Agostino: Le confessioni 1128

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28. 37. Ma come diminuirebbe e si consumerebbe il futuro, che ancora non è, e come crescerebbe il passato, che non è più, se non per l’esistenza nello spirito, autore di questa operazione, dei tre momenti dell’attesa, dell’attenzione e della memoria ? Così l’oggetto dell’attesa fatto oggetto dell’attenzione passa nella memoria. Chi nega che il futuro non esiste ancora ? Tuttavia esiste già nello spirito l’attesa del futuro. E chi nega che il passato non esiste più ? Tuttavia esiste ancora nello spirito la memoria del passato. E chi nega che il tempo presente manca di estensione, essendo un punto che passa ? Tuttavia perdura l’attenzione, davanti alla quale corre verso la sua scomparsa ciò che vi appare. Dunque il futuro, inesistente, non è lungo, ma un lungo futuro è l’attesa lunga di un futuro ; così non è lungo il passato, inesistente, ma un lungo passato è la memoria lunga di un passato.

28. 38. Accingendomi a cantare una canzone che mi è nota, prima dell’inizio la mia attesa si protende verso l’intera canzone ; dopo l’inizio, con i brani che vado consegnando al passato si tende anche la mia memoria. L’energia vitale dell’azione è distesa verso la memoria, per ciò che dissi, e verso l’attesa, per ciò che dirò : presente è però la mia attenzione, per la quale il futuro si traduce in passato. Via via che si compie questa azione, di tanto si abbrevia l’attesa e si prolunga la memoria, finché tutta l’attesa si esaurisce, quando l’azione è finita e passata interamente nella memoria. Ciò che avviene per la canzone intera, avviene anche per ciascuna delle sue particelle, per ciascuna delle sue sillabe, come pure per un’azione più lunga, di cui la canzone non fosse che una particella ; per l’intera vita dell’uomo, di cui sono parti tutte le azioni dell’uomo ; e infine per l’intera storia dei figli degli uomini (
Ps 30,20), di cui sono parti tutte le vite degli uomini.

Conclusione


Dispersione nel tempo e confluenza nell’eterno

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29. 39. Ma poiché la tua misericordia è superiore a tutte le vite (
Ps 62,4), ecco che la mia vita non è che distrazione, mentre la tua destra mi raccolse (Ps 17,36 Ps 62,9) nel mio Signore, il figlio dell’uomo, mediatore fra te, uno, e noi, molti (Cf. 1 Tm 1Tm 2,5), in molte cose e con molte forme, affinché per mezzo suo io raggiunga Chi mi ha raggiunto e mi ricomponga dopo i giorni antichi seguendo l’Uno. Dimentico delle cose passate, né verso le future, che passeranno, ma verso quelle che stanno innanzi non disteso, ma proteso, non con distensione, ma con tensione inseguo la palma della chiamata celeste (Ph 3,12-14). Allora udrò la voce della tua lode (Ps 25,7) e contemplerò le tue delizie (Ps 26,4), che non vengono né passano. Ora i miei anni trascorrono fra gemiti (Ps 30,11), e il mio conforto sei tu, Signore, padre mio eterno. Io mi sono schiantato sui tempi, di cui ignoro l’ordine, e i miei pensieri, queste intime viscere della mia anima, sono dilaniati da molteplicità tumultuose. Fino al giorno in cui, purificato e liquefatto dal fuoco del tuo amore, confluirò in te.

Esistenza di Dio prima di tutti i tempi

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30. 40. Allora mi stabilizzerò (Cf. Fil
Ph 4,1 1 Ts 1Th 3,8) e consoliderò in te nella mia forma, la tua verità. Non subirò più le domande di chi, per una malattia condannabile desideroso di bere più di quanto non comprenda, chiede : "Cosa faceva Dio prima di fare il cielo e la terra (Gn 1,1) ?", oppure : "Come gli venne l’idea di fare qualcosa, mentre prima non aveva fatto mai nulla ?". Concedi loro, Signore, di riflettere bene (Cf. Sal Ps 118, 34, 73, 144) a come parlano, e di scoprire che non si parla di un mai là dove non esiste tempo. Dire : "Non aveva fatto mai nulla", non equivale forse a dire che non aveva fatto nulla in nessun tempo ? Comprendano quindi che non esiste alcun tempo senza creato, e cessino di dire vanità come queste (Cf. Ps 143,8). Volgano la loro attenzione anche verso le cose che stanno innanzi (Ph 3,13), e capiscano che tu sei prima di tutti i tempi, eterno creatore di tutti i tempi ; che nessun tempo è coeterno con te, come anche nessuna creatura, sebbene ve ne siano di superiori al tempo.

Scienza umana e divina

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31. 41. Signore Dio mio, quale abisso il tuo profondo segreto, e come me ne hanno gettato lontano le conseguenze dei miei peccati ! Guarisci i miei occhi, e parteciperò alla gioia della tua luce. Certo, se esistesse uno spirito di scienza e prescienza così potente da conoscere tutto il passato e il futuro come io una canzone delle più conosciute, susciterebbe, questo spirito, meraviglia e quasi sacro terrore, poiché nulla gli sfuggirebbe sia delle età già concluse, sia di quelle che rimangono : come a me che canto non sfugge sia la parte della canzone già passata dopo l’esordio, sia quella che resta fino alla fine. Lontana, lontana invece l’idea che, creatore dell’universo, creatore delle anime e dei corpi, tu così conosci tutto il futuro e il passato ! Tu assai, assai più mirabilmente e assai più misteriosamente. A chi canta o ascolta una canzone conosciuta, l’attesa delle note future e il ricordo delle passate modifica il sentimento e tende il senso. Nulla di simile accade a te, immutabilmente eterno, ossia davvero eterno creatore delle menti. Come conoscesti in principio il cielo e la terra (
Gn 1,1) senza modificazione della tua conoscenza, così creasti in principio il cielo e la terra senza tensione della tua attività. Chi lo capisce ti confessi, e anche chi non lo capisce ti confessi. Oh, quanto sei elevato (Cf. Sal Ps 137,6) ! Eppure quanti si abbassano in cuore (Da 3,87) sono la tua casa. Tu infatti sollevi gli abbattuti (Ps 144,14 Ps 145,8), e non cadono quanti hanno in te la loro elevatezza.

Libro dodicesimo



MEDITAZIONE SUL PRIMO VERSETTO DELLA GENESI : "...il cielo e la terra"

Materia e Spirito


Difficoltà e conforto

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1. 1. Quante cose vorrebbe sapere il mio cuore colpito, Signore, nella grande povertà della mia vita, dalle parole della tua santa Scrittura ! In genere l’esiguità della comprensione umana abbonda in parole, poiché la ricerca è più loquace del ritrovamento, la domanda più lunga del conseguimento, e la mano più impegnata a bussare che a prendere (Cf. Mt
Mt 7,7 s.; Lc 11,9 s). Ma noi abbiamo la tua promessa, e chi potrà infirmarla ? - se Dio è per noi, chi contro di noi ? (Rm 8,31) - : Domandate e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto ; perché chiunque domanda riceve, e chi cerca troverà, e a chi bussa sarà aperto (Jn 16,24 Mt 7,7 s.; Lc 11,9 s). Sono tue promesse. Come temere inganni, quando promette la Verità (Cf. Gv Jn 14,6) ?

Il cielo del cielo

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2. 2. Alla tua altezza la bassezza della mia lingua confessa (Cf. Rm
Rm 14,11) che tu hai creato il cielo e la terra, questo cielo che scorgo e la terra che calpesto, da cui anche viene questa terra che mi porto addosso ; tu li hai creati. Ma dov’è, Signore, il cielo del cielo di cui ci ha parlato il salmista : "Il cielo del cielo al Signore ; la terra invece fu da lui data ai figli degli uomini" (Ps 113,16) ? Dov’è il cielo che non vediamo, rispetto al quale tutto ciò che vediamo è terra ? Così l’intera massa della materia, che non è dovunque per intero, assunse anche nelle sue ultimissime parti, il cui fondo è costituito dalla nostra terra, un aspetto attraente ; ma di fronte a quel cielo del cielo, lo stesso cielo della nostra terra è terra. Questi due grandi corpi non a sproposito si chiamerebbero terra entrambi rispetto a quel cielo, non so quale, che appartiene al Signore, non ai figli degli uomini.

Terra, tenebre e abisso raffigurazione della materia informe

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3. 3. La nostra terra era invisibile e confusa, un profondo e impenetrabile abisso su cui non vi era luce, poiché non aveva nessun aspetto. Perciò hai fatto scrivere : "Le tenebre regnavano sopra l’abisso" (
Gn 1,2), cioè null’altro che assenza di luce. Se ci fosse stata la luce, ove poteva essere, se non sopra, spiccando, perché schiariva ? Là dunque, ove non era ancora la luce, la presenza delle tenebre cos’era, se non l’assenza della luce ? Perciò sopra regnavano le tenebre, perché vi era assente la luce, così come dove non c’è il suono, c’è il silenzio, e l’esistenza in quel punto del silenzio indica l’inesistenza in quel punto del suono. Non hai insegnato tu, Signore, a quest’anima che ti confessa, non hai insegnato tu, Signore, a me (Ps 70,17), come, prima che questa materia informe ricevesse da te una forma ordinata, nulla esisteva, né colore né figura, né corpo né spirito ? Un nulla, però, non assoluto, bensì un’entità informe, priva di qualunque aspetto.

Un’espressione di comodo

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4. 4. Come designarla, come introdurne in qualche modo la nozione anche nelle menti più tarde, se non mediante qualche vocabolo d’uso corrente ? Ora, cosa si può trovare in tutte le parti dell’universo, che più della terra e dell’abisso si avvicini a un’assoluta mancanza di forma ? Terra e abisso, posti all’infimo gradino del creato, sono meno attraenti degli elementi superiori, limpidissimi e luminosi tutti quanti. Perché dunque non dovrei ammettere che la materia informe, creata da te senza un aspetto per crearne l’aspetto attraente dell’universo, fu per comodità indicata agli uomini come terra invisibile e confusa (
Gn 1,2) ?

Imbarazzo del pensiero

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5. 5. Quando il pensiero ricerca cosa afferri, qui, la nostra mente, e dice a se stesso : "Questa non è una forma intelligibile, quale la vita o la giustizia, essendo materia di corpi ; neppure una forma sensibile, non essendovi nulla che si possa vedere e sentire nell’invisibile e nel confuso" ; mentre il pensiero umano si dice queste parole, tenta di conoscerla ignorandola, o d’ignorarla conoscendola ?.

Evoluzione del concetto di materia in Agostino

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6. 6. Io, Signore, se devo confessarti con la mia bocca e la mia penna (Cf. Sal
Ps 44,2) tutti gli insegnamenti che a proposito di questa materia ho ricevuto da te, dirò che dapprima ne udivo il nome senza capire ; d’altronde anche chi me ne parlava non capiva. Perciò la immaginavo con innumerevoli aspetti diversi, e dunque non la pensavo. Passavano nella mia mente forme sgradevoli e orrende in ordine confuso, ma pur sempre forme, e chiamavo informi cose non già prive di forma, ma dotate di una forma tale da ripugnare, presentandosi, ai miei sensi per la sua inusitata irrazionalità, e da sconcertare la mia umana debolezza ; però le immagini della mia mente erano informi non per la mancanza di qualsiasi forma, bensì per il confronto con altre di forma migliore. La vera ragione mi avvertiva che, volendo concepire un ente del tutto informe, avrei dovuto svestirlo per intero di qualsiasi residuo formale ; il che non potevo fare. Mi era più facile credere inesistente una cosa priva di qualsiasi forma, che pensare una cosa a mezzo tra la forma e il nulla, non forma e non nulla, un informe quasi nulla. Da quel momento la mia intelligenza cessò d’interpellare la mia fantasia popolata da immagini di forme corporee, che mutava e variava a suo piacere. Fissai invece la mia attenzione direttamente sui corpi, scrutai più a fondo la loro instabilità, per la quale finiscono di essere ciò che erano, e cominciano a essere ciò che non erano ; e supposi che quel passaggio stesso da una forma all’altra avvenisse attraverso un’entità informe, non un nulla assoluto. Ma io desideravo sapere, non supporre ; e se ora la mia voce, la mia penna ti confessasse tutte le spiegazioni che ebbi da te in questa ricerca, chi fra i miei lettori resisterebbe fino a capire ? Non per ciò, tuttavia, desisterà il mio cuore dal renderti onore e dal cantare le tue lodi per le spiegazioni ricevute, sebbene sia incapace di esporle. È insomma la stessa mutevolezza degli enti mutevoli ad ammettere tutte le forme in cui gli enti mutevoli si mutano. Ma essa, cos’è ? Spirito forse ? o forse corpo ? o una parvenza di spirito ? o di corpo ? Se si potesse parlare di un nulla esistente o di un essere inesistente, così ne parlerei. Eppure doveva esistere in qualche modo, per assumere gli aspetti visibili e complessi del mondo.

La provenienza della materia

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7. 7. E qual era in ogni modo la sua provenienza, se non proveniva da te, donde tutte le cose provengono in quanto sono ? ma tanto più lontane da te, quanto meno ti assomigliano, non trattandosi qui di spazi. Dunque sei tu, Signore, non soggetto a mutamento continuo, ma stabile nel tuo essere, nel tuo essere, nel tuo essere, santo, santo, santo Signore, Dio onnipotente (
Ap 4,8), tu, che nel principio originato da te, nella tua Sapienza nata dalla tua sostanza, hai creato qualcosa, e dal nulla. Hai creato il cielo e la terra (Gn 1,1), ma non traendoli dalla tua sostanza, poiché in tal caso sarebbero stati cosa uguale al tuo unigenito, quindi a te : e non era assolutamente giusto che fosse uguale a te una cosa non uscita da te. D’altra parte fuori di te non esisteva nulla, da cui potessi trarre le cose, o Dio, Trinità una e Unità trina. Perciò creasti dal nulla il cielo e la terra, gran cosa la prima, piccola la seconda. Tu sei onnipotente e buono, per fare tutto buono, il grande cielo come la piccola terra. C’eri tu e null’altro. Da questo nulla creasti il cielo e la terra, due creature, di cui l’una prossima a te, l’altra prossima al nulla ; l’una che sopra di sé ha te solo, l’altra che sotto di sé ha il nulla.

Dal nulla la materia informe, dalla materia informe il mondo

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8. 8. Ma il cielo del cielo appartiene a te, Signore ; e la terra, che desti ai figli degli uomini (
Ps 113,16) perché la vedessero e toccassero, non era quale ora la vediamo e tocchiamo. Era invisibile e confusa, un abisso, su cui non splendeva luce ; ovverosia le tenebre regnavano sopra l’abisso (Gn 1,2), erano cioè maggiori che nell’abisso. L’abisso odierno, delle acque ormai visibili, anche nelle sue voragini possiede una sua parvenza di luce, percepibile comunque dai pesci e dagli animali che strisciano nel suo fondo. L’altro invece era, tutto insieme, quasi nulla, perché era ancora assolutamente informe ; però era tale da poter assumere una forma. Tu, Signore, traesti il mondo da una materia informe (Sg 11,18), un quasi nulla da te tratto dal nulla per trarne le grandi cose che noi, figli degli uomini, miriamo. Quale non è davvero la meraviglia di questo cielo corporeo, ossia del firmamento, che creasti fra acqua e acqua il secondo giorno, dopo creata la luce, dicendo : "Sia fatto", e così fu fatto (Cf. Gn Gn 1,6 s) ! A questo firmamento desti nome di cielo (Cf. Gn Gn 1,8), ma è il cielo di questa terra e del mare, da te creato il terzo giorno (Cf. Gn Gn 1,9) attribuendo un aspetto visibile alla materia informe creata prima che esistesse qualsiasi giorno. Avevi creato anche un cielo prima che esistesse qualsiasi giorno, ma il cielo di questo cielo, perché in principio avevi creato il cielo e la terra (Gn 1,1). Quanto alla terra da te creata, era materia informe, perché era invisibile e confusa, e le tenebre sopra l’abisso. Da questa terra invisibile e confusa, da questa massa informe, da questo quasi nulla avresti poi tratto tutte le cose che ci attorniano e di cui questo mondo mutevole consta e non consta ; ove si manifesta quella medesima mutevolezza, che ci dà modo di avvertire e di misurare i tempi. Il tempo infatti risulta dal mutarsi delle cose, dalle variazioni e dalle successioni degli aspetti sulla materia, che è la terra invisibile sopraddetta.

Cielo del cielo e materia informe fuori del tempo

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9. 9. Perciò lo Spirito, maestro del tuo servitore, quando riferisce che tu in principio creasti il cielo e la terra (
Gn 1,1), non indica tempo, non menziona giornate. Quel cielo del cielo (Ps 113,16), da te creato in principio, è certo una creatura in qualche modo intelligente, però affatto coeterna con te, Trinità, e tuttavia partecipe della tua eternità. La soavità della tua beatifica contemplazione trattiene fortemente le sue mutazioni, e l’aderire a te senza alcun cedimento dal giorno della sua creazione la eleva sopra ogni vicenda passeggera di tempi. Quanto alla massa informe, alla terra invisibile e confusa (Gn 1,1), neppure essa fu annoverata tra i giorni, perché dove non c’è un aspetto, un ordine, non viene e non passa nulla ; e dove ciò non accade, non esistono indubbiamente giorni e successioni di spazi temporali.

Aspirazione

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10. 10. O verità, lume del mio cuore, non vorrei che fossero le mie tenebre a parlarmi. Riversatomi fra gli esseri di questo mondo, la mia vista si è oscurata ; ma anche di quaggiù, di quaggiù ancora ti ho amato intensamente. Nel mio errore (
Ps 118,176) mi sono ricordato di te (Jon 2,8), ho udito alle mie spalle la tua voce (Ez 3,12) che mi gridava di tornare, con stento l’ho udita per le gazzarre di uomini insoddisfatti. Ed ora torno riarso e anelante alla tua fonte (Cf. Ps 40,2). Nessuno me ne tenga lontano, ch’io ne beva e ne viva (Cf. Gv Jn 4,13 s). Non sia io per me la mia vita : di me vissi male, fui morte per me, e in te rivivo (Cf. Lc Lc 15,24) : parlami, ammaestrami. Ho creduto nei tuoi libri, e le loro parole sono arcane (2 Cor 2Co 12,4) assai.

Eternità di Dio e creazione dell’universo

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11. 11. Già mi dicesti, Signore, con voce forte all’orecchio interiore, che sei eterno, il solo a possedere l’immortalità (1 Tm
1Tm 6,16), poiché non muti d’aspetto o in alcun movimento, e la tua volontà non varia col tempo, non essendo immortale una volontà che vuole ora una cosa, ora un’altra (Cf. Prv Pr 19,21). Questo fatto davanti ai tuoi occhi (Ps 18,15) mi è chiaro, e sempre più chiaro mi sia, ti prego, e io rimanga accortamente nella sua rivelazione sotto le tue ali. Poi mi dicesti, Signore, con voce forte all’orecchio interiore, che tutte le nature e sostanze esistenti, pur non essendo ciò che tu sei, tu le hai fatte ; che solo il nulla non deriva da te, e il distacco della volontà da te, l’Essere, verso esseri inferiori. Quel distacco è un delitto, è il peccato, e nessun peccato ti nuoce o turba l’ordine del tuo dominio al sommo come al fondo. Questo fatto davanti ai tuoi occhi mi è chiaro, e sempre più chiaro mi sia, ti prego, e io rimanga accortamente nella sua rivelazione sotto le tue ali.

Beata quiete del cielo del cielo


11. 12. Poi mi dicesti con voce forte all’orecchio interiore, che non è coeterna con te neppure la creatura di cui tu sei il solo piacere ; che, assorbendoti con una castità perseverantissima, non rivela in nessun tempo e in nessun luogo la sua mutevolezza ; che, avendo te sempre presente e tenendosi a te con tutto il suo sentire, priva di un futuro da attendere e di ricordi passati ove trasferirsi, non subisce vicende alteranti né distrazioni temporali. Oh beata, se esiste, una tale creatura, per la sua inserzione nella tua beatitudine ; beata per colui, per te, che l’abita perpetuamente e la illumina ! Io non trovo nulla, che a mio giudizio si potrebbe chiamare cielo del cielo appartenente al Signore (Ps 113,16) più volentieri di questa tua dimora dedita alla contemplazione delle tue delizie (Cf. Sal Ps 26,4) senza mai staccarsene per muovere verso altre mete ; mente pura, unita nella massima concordia dal vincolo stabile della pace con i santi spiriti cittadini della tua città posta nei cieli sopra i nostri cieli.

11. 13. Ogni anima che pellegrina lontano da te (Cf. Lc Lc 15,13), comprenda da quanto ho detto se ha già sete di te ; se già le sue lacrime sono divenute il suo pane, mentre ogni dì le si chiede : "Ov’è il tuo Dio ?" (Ps 41,3 s., 11) ; se già ti domanda una cosa sola, e questa sola ricerca : di abitare nella tua dimora per tutti i giorni della sua vita (Ps 26,4) : e qual è la sua vita se non tu ? e i tuoi giorni quali sono, se non la tua eternità, come i tuoi anni, che non finiscono perché sei sempre il medesimo (Ps 101,28) ? Da ciò dunque ogni anima che lo può comprenda quanto lontana sia la tua eternità sopra ogni tempo, se una tua dimora, che da te non si allontanò, senza essere con te coeterna, grazie alla sua unione incessante e ininterrotta con te non soffre alcuna vicenda temporale. Questo fatto davanti ai tuoi occhi mi è chiaro, e sempre più chiaro mi sia, ti prego, e io rimanga accortamente nella sua rivelazione sotto le tue ali.

L’informe senza tempo


11. 14. Certo, nei mutamenti degli esseri più bassi e infimi c’è qualcosa d’informe. Ma chi, se non i dissennati erranti in compagnia delle loro fantasie tumultuose, chi, se non costoro, mi dirà che, eliminando e abolendo ogni aspetto della materia e lasciando sussistere la pura informità, per cui le cose mutano e gli aspetti si avvicendano, potrebbe questa esprimere le vicende del tempo ? Essa non lo può affatto. Senza la varietà dei movimenti non esiste tempo, e nessuna varietà esiste ove non esiste nessun aspetto.

Due le creature esenti dal tempo

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12. 15. Per queste considerazioni, nella misura in cui lo permetti, Dio mio, e mi solleciti a bussare e apri a chi bussa (Cf. Mt
Mt 7,7 s.; Lc 11,9 s), due cose trovo, che tu abbia creato esenti dal tempo, sebbene né l’una né l’altra coeterna con te ; la prima, così formata, che contemplandoti indefettibilmente e ininterrottamente immutata, benché mutabile, partecipa della tua eternità e immutabilità ; la seconda così informe, che nulla può mutarsi in essa da una forma di movimento o di quiete a un’altra, per cui cadesse sotto il dominio del tempo. Ma quest’ultima non lasciasti informata : prima di tutti i giorni creasti in principio il cielo e la terra (Gn 1,1), i due elementi a cui appunto alludevo. La terra era invisibile e confusa, e le tenebre sopra l’abisso (Gn 1,2) : con queste parole s’introduce l’idea di informe, per attrarre insensibilmente quanti non riescono a concepire una privazione assoluta di aspetto, tuttavia lontana dal nulla assoluto. Dalla massa informe sarebbe poi derivato un secondo cielo, una terra visibile e ordinata, l’acqua così bella e quanto la Scrittura ricorda che fu via via creato non senza giorni durante la costituzione del mondo (Cf. Gn Gn 1,3-31), tale da essere soggetto alle vicissitudini dei tempi a causa delle ordinate successioni dei suoi moti e delle sue forme.

Creazioni fuori dal tempo

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13. 16. Intanto, all’udire le parole della tua Scrittura, Dio mio : In principio Dio creò il cielo e la terra ; la terra era invisibile e confusa, e le tenebre regnavano sopra l’abisso (
Gn 1,1 s), senza la menzione del giorno in cui creasti queste cose ; intanto io capisco che si tratta del cielo del cielo (Ps 113,16), cielo intellettuale, ove l’intelligenza conosce tutto insieme, e non in parte ; non in un enigma, non attraverso uno specchio, ma totalmente, svelatamente, faccia a faccia (1Co 13,12) ; non ora una cosa, ora un’altra, ma, come si disse, conosce tutto insieme senza successione di tempi ; e capisco che si tratta della terra, invisibile e confusa, estranea alle vicende temporali che portano abitualmente a succedersi cose diverse ; poiché, dove non c’è alcun aspetto, non c’è mai diversità. È per questi due corpi, dunque, l’uno formato sin dall’inizio, l’altro informe sino in fondo, cioè il cielo, ma il cielo del cielo, e la terra, ma la terra invisibile e confusa, è per questi due corpi, capisco intanto, che la tua Scrittura dice senza menzione di giorni : In principio Dio creò il cielo e la terra. Subito aggiunge, invero, a quale terra alludesse ; e poiché si ricorda che nel secondo giorno fu creato il firmamento e chiamato cielo (Cf. Gn Gn 1,7 s), suggerisce di quale cielo si parlava prima senza indicare i giorni.

Molteplici interpretazioni della Scrittura


Terribile profondità

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14. 17. Mirabile profondità delle tue rivelazioni ! Ecco, davanti a noi sta la loro superficie sorridente ai piccoli ; ma ne è mirabile la profondità, Dio mio, mirabile la profondità. Un sacro terrore ci afferra a immergere in essa lo sguardo, terrore per onore, e tremore per amore. Odio violentemente i suoi nemici. Oh, se tu li sterminassi con una spada a doppio taglio (Cf. Sal
Ps 149,6 Si 21,4), affinché non vi siano più suoi nemici ! Vorrei che morissero per sé, onde vivere per te. Ma ecco altri che, anziché censurare, esaltano il libro della Genesi e dicono : "Lo Spirito di Dio, che per il tramite del suo servitore Mosè, è il vero autore di questo scritto, non volle che queste parole fossero intese così. Non volle che fossero intese come tu dici, ma diversamente, come noi diciamo". A costoro e sotto il tuo giudizio, o Dio di tutti noi, rispondo nel modo seguente.

Accordo : - sull’eternità del creatore ;

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15. 18. Oserete affermare la falsità di quanto mi suggerisce la verità con voce forte al mio orecchio interiore, riguardo alla vera eternità del creatore, cioè l’assoluta immutabilità della sua sostanza nel tempo e l’unità intrinseca della sua volontà con la sua sostanza, per cui egli non vuole ora una cosa, ora un’altra, ma in una volta sola, tutte insieme e per sempre vuole tutte le cose che vuole ? Non vuole di volta in volta, né ora una cosa, ora un’altra ; non vuole più tardi ciò che non voleva, né disvuole ciò che prima voleva, perché si comporta così una volontà mutevole, e il mutevole non è mai eterno, mentre il nostro Dio è eterno (
Ps 47,15). E di quanto ancora mi suggerisce all’orecchio interiore la verità : cioè che l’attesa delle cose venture diviene contemplazione quando sono venute, e a sua volta questa contemplazione diviene memoria quando sono passate ? che ogni conoscenza, la quale varia in questo modo, è mutevole, e ogni cosa mutevole non è eterna, mentre il nostro Dio è eterno ? Raccogliendo e collegando queste verità, trovo che il mio Dio, Dio eterno, non creò il mondo con un atto nuovo di volontà, e che la sua scienza non subisce alcuna transizione.

- sulla creazione della materia e del cielo del cielo ;


15. 19. Cosa risponderete, miei contraddittori ? Sono falsità queste ? "No", rispondono. E questa ? È una falsità che ogni natura formata o materia formabile derivi unicamente da Colui che è sommo Bene, perché sommo Essere ? "Non neghiamo neppure questo", rispondono. E allora ? Negate forse l’esistenza di una creatura sublime, la quale con amore casto si unisce al Dio vero e veramente eterno così strettamente, da non staccarsi mai da lui, sebbene non sia coeterna con lui, per riversarsi nelle varie vicende del tempo, e invece riposa nella veracissima contemplazione di lui solo ? Tu, Dio, alla creatura che ti ama quanto esigi, tu ti mostri e le basti (Cf. Gv Jn 14, 21, 8) ; quindi non si distoglie da te nemmeno per volgersi a sé. Questa è la dimora di Dio (Gn 28,17), non terrestre né corporea di materia celeste, bensì spirituale e partecipe della tua eternità, poiché senza macchia in eterno. L’hai fondata per secoli e secoli, hai posto una legge, e non passerà (Ps 148,6). Non è tuttavia coeterna con te, poiché non fu senza inizio : fu infatti creata.

15. 20. Certamente non si trova un tempo prima di questa creatura, poiché prima di tutte le cose fu creata la sapienza (Si 1,4) : non la Sapienza, naturalmente, coeterna e perfettamente uguale a te, Dio nostro, padre suo, strumento di tutta la creazione e principio in cui creasti il cielo e la terra (Gn 1,1) ; ma invece e senza dubbio la sapienza creata, ossia la natura intellettuale, che è la luce per la contemplazione della Luce, chiamata anch’essa sapienza, benché creata. In realtà, quale è la distanza fra la luce illuminante e la riflettente, tale anche fra la Sapienza creatrice e questa creata, come fra la giustizia che rende giustizia, e la giustizia cui giustizia è resa. Noi stessi fummo chiamati la tua giustizia : uno dei tuoi servi non disse : "...affinché noi siamo giustizia di Dio in Dio stesso" (2 Cor 2Co 5,21) ? Dunque prima di tutte le cose fu creata una certa forma di sapienza creata, spirito fornito di ragione e intelligenza, cittadino della tua casta città, madre nostra, che sta in alto ed è libera (Ga 4,26) ed eterna nei cieli (2 Cor 2Co 5,1). Quali cieli ? Certamente quei cieli dei cieli che ti rendono lode (Ps 148,4), designati appunto col cielo del cielo appartenente al Signore (Ps 113,16). Dicevamo dunque che prima di tale creatura non si trova un tempo, perché colei che prima di tutte le cose fu creata precede anche la creazione del tempo. Sussiste tuttavia prima di essa l’eternità del creatore stesso, da cui fu fatta ed ebbe inizio, non nel tempo, poiché non esisteva ancora il tempo, ma invece nella sua propria condizione.

15. 21. Così procede da te, nostro Dio, pur essendo cosa del tutto diversa da te e dalla tua essenza. Però non si trova tempo prima di lei e neppure in lei, poiché ha la facoltà di vedere sempre il tuo volto (Cf. Mt Mt 18,10) senza mai distrarsene. Di qui l’assenza in lei di mutamenti e variazioni. Esiste tuttavia in lei la possibilità, per lo meno, di mutare e quindi cadere nelle tenebre e nel gelo ; ma il grande amore che a te la lega la fa splendere e ardere di te in un meriggio quasi eterno (Cf. Is Is 58,10). O dimora luminosa e graziosa, amai la tua bellezza e il luogo dove abita la gloria del mio Signore (Ps 25,8), che ti edificò e possiede. A te i miei sospiri nel mio pellegrinaggio ; al tuo Creatore la preghiera che possegga me pure in te, poiché creò me pure. Errai come una pecora sperduta (Ps 118,176), ma sulle spalle del mio pastore (Cf. Lc Lc 15,4 s), tuo costruttore, spero di esserti riportato.

- sull’anteriorità delle due creature al tempo.


15. 22. Che mi dite voi, a cui mi rivolgevo come contraddittori, che pure considerate Mosè un devoto servitore di Dio, e i suoi libri un oracolo dello Spirito Santo ? Non è questa la dimora di Dio, che sebbene non coeterna con lui, sussiste a suo modo eterna nei cieli ? Invano vi cercate vicende di tempi, non potete trovarne (Cf. Mt Mt 7,7 s.; Lc 11,9 s). Trascende infatti ogni estensione, ogni durata passeggera di tempo, poiché il suo bene è la sempiterna unione con Dio (Ps 72,28). "È così", rispondono. Ma allora, quale fra le verità che gridò il mio cuore al mio Dio (Ps 17,7 Ps 118,145) mentre udiva dentro di sé la voce della sua lode (Ps 25,7), quale, infine, accusate di falsità ? Forse l’esistenza di una materia informe là dove, mancando qualsiasi forma, mancava qualsiasi ordine ? E dove mancava qualsiasi ordine, doveva anche mancare qualsiasi successione di tempi. Eppure questo quasi nulla, che infatti non era del tutto nulla, era certamente da Colui, dal quale è tutto ciò che in qualche misura è qualcosa (Cf. Gv Jn 1,3). "Non contestiamo nemmeno questo", dicono.

Una disputa serena

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16. 23. Io voglio discutere alla tua presenza, Dio mio, soltanto con quanti ammettono come vero tutto ciò che la tua verità manifesta dentro, nella mia mente. Quanti invece lo negano, abbàino a proprio piacere fino a stordirsi. Mi sforzerò d’indurli alla calma e ad aprire il loro cuore alla tua parola. Se poi si rifiutano e mi respingono, ti supplico, Dio mio, non tacere tu, allontanandoti da me (
Ps 27,1). Parla nel mio cuore con verità (Ps 11,3 Ps 14,3). Tu solo sai farlo. Li espellerò, fuori, a soffiare nella polvere, a sollevare la terra nei loro occhi ; e mi ridurrò nella mia stanza segreta (Cf. Mt Mt 6,6), ove cantarti canzoni d’amore fra i gemiti, gli inenarrabili gemiti (Cf. Ez Ez 30,24 Rm 8,26) che durante il mio pellegrinaggio suscita il ricordo di Gerusalemme nel cuore proteso in alto (Cf. Col Col 3,1 s.; Ph 3,13) verso di lei, Gerusalemme la mia patria, Gerusalemme la mia madre (Cf. Gal Ga 4,26), e verso di te, il suo sovrano, il suo illuminatore, il suo padre e tutore e sposo, le sue caste e intense delizie, la sua solida gioia e tutti i suoi beni ineffabili, e tutti simultanei, perché unico, sommo, vero bene. Non me ne distoglierò, fino a che nella pace di quella madre carissima, dove stanno le primizie del mio spirito (Cf. Rm Rm 8,23), donde traggo queste certezze, tu non abbia adunato tutto ciò che sono da questa deforme dispersione, per formarlo e fermarlo definitivamente in eterno, o Dio mio, misericordia mia (Ps 58,18). Vi sono però altri, che, pur non dichiarando falsi tutti questi veri, anzi rispettando e ponendo come noi al vertice dell’autorità da seguire la tua santa Scrittura divulgata per il tramite del santo Mosè, tuttavia ci muovono alcune obiezioni. Così rispondo a costoro. E tu, Dio nostro, sii giudice fra le mie confessioni e le loro obiezioni.


Agostino: Le confessioni 1128