Agostino - Giobbe 32

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CAPITOLO 32

32. (Jb 32,1-22) Parole di Eliu il buzita. Dio lo ha rigettato, non un uomo. Se mi si consente, direi che questo è il motivo per cui essi hanno smesso di parlare. Non gli rispondero con discorsi come i vostri. Io infatti diro cose tali che egli non mi potrà replicare, come invece ha fatto con voi. Ebbene, ecco io ho aspettato ma loro non hanno parlato. Dice questo come rivolgendosi a Giobbe. Il mio intimo è come un otre pieno di mosto. La Scrittura lo incoraggia perché parlerà da profeta. E come un mantice da fonditore che si squarcia. Parlo per forza al fine di liquefare la [vostra] durezza. Ecco il motivo per cui si dice adirato. Non ci sarebbe stato bisogno delle mie parole se voi gli aveste risposto. In caso diverso le tignole consumeranno anche me.

O come voi o come tutti coloro che s'incantano di fronte alle persone.

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CAPITOLO 33

33. (Jb 33,3-30) Il mio cuore è puro nelle parole [che diro]. Non c'è doppiezza in me. Lo spirito di Dio che mi ha creato. Sottintendi: E per cui l'intera frase suona cosi: E lo spirito di Dio che mi ha creato. Come puoi dunque dire: Io sono giusto, ed egli non mi esaudisce? Quasi che Giobbe avesse rivolto la parola a un avversario. Il Signore parla una volta sola. Come per dire che il Signore con una sola vocazione ha chiamato tutti i giusti, e ora nel tempo la divina Provvidenza fa lo stesso con i singoli uomini. Nel sonno o con visite notturne. O nell'ignoranza o nella tribolazione. O come un forte spavento che invade gli uomini mentre sono a letto a dormire. Mentre sono nella tranquillità. E sottragga il suo corpo dalla rovina. Parla figuratamente, come quando menziona le ossa. Libera dalla morte la sua anima. Quando lo avrà convertito, gli risparmierà il castigo. Poiché sta per venire la guerra e di nuovo lo rimprovererà con la debolezza [mentre è] a letto. Lo mette alla prova anche dopo la conversione affinché non presuma di se stesso. Tutte le sue ossa son putrefatte. A causa della fiducia in se stesso. Non potrà ingoiare alcun cibo. Non potrà ricevere alcuna consolazione dai beni temporali. E rinnoverà il suo corpo come una tinta che si dà alla parete. Il cambiamento di vita. Anche qui si parla figuratamente per le menzione dell'edificio: cioè [lo accetta] nella società. Egli renderà le sue carni molli come quelle d'un bambino. Giobbe umile è tentato mediante il rinnovamento affinché non si indurisca nella superbia, constatata in lui da Eliu. Egli entro gioioso in volto confessando. Pronto ad affrontare le prove. Salva la mia vita perché non giunga al sepolcro. Qui è la prova della morte. Le tre vicissitudini dell'uomo. Quella della conversione, della tribolazione e della morte. Ma egli ha liberato la mia vita dalla morte. Poiché la prova della morte resta ancora. Affinché la mia anima lo lodi nella luce. Allora finalmente cesseranno le suppliche poiché nulla ci mancherà.

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CAPITOLO 34

34. (Jb 34,1-35) Rispondendo poi Eliu disse. Come per dire: E soggiunse. Voi che avete la scienza, ascoltate. Lo dice agli spirituali. Poiché è l'orecchio che valuta i discorsi. L'orecchio carnale valuta le cose di quaggiù. Che c'è di buono in quanto detto da Giobbe, e cioè: Io sono giusto? Cosa ha detto di buono con tale affermazione? Secondo il mio parere, egli ha mentito. Al riguardo si dice: Io mi 107 aspettavo dei beni . Pertanto in quanto esula dalla speranza egli ha mentito. Quale uomo è come Giobbe? Riporta ancora le parole di Giobbe. Egli ha detto: Non sarà visitato [dalla prova] colui che cammina nella fedeltà a Dio. Pensa che egli si inganni perché ha fatto tutte quelle cose con questa speranza. Ovvero, con più verità supponendo che chi vive nella fedeltà al Signore non puo essere [da lui] visitato a scopo di bene. Lungi dal Signore l'empietà. Quella per cui o non visiti a scopo di bene colui che vive a lui fedele, ovvero, se lo visita con la tentazione, lo faccia per mancanza di pietà o di giustizia. E empio chi dice al re: Tu agisci ingiustamente. Questo tu non lo devi dire poiché non sei un miscredente. Va bene: egli dice (e non: egli avrà detto) per non essere [empio] anche per questo motivo. E come quando si dice: " E fatto ", di uno che lo sta facendo. Ai principi molto empiamente. E come se dicesse agli angeli: Se non ci fosse Michele, il vostro principe, voi agireste assai empiamente; ovvero: Se tanta è l'empietà quando cio si dice ai principi, quanto maggiore se lo si dice al re! Essi infatti hanno abusato ingiustamente quando, per essere infermi, venivano esclusi. Hanno usato malamente del loro allontanamento quando per la loro infermità venivano esclusi da quella visione nella quale si rende manifesto come tutte le cose sono da Dio disposte e regolate con perfetto ordine. Essi ne hanno usato male quando hanno preferito seguire il loro proprio giudizio pensando che Dio non si curasse di queste cose. Da questo deriva loro quella stoltezza per cui nelle proprie necessità invocano l'uomo e a lui rivolgono suppliche, mentre invece avrebbero dovuto rivolgerle a Dio. Non c'è luogo e nemmeno ombra di morte dove possa nascondersi chi compie azioni inique. Non esiste ombra di morte perché essi possano nascondersi, come affermano le parole: Non sono i vecchi ad 108 avere la sapienza poiché origine della sapienza non è la vecchiaia, e le altre: 109 Non salutare l'eretico , cioè non salutarlo perché è eretico. Egli rovescerà la notte ed essi saranno umiliati. Cioè: Sarà sopra di loro cio che sarebbe dovuto star sotto di loro; saranno schiacciati da cio che doveva essere loro sottomesso. Ha spento la luce agli empi. Essi invece credevano d'essere la propria luce. Essi non hanno conosciuto le sue opere di giustizia. Parla del bene che Dio ha saputo trarre dalla loro malizia, facendo si che il grido del povero fosse recato dinanzi ai suoi occhi. Egli concederà il riposo; e chi potrà condannare? Non quel riposo che cercano gli uomini: riposo che 110

viene turbato dalle tribolazioni. Ora, se Dio giustifica chi oserà condannare? E contro la gente e contro l'uomo nello stesso tempo. Cioè, contro i pagani e contro i giudei. Per la perversione del popolo egli costituisce re l'uomo insincero, cioè colui al 111 quale è detto: Tu che fai da maestro agli altri non sai istruire te stesso? Vedro senza di me. Mostramelo tu. Nel riprendere te, come non vedere che debbo riprendere me stesso? Da pronunziarsi come una interrogazione. Se ho commesso iniquità, non continuero a farlo. Richiamato al dovere da te. Lo esige forse da te per forza, perché tu l'abbia rigettato? Perché tu l'hai rimproverato. L'uomo sapiente ascolterà la mia parola: se cioè io gli dico che Dio si prende cura di tutte le cose. Ma Giobbe non ha parlato con sapienza: ritenendo che gli son capitate cose ingiuste per colpa di Dio.

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CAPITOLO 35

35. (Jb 35,2-16) Perché mai nel giudicare hai supposto questo? Perché hai giudicato in questo modo? Chi sei tu per poter dire: Io sono giusto dinanzi al Signore? Alla presenza del Signore tu hai detto: Io sono giusto. L'uomo infatti merita rimprovero in tutti e due i casi, e cioè: primo, se egli parla in tono superbo ovvero se, anche secondo la giustizia umana, risulti falso che egli sia giusto; secondo, perché mai potrà dirsi con verità dall'uomo che egli è giusto agli occhi di Dio, poiché, paragonato a lui, ogni uomo è ingiusto. Ovvero tu dici: Se ho peccato, che vantaggio ricavi tu o che cosa dovro fare io? A Eliu sembra infatti che Giobbe abbia rivolto a Dio questa domanda, quasi che a lui possa giovare il suo peccato, costringendolo, con questo dolore, ad usargli pietà. Gli aveva detto infatti: Non insegnarmi ad essere empio; o 112 che sarà un bene per te se commettero ingiustizia? Ovvero potrebbe anche sembrare che col peccato Giobbe abbia nociuto a Dio, e Dio lo perseguiti per questo motivo, incalzandolo come un nemico per non ricevere da lui alcun male. Effettivamente egli aveva asserito anche questo: Se ho peccato, cosa posso farti? 113 Alle due ipotesi risponde Eliu con le parole che seguono, e cioè: Io rispondero a te e ai tre amici miei. Guarda al cielo e vedi. Guarda alle nubi e vedi quanto sono alte sopra di te. Se hai peccato che farai? Conferma cio che è stato detto da lui: Se io ho peccato, cosa posso farti? Ovvero, se tu hai commesso molte ingiustizie, cosa potrai fare? E più grave quel Se hai commesso molte iniquità che non il Se hai peccato di cui sopra. E tuttavia cosa potrai fare a Dio se non sei capace nemmeno di graffiare le nubi? Se poi sei giusto, cosa potrai dargli? Argomenta e contrario: Come la tua giustizia non reca a lui alcun vantaggio cosi la tua malvagità non gli recherà alcun nocumento. Ovvero, cosa prenderà lui dalla tua mano? Anche se tu volessi dargli qualcosa. Lo dice dei sacrifici, che gli stolti credono essere accettati da Dio come cose di cui abbia bisogno. La tua empietà si riversa sull'uomo che è simile a te, la tua giustizia ricade sul figlio dell'uomo. L'una, la prima, nuoce; la seconda reca vantaggi. Con questi versi egli conferma, e non controbatte, l'affermazione di Giobbe che aveva detto: Se io ho peccato, cosa posso farti? Conseguentemente egli deve ora mostrare perché in questa vita gli uomini vengono tormentati dalle vessazioni dei cattivi e, tra questi, anche del diavolo e dei suoi angeli. Egli infatti è il principale artefice di tutte le ingiustizie e cattiverie. Siccome dunque i peccatori non possono nuocere a Dio, perché egli li consegna in mano ai cattivi per essere da loro tormentati? Lo espone in quel che dice appresso e cioè: Grideranno in mezzo alla folla, schiamazzeranno tra le braccia di molti.

Egli non diceva: Dov'è quel Dio che m'ha fatto? Per questo infatti essi soffrono i propri mali: perché cerchino Dio, non perché stiano a sbraitare inutilmente. Le parole: Colui che mi ha fatto hanno valore di prova, nel senso che Dio non abbandonerà colui che ha creato se l'uomo stesso continua a cercarlo. Egli distribuisce le veglie della notte. Si riferisce ai periodi del tempo presente, disposti ordinatamente e regolati da certi dominatori, e cio significa che nemmeno in questa notte dominata dall'errore Dio creatore abbandona senza custodia colui che ha creato. Egli mi separa dai quadrupedi della terra e mi fa più sapiente degli uccelli del cielo. Infatti nelle tribolazioni della vita presente non dobbiamo cercare il Signore mossi dal desiderio di cose terrene, ricordando che già prima di ottenerle noi siamo superiori agli animali. Li grideranno, ma tu non ascolterai. Dice li per dire nella moltitudine, nell'afflizione di coloro che gridano, e dalla stretta di molti, ovvero quell'avverbio li significa per tale motivo, come nel 114 testo: Li son caduti quanti commettono azioni inique . Dicendo: Ma tu non ascolterai cio che egli dice, lo dice di lui. Nell'odio dei cattivi. Sottintendi: Li grideranno. Il Signore infatti non vuol vedere le cose vane. Egli non vuole andare in aiuto di coloro che gli chiedono cose insulse e che nelle angustie non gridano a lui per ottenere i beni eterni (mentre è proprio per questo che si distinguono dai quadrupedi e sono stati resi più saggi degli uccelli del cielo), ma si limitano a baccagliare perché non trovano la felicità fra le cattiverie del tempo presente.

L'Onnipotente guarda con amore coloro che compiono opere di giustizia; egli mi salverà. Dio vede nell'intimo dei cuori, e come vede quelli che praticano [la giustizia], cosi ai giusti darà quella salvezza che egli vede nascosta nel segreto. In effetti, le cose che Dio ha preparato per quanti lo amano, occhio mai ha visto né orecchio ha 115 mai udito né sono penetrate nel cuore dell'uomo . Per questo, anche se l'uomo si turba perché la sua salvezza è insicura, il Padre gli darà l'aiuto nella tribolazione, lui 116 che scruta il segreto [dei cuori] . Tu lo potrai giudicare, se lo potrai lodare cosi come egli è. Questo infatti sembrava che dicesse Giobbe quando affermava: Magari 117 ci fosse un arbitro fra noi! E ora siccome egli non prende visione della sua collera né si rende conto dei delitti con furore. Non ne prende cognizione al fine di castigarli. Per questo è detto: Ecco io riconosco la mia iniquità; e nello stesso salmo: 118 Distogli la tua vista dai miei peccati . Egli dunque conosce i peccati; e in realtà, se gli uomini incontrano tribolazioni in questo mondo (sebbene non in maniera pesante) è proprio per questo motivo: perché tu punisci il [colpevole] ma gli dài spazio per ravvedersi. Ma Giobbe ha aperto la sua bocca con parole senza costrutto. Moltiplica le chiacchiere perché è un ignorantone.

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CAPITOLO 36

36. (Jb 36,2-34) Abbi un po' di pazienza e permettimi d'insegnarti ancora, poiché ha ancora parole da dirti, ricevendo la mia dottrina da lontano. Poiché fino a quando 119 siamo in questo corpo siamo pellegrini, lontani dal Signore . Con le mie opere parlero di cose giuste. Affinché non si dica di lui cio che Dio dice al peccatore: Come fai tu a narrare le opere della mia giustizia e come metti nella tua bocca il mio 120

testamento, tu che hai in odio la disciplina? In questo mondo dobbiamo dunque parlare con le opere, inquanto la scienza [completa] la si riceve da lontano, parzialmente e in modo confuso. E quando arriverà cio che è perfetto sarà tolto di 121 mezzo cio che è incompleto e non sarà più cosa remota, poiché noi lo vedremo 122 cosi come egli è . Tu comprenderai secondo verità e non [dirai] parole ingiuste comprese in maniera ingiusta. Chiama le sofferenze di Giobbe parole di Dio, non ingiuste ma conformi a verità; quanto a Giobbe pero egli ritiene che le abbia capite male poiché crede di soffrire ingiustamente, mentre invece anche del giusto sofferente si legge: E tempo che il giudizio cominci dalla casa del Signore 123. E sappi che il Signore non rigetta l'innocente: anche se riprende severamente colui che 124 ama, e usa il flagello con il figlio che gli è accetto . Forte per il vigore del cuore, egli non dà la vita all'empio: sebbene sul momento sembri risparmiarlo. E va bene quel forte per il vigore del cuore, inquanto non gli darà la vita quando con lacrime cercherà lo spazio per un pentimento differito troppo a lungo ma non lo troverà, e non riuscirà a rendere misericordioso nel suo inflessibile giudizio colui che poco prima ha disprezzato, quando cioè lo ammoniva con misericordia. E concederà il giudizio ai poveri. Quel giudizio con cui giudicherà coloro dai quali i poveri soffrono angherie. E ben a proposito parla di poveri, facendoti comprendere che quando sopra parlava di empi lo diceva dei ricchi, cioè dei superbi. Non toglierà al giusto i suoi occhi. Anche quando lo prova con le tentazioni e la sofferenza, mettendolo come in una fornace 125 , non lo priva della sapienza con cui si conosce e si adora Dio. Cio dicendo, mostra con sufficiente chiarezza che pena degli empi è la loro stessa cecità, anche quando le altre pene sembrano loro risparmiate. E con i re in trono. Sottintendi: li fa sedere, detto qui dei giusti. Se li chiama re è perché essi domano la loro carne. Di 126 loro si dice: Qual è quel re che ingaggia guerra contro un altro re , ecc. Li ha fatti sedere per sempre e saranno esaltati. Anche qui sottintendi quel che ha detto prima: Con i re sul trono. E se dice: Saranno esaltati è perché prima erano stati umiliati. E coloro che sono stretti a ceppi. Di questo legame dice l'Apostolo che per lui è un 127 bene il venire sciolto per essere con Cristo ; e si riferisce alle pastoie della vita 128 presente, nella quale il corpo corruttibile appesantisce l'anima .

Saranno presi nelle funi della povertà. Saranno convinti, riguardo alle consuetudini prolungate di prendersi i piaceri carnali, che derivano dalla mancanza di quelle cose con cui si regge e tira avanti la presente vita mortale. E vengono annunziate ad essi le loro opere. Non certo le opere buone, ma forse gli stessi beni che appagano gli appetiti,129 dei quali è detto: So che nella mia carne non abita il bene . Tali voglie, anche se non spadroneggiano nel nostro corpo mortale costringendolo a seguirle, tuttavia certo non mancano. Ovvero lo si dice degli appetiti per i quali l'uomo merito di giungere alle opere cattive per la sua origine dal peccato. E i delitti, quando essi si saranno irrobustiti. Son queste le opere di cui parlava sopra. Esse non possono essere facilmente annunziate, cioè manifestate, a chi è infermo ma a coloro che già han fatto dei progressi lasciandosi dietro tutta la cattiveria umana, universalmente conosciuta attraverso le opere disoneste e delittuose che si commettono alla luce del 130 sole. Ma esaudirà il giusto. Cioè colui che vive di fede , attribuendo alla grazia di Dio, e non ai meriti propri, non solo il fatto d'essere stato giustificato in rapporto a questa vita ma anche, per quanto riguarda il futuro, d'essere liberato da tutto il male di tutte le trasgressioni. Tali cose annunzia la verità ai fedeli per il tempo in cui saranno fortificati, quando cioè saranno presi nelle funi della povertà. Attualmente infatti essi sono stretti a dei ceppi, non ancora sollevati in alto per sedere eternamente sul trono insieme ai re. E ha detto che si convertiranno dalla malizia. E ha detto, sottintendi: Dio. Se obbediranno e [lo] serviranno, termineranno nei beni i loro giorni e nella gloria i loro anni. Allora certamente nell'uomo non albergherà più alcun peccato poiché non ci sarà alcuna resistenza opposta dalla morte, cioè nessuna miseria derivante da quella mortalità che ci è capitata a seguito del peccato, ma si 131

dirà finalmente: Dov'è, o morte, la tua resistenza? Egli pero non salverà gli empi perché non hanno voluto conoscere il Signore. Queste parole sembrano riferite piuttosto ai pagani. E quando li si avvertiva, essi erano indocili. Questo si riferisce ai giudei e a quanti, anche nella Chiesa, somigliano a loro nella disobbedienza. E gli ipocriti deporranno la rabbia dal loro cuore. Quella per cui crocifissero il Signore. Non grideranno perché egli li ha incatenati. Mediante l'onore del suo nome esteso in tutte le genti. Muoia dunque la loro esistenza durante la gioventù. Cioè nella superbia con cui si vantavano dei meriti, fittizi, delle loro opere. La loro vita sia ferita dagli angeli. Più agevolmente lo si intende degli annunziatori della verità, dai quali per alcuni deriva il profumo della vita per la vita, per altri il lezzo della morte per la morte . Perché han fatto tribolare il debole e l'invalido. Cio che in Dio è debole, ma è più 133 forte degli uomini . Renderà stabile il giudizio dei mansueti. Cio farà il Signore in persona, che con l'esempio della sua mitezza differirà anche la condanna di coloro che li imitano: questa condanna tuttavia ci sarà certamente. E poiché ti ha ingannato l'abisso per bocca del nemico. Ha ingannato.

Come sembro a quanti perseguitarono Cristo, l'abisso di questo mondo trasse in inganno Cristo stesso per bocca del falso testimone. A questo punto il discorso è rivolto allo stesso Signore. Disciolti sotto di essa. Sottintendi: Ti hanno tratto in inganno. E si dice che si disciolsero al di sotto dell'abisso perché gravati dal peso di cupidigie mondane. E si è abbassata la tua mensa piena di cibo succulento. E il sacramento del suo corpo e del suo sangue, il 134 pane disceso dal cielo . Non verrà a mancare il giudizio per i giusti. Sebbene i poveri mangeranno e si sazieranno imitando i patimenti del Signore sostenuti dalla sua carità, il Signore non per questo ometterà di chiamarli al giudizio, che sarà in tempi brevi. E sopra gli empi si riverserà la collera per l'empietà con cui accettavano regali iniqui. Chiama regali in genere tutti gli emolumenti temporali per i quali si commettono ingiustizie. Non ti distolga il volere di un'anima. Lo si dice al Signore, non con l'autorità di chi voglia dargli dei suggerimenti o la tracotanza di chi voglia comandare su di lui, ma nel gergo profetico, come uno che predice il futuro usando il modo imperativo. Tale è il passo: Cingi la spada al tuo fianco tu che sei potentissimo 135 . Dalle suppliche dei miseri. Di coloro, cioè, che essendo nel bisogno, gridano: O 136 uomo infelice che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? E tutti quelli che posseggono la forza. Coloro che presumono delle loro opere e vogliono stabilire 137 una loro giustizia . Non condurli fuori di notte. Sia palese che tu li separi dal popolo fedele, si tratti dei superbi che sono stati recisi dal [buon] olivo o anche dei tralci che sono stati staccati dalla vite, cioè di coloro per colpa dei quali sono sorte eresie e scismi. Affinché in loro vece salgano in alto i popoli. Affinché, confusi i forti,138 siano innestati [a lui] i deboli di questo mondo , in quanto chi si umilia sarà 139 innalzato e chi si innalza sarà umiliato . Ma procura di non far nulla di sconveniente. Affinché non siano vilipesi il nome e la dottrina di Dio da parte di coloro che incorrono nella giusta condanna perché dicono: Facciamo il male perché 140

ne vengano dei beni . Questo infatti hai scelto oltre la povertà. Non hai scelto solo la povertà di chi confessa ma, oltre a questa, la nitidezza della vita e dei costumi, affinché ne riceva ogni [sorta di] ornamento la dottrina della salvezza. Ecco, Dio si consolerà, ovvero: si rafforzerà nel suo vigore. Poiché, sebbene crocifisso per 141 la [sua] debolezza, tuttavia vive per la forza di Dio . Chi infatti è potente come lui? O chi puo mettere in discussione la sue opere? Quasi che lo si possa sottoporre a giudizio, mentre è lui il giudice dei vivi e dei morti. O chi potrà dire: Egli è stato ingiusto nell'agire? Ricordati che grandi sono le sue opere e gli uomini le hanno lodate. Si riferisce agli evangelizzatori e a tutti gli annunziatori della parola che con la vita sono in accordo con il mistero che esercitano. Ogni uomo guarda a lui. Chiunque è consapevole della debolezza umana. Tutti gli uomini che sentono la compunzione. Sono uomini animati dal pentimento dei peccati. Ecco Dio è grande e noi non lo sappiamo. E grande, perché come ha abbondato il peccato cosi è stata 142 sovrabbondante la grazia . Non lo sappiamo lo si dice mettendolo in bocca a coloro la cui cecità è stata parziale, finché non sia entrata la pienezza dei pagani 143 . Il numero dei suoi anni è infinito. Lo si dice in riferimento alla sua eternità. Presso di lui ci sono le gocce della pioggia che nessuno puo contare. Il fatto che il Vangelo abbia riempito i suoi stessi predicatori è cosa suscettibile di descrizioni numeriche sino alla fine del mondo, quando sarà eliminata la scienza parziale e,144 [vedendo] a faccia a faccia, arriverà cio che è perfetto . Sulle sue strade si rovescerà la pioggia. Non la conterranno le vie degli empi. Affluiranno le nubi e recheranno il buio su moltissima gente. Poiché, se il Vangelo è stato celato, è celato in coloro che periscono. Ha fissato il tempo al bestiame ed esso sa come e quando andare alla stalla. Poiché il bue ha conosciuto il suo proprietario e l'asino la greppia 145 del suo padrone . In tutte queste cose il suo animo non si stupisce. Poiché inizio 146 della sapienza è il timore del Signore . Il tuo cuore non si cambia [separandosi] dal corpo. Affinché, elevandosi sopra la terra, si volga in alto verso il Signore. Se 147 penserà di diffondere la nebbia. Affinché quelli che vedono diventino ciechi .

La spande proprio come una tenda. Egli abitava come in una tenda nella sua carne mortale, ma i suoi persecutori attraverso verso quella carne non lo riconobbero quando si metteva nelle loro mani e stendeva le sue membra allargandole in croce. Ecco ha sparso dappertutto la sua luce. Aveva nascosto questa luce allorché a Israele capitava la sua parziale cecità, ma ora la diffonde su tutte le genti. Copri la profondità del mare. Rimprovero il mondo e le sue cupidigie. Egli infatti occulto la luce non per tenerla nascosta ma perché si manifestasse. In essi infatti compi il giudizio delle genti mostrando loro con la luce della verità i peccati da loro commessi. A moltissimi darà il cibo. Certo a coloro che, quando sono ripresi, riconoscono i loro peccati e provano fame e sete della giustizia. Occulto la luce nelle mani. Se nelle mani è la declinazione di immani è da riferirsi a coloro che agli altri non perdonano i peccati mentre vogliono essere loro stessi perdonati da Dio; se invece deriva da le mani lo si riferisce a coloro che si vantano orgogliosamente delle proprie mani, cioè delle opere compiute, volendosi con esse giustificare. Dice occulto la luce, perché non fosse veduta da loro, e questo perché il loro cuore istupidito era diventato cieco 148 . Nei riguardi di lui diede comandi in senso contrario. Questo è detto di coloro che operano la verità o rimettendo i peccati altrui perché siano loro rimessi o confessando i propri peccati per poter rientrare nella grazia di Dio. Essi vengono alla 149 luce perché siano manifestate le loro opere: opere compiute da Dio e non da loro stessi. A immane [cioè spietato] si oppone infatti misericordioso, a superbo si oppone umile. Per annunziare la cosa al suo amico. La cosa che si annuncia è la luce, che egli cioè occulto perché fosse nascosta allo spietato e all'ingrato e fosse annunciata, cioè rivelata, a colui che non era più servo sotto la legge ma uomo 150 riconciliato mediante la grazia . Ovvero [la annunzia] al suo amico, cioè a chi lo imita, inquanto lo stesso Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per 151 servire . Il possesso [lo hanno] coloro che si sforzano di salire incontro a lui. Posseggono quella luce coloro che si distaccano dalle cose terrene. Lo si annunzia a coloro che lottano per salire verso l'alto, poiché, terminata l'ascesa, non occorreranno messaggeri che vadano ad annunziare [la realtà] che già si vede a faccia a faccia. Quanto poi alle parole: si sforzano di salire incontro a lui, le intendiamo riferite non a gente che gli si oppone ma che gli muove incontro, come 152 anche l'Apostolo dice: Incontro a Cristo .

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CAPITOLO 37

37. (Jb 37,1-23) Ma anche per questo si è bloccato il mio cuore. Cioè per la meraviglia. E si è staccato dalla sua sede. Dice che si è staccato dalle cose terrene, di cui prima si dilettava, per elevarsi verso il Signore. Ascoltate il suono della sua voce terrificante. Da queste parole risulta chiaro che egli parla mosso dallo Spirito. Egli infatti comincia a precisare il motivo per cui il suo cuore si è staccato dal suo posto naturale. E stato per l'autorità del Vangelo che per tutto l'universo risuona con voce 153 terrificante dicendo: Fate penitenza, poiché il regno dei cieli è vicino . Escono fuori al rumore della sua bocca. Escono, ovviamente, incontro a coloro che sono fuori, cioè immersi nel godimento delle cose visibili. Gira al di sotto dell'intera volta del cielo e la sua luce raggiunge gli estremi confini della terra. E quel che avviene mentre la Chiesa si va diffondendo fra tutte le genti. Dietro a lui rintronerà un grido. Dopo la sua prima venuta echeggerà la tromba finale, che annunzia il suo secondo 154 evento , quello nella gloria. Nel rimbombo della sua superbia. Dice superbia invece di sublimità, sapendo che la prima venuta era stata nell'abbassamento. Quando si udrà la sua voce, non sarà più possibile tenergli dietro. Occorre cercare il 155 Signore in questa vita, quando lo si puo trovare , cioè conoscere con fede sincera e cosi ottenere la salvezza. Non sarà invece possibile trovarlo allorquando verrà a 156 giudicare e farà udire la sua voce che minaccia: Andate al fuoco eterno . Il pentimento tardivo di chi non aveva creduto [prima] sarà allora infruttuoso. Forte nella sua voce egli allora tuonerà in maniera sorprendente. Al contrario la voce che elevo nella sua prima venuta non fu espressione della sua forza ma della nostra debolezza, che egli fece sua partecipando alla nostra condizione mortale, come fu 157 detto: Cio che in Dio è debolezza è più forte degli uomini . Opero cose grandi, che noi ignoravamo. Le fece nella sua prima venuta e per questo alla fine verrà come giudice per riprendersi le cose che ha date. Che noi ignoravamo. E posto sulla bocca di coloro ai quali rimase sconosciuta la divinità del Signore, essendosi fermati a considerare la debolezza della sua umanità. Comanda alla nube: va' sulla terra. Lo comanda alla sua carne, e lo fa affinché, tramite il sacramento, queste parole siano 158 intese in suo ricordo sicché noi ne imitiamo l'umiltà e cresciamo nella carità. Il tempo della pioggia e degli acquazzoni è in suo potere. La nube infatti è sulla terra; ma non è in nostro potere spremerla per irrigare i cuori con la pioggia e gli scrosci dell'acqua della predicazione con cui si fan capire le cose occulte. Cio infatti è in suo potere, non nostro. Pone un segno nella mano di ciascun uomo. Attraverso le sue opere gli fa capire quanto sia colpevole, affinché ogni uomo si renda conto della propria infermità e gridi: Uomo infelice sono io! Chi mi libererà da questo corpo 159 mortale? Le belve entrarono nel rifugio e si riposarono nella tana. I peccatori sono entrati [nella Chiesa] attraverso il perdono e la grazia e, rimessi i loro peccati, si sono acquietati nella coscienza. Dalle riserve è sopraggiunta la tempesta. Dall'ordine imperscrutabile delle cose è venuta la prova. E dalle [sue] riserve è venuto il freddo. Dal mondo del mistero è venuto il giudizio su coloro che non perseverano, e in tal modo la carità di molti si raffredda per il traboccare dell'iniquità 160

. Cio capita loro giustamente inquanto essi ripongono la speranza non in Dio ma negli uomini. Dal soffio di Dio verrà dato il gelo. Coloro che sperano negli uomini non si raffredderanno solo per l'aumentare dei cattivi ma, alcuni almeno, anche a causa delle opere buone di coloro che posseggono lo spirito di Dio. Alcuni infatti rendono duro il cuore mediante l'invidia, che è come un ghiaccio, e sono coloro per i quali 161 Paolo è odore di morte per la morte . Ora, di fronte a cio chi è in grado di capire in che modo questo ghiaccio venga dato con giustizia ed equità dallo spirito di Dio? In effetti, come quando uomini carnali lodano altri, succede che per la loro malizia alcuni si raffreddino cadendo nella disperazione, cosi succede alla gente carnale che desidera essere lodata dagli uomini: mossa dall'invidia a causa della giustizia dei buoni essa diventa dura di cuore. Egli fa scorrere l'acqua nella direzione che più gli 162 piace. In tal modo avviene che in una città piova e non piova in un'altra . Per quanto riguarda la pioggia spirituale, cio avviene secondo i meriti delle anime, secondo che esse si sottomettono o non si sottomettono [a lui]. La nuvola irriga il frumento. Se dunque vogliamo esser irrigati cerchiamo dio essere un campo di grano. Diffuse come nube la sua luce. Lo dice del Vangelo della sua incarnazione. Ed essa si volge tutt'all'intorno. Di essa ci si occupa in tutto il mondo. Nei posti di comando perché si operino tutte le cose che ha loro comandato. I posti di comando attraverso i quali quella nube si volge tutt'all'intorno sono i predicatori della parola, dai quali le Chiese sono guidate a mettere in pratica tutti i comandamenti di Dio. Essi sono stati stabiliti da lui sulla terra. Da lui, cioè dal nostro Signore Gesù Cristo. Tanto nella sua tribù quanto nella sua terra. Cioè nella tribù di Giuda, nella quale nacque il Cristo secondo la carne e nella quale mori, risuscito e ascese al cielo. Dalla stessa ebbero origine gli apostoli e parimenti furono prelevati, per cosi dire, e salvati molti altri fratelli, chiamati da lui stesso prima della passione o dagli apostoli dopo la sua ascensione.

Cio accadde a Gerusalemme e nelle Chiese cristiane della Giudea, come riferisce l'apostolo Paolo: Per la veracità di Dio a conferma delle promesse [da lui fatte] ai padri. Tanto se ha voluto trovarla nella sua misericordia. Cioè se nella sua misericordia ha voluto che quella nube fosse trovata dalle genti venute alla fede. Cosi infatti continua [Paolo]: Quanto alle genti, esse danno gloria a Dio per la sua 163 misericordia . Càcciati questo negli orecchi, o Giobbe. Vuol quasi richiamare la sua attenzione, stando per parlare della vocazione dei pagani. Sta' saldo e rammenta la potenza del Signore. Non turbarti nella mente attribuendo qualcosa a te stesso. Noi sappiamo che Dio ha disposto le sue opere. Certo, condannando chi si vanta delle proprie opere. Quando dalle tenebre faceva venir fuori la luce. Quando, cioè, giustificava gli empi. Voi infatti un tempo eravate tenebre, ora invece siete luce nel 164 Signore . Conosce la differenza delle nubi. Cioè degli evangelizzatori, dei quali alcuni son passati alla fede prima della sua passione altri invece dopo. Gli enormi errori dei cattivi. Non di coloro che da lui si allontanarono mettendolo in croce ma poi si pentirono e furono battezzati nel suo nome. Parla invece dell'errore di coloro che non sono ancora riusciti a ravvedersi ma anche dopo hanno continuato con ostinazione a perseguitare la Chiesa. Di questi tali infatti la prevaricazione non è stata piccola ma enorme. Il tuo indumento è resistente. Lo dice della dignità superba e va riferito a colui che osa vantarsi delle sue opere. Tacendo la terra dalle parti del mezzogiorno, indurirai forse tu con lui i cieli che si sono diffusi ugualmente perché gli uomini avessero la vista? Per terra dalle parti del mezzogiorno intendiamo con sufficiente verosimiglianza quei giudei che credettero in Cristo. Infatti come il sole è più lontano dalle regioni della terra che sono a settentrione mentre è più vicino a quelle che sono a mezzogiorno, cosi non è assurdo intendere questa terra dalle parti del mezzogiorno come un riferimento a coloro che l'Apostolo dice essere stati trovati 165 vicini alla luce del Vangelo . Noi infatti siamo soliti chiamare cieli gli evangelizzatori, di cui si dice: I cieli narrano la gloria di Dio, e ne son conferma le parole: Per tutta la terra si è esteso il suono della loro voce e sino agli estremi confini 166 del mondo le loro parole . Analogamente nella parola terra è giusto intendere le popolazioni a cui giunse il messaggio evangelico. E siccome il popolo dei credenti sorto in Giudea, dopo che gli apostoli morendo se ne partirono da questo mondo, non esiste più in quella regione, ecco che l'autorità degli evangelizzatori si è consolidata nelle Chiese provenienti dal mondo pagano. Tale autorità si è resa stabile per la misericordia di Dio quando venne a mancare l'apporto dell'autorità delle Chiese di Giudea che avevano creduto in Cristo. Quindi il senso della frase richiede che essa sia pronunziata come una interrogazione, e cioè: Farai tu tacere la terra dalle parti del mezzogiorno? E vuol dire: Siccome al presente mentre dura la nostra vita non c'è più alcuna comunità cristiana di origine giudaica, forse che tu bloccherai alla stessa maniera anche l'invio di evangelizzatori e chiuderai i libri delle sacre Scritture che dalla misericordia di Dio sono stati diffusi indistintamente non solo fra i giudei ma anche fra i pagani perché potessero vedere? Con cio egli sottolinea l'apporto della grazia e della misericordia di Dio, in modo che nessuno si vanti dei propri meriti, come invece facevano i giudei nella loro superbia. Pertanto insegnami cosa gli dobbiamo dire e ci tratterremo dal dire tante parole. Infatti non hanno nulla da dirgli, convinti come sono che l'uomo non ha di per sé alcun merito ma ha bisogno della sua misericordia. Mi ti presenti forse quasi che tu sia un libro o un amanuense, per cui io alzandomi in piedi faccia azzittire l'uomo? Perché dunque non dici niente se hai qualcosa da dirmi? Non mi ricevi infatti come uno a cui tu voglia dettare qualcosa e poi non dici niente. In realtà noi stiamo discutendo insieme. Non pero a tutti si rende visibile la luce che risplende dalle nubi. Torna a quel che diceva prima circa la speranza del perdono dei peccati e dell'illuminazione ad opera della grazia, che si ottengono dalla misericordia di Dio. E infatti dalle nubi che risplende la luce, ma essa non è proprietà delle nubi, inquanto anche esse vengono illuminate. Una cosa infatti è risplendere per luce propria e un'altra risplendere perché si è illuminati; ma questo non è percepito da tutti, e cosi molti suppongono che le anime dei sapienti risplendano di luce propria. Son coloro che dichiarandosi sapienti sono diventati stolti 167 . Passa lo spirito e le rende pure. Parla di quello spirito del quale sta scritto: Dal 168 rimprovero dello spirito della tua collera , e ancora: Dove fuggiro lontano dal tuo 169 spirito? Dal richiamo delle tentazioni si manifesta agli uomini quale sia il loro merito: in effetti per i peccati che hanno commesso essi sono tenebra e mancano 170

della gloria di Dio . Debbono quindi desiderare di essere illuminati dalla sua luce, e cosi rendere onore a lui non attribuendolo a se stessi. In tal modo, deposta la superbia, saranno mondati dal grande peccato ad opera dello Spirito santificatore, che è in noi non in maniera transitoria ma permanente. Dal settentrione una nube color d'oro. Gente che da un'empietà maledetta e molto lontana da Dio viene al porto della salvezza, convertita e purificata e illuminata dalla sapienza. Come mai questo se non ad opera della grazia, dove i meriti [dell'uomo] non contano e i peccati vengono rimessi? Lo diceva quel tale che, volendo ottenere perdono, diceva: 171 Insegnero ai perversi le tue vie e gli empi si volgeranno a te . Proprio come le nubi, che si levano ad oriente, ovvero settentrione, fugate ormai dalla luce le loro tenebre. In questi grande è la gloria e l'onore dell'Onnipotente. Infatti colui al quale si condona di più ama di più, ricordando che l'Onnipotente anche di un empio puo fare un giusto. Non troviamo alcun altro con potenza simile alla sua. Egli solo infatti 172 non ha commesso peccato e non si è trovato inganno sulla sua bocca . Infatti Dio 173 solo è verace, mentre ogni uomo è mentitore : per questo riporta vittoria nel giudizio il Dio fatto uomo. Non credi che lo esaudirà colui che giudica con giustizia? Pertanto non si disperi l'uomo, né per questo aggiunga peccati a peccati quasi che sia stato già condannato, anche se fosse certo che per la giustizia di Dio non potrà evitare il castigo. Dio infatti nella sua giustizia puo esercitare il giudizio in modo tale che gli consenta di esaudire i colpevoli se gli chiedono perdono. E questo tanto più quanto maggiore è la giustizia con cui giudica. Non è infatti giudizio giusto quello in cui i pentiti che invocano pietà son messi sullo stesso piano di coloro che rifiutano di umiliarsi e di riparare [il male] con la penitenza. Per questo gli uomini lo temeranno. Se confessando i propri peccati si ricorderanno d'essere uomini, [lo temeranno appunto] perché sono uomini. A loro è detto: Non è forse vero che siete uomini? Lo temeranno anche i saggi di cuore. Per non diventare stolti con l'attribuire a sé le cose che hanno ricevuto e col credere d'essere sapienti. Puo succedere infatti che ai superbi sia tolto quel che invece agli umili vien concesso. E quanto accade ai sapienti che sono tali per l'illuminazione del cuore e non per le vanterie della lingua e ai re che giudicano il mondo da uomini spirituali senza poter essere giudicati da nessuno 174 : serviranno il Signore con timore e in lui esulteranno con tremore per non deviare dalla via giusta 175. E infatti Dio colui che opera in loro il volere e l'operare 176secondo la buona volontà .


Agostino - Giobbe 32