Catechesi 79-2005 8300

Mercoledì, 8 Marzo 2000

8300
1. La Quaresima rappresenta il punto culminante di quel cammino di conversione e di riconciliazione che l'Anno Giubilare, tempo privilegiato di grazia e di misericordia, propone a tutti i credenti per rinnovare la propria adesione a Cristo, unico Salvatore dell'uomo. Così scrivevo nel Messaggio per la Quaresima 2000, e con tale convinzione, intraprendiamo quest'oggi, Mercoledì delle Ceneri, l'itinerario penitenziale quaresimale. La liturgia odierna ci invita a pregare perché il Padre celeste conceda al popolo cristiano di iniziare con il digiuno un percorso di vera conversione, sì da affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male.

Ecco il messaggio del Grande Giubileo, che in Quaresima diventa ancor più eloquente. L'uomo, ogni uomo, è sollecitato alla conversione ed alla penitenza, è spinto all'amicizia con Dio, perché riceva in dono la vita soprannaturale, che colma le più profonde aspirazioni del suo cuore.

2. Ricevendo le ceneri sul capo, ci viene quest'oggi ricordato che siamo polvere ed in polvere ritorneremo. Questo pensiero, che è umana certezza, non viene ribadito perché crei in noi passiva rassegnazione al destino. Al contrario, la liturgia mentre sottolinea che siamo creature mortali, ci ricorda l'iniziativa misericordiosa di Dio, che vuol renderci partecipi della stessa sua vita eterna e beata.

Nel suggestivo rito dell'imposizione delle ceneri risuona per il credente un invito a non lasciarsi vincolare alle realtà materiali che, per quanto apprezzabili, sono destinate a svanire. Egli deve piuttosto lasciarsi trasformare dalla grazia della conversione e della penitenza per giungere alle vette ardite e pacificanti della vita soprannaturale. Solo in Dio l'uomo ritrova pienamente se stesso e scopre il significato ultimo della sua esistenza.

La porta giubilare è aperta per tutti! Entri chi sa di essere oppresso dalla colpa e chi si riconosce povero di meriti; entri chi si sente come polvere che il vento disperde; venga il debole e lo sfiduciato ad attingere rinnovato vigore dal Cuore di Cristo.

3. All'imposizione delle ceneri si accompagna, quest'oggi, la tradizionale pratica dell'astinenza e del digiuno. Non si tratta certo di mere osservanze esterne, di rituali adempimenti, ma di segni eloquenti d'un necessario cambiamento di vita. Il digiuno e l'astinenza, anzitutto, fortificano il cristiano per la lotta contro il male e per il servizio del Vangelo.

Con il digiuno e la penitenza viene chiesto al credente di rinunciare a beni e a soddisfazioni materiali legittime, per acquistare una maggiore libertà interiore, rendendosi disponibile all'attento ascolto della Parola di Dio e al generoso aiuto dei fratelli in necessità.

All'astinenza e al digiuno devono pertanto accompagnarsi gesti di solidarietà verso chi soffre e attraversa momenti difficili. La penitenza si fa' così condivisione con chi è emarginato e bisognoso. E' questo lo spirito anche del Grande Giubileo, che sollecita tutti a manifestare in maniera concreta l'amore di Cristo ai fratelli privi del necessario, alle vittime della fame, della violenza e dell'ingiustizia. Nel Messaggio per la Quaresima ho scritto a questo proposito: "Come possiamo chiedere la grazia del Giubileo se siamo insensibili alle necessità dei poveri, se non ci impegniamo a garantire a tutti i mezzi necessari per vivere dignitosamente?" (n. 5).

4. "Convertitevi e credete al Vangelo" (
Mc 1,15). Apriamo il cuore a queste parole, che risuonano frequentemente nel tempo di Quaresima. Il cammino di conversione e di adesione al Vangelo, che oggi intraprendiamo, ci faccia sentire tutti figli dell'unico Padre e rinvigorisca l'anelito all'unità dei credenti ed alla concordia tra i popoli. Prego il Signore perché ogni cristiano senta profondamente, in questa Quaresima giubilare, l'impegno a riconciliarsi con Dio, con se stesso e con i fratelli. E' questa la strada perché si realizzi l'auspicata piena comunione di tutti i discepoli di Cristo. Possa giungere presto il tempo in cui, grazie alla preghiera e alla testimonianza fedele dei cristiani, il mondo riconosca Gesù come unico Salvatore e, credendo in Lui, ottenga la pace.

Maria Santissima ci guidi in questi primi passi del cammino quaresimale, perché, varcando la porta santa della conversione sperimentiamo tutti la grazia di essere trasfigurati ad immagine di Cristo.

Saluti:

Saluto ai pellegrini della Repubblica Ceca:

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di Kutná Hora e al gruppo di Cappuccini provenienti dalla Boemia e dalla Moravia.

Oggi, con l'imposizione delle sacre ceneri, siamo entrati nella Quaresima, tempo prezioso di preghiera e di penitenza, che ci porta alla conversione e all'approfondimento dell'amore verso Dio e verso il prossimo. Cogliamo con pieno profitto questo tempo di speciali grazie!

Volentieri vi benedico tutti.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Cari fratelli e sorelle, i cristiani dei nostri giorni hanno un compito di vitale importanza: rendere testimonianza davanti al mondo che la loro fede e la loro speranza sono in Dio (cfr 1P 1,21). Tale impegno, mosso e permeato dalla carità, deve farsi annuncio costante della salvezza che Dio Uno e Trino offre ad ogni persona e ad ogni comunità sociale umana.

Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti ed volentieri imparto loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi provenienti da Bratislava, Michalovce, Prešov, Kavecany, Sabinov, Solivar, Zurigo e dalle scuole religiose di Košice e Vranov.

Cari Fratelli e Sorelle, l'apostolo Paolo così ci invita: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio" (2Co 5,20). Sentiamo all'inizio della Quaresima questo invito rivolto personalmente a ciascuno di noi e con generosità mettetelo in pratica.

A tutti voi ed ai vostri cari imparto la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Vorrei porgere il benvenuto a tutti i pellegrini neerlandesi e belgi, in particolare ai pellegrini della diocesi di Roermond, accompagnati dal Vescovo e dall’Ausiliare.

Oggi, Mercoledì delle Ceneri, la Chiesa intraprende l’itinerario di conversione e di riconciliazione , che l’Anno Giubilare, anno di grazia e di misericordia propone a tutti noi. Vi auguro che questa Quaresima rinnovi la propria adesione a Cristo,unico Salvatore dell’uomo.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !
* * * * *


Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, alla delegazione venuta per accendere la tradizionale "Fiaccola Benedettina" della pace, che quest'anno visiterà i monasteri delle Congregazioni benedettine presenti in Italia, guidata da Monsignor Riccardo Fontana, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, e da Monsignor Silvano Montevecchi, Vescovo di Ascoli Piceno. Ad essi, come pure alle altre Autorità e agli organizzatori presenti rivolgo un cordiale pensiero. Auspico che quest'interessante impresa, animata dal motto "pro Europa una", valga a rinsaldare l'impegno di solidarietà e di pace, che scaturisce dal Vangelo e di cui San Benedetto fu apostolo infaticabile.

Saluto anche il folto gruppo della Federazione Italiana "Donne Arti Professioni Affari", venute per ricordare la "Festa della Donna". Rinnovo volentieri a tutte le donne del mondo, nel giorno della loro festa, il mio augurio cordiale: possa la donna, grazie al crescente riconoscimento sociale del suo specifico contributo al bene comune, esprimere sempre meglio la ricchezza del proprio "genio", attuando così la sua autentica promozione.

Saluto, poi, i partecipanti al Congresso Nazionale dei Ragionieri e Periti Commerciali, i membri dell'Università della Terza età di Civitavecchia ed il gruppo dei Cavalieri di Sobieski, come pure i militari della Scuola di Fanteria di Cesano di Roma e quelli dell'Aeronautica Militare di Caserta.

Tutti ringrazio per la loro partecipazione.

Rivolgo ora un particolare saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

All'inizio del tempo quaresimale, vorrei invitare voi, cari giovani, a viverlo come un tempo di vita e di entusiasmo spirituale, sforzandovi di crescere nell'amicizia con Gesù.

Esorto voi, cari malati, ad intraprendere questo speciale itinerario spirituale con lo sguardo fisso su Gesù che ha sofferto ed è risorto, ricevendo dal suo Spirito forza, mitezza e speranza.

Ed infine chiedo a voi, cari sposi novelli, che siete alla primavera del vostro amore coniugale, di camminare ancor più fedelmente, in questi giorni della Quaresima, sulle orme di Cristo, cercando di imitarne l'umiltà e la fedeltà alla volontà divina.






Mercoledì, 29 Marzo 2000

29300

1. Dopo la commemorazione di Abramo e la breve ma intensa visita in Egitto e al Monte Sinai, il mio pellegrinaggio giubilare nei luoghi santi mi ha condotto nella Terra che ha visto la nascita, la vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo e i primi passi della Chiesa. Inesprimibili sono la gioia e la riconoscenza che porto nell'animo per questo dono del Signore, da me tanto desiderato. Dopo essere stato in Terra Santa durante il Concilio Vaticano II, ho avuto ora la grazia di tornarvi, insieme con alcuni miei Collaboratori, proprio nell'Anno del Grande Giubileo, bimillenario della nascita del Salvatore. E' stato come un tornare alle origini, alle radici della fede e della Chiesa.

Ringrazio il Patriarca latino ed i Vescovi delle diverse Chiese orientali cattoliche presenti in Terra Santa, insieme con i Francescani della Custodia, per la calorosa accoglienza ed il grande lavoro compiuto. Ringrazio vivamente le Autorità giordane, israeliane e palestinesi, che mi hanno accolto e favorito nel mio itinerario religioso. Ho apprezzato l'impegno da esse prodigato per la buona riuscita del viaggio ed ho loro rinnovato l'assicurazione della sollecitudine della Santa Sede per una pace giusta fra tutti i popoli della regione. Sono grato alle popolazioni di quelle terre per la grande cordialità riservatami.

2. La prima tappa - al Monte Nebo - era in continuità con quella del Sinai: dall'alto di quel monte Mosè contemplò la Terra promessa, dopo aver compiuto la missione affidatagli da Dio, e prima di rendere a Lui la sua anima. Ho iniziato il mio itinerario, in un certo senso, proprio da quello sguardo di Mosè, avvertendone l'intima suggestione, che valica i secoli e i millenni.

Quello sguardo si rivolgeva verso la valle del Giordano e il deserto di Giuda, là dove, nella pienezza dei tempi, sarebbe risuonata la voce di Giovanni il Battista, mandato da Dio, come nuovo Elia, a preparare la strada al Messia. Gesù volle farsi battezzare da lui, rivelando di essere l'Agnello di Dio che prendeva su di sé il peccato del mondo. La figura di Giovanni Battista mi ha introdotto sulle orme di Cristo. Con gioia ho celebrato una solenne Messa nello stadio di Amman per la comunità cristiana ivi residente, che ho trovato ricca di fervore religioso e ben inserita nel contesto sociale del Paese.

3. Lasciata Amman, ho preso alloggio presso la Delegazione Apostolica in Gerusalemme. Da lì, la prima meta è stata Betlemme, città che, tremila anni fa, diede i natali al re Davide e dove, mille anni dopo, secondo le Scritture, nacque il Messia. In quest'anno Duemila, Betlemme è posta al centro dell'attenzione del mondo cristiano: da lì, infatti, è sorta la Luce delle genti, Cristo Signore; da lì è partito l'annuncio di pace per tutti gli uomini che Dio ama.

Insieme con i miei Collaboratori, gli Ordinari cattolici, alcuni Cardinali e numerosi altri Vescovi ho celebrato la Santa Messa nella piazza centrale della città, che è attigua alla grotta in cui Maria diede alla luce Gesù e lo depose in una mangiatoia. Si è rinnovata nel mistero la gioia del Natale, la gioia del Grande Giubileo. Pareva di riascoltare l'oracolo di Isaia: "Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio" (
Is 9,5), insieme col messaggio angelico: "Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore" (Lc 2,10-11).

Con emozione nel pomeriggio mi sono inginocchiato nella grotta della Natività, dove ho sentito spiritualmente presente tutta la Chiesa, tutti i poveri del mondo, in mezzo ai quali Dio ha voluto piantare la sua tenda. Un Dio che, per ricondurci nella sua casa, si è fatto esule e profugo. Questo pensiero mi ha accompagnato mentre - prima di partire dai Territori Autonomi Palestinesi - visitavo, a Betlemme, uno dei tanti campi, dove da troppo tempo vivono più di tre milioni di profughi palestinesi. Possa l'impegno di tutti condurre finalmente a soluzione questo doloroso problema.

4. Il ricordo di Gerusalemme è indelebile nel mio animo. Grande è il mistero di questa città, in cui la pienezza del tempo si è fatta, per così dire, "pienezza dello spazio".Gerusalemme, infatti, ha ospitato l'avvenimento centrale e culminante della storia della salvezza: il mistero pasquale di Cristo. Là si è rivelato e realizzato lo scopo per cui il Verbo si è fatto carne: nella sua morte di croce e nella sua risurrezione "tutto si è compiuto" (cfr Jn 19,30). Sul Calvario l'Incarnazione si è manifestata come Redenzione, secondo l'eterno disegno di Dio.

Le pietre di Gerusalemme sono testimoni mute ed eloquenti di questo mistero. A cominciare dal Cenacolo, dove ho celebrato la santa Eucaristia, nel luogo stesso in cui Gesù l'ha istituita. Là, dove è nato il sacerdozio cristiano, ho ricordato tutti i sacerdoti, e ho firmato la mia lettera a loro indirizzata per il prossimo Giovedì Santo.

Testimoniano il mistero gli ulivi e la roccia del Getsemani, dove Cristo, preso da angoscia mortale, ha pregato il Padre prima della Passione. In modo tutto particolare, testimoniano quelle ore drammatiche il Calvario e la tomba vuota, il Santo Sepolcro. Domenica scorsa, giorno del Signore, ho rinnovato proprio là l'annuncio di salvezza che attraversa i secoli e i millenni: Cristo è risorto! E' stato quello il momento in cui il mio pellegrinaggio ha raggiunto il suo culmine. Per questo ho sentito il bisogno di sostare ancora in preghiera nel pomeriggio sul Calvario, ove Cristo ha versato il suo sangue per l'umanità.

5. A Gerusalemme, Città santa per ebrei, cristiani e musulmani, ho incontrato i due Rabbini Capi di Israele e il Gran Mufti di Gerusalemme e di Terra Santa. Ho poi avuto un incontro con i rappresentanti delle altre due religioni monoteiste, l'ebraica e la musulmana. Pur attraverso grandi difficoltà, Gerusalemme è chiamata a diventare il simbolo della pace fra quanti credono nel Dio di Abramo e si sottomettono alla sua legge. Possano gli uomini affrettare il compimento di questo disegno!

A Yad Vashem, Memoriale della Shoah, ho reso omaggio ai milioni di ebrei vittime del nazismo. Ancora una volta ho espresso profondo dolore per quella terrificante tragedia ed ho ribadito che "noi vogliamo ricordare" per impegnarci insieme - ebrei, cristiani e uomini tutti di buona volontà - a sconfiggere il male con il bene, per camminare sulla via della pace.

Numerose Chiese vivono oggi la loro fede in Terra Santa, eredi di antiche tradizioni. Questa diversità è una grande ricchezza, purché si accompagni allo spirito di comunione nella piena adesione alla fede dei Padri. L'incontro ecumenico, che si è svolto nel Patriarcato Greco-Ortodosso di Gerusalemme con intensa partecipazione da parte di tutti, ha segnato un passo importante nel cammino verso la piena unità tra i cristiani. E' stato per me motivo di grande gioia potermi intrattenere con Sua Beatitudine Diodoros, Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, e con Sua Beatitudine Torkom Manoogian, Patriarca armeno di Gerusalemme. Invito tutti a pregare perché il processo di intesa e di collaborazione tra i cristiani delle varie Chiese si consolidi e si sviluppi.

6. Grazia singolare di questo pellegrinaggio è stato celebrare la Messa sul Monte delle Beatitudini, presso il Lago di Galilea, con numerosissimi giovani provenienti dalla Terra Santa e dal mondo intero.Un momento carico di speranza! Proclamando e consegnando ai giovani i Comandamenti di Dio e le Beatitudini, ho visto in loro il futuro della Chiesa e del mondo.

Sempre sulla riva del Lago, ho visitato con grande emozione Tabgha, dove Cristo moltiplicò i pani, il "luogo del primato", dove Egli affidò a Pietro la guida pastorale della Chiesa, e infine, a Cafarnao, i resti sia della casa di Pietro che della sinagoga, in cui Gesù si rivelò come il Pane disceso dal Cielo per dare la vita al mondo (Jn 6,26-58).

Galilea! Patria di Maria e dei primi discepoli; patria della Chiesa missionaria tra le genti! Penso che Pietro l'abbia sempre avuta nel cuore; ed è così anche per il suo Successore!

7. Nella festa liturgica dell'Annunciazione, quasi risalendo alle sorgenti del mistero della fede, sono andato ad inginocchiarmi nella grotta dell'Annunciazione a Nazaret, dove, nel seno di Maria, "il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14). Là, riflesso nel "fiat" della Vergine, è possibile ascoltare, in silenzio adorante, il "sì" pieno d'amore di Dio all'uomo, l'amen del Figlio eterno, che apre ad ogni uomo la via della salvezza. Là, nel reciproco donarsi di Cristo e di Maria, sono i cardini di ogni "porta santa". Là, dove Dio si è fatto uomo, l'uomo ritrova la sua dignità e la sua altissima vocazione.

Ringrazio quanti nelle varie diocesi, nelle case religiose, nelle comunità contemplative hanno seguito spiritualmente i passi del mio pellegrinaggio ed assicuro che nei luoghi visitati ho portato con me nella preghiera tutta la Chiesa. Mentre esprimo ancora al Signore la mia gratitudine per questa indimenticabile esperienza, chiedo a Lui con umile fiducia che ne tragga frutti abbondanti per il bene della Chiesa e dell'umanità.

Desidero rivolgere un pensiero alle care popolazioni delle Filippine, dove, nella grande isola di Mindanao, si sono purtroppo intensificate le tensioni, che stanno causando violenti scontri.

Prego per tutti gli abitanti di quella regione e, in particolare, per i responsabili politici e militari, affinché il Signore li illumini e li muova a fare tutto il possibile per porre fine alla violenza ricercando soluzioni pacifiche ai problemi esistenti.

Alle famiglie, che soffrono per questa situazione, esprimo la mia vicinanza e la mia solidarietà.

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini della Missione Cattolica Ceca, in Svizzera.

Carissimi, cogliamo con pieno profitto questo tempo di Quaresima, tempo di preghiera e di penitenza, che ci porta alla conversione e all'approfondimento dell'amore verso Dio e verso il prossimo.

Volentieri vi benedico tutti.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso vorrei salutare tutti i pellegrini neerlandesi e belgi..

Il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli in questo Anno Giubilare vi aiuti a seguire Cristo in un modo più intenso nella vita quotidiana.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !
* * * * *


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana; in particolare, i fedeli dell'Arcidiocesi di Capua, accompagnati dall'Arcivescovo Monsignor Bruno Schettino e da Monsignor Luigi Diligenza, Arcivescovo emerito. Cari Fratelli e Sorelle, grazie di cuore per la vostra presenza e per le vostre fervide manifestazioni di fede, che mi ricordano la visita pastorale di alcuni anni fa alla vostra Comunità diocesana. Vi auguro cordialmente di continuare a camminare con coraggio e con gioia sulle vie del Vangelo.

Saluto poi i fedeli dell'Arcidiocesi di Sant'Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, guidati dal loro Pastore, Monsignor Salvatore Nunnari. Carissimi Fratelli e Sorelle, voi volete ricordare con questo vostro pellegrinaggio giubilare anche il ventesimo anniversario del terribile sisma che nel 1980 ha distrutto interi paesi dell'Alta Irpinia e falciato migliaia di vite umane. Vi sono vicino con l'affetto e per tutti invoco il consolante sostegno del Signore, perché possiate essere testimoni di speranza nella regione.

Saluto, inoltre, il gruppo della Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia, accompagnato dal Vescovo Monsignor Gennaro Pascarella. Carissimi, possa la vostra visita giubilare essere ricca di frutti spirituali e apostolici a beneficio della vostra intera Comunità diocesana. Mi rivolgo adesso al gruppo dei fedeli dell'Arcidiocesi di Sassari con il loro Arcivescovo Monsignor Salvatore Isgrò, della Diocesi di Fossano con il loro Vescovo Monsignor Natalino Pescarolo e della Diocesi di Terni: vi ringrazio di cuore per la vostra gradita visita ed auspico che il pellegrinaggio giubilare offra a ciascuno di voi la provvidenziale occasione per rinsaldare l'adesione a Cristo e per rinnovare i generosi propositi di testimonianza evangelica.

Saluto anche i Responsabili regionali della C.I.S.L. in Sardegna, ringraziandoli volentieri per la loro presenza.

Rivolgo, infine, il mio pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli.

Cari giovani, il tempo di Quaresima, che stiamo vivendo, vi aiuti a riscoprire il grande dono del Battesimo che siamo chiamati a testimoniare con coraggio e fedeltà. Voi, cari ammalati, sappiate trovare nella meditazione della Passione del Signore conforto e speranza in ogni situazione. A voi, cari sposi novelli, l'esempio di Gesù, che offre la vita per i suoi amici, sia di incoraggiamento a vivere, nella donazione reciproca, la vostra vocazione familiare e matrimoniale.

A tutti la mia Benedizione




Mercoledì, 5 Aprile 2000: La gloria della Trinità nell’Incarnazione

50400

1. “Un’unica fonte e un’unica radice, un’unica forma rifulge del triplice splendore. Là dove brilla la profondità del Padre, erompe la potenza del Figlio, sapienza artefice dell’universo intero, frutto generato dal cuore paterno! E ivi sfolgora la luce unificante dello Spirito Santo”. Così cantava agli inizi del V secolo Sinesio di Cirene nell’Inno II, celebrando all’alba di un nuovo giorno la Trinità divina, unica nella fonte e triplice nello splendore. Questa verità dell’unico Dio in tre persone uguali e distinte non è relegata nei cieli; non può essere interpretata come una sorta di “teorema aritmetico celeste” da cui non deriva nulla per l’esistenza dell’uomo, come supponeva il filosofo Kant.

2. In realtà, come abbiamo ascoltato nel racconto dell’evangelista Luca, la gloria della Trinità si rende presente nel tempo e nello spazio e trova la sua epifania più alta in Gesù, nella sua incarnazione e nella sua storia. Il concepimento di Cristo è letto da Luca proprio alla luce della Trinità: sono le parole dell’angelo ad attestarlo, parole indirizzate a Maria e pronunziate all’interno della modesta casa del villaggio galilaico di Nazaret, riportato alla luce dall’archeologia. Nell’annunzio di Gabriele, si manifesta la trascendente presenza divina: il Signore Dio - attraverso Maria e nella linea della discendenza davidica - dona al mondo suo Figlio: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre” (
Lc 1,31-32).

3. Duplice è qui il valore del termine “figlio”, perché in Cristo si uniscono intimamente il legame filiale col Padre celeste e quello con la madre terrena. Ma all’Incarnazione partecipa anche lo Spirito Santo, ed è appunto il suo intervento che rende quella generazione unica e irripetibile: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo: Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,35). Le parole che l’angelo proclama sono come un piccolo Credo, che fa luce sull’identità di Cristo in relazione alle altre Persone della Trinità. È la fede corale della Chiesa, che Luca pone già agli esordi del tempo della pienezza salvifica: Cristo è il Figlio del Dio Altissimo, il Grande, il Santo, il Re, l’Eterno, la cui generazione nella carne è compiuta per opera dello Spirito Santo. Perciò, come dirà Giovanni nella sua Prima Lettera, “chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre” (1Jn 2,23).

4. Al centro della nostra fede c’è l’Incarnazione, nella quale si rivela la gloria della Trinità e il suo amore per noi: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria” (Jn 1,14). “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Jn 3,16). “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui” (1Jn 4,9). Attraverso queste parole degli scritti giovannei riusciamo a comprendere come la rivelazione della gloria trinitaria nell’Incarnazione non sia una semplice illuminazione che squarcia la tenebra per un istante, ma un seme di vita divina deposto per sempre nel mondo e nel cuore degli uomini.

Emblematica in questo senso è una dichiarazione dell’apostolo Paolo nella Lettera ai Galati: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; se figlio, sei anche erede per volontà di Dio” (Ga 4,4-7 cfr Rm 8,15-17). Il Padre, il Figlio e lo Spirito sono presenti, dunque, e agiscono nell’Incarnazione per coinvolgerci nella loro stessa vita. “Tutti gli uomini - ha ribadito il Concilio Vaticano II - sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da Lui veniamo, per Lui viviamo, a Lui siamo diretti” (LG 3). E, come affermava san Cipriano, la comunità dei figli di Dio è “un popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (De Orat. Dom. 23).

5. Conoscere Dio e il suo Figlio è accogliere il mistero della comunione d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nella propria vita, che si apre già fin d’ora alla vita eterna nella partecipazione alla vita divina. La vita eterna è, dunque, la vita stessa di Dio e insieme la vita dei figli di Dio. Stupore sempre nuovo e gratitudine senza limiti non possono non prendere il credente di fronte a questa inattesa e ineffabile verità che ci viene da Dio in Cristo” (Evangelium vitae EV 37-38).

In questo stupore e in questa accoglienza vitale dobbiamo adorare il mistero della Santissima Trinità, che “è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina” (Catechismo della Chiesa Cattolica, CEC 234).

Nell’Incarnazione contempliamo l’amore trinitario che si dispiega in Gesù; un amore che non resta chiuso in un cerchio perfetto di luce e di gloria, ma si irradia nella carne degli uomini, nella loro storia; pervade l’uomo rigenerandolo e rendendolo figlio nel Figlio. E per questo - come diceva sant’Ireneo - la gloria di Dio è l’uomo vivente: “Gloria enim Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei”; lo è non solo per la sua vita fisica ma soprattutto perché “la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio” (Adversus Haereses IV, 20,7). E vedere Dio è essere trasfigurati in lui: “Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Jn 3,2).

Sabato 8 aprile si celebrerà la Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti, dedicata quest'anno alla condizione dei Rom vittime del conflitto in Kosovo.

Auspico che la Giornata valga a promuovere il pieno rispetto della dignità umana di questi nostri fratelli favorendone l'adeguato inserimento nella società. Con particolare gioia guardo, altresì, all'incontro che avrò in occasione delle celebrazioni giubilari per i migranti e gli itineranti, all'inizio del mese di giugno prossimo.

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini della Parrocchia di Troubsko!
Carissimi, approfittate di questo tempo di Quaresima per la propria conversione e santificazione.
Volentieri vi benedico tutti.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini croati presenti qui in Piazza San Pietro e volentieri imparto loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!
* * * * *


Saluto, ora, tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai fedeli dell'Arcidiocesi di Lecce, accompagnati dal loro Arcivescovo, Monsignor Cosmo Francesco Ruppi. Cari Fratelli e Sorelle, grazie di cuore per la vostra presenza. Ricordo con piacere la visita pastorale del 1994, durante la quale ho inaugurato il nuovo seminario ed avviato il cammino sinodale dell'Arcidiocesi. Auguro di cuore che, concluso ora il vostro Sinodo, vi impegniate con slancio a metterne in pratica le decisioni. Promuovete un'attiva pastorale delle vocazioni e testimoniate il Vangelo dell'accoglienza verso i profughi, come già da anni state facendo, talora con grandi sacrifici, nel Centro "Regina pacis". Iddio vi aiuti nel portare a compimento i vostri propositi di bene.

Saluto anche i fedeli della Diocesi di Tortona con il loro Vescovo, Monsignor Martino Canessa, quelli di Ventimiglia-San Remo, guidati dal Vescovo Monsignor Giacomo Barabino, come pure quelli della Diocesi di Susa. Carissimi, grazie per la vostra visita. Auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio giubilare sia ricco di frutti spirituali e pastorali a beneficio delle vostre rispettive Comunità diocesane, alle quali invio un benedicente ed affettuoso pensiero.

Saluto poi il folto pellegrinaggio degli Alpini con i loro familiari, gli Ufficiali dell'Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze, gli Ufficiali ed i Sottufficiali dell'Aeroporto Militare di Capodichino, i Militari del Comando Forze di Difesa di Vittorio Veneto, gli Addetti Militari delle Ambasciate accreditate in Italia, gli Allievi Marescialli dell'Esercito Italiano ed i membri della Scuola Tecnica della Polizia di Stato.

Vi sono molto grato per la vostra gradita presenza. Iddio vi aiuti a compiere sempre con grande fedeltà la vostra missione al servizio della pace e della sicurezza dell'intera Comunità italiana.

Un cordiale saluto, infine, ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. In questo tempo di Quaresima, vi esorto a proseguire con generosità il cammino verso la Pasqua, mistero centrale della nostra fede.

Con particolare affetto penso a voi, cari giovani studenti, che in così grande numero siete oggi presenti e vi incoraggio a testimoniare con viva fede la salvezza che scaturisce dalla croce di Cristo.

A voi, cari ammalati, auguro di guardare a Gesù crocifisso e risorto, perché possiate vivere le sofferenze sempre come atto di amore.

E voi, cari sposi novelli, imitando la perdurante fedeltà di Cristo verso la Chiesa sua Sposa, fate della vostra esistenza un dono reciproco e gioioso.






Mercoledì, 12 Aprile 2000: La gloria della Trinità nel battesimo di Cristo

12400

1. La lettura or ora proclamata ci porta sulle rive del Giordano. Ci soffermiamo oggi spiritualmente sulle sponde del fiume che scorre lungo i due Testamenti biblici, per contemplare la grande epifania della Trinità nel giorno in cui Gesù si presenta alla ribalta della storia, proprio in quelle acque, per iniziare il suo ministero pubblico.

L’arte cristiana personificherà questo fiume sotto le sembianze di un vecchio che assiste stupito alla visione che si compie nel suo grembo acquatico. In esso, infatti, come afferma la liturgia bizantina, “si lava il Sole Cristo”. Questa stessa liturgia nel Mattutino del giorno della Teofania o Epifania di Cristo immagina un dialogo col fiume: “Giordano, che cos’hai visto per turbarti così fortemente? - Ho visto l’Invisibile nudo e sono stato scosso da un tremito. Come, infatti, non fremere e non cedere davanti a Lui? Gli angeli fremettero alla sua vista, il cielo impazzì, la terra tremò, il mare ritornò indietro con tutti gli esseri visibili e invisibili. Il Cristo è apparso nel Giordano per santificare tutte le acque!”.

2. La presenza della Trinità in quell’evento è limpidamente affermata in tutte le redazioni evangeliche dell’episodio. Abbiamo poc’anzi ascoltato quella più ampia di Matteo che introduce anche un dialogo tra Gesù e il Battista. Al centro della scena emerge la figura di Cristo, il Messia che compie in pienezza ogni giustizia (cfr
Mt 3,15). Egli è colui che porta a compimento il progetto divino di salvezza, facendosi umilmente solidale con i peccatori.

La sua volontaria umiliazione gli ottiene un innalzamento meraviglioso: su di lui risuona la voce del Padre che lo proclama “Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (ibidem, v.Mt 3,17). È una frase che combina in sé due aspetti del messianismo di Gesù: quello davidico, attraverso l’evocazione di un carme regale (cfr Ps 2,7) e quello profetico, attraverso la citazione del primo canto del Servo del Signore (cfr Is 42,1). Si ha, quindi, la rivelazione dell’intimo legame d’amore di Gesù col Padre celeste insieme con la sua investitura messianica di fronte all’intera umanità.

3. Nella scena irrompe anche lo Spirito Santo sotto forma di “colomba” che “scende e si posa” sul Cristo. Si può ricorrere a vari riferimenti biblici per illustrare questa immagine: alla colomba che indica la fine del diluvio e il sorgere di una nuova era (cfr Gn 8,8-12 1P 3,20-21), alla colomba del Cantico dei Cantici, simbolo della donna amata (cfr Ct 2,14 Ct 5,2 Ct 6,9), alla colomba che è quasi uno stemma per indicare Israele in alcuni passi veterotestamentari (cfr Os 7,11 Ps 68,14).

È significativo un antico commento giudaico al passo della Genesi (cfr ) che descrive l’aleggiare con tenerezza materna dello Spirito sulle acque primordiali: “Lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque come una colomba che aleggia sui suoi piccoli senza toccarli” (Talmud, Hagigah 15a). In Gesù scende, come forza d’amore sovrabbondante, lo Spirito Santo. Proprio riferendosi al Battesimo di Gesù, il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna: “Lo Spirito, che Gesù possiede in pienezza fin dal suo concepimento, si posa e rimane su di lui. Egli ne sarà la sorgente per tutta l’umanità” (CEC 536).

4. Al Giordano, dunque, tutta la Trinità è presente per rivelare il suo mistero, autenticare e sostenere la missione di Cristo e per indicare che con lui la storia della salvezza entra nella sua fase centrale e definitiva. Essa coinvolge il tempo e lo spazio, la vicenda umana e l’ordine cosmico, ma in primo luogo le tre divine Persone. Il Padre affida al Figlio la missione di condurre a compimento nello Spirito la “giustizia”, cioè la salvezza divina.

Cromazio, Vescovo di Aquileia, nel IV secolo, in una sua omelia sul battesimo e sullo Spirito Santo afferma: “Come la nostra prima creazione fu opera della Trinità, così la nostra seconda creazione è opera della Trinità. Il Padre non fa nulla senza il Figlio e senza lo Spirito Santo, perché l’opera del Padre è anche del Figlio e l’opera del Figlio è anche dello Spirito Santo. Non c’è che una sola e medesima grazia della Trinità. Siamo, dunque, salvati dalla Trinità perché in origine siamo stati creati solo dalla Trinità” (Sermone 18A).

5. Dopo il battesimo di Cristo, il Giordano è diventato anche il fiume del battesimo cristiano: l’acqua del fonte battesimale è, secondo una tradizione cara alle Chiese d’Oriente, un Giordano in miniatura. Ne è prova la seguente preghiera liturgica: “Noi ti preghiamo, allora, o Signore, perché l’azione purificatrice della Trinità discenda sulle acque battesimali e sia data loro la grazia della redenzione e la benedizione del Giordano nella forza, nell’azione e nella presenza dello Spirito Santo” (Grandi Vespri della Santa Teofania del Signore nostro Gesù Cristo, Benedizione delle acque).

A una simile idea sembra ispirarsi anche s. Paolino di Nola in alcuni versi concepiti come didascalia per il battistero: “Questo fonte, generatore delle anime bisognose di salvezza, sprigiona un fiume vivo di luce divina. Lo Spirito Santo discende dal cielo in questo fiume e ne unisce le acque sacre con la sorgente celeste; l’onda diventa pregna di Dio e genera dall’eterno seme una santa progenie con le sue acque feconde” (Lettera 32,5). Uscendo dall’acqua rigeneratrice del fonte battesimale, il cristiano inizia il suo itinerario di vita e di testimonianza.

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Cari fratelli e sorelle, l'annuncio costante della salvezza offerta da Dio agli uomini esige una nuova evangelizzazione della società contemporanea, con il concorso attivo di tutti i membri del Popolo cristiano. L'evangelizzazione poi deve abbracciare la famiglia, la scuola, la cultura, le scienze, le comunicazioni sociali, il mondo dell'economia e della politica. Come recentemente ho ricordato ai vostri Vescovi, occorre che «nessun ambito della vita ... resti escluso dall'annuncio del Vangelo» (Discorso Ai Vescovi di Croazia in visita "ad limina Apostolorum" 13 marzo 1999).

Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati ed imparto a loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto i pellegrini giunti dalla Lituania. La vostra visita a Roma, cittr degli Apostoli e dei martiri, vi aiuti a prepararvi alla Pasqua del Signore ormai vicina con nuovo coraggio nel cammino della fede. Quest’Anno Santo sia per voi, per i vostri familiari e per tutti i connazionali un anno di grazia.

Dio vi benedica! Sia lodato Gesu Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto con affetto i pellegrini ungheresi da Budapest e da Ajka.

Di cuore invoco la mia benedizione apostolica su di loro tutti e su sui cari.

Sia lodato Gesù Cristo !



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso saluto tutti in pellegrini belgi e neerlandesi, in particolare i professori e gli alunni del Sint Catharina College’ di Geraardsbergen, qui presenti in questo Anno Giubilare, in occasione del 150° anniversario della fondazione del collegio.

Il vostro pellegrinaggio vi ispira a percorrere il cammino di rinnovamento interiore, il cammino di riconciliazione con Dio e con gli altri.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !
* * * * *


Saluto, ora, tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, i fedeli della Diocesi di Teggiano-Policastro, che ringrazio per la loro visita. Carissimi Fratelli e Sorelle, auguro di cuore che questo vostro pellegrinaggio giubilare apporti gli auspicati frutti spirituali a beneficio della Comunità diocesana, alla quale invio un benedicente pensiero.

Saluto, poi, i Superiori e gli Alunni del Pontificio Seminario Campano Interrregionale. Nell'esprimervi, carissimi, l'augurio che il pellegrinaggio a Roma rafforzi la vostra fede, vi assicuro uno speciale ricordo nella preghiera, affinché possiate rispondere con generosità alla chiamata del Signore.

Saluto, altresì, l'Unione Nazionale Italiana Ex-Alunne Sacro Cuore, la Federazione Nazionale Dettaglianti Orafi Gioiellieri Argentieri e Orologiai, la Federazione Italiana Piloti dei Porti, l'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, il gruppo della "Santa Messa di San Proclo" di Firenze ed i partecipanti all'incontro Interforze del Consiglio Centrale di Rappresentanza dei Militari con i vari Comandi militari qui presenti. A tutti auguro di saper raccogliere il messaggio di saggezza e di fede inscritto negli antichi monumenti di Roma e, in particolare, nelle tombe degli Apostoli e dei martiri.

Rivolgo, inoltre, un pensiero affettuoso al gruppo di bambini bielorussi, ospiti della Parrocchia Cristo Re di Roma. Il Signore protegga voi, cari bambini, e quanti vi hanno generosamente accolto.

Saluto, infine, i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli.

La Quaresima si avvia rapidamente verso la sua conclusione e ci apprestiamo ormai a celebrare la domenica delle Palme, che aprirà i riti della Settimana Santa. Rivivremo nel Triduo Santo la passione, la morte e la risurrezione di Cristo e contempleremo il mistero centrale della nostra salvezza.

In esso voi, cari giovani, troverete una sorgente di luce, di speranza e di entusiasmo; voi, cari ammalati, un motivo di conforto, sentendo a voi vicino il volto sofferente del Salvatore. Auguro a voi, cari sposi novelli, di approfondire il vostro incontro con Cristo morto e risorto per noi, per andare avanti con fiducia nel cammino che avete insieme intrapreso.

Con tali sentimenti, imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.









Catechesi 79-2005 8300