Catechesi 79-2005 24698

Mercoledì, 24 giugno 1998

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Cari Fratelli e Sorelle!

1. Nei giorni scorsi ho compiuto la mia terza Visita Pastorale in Austria ed ora, tornato a Roma, ripenso ai significativi incontri avuti con quelle care popolazioni. Il sentimento che domina nel mio animo è la gratitudine.

In primo luogo rendo grazie a Dio, datore di ogni bene, che mi ha concesso di vivere questa intensa esperienza spirituale, ricca di celebrazioni liturgiche, di momenti di riflessione e di preghiera, nella prospettiva di una rinnovata primavera della Chiesa in quell'amato Paese. Un ringraziamento particolare va ai miei venerati Fratelli nell'Episcopato, che in questi tempi non facili non risparmiano energie nel prodigarsi al servizio della verità e della carità. Li incoraggio nel loro impegno pastorale. Vorrei, inoltre, ringraziare nuovamente il Presidente Federale e le pubbliche Autorità, nonché tutti i cittadini, che mi hanno accolto con una ospitalità veramente cordiale.

2. Con la mia visita ho voluto manifestare alla popolazione austriaca la mia stima ed il mio apprezzamento, indicando allo stesso tempo, in qualità di Successore di Pietro, alcune prospettive utili per il cammino futuro di quelle Chiese particolari.

Mentre a Salisburgo mi sono soffermato sul tema della missione, a Sankt Pölten ho invitato a riflettere sul problema delle vocazioni. Infine, come punto culminante e motivo principale del mio viaggio, ho avuto la gioia di annoverare i nomi di tre Servi di Dio nel libro dei Beati. Nel corso della celebrazione suggestiva sulla Heldenplatz a Vienna, ho ricordato a tutti che l'eroismo del cristiano sta nella santità.

Gli "eroi della Chiesa" non sono necessariamente coloro che hanno scritto la storia secondo criteri umani, ma donne e uomini che forse, davanti agli occhi di molti, sono apparsi piccoli, ma in realtà si sono rivelati grandi dinanzi a Dio. Li cercheremmo invano nelle file dei potenti; essi restano iscritti indelebilmente a lettere maiuscole nel "libro della vita".

Le biografie dei nuovi Beati contengono un messaggio per i nostri giorni. Sono documenti accessibili a tutti, che la gente di oggi può leggere e comprendere senza difficoltà: parlano, infatti, con il linguaggio eloquente della vita vissuta.

3. Con grande piacere ricordo la presenza e l'entusiasmo di numerosi giovani, ai quali ho ricordato che la Chiesa vede in loro la promettente ricchezza del futuro. Nell'invitarli al coraggio della testimonianza per Cristo senza compromessi, ho ribadito quanto ho scritto nell'Enciclica Redemptoris missio: "L'uomo del nostro tempo confida più nei testimoni che nei maestri, più nell'esperienza che nell'insegnamento, più nella vita e nelle azioni che nelle teorie" (
RMi 42).

I giovani, che sono naturalmente sensibili al fascino dell'ideale, soprattutto quando è incarnato nella vita, hanno apprezzato questo discorso. Hanno capito il senso della mia visita al loro Paese: mi sono recato in Austria come pellegrino della fede, come collaboratore della gioia, come cooperatore della verità.

4. Non posso non menzionare due occasioni assai diverse tra loro, ma entrambe significative nel proprio ambito: l'incontro con le Autorità e il Corpo diplomatico nella Hofburg e la visita ai malati e moribondi nell'Ospizio Rennweg della Caritas Socialis. In questi due momenti ho esposto sotto angolature diverse il medesimo tema di fondo: l'essenziale dovere del rispetto per l'immagine di Dio impressa in ogni essere umano. E' questo uno dei punti nodali del messaggio che ho voluto recare non soltanto ai cattolici, ma a tutti gli abitanti dell'Austria.

Ogni uomo, in qualsiasi fase della vita, riveste un valore inalienabile. Il discorso sulla "cultura della vita" diretto agli architetti della Casa Europea si realizza, tra l'altro, in istituzioni come quella dell'Ospizio, dove si riscrive giorno per giorno il "vangelo della sofferenza", letto alla luce della fede.

Accanto a quanti instancabilmente prestano servizio negli ospedali e nelle case di cura, come pure accanto a coloro che non abbandonano i loro familiari gravemente malati, è presente il Signore che riconosce come rivolte a se medesimo le loro cure amorose. I malati, con il peso delle loro sofferenze sopportate per amore di Cristo, costituiscono un tesoro prezioso per la Chiesa, la quale ha in essi dei collaboratori efficacissimi nell'azione evangelizzatrice.

5. Ripensando alle intense emozioni provate, sento il bisogno di ripetere quanto ho affermato al termine della visita: Credo in vitam! Credo nella vita. Credo che la Chiesa in Austria è viva. Credo che questa vita è più forte delle prove che hanno attraversato ed attraversano non pochi fedeli in quell'amato Paese. Sono andato tra loro per aiutarli a superare le odierne difficoltà e per incoraggiarli a riprendere generosamente il cammino verso il Grande Giubileo.

Anche a Roma il cuore del Papa continua a battere per l'Austria. A tutti ripeto con le parole di Cristo: "Non sia turbato il vostro cuore!" (Jn 14,1). Non guardate soltanto al passato! Preparate il futuro con l'aiuto dello Spirito Santo! La mia Visita Pastorale in Austria è finita; cominci ora una nuova tappa del pellegrinaggio che porterà il Popolo di Dio in Austria a varcare la soglia del nuovo millennio per comunicare, insieme con i suoi Vescovi, la buona novella di Cristo alle generazioni che verranno.

"Vergelt's Gott!" - Grazie di tutto. Dio ne renda merito!

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Cari Fratelli e Sorelle, sin dal giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo è presente ed opera nella Chiesa, la fa santa e attraverso di essa santifica il mondo. E’ proprio Lui, “lo Spirito della promessa” (cf. Ga 3,14 Ep 1,13-14), l’origine di tutta la la santità della Chiesa e di ogni suo singolo membro, che, ascoltando la voce del Padre, nei vari stati di vita e di compiti nella Chiesa, nella famiglia e nella società, segue fedelmente l’esempio di Cristo.

Saluto di cuore i genitori dei caduti nella recente guerra nella Repubblica di Croazia e nella Bosnia ed Erzegovina della regione di Dubrovnik, come pure il gruppo di Studenti del Liceo della medesima città. Su tutti invoco la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi, da Csepel, Kaba, Nagykanizsa e Sopron. La scorsa settimana ho compiuto la terza visita pastorale in Austria. Ho proclamato tre nuovi Beati. La Piazza degli Eroi a Vienna è divenuta ormai la piazza dei Beati, dei Santi. Vi auguro di poter seguire Cristo sulla scia dei nuovi Beati nella via stretta ma diretta.

Con la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi da Prešov e da Nitra.

Oggi celebriamo la festa di San Giovanni Battista. Egli era precursore del Messia. Ha vissuto solo per Gesù preparando i cuori degli uomini perché l’accogliessero. Cari fratelli e sorelle, anche voi dovete vivere per Gesù. Egli vi ha detto che dovete essere la luce del mondo. Non siate dunque cristiani solo fra le mura della vostra casa. Che lo Spirito Santo vi dia la forza di professarvi di Cristo anche in pubblico e così diffondere il suo Regno. Con questa intenzione imparto di cuore a voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovena

Saluto i cresimati e i loro amici di Rogaška Slatina nonchè i pellegrini di Slovenj Gradec ed altre località della Slovenia.

Avete voluto completare il Sacramento della Cresima con la visita ai Santuari romani e così implorare lo Spirito Santo, quest’anno particolarmente venerato, di guidarvi lungo il vostro cammino verso la Patria celeste.

Vi accompagni la Madre celeste, da voi tanto venerata.

Con questo desiderio vi imparto la mia Benedizione Apostolica.



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Sono lieto di accogliere i pellegrini lituani, particolarmente i sacerdoti novelli della diocesi di Telšiai con un gruppo di familiari e di amici.

Carissimi, Cristo che vi ha illuminati con la sua parola e vi ha chiamati per consacrare tutto a Lui, con il suo amore sostenga la vostra vocazione sacerdotale e la faccia sempre crescere e perseverare.

A voi tutti e ai vostri cari imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica . Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli della diocesi di Vicenza, accompagnati dal loro Vescovo, Mons. Pietro Nonis, ed a quelli della parrocchia di Olevano sul Tusciano. A ciascuno auguro che quest'incontro costituisca un'occasione provvidenziale per un rinnovato impegno di testimonianza cristiana, alle soglie del terzo millennio.

Saluto, poi, i soci della Cooperativa "Constantes", il gruppo del Circolo culturale della Banca Nazionale del Lavoro di Bergamo e gli ospiti del Dormitorio Pubblico di Napoli: esprimo il mio grato apprezzamento per la loro partecipazione, mentre invoco su ognuno la continua protezione del Signore.

Il mio pensiero va, altresì, agli studenti dell'Istituto di Catechesi Missionaria della Pontificia Università Urbaniana, che incoraggio a diffondere con entusiasmo la novità del perenne messaggio salvifico portato da Cristo.

Unisco un caro ricordo per i militari ed i familiari del Comando Marina Militare di Roma ed auspico che il tempo del servizio militare costituisca una valida esperienza di vita comunitaria con opportune occasioni di dialogo e di testimonianza cristiana.

Vi ringrazio tutti, cari pellegrini, per la vostra visita ed invoco volentieri su di voi e sui vostri cari copiosi doni della benevolenza divina.

Vorrei, inoltre, come di consueto, dare il mio cordiale benvenuto ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Celebriamo oggi la festa della natività di San Giovanni Battista, mandato da Dio per rendere testimonianza alla luce e preparare al Signore un popolo ben disposto.

Anche noi siamo chiamati a testimoniare il Signore! Auguro a voi, cari giovani, di trovare nell'amicizia con Gesù la forza necessaria per essere sempre all'altezza delle responsabilità che vi attendono.

Esorto voi, cari ammalati, a considerare le sofferenze e le prove quotidiane come opportunità che Dio offre per cooperare alla salvezza delle anime.

Ed invito voi, cari sposi novelli, a manifestare l'amore del Signore nella fedeltà reciproca e nella generosa accoglienza della vita.



Mercoledì, 1 luglio 1998

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1. Non appena lo Spirito Santo fu disceso sugli Apostoli il giorno di Pentecoste essi “cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi” (cfr
Ac 2,4). Si può quindi dire che la Chiesa, nel momento stesso in cui nasce, riceve in dono dallo Spirito la capacità di “annunciare le grandi opere di Dio” (Ac 2,11): è il dono di evangelizzare.

Questo fatto implica e rivela una legge fondamentale della storia della salvezza: non si può né evangelizzare, né profetare, non si può insomma parlare del Signore e in nome del Signore, senza la grazia e la potenza dello Spirito Santo. Servendoci di un'analogia biologica, potremmo dire che come la parola umana è veicolata dal soffio umano, così la Parola di Dio è trasmessa dal soffio di Dio, dalla sua ruach o dal suo pneuma, che è lo Spirito Santo.

2. Questo legame tra lo Spirito di Dio e la divina parola si può notare già nell’esperienza degli antichi profeti.

La chiamata di Ezechiele viene descritta come l’infusione di uno “spirito” nella persona: "(Il Signore) mi disse: 'Figlio dell’uomo, alzati, ti voglio parlare'. Ciò detto, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava" (Ez 2,1-2).

Nel libro di Isaia si legge che il futuro servo del Signore proclamerà il diritto alle nazioni proprio perché il Signore ha posto il suo spirito su di lui (cfr Is 42,1).

Secondo il profeta Gioele, i tempi messianici saranno caratterizzati da una universale effusione dello Spirito: “Dopo questo, io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo” (Jl 3,1); per effetto di questa comunicazione dello Spirito “diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie” (ibid. Jl 3,1).

3. In Gesù il legame Spirito-Parola raggiunge il vertice: egli è infatti la stessa Parola fatta carne “per opera dello Spirito Santo". Comincia a predicare “con la potenza dello Spirito Santo” (cfr Lc 4,14ss). A Nazaret, nella sua predica inaugurale applica a sé il passo di Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me (...) mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio” (Lc 4,18). Come sottolinea il quarto Vangelo, la missione di Gesù, "colui che Dio ha mandato" e "proferisce le parole di Dio", è frutto del dono dello Spirito, che egli ha ricevuto e dà "senza misura" (cfr Jn 3,34). Apparendo ai suoi nel cenacolo la sera di Pasqua, Gesù compie il gesto così espressivo di "alitare" su di loro dicendo: “Ricevete lo Spirito Santo” (cfr Jn 20,21-22).

Sotto quel soffio si svolge la vita della Chiesa. “Lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la missione ecclesiale” (Redempt. Miss. RMi 21). La Chiesa annuncia il Vangelo grazie alla sua presenza e alla sua forza salvifica. Rivolgendosi ai cristiani di Tessalonica, san Paolo afferma: “Il nostro vangelo non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo” (1Th 1,5). San Pietro definisce gli apostoli “coloro che hanno annunciato il vangelo nello Spirito Santo” (1P 1,12).

Ma cosa significa “evangelizzare nello Spirito Santo”? Sinteticamente si può dire: significa evangelizzare nella forza, nella novità, nell’unità dello Spirito Santo.

4. Evangelizzare nella forza dello Spirito vuol dire essere investiti di quella potenza che si è manifestata in modo sommo nell'attività evangelica di Gesù. Il Vangelo ci dice che gli ascoltatori si stupivano di lui perché "insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi" (Mc 1,22). La parola di Gesù scaccia i demoni, placa le tempeste, guarisce i malati, perdona i peccatori, risuscita i morti.

L’autorevolezza di Gesù viene partecipata dallo Spirito, come dono pasquale, alla Chiesa. Vediamo così gli apostoli ricchi di parrhesía, ossia di quella franchezza che li fa parlare di Gesù senza paura. Gli avversari ne restano meravigliati "considerando che erano senza istruzione e popolani" (Ac 4,13).

Anche Paolo, grazie al dono dello Spirito della Nuova Alleanza, può affermare in tutta verità: “Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza” (2Co 3,12).

Questa forza dello Spirito è più che mai necessaria al cristiano del nostro tempo, al quale è chiesto di dare testimonianza della sua fede in un mondo spesso indifferente, se non ostile, fortemente segnato com'è dal relativismo e dall’edonismo.E' una forza di cui hanno bisogno soprattutto i predicatori, che devono riproporre il Vangelo senza cedere a compromessi e false scorciatoie, annunciando la verità di Cristo "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,2).

5. Lo Spirito Santo assicura all'annuncio anche un carattere di sempre rinnovata attualità, affinché la predicazione non scada a vuota ripetizione di formule e a fredda applicazione di metodi. I predicatori, infatti, devono essere al servizio della "Nuova Alleanza", la quale non è "della lettera", che fa morire, ma "dello Spirito", che fa vivere (cfr 2Co 3,6). Non si tratta di propagare il "regime vecchio della lettera", ma il "regime nuovo dello Spirito" (cfr Rm 7,6). E' un'esigenza oggi particolarmente vitale per la “nuova evangelizzazione”. Questa sarà veramente “nuova" nel fervore, nei metodi, nelle espressioni, se chi annuncia le meraviglie di Dio e parla in nome di lui, avrà prima ascoltato Dio e si sarà reso docile allo Spirito Santo. Fondamentale è pertanto la contemplazione fatta di ascolto e di preghiera. Se l’annunciatore non prega, finirà per “predicare se stesso” (cfr 2Co 4,5) e le sue parole si ridurranno a “chiacchiere profane” (cfr 2Tm 2,16).

6. Lo Spirito infine accompagna e stimola la Chiesa ad evangelizzare nell'unità e costruendo l'unità. La Pentecoste è avvenuta quando i discepoli “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo” (Ac 2,1) ed erano “tutti (...) concordi nella preghiera” (Ac 1,14). Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, Pietro tiene il primo discorso alla folla “in piedi con gli altri Undici” (Ac 2,14): è l'icona di un annuncio corale, che tale deve rimanere anche quando gli annunciatori sono dispersi per il mondo.

Predicare Cristo sotto l'impulso dell'unico Spirito, alle soglie del terzo Millennio, implica per tutti i cristiani uno sforzo concreto e generoso verso la piena comunione. E' la grande impresa dell'ecumenismo, da assecondare con sempre rinnovata speranza e fattivo impegno, anche se i tempi e gli esiti sono nelle mani del Padre, che ci chiede umile prontezza nell'accogliere i suoi disegni e le ispirazioni interiori dello Spirito.

Saluti



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi, da Baja e Miskolc. In questi giorni rivolgiamo un pensiero ai nuovi presbiteri, i quali celebrano la prima Santa Messa.

Vi auguro che il Signore, chiamando ognuno incessantemente alla sua sequela più stretta, trovi operai più numerosi alle messi nella vostra patria.

Vi do la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Cari pellegrini di Prostejov!

Migliaia di pellegrini canteranno domenica prossima a Velehrad:

“A Te si alza da questa terra la voce di preghiera
Conserva, Signore, l’eredità lasciataci dai Padri”.

Sì, l’eredità dei Padri: dei SS. Cirillo e Metodio e di tutte le generazioni dei vostri antenati: la fede viva in Gesù Cristo, Salvatore del mondo. E’ vostro dovere e dev’essere vostra gioia conservare tale fede e trasmetterla alle nuove generazioni.

Benedico di cuore ciascuno di voi e tutti i vostri cari in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Saluto con affetto i pellegrini slovacchi da Bratislava e Nitra, da Rajec e Pláštovce, da Leopoldov, Trstená e Povazská Bystrica.

Cari fratelli e sorelle, tre anni fa - il primo luglio - sono stato in Slovacchia, a Šaštín. Allora ho invitato gli abitanti della Slovacchia a sentirsi nella basilica di Šaštín come “nella casa materna”. Oggi di nuovo vi esorto a una fiduciosa venerazione della Madre di Dio. Ricorrete a Lei, affinchè vi ottenga i doni dello Spirito Santo, il quale può cambiare i vostri cuori e fare di voi dei coraggiosi testimoni di Cristo. Per ciò vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua romena

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di fedeli della diocesi di Iasi, in Romania.

Carissimi, il corso di esercizi spirituali che state per terminare valga a ravvivare il vostro generoso impegno di testimonianza cristiana nella vostra Patria.

Con questi sentimenti di cuore benedico voi e le vostre famiglie.

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Saluto cordialmente il gruppo di pellegrini giunti dalla Lituania.

Carissimi, vi auguro e prego il Signore che questo vostro pellegrinaggio e l’odierno incontro, come gioiosa espressione dell’unità della Chiesa, rafforzi in voi il prezioso dono della fede, favorisca l’ulteriore e continuo rinnovamento nello spirito.

Con affetto imparto a voi qui presenti, ai vostri familiari e a tutta la vostra Patria la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Nel salutare i pellegrini italiani presenti, rivolgo anzitutto un cordiale benvenuto ai fedeli della Diocesi di Mondovì, che accompagnati dal loro Vescovo, Monsignor Luciano Pacomio, sono venuti a testimoniare la loro fede sulle tombe degli Apostoli, nel contesto del loro Sinodo diocesano. Li esorto a porre ogni impegno nell’attuazione dell’importante iniziativa ecclesiale, che coinvolge l’intera comunità diocesana ed assicuro la mia preghiera perché essa contribuisca a far camminare tutti i credenti con accresciuta generosità sulle vie del Vangelo, per annunciare a tutti Gesù Cristo, Salvatore del mondo.

Saluto poi Mons. Stanislao Andreotti e Mons. Joakim Herbut, il Metropolita della Chiesa Ortodossa e l’Abate di Subiaco, come pure le autorità dei comuni di Cervara di Roma e di Struga in Macedonia, che hanno stabilito tra loro un significativo gemellaggio. Auspico di cuore che il dialogo tra le due comunità, reso più concreto da quest’incontro, accresca la reciproca conoscenza, lo spirito di fraternità e di solidarietà.

Il mio pensiero va ora ai pazienti in emodialisi o che hanno subito un trapianto renale che, accompagnati da medici ed infermieri degli Ospedali Riuniti di Bergamo, hanno compiuto un pellegrinaggio a tappe in bicicletta sino a Roma. Auguro a tutti con affetto che questa non facile impresa contribuisca a sensibilizzare l’opinione pubblica sui grandi temi della sofferenza, della dialisi e dei trapianti.

Saluto altresì la Divisione Unità Mobili e Speciali dei Carabinieri Palidoro, ai quali manifesto il mio grato apprezzamento per il loro diuturno servizio all’ordine pubblico.

Rivolgo adesso uno speciale saluto ai giovani, agli ammalati, ed agli sposi novelli.

Carissimi, molti di voi avranno in questi mesi la possibilità di trascorrere un periodo di riposo o dallo studio o dagli impegni ordinari. Auguro a tutti di passare questo tempo con tanta serenità . In particolare, cari giovani, esorto voi ad organizzare bene le vostre vacanze, arricchendo la vostra distensione con attività formative e spirituali. Per voi, cari ammalati, prego perché il Signore vi conceda di sperimentare la sua presenza ed il suo conforto attraverso l’affetto perseverante delle persone che vi circondano. Ed invito voi, cari sposi novelli, a dare spazio alla preghiera comune, perché la gioia dei vostri primi passi nella vita di famiglia sia sostenuta dalla luce e dalla forza del Signore.

A tutti la mia Benedizione.




Mercoledì, 8 luglio 1998

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1. “Se il Cristo è il capo della Chiesa, lo Spirito Santo è la sua anima”. Così affermava il mio venerato predecessore Leone XIII nell’enciclica Divinum illud munus (1897:
DS 3328). E dopo di lui, Pio XII esplicitava: lo Spirito Santo nel Corpo mistico di Cristo è “il principio di ogni azione vitale e veramente salvifica in ciascuna delle diverse membra del Corpo” (Enc. Myst. Corp.,1943: DS 3808).

Vogliamo oggi riflettere sul mistero del Corpo di Cristo che è la Chiesa, in quanto vivificata ed animata dallo Spirito Santo.

Dopo l'evento della Pentecoste, il gruppo che dà origine alla Chiesa cambia profondamente: si trattava, prima, di un gruppo chiuso e statico, di "circa centoventi persone" (Ac 1,15); si tratta, dopo, di un gruppo aperto e dinamico, al quale, dopo il discorso di Pietro, "si unirono circa tremila persone" (Ac 2,41). La vera novità non è tanto costituita da questa pur straordinaria crescita numerica, ma dalla presenza dello Spirito Santo. Perché ci sia infatti la comunità cristiana non basta un gruppo di persone. La Chiesa nasce dallo Spirito del Signore. Essa si presenta - per usare una felice espressione del compianto Card. Congar - “interamente sospesa al cielo” (La Pentecoste, trad. it., Brescia 1986, p. 60).

2. Questa nascita nello Spirito, avvenuta per tutta la Chiesa a Pentecoste, si rinnova per ciascun credente nel battesimo, quando veniamo immersi “in un solo Spirito” per essere inseriti “in un solo corpo” (1Co 12,13). Leggiamo in sant'Ireneo: “Come dalla farina non si può fare, senz’acqua, un solo pane, così noi, che siamo molti, non potevamo diventare uno in Cristo Gesù, senza l’acqua che viene dal cielo” (Adv. Haer. 3,17,1). L’acqua che viene dal cielo e trasforma l'acqua del battesimo è lo Spirito Santo.

Sant'Agostino afferma: “Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima, è per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per le membra di Cristo, per il Corpo di Cristo che è la Chiesa” (Serm. 267,4).

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, ritorna su questa immagine, la sviluppa e la precisa: Cristo “ci ha dato del suo Spirito, il quale, unico e identico nel capo e nelle membra, dà a tutto il corpo la vita, l’unità e il movimento, così che i santi padri poterono paragonare la sua funzione con quella che esercita il principio vitale, cioè l’anima, nel corpo umano” (LG 7).

Questo rapporto dello Spirito con la Chiesa ci orienta a comprenderla senza cadere nei due opposti errori che già la Mystici Corporis additava: il naturalismo ecclesiologico che si ferma unilateralmente all’aspetto visibile fino a considerare la Chiesa come una semplice istituzione umana; oppure, all’opposto, il misticismo ecclesiologico che sottolinea l'unità della Chiesa con Cristo, fino al punto da considerare Cristo e la Chiesa come una sorta di persona fisica. Sono due errori che hanno una analogia - come già sottolineava Leone XIII nell’enciclica Satis cognitum - con due eresie cristologiche: il nestorianesimo, che separava le due nature in Cristo, e il monofisismo che le confondeva. Il Concilio Vaticano II ci ha offerto una sintesi che ci aiuta a cogliere il vero senso dell'unità mistica della Chiesa, presentandola "come unica realtà complessa, costituita da un duplice elemento, divino e umano" (LG 8).

3. La presenza dello Spirito Santo nella Chiesa fa sì che essa, sebbene segnata dal peccato dei suoi membri, sia preservata dalla defezione. La santità infatti non solo si sostituisce al peccato, ma lo supera. Anche in questo senso si può dire con san Paolo che là dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia (cfr Rm 5,20).

Lo Spirito Santo abita nella Chiesa non come un ospite che resti comunque estraneo, ma come l'anima che trasforma la comunità in "tempio santo di Dio" (1Co 3,17 cfr 1Co 6,19 Ep 2,21) e l'assimila continuamente a sé per mezzo del suo dono specifico che è la carità (cfr Rm 5,5 Ga 5,22). La carità - insegna il Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa - “dirige tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce al loro fine” (LG 42). La carità è il "cuore" del Corpo mistico di Cristo, come leggiamo nella bella pagina autobiografica di santa Teresa di Gesù Bambino: “Compresi che la Chiesa aveva un corpo, composto di varie membra, e non mancava il membro più nobile e più necessario. Compresi che la Chiesa aveva un cuore, un cuore ardente d’Amore. Capii che solo l’Amore spingeva all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo Amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue (...). Compresi che l’Amore abbracciava in sé tutte le vocazioni, che l’Amore era tutto, che si estendeva a tutti i tempi e a tutti i luoghi (...) in una parola, che l’Amore è eterno” (Manoscr. Autobiogr. MSB 3v).

4. Lo Spirito che abita nella Chiesa, dimora anche nel cuore di ogni fedele: è il dulcis hospes animae. Seguire un cammino di conversione e di santificazione personale significa allora farsi “condurre” dallo Spirito (cfr Rm 8,14), lasciarlo agire, pregare, amare in noi. “Farsi santi” è possibile se ci si lascia santificare da colui che è il Santo, collaborando docilmente alla sua azione trasformante. Per questo, essendo l’obiettivo prioritario del Giubileo il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani, “è necessario suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso” (Tertio Millennio Adveniente, TMA 42).

Possiamo ritenere che lo Spirito Santo è come l’anima della nostra anima, e pertanto il segreto della nostra santificazione. Lasciamoci abitare dalla sua presenza forte e discreta, intima e trasformante!

5. San Paolo ci insegna che l’inabitazione dello Spirito Santo in noi, strettamente legata alla risurrezione di Gesù, è anche il fondamento della nostra risurrezione finale: “Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8,11).

Nella beatitudine eterna vivremo nella gioiosa convivialità che viene ora prefigurata e anticipata dall’Eucaristia. Allora lo Spirito porterà a piena maturazione tutti i germi di comunione, di amore e di fraternità, fioriti lungo il nostro pellegrinaggio terreno. Come afferma san Gregorio Nisseno, “circondati dall’unità dello Spirito Santo come dal vincolo della pace, tutti saranno un solo Corpo e un solo Spirito” (Hom. 15 in ).

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Cari Fratelli e Sorelle, lo Spirito di Dio conduce l’umanità verso la salvezza e prepara la seconda venuta di Cristo, distribuendo in abbondanza i suoi molteplici doni per l’utilità comune di quanti sono stati battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La sua forza promuove pure lo sviluppo della costruzione e il rinnovamento del Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa, ed anche il bene dell’intero mondo.

Saluto cordialmente i fedeli della Parrocchia di San Pietro Apostolo a Split e gli studenti della Scuola Media Superiore di Zabok. A tutti imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Cari giovani pellegrini provenienti da Prostejov e dintorni!

Domenica scorsa si è celebrata, da voi, la festa dei Santi Cirillo e Metodio. Questi due evangelizzatori recarono un significativo contributo alla odierna cultura europea. Possano essi diventare per voi una guida all’instaurazione di una “civiltà della pace e dell’amore”, che deve nascere dal cuore di ogni singolo cristiano.

Con questi voti vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Cordialmente saluto i pellegrini slovacchi da Lefantovce e Topolcany, da Krásno e Brezovicka, da Banská Bystrica e Bratislava, da Brestov, Mirkovce e Šarišské Bohdanovce.

Domenica avete celebrato in Slovacchia la festa dei vostri evangelizzatori, Santi Cirillo e Metodio. Sono contento che non dimenticate di ringraziare per il prezioso dono della fede, che loro vi hanno portato. Coltivate questa fede nella vita privata e pubblica. Così l’avvenire delle vostre famiglie e della vostra nazione poserà su fondamenti solidi.

Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovena

Benvenuti i professori, studenti ed amici del ginnasio classico di Celovec in Austria.

Possa la visita alle testimonianze della cultura romana nonchè ai monumenti cristiani arricchirvi intellettualmente e confermarvi spiritualmente nell’amore verso Dio e verso la Sua Chiesa.

Con questo desiderio vi imparto la mia Benedizione Apostolica.
* * *


Rivolgo ora un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare alle Suore Francescane di sant'Antonio che, in occasione del loro Capitolo Generale, hanno voluto rendermi visita per rinnovare al Successore di Pietro i loro sentimenti di devozione e di profonda comunione ecclesiale. Con grato affetto le esorto a perseverare nella corrispondenza al loro carisma originario, per recare con efficacia il messaggio evangelico alla gente di oggi.

Saluto i partecipanti al Meeting di Missiologia, promosso dal Centro Internazionale di animazione missionaria della Pontificia Università Urbaniana e formulo voti che si preparino a diffondere con coraggio e gioia il messaggio della salvezza agli uomini del terzo millennio.

Il mio pensiero va, poi, ai fedeli della Diocesi di Lugano, che hanno compiuto un pellegrinaggio in bicicletta a Roma, ed auspico che, anche da questa esperienza, possano trarre stimolo ad una più fervorosa preparazione all'Anno Santo del Duemila.

Un pensiero tutto speciale dirigo ora ai sacerdoti che partecipano al corso di aggiornamento per Rettori ed Educatori di Seminari Maggiori diocesani. Carissimi, vi assicuro la mia vicinanza spirituale nel vostro importante lavoro a servizio della Chiesa. Alla luce degli insegnamenti del Magistero ed attenti alle esigenze del nostro tempo, siate sempre formatori vigili e preoccupati di stimolare, sostenere e preparare secondo il cuore di Dio i candidati al sacerdozio affidati alle vostre cure.

Rivolgo, infine, il mio cordiale pensiero ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Lunedì scorso abbiamo celebrato la memoria liturgica di santa Maria Goretti, vergine e martire. Cari giovani, l'esempio di questa vostra coetanea sia per voi stimolo ed incoraggiamento a coltivare un cuore puro, libero e aperto ai perenni valori del Vangelo.

La fortezza dimostrata da questa fanciulla davanti alla prova del martirio sia per voi, cari ammalati, sostegno nell'affrontare la sofferenza per amore del Signore.

L'eroico amore a Dio, fedele fino alla morte, di cui santa Maria Goretti ha offerto esemplare testimonianza, illumini la vostra unione coniugale, cari sposi novelli, perché intraprendiate un cammino familiare rispettoso della legge di Dio e dei suoi provvidenziali disegni di salvezza.





Catechesi 79-2005 24698