Catechesi 79-2005 26100

Mercoledì, 26 gennaio 2000: La gloria della Trinità nella creazione

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1. “Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare... Egli non ha fatto nulla di incompleto... Chi si sazierà di contemplare la sua gloria? Potremmo dire molte cose e mai finiremmo. Dovremmo concludere: Egli è tutto! Come potremmo avere la forza di lodarlo? Egli è il Grande, è al di sopra di tutte le sue opere...”(
Si 42,22 Si 42,24-25 Si 43,27-28). Con queste parole piene di stupore un sapiente biblico, il Siracide, si poneva di fronte allo splendore della creazione, tessendo la lode di Dio. È un piccolo tratto del filo di contemplazione e di meditazione che percorre tutte le Sacre Scritture, a partire dalle prime righe della Genesi quando nel silenzio del nulla sbocciano le creature, convocate dalla Parola efficace del Creatore.

“Dio disse: Sia la luce! E la luce fu” (Gn 1,3). Già in questa parte del primo racconto della creazione si vede in azione la Parola di Dio, di cui Giovanni dirà: “In principio era il Verbo… il Verbo era Dio… Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Jn 1,1 Jn 1,3). Paolo ribadirà nell’inno della Lettera ai Colossesi che “per mezzo di lui (Cristo) sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui hanno consistenza” (Col 1,16-17). Ma nell’istante iniziale della creazione appare adombrato anche lo Spirito: “Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gn 1,2). La gloria della Trinità – possiamo dire con la tradizione cristiana – risplende nella creazione.

2. È possibile, infatti, alla luce della Rivelazione vedere come l’atto creativo sia appropriato innanzitutto al “Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Jc 1,17). Egli risplende su tutto l’orizzonte, come canta il Salmista: “O Signore, Dio nostro, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli s’innalza la tua magnificenza!” (Ps 8,2). Dio “sorregge il mondo, perché non vacilli” (Ps 96,10) e di fronte al nulla, raffigurato simbolicamente dalle acque caotiche che alzano la loro voce, il Creatore si erge dando consistenza e sicurezza: “Alzano i fiumi, Signore, alzano i fiumi la loro voce, alzano i fiumi il loro fragore. Ma più potente delle voci di grandi acque, più potente dei flutti del mare, potente nell’alto è il Signore” (Ps 93,3-4).

3. Nella Sacra Scrittura la creazione è spesso legata anche alla Parola divina che irrompe e agisce: “Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera... Egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste... Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce” (Ps 33,6 Ps 33,9 Ps 147,15). Nella letteratura sapienziale anticotestamentaria è la Sapienza divina personificata a dar origine al cosmo attuando il progetto della mente di Dio (cfr Pr 8,22-31). Si è già detto che Giovanni e Paolo nella Parola e nella Sapienza di Dio vedranno l’annunzio dell’azione di Cristo “in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui” (1Co 8,6), perché è “per mezzo di lui che (Dio) ha fatto anche il mondo” (He 1,2).

4. Altre volte, infine, la Scrittura sottolinea il ruolo dello Spirito di Dio nell’atto creativo: “Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” (Ps 104,30). Lo stesso Spirito è simbolicamente raffigurato nel soffio della bocca di Dio. Esso dà vita e coscienza all’uomo (cfr Gn 2,7) e lo riporta alla vita nella risurrezione, come annuncia il profeta Ezechiele in una pagina suggestiva, dove lo Spirito è all’opera nel far rivivere ossa ormai inaridite (cfr Ez 37,1-14). Lo stesso soffio domina le acque del mare nell’esodo di Israele dall’Egitto (cfr Ex 15,8 Ex 15,10). Ancora lo Spirito rigenera la creatura umana, come dirà Gesù nel dialogo notturno con Nicodemo: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito” (Jn 3,5-6).

5. Ebbene, di fronte alla gloria della Trinità nella creazione l’uomo deve contemplare, cantare, ritrovare lo stupore. Nella società contemporanea si diventa aridi “non per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia” (G.K. Chesterton). Per il credente contemplare il creato è anche ascoltare un messaggio, udire una voce paradossale e silenziosa, come ci suggerisce il “Salmo del sole”: “I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono. Eppure per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola” (Ps 19,2-5).

La natura diventa, quindi, un evangelo che ci parla di Dio: “dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore” (Sg 13,5). Paolo ci insegna che “dalla creazione del mondo in poi, le invisibili perfezioni (di Dio) possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm 1,20). Ma questa capacità di contemplazione e conoscenza, questa scoperta di una presenza trascendente nel creato, ci deve condurre anche a riscoprire la nostra fraternità con la terra, a cui siamo legati a partire dalla nostra stessa creazione (cfr Gn 2,7). Proprio questo traguardo l’Antico Testamento auspicava per il Giubileo ebraico, allorché la terra riposava e l’uomo coglieva quello che spontaneamente la campagna gli offriva (cfr Lv 25,11-12). Se la natura non è violentata e umiliata, ritorna ad essere sorella dell’uomo.

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Un cordiale benvenuto alle Suore dell'Apostolato di S. Francesco!

Con la festa della Conversione di S.Paolo, di ieri, abbiamo concluso la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani. Nonostante ciò, le parole di Gesù: "... siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21), continuino a risuonare in noi come costante invito alla preghiera per l'unità dei cristiani.

Di cuore vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Saluto di cuore i pellegrini dalla Lituania, specialmente i membri del gruppo folcloristico “Vilga” da Marijampole e della banda musicale da Plunge. Auspico che la vostra visita a Roma e ai suoi luoghi, tanto cari per la cristianità, sia spiritualmente proficua. In quest’anno giubilare siate testimoni di fede nella vostra vita, unendo i valori umani, culturali e spirituali.

Dio benedica voi tutti qui presenti, i vostri familiari e tutta la vostra Patria. Sia lodato Gesu Cristo!
* * * * *


Rivolgo ora un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare ai soci dell'Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti, che ringrazio per la loro presenza ed esorto a testimoniare con coraggio i valori evangelici.

Saluto anche con affetto il gruppo di bambini bielorussi, ospiti della Parrocchia Regina Pacis di Fiuggi. Il Signore protegga voi, cari bambini, e quanti vi hanno accolto.

Il mio pensiero va, infine, ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi la liturgia fa memoria dei Santi Timoteo e Tito che, formati alla scuola dell'apostolo Paolo, annunciarono il Vangelo con instancabile ardore.

Il loro esempio incoraggi voi, cari giovani, a vivere in modo autentico e coerente la vocazione cristiana; e voi, cari malati presenti oggi più numerosi in rappresentanza dei malati di tutta l'Italia per l'iniziativa giubilare che vi ha visti raccolti ieri nella Basilica di Santa Maria Maggiore, sappiate trovare nell'esempio dei Santi l'aiuto per offrire le vostre sofferenze in unione a quelle di Cristo, perché l'annuncio della salvezza giunga a tutti gli uomini; l'esempio dei Santi sostenga voi, cari sposi novelli, nell'impegno di evangelizzazione delle vostre famiglie e di testimoni del Vangelo della vita.






Mercoledì, 9 Febbraio 2000: La gloria della Trinità nella storia

9200
1. Come avete sentito dai lettori, questo nostro incontro è stato aperto dal “Grande Hallel”, il Salmo 136 (135), che è una solenne litania per solista e coro: essa si leva al hesed di Dio, cioè al suo amore fedele che si rivela negli eventi della storia della salvezza, in particolare nella liberazione dalla schiavitù d’Egitto e nel dono della terra promessa. Il Credo dell’Israele di Dio (cfr
Dt 26,5-9 GS 24,1-13) proclama le azioni divine all’interno della storia umana: il Signore non è un imperatore impassibile, aureolato di luce e relegato nei cieli dorati; Egli osserva la miseria del suo popolo in Egitto, ascolta il suo grido e scende per liberarlo (cfr Ex 3,7-8).

2. Ebbene, noi ora cercheremo di illustrare questa presenza di Dio nella storia, alla luce della rivelazione trinitaria, che pur realizzata pienamente nel Nuovo Testamento, è già in qualche modo anticipata e adombrata nell’Antico. Inizieremo, dunque, col Padre, le cui caratteristiche si possono già intravedere nell’azione di Dio che interviene nella storia come padre tenero e premuroso verso i giusti che a Lui si appellano. Egli è “padre degli orfani e difensore delle vedove” (Ps 68,6); è padre anche nei confronti del popolo ribelle e peccatore.

Due pagine profetiche di straordinaria bellezza e intensità introducono un delicato soliloquio di Dio nei confronti dei suoi “figli degeneri” (Dt 32,5). Dio manifesta in esso la sua costante e amorosa presenza nel groviglio della storia umana. In Geremia il Signore esclama: “Io sono un padre per Israele...Non è egli un figlio caro per me, il mio bambino prediletto? Dopo averlo minacciato, mi ricordo di lui sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui e per lui provo profonda tenerezza” (Jr 31,9 Jr 31,20). L’altra stupenda confessione di Dio si legge in Osea: “Quando Israele era giovinetto io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio... A lui io insegnavo a camminare tenendolo per mano. Ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore. Ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per farlo mangiare... Il mio cuore è agitato dentro di me, il mio intimo freme di compassione” (Os 11,1 Os 11,3-4 Os 11,8).

3. Da questi brani biblici dobbiamo trarre la conclusione che Dio Padre non è affatto indifferente nei confronti delle nostre vicende. Anzi, egli giunge a inviare il Figlio unigenito proprio nel cuore della storia, come attesta lo stesso Cristo nel dialogo notturno con Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Jn 3,16-17). Il Figlio si inserisce all’interno del tempo e dello spazio come il centro vivo e vivificante che dà senso definitivo al fluire della storia salvandola dalla dispersione e dalla banalità. In particolare verso la croce di Cristo, sorgente di salvezza e di vita eterna, converge tutta l’umanità con le sue gioie e le sue lacrime, con la sua travagliata vicenda di bene e male: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Jn 12,32). Con una frase folgorante la Lettera agli Ebrei proclamerà la perenne presenza di Cristo nella storia: “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!” (He 13,8).

4. Per scoprire sotto il flusso degli eventi questa presenza segreta ed efficace, per intuire il Regno di Dio che è già ora in mezzo a noi (cfr Lc 17,21), è necessario andare oltre la superficie delle date e degli avvenimenti storici. Qui entra in azione lo Spirito Santo. Anche se l’Antico Testamento non presenta ancora una rivelazione esplicita della sua persona, ben si possono a lui “appropriare” certe iniziative salvifiche. È lui a muovere i giudici di Israele (cfr Jg 3,10), Davide (cfr 1S 16,13), il re-Messia (cfr Is 11,1-2 Is 42,1), ma soprattutto è lui a effondersi nei profeti, i quali hanno la missione di rivelare la gloria divina velata nella storia, il disegno del Signore sotteso alle nostre vicende. Il profeta Isaia presenta una pagina di grande efficacia, che sarà ripresa da Cristo nel suo discorso programmatico nella sinagoga di Nazaret: “Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore” (Is 61,1-2 Lc 4,18-19).

5. Lo Spirito di Dio non solo svela il senso della storia, ma imprime forza per collaborare al progetto divino che in essa si compie. Alla luce del Padre, del Figlio e dello Spirito la storia cessa di essere una successione di eventi che si dissolvono nel baratro della morte, ma diventa un terreno fecondato dal seme dell’eternità, un cammino che porta a quella meta sublime in cui “Dio sarà tutto in tutti” (1Co 15,28). Il Giubileo, che evoca “l’anno di misericordia” annunziato da Isaia e inaugurato da Cristo, vuol essere l’epifania di questo seme e di questa gloria perché tutti sperino, sostenuti dalla presenza e dall’aiuto di Dio, in un mondo nuovo, più autenticamente cristiano e umano.

Ciascuno di noi allora, nel balbettare qualcosa del mistero della Trinità operante nella nostra storia, faccia suo lo stupore adorante di S. Gregorio Nazianzeno, teologo e poeta, quando canta: “Gloria a Dio Padre e al Figlio, Re dell’universo. Gloria allo Spirito, degno di lode e tutto santo. La Trinità è un solo Dio che creò e riempì ogni cosa… ogni cosa vivificando con il suo Spirito, affinché ogni creatura inneggi al suo saggio Creatore, causa unica del vivere e del durare. Più di ogni altra, la creatura ragionevole sempre lo celebri come grande Re e Padre buono” (Poemi dogmatici, XXI, Hymnus alias: PG 37,510-511).

Saluti

* * * * *


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana, in modo speciale quelli della Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, accompagnati dal loro Vescovo, Monsignor Eugenio Binini. Carissimi, vi ringrazio per la vostra gradita visita ed esprimo vivo compiacimento per questa iniziativa giubilare. Auspico di cuore che la memoria dell'incarnazione del Figlio di Dio e della salvezza operata con la sua morte e risurrezione rafforzi il vostro quotidiano impegno di testimonianza evangelica.

Saluto, poi, il Sindaco e la Giunta comunale di Nettuno, il Presidente ed il Consiglio della Prima Circoscrizione di Roma, come pure i membri dell'Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari. Tutti ringrazio per la gradita presenza.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli.

Pensando alla festa della Beata Vergine di Lourdes, che celebreremo l'11 febbraio prossimo, vorrei invitare voi, cari giovani, ad affidarvi sempre alla materna protezione di Maria, affinché vi aiuti a conservare un cuore generoso, disponibile e pieno di entusiasmo apostolico.

La Beata Vergine di Lourdes, alla cui intercessione ricorrono con fiducia numerosi malati nel corpo e nello spirito, rivolga su voi tutti, cari fratelli e sorelle ammalati, il suo sguardo di consolazione e di speranza, e vi sostenga nel portare la croce quotidiana in stretta unione con quella redentrice di Cristo.

Maria accompagni voi, cari sposi novelli, nel vostro cammino, perché le vostre famiglie siano comunità di intensa vita spirituale e di concreta testimonianza cristiana.






Mercoledì, 16 Febbraio 2000

16200

1. Dopo l'apertura della Porta Santa nelle quattro Basiliche Romane, stiamo ora avanzando a grandi passi nell'itinerario ecclesiale di conversione e riconciliazione proposto dal Giubileo. Com'è noto, uno degli aspetti spirituali più significativi e profondi del Giubileo è il pellegrinaggio, segno della stessa condizione di ogni essere umano in quanto homo viator. Come ho sottolineato nella Bolla di indizione del Giubileo, esso "è esercizio di ascesi operosa, di pentimento per le umane debolezze, di costante vigilanza sulla propria fragilità, di preparazione interiore alla riforma del cuore" (cfr Incarnationis mysterium, 7).

Questo significato interiore del pellegrinaggio viene ulteriormente approfondito e completato dai contenuti di fede e di spiritualità che promanano dai luoghi sacri, che per antica tradizione sono meta di pellegrinaggi individuali e comunitari. Infatti, come il tempo, così anche lo spazio è segnato da particolari interventi salvifici di Dio e, proprio per questo, alcuni luoghi possono favorire un peculiare contatto col divino (cfr Lettera sul pellegrinaggio, n. 2).

2. Nella consapevolezza di questi fondamentali contenuti spirituali del pellegrinaggio, ho deciso di visitare, in riferimento alle celebrazioni giubilari, la terra che è stata segnata in modo singolare dagli interventi di Dio nella Storia della salvezza. Nelle prossime settimane, pertanto, mi recherò in pellegrinaggio, a Dio piacendo, in alcuni luoghi particolarmente legati all'incarnazione del Verbo di Dio.

Sarebbe stato mio desiderio visitare innanzitutto Ur dei Caldei (cfr Lettera sul pellegrinaggio, 5), l'attuale Tal al Muqayyar nel sud dell'Iraq, luogo d'origine di Abramo, che si spostò poi con la famiglia a Carran (cfr
Gn 11,31), ove, secondo il racconto biblico, lo raggiunse la Parola del Signore che lo invitava a lasciare la sua terra e a mettersi in cammino verso il paese che gli avrebbe indicato (cfr Gn 12,1-3).

Con quell'invito, Abramo veniva costituito strumento di un disegno di salvezza che avrebbe abbracciato il futuro popolo dell'Alleanza ed anzi tutti i popoli del mondo. Egli obbedì e si pose in viaggio. Con lui la salvezza di Dio cominciò a camminare sulle strade della storia umana.

3. E' perciò importante "mettersi sulle orme di Abramo", per riscoprire le tracce della presenza amorosa di Dio accanto all'uomo e rivivere l'esperienza di fede di colui che san Paolo qualificherà come padre di tutti coloro che, circoncisi o non circoncisi, credono (cfr Rm 4,11-12). Con la sua fede tradotta in scelte concrete ed a volte perfino drammatiche, come l'abbandono della sicurezza della propria terra o il sacrificio dell'unico figlio Isacco, Abramo ottenne quella giustizia che lo rese amico di Dio, aderì pienamente al piano divino per sé e per la sua discendenza e divenne il capostipite di una moltitudine di credenti.

Camminando "sulle orme di Abramo" si impara, perciò, a valutare in concreto le esigenze di un atteggiamento di fede autentico e si sperimenta il dinamismo dell'iniziativa divina, che avrà in Cristo il suo punto di arrivo.

Consapevoli del proprio inscindibile legame con l'antico popolo dell'Alleanza, i cristiani riconoscono in Abramo il "padre nella fede" per antonomasia e sono lieti di imitarne l'esempio ponendosi in cammino "sulle sue orme".

4. E' per queste considerazioni che, a nome di tutta la Chiesa, avrei voluto recarmi a pregare ed a riflettere nel luogo, Ur dei Caldei, da cui Abramo partì. Poiché questo non mi è stato possibile, voglio realizzare almeno spiritualmente un simile pellegrinaggio. Per questo, mercoledì prossimo, in una speciale celebrazione che si terrà nell'Aula Paolo VI, rivivremo insieme i momenti salienti dell'esperienza di Abramo, ben sapendo che al grande Patriarca guardano non soltanto quanti vantano una discendenza fisica da lui, ma anche tutti coloro che si sentono sua discendenza spirituale.

Dopo questa prima sosta, sarà possibile proseguire con l'animo colmo di gratitudine verso le altre tappe attraverso le quali si è sviluppata la Storia della salvezza, a cominciare dal Monte Sinai, ove Mosè ebbe la rivelazione del Nome Santissimo di Dio e fu introdotto alla conoscenza del suo mistero.

Vi invito fin d'ora ad accompagnarmi con la preghiera in questo mio pellegrinaggio ai luoghi legati alla Storia della salvezza, che avrà il suo inizio proprio mercoledì prossimo con la speciale celebrazione dedicata ad Abramo, padre di tutti i credenti.

Notizie preoccupanti continuano a giungere dalla Repubblica Democratica del Congo. Nei giorni scorsi Mons. Emmanuel Kataliko, Arcivescovo di Bukavu, è stato impedito dalle locali autorità di far ritorno alla sua Diocesi. E' una grave violazione che ferisce dolorosamente tutti i cattolici!

Mentre mi sento solidale con il Clero e i fedeli di Bukavu, faccio voti affinché quel benemerito Presule possa tornare senza indugio in mezzo al gregge che gli è stato affidato.

Allo stesso tempo, elevo anche un accorato appello per l'applicazione più spedita degli accordi di pace di Lusaka, chiedendo al Signore unità e riconciliazione per quella diletta Nazione.

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca rivolto dal Papa ai pellegrini di Auschwitz:

Saluto cordialmente i pellegrini presenti a quest'udienza, e in modo particolare saluto i pellegrini giunti da Auschwitz. Do il benvenuto alle autorità municipali, ai rappresentanti di autogoverno, del clero e dei fedeli.

Saluto i pellegrini di Auschwitz. Auschwitz è un particolare testimone della terribile guerra che ha provocato milioni di vittime. La vostra città porta i segni della sofferenza e del martirio di molte nazioni. La voce di Auschwitz, il grido dell'uomo torturato, dovrebbe incessantemente scuotere il mondo affinché nella storia dell'umanità non si ripeta mai più la tragedia che si è consumata laggiù. Vi ringrazio per tutto ciò che fate per tenere viva la memoria di questo doloroso passato.

Vi sono grato anche per il dono che avete portato per il Papa. Sono stato sempre profondamente legato alla terra di Auschwitz e molti ricordi mi uniscono ad essa. Sono contento della vostra presenza e vi benedico tutti di cuore.
* * * * *


Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai partecipanti al corso dello "Studium" per futuri Postulatori e Collaboratori della Congregazione delle Cause dei Santi, ai quali auguro di lavorare con frutto al servizio del grande patrimonio di santità, che la Chiesa possiede, e di arricchirlo quotidianamente con la loro personale testimonianza.

Saluto i pellegrini dell'Arcidiocesi di Catania, accompagnati dall'Arcivescovo Monsignor Luigi Bommarito. Carissimi, vi ringrazio per la vostra gradita presenza ed auspico che la visita alle tombe degli Apostoli rafforzi il vostro quotidiano impegno evangelico.

Saluto poi con affetto il numeroso gruppo di giovani della Comunità "Cenacolo", provenienti dall'Italia, dalla Croazia e dalla Francia, guidati dal Vescovo di Saluzzo, Monsignor Diego Bona. Il Papa è con voi, carissimi; Egli apprezza la vostra opera e vi segue con la sua preghiera. Non scoraggiatevi dinanzi alle difficoltà. La Croce sia il vostro sostegno e da Cristo, morto e risorto, venga a voi il costante stimolo a perseverare nel cammino intrapreso così da essere testimoni di speranza nella società.

Saluto, altresì, i fedeli della Parrocchia Santuario di Santa Maria a Romituzzo in Poggibonsi, con l'Arcivescovo Monsignor Gaetano Bonicelli, venuti per far benedire le corone e la stella della venerata immagine della Madonna. Carissimi, auspico di cuore che cresca sempre più in ciascuno di voi l'autentica devozione mariana.

Saluto i membri del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, come pure quelli della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti della Federazione Provinciale di Brescia, e tutti ringrazio per la loro presenza.

Nel salutare, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli, mi piace ricordare i santi Cirillo e Metodio, di cui abbiamo fatto memoria all'inizio di questa settimana.

L'esempio dei due santi Fratelli di Salonicco, compatroni d'Europa, susciti in voi, cari giovani, il desiderio di servire generosamente il Vangelo negli ambienti in cui si svolge la vostra vita quotidiana. La loro intercessione ottenga per voi, cari malati, la grazia di accettare dalle mani di Cristo il dolore e la sofferenza, per farne occasione di salvezza per voi e per i fratelli. La protezione dei santi Cirillo e Metodio renda le vostre famiglie, cari sposi novelli, autentiche "chiese domestiche", dove si cresce ogni giorno nell'amore reciproco e nell'apertura alla vita.






Mercoledì, 23 Febbraio 2000

23200

Saluto tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai fedeli dell'Arcidiocesi di Taranto, venuti in pellegrinaggio a Roma insieme con l'Arcivescovo, Mons. Benigno Luigi Papa. Carissimi, vi ringrazio di cuore per la vostra gradita visita ed auspico che il pellegrinaggio giubilare vi offra la provvidenziale occasione per rinsaldare la vostra adesione a Cristo e per rinnovare i vostri generosi propositi di testimonianza evangelica.

Saluto, poi, i partecipanti all'annuale convegno dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari, presso il "Centro Mariapoli" di Castelgandolfo. Venerati e cari Fratelli nell'Episcopato, nel corso del vostro incontro un posto privilegiato occupa la riflessione sulla preghiera di Gesù nell'ultima Cena "affinché tutti siano una cosa sola" (
Jn 17,21). Fedeli alla spiritualità dell'unità ed attraverso un costante scambio di esperienze, proseguite nella vostra missione di costruttori di comunione all'interno delle Conferenze episcopali, in seno al presbiterio e nelle comunità diocesane. Mentre auguro ogni buon esito alla vostra riunione, accompagno i miei voti con la preghiera al Signore ed a Maria, Madre dell'unità.

Saluto anche gli allievi della Scuola di Polizia di Alessandria ed il gruppo di sacerdoti dell'Opera Romana Pellegrinaggi, ringraziandoli per la loro partecipazione.

Saluto, infine, i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Carissimi, siete sempre i benvenuti. Il Papa ha nel suo cuore un posto speciale per voi. A tutti rivolgo il mio affettuoso saluto, che accompagno con una speciale benedizione per ciascuno di voi e per le persone a voi care.

Saluti

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto di cuore i pellegrini croati qui presenti e imparto loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Saluto con affetto il gruppo dei pellegrini slovacchi provenienti da Trnava, Detvianska Huta, Látky, Banská Bystrica e Zázrivá.

Cari Fratelli e Sorelle, ieri abbiano celebrato la festa della Cattedra di san Pietro apostolo.

Vi auguro che la visita alla tomba di San Pietro vi sia di stimolo per un sempre più generoso impegno di testimonianza cristiana nella vostra Patria.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovena

Saluto voi pellegrini di Šmartno pri Litiji in Slovenia, che desiderate con la visita delle Porte Sante a Roma professare la vostra fede e rinnovare il personale impegno apostolico. Con questo desiderio Vi imparto la mia Benedizione Apostolica.
* * * * *


Mi recherò ora, nell’Aula Paolo VI, ove presiederò una celebrazione liturgica nel ricordo del Patriarca Abramo, nostro padre nella fede. Sarà questa la prima tappa di quel pellegrinaggio ad alcuni luoghi legati alla storia della salvezza che proseguirò domani partendo per l’Egitto e per il Monte Sinai.

Piazza San Pietro è collegata mediante la televisione con l’Aula Paolo VI: chi vorrà restare potrà seguire attraverso i maxi-schermi posti sulla Piazza quanto si svolgerà nella vicina Aula, e mettersi così spiritualmente in cammino “sulle orme di Abramo”. Potrà in tal modo rivivere il momento iniziale di quella “storia della salvezza” che raggiunse il suo culmine quando, nella pienezza dei tempi, il Figlio di Dio nacque dalla Vergine Maria. La vicenda di Abramo ha un’importanza fondamentale per i credenti di ogni epoca, e quindi anche per noi che guardiamo a lui come a un modello di incondizionata sottomissione al volere di Dio.





Mercoledì, 1° Marzo 2000

10300

1. Con grande gioia ho potuto recarmi in pellegrinaggio, la scorsa settimana, in Egitto sulle orme di Mosè. Momento culminante di questa esperienza straordinaria è stata la sosta ai piedi del Monte Sinai, la Santa Montagna : santa perché in essa Iddio si è rivelato al suo servo Mosè e gli ha manifestato il suo Nome; santa, inoltre, perché Dio vi ha fatto dono al suo popolo della sua Legge, i Dieci Comandamenti; santa, infine, perché i credenti, con la loro costante presenza, hanno reso il Monte Sinai un luogo di preghiera.

Sono grato a Dio per avermi concesso di sostare in preghiera nel luogo in cui Egli introdusse Mosè ad una più chiara conoscenza del suo mistero parlandogli dal roveto ardente ed offrì a lui ed al popolo eletto la legge dell'Alleanza, legge di vita e di libertà per ogni uomo. Di questa alleanza Iddio stesso si fece fondamento e garante.

2. Come ho avuto modo di dire sabato scorso, i Dieci Comandamenti schiudono davanti a noi l'unico futuro autenticamente umano e questo perché non sono l'arbitraria imposizione di un Dio tirannico. Jahvè li ha scritti nella pietra, ma li ha incisi soprattutto in ogni cuore umano quale universale legge morale valida ed attuale in ogni luogo ed in ogni tempo. Questa legge impedisce che l'egoismo e l'odio, la menzogna e il disprezzo distruggano la persona umana. I Dieci Comandamenti, con il loro costante richiamo alla divina Alleanza, pongono in luce che il Signore è l'unico nostro Dio e che ogni altra divinità è falsa e finisce per ridurre in schiavitù l'essere umano, portandolo a degradare la propria umana dignità.

"Ascolta, Israele ... Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli" (
Dt 6,4-7). Queste parole, che il pio ebreo ripete ogni giorno, risuonano anche nel cuore di ogni cristiano. "Ascolta! Questi precetti ti stiano fissi nel cuore!". Non si può pensare di essere fedeli a Dio se non se ne osserva la Legge. Essere fedeli a Dio, peraltro, è anche essere fedeli a se stessi, alla propria autentica natura e alle sue più profonde ed insopprimibili aspirazioni.

3. Sono grato all'Arcivescovo Damianos, Egumeno del Monastero di Santa Caterina, ed ai suoi Monaci per la grande cordialità con cui mi hanno accolto. L'Arcivescovo, che era ad attendermi all'ingresso del Monastero, mi ha illustrato le preziose "reliquie bibliche" là custodite: il pozzo di Ietro e soprattutto le radici del "roveto ardente", accanto alle quali mi sono inginocchiato ripensando alle parole con cui Dio rivelò a Mosè il mistero del suo essere: "Io sono colui che sono". Ho potuto, inoltre, ammirare le stupende opere d'arte, fiorite nel corso dei secoli dalla contemplazione e dalla preghiera dei Monaci.

Prima della celebrazione della Parola l'Arcivescovo Damianos ha ricordato che, proprio al di sopra di noi, si ergeva il Monte Horeb, con la cima del Sinai, il picco del Decalogo, il luogo in cui "nel fuoco e nell'oscurità" Dio parlò a Mosè. Da secoli in tale contesto una comunità di Monaci persegue l'ideale della perfezione cristiana in "una costante coercizione della natura e un instancabile controllo dei sensi", avvalendosi dei mezzi tradizionali del dialogo spirituale e della pratica ascetica. Al termine dell'incontro l'Arcivescovo con alcuni suoi Monaci mi ha accompagnato gentilmente fino all'aeroporto.

4. Colgo volentieri l'occasione per esprimere un rinnovato grazie al Presidente Mubarak, alle autorità egiziane ed a quanti hanno contribuito alla realizzazione del viaggio. L'Egitto è la culla di un'antichissima civiltà. In esso la fede cristiana arrivò fin dai tempi apostolici, specialmente con san Marco, discepolo di Pietro e di Paolo e fondatore della Chiesa di Alessandria.

Durante il pellegrinaggio ho avuto colloqui con Sua Santità il Patriarca Shenuda III, capo della Chiesa Copta Ortodossa e con Mohamed Sayed Tantawi, Grande Sceicco di Al-Azhar e capo religioso della comunità musulmana. Ad essi va l'espressione della mia riconoscenza, che si estende pure a Sua Beatitudine Stéphanos II Ghattas, Patriarca dei Copti Cattolici, ed agli altri Arcivescovi e Vescovi presenti.

Rinnovo il mio saluto alla piccola ma fervente comunità cattolica, che ho incontrato nella solenne celebrazione della Santa Messa al Cairo, alla quale hanno partecipato tutte le Chiese cattoliche presenti in Egitto: la Copta, la Latina, la Maronita, la Greca, l'Armena, la Siriaca e la Caldea. Intorno alla Mensa del Signore abbiamo celebrato la nostra fede comune e raccomandato a Dio lo slancio di vita e di apostolato dei fratelli e sorelle egiziani, che con tanto sacrificio e generosità danno testimonianza della loro fedele adesione al Vangelo nel Paese in cui la Sacra Famiglia trovò rifugio duemila anni fa.

Conservo un grato ricordo del significativo incontro con rappresentanti e fedeli delle Chiese e Comunità ecclesiali non cattoliche presenti in Egitto. I progressi ecumenici, che con la grazia dello Spirito Santo si sono fatti durante il secolo XX, possano conoscere ulteriori sviluppi che avvicinino sempre più la meta della piena unità, per la quale il Signore Gesù ha ardentemente pregato.

5. Il Monte Sinai richiama alla mia mente, quest'oggi, un altro monte sul quale, a Dio piacendo, avrò la gioia di recarmi alla fine di questo mese: il Monte delle Beatitudini in Galilea. Nel sermone della montagna, Gesù disse di non essere venuto ad abolire la Legge antica, ma a perfezionarla (cfr Mt 5,17). Di fatto, da quando il Verbo di Dio si è incarnato ed è morto sulla croce per noi, i Dieci Comandamenti si fanno udire attraverso la sua voce. Egli li radica mediante la vita nuova della Grazia nel cuore di chi crede in Lui. Il discepolo di Gesù non si sente perciò oppresso da una moltitudine di prescrizioni, ma, sospinto dalla forza dell'amore, avverte i Comandamenti di Dio come una legge di libertà: libertà di amare grazie all'azione interiore dello Spirito.

Le Beatitudini costituiscono l'evangelico completamento della Legge del Sinai. L'Alleanza allora stipulata col Popolo ebreo trova il suo perfezionamento nella nuova ed eterna Alleanza sancita nel sangue di Cristo. Cristo è la nuova Legge, ed in Lui la salvezza è offerta a tutte le genti.

A Cristo Gesù raccomando la prossima tappa del mio pellegrinaggio giubilare, che sarà la Terra Santa. Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera nella preparazione, soprattutto spirituale, di questo importante evento.

Saluti

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Un cordiale benvenuto al gruppo di "Amici del Movimento Salesiano di Don Bosco", della Repubblica Ceca.

Possa questo Anno Santo diventare per tutti voi un tempo forte di grazia, di riconciliazione, e di rinnovamento interiore.

Con questi voti, volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai fedeli dell'Arcidiocesi di Palermo, accompagnati dal loro Arcivescovo, il Signor Cardinale Salvatore De Giorgi, come pure a quelli dell'Arcidiocesi di Foggia-Bovino, guidati dal loro Pastore, Monsignor Domenico Umberto D'Ambrosio. Carissimi, vi ringrazio di cuore per la vostra gradita visita ed auspico che il pellegrinaggio giubilare offra a tutti voi la provvidenziale occasione per rinsaldare l'adesione personale e comunitaria a Cristo e per rinnovare i vostri generosi propositi di testimonianza evangelica.

Saluto poi i partecipanti al sesto Ritiro Nazionale per Sacerdoti, "alla maniera di Melchisedek", promosso dal Centro pastorale Logos dei Legionari di Cristo ed i fedeli, specialmente i ragazzi, della Parrocchia di Santa Maria della Pietà in Benevento, venuti per far benedire la statua della "Madonna con i bimbi del mondo", a conferma dell'impegno missionario dell'intera Comunità parrocchiale.

Saluto ora la Federazione italiana Gestori Carburanti di Milano, i partecipanti al settimo Festival Corale Internazionale "Orlando di Lasso", ed i professori di otorinolaringoiatria che partecipano al Congresso "Roma OSAS 2000".

Saluto anche gli allievi delle Scuole delle Trasmissioni "Caserma Perotti" e della Sanità e Veterinaria militare "Caserma Artale" di Roma.

Rivolgo, infine, il mio pensiero cordiale ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La vostra visita alla tomba di Pietro vi incoraggi a perseverare nella preghiera e ad approfittare del tempo favorevole del Giubileo.

A voi, cari giovani, Iddio chiede di farvi promotori di comunione e di comprensione, condividendo con i vostri coetanei una generosa testimonianza evangelica.

A voi, cari malati, il Signore domanda una particolare unione al mistero della Redenzione. Con il vostro patire, voi contribuite efficacemente alla missione della comunità dei credenti, che invoca dal Signore l'unità nell'amore e nella verità.

E voi, cari sposi novelli, sappiate edificare la vostra casa ad immagine dell'amore che unisce Cristo alla sua Sposa.

A tutti la mia Benedizione.







Catechesi 79-2005 26100