Catechesi 79-2005 13302

Mercoledì, 13 marzo 2002: Salmo 76: Dio rinnova i prodigi del suo amore - Lodi Mercoledì 2a Settimana

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(Lettura:
Ps 76,2-3 Ps 76,6-7 Ps 76,14-15)

1. La Liturgia, ponendo nelle Lodi di una mattina il Salmo 76 che abbiamo appena proclamato, vuole ricordarci che l’inizio della giornata non sempre è luminoso. Come spuntano giorni tenebrosi, nei quali il cielo è coperto di nubi e minacciato da tempesta, così la nostra vita conosce giornate dense di lacrime e di paura. Per questo già all’alba la preghiera si fa lamento, supplica, invocazione di aiuto.

Il nostro Salmo è appunto un’implorazione che sale a Dio con insistenza, profondamente animata dalla fiducia, anzi, dalla certezza nell’intervento divino. Per il Salmista, infatti, il Signore, non è un imperatore impassibile, relegato nei suoi cieli luminosi, indifferente alle nostre vicende. Da questa impressione, che talora ci attanaglia il cuore, sorgono interrogativi tanto amari da mettere in crisi la fede: "Dio sta smentendo il suo amore e la sua elezione? Ha dimenticato il passato in cui ci sosteneva e rendeva felici?". Come vedremo, tali domande saranno spazzate via da una rinnovata fiducia in Dio, redentore e salvatore.

2. Seguiamo, allora, lo sviluppo di questa preghiera che incomincia con un tono drammatico, nell’angoscia, e poi a poco a poco si apre alla serenità e alla speranza. Ecco innanzitutto davanti a noi la lamentazione sul presente triste e sul silenzio di Dio (cfr Ps 76,2-11). Un grido di aiuto viene lanciato a un cielo apparentemente muto, le mani si levano nella supplica, il cuore viene meno per la desolazione. Nella notte insonne, fatta di lacrime e di preghiere, un canto "ritorna nel cuore", come si dice nel versetto 7, un ritornello sconsolato rimbalza continuamente nel profondo dell’anima.

Quando il dolore giunge al colmo e si vorrebbe allontanare il calice della sofferenza (cfr Mt 26,39), le parole esplodono e si fanno domanda lacerante, come già si diceva (cfr Ps 76,8-11). Questo grido interpella il mistero di Dio e del suo silenzio.

3. Il Salmista si domanda perché mai il Signore lo respinga, perché abbia mutato il suo volto e il suo agire, dimenticando l’amore, la promessa di salvezza e la tenerezza misericordiosa. "La destra dell’Altissimo", che aveva compiuto i prodigi salvifici dell’Esodo, sembra ormai paralizzata (cfr Ps 76,11). E questo è un vero e proprio "tormento", che mette in crisi la fede dell’orante.

Se così fosse, Dio sarebbe irriconoscibile, diverrebbe un essere crudele o una presenza come quella degli idoli, che non sanno salvare perché incapaci, indifferenti e impotenti. In questi versetti della prima parte del Salmo 76 c’è tutto il dramma della fede nel tempo della prova e del silenzio di Dio.

4. Ma ci sono motivi di speranza. È ciò che emerge dalla seconda parte della supplica (cfr Ps 76,12-21), simile a un inno destinato a riproporre la conferma coraggiosa della propria fede anche nel giorno tenebroso del dolore. Si canta il passato di salvezza, che ha avuto la sua epifania di luce nella creazione e nella liberazione dalla schiavitù di Egitto. Il presente amaro è illuminato dall’esperienza salvifica passata, che è un seme deposto nella storia: esso non è morto, ma solo sepolto, per poi germogliare (cfr Jn 12,24).

Il Salmista ricorre, quindi, a un importante concetto biblico, quello del "memoriale", che non è solo una vaga memoria consolatoria, ma è certezza di un’azione divina che non verrà meno: "Ricordo le gesta del Signore, ricordo le tue meraviglie" (Ps 76,12). Professare la fede nelle opere di salvezza del passato conduce alla fede in ciò che il Signore è costantemente e quindi anche nel tempo presente. "O Dio, santa è la tua via… Tu sei il Dio che opera meraviglie" (Ps 76,14-15). Così il presente, che sembrava senza sbocco e senza luce, viene illuminato dalla fede in Dio e aperto alla speranza.

5. Per sostenere questa fede il Salmista probabilmente cita un inno più antico, forse cantato nella liturgia del tempio di Sion (cfr Ps 76,17-20). È una clamorosa teofania in cui il Signore entra in scena nella storia, sconvolgendo la natura e in particolare le acque, simbolo del caos, del male e della sofferenza. Bellissima è l’immagine del cammino di Dio sulle acque, segno del suo trionfo sulle forze negative: "Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili" (Ps 76,20). E il pensiero corre a Cristo che cammina sulle acque, simbolo eloquente della sua vittoria sul male (cfr Jn 6,16-20).

Ricordando, alla fine, che Dio guidò "come un gregge" il suo popolo "per mano di Mosè e di Aronne" (Ps 76,21), il Salmo conduce implicitamente ad una certezza: Dio ritornerà a condurre verso la salvezza. La sua mano potente e invisibile sarà con noi attraverso la mano visibile dei pastori e delle guide da lui costituite. Il Salmo, apertosi con un grido di dolore, suscita alla fine sentimenti di fede e di speranza nel grande pastore delle nostre anime (cfr He 13,20 1P 2,25).

Saluti:


Traduzione del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Újez u Valašských Klobouku!

Carissimi, in questo tempo santo di Quaresima teniamo ben presente la necessità della nostra conversione: conversione nel pensare, nell'amare e nell'agire.

Con questi voti benedico di cuore voi e i vostri cari!

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, prima quelli che sono venuti da Budapest.

La Quaresima sia per voi un tempo di rinnovamento spirituale.

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

*****


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli che portano la Fiaccola Benedettina della pace e sono accompagnati da Monsignor Riccardo Fontana, Arcivescovo di Spoleto-Norcia. Essa è partita quest’anno dagli Stati Uniti d’America, dopo essere stata accesa dal Cardinale Edward Egan, Arcivescovo di New York. Come simbolico segno di pace, questa fiaccola sosta oggi presso le tombe degli Apostoli, e proseguirà poi per Norcia. Carissimi, faccio voti che una così suggestiva iniziativa susciti in tutti un generoso impegno di solidarietà e di pace.

Un saluto, ora, ai militari del Centro Cavalleria dell’Aria di Viterbo e agli avieri dell’Aeroporto "Fabbri" di Viterbo.

Saluto, poi, i fedeli della comunità parrocchiale Santissimo Redentore in Ruvo di Puglia, qui venuti in occasione del centenario di fondazione della loro parrocchia, insieme con il parroco e con il Vescovo diocesano, mons. Luigi Martella. Auspico che la fausta ricorrenza renda la vostra comunità cristiana un luogo privilegiato di profonda formazione spirituale.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Il cammino quaresimale che stiamo percorrendo, vi conduca, cari giovani, alla maturità della fede in Cristo; accresca in voi, cari malati, la speranza in Cristo crocifisso che sempre ci sostiene nella prova; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra vita in famiglia una missione di amore fedele e generoso.

Al termine dell’Udienza Generale di questa mattina, il Santo Padre ha salutato la Delegazione composta dai seguenti firmatari della First Alexandria Declaration of the Religious Leaders of the Holy Land: S.B. Michel Sabbah, Patriarca Latino di Gerusalemme; Sheikh Tal el Sider, Ministro di Stato dell’Autorità Palestinese; Dr. Emile Jarjoui, Presidente dell’Alta Commissione Ministeriale (Palestina) per gli Affari Ecclesiastici; Rabbino Michael Melchior, Vice Ministro degli Esteri d’Israele; S.E. il Sig. Yosef Neville Lamdan, Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, e il Rev.do Canonico Andrew White, Inviato Speciale dell’Arcivescovo di Canterbury per il Medio Oriente.

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Mercoledì, 20 marzo 2002: 1Sam 2,1-10 : La gioia e la speranza degli umili è in Dio - Lodi Mercoledì 2a settimana

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(Lettura:
1S 2,1 1S 2,5-7)

1. Una voce di donna ci guida oggi nella preghiera di lode al Signore della vita. Infatti, nel racconto del Primo Libro di Samuele, è Anna la persona che intona l’inno appena proclamato, dopo aver offerto al Signore il suo bambino, il piccolo Samuele. Questi sarà profeta in Israele e segnerà con la sua azione il passaggio del popolo ebraico a una nuova forma di governo, quella monarchica, che avrà come protagonisti lo sventurato re Saul e il glorioso re Davide. Alle spalle Anna aveva una storia di sofferenze perché, come dice il racconto, il Signore le aveva "reso sterile il grembo" (1S 1,5).

Nell’antico Israele la donna sterile era considerata come un ramo secco, una presenza morta, anche perché impediva al marito di avere una continuità nel ricordo delle successive generazioni, un dato importante in una visione ancora incerta e nebulosa dell’aldilà.

2. Anna, però, aveva posto la sua fiducia nel Dio della vita e aveva pregato così: "Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita" (1S 1,11). E Dio accolse il grido di questa donna umiliata, donandole appunto Samuele: il tronco secco produsse un germoglio vivo (cfr Is 11,1); ciò che era impossibile agli occhi umani era divenuto una realtà palpitante in quel bambino da consacrare al Signore.

Il canto di ringraziamento, fiorito sulle labbra di questa madre, sarà ripreso e rielaborato da un’altra madre, Maria che, rimanendo vergine, genererà per opera dello Spirito di Dio. Infatti, il Magnificat della madre di Gesù lascia scorgere in filigrana il cantico di Anna che, proprio per questo, è chiamato "il Magnificat dell’Antico Testamento".

3. In realtà, gli studiosi fanno notare che l’autore sacro ha posto in bocca ad Anna una sorta di salmo regale, intessuto di citazioni o allusioni ad altri Salmi.

Emerge in primo piano l’immagine del re ebraico, assalito da avversari più potenti, ma che alla fine è salvato e trionfa perché accanto a lui il Signore spezza l’arco dei forti (cfr 1S 2,4).

Significativa è la finale del canto allorché, in una solenne epifania, entra in scena il Signore: "Saranno abbattuti i suoi avversari! L’Altissimo tuonerà dal cielo. Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra; al suo re darà la forza ed eleverà la potenza del suo Messia" (1S 2,10). In ebraico l’ultima parola è appunto "messia", cioè "consacrato", che permette di trasformare questa preghiera regale in canto di speranza messianica.

4. Vorremmo sottolineare due temi in questo inno di ringraziamento che esprime i sentimenti di Anna. Il primo dominerà anche nel Magnificat di Maria ed è il ribaltamento delle sorti operato da Dio. I forti sono umiliati, i deboli "rivestiti di vigore"; i sazi vanno in cerca disperata di cibo e gli affamati si assidono ad un banchetto sontuoso; il povero è strappato dalla polvere e riceve "un seggio di gloria" (cfr 1S 2,4 1S 2,8).

È facile sentire in questa antica preghiera il filo conduttore delle sette azioni che Maria vede compiute nella storia da Dio Salvatore: "Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi…, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele suo servo" (Lc 1,51-54).

È una professione di fede pronunziata dalle due madri nei confronti del Signore della storia, che si schiera a difesa degli ultimi, dei miseri e infelici, degli offesi e umiliati.

5. L’altro tema che vogliamo mettere in luce si collega ancora di più alla figura di Anna: "La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita" (1S 2,5). Il Signore che ribalta i destini è anche colui che è alla radice della vita e della morte. Il grembo sterile di Anna era simile a una tomba; eppure Dio ha potuto farvi germogliare la vita, perché "egli ha in mano l’anima di ogni vivente e il soffio di ogni carne umana" (Jb 12,10). In questa linea si canta subito dopo: "Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire" (1S 2,6).

Ormai la speranza non concerne solo la vita del bambino che nasce, ma anche quella che Dio può far sbocciare dopo la morte. Si apre, così, un orizzonte quasi "pasquale" di risurrezione. Canterà Isaia: "Di nuovo vivranno i tuoi morti, risorgeranno i loro cadaveri. Si sveglieranno ed esulteranno quelli che giacciono nella polvere, perché la tua rugiada è rugiada luminosa; la terra darà alla luce le ombre" (Is 26,19).

Saluti:


Traduzione del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto tutti i pellegrini belgi e neerlandesi.

Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli durante questo periodo di Quaresima sia una buona preparazione spirituale per la celebrazione della Pasqua.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi, specialmente i pastori delle Chiese calvinista ed evangelica.

Viviamo il periodo della preparazione per poter festeggiare degnamente la morte e la risurrezione di nostro Signore.

Per questa preparazione Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione del saluto in lingua ceca:

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di Olomouc.

Possa questo vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo rinvigorire la vostra fede e l’amore per Cristo e la sua Chiesa.

Con amore paterno nel cuore, vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione del saluto in lingua slovacca:

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi da Bratislava.

Fratelli e sorelle, il tempo della Quaresima ci esorta tutti a riconoscere Gesù Cristo come nostra suprema speranza. Vi invito ad essere nel mondo testimoni fedeli della Buona Novella della redenzione.

Volentieri benedico voi e le vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!
*****


Nel rivolgere la parola ai pellegrini di lingua italiana, il mio pensiero va al professor Marco Biagi, barbaramente ucciso ieri sera a Bologna sotto la sua casa, al rientro dal lavoro. Mentre esprimo ai familiari la mia spirituale vicinanza in questo tragico momento di dolore, elevo al Signore la mia preghiera di suffragio per l’anima del defunto economista. Nel deplorare con ogni fermezza questa nuova manifestazione di insensata violenza, auspico che si affermi nella cara Nazione italiana un clima di intesa fra le parti sociali, per una pacifica soluzione dei problemi in atto.

Un particolare saluto rivolgo ora ai partecipanti al pellegrinaggio del Santuario di Nostra Signora della Guardia in Genova. Carissimi, vi incoraggio a continuare nel vostro impegno di adesione a Cristo, per testimoniare coraggiosamente il Vangelo in ogni ambito della società, ispirandovi all’esempio di virtù della Vergine Maria, modello di perfezione cristiana.

Saluto poi le Religiose che frequentano il corso promosso dall’Unione Superiore Maggiori d’Italia, e i fedeli delle diverse parrocchie.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli.

La liturgia, ieri, ci ha fatto celebrare la festa di san Giuseppe, uomo giusto, sempre disponibile a compiere la volontà di Dio.

Esorto voi, cari giovani, specialmente voi studenti provenienti da varie località, ad imitarlo perché possiate corrispondere ogni giorno ai desideri del Signore. San Giuseppe aiuti voi, cari malati, a cogliere nella sofferenza l’occasione per cooperare all’amore di Dio che salva l’uomo. E formulo per voi, cari sposi novelli, l’augurio di un amore casto e fecondo, che si nutra della preghiera e della quotidiana fedeltà ai disegni divini.




Mercoledì Santo, 27 marzo 2002

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1. Inizia domani il Triduo pasquale, che ci farà rivivere l'evento centrale della nostra salvezza. Saranno giorni di più intensa preghiera e meditazione, nei quali rifletteremo, aiutati dai suggestivi riti della Settimana Santa, sulla passione, sulla morte e sulla risurrezione di Cristo.

Nel Mistero pasquale sta il senso e il compimento della storia umana. "Per questo - sottolinea il Catechismo della Chiesa Cattolica - la Pasqua non è semplicemente una festa tra le altre: è la «Festa delle feste», la «Solennità delle solennità», come l'Eucaristia è il Sacramento dei sacramenti. Sant'Atanasio la chiama «la Grande domenica», come la Settimana santa in Oriente è chiamata «la Grande Settimana». Il Mistero della risurrezione, nel quale Cristo ha annientato la morte, permea della sua potente energia il nostro vecchio tempo, fino a quando tutto gli sia sottomesso" (
CEC 1169).

2. Domani, Giovedì Santo, contempleremo Cristo che nel Cenacolo, alla vigilia della sua passione, ha fatto dono alla Chiesa di se stesso, ha istituito il sacerdozio ministeriale e ha lasciato ai suoi discepoli il comandamento nuovo, il comandamento dell'amore. Nel sacramento dell'Eucaristia ha voluto così restare con noi, facendosi nostro nutrimento di salvezza. Dopo la suggestiva Santa Messa in Cena Domini, veglieremo adoranti con il Signore, ubbidendo al desiderio che Egli manifestò agli Apostoli nell'Orto degli Ulivi: "Restate qui e vegliate con me" (Mt 26,38).

Il Venerdì Santo ripercorreremo i tragici sviluppi della passione del Redentore sino alla crocifissione sul Golgota. L'adorazione della Croce ci permetterà di comprendere più profondamente l'infinita misericordia di Dio. Attraversando consapevolmente quell'immenso dolore, il Figlio unigenito del Padre si è fatto annuncio definitivo di salvezza per l'umanità. Cammino, certo, difficile quello della Croce! Eppure, solo lì ci viene consegnato il Mistero della morte che dona la vita.

Il clima raccolto e silenzioso del Sabato Santo ci offrirà, poi, l'occasione di attendere, pregando con Maria, l'evento glorioso della Resurrezione, pregustandone già l'intima gioia.

Nella Veglia Pasquale, al canto del «Gloria», sarà svelato lo splendore del nostro destino: formare un'umanità nuova, redenta da Cristo morto e risorto per noi.

Quando il giorno di Pasqua nelle Chiese di ogni angolo della terra si canterà "Dux vitae mortuus regnat vivus", "il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa" (Sequenza), potremo comprendere e amare fino in fondo la Croce di Cristo: su di essa Cristo ha sconfitto per sempre il peccato e la morte!

3. Nel Triduo pasquale fisseremo lo sguardo, in maniera più intensa, sul volto di Cristo. Volto sofferente e agonizzante, che ci fa meglio comprendere la drammaticità degli eventi e delle situazioni che, anche in questi giorni, affliggono l'umanità; Volto sfolgorante di luce, che apre alla nostra esistenza una rinnovata speranza.

Scrivevo nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte: "A duemila anni di distanza da questi eventi, la Chiesa li rivive come se fossero accaduti oggi. Nel volto di Cristo essa, la Sposa, contempla il suo tesoro, la sua gioia. «Dulcis Iesu memoria, dans vera cordis gaudia»: quanto è dolce il ricordo di Gesù, fonte di vera gioia del cuore!" (NM 28).

Nel Getsemani ci sentiremo in singolare sintonia con coloro che giacciono sotto il peso dell'angoscia e della solitudine. Meditando il processo a cui fu sottoposto Gesù, ricorderemo quanti sono perseguitati per la loro fede e a causa della giustizia.

Accompagnando Cristo al Golgota, attraverso la via dolorosa, si leverà fiduciosa la nostra preghiera per chi è gravato nel corpo e nello spirito dal peso del male e del peccato.

Nell'ora suprema del sacrificio del Figlio di Dio, deporremo con fiducia ai piedi della Croce l'anelito che alberga nel cuore di tutti: il desiderio della pace!

Maria Santissima, che ha fedelmente seguito il suo Figlio fin sotto la Croce, ci condurrà, dopo aver contemplato insieme a Lei il volto dolente di Cristo, a godere la luce e la gioia che promanano dal volto splendente del Risorto.

E' questo il mio augurio: che sia un Triduo veramente Santo per vivere una felice e consolante Pasqua!

Saluti:


Traduzione del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente gli Studenti del II Liceo linguistico di Spalato e gli altri pellegrini croati. Benvenuti!

Carissimi, la celebrazione del Sacro Triduo Pasquale della Passione e Risurrezione del Signore, che avrà inizio domani sera, sia per voi l'occasione particolare di conoscere ulteriormente l'immenso amore di Dio per gli uomini.

A tutti imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi, specialmente il gruppo della città di Keszthely e dintorni, sotto la presidenza dell’Arcivescovo Gyula Márfi, e inoltre il coro "Helikon".

La nuova campana, che benediciamo oggi, esprima la pace di Cristo e la concordia tra gli uomini.

Vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!
*****


Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Auguro a ciascuno di vivere con intensa partecipazione il Triduo Pasquale, per celebrare con più salda fede il mistero della morte e risurrezione di Cristo.

Il mio pensiero va ora ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, ai quali formulo uno speciale augurio pasquale.

A voi, cari giovani, auguro di non avere paura a seguire Cristo, anche quando vi invita a percorrere con lui la via difficile della croce. A voi, cari malati, la meditazione della Passione di Gesù, mistero di sofferenza trasfigurata dall’amore, rechi conforto e consolazione. E in voi, cari sposi novelli, la morte e la risurrezione del Signore rinnovi la gioia e l’impegno del vostro patto nuziale.




Mercoledì, 3 aprile 2002

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1. La luce, la gioia e la pace, che nel tempo pasquale inondano la comunità dei discepoli di Cristo e si diffondono nell'intera creazione, pervadono questo nostro incontro, che ha luogo nel clima intenso dell'ottava di Pasqua. E' il trionfo di Cristo sul male e sulla morte che celebriamo in questi giorni. Con la sua morte e risurrezione viene definitivamente instaurato il regno di giustizia e di amore voluto da Dio.

Proprio al tema del regno di Dio si richiama l'odierna catechesi, dedicata alla riflessione sul Salmo novantasei. Il Salmo si apre con la solenne proclamazione: "Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte" e si contraddistingue come una celebrazione del Re divino, Signore del cosmo e della storia. Potremmo, dunque, dire che ci troviamo in presenza di un Salmo "pasquale".

Sappiamo quale importanza aveva nella predicazione di Gesù l'annuncio del regno di Dio. Non è solo il riconoscimento della dipendenza dell'essere creato nei confronti del Creatore; è pure la convinzione che all'interno della storia sono inseriti un progetto, un disegno, una trama di armonie e di beni voluti da Dio. Tutto ciò si è pienamente realizzato nella Pasqua della morte e della risurrezione di Gesù.

2. Percorriamo ora il testo del Salmo che la Liturgia ci propone nella celebrazione delle Lodi. Subito dopo l’acclamazione al Signore re, che risuona come uno squillo di tromba, si apre davanti all’orante una grandiosa epifania divina. Ricorrendo all’uso di citazioni o allusioni ad altri passi dei Salmi o dei profeti, soprattutto di Isaia, il Salmista delinea l’irrompere sulla scena del mondo del Gran Re, che appare circondato da una serie di ministri o attendenti cosmici: le nubi, le tenebre, il fuoco, le folgori.

Accanto ad essi, un’altra serie di ministri personifica la sua azione storica: la giustizia, il diritto, la gloria. Il loro ingresso in scena fa fremere tutto il creato. La terra esulta in tutti i luoghi, comprese le isole, considerate come l’area più remota (cfr
Ps 96,1). Il mondo intero è rischiarato da guizzi di luce e scosso da un terremoto (cfr Ps 96,4). I monti, che incarnano le realtà più antiche e solide secondo la cosmologia biblica, si sciolgono quasi fossero cera (cfr Ps 96,5), come già cantava il profeta Michea: "Ecco, il Signore esce dalla sua dimora… si sciolgono i monti sotto di lui e le valli si squarciano come cera davanti al fuoco" (Mi 1,3-4). I cieli sono attraversati da inni angelici che esaltano la giustizia, cioè l’opera di salvezza compiuta dal Signore per i giusti. L’intera umanità, infine, contempla lo svelarsi della gloria divina, cioè della realtà misteriosa di Dio (cfr Ps 96,6), mentre i "nemici", cioè gli iniqui e gli ingiusti, cedono dinanzi alla forza irresistibile del giudizio del Signore (cfr Ps 96,3).

3. Dopo la teofania del Signore dell’universo, il Salmo descrive due tipi di reazione di fronte al Gran Re e al suo ingresso nella storia. Da un lato, gli idolatri e gli idoli piombano a terra confusi e sconfitti; dall’altro, i fedeli, radunati in Sion per la celebrazione liturgica in onore del Signore, innalzano gioiosi un inno di lode. La scena degli "adoratori di statue" (cfr Ps 96,7-9) è essenziale: gli idoli si prostrano davanti all’unico Dio e i loro seguaci si coprono di vergogna. I giusti assistono esultanti al giudizio divino che elimina la menzogna e la falsa religiosità, fonti di miseria morale e di schiavitù. Essi intonano una professione di fede luminosa: "Tu sei, Signore, l’Altissimo su tutta la terra, tu sei eccelso sopra tutti gli dei" (Ps 96,9).

4. Al quadro che descrive la vittoria sugli idoli e sui loro adoratori, si oppone quella che potremmo chiamare la splendida giornata dei fedeli (cfr Ps 96,10-12). Infatti si parla di una luce che si leva per il giusto (cfr Ps 96,11): è come se spuntasse un’aurora di gioia, di festa, di speranza, anche perché - come è noto - la luce è un simbolo di Dio (cfr 1Jn 1,5).

Il profeta Malachia dichiarava: "Per voi, cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia" (Ml 3,20). Alla luce si associa la felicità: "Gioia per i retti di cuore. Rallegratevi, giusti, nel Signore, rendete grazie al suo santo nome" (Ps 96,11-12).

Il regno di Dio è sorgente di pace e di serenità, e cancella l’impero delle tenebre. Una comunità giudaica contemporanea a Gesù cantava: "L’empietà indietreggia davanti alla giustizia, come le tenebre indietreggiano davanti alla luce; l’empietà svanirà per sempre e la giustizia, come il sole, si mostrerà principio d’ordine del mondo" (Libro dei misteri di Qumrân: 1Q 27, I, 5-7).

5. Prima di lasciare il Salmo 96, è importante ritrovare in esso, oltre al volto del Signore re, anche quello del fedele. Esso è descritto con sette lineamenti, segno di perfezione e pienezza. Quelli che attendono la venuta del Gran Re divino odiano il male, amano il Signore, sono gli hasîdîm, cioè i fedeli (cfr Ps 96,10), camminano sulla via della giustizia, hanno la rettitudine nel cuore (cfr Ps 96,11), si rallegrano dinanzi alle opere di Dio e rendono grazie al santo nome del Signore (cfr Ps 96,12). Chiediamo al Signore che questi tratti spirituali brillino anche sui nostri volti.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

"Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone" (Lc 24,34).

Con queste parole dal Vangelo secondo S.Luca saluto tutti i pellegrini belgi e neerlandesi.

Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli nell’Ottava di Pasqua vi rafforzi nella vostra vocazione cristiana, un dono del Cristo Risorto!

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi.

Nella settimana di Pasqua esultiamo giorno per giorno. La fonte della nostra gioia è la risurrezione del Signore. Tornando alle vostre case il Cristo Risorto sia con voi durante questa settimana e ogni altro giorno.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione del saluto in lingua croata:

Mi rivolgo con cordiali parole di benvenuto ai gruppi di pellegrini croati qui presenti, provenienti da Zagreb, Split, Dubrovnik, Metkovic, Sveta Nedjelja, Sisak, Mostar, Wuppertal e München.

Carissimi, nel salutarvi, auspico vivamente che la luce di Cristo risorto illumini la vostra vita e riempia i vostri cuori di gioia e di speranza.

A voi ed alle vostre famiglie imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!
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Rinnovo i miei cordiali auguri di Buona Pasqua ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli dell'Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni che, accompagnati dall'Abate Padre Benedetto Maria Chianetta, sono venuti con la statua della Madonna Avvocata, la quale visiterà le parrocchie della Diocesi.

Saluto, altresì, i novelli Diaconi della Compagnia di Gesù con i loro Superiori e familiari, ed invoco su ognuno di essi una copiosa effusione di doni celesti, a conferma dei loro generosi propositi di fedeltà a Cristo.

Saluto, poi, i giovani, i malati e gli sposi novelli presenti, come di consueto, a quest'incontro settimanale.

Carissimi giovani - e specialmente voi, numerosi ragazzi e ragazze appartenenti a diverse parrocchie e oratori dell'Arcidiocesi ambrosiana, che fate quest'anno la vostra "Professione di fede" - siate entusiasti protagonisti nella Chiesa e nella società, e con la vostra fedeltà al Vangelo contribuite alla costruzione della civiltà dell'amore, che si fonda su Cristo morto e risorto per noi.

Carissimi malati, mentre rivolgo un pensiero affettuoso a ciascuno di voi, auguro di cuore che la luce della Risurrezione illumini e sostenga la vostra quotidiana sofferenza, e la renda feconda a beneficio dell'intera umanità.

E a voi, carissimi sposi novelli, chiedo di attingere ogni giorno dal Mistero pasquale la forza e la gioia per un amore sincero ed inesauribile.

Con tali auspici, vi benedico tutti di cuore.







Mercoledì, 10 aprile 2002: Salmo 79: Visita, o Signore, la tua vigna - Lodi giovedì 2ª settimana

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Ps 79

1. Il Salmo ora risuonato ha la tonalità di una lamentazione e di una supplica di tutto il popolo di Israele. La prima parte adopera un celebre simbolo biblico, quello pastorale. Il Signore viene invocato come "pastore d’Israele", colui che "guida Giuseppe come un gregge" (Ps 79,2). Dall’alto dell’arca dell’alleanza, assiso sui cherubini, il Signore guida il suo gregge, cioè il suo popolo, e lo protegge nei pericoli.

Così aveva fatto durante la traversata del deserto. Ora, però, sembra assente, quasi assopito o indifferente. Al gregge che doveva guidare e nutrire (cfr Ps 22) offre soltanto un pane impastato di lacrime (cfr Ps 79,6). I nemici irridono questo popolo umiliato e offeso; eppure Dio non sembra esserne colpito, non "si risveglia" (Ps 79,3), né rivela la sua potenza, schierata a difesa delle vittime della violenza e dell’oppressione. L’invocazione antifonale ripetuta (cfr Ps 79,4 Ps 79,8) cerca quasi di scuotere Dio dal suo atteggiamento distaccato, facendo sì che egli ritorni ad essere pastore e difesa del suo popolo.

2. Nella seconda parte della preghiera, densa di tensione e insieme di fiducia, troviamo un altro simbolo caro alla Bibbia, quello della vigna. È una immagine di facile comprensione, perché appartiene al panorama della terra promessa ed è segno di fecondità e di gioia.

Come insegna il profeta Isaia in una delle sue più alte pagine poetiche (cfr Is 5,1-7), la vigna incarna Israele. Essa illustra due dimensioni fondamentali: da un lato, poiché è piantata da Dio (cfr Is 5,2 Ps 79,9-10), la vigna rappresenta il dono, la grazia, l’amore di Dio; dall’altro, essa richiede il lavoro del contadino, grazie al quale produce uva che può dare vino, e quindi raffigura la risposta umana, l’impegno personale e il frutto di opere giuste.

3. Attraverso l’immagine della vigna, il Salmo rievoca le tappe principali della storia ebraica: le sue radici, l’esperienza dell’esodo dall’Egitto, l’ingresso nella terra promessa. La vigna aveva raggiunto il suo livello più vasto di estensione su tutta la regione palestinese e al di là col regno di Salomone. Si estendeva, infatti, dai monti settentrionali del Libano coi loro cedri fino al mare Mediterraneo e quasi fino al grande fiume Eufrate (cfr Ps 79,11-12).

Ma lo splendore di questa fioritura si è infranto. Il Salmo ci ricorda che sulla vigna di Dio è passata la tempesta, cioè Israele ha subito una prova aspra, una dura invasione che ha devastato la terra promessa. Dio stesso ha demolito, come se fosse un invasore, il muro di cinta della vigna, lasciando così che in essa irrompessero i saccheggiatori, rappresentati dal cinghiale, un animale considerato violento e impuro secondo le antiche consuetudini. Alla potenza del cinghiale si sono associate tutte le bestie selvatiche, simbolo di un’orda nemica che tutto devasta (cfr Ps 79,13-14).

4. Si rivolge, allora, a Dio l’appello pressante perché ritorni a schierarsi in difesa delle vittime, rompendo il suo silenzio: "Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna" (Ps 79,15). Dio sarà ancora il protettore del ceppo vitale di questa vigna sottoposta a così violenta bufera, cacciando fuori tutti coloro che avevano tentato di sradicarla e di incendiarla (cfr Ps 79,16-17).

A questo punto il Salmo si apre a una speranza dai colori messianici. Nel versetto 18, infatti, prega così: "Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte". Il pensiero corre forse prima di tutto al re davidico che, col sostegno del Signore, guiderà la riscossa per la libertà. Tuttavia è implicita la fiducia nel futuro Messia, quel "figlio dell’uomo" che sarà cantato dal profeta Daniele (cfr Ps 7,13-14) e che Gesù assumerà come titolo prediletto per definire la sua opera e la sua persona messianica. Anzi, i Padri della Chiesa saranno unanimi nell’indicare nella vigna evocata dal Salmo una prefigurazione profetica di Cristo "vera vite" (Jn 15,1) e della Chiesa.

5. Certo, perché il volto del Signore ritorni a brillare, è necessario che Israele si converta nella fedeltà e nella preghiera a Dio Salvatore. E’ quanto il Salmista esprime affermando: "Da te più non ci allontaneremo" (Ps 79,19).

Il Salmo 79 è, quindi, un canto fortemente segnato dalla sofferenza, ma anche da un’incrollabile fiducia. Dio è sempre disposto a "ritornare" verso il suo popolo, ma è necessario che anche il suo popolo "ritorni" a Lui nella fedeltà. Se noi ci convertiremo dal peccato, il Signore si "convertirà" dalla sua intenzione di castigare: è questa la convinzione del Salmista, che trova eco anche nei nostri cuori, aprendoli alla speranza.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto tutti i pellegrini neerlandesi e belgi, in particolare gli studenti ed i professori del Seminario diocesano "Rolduc", nonché il Vescovo di Roermond, S.E. Mons. Frans Wiertz.

Cristo ci ha lasciato il dono inestimabile del sacerdozio, e la Chiesa conta soprattutto su tutti voi affinché siate testimoni di Cristo Risorto, e possiate irradiare la gioia della fede.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione del saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, l'Eucaristia è l'apice della lode e del rendimento di grazie, che la Chiesa innalza a Dio. Tali lode e rendimento di grazie vengono estesi al corso dell'intera giornata attraverso la Liturgia delle Ore, detta l'Ufficio Divino (cfr SC, SC 83-101), facendo sì che il Mistero di Cristo penetri e trasfiguri il tempo di ogni giorno (cfr. CCC, CEC 1174).

Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti e imparto loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto agli studenti e ai docenti dell'Accademia di Scienze Musicali, di Praga.

Carissimi, prego Dio onnipotente perché infonda in voi la vera gioia della Risurrezione e vi accompagni sempre con i suoi numerosi doni.

Con questi voti vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Budapest e da Tallós.

Chiedo le vostre preghiere per la pace in Terra Santa e per la riconciliazione tra le nazioni.

Di cuore imparto a voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto i pellegrini lituani!

Con le parole del Salmista, la Chiesa oggi invoca il Signore perché venga a visitare la sua vigna. Con la fiducia ispirata dallo Spirito di Cristo Risorto, non cessiamo di chiedere a Dio la pace per il mondo intero. Il Signore vi benedica tutti e sia Lui la pace dei vostri cuori e delle vostre famiglie.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di Kiev.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita ed auspico che il pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo accresca la vostra testimonianza cristiana.

Di cuore invoco su di voi e sui vostri cari, copiose benedizioni dal cielo.

Traduzione italiana delle parole pronunciate in polacco da Giovanni Paolo II dopo aver ascoltato un canto eseguito da bambini:

Vi propongo questo antico canto:

"Cristo è risorto, ci è dato come esempio perché dobbiamo risorgere e regnare insieme a Dio. Alleluia!

É rimasto tre giorni nel sepolcro, si è fatto trafiggere il fianco - il fianco, le mani, tutti e due i piedi - per la tua salvezza. Alleluia!

Tre Marie si sono avviate, portando unguenti preziosi per cospargerne Cristo e rendergli gloria e lode. Alleluia!

Per strada dicevano tra loro: Laggiù c'è una grossa pietra. Chi la sposterà per noi? Alleluia!"

Abbiamo parlato oggi dei Salmi, e questi sono i nostri salmi sulla Risurrezione, i salmi pasquali. Il tempo pasquale dura cinquanta giorni. Auguro a tutti di continuare a vivere nella grazia di Dio e nell'amore reciproco. Sia lodato Gesù Cristo!
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Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana, in particolare i diaconi della diocesi di Milano e i novizi salesiani del noviziato di Pinerolo. Carissimi, vi esorto a fondare la vostra vita sulla salda roccia della Parola di Dio, per esserne coraggiosi annunciatori agli uomini del nostro tempo.

Saluto, poi, i fedeli della parrocchia di Santa Trofimena in Minori, come pure quelli di “Santa Maria in Progno” di Verona, che celebrano il 50° anniversario di fondazione della loro parrocchia. Auguro a ciascuno di aderire sempre più a Cristo e di partecipare con crescente generosità alla vita delle rispettive comunità cristiane.

Il mio pensiero si rivolge, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il Signore risorto riempia del suo amore il cuore di ciascuno di voi, cari giovani, perché siate pronti a seguirlo con entusiasmo; sostenga voi, cari malati, perché siate pronti ad accettare con serenità il peso quotidiano della sofferenza, e guidi voi, cari sposi novelli, perché la vostra famiglia cresca nella santità, seguendo il modello della Santa Famiglia.

Invito ora tutti voi ad unirvi a me nella preghiera per implorare dal Signore la pace in Terra Santa. Chiediamo alla Vergine Santa di voler intercedere affinché abbiano successo gli sforzi in atto da varie parti per superare la tragica situazione in cui versano quelle popolazioni tanto provate.

Preghiamo per la pace in Terra Santa, preghiamo per la pace in Terra Santa!





Catechesi 79-2005 13302