi ricordare le tante “guerre dimenticate” che insanguinano l’Africa. Dall’Angola ai Grandi Laghi, dal Congo-Brazzaville alla Sierra Leone, dalla Guinea Bissau alla Repubblica Democratica del Congo, dal Corno d’Africa al Sudan è una lunga e amara sequela di conflitti interni e fra Stati che colpiscono soprattutto le popolazioni innocenti e sconvolgono la vita delle comunità cattoliche. Dolore e rammarico ha suscitato, in particolare, la notizia dell’arresto di S.E. Mons. Augustin Misago, Vescovo di Gikongoro, in Rwanda.

Cristo Risorto non cessa di ripetere ai nostri fratelli, così duramente provati: “Pace a voi” (cfr. Jn 20,19). Possa la sua voce divina farsi udire da coloro che tenacemente resistono all’accoglienza del suo messaggio di vita! Possa Egli illuminare la cecità di quanti si ostinano a percorrere le vie tortuose dell’odio e della violenza, convincendoli ad optare definitivamente per un dialogo, sincero e paziente, che porti a soluzioni benefiche per tutti!

Nella certezza che la potenza della Risurrezione è più forte del male, imploriamo il Vincitore del peccato e della morte affinché diventi presto consolante realtà l’aspirazione di un’Africa pacifica e fraterna.


APPELLO PER LA PACE IN COLOMBIA


He seguido con interés las noticias acerca de la suerte del grupo de personas secuestradas el pasado doce de abril cuando viajaban en avión desde Bucaramanga a Bogotá, y que permanecen aún retenidas contra su voluntad en el norte de Colombia. Deseo dirigir mi vehemente llamado a los secuestradores para que depongan su actitud injusta hacia estas personas, cuyos derechos violan gravemente, y se les devuelva la libertad. Así se favorecerá el proceso de reconciliación en el que se halla empeñada toda esa amada Nación, por cuyo éxito ruego constantemente al Dios de la paz.



Rivolgo un cordiale benvenuto ai numerosi pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Secondo Incontro Nazionale delle Comunità Educative Antoniane, promosso dall'Istituto delle Figlie del Divino Zelo, ed auspico di cuore che, in preparazione al Grande Giubileo del Duemila, aumenti in ciascuno il desiderio di un sempre più generoso apostolato al servizio delle vocazioni.

Saluto, inoltre, i tanti studenti di ogni ordine e grado, che ringrazio per la loro così numerosa partecipazione, e li incoraggio a perseverare nel generoso impegno di testimonianza cristiana nel mondo della scuola.

Uno speciale pensiero va, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Domenica prossima, quarta del tempo di Pasqua, si celebra la Giornata di preghiera per le vocazioni.

Auguro a voi, cari giovani, di trovare nel dialogo con Dio la vostra personale risposta al suo disegno di amore; invito voi, cari malati, ad offrire le vostre sofferenze perché maturino numerose e sante vocazioni. E voi, cari sposi novelli, attingete dalla preghiera quotidiana la forza per costruire un'autentica famiglia cristiana.




Mercoledì, 28 aprile 1999: Il dialogo con gli ebrei

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1. Il dialogo interreligioso che la Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente incoraggia come aspetto qualificante di questo anno particolarmente dedicato a Dio Padre (cfr nn.
TMA 52-53), riguarda innanzitutto gli ebrei, i “nostri fratelli maggiori”, come li ho chiamati in occasione del memorando incontro con la comunità ebraica della città di Roma il 13 aprile 1986 (cfr Giovanni Paolo II, Alla comunità israelitica di Roma, 13 aprile 1986: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, p. 1027). Riflettendo sul patrimonio spirituale che ci accomuna, il Concilio Vaticano II, specie nella Dichiarazione Nostra aetate, ha dato un nuovo orientamento ai nostri rapporti con la religione ebraica. Occorre approfondire sempre di più quell’insegnamento e il Giubileo del Duemila potrà rappresentare una magnifica occasione di incontro, possibilmente, in luoghi significativi per le grandi religioni monoteistiche (cfr Tertio Millennio Adveniente TMA 53).

È noto che purtroppo il rapporto con i fratelli ebrei è stato difficile, a partire dai primi tempi della Chiesa fino al nostro secolo. Ma in questa lunga e tormentata storia non sono mancati momenti di dialogo sereno e costruttivo. Va ricordato in proposito che la prima opera teologica con il titolo “Dialogo” è significativamente dedicata dal filosofo e martire Giustino nel secondo secolo al suo confronto con l'ebreo Trifone. Così pure va segnalata la dimensione dialogica fortemente presente nella letteratura contemporanea neoebraica, la quale ha profondamente influenzato il pensiero filosofico-teologico del ventesimo secolo.

2. Questo atteggiamento dialogico tra cristiani ed ebrei non esprime solo il valore generale del dialogo tra le religioni, ma anche la condivisione del lungo cammino che porta dall'Antico al Nuovo Testamento. C'è un lungo tratto della storia della salvezza a cui cristiani ed ebrei guardano assieme. “A differenza delle altre religioni non cristiane - infatti - la fede ebraica è già risposta alla Rivelazione di Dio nella Antica Alleanza” (CEC 839). Questa storia è illuminata da una immensa schiera di persone sante, la cui vita testimonia il possesso, nella fede, delle cose sperate. La Lettera agli Ebrei mette appunto in risalto questa risposta di fede lungo il corso della storia della salvezza (cfr He 11).

La testimonianza coraggiosa della fede dovrebbe anche oggi segnare la collaborazione di cristiani ed ebrei nel proclamare e attuare il disegno salvifico di Dio a favore dell'intera umanità. Se questo disegno è poi diversamente interpretato rispetto all'accoglienza di Cristo, ciò comporta ovviamente una divaricazione decisiva, che è all'origine del cristianesimo stesso, ma non toglie che molti elementi restino comuni.

Soprattutto rimane il dovere di collaborare per promuovere una condizione umana più conforme al disegno di Dio. Il grande Giubileo, che si richiama proprio alla tradizione ebraica degli anni giubilari, addita l'urgenza di tale impegno comune per ripristinare la pace e la giustizia sociale. Riconoscendo la signoria di Dio su tutto il creato e in particolare sulla terra (cfr Lv 25), tutti i credenti sono chiamati a tradurre la loro fede in impegno concreto per proteggere la sacralità della vita umana in ogni sua forma e difendere la dignità di ogni fratello e sorella.

3. Meditando sul mistero di Israele e sulla sua “vocazione irrevocabile” (cfr Insegnamenti IX/1 [1986], p. 1028), i cristiani esplorano anche il mistero delle loro radici. Nelle sorgenti bibliche condivise con i fratelli ebrei, trovano elementi indispensabili per vivere e approfondire la loro stessa fede.

Lo si vede, ad esempio, nella Liturgia. Come Gesù, che ci viene presentato da Luca mentre nella sinagoga di Nazaret apre il libro del profeta Isaia (cfr Lc 4,16), così la Chiesa attinge dalla ricchezza liturgica del popolo ebraico. Essa ordina la liturgia delle ore, la liturgia della parola e perfino la struttura delle preghiere eucaristiche secondo i modelli della tradizione ebraica. Alcune grandi feste come la Pasqua e la Pentecoste evocano l'anno liturgico ebraico, e rappresentano eccellenti occasioni per ricordare nella preghiera il popolo che Dio ha scelto ed ama (cfr Rm 11,2). Oggi il dialogo implica che i cristiani siano più consapevoli di questi elementi che ci avvicinano. Come si prende atto della “alleanza mai revocata” (cfr Insegnamenti, 1980 [III/2], pp. 1272-1276), così si deve considerare il valore intrinseco dell’Antico Testamento (cfr Dei Verbum DV 3), anche se esso acquista il suo senso pieno alla luce del Nuovo Testamento e contiene promesse che si adempiono in Gesù. Non fu forse la lettura attualizzata della Sacra Scrittura ebraica fatta da Gesù ad accendere “il cuore nel petto” (Lc 24,32) ai discepoli di Emmaus, permettendo loro di riconoscere il Risorto mentre spezzava il pane?

4. Non solo la comune storia di cristiani ed ebrei, ma particolarmente il loro dialogo deve mirare all’avvenire (cfr CEC 840), diventando, per così dire, "memoria del futuro" (Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah, in: L'Osservatore Romano 16-17-marzo 1998, p. 4). Il ricordo dei fatti tristi e tragici del passato può aprire la via ad un rinnovato senso di fraternità, frutto della grazia di Dio, e all'impegno perché i semi infetti dell’antigiudaismo e dell'antisemitismo non mettano mai più radice nel cuore dell'uomo.

Israele, popolo che edifica la sua fede sulla promessa fatta da Dio ad Abramo: “sarai padre di una moltitudine di popoli” (Gn 17,4 Rm 4,17), addita al mondo Gerusalemme quale luogo simbolico del pellegrinaggio escatologico dei popoli, uniti nella lode dell'Altissimo. Auspico che agli albori del terzo millennio il dialogo sincero tra cristiani ed ebrei contribuisca a creare una nuova civiltà, fondata sull’unico Dio santo e misericordioso, e promotrice di una umanità riconciliata nell’amore.


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Adesso vorrei salutare tutti i pellegrini neerlandesi e belgi, in particolare i professori ed alunni del “Collegium Marianum” di Venlo.

Auguro che Maria Santissima, Madre di Dio, alla quale è dedicata la vostra scuola, vi aiuti a scoprire la ricchezza e la gioia della fede.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Cart fratelli e sorelle, Dio per primo ha amato l’uomo, andandogli incontro per salvarlo (cfr 1Jn 4,10 Rm 5,8-10) e riversando nei cuori umani il suo amore per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato (cfr Rm 5,5). Il Padre ha voluto che il suo Figlio Unigenito sia il nostro intercessore (cfr 1Jn 2,1), ci indichi come possiamo presentarci a Lui (cfr Ep 2,18) per ricevere “ogni benedizione” (Ep 1,3).

Saluto cordialmente il gruppo di Studenti dell’Istituto di Musica Sacra della Facoltà Cattolica di Teologia dell’Università di Zagabria, ed i pellegrini di Split e di altre località della Croazia. Imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Praga!

Carissimi, prego Dio onnipotente perché infonda in voi la vera gioia della Risurrezione e vi accompagni sempre con i suoi numerosi doni.

Con questi voti vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi provenienti dalle parrocchie di Bardejov, Bratislava e Topol’cany.

Cari pellegrini, domenica scorsa, dedicata al Buon pastore, abbiamo celebrato la Giornata per le vocazioni.

Pregate affinché Gesù, Buon Pastore, chiami molti giovani al suo servizio nella vostra patria.

Con questo augurio, imparto a voi ed a tutti i fedeli delle vostre parrocchie la mia Benedizione Apostolica!

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovena

Saluto i pllegrini di Bled a Gorenjsko in Slovenia, che desiderate con la visita a Roma prepararvi alla devozione mariana del mese di maggio, da voi tanto sentito.

Possa la visita ai Santuari romani aumentare ancora la vostra fede e potenziare il vostro apostolato.

Con questo desiderio vi impartisco la mia benedizione apostolica.

Traduzione italiana del saluto in lingua romena

Rivolgo un cordiale benvenuto agli studenti ed ai professori romeni della Fondazione “Forum - un mondo per domani”.

Carissimi, vi auguro che la visita alla città di Roma arricchisca le vostre conoscenze delle antichità classiche e cristiane. Con questo auspicio di cuore invoco su di voi e sulle vostre famiglie copiose benedizioni dal cielo.

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Cari pellegrini lituani, vi saluto di cuore e prego per la vostra Patria che il Signore aiuti tutti i suoi figli a conservare la fede cristiana e vivere secondo i suoi principi, rimanendo uniti nell’amore faterno e nella speranza.

Con questi voti imparto a voi, qui presenti e ai vostri familiari la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!
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Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto, in particolare, i membri dell'Istituto "Gesù Sacerdote", che partecipano ad un convegno di spiritualità. Carissimi, Cristo sia sempre per voi, come ben evidenzia il tema dell'incontro, la Via, la Verità e la Vita.

Saluto, poi, i rappresentanti del comitato provinciale UNICEF di Lodi, venuti per consegnare il "Messaggio di pace più lungo del mondo", preparato dai bambini di quella provincia. Auspico che questa interessante iniziativa contribuisca a sensibilizzare l'opinione pubblica agli autentici valori della pace e della solidarietà, che scaturiscono dal Vangelo.

Saluto i bambini bielorussi, ospiti della Parrocchia Santa Maria Madre della Misericordia di Roma, invocando la protezione dal Signore per loro e per quanti li accolgono.

Desidero, altresì, salutare i fedeli provenienti da diverse Parrocchie ed i numerosi alunni da diverse scuole di ogni ordine e grado. Tutti ringrazio per la loro gradita visita.

Mi rivolgo adesso in modo speciale a voi giovani, ammalati e sposi novelli.

La Chiesa oggi fa memoria di San Luigi Grignon de Montfort, sacerdote e fondatore della Compagnia di Maria, il quale, avendo sperimentato la dolcezza e l'efficacia del pieno affidamento alla Vergine, indicò nella consacrazione a Lei una via sicura verso la santità.

Cari giovani, ponetevi anche voi con particolare fervore alla scuola della Madre del Signore per realizzare sotto la sua materna guida ogni progetto della vostra vita.

L'intima unione con la Madonna aiuti voi, cari ammalati, a cogliere le possibilità di bene contenute in ogni sofferenza e prova, e prepari voi, cari sposi novelli, a diventare educatori attenti ed esemplari dei figli che il Signore vi donerà.





Catechesi 79-2005 7499