Agostino - Giobbe 9

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CAPITOLO 9

9. (Jb 9,2-35) Parole di Giobbe: Ora so veramente che è cosi. Cioè: So che questi mali egli me l'ha mandati per ripagarmi delle mie iniquità: non pero conforme a quello che voi pensate; ma in quanto nessuno è giusto dinanzi a lui. Essi non daranno una risposta su mille. Li convincerà su ogni questione. Fa invecchiare i monti senza che se ne accorgano. Li rende fiacchi, come è scritto: Sono invecchiato fra tutti i miei 33 nemici . Li muta nella sua ira. Adirato li muta, cioè fa loro sperimentare una sorte 34 diversa da quella che bramavano, poiché colui che si innalza sarà umiliato . Scuote il mondo dalle fondamenta. Questo per la vocazione con cui li ha chiamati rendendo stupefatti i grandi del mondo. Si scuoteranno le sue colonne; comanda al sole e non sorge, di modo che non venga compresa la sapienza o coloro che scrissero di lei,35 secondo il detto: Sigilla il libro . Egli, l'unico, dilata il cielo. Dilata la Chiesa, che veramente è il trono di Dio ed egli la diffonde per tutta la terra. Dice l'unico per indicare l'unità della Trinità. Infatti l'universo intero è stato creato [dal Padre] per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Egli cammina sul mare come sulla terra. Dice sulla terra inquanto egli sostiene con fermezza la Chiesa pellegrina nel mondo, ovvero perché assoggetta ad essa i peccatori, insieme ai quali non viene sommersa poiché non cede alle loro sollecitazioni. Se mi oltrepassa non lo vedro, se si leva più alto di me o mi sorpassa nella sua celerità, io non mi accorgero di lui. Bisognerà dunque che egli si adegui alla mia fragilità e non mi abbandoni. Se mi farà morire, chi glielo impedirà? Ci fa morire quando si sottrae a noi o ci oltrepassa senza farsi conoscere, poiché la morte dell'anima è non conoscere Dio. La sua collera non si puo eludere. La collera dell'uomo invece puo essere tenuta a distanza da un uomo più forte. Da lui sono state assoggettate tutte le creature esistenti sotto il cielo. E da escludersi il cielo stesso, cioè la creatura ragionevole, poiché se fosse stata lei ad assoggettarsi tutti gli altri esseri, non sarebbe stata punita da chi le stava soggetto. Ma siccome chi glieli aveva assoggettati era stato Dio, per questo l'uomo viene punito da loro ogni volta che offende colui che li aveva a lui assoggettati. Anche se fossi giusto egli non mi esaudirà. Se cioè lo pregassi presumendo della mia giustizia. Confrontando questi beni con i beni immutabili ed eterni che sono presso di lui io divengo ingiusto ed egli non mi esaudisce. Ho quindi bisogno della sua misericordia. Mi raccomandero a lui nel giudizio. Perché io non posso giudicarmi giusto, come è detto: Ma io da me stesso non oso giudicarmi. Colui che mi giudica è il Signore . Se poi lo invochero ed egli non mi esaudisce, non pensero che egli ascolti la mia voce. Se invoco da lui un giudizio [favorevole] ed egli non mi esaudisce, non dovro supporre che verrà un tempo in cui mi esaudirà. Egli infatti mi ascolta per motivi reconditi, non perché la mia preghiera meriti d'essere ascoltata. Ovvero certamente: Non credero che adesso non sono esaudito, ma verrà un tempo in cui mi esaudisce. Ovvero anche: Se mi esaudisce in cio che gli chiedo, non supporro che io sono stato esaudito, poiché se non avro questa convinzione, anche se si avvera quel che gli chiedo tuttavia io non sono stato esaudito, per cui segno di essere o non essere ascoltati sarebbe l'opinione dell'orante. O che vorrà forse abbattermi nel turbine? Per non essere sfracellato nel turbine ricorro al suo giudizio. Senza motivo infatti ha moltiplicato le mie tribolazioni. Il loro motivo mi è sconosciuto. Ma questa puo essere anche la voce di uno che confessa: che confessa - dico - di non essersi emendato nemmeno sotto i flagelli di Dio, e quindi puo essere schiacciato dalla procella come da un castigo più severo. Egli non mi lascia respirare. Son tante infatti le mie tribolazioni.

Essendo onnipotente, ogni cosa gli riesce. Mi soggioga, per cui io compio non la mia ma la sua volontà. Quand'anche fossi giusto, la mia bocca parlerà empiamente. Se io mi reputassi giusto. Comunque, la mia vita mi sarà tolta. Sebbene io ignori se abbia agito empiamente, tuttavia la mia vita mi sarà sottratta, sicché io patiro i mali che non vorrei ovvero non compiro il bene che vorrei. Una cosa sola ho detto: La sua ira abbatte i grandi e i potenti. Vuol dire: Le tribolazioni si riversano sugli uomini per questo solo motivo: affinché nessuno si consideri grande e potente e presuma delle sue forze. Infatti agli uomini cattivi toccherà una morte orrenda. Non una morte tollerabile, come è anche quella dei giusti, i quali, quando sono tribolati, ricevono derisioni dagli iniqui. La terra è stata consegnata in mano all'empio. Lo si dice del corpo, non dell'anima dei giusti perseguitati ovvero quando all'empio si permette di dominare su di loro. Lo si puo intendere anche del peccatore inquanto nella sua mortalità è in potere del diavolo. Effettua il giudizio e lo tiene nascosto. E detto del giudizio dell'empio o anche del giusto, poiché in questo tempo il suo giudizio è occulto. Ovvero certamente: Proprio questo ottiene il suo giudizio, che cioè egli punisca l'uomo occultandogli la sua Provvidenza, come è detto: Per la 37 grandezza della sua ira non ricercherà . O magari in quest'altro senso: Egli vendica la sorte del giusto occultando al persecutore il suo giudizio, cioè il decreto della sua Provvidenza, affinché egli sentendosi impunito venga stretto più forte dai lacci del peccato. E se non è lui, chi lo sarà? Questa frase puo riferirsi al Signore inquanto egli fu deriso, e la sua terra, cioè il suo corpo, fu consegnato in potere dei giudei. Effettuando il giudizio su di essi, egli occulto la sua maestà. E se non è lui, chi sarà? Chi sarà a compiere opere più grandi di quelle compiute da lui? Ovvero anche: Se non sarà Dio a giudicare il giusto e il peccatore, chi sarà in grado di farlo? La mia vita scorre più veloce d'un uomo in corsa. Dice che fuggitivi sono gli uomini quando si allontanano dalla giustizia, come fece quel figlio minore che parti per una regione 38 lontana . Son come aquile volanti alla ricerca di cibo. L'anima dell'uomo ragionevole per sua natura raggiunge la beatitudine nei beni superiori, cioè nelle opere della giustizia, ma essa se ne è distolta e ha ripiegato sui godimenti terreni. Se mi mettero a parlare dimentichero subito cio che dico. Sentenza: Come lui personalmente s'era affezionato alle cose esteriori, cosi l'anima, quando si muove verso il mondo esterno spinta dal desiderio d'immergersi nelle creature riponendo in esse la beatitudine, dimentica il Creatore, che le abita dentro. Allontanandomi [da lui] gemero alla [sua] presenza. L'abbandono di lui è seguito da [molti] dolori. Sono agitato in tutte le membra. E il timore per il quale inizia a ricorrere a lui. Essendo empio, perché non sono morto ma debbo ancora soffrire? Sottintendi: " Io so ". Puo anche darsi che dica d'essere nella sofferenza per non essere morto all'empietà. Saro mondato da mani pure. Si riferisce alle mani di Dio o, forse, alle proprie mani nel senso di "opere buone " compiute in forza della rigenerazione. Troppo mi hai tuffato nella sporcizia. In quanto cacciato nel flusso della mortalità. Il mio vestito mi ha 39 esecrato. Questa veste è l'immortalità dalla quale vogliamo essere ricoperti . Essendo cio impossibile finché siamo immersi nella mortalità, per questo dice che il suo vestito l'ha maledetto. Tu infatti non sei un uomo come lo sono io, per cui ti possa contraddire. Ad un uomo infatti potrei mostrare la mia giustizia, ma di fronte al tuo tribunale io risulto senz'altro ingiusto. Magari ci fosse un arbitro fra noi! Queste sue parole suonerebbero come una bestemmia, se non s'intendesse che egli 40 le dica nel desiderio di quel mediatore fra Dio e gli uomini , affinché per suo mezzo possa presentare le sue suppliche. Posto fra i due [Dio e l'uomo], egli ascolta l'uomo, come qui si dice, e lo redarguisce. Il Padre, infatti, ha posto ogni giudizio nelle mani 41 del Figlio . Magari egli mi redarguisse e desse ascolto decidendo fra i due! Allontani da me il suo bastone! Si allontani da me il timore incusso dalla legge e io aderisca a lui con la libertà dei figli adottivi e con la carità. Io pero non sono unito a me stesso. Perché attaccato alle cose esteriori.

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CAPITOLO 10

10. (Jb 10,3-21) Parlero contro me stesso. Son parole di uno che confessa. E diro al Signore: Non farmi toccare con mano che io sono un empio. Non tentarmi più di quanto io possa resistere; non permettere che mi succedano cose per le quali mi debba persuadere della mia empietà. Sarà forse per te cosa buona che io commetta azioni inique? Certo non è per te una cosa buona se cadro nell'iniquità. Non è dunque perché tu sia ingiusto che mi hai fatto cosi. Misconosci tu forse colui che le tue mani hanno plasmato? Nell'ipotesi che tu lasci nell'abbandono qualcuna delle creature uscite dalle tue mani. Prendi tu in considerazione i propositi degli empi? Non nel senso pero che a lui piaccia il loro agire da empi. Osservi tu forse come osserva l'uomo? Tu certamente non valuti le cose come fa l'uomo. Per questo penetri e scruti i segreti degli empi. C'è infatti un'empietà che tu solo vedi, mentre l'uomo non la vede. E forse una vita umana la tua? Cioè: Una vita breve, sicché tu non possa pronunziare sentenze riguardo alla sua durata eterna. Tu hai fatto un'inchiesta sui miei peccati. Essi non potevano restare celati a te come lo sono agli uomini. Tu sai che io non ho commesso alcuna empietà. Non ho agito empiamente nei riguardi degli uomini. Ma chi potrà strapparmi alle tue mani?, quando mi giudichi. Tu infatti giudichi da Dio e vedi anche le empietà che l'uomo non vede. In seguito hai cambiato [parere] e mi hai colpito. In pratica chi si era cambiato era lui stesso, non Dio; ma l'uomo cambiando se stesso sente che Dio si è cambiato, come quando gli occhi, che sono stati per molto tempo nell'oscurità, se si cambiano trovano che il sole si è cambiato. Ricordati che tu mi hai formato col fango della terra. Quindi ho bisogno della tua misericordia. Mi ridurrai di nuovo a terra. Mediante la morte, pena del peccato. Non mi hai tu forse rappreso come il latte? Nel senso che ai mortali uso già misericordia quando formo gli uomini traendoli da altri uomini mentre la loro origine primordiale era stata informe. Siccome sono in te tutte queste cose, io mi accorgo che sei onnipotente. Esse sono di una bontà cosi grande che possono procreare anche la sostanza corporea. Se pecchero, mi terrai in tua custodia. Affinché non abbia a condannarmi alla perdizione o perché non ti rimanga nascosto il mio peccato. Anche se fossi giusto non potrei respirare. Giusto davanti agli uomini, poiché tu vedi anche i peccati che sfuggono all'occhio umano. Sono pieno di vergogna. Alla tua presenza. Come un leone sono catturato per essere ucciso. Sfugge all'uomo il peccato della superbia, poiché puo mescolarsi anche alle opere degne di approvazione. Cambiando pero ancora una volta il tuo comportamento tu mi tormenti in maniera quanto mai feroce. Dopo la punizione del peccato per la quale l'uomo è diventato mortale. Nel suo dire si riferisce alle tribolazioni che gli uomini incontrano nella vita presente.

E infatti imprevedibile la maggior parte delle tribolazioni che turbano la quiete della nostra vita mortale colpendoci nella salute o nella tranquillità con cui possediamo i beni terreni, cose che noi attribuiamo alla bontà di Dio. Tu rinnovi in me i miei tormenti. In effetti è già un tormento la stessa condizione di mortalità, da cui derivano le altre tribolazioni. Perché dunque mi hai fatto uscire dal grembo materno? Mi hai fatto passare dall'oscurità alla certezza: la quale poi è soltanto motivo di una maggiore miseria se il piano viene scombussolato. Di questa generazione ha già parlato in precedenza. Sarei come uno che non è stato mai! Cioè del tutto ignorato, come [altrove] è detto: Egli chiama le cose non esistenti 42 come se esistessero . Vale a dire che tien conto della loro abiezione. O non è forse breve la durata della mia vita? Se non sono morto, non lo si deve al fatto che la mia vita sia lunga, poiché in realtà io vivo per poco tempo. Consentimi di riposare un pochino. Dopo il tratto di misericordia per il quale mi creasti traendomi dalla terra e dopo che, avendo io tralignato, tu mi hai punito con la mortalità, tu mi hai consolato nella mia condizione di uomo mortale, ma in seguito mi hai messo alla prova con [molte] tribolazioni. Ebbene, consentimi di trovare in te il riposo: prima che io incorra in quelle pene dalle quali non si puo venir fuori. Dalle pene che ha nominato prima si puo infatti uscir fuori, se ci si converte a Dio. Che se dice di voler riposare prima d'incorrere in castighi eterni, lo dice perché in essi non vuol cadere, come quando noi diciamo ad uno: Correggiti prima che venga condannato. Se infatti si correggerà, egli non sarà condannato. Là non c'è luce né è dato vedere la vita umana. La vita 43 dell'uomo infatti è là dove splende la vera luce che illumina ogni uomo . E una è la terra dei viventi, un'altra la terra dei morituri.

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CAPITOLO 11

11. (Jb 11,2-19) Parole di Sofar il Mineo: Ma che davvero un parolaio debba apparire giusto? Costui ritiene che Giobbe sia ricco più di chiacchiere che di fatti. E beato l'uomo che nasce ma ha breve la vita. Ribatte con una sua affermazione a quella di Giobbe che egli pretende sia stata pronunciata con abbondanza di parole ma con superficialità. Poiché non c'è nessuno che osi contraddirti. Difatti quando egli parlava nessuno l'aveva contraddetto. Ma come potrà il Signore parlare con te? Di' piuttosto cose per cui Dio ti usi misericordia. Egli ti piomberà sopra in due modi. Cioè sgridandoti e consolandoti. Allora ti accorgerai che dal Signore ti è stato inflitto un castigo giusto e proporzionato ai tuoi peccati. Dopo il rimprovero è venuta infatti un'illuminazione. Ma potrai tu scoprire le orme del Signore?, nel caso voglia fare a Dio delle rimostranze. Il cielo è molto in alto, e tu cosa potrai fare?, per penetrare cio che si nasconde nel cielo. Tu quindi non devi contestare il Signore se non ne comprendi l'operato. Chi oserebbe dirgli: Cosa hai fatto? Se l'ha fatto Dio, ogni cosa è fatta bene, poiché egli non puo fare altro che il bene. Egli conosce le opere dei malvagi. Egli non è autore di opere cattive. Con cio si vuol dimostrare che Giobbe, rimproverando Dio e ritenendolo ingiusto, parla da stolto. [Sofar] infatti ha preso in questo senso le parole di Giobbe. Viceversa l'uomo è variabile nel suo parlare. A volte infatti accetta le decisioni di Dio, a volte le rifiuta; ma Dio è sempre immutabile. L'uomo, nato da donna, è come l'asino selvatico che vive nel deserto. Bramoso di libertà, egli s'impazientisce contro il suo padrone e domatore. Stendi verso di lui le tue mani: affinché accetti le tue opere. Non ci sia nulla di iniquo nella tua mano. Ripete gli stessi concetti invertendo l'ordine. L'iniquità non alberghi nella tua casa. Lo dice del cuore. In questo modo il tuo volto sarà lucente come l'acqua limpida. Lo dice della coscienza. Come l'onda che non passa e non ti spaventa, finché non ci abbia toccato tutti durante la vita in questo mondo. Cosi la tua preghiera sarà come un astro lucente. Precederà l'illuminazione. Sembra che anche queste cose, ascoltate o rivelate, vengano dette come una profezia riguardante la città santa o il popolo di Dio. Cosi era stato già prima segnalato dai suoi amici. E molti invocheranno il tuo volto. Tutto cio vale per la Chiesa.

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CAPITOLO 12

12. (Jb 12,4-25) Parole di Giobbe: Anche l'uomo giusto e innocente viene deriso. Lo intendiamo come detto del Signore. E questo ne è il senso: Nulla di strano dunque che anch'io venga deriso da voi. E la sua casa è messa a soqquadro dai perversi: la Chiesa dai persecutori. Anzi, siccome tutti siamo cattivi, nessuno si lusinghi di 44 restare impunito. Poiché: il giudizio inizierà dalla casa di Dio . Quasi che loro possano sottrarsi alla disamina. Non si illudano. Comunque, interroga pure gli animali e vedi se ti risponderanno. Egli giustamente convoca a giudizio gli iniqui perché dalle creature potevano risalire alla conoscenza del Creatore, e di conseguenza lo dovevano adorare. Non occorreva che fossero istruiti attraverso la risposta delle creature, avendo ricevuto la razionalità per la quale potevano conoscere Dio e le cose. Certamente è nelle sue mani la vita di tutti i violenti. Che egli abbia creato tutte le cose lo si ricava da questo: dal fatto che la vita di tutti i viventi è nelle sue mani. E cosi pure lo spirito di ogni corpo uman: di ogni corpo umano: lo dice dell'anima razionale. Infatti l'orecchio valuta i discorsi. Come i sensi giudicano le cose sensibili cosi lo spirito deve giudicare le cose spirituali. Esso deve conoscere che ogni opera del Signore è nelle mani del Signore. La sapienza è nel lungo tempo. Veramente essa non è nel lungo tempo ma nel Signore, dal quale occorre impetrarla Se distrugge, chi edificherà? Se distrugge è per il suo potere e se nasconde è per la sua sapienza, in modo che l'uomo non la possa raggiungere. Se impedisce che cada la pioggia egli secca la terra. L'acqua è la sapienza, la terra è l'uomo. Se al contrario la invia, sconvolge la terra e la manda in rovina. Cosi per molti avvenimenti operati dalla sapienza rimangono sconvolti i peccatori. Egli prende prigionieri gli autori di consigli e li mena dietro di sé. Assoggetta a sé quanti vorrebbero dargli suggerimenti. Incute timore ai giudici della terra. Lo dice o dei giudei o di Pilato o di quanti giudicano con criteri umani. Colloca sul trono i re. Vale a dire gli apostoli. Cinge i loro fianchi con la cintura: quella della continenza. Rilascia i sacerdoti che erano prigionieri. Affinché siano guidati da uomini profani. Si allude ai giudei. Modifica le labbra dei fedeli: le cambia in meglio, facendo si che non presumano della propria giustizia ma confidino nella sua grazia. Egli penetra l'intelligenza dei vecchi. A lui piace l'intelligenza dei vecchi, secondo il detto: Voi siete 45 46 conosciuti da Dio , in contrapposizione con quell'altro detto: Non vi conosco . Pertanto egli a buon diritto comincia con la fede e conclude ricordando i vecchi e la loro intelligenza. Egli rivela i segreti nascosti nelle tenebre. Palesando le profezie. Reca alla luce l'ombra di morte. Ha fatto conoscere [a noi] la vita presente, che è ombra di morte. Travia le genti e le sgomina. Esse credevano di nuocere alla Chiesa, mentre nuocevano a se stesse. Lo riferiamo agli empi. Abbatte le genti e le conduce lungo la via. Le conduce all'umiltà, come quel noto asino. Riconcilia gli animi dei principi del popolo della terra. Riconcilia con sé o i giudei o i re della terra, che agli inizi perseguitarono la Chiesa. Li introdusse in una via che non conoscevano. Ha eliminato le opere della legge, facendole comprendere senza colorature. In conseguenza di cio egli sembro un peccatore, e per questo errore si ottenebro la loro mente come [quella di] un ubriaco.

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CAPITOLO 13

13. (Jb 13,3-28) E io lo riprendero in faccia se egli lo vorrà. Se egli vorrà rimproverare se stesso: che è proprio della confessione. E [rimproverero] tutti voi, che volete curare i cattivi. Non siete infatti in grado di curare con la consolazione coloro che sono buoni. Ascoltate dunque il rimprovero della mia bocca. Quello che indirizzo a voi. Voi proferite menzogne dinanzi a lui. Volendo apparire giusti, mentre invece non lo siete. Negate forse che volete farvi giudici da voi stessi? Potete forse dissimulare, e non convenire, che io dico la verità nei vostri riguardi? Sarete commensurati con lui, anche se faceste bene ogni cosa. Cioè: Anche se osservaste tutti i suoi precetti, egli troverà in voi materia di rimprovero, poiché nessuno è giusto dinanzi a lui. Se aveste volto gli occhi, magari solo di nascosto, alle persone. Alle proprie persone, per giustificarsi non solo dinanzi alla gente ma anche dinanzi a se stessi. O anche al corpo tratto dal fango. Voi dovreste essere timorosi se non altro per la vostra frollezza. Stringero con i miei denti la mia carne. Non risparmiero me stesso; ma insieme con voi rivolgero la mia severità anche contro di me. Collochero sulla palma della mano la mia anima. Al fine di poterla ben osservare, senza nascondermi nulla, e per poter enumerare tutti i miei peccati. Sebbene l'Onnipotente mi uccida, come ha già cominciato. Intendi: Sebbene egli uccida i miei peccati. Tuttavia parlero e alla sua presenza mi condannero. Non pretendero di giustificarmi nascondendo i miei peccati. Ecco mi avvicino al mio giudizio. Son pronto a giudicarmi. Egli vuol quasi dire che la giustizia dell'uomo consiste proprio nel non risparmiare se stesso nella confessione. Allora non mi nascondero dalla sua presenza, come si nascondono i peccatori. Distogli da me la mano, perché in me non ci sia nulla da castigare ma ci sia la carità. E il tuo timore non mi atterrisca. Quante sono le mie colpe? Da qui puo ricavarsi in che senso abbia detto: Io porro la mia anima nella mia mano. Egli ve l'ha posta per soppesarla. Mi ritieni dunque un tuo avversario? In effetti io sono un pover'uomo, ma mi pare che tu quasi tema che una volta giustificato io diventi uguale a te, mentre in realtà sono solo una foglia. Se non è questo il motivo, ce ne dev'essere un altro a me occulto. Hai fatto ricadere su di me i peccati della [mia] giovinezza. Sarebbe questo il motivo per cui afferma che i suoi peccati gli sono nascosti: egli si sarebbe insuperbito, e questo sarebbe stato il peccato della sua gioventù. Hai stretto in ceppi il mio piede: nei lacci della mortalità. Hai contemplato le radici dei miei piedi, cioè le mie voglie disordinate. Io invecchio come un otre. E per questo non posso contenere il vino nuovo, né posso essere cucito al panno nuovo. Come un vestito consumato dai tarli.

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CAPITOLO 14

14. (Jb 14,1-22) Infatti l'uomo, nato da donna, ha una vita breve ed è sottoposto alla tua collera. Cioè alla pena. Inoltre tu lo fai comparire in giudizio dinanzi a te? Sebbene cosi mortale, egli ha di che rendere conto a te. Da lui infatti si esige di fare quel che puo, per quanto siano poche queste sue possibilità. I suoi mesi sono contati dinanzi a te. Per essere egli soggetto alle contingenze del tempo, lo si convince d'aver peccato. Tu infatti l'avevi creato immortale. Allontanati da lui; lascialo [in pace], fallo riposare. E detto secondo il modo di ragionare dell'uomo carnale e immerso nella materia, per il quale il bene è tutto nella vita presente. Quindi egli vuol essere lasciato in pace per potersi godere questa vita. Per l'albero c'è una speranza. Son parole di uno che irride. Infatti è piuttosto per l'uomo che c'è una speranza, ma a cio il materialista non vuol credere. L'uomo quando muore se ne va. Anche qui si parla ironicamente. In certi tempi il mare decresce: mentre in appresso si riempie. Lo dice di quei posti dove il mare si avvicina e si allontana ovvero universalmente di ogni spiaggia che a seconda dell'ora lunare cresce o decresce, poiché la luna dopo che è sorta, o dalle nostre parti o altrove, cresce fino alla metà del cielo e poi decresce. Finché il cielo è cielo non lo si potrà cucire. Intendi: Per farlo nuovo. Si cuce con il cielo stesso. E magari mi conservassi vivo nell'oltretomba! E tanto forte la speranza della resurrezione che farei a meno fin da ora delle cose incerte di questa vita. E mi tenessi nascosto finché non si sia placata la tua collera!

47 Al riguardo si dice: Nasconditi un pochino, finché non sia passata la collera del Signore. E cioè: Finché non sia passato il presente stato di mortalità e non sia venuta la resurrezione. Morendo l'uomo, raggiunge la vita. Poiché la vita presente non è vita. Quando saranno finiti i giorni della sua vita. Allora comincia a vivere. Allora tu mi chiamerai e io ti rispondero, obbedendoti senza che la mortalità mi frapponga ostacoli. Hai annotato nella cartella le mie iniquità. Per farmele scontare. Ti sei segnato anche gli errori non voluti [da me]. Si, anche di questo hai preso nota, sebbene l'errore commesso contro la [decisione della] volontà sia solo pena del peccato. Ecco il monte che cadendo si polverizza. In tal modo l'uomo decadde dalla sua altezza e solidità. E il masso invecchia nel luogo dov'è precipitato. Cosi l'uomo nella sua natura e situazione. E nella inondazione di frequenti uragani. Sembra dire che anche l'uomo è ridotto a simile inconsistenza quando vengono ad abbatterlo le inondazioni di frequenti voglie disordinate. Hai annullato la speranza dell'uomo. Stabilisce una gradazione: dal monte passa al macigno, dal macigno alla pietra, dalla pietra alla sabbia, poiché gli uomini carnali esperimentano tali diminuzioni. E fa bene a dire: Hai annullato. Lo hai portato alla fine, cioè alla consunzione, dove è annientata quella speranza per la quale si rallegrano gli uomini carnali. Hai cambiato il suo volto, lo hai abbandonato. Quando in lui è stata distrutta l'immagine di Dio. E se anche saranno molti i suoi figli, egli non lo sa. Poiché egli muore, anche se la sua stirpe si propaga. Sebbene le sue carni si dolgano di lui. Vuol dire: l'uomo carnale si duole della sua sorte e l'uomo animale ne piange; l'uomo spirituale al contrario sa che, sebbene l'uomo esteriore si corrompe, l'uomo interiore si rinnova di giorno in giorno48 inquanto egli sente che proprio un tale rinnovamento si avvera in lui.

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CAPITOLO 15

15. (Jb 15,2-35) Parole di Elifaz il temanita: Ha riempito il ventre di dolore. Lo spirito della scienza, con la consolazione che arreca, ordinariamente guarisce dal dolore; tu al contrario, pur avendo il tuo intimo pieno di dolore, non rispondi mosso dallo spirito di questa scienza. Non è forse vero che anche tu hai allontanato da te il timore? Non avevi il timore di Dio quando dicevi contro di lui cose di tal sorta. Hai preferito [usare] la lingua dei cattivi: con la quale essi sogliono maledire gli uomini. E che mai? Sei forse nato per primo fra gli uomini? Poiché tanto ti insuperbisci. O sei stato impastato prima dei colli? Con il nome di colli sono da intendersi anche i monti, con questo significato: [Sei stato forse creato] prima di tutte le potenze, cioè degli spiriti potenti? Ma fra noi ci sono anche gli anziani e i vecchi decrepiti. Fra noi c'è della gente che conosce le cose che noi ignoriamo. Cosa ha osato il tuo cuore? E cosa hanno atteso i tuoi occhi? Cioè: Cosa hanno sperato? Che cosa è l'uomo perché sia esente da colpa? Come tu hai affermato. O non ci sarà la fedeltà nei suoi santi? A motivo dell'incertezza dei tempi, per cui spessissimo gli uomini si ingannano dicendo molte cose che poi non fanno. E il cielo non è forse puro ai suoi occhi? Dice cielo intendendo gli abitatori del cielo o riferendosi ai santi stessi per il fatto che in essi abita Dio. Quello che i saggi dissero e non lo celarono ai loro antenati. Perché gli apostoli predicarono il Vangelo anche ai giudei. A loro soli fu data la terra: affinché l'abitassero. Né alcuno estraneo s'è aggiunto a loro. Non ci sono stati cioè né santi o né angeli e quindi il loro possesso sarà assicurato. Credendo d'essere ormai nella pace. Dice questo supponendo che la cosa sia, più o meno, accaduta a Giobbe in persona. Non ritiene possibile uscire fuori dalle tenebre. Non crede per potersi convertire dai peccati. E stato destinato a diventare cibo degli avvoltoi. Cioè delle potenze dell'aria che si cibano dei cadaveri dei peccatori. Egli cadrà come il condottiero posto in prima fila. Egli è audace e non sa sopportare le tribolazioni. Egli alzo le mani contro Dio. Non sarà da leggersi: " Perché elevo "? Si avvento contro di lui sfacciatamente. Facendo l'opposto di quel che lui aveva comandato. Con il suo scudo spesso e resistente. Presumeva dei suoi mezzi di riparo. Ha coperto la sua faccia con la sua adiposità. Con questo adipe, cioè con la superbia che lo fa stare in alto, ha costretto Dio a tenerglisi nascosto. Ha fatto un nodo scorsoio attorno ai suoi fianchi. Per cui è stretto dal laccio delle sue passioni, e da questo laccio viene condotto alla morte. Infatti quanto gli uni hanno raccolto altri rapineranno. Gli toglieranno perfino il regno temporale o qualsiasi speranza di quelle cose temporali che i giusti conseguiranno come ogni uomo che vive in questo mondo. Egli non si arricchirà né durerà a lungo la sua agiatezza. Cioè la fortuna dell'empio. Non proietterà sulla terra la sua ombra. Cioè: Non avrà floridezza. Ma la sua stirpe diventerà arida a causa del vento. Il vento della tentazione. I suoi rami tagliati marciranno anzitempo. Prima di quanto egli supponga. Cada come il fiore dell'olivo. Mancheranno di pace. Questo, perché dopo i primi seguono ordinariamente beni più grandi, come lo sono i frutti rispetto al fiore. Testimonianza contro l'empio è la morte. Testimonianza, uguale a segno. E il fuoco brucerà le case di coloro che accettano doni. Questi tali sono gli empi che alla giustizia antepongono gratifiche temporali. Nelle loro viscere inoltre concepiranno gemiti. Le cose sperate si volgeranno loro a castigo.

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CAPITOLO 16

16. (Jb 16,2-22) Parole di Giobbe: Ho ascoltato molte cose come queste. Non soltanto quelle che dite voi. Voi tutti siete consolatori per gente cattiva. Voi potete consolare i cattivi poiché essi son vostri imitatori, ma non i buoni. (Jb La frase sottintende un caso vocativo). Né io ho udito qualcosa di buono da qualcuno di voi. E che mai? C'è forse una coerenza nei discorsi suggeriti dallo spirito? Cioè: Dallo spirito di superbia. O in che cosa ti sarà molesto? Sebbene tu non ami cio che dici. Anch'io parlo da pari vostro: come voi meritate. Se la vostra anima fosse sottoposta [al dolore] invece della mia. Se voi soffriste quel che soffro io, io parlerei con la bocca, non con le opere: per cui parlare di cose che poi non fate non vale niente. Se parlero, non mi dorro della ferita. Voi date a divedere di non essere dei saggi sia col vostro parlare

che col vostro tacere. Infatti gli uomini sapienti anche parlando prendono parte al dolore e cercano di consolare. Se parlano confessando il loro intimo, esprimono dolore per le proprie piaghe; se tacciono, lo fanno con discrezione. Ma ecco, egli mi ha stancato e mi ha reso stolto e putrescente. Perché non parli contro di voi, Dio ha abbattuto la mia superbia affinché diventato stolto diventi poi sapiente. Mi hai afferrato e io son diventato una testimonianza. Tu mi hai convinto dei miei peccati e io ne sono testimone contro me stesso. La mia menzogna si è elevata sopra di me. Quando mi credevo d'essere giusto. Ho risposto in contrasto con il mio volto. E lo 49 stesso che: Io ti porro dinanzi al tuo volto . Ricorrendo al suo sdegno mi ha abbattuto. Con tale ricorso alla collera Dio lo ha benedetto (Giobbe infatti non la subisce contro voglia); ma, inquanto era superbo, egli lo ha abbattuto. Contro di me ha fatto stridere i denti. Mi ha rimproverato aspramente, intendendo denti nel senso di parole. Le frecce dei suoi pirati sono cadute addosso a me. I pirati sono le potenze dell'aria, delle quali Dio si serve permettendo loro di mettere alla prova i buoni o di punire i cattivi. Le chiama pirati perché esse tendono agguati a coloro che navigano nel mare di questo mondo. Con la sua vista acuta è penetrato [in me]. Non è passato sopra ai miei peccati, anzi ha fatto come un cenno perché fossi punito. Egli infatti è come una luce per coloro che ci castigano inquanto mostra loro chi debba essere punito. Per questo l'avermi guardato è stato per me una rovina. Ovvero intendi cosi: Ha fatto si che io scorgessi il mio peccato, mentre prima esso non era stato cosi presente dinanzi al mio sguardo. Mi ha sferzato a sangue un Dio straordinariamente potente, ed essi tutti insieme si sono avventati contro di me. Quando Dio flagellava, insieme con lui intervennero gli angeli di satana. Mentre ero in pace egli mi ha lacerato.

Mi ha strappato dalla mia pace o da me stesso, e in tal modo sono stato lacerato dai nemici che erano in contrasto fra loro. E trattenendomi mi ha strappato i capelli. A causa dei miei peccati mi ha diviso e posto in contrasto con me stesso. Mi ha posto a bersaglio: contro cui fossero scagliate le frecce, come si è soliti fare con gli arcieri, di fronte ai quali si pone un bersaglio verso il quale essi scagliano le frecce. Mi hanno circondato di lance, che essi scagliavano contro i miei fianchi; non mi hanno risparmiato. A causa dei desideri carnali, che egli afferma essere stati ammassati su di lui dagli angeli cattivi mediante cattive suggestioni. Hanno versato in terra il mio fiele: affinché mi ingelosissi dei beni terreni posseduti da coloro che ne abbondano. Mi hanno scaraventato a terra con una spinta poderosa: per farci intendere che non si tratta di un abbattimento a livello carnale. Al mio cuoio hanno cucito un cilicio: cioè i peccati interni, nei quali ricorda d'essere stato quand'era in possesso di beni. Sopra le mie palpebre c'è l'ombra della morte. Io vorrei vedere, ma me lo impediscono le abitudini carnali. La terra non si chiuda coprendo il sangue della mia carne. Intendere: Se la mia preghiera non sarà pura inquanto animata da desideri terreni, che almeno a questa catena della mortalità non si aggiunga l'ammasso di terra designato col nome di sangue. E vuol dire: Che per la bramosia di cose terrene io non mi copra di disgrazie più gravi, cioè quelle del peccato volontario, dopo che dalla condizione mortale avevo contratto quell'altro peccato inerente alla natura. Né ci sia adito per il mio gridare. Sia escluso il merito della mia preghiera. Eppure, ecco nei cieli c'è il mio testimone. Sembra che lo dica riferendosi al Signore non ancora disceso sulla terra. Nelle altezze [dei cieli] c'è il mio conoscitore: inquanto partecipe della mia condizione mortale. L'uomo venga giudicato confrontandolo con il Signore. Venga il Signore affinché l'uomo sia giudicato confrontandolo con lui. Si confronti, ad esempio, Giovanni con Cristo. Nel giudizio fra i due è dato comprendere quale sia la distanza che esiste fra un uomo per quanto perfetto e Dio fattosi uomo. Come il figlio dell'uomo rapportato al suo prossimo. Il Signore, dopo che si fu incarnato, messo in relazione con colui che s'era imbattuto 50 nei briganti . Sono infatti giunti su di me gli anni contati. Quindi per mezzo di 51 Cristo giunga a me l'aiuto nella pienezza dei tempi . E io entri nella via da cui non tornero indietro. La via della rinunzia al mondo.


Agostino - Giobbe 9