Catechesi 79-2005 19602

Mercoledì, 19 giugno 2002: Cantico tratto dal Deuteronomio: I benefici di Dio in favore del popolo - Lodi sabato 2a settimana

19602
(
Dt 32,1 Dt 32,3-4 Dt 32,11)

1. "Mosè pronunziò innanzi a tutta l’assemblea d’Israele le parole di questo canto, fino al loro termine" (Dt 31,30). Così si legge in apertura al cantico ora proclamato, che è tratto dalle ultime pagine del libro del Deuteronomio, precisamente dal capitolo 32. Di esso la Liturgia delle Lodi ha ritagliato i primi dodici versetti, riconoscendo in essi un gioioso inno al Signore che protegge e cura con amore il suo popolo in mezzo ai pericoli e alle difficoltà della giornata. L’analisi del cantico ha rivelato che si tratta di un testo antico ma posteriore a Mosè, sulle cui labbra è stato posto, per conferirgli un carattere di solennità. Questo canto liturgico si colloca alle radici stesse della storia del popolo di Israele. Non mancano in tale pagina orante rimandi o collegamenti con alcuni Salmi e col messaggio dei profeti: essa è così diventata una suggestiva e intensa espressione della fede di Israele.

2. Il cantico di Mosè è più ampio del brano proposto dalla Liturgia delle Lodi, che ne costituisce soltanto il preludio. Alcuni studiosi hanno pensato di individuare nella composizione un genere letterario che tecnicamente viene definito col vocabolo ebraico rîb, cioè "contesa", "lite processuale". L'immagine di Dio presente nella Bibbia non appare affatto come quella di un essere oscuro, un’energia anonima e bruta, un fato incomprensibile. E', invece, una persona che prova sentimenti, agisce e reagisce, ama e condanna, partecipa alla vita delle sue creature e non è indifferente alle loro opere. Così, nel nostro caso, il Signore convoca una sorta di assise giudiziaria, alla presenza di testimoni, denuncia i delitti del popolo imputato, esige una pena, ma lascia permeare il suo verdetto da una infinita misericordia. Seguiamo ora le tracce di questa vicenda, sia pure fermandoci solo ai versetti che la Liturgia ci propone.

3. Ecco subito la menzione degli spettatori-testimoni cosmici: "Ascoltate, o cieli... oda la terra..." (Dt 32,1). In questo processo simbolico Mosè funge quasi da pubblico ministero. La sua è una parola efficace e feconda come quella profetica, espressione di quella divina. Si noti il flusso significativo delle immagini per definirla: si tratta di segni desunti dalla natura come la pioggia, la rugiada, l’acquazzone, gli scrosci e gli spruzzi d’acqua che rendono la terra verdeggiante e coperta di steli di grano (cfr Dt 32,2).

La voce di Mosè, profeta e interprete della parola divina, annunzia l’imminente ingresso in scena del grande giudice, il Signore, del quale egli pronunzia il nome santissimo, esaltandone uno dei tanti attributi. Il Signore, infatti, è chiamato la Roccia (cfr Dt 32,4), un titolo che costella tutto il nostro cantico (cfr Dt 32,15 Dt 32,18 Dt 32,30 Dt 32,31 Dt 32,37), un’immagine che esalta la fedeltà stabile e inconcussa di Dio, ben diversa dall’instabilità e dall’infedeltà del popolo. Il tema è svolto con una serie di affermazioni sulla giustizia divina: "Perfetta è l’opera sua; tutte le sue vie sono giustizia; è un Dio verace e senza malizia; Egli è giusto e retto" (Dt 32,4).

4. Dopo la solenne presentazione del Giudice supremo, che è anche la parte lesa, l’obiettivo del cantore si sposta sull’imputato. Per definirlo egli fa ricorso ad una efficace rappresentazione di Dio come padre (cfr Dt 32,6). Le sue creature, tanto amate, sono chiamate suoi figli, ma purtroppo sono "figli degeneri" (cfr Dt 32,5). Sappiamo, infatti, che già nell’Antico Testamento si ha una concezione di Dio come padre premuroso nei confronti dei suoi figli che spesso lo deludono (Ex 4,22 Dt 8,5 Ps 102,13 Si 51,10 Is 1,2 Is 63,16 Os 11,1-4). Per questo la denuncia non è fredda ma appassionata: "Così ripaghi il Signore, o popolo stolto e insipiente? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito?" (Dt 32,6). E', infatti, ben diverso ribellarsi a un sovrano implacabile o rivoltarsi a un padre amoroso.

Per rendere concreto il capo d’accusa e far sì che la conversione sbocci dalla sincerità del cuore, Mosè fa appello alla memoria: "Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani" (Dt 32,7). La fede biblica è, infatti, un "memoriale", cioè un riscoprire l’azione eterna di Dio disseminata nel fluire del tempo; è un rendere presente ed efficace quella salvezza che il Signore ha donato e continua a offrire all’uomo. Il grande peccato di infedeltà coincide, allora, con la "smemoratezza", che cancella il ricordo della presenza divina in noi e nella storia.

5. L’evento fondamentale da non dimenticare è quello della traversata del deserto dopo l’uscita dall’Egitto, il tema capitale del Deuteronomio e dell’intero Pentateuco. Si evoca, così, il viaggio terribile e drammatico nel deserto del Sinai, "una landa di ululati solitari" (cfr Dt 32,10), come si dice con un’immagine di forte impatto emotivo. Là, però, Dio si china sul suo popolo con una tenerezza e una dolcezza sorprendenti. Al simbolo paterno s’intreccia allusivamente anche quello materno dell’aquila: "Lo educò, ne ebbe cura, lo custodì come pupilla del suo occhio. Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali" (Dt 32,10-11). Il cammino nella steppa desertica si trasforma, allora, in un percorso quieto e sereno, perché c’è il manto protettivo dell’amore divino.

Il cantico rimanda anche al Sinai, dove Israele divenne l’alleato del Signore, la sua "porzione" ed "eredità", cioè la realtà più preziosa (cfr Dt 32,9 Ex 19,5). Il cantico di Mosè diventa in tal modo un esame di coscienza corale perché ai benefici divini risponda finalmente non più il peccato ma la fedeltà.

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla parrocchia di S. Gorazd di Topolcany e da Hlohovec.

Cari Fratelli e Sorelle, in questo periodo si celebrano in Slovacchia le ordinazioni sacerdotali.

Ringraziamo Cristo Sommo Sacerdote per il dono di nuovi sacerdoti e preghiamo per loro, perché fedelmente annunzino il Vangelo.

Volentieri benedico voi, i vostri cari e tutti i sacerdoti novelli.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:

Saluto i pellegrini provenienti dalle due parrocchie slovene: Slovenj Gradec e Bizeljsko. La visita delle bellezze di Roma e delle radici del cristianesimo susciti in voi rinnovata fedeltà per seguire la strada del Signore. Su di voi e sui vostri cari invoco la benedizione di Dio.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione del saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, è Cristo stesso che ha insegnato alla Chiesa come si deve pregare (cfr Mt 6,5-14 Lc 11,1-13), consegnandole, poi, il suo esempio (cfr Mt 14,23 Mt 26,36-44 Lc 3,21 Lc 5,16 Lc 6,12). E' Lui che ha riportato ed esteso sulla terra la preghiera di gratitudine e di lode al Padre, la quale sin dal principio riecheggia nei cieli.

Saluto di cuore tutti i pellegrini croati qui presenti, impartendo loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

«Ecco il giorno che ci ha dato il Signore». Avete ragione a cantare così soprattutto voi, bambini della I comunione.

Vi benedica Cristo in tutta la vostra vita! Dio vi sia propizio!

*****


Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto in particolare la delegazione del Comune di Capaccio Paestum, guidata dal vescovo Monsignor Giuseppe Rocco Favale e dagli Amministratori pubblici, come pure i fedeli di Falconara Albanese accompagnati dai loro Amministratori Comunali. Saluto inoltre i partecipanti al congresso sulla Liturgia, promosso dalla Compagnia di Gesù, e quelli del simposio indù-cristiano, promosso dal Movimento dei Focolari.

Il mio pensiero va, altresì, ai rappresentanti della Fondazione "Piccola casa Santa Maria Aprutina" di Teramo, ai soci dell’Associazione "L’ora di Gesù" di Taranto e ai fedeli di Casatenovo.

Vi ringrazio tutti, cari pellegrini, per la vostra visita ed invoco volentieri su di voi e sulle vostre Comunità copiosi doni celesti per una sempre più solida testimonianza cristiana.

Dò, inoltre, il mio cordiale benvenuto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.Auguro a voi, cari giovani, di trovare nell’amicizia con Gesù la forza necessaria per essere suoi testimoni. Esorto voi, cari malati, a considerare le sofferenze e le prove quotidiane una privilegiata occasione per cooperare alla salvezza delle anime. Ed invito voi, cari sposi novelli, a vivere e manifestare l’amore del Signore nella vostra famiglia.

APPELLO DEL SANTO PADRE PER LA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO


Domani si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite per attirare l’attenzione sui quindici milioni di esseri umani, obbligati a varcare i confini dei loro Paesi per sfuggire alla persecuzione o alla violazione dei loro diritti fondamentali.

I responsabili delle Nazioni ascoltino il monito che viene da un così tragico esodo di individui e di famiglie e facciano in modo di offrire un’adeguata risposta ai drammatici problemi di questi nostri fratelli e sorelle.


APPELLO DEL SANTO PADRE PER LA DRAMMATICA SITUAZIONE A GERUSALEMME

La drammatica notizia dell’attentato che ha seminato ieri terrore e morte a Gerusalemme non può che suscitare la più assoluta riprovazione da parte di tutti. Per l’ennesima volta ripeto a chi trama e pianifica tali barbare azioni che dovrà risponderne davanti a Dio. Mentre esprimo la mia viva solidarietà umana e spirituale alle famiglie in lutto nonché ai feriti, vi invito tutti a pregare assieme con me il Signore perché voglia cambiare i cuori induriti ed ispirare pensieri di pace e di perdono reciproco a quanti abitano in quella regione a noi tanto cara.







Mercoledì, 26 giugno 2002: Salmo 8: Grandezza del Signore e dignità dell’uomo - Lodi sabato 2a settimana

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(
Ps 8,2 Ps 8,4-7)

1. "L'uomo..., al centro di questa impresa, ci si rivela gigante. Ci si rivela divino, non in sé, ma nel suo principio e nel suo destino. Onore, dunque, all'uomo, onore alla sua dignità, al suo spirito, alla sua vita". Con queste parole nel luglio 1969 Paolo VI affidava agli astronauti americani in partenza per la luna il testo del Salmo 8, che ora è qui risuonato, perché entrasse negli spazi cosmici (Insegnamenti VII [1969], PP 493-494).

Questo inno è, infatti, una celebrazione dell'uomo, una creatura minima se paragonata all'immensità dell'universo, una "canna" fragile per usare una famosa immagine del grande filosofo Blaise Pascal (Pensieri, n. 264). Eppure, una "canna pensante" che può comprendere la creazione, in quanto signore del creato, "coronato" da Dio stesso (cfr Ps 8,6). Come accade spesso negli inni che esaltano il Creatore, il Salmo 8 inizia e termina con una solenne antifona rivolta al Signore, la cui magnificenza è disseminata nell'universo: "O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra" (Ps 8,2 Ps 8,10).

2. Il corpo del canto vero e proprio sembra supporre un’atmosfera notturna, con la luna e le stelle che s'accendono nel cielo. La prima strofa dell'inno (cfr Ps 8,2-5) è dominata da un confronto tra Dio, l'uomo e il cosmo. Sulla scena appare innanzitutto il Signore, la cui gloria è cantata dai cieli, ma anche dalle labbra dell'umanità. La lode che spunta spontanea sulle labbra dei bambini cancella e confonde i discorsi presuntuosi dei negatori di Dio (cfr Ps 8,3). Essi sono definiti come "avversari, nemici, ribelli", perché si illudono di sfidare e contrastare il Creatore con la loro ragione e azione (cfr Ps 13,1).

Ecco aprirsi, subito dopo, il suggestivo scenario di una notte stellata. Di fronte a tale orizzonte infinito affiora l’eterna domanda: "Che cosa è l'uomo?" (Ps 8,5). La prima e immediata risposta parla di nullità, sia in rapporto all'immensità dei cieli, sia soprattutto rispetto alla maestà del Creatore. Il cielo, infatti, dice il Salmista, è "tuo", la luna e le stelle sono state "da te fissate" e sono "opera delle tue dita" (cfr Ps 8,4). Bella è quest'ultima espressione, invece della più comune "opera delle tue mani" (cfr Ps 8,7): Dio ha creato queste realtà colossali con la facilità e la raffinatezza di un ricamo o cesello, con il tocco lieve di un arpista che fa scorrere le sue dita sulle corde.

3. La prima reazione è, perciò, di sgomento: come può Dio "ricordarsi" e "curarsi" di questa creatura così fragile ed esigua (cfr Ps 8,5)? Ma ecco la grande sorpresa: all'uomo, creatura debole, Dio ha dato una dignità stupenda: lo ha reso di poco inferiore agli angeli o, come può anche essere tradotto l'originale ebraico, di poco inferiore a un Dio (cfr Ps 8,6).

Entriamo, così, nella seconda strofa del Salmo (cfr Ps 8,6-10). L'uomo è visto come il luogotenente regale dello stesso Creatore. Dio, infatti, lo ha "coronato" come un viceré, destinandolo a una signoria universale: "Tutto hai posto sotto i suoi piedi" e l'aggettivo "tutto" risuona mentre sfilano le varie creature (cfr Ps 8,7-9). Questo dominio, però, non è conquistato dalla capacità dell'uomo, realtà fragile e limitata, e non è neppure ottenuto con una vittoria su Dio, come vorrebbe il mito greco di Prometeo. E' un dominio donato da Dio: alle mani fragili e spesso egoiste dell'uomo è affidato l'intero orizzonte delle creature, perché egli ne conservi l'armonia e la bellezza, ne usi ma non ne abusi, ne faccia emergere i segreti e sviluppare le potenzialità.

Come dichiara la Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, "l'uomo è stato creato "a immagine di Dio", capace di conoscere e amare il proprio Creatore e fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene quale signore di esse, per governarle e servirsene a gloria di Dio" (GS 12).

4. Purtroppo, il dominio dell'uomo, affermato nel Salmo 8, può essere malamente inteso e deformato dall'uomo egoista, che spesso si è rivelato più un folle tiranno che un governatore saggio e intelligente. Il Libro della Sapienza mette in guardia contro deviazioni del genere, quando precisa che Dio ha "formato l'uomo, perché domini sulle creature... e governi il mondo con santità e giustizia" (Sg 9,2-3). Sia pure in un contesto diverso, anche Giobbe si appella al nostro Salmo per ricordare soprattutto la debolezza umana, che non meriterebbe tanta attenzione da parte di Dio: "Che è quest'uomo che tu ne fai tanto conto e a lui rivolgi la tua attenzione e lo scruti ogni mattina?" (Jb 7,17-18). La storia documenta il male che la libertà umana dissemina nel mondo con le devastazioni ambientali e con le ingiustizie sociali più clamorose.

A differenza degli esseri umani che umiliano i propri simili e la creazione, Cristo si presenta come l'uomo perfetto, "coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di tutti" (He 2,9). Egli regna sull'universo con quel dominio di pace e di amore che prepara il nuovo mondo, i nuovi cieli e la nuova terra (cfr 2P 3,13). Anzi, la sua autorità regale - come suggerisce l'autore della Lettera agli Ebrei applicando a lui il Salmo 8 - si esercita attraverso la donazione suprema di sé nella morte "a vantaggio di tutti".

Cristo non è un sovrano che si fa servire, ma che serve e si consacra agli altri: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45). Egli in tal modo ricapitola in sé "tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (Ep 1,10). In questa luce cristologica il Salmo 8 rivela tutta la forza del suo messaggio e della sua speranza, invitandoci ad esercitare la nostra sovranità sul creato non nel dominio ma nell'amore.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Martin.

Cari pellegrini, sabato prossimo celebriamo la festa dei Santi apostoli Pietro e Paolo. Il vostro pellegrinaggio alle basiliche a loro dedicate approfondisca la vostra dedizione alla Chiesa, fondata sugli apostoli.

Volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!
*****


Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Carissimi vi ringrazio per la vostra presenza, ed auspico che l’odierno incontro costituisca per ciascuno un’occasione propizia per crescere nella fede e nell’amore di Cristo.

Il mio pensiero va poi, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Questi giorni di caldo intenso ci ricordano che è iniziato il periodo estivo, tempo di turismo e di pellegrinaggi, di ferie e di riposo. Cari giovani, mentre penso ai vostri coetanei che stanno ancora affrontando gli esami, auguro a voi già in vacanza di profittare dell’estate per utili esperienze sociali e religiose. Auguro a voi, cari malati, di trovare conforto e sollievo nella vicinanza dei vostri familiari. E a voi, cari sposi novelli, rivolgo l’invito ad utilizzare questo periodo estivo per approfondire la vostra importante missione nella Chiesa e nella società.

A tutti la mia Benedizione.








Mercoledì, 3 luglio 2002: Salmo 92: Esaltazione della potenza di Dio creatore - Lodi della Domenica della 3a settimana

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(
Ps 92,1 Ps 92,3-4)

1. Il contenuto essenziale del Salmo 92, su cui oggi ci soffermiamo, è suggestivamente espresso da alcuni versetti dell’Inno che la Liturgia delle Ore propone per i Vespri del lunedì: "O immenso creatore, / che all’impeto dei flutti / segnasti il corso e il limite / nell’armonia del cosmo, / tu all’aspre solitudini / della terra assetata / donasti il refrigerio / dei torrenti e dei mari".

Prima di entrare nel cuore del Salmo, dominato dall’immagine delle acque, vogliamo coglierne la tonalità di fondo, il genere letterario che lo regge. Il nostro, infatti, come i successivi Salmi 95-98, è definito dagli studiosi della Bibbia come "canto del Signore re". Esso esalta quel Regno di Dio, sorgente di pace, di verità e di amore, che noi invochiamo nel "Padre Nostro" quando imploriamo: "Venga il tuo Regno!".

Infatti, il Salmo 92 si apre proprio con un’esclamazione di giubilo che suona così: "Il Signore regna" (Ps 92,1). Il Salmista celebra la regalità attiva di Dio, cioè la sua azione efficace e salvifica, creatrice del mondo e redentrice dell’uomo. Il Signore non è un imperatore impassibile, relegato nel suo cielo lontano, ma è presente in mezzo al suo popolo come Salvatore potente e grande nell’amore.

2. Nella prima parte dell’inno di lode campeggia il Signore re. Come un sovrano Egli siede su un trono di gloria, un trono incrollabile ed eterno (cfr Ps 92,2). Il suo manto è lo splendore della trascendenza, la cintura della sua veste è l’onnipotenza (cfr Ps 92,1). Proprio la sovranità onnipotente di Dio si rivela nel cuore del Salmo, caratterizzato da un’immagine impressionante, quella delle acque tumultuose.

Il Salmista accenna più particolarmente alla "voce" dei fiumi, cioè al frastuono delle loro acque. Effettivamente, il fragore di grandi cascate produce, su chi ne ha le orecchie assordate e tutto il corpo preso da fremito, una sensazione di forza tremenda. Il Salmo 41 evoca questa sensazione quando dice: "Un abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati" (Ps 92,8). Di fronte a questa forza della natura l’essere umano si sente piccolo. Il Salmista, però, la prende come trampolino per esaltare la potenza, tanto più grande, del Signore. Alla triplice ripetizione dell’espressione "alzano i fiumi" (cfr Ps 92,3) la loro voce, risponde la triplice affermazione della potenza superiore di Dio.

3. I Padri della Chiesa amano commentare questo Salmo applicandolo a Cristo "Signore e Salvatore". Origene, tradotto da san Girolamo in latino, afferma: "Il Signore ha regnato, si è rivestito di bellezza. Cioè: colui che prima aveva tremato nella miseria della carne, ora splende nella maestà della divinità". Per Origene, i fiumi e le acque che elevano le loro voci rappresentano le "figure autorevoli dei profeti e degli apostoli", che "proclamano la lode e la gloria del Signore, annunziano i suoi giudizi per tutto il mondo" (cfr 74 omelie sul libro dei Salmi, Milano 1993, PP 666 669).

Sant’Agostino sviluppa ancora più ampiamente il simbolo dei torrenti e dei mari. Come fiumi ricolmi di acque fluenti, pieni cioè di Spirito Santo e resi forti, gli Apostoli non hanno più timore e levano finalmente la loro voce. Ma "quando Cristo cominciò ad essere annunziato da tante voci, il mare cominciò ad agitarsi". Nello sconvolgimento del mare del mondo, - annota Agostino - la navicella della Chiesa sembrava ondeggiare paurosamente, contrastata da minacce e persecuzioni, ma "mirabile in alto è il Signore": egli "ha camminato sopra il mare e ha placato i flutti" (Esposizioni sui salmi, III, Roma 1976, p. 231).

4. Il Dio sovrano di ogni cosa, onnipotente e invincibile è, però, sempre vicino al suo popolo, al quale dà i suoi insegnamenti. È questa l’idea che il Salmo 92 offre nel suo ultimo versetto: al trono altissimo dei cieli succede il trono dell’arca del tempio di Gerusalemme, alla potenza della sua voce cosmica subentra la dolcezza della sua parola santa e infallibile: "Degni di fede sono i tuoi insegnamenti, la santità si addice alla tua casa per la durata dei giorni, Signore" (Ps 92,5).

Si chiude, così, un inno breve ma di grande respiro orante. È una preghiera che genera fiducia e speranza nei fedeli che spesso si sentono agitati, temendo di essere travolti dalle tempeste della storia e colpiti da forze oscure incombenti.

Un’eco di questo Salmo può riconoscersi nell’Apocalisse di Giovanni, quando l’Autore ispirato, descrivendo la grande assemblea celeste che celebra il crollo della Babilonia oppressiva, afferma: "Udii poi come una voce di una immensa folla simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti, che gridavano: ‘Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l’Onnipotente’" (Ap 19,6).

5. Noi concludiamo la nostra riflessione sul Salmo 92 lasciando la parola a san Gregorio di Nazianzo, il "teologo" per eccellenza fra i Padri. Lo facciamo attraverso un suo bel carme in cui la lode al Dio, sovrano e creatore, assume un aspetto trinitario: "Tu, [Padre,] hai creato l’universo, ad ogni cosa donando il posto che le compete e mantenendola in virtù della tua provvidenza… Il Verbo tuo è Dio-Figlio: è, infatti, consustanziale al Padre, a lui pari in onore. Egli ha accordato armoniosamente l’universo, per regnare su tutto. E, abbracciando tutto, lo Spirito Santo, Dio, di ogni cosa ha cura e tutela. Proclamerò Te, Trinità vivente, solo e unico monarca, …forza inconcussa che regge i cieli, sguardo inaccessibile alla vista ma che contempla tutto l’universo e conosce ogni segreta profondità della terra fino agli abissi. O Padre, siimi benigno: …possa io trovare misericordia e grazia, perché a Te sono gloria e grazia fino all’evo senza fine" (Carme 31, in: Poesie/1, Roma 1994, PP 65-66).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente gli alunni del Seminario Greco-Cattolico e gli allievi delle scuole cattoliche da Budapest e Szentendre.
L’estate sia per voi tempo del riposo e del ristoro sia del corpo e dello spirito.
Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca.
Carissimi, venerdì si celebra nella vostra terra la solennità dei Santi Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi. Migliaia di voci canteranno nelle chiese e nel pellegrinaggio nazionale a Veléhrad: "Non perirà la stirpe che non cesserà di credere; conservaci, Signore, l'eredità dei padri". Sì, con la vostra viva fede siate testimoni di Cristo.
Sia lodato Gesù Cristo!
*****


Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai partecipanti al Meeting di Missiologia, organizzato dal "Centro Internazionale di Animazione missionaria" e alle Suore Mercedarie del Santissimo Sacramento. Estendo il mio pensiero ai ragazzi di varie parrocchie d’Italia, giunti a Roma per prestare servizio liturgico nella basilica di S. Pietro durante il tempo estivo. Saluto, inoltre, con affetto i fedeli della parrocchia di San Tommaso in Roma qui convenuti insieme ad un gruppo di rumeni ortodossi e di ragazzi di Minsk, accolti dalla comunità parrocchiale. Incoraggio tutti a proseguire nel cammino della santità personale, seguendo sempre fedelmente il Vangelo.

Rivolgo, poi, un affettuoso pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Celebriamo oggi la festa dell’apostolo Tommaso. La sua intercessione accresca la fede in voi, cari giovani, perché siate pronti a rendere una coraggiosa testimonianza cristiana in ogni circostanza della vita. Aiuti voi, cari malati, ad offrire ogni quotidiana sofferenza in comunione con tutta la Chiesa, perché nel mondo si realizzi la civiltà dell’amore. Sostenga infine voi, cari sposi novelli, nell’impegno di porre a fondamento della vostra famiglia l’intima unione con Dio.





Mercoledì, 10 luglio 2002: Dn 3, 57-88, 56: Ogni creatura lodi il Signore - Lodi domenica 3a settimana

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Da 3,57-88


1. Nel capitolo 3 del libro di Daniele è incastonata una luminosa preghiera litanica, un vero e proprio Cantico delle creature, che la Liturgia delle Lodi ci propone a più riprese, in frammenti diversi.

Ora ne abbiamo ascoltata la parte fondamentale, un grandioso coro cosmico, incorniciato da due antifone riassuntive: "Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli… Benedetto sei tu, Signore, nel firmamento del cielo, degno di lode e di gloria nei secoli" (Da 3,56 Da 3,57).

Tra queste due acclamazioni si svolge un solenne inno di lode, che si esprime con il ripetuto invito "Benedite": formalmente, si tratta solo di un invito a benedire Dio rivolto all’intera creazione; in realtà, si tratta di un canto di ringraziamento che i fedeli fanno salire al Signore per tutte le meraviglie dell’universo. L’uomo si fa voce di tutto il creato per lodare e ringraziare Dio.

2. Questo inno, cantato da tre giovani ebrei che invitano tutte le creature a lodare Dio, sboccia in una situazione drammatica. I tre giovani, perseguitati dal sovrano babilonese, si trovano immersi nella fornace ardente a motivo della loro fede. Eppure, anche se in procinto di subire il martirio, essi non esitano a cantare, a gioire, a lodare. Il dolore aspro e violento della prova scompare, sembra quasi dissolversi in presenza della preghiera e della contemplazione. È proprio questo atteggiamento di fiducioso abbandono a suscitare l’intervento divino.

Infatti, come attesta suggestivamente il racconto di Daniele, "l’angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco e rese l’interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia" (Da 3,49-50). Gli incubi si disperdono come nebbia al sole, le paure si sciolgono, la sofferenza è cancellata quando tutto l’essere umano diventa lode e fiducia, attesa e speranza. È questa la forza della preghiera quando è pura, intensa, colma di abbandono in Dio, provvidente e redentore.

3. Il Cantico dei tre giovani fa sfilare davanti ai nostri occhi una specie di processione cosmica, che parte dal cielo popolato di angeli, dove brillano anche il sole, la luna e le stelle. Da lassù Dio effonde sulla terra il dono delle acque che sono sopra i cieli (cfr Da 3,60), cioè le piogge e le rugiade (cfr Da 3,64).

Ecco, però, soffiare anche i venti, esplodere le folgori e irrompere le stagioni col caldo e col gelo, con l’ardore dell’estate, ma anche con la brina, il ghiaccio, la neve (cfr Da 3,65-70 Da 3,73). Il poeta coinvolge nel canto di lode al Creatore anche il ritmo del tempo, il giorno e la notte, la luce e le tenebre (cfr Da 3,71-72). Alla fine lo sguardo si posa anche sulla terra, partendo dalle vette dei monti, realtà che sembrano congiungere terra e cielo (cfr Da 3,74-75).

Ecco, allora, unirsi nella lode a Dio le creature vegetali che germinano sulla terra (cfr Da 3,76), le sorgenti che apportano vita e freschezza, i mari e i fiumi con le loro acque abbondanti e misteriose (cfr Da 3,77-78). Infatti il cantore evoca anche "i mostri marini" accanto ai pesci (cfr Da 3,79), come segno del caos acquatico primordiale a cui Dio ha imposto limiti da osservare (cfr Ps 92,3-4 Jb 38,8-11 41, Jb 26).

È la volta poi del vasto e vario regno animale, che vive e si muove nelle acque, sulla terra e nei cieli (cfr Da 3,80-81).

4. L’ultimo attore del creato a entrare in scena è l’uomo. Prima lo sguardo si allarga a tutti i "figli dell’uomo" (cfr Da 3,82); poi l’attenzione si concentra su Israele, il popolo di Dio (cfr Da 3,83); in seguito è la volta di coloro che sono consacrati pienamente a Dio non solo come sacerdoti (cfr Da 3,84), ma anche come testimoni di fede, di giustizia e verità. Sono i "servi del Signore", gli "spiriti e le anime dei giusti", i "pii e umili di cuore" e, tra costoro, emergono i tre giovani, Anania, Azaria, Misaele, che hanno dato voce a tutte le creature in una lode universale e perenne (cfr Da 3,85-88).

Costantemente sono risuonati i tre verbi della glorificazione divina, come in una litania: "Benedite, lodate, esaltate" il Signore. È questa l’anima autentica della preghiera e del canto: celebrare il Signore senza sosta, nella gioia di far parte di un coro che comprende tutte le creature.

5. Vorremmo concludere la nostra meditazione dando voce a Padri della Chiesa come Origene, Ippolito, Basilio di Cesarea, Ambrogio di Milano, che hanno commentato il racconto dei sei giorni della creazione (cfr Gn 1,1 Gn 2,4a) proprio in connessione col Cantico dei tre giovani.

Ci limitiamo a raccogliere il commento di sant’Ambrogio, il quale, riferendosi al quarto giorno della creazione (cfr Gn 1,14-19), immagina che la terra parli e, discorrendo del sole, trovi unite tutte le creature nella lode a Dio: "Buono davvero è il sole, perché serve, aiuta la mia fecondità, alimenta i miei frutti. Esso mi è stato dato per il mio bene, è assoggettato con me alla fatica. Geme con me, perché giunga l’adozione dei figli e la redenzione del genere umano, affinché possiamo essere anche noi liberati dalla schiavitù. Al mio fianco, insieme con me loda il Creatore, insieme con me innalza un inno al Signore nostro Dio. Dove il sole benedice, là benedice la terra, benedicono gli alberi fruttiferi, benedicono gli animali, benedicono con me gli uccelli" (I sei giorni della creazione, SAEMO, I, Milano-Roma 1977-1994, PP 192-193).

Nessuno è escluso dalla benedizione del Signore, neppure i mostri marini (cfr Da 3,79). Continua infatti sant’Ambrogio: "Anche i serpenti lodano il Signore, perché la loro natura e il loro aspetto rivelano ai nostri occhi qualche bellezza e mostrano di avere una loro giustificazione" (ibidem , pp. PP 103-104).

A maggior ragione, noi esseri umani dobbiamo aggiungere a questo concerto di lode la nostra voce lieta e fiduciosa, accompagnata da una vita coerente e fedele.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi. Fratelli e sorelle, domani celebreremo la festa liturgica di san Benedetto. Questo grande maestro di vita spirituale interceda presso il Signore per le nazioni europee perché non dimentichino le loro radici cristiane. Con affetto benedico voi ed i vostri cari.Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi. Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua rumena:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli provenienti dalla Romania assicurando per ciascuno un ricordo nella preghiera. Di cuore benedico voi e i vostri cari
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto voi, cari abitanti di Castel Gandolfo, che anche quest’anno mi accogliete con grande cordialità. Il mio deferente pensiero va al Signor Sindaco e a tutte le Autorità; come pure al Vescovo e al suo Ausiliare, al parroco e alla comunità parrocchiale. Sono lieto di ritrovarmi tra voi, qui a Castello dove, a Dio piacendo, trascorrerò come gli altri anni l’estate. Penso alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Toronto alla fine di questo mese. Chiedo anche a voi di pregare perché questo importante appuntamento ecclesiale rechi gli auspicati frutti spirituali.

Rivolgo infine un saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Esorto i giovani qui presenti, in particolare voi rappresentanti dell’Agesci di Grumo Nevano e di Caltanissetta, a testimoniare la fede in Cristo, che vi chiama ad essere «pietre vive» nell’edificazione della Chiesa. Invito voi, cari malati, ad offrire la fatica della vostra sofferenza a Gesù Crocifisso, per cooperare così alla redenzione vostra e del mondo. E voi pure, cari sposi novelli, siate consapevoli che la vostra unione sponsale è un riflesso dell’amore che lega Cristo alla Chiesa.

A tutti la mia benedizione.





Catechesi 79-2005 19602