Catechesi 79-2005 19400

Mercoledì, 19 Aprile 2000

19400

1. L'itinerario quaresimale, che abbiamo iniziato il Mercoledì delle Ceneri, raggiunge il suo culmine in questa Settimana opportunamente denominata «Santa». Ci apprestiamo, in effetti, a rivivere nei prossimi giorni gli eventi più sacri della nostra salvezza: la passione, la morte e la risurrezione di Cristo.

E' davanti a noi, in questi giorni, come simbolo eloquente dell'amore di Dio per l'umanità, la Croce. Risuona, al tempo stesso, nella liturgia l'invocazione del Redentore morente: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (
Mt 27,46 Mc 15,34). Lo sentiamo molto spesso "nostro" questo grido di sofferenza nelle varie penose situazioni dell'esistenza, che possono causare intimo sconforto, generare preoccupazioni e incertezze. Nei momenti di solitudine e di smarrimento, non rari nella vita dell'uomo, può affiorare nell'animo del credente l'esclamazione: il Signore mi ha abbandonato!

La passione di Cristo, però, e la sua glorificazione sull'albero della Croce offrono una diversa chiave di lettura di tali eventi. Sul Golgota il Padre, nel colmo del sacrificio del suo Figlio unigenito, non lo abbandona, anzi, porta a compimento il disegno di salvezza per l'intera umanità. Nella sua passione, morte e risurrezione ci viene rivelato che l'ultima parola nell'esistenza umana non è la morte, ma la vittoria di Dio sulla morte. L'amore divino, manifestato in pienezza nel mistero pasquale, vince la morte ed il peccato, che ne è la causa (cfr Rm 5,12).

2. In questi giorni della Settimana Santa entriamo nel cuore del piano salvifico di Dio. La Chiesa, in modo particolare durante quest'Anno Giubilare, vuole ricordare a tutti che Cristo è morto per ciascun uomo e ciascuna donna, perché il dono della salvezza è universale. La Chiesa mostra il volto di un Dio crocifisso, che non suscita paura, ma comunica soltanto amore e misericordia. Non è possibile restare indifferenti dinanzi al sacrificio di Cristo! Nell'animo di chi si sofferma a contemplare la passione del Signore scaturiscono spontaneamente sentimenti di profonda gratitudine. Salendo spiritualmente con Lui il Calvario, si giunge a sperimentare in qualche modo la luce e la gioia che promana dalla sua risurrezione.

Questo rivivremo, con l'aiuto di Dio, nel Triduo Pasquale. Attraverso l'eloquenza dei riti della Settimana Santa, la liturgia ci mostrerà l'inscindibile continuità che esiste tra la passione e la risurrezione. La morte di Cristo porta già in sé il germe della risurrezione.

3. Preludio al Triduo Pasquale sarà la celebrazione della Santa Messa Crismale nella mattina di domani, Giovedì Santo, che vedrà adunati nelle cattedrali diocesane i presbiteri attorno ai loro rispettivi Pastori. Verranno benedetti l'Olio degli infermi, quello dei catecumeni e il Crisma, per l'amministrazione dei Sacramenti. Un rito denso di significato, accompagnato dal gesto altrettanto significativo del rinnovo degli impegni e delle promesse sacerdotali da parte dei presbiteri. E' la giornata dei sacerdoti, che ogni anno porta noi, ministri della Chiesa, a riscoprire il valore e il senso del nostro sacerdozio, dono e mistero di amore.

In serata, rivivremo il memoriale dell'istituzione dell'Eucaristia, sacramento dell'amore infinito di Dio per l'umanità. Giuda tradisce Gesù; Pietro, nonostante tutte le sue affermazioni, lo rinnega; gli altri apostoli nel momento della passione si dileguano. Pochi gli rimangono accanto. Eppure è a questi uomini fragili che il Signore affida il suo testamento, offrendo se stesso nel corpo dato e nel sangue versato per la vita del mondo (cfr Jn 6,51). Mistero incommensurabile di condiscendenza e di bontà!

Nel Venerdì Santo risuonerà il racconto della Passione e saremo invitati a venerare la Croce, simbolo straordinario della misericordia divina. All'uomo, non poche volte incerto nel distinguere il bene dal male, il Crocifisso indica l'unica via che dà senso all'esistenza umana. E' la strada della totale accoglienza della volontà di Dio e del generoso dono di sé ai fratelli.

Il Sabato Santo, in una giornata di grande silenzio liturgico, ci fermeremo a riflettere sul senso di questi eventi. Veglierà sollecita la Chiesa con Maria, Madre Addolorata, e con Lei attenderà il sorgere dell'alba della risurrezione. In effetti, all'affacciarsi del "primo giorno dopo il sabato", il silenzio sarà rotto dal lieto annuncio pasquale, proclamato dal festoso canto dell'Exultet, durante la solenne liturgia della Veglia di Pasqua. Il trionfo di Cristo sulla morte verrà a scuotere, con la pietra del sepolcro, i cuori e le menti dei fedeli e a inondarli del medesimo gaudio provato dalla Maddalena, dalle pie donne, dagli Apostoli e da coloro ai quali il Risorto si è manifestato il giorno di Pasqua.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, disponiamo il cuore a vivere intensamente questo Triduo Santo. Lasciamoci pervadere dalla grazia di questi giorni santi e, come già esortava il santo Vescovo Atanasio, "seguiamo anche noi il Signore, cioè imitiamolo, e così avremo trovato il modo di celebrare la festa non soltanto esteriormente, ma nella maniera più fattiva, cioè non solo con le parole, ma anche con le opere" (Lettere pasquali, Lett. 14, 2).

Con tali sentimenti, auguro a tutti voi ed ai vostri cari un proficuo Triduo Santo ed una lieta Pasqua di risurrezione.

Saluti


Versione italiana del testo croato:

Carissimi, domani con la Messa «in Cena Domini» avrà inizio il Sacro Triduo Pasquale. Celebreremo i Misteri della nostra salvezza e della glorificazione di Cristo, il Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (cfr Jn 1,14) per compiere pienamente il disegno di amore del Padre. Auspico vivamente che questi giorni, segnati dal tempo del Grande Giubileo, rechino a tutti l'abbondante grazia del Signore risorto.

Nell'impartire la Benedizione Apostolica a voi qui presenti, saluto di cuore i fedeli delle Missioni Cattoliche Croate di Kassel e di Göttingen, il gruppo di Split e i partecipanti al pellegrinaggio promosso dal Movimento Demografico Croato.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Porgo un cordiale saluto ai pellegrini lituani. La Pasqua del Signore sia per voi come una nuova nascita in Dio e nella Chiesa.

Dio benedica voi e i vostri cari, affinché possiate essere sempre forti nel Signore e fedeli nella testimonianza che gli volete dare. Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso vorrei porgere il benvenuto a tutti i pellegrini neerlandesi e belgi.

Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli in questa Settimana Santa vi renda più consapevoli del significato dell’opera di salvezza del Signore.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !

Saluto del Santo Padre in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi provenienti da Budapest, Miskolc e Celldömölk (Arcidiocesi di Esztergom-Budapest e di Eger, Diocesi di Szombathely).



Saluto con affetto i pellegrini ungheresi da Budapest, Miskolc e Celldömölk.

Vi auguro buona Pasqua.

Di cuore invoco la mia benedizione apostolica su di loro tutti e su sui cari.

Sia lodato Gesù Cristo !

* * * * *

Rivolgo, ora, un saluto ai pellegrini di lingua italiana. Desidero ricordare specialmente la Comunità del Seminario Minore di Potenza, come pure i membri di diversi Istituti religiosi oggi presenti. Carissimi, auspico cordialmente che la Settimana Santa offra a ciascuno e a ciascuna l'occasione di percorrere con crescente entusiasmo il cammino della vostra consacrazione. Il Signore vi illumini e vi sostenga con la sua grazia.

Saluto, poi, i bambini ed i giovani bosniaci, accolti dall'Associazione "Insieme per gli altri" di Frosinone. Carissimi, grazie per la vostra gradita visita. Ai giovani ospiti, che provengono da un luogo per tanto tempo martoriato dalla guerra, formulo l'augurio di trarre frutto dal soggiorno in Italia; a quanti generosamente li ospitano auguro di sperimentare la gioia dell'accoglienza, che fa crescere lo spirito di fraternità e di solidarietà.

Saluto, infine, voi, cari giovani, cari ammalati, e voi, cari sposi novelli.

Domani entreremo del Triduo Santo che commemora i misteri centrali della salvezza.

Disponete i vostri cuori, cari giovani, a rinnovare la vostra adesione a Cristo, che sulla Croce si immola per noi.

Troverete in Cristo crocifisso e risorto, cari ammalati, conforto e sostegno nella vostra sofferenza.

Il mistero pasquale offrirà a voi, cari sposi novelli, un forte stimolo a fare della vostra esistenza un dono reciproco aperto all'amore fecondo di bene.

Con tali sentimenti, imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.






Mercoledì, 26 Aprile 2000: La gloria della Trinità nella Trasfigurazione

26400

1. In quest'Ottava di Pasqua, considerata come un unico grande giorno, la liturgia ripete senza stancarsi l'annuncio della risurrezione: "Gesù è veramente risorto!". Quest'annuncio spalanca un orizzonte nuovo all'intera umanità. Nella risurrezione diventa realtà quanto nella Trasfigurazione sul Tabor era misteriosamente adombrato. Allora il Salvatore svelava a Pietro, Giacomo e Giovanni il prodigio di gloria e di luce sigillato dalla voce del Padre: "Questi è il Figlio mio prediletto!" (
Mc 9,7).

Nella festa di Pasqua, queste parole ci appaiono nella loro pienezza di verità. Il Figlio prediletto del Padre, il Cristo crocifisso e morto, è risorto per noi. Nella sua luce noi credenti vediamo la luce e, "innalzati dallo Spirito - come afferma la liturgia della Chiesa d'Oriente -, cantiamo la Trinità consustanziale in tutti i secoli" (Grandi Vespri della Trasfigurazione di Cristo). Con il cuore colmo di gioia pasquale saliamo oggi idealmente il monte santo, che domina la pianura di Galilea, per contemplare l'evento che lassù si compì, anticipando gli eventi pasquali.

2. Cristo è al centro della Trasfigurazione. Verso lui convergono due testimoni della Prima Alleanza: Mosè, mediatore della Legge, ed Elia, profeta del Dio vivo. La divinità di Cristo, proclamata dalla voce del Padre, è anche svelata dai simboli che Marco tratteggia con i suoi tocchi pittoreschi. C'è, infatti, la luce e c'è il candore che rappresentano l'eternità e la trascendenza: "Le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche" (Mc 9,3). C'è poi la nube, segno della presenza di Dio nel cammino dell'Esodo di Israele e nella tenda dell'Alleanza (cfr Ex 13,21-22 Ex 14,19 Ex 14,24 Ex 40,34 Ex 40,38).

Canta ancora la liturgia orientale nel Mattutino della Trasfigurazione: "Luce immutabile della luce del Padre, o Verbo, nella tua brillante luce noi oggi abbiamo visto al Tabor la luce che è il Padre e la luce che è lo Spirito, luce che illumina ogni creatura".

3. Questo testo liturgico sottolinea la dimensione trinitaria della trasfigurazione di Cristo sul monte. È esplicita, infatti, la presenza del Padre con la sua voce rivelatrice. La tradizione cristiana intravede implicitamente anche la presenza dello Spirito Santo, sulla scia dell'evento parallelo del Battesimo al Giordano, ove lo Spirito discendeva su Cristo come una colomba (cfr Mc 1,10). Infatti, il comando dato dal Padre: "Ascoltatelo" (Mc 9,7) presuppone che Gesù sia ripieno di Spirito Santo, così che le sue parole siano «spirito e vita» (Jn 6,63 cfr Jn 3,34-35).

È, dunque, possibile salire sul monte per sostare, contemplare ed essere immersi nel mistero di luce di Dio. Nel Tabor sono rappresentati tutti i monti che ci conducono a Dio, secondo un'immagine cara ai mistici. Un altro testo della Chiesa d'Oriente ci invita a questa ascensione verso l'alto e verso la luce: "Venite, popoli, seguitemi! Saliamo sulla montagna santa e celeste, fermiamoci spiritualmente nella città del Dio vivente e contempliamo in spirito la divinità del Padre e dello Spirito che risplende nel Figlio unigenito" (tropario a conclusione del Canone di san Giovanni Damasceno).

4. Nella Trasfigurazione non solo contempliamo il mistero di Dio, passando di luce in luce (cfr Ps 36,10), ma siamo anche invitati ad ascoltare la parola divina che si rivolge a noi. Al di sopra della parola della Legge in Mosè e della profezia in Elia, risuona la parola del Padre che rinvia a quella del Figlio, come ho appena ricordato. Presentando il «Figlio prediletto», il Padre aggiunge l'invito ad ascoltarlo (cfr Mc 9,7).

Quando commenta la scena della Trasfigurazione, la Seconda Lettera di Pietro mette in grande evidenza la voce divina. Gesù Cristo "ricevette onore e gloria da Dio Padre quando nella maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto!». Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori" (2P 1,17-19).

5. Visione e ascolto, contemplazione e obbedienza sono, dunque, le vie che ci conducono al santo monte sul quale la Trinità si rivela nella gloria del Figlio. "La Trasfigurazione ci offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo, «il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Ph 3,21). Ma ci ricorda anche che «è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio» (Ac 14,22)" (CEC 556).

La liturgia della Trasfigurazione, come suggerisce la spiritualità della Chiesa d'Oriente, presenta nei tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, una «triade» umana che contempla la Trinità divina. Come i tre giovani nella fornace ardente del libro di Daniele (Da 3,51-90), la liturgia "benedice Dio Padre Creatore, canta il Verbo disceso in loro aiuto che cambia il fuoco in rugiada, ed esalta lo Spirito Santo che dona a tutti la vita nei secoli" (Mattutino della festa della Trasfigurazione).

Anche noi ora preghiamo il Cristo trasfigurato con le parole del Canone di san Giovanni Damasceno: "Mi hai sedotto col desiderio di te, o Cristo, e mi hai trasformato col tuo divino amore. Brucia i miei peccati col fuoco immateriale e degnati di colmarmi della tua dolcezza affinché, trasalendo di gioia, io esalti le tue manifestazioni".

Saluti



Versione italiana del testo in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini. Carissimi, prego Dio onnipotente perché infonda in voi la vera gioia della Risurrezione e vi accompagni sempre con i suoi numerosi doni. Con questi voti vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!



Versione italiana del testo in lingua croata:

Carissimi, il Signore risorto, vincitore della morte e del peccato, ha aperto agli uomini e alle donne di ogni tempo la via della salvezza ed ha inondato la storia della luce, della pace e della gioia della sua Pasqua. E' questo il dono dell'amore misericordioso e vittorioso di Dio, offerto all'umanità.

Benedico e saluto di cuore i numerosi gruppi di pellegrini croati, tra i quali ci sono le Suore Ancelle del Bambin Gesù di Croazia e di Bosnia ed Erzegovina che festeggiano il 25· della professione religiosa, il pellegrinaggio di «Mak», i giovani di Metkovic e Valpovo, gli Insegnanti di Varazdin e Rijeka, gli Studenti dell'Istituto Catechistico di Zagabria e gli Studenti del Liceo di Dubrovnik.

Siano lodati Gesù e Maria!


Versione italiana del testo in lingua lituana:

Saluto di cuore i pellegrini giunti dalla Lituania. Auspico per voi, che siete venuti alla ?sede di Pietro’ per gioire della Risurrezione del Signore, che lo Spirito di Dio sempre di piu apra i vostri cuori alla veritr del cammino cristiano ed al coraggio che Lui ci dr nel seguirLo.

Con la benedizione divina siate testimoni del Cristo Risorto in questo Anno Santo e sempre! Sia lodato Gesu Cristo!

Saluto del Santo Padre in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi provenienti da Hajdúdorog (Diocesi di Hajdúdorog):

Saluto con affetto i giovani da Hajdúdorog che sono arrivati con bicicletta. Il Signore risorto Vi accompagna sulla via del ritorno e su tutte le vostre vie.

Di cuore invoco la mia benedizione apostolica su di cari fedeli greco-cattolici di Hajdúdorog.

Sia lodato Gesù Cristo !
* * * * *


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo il mio pensiero ai fedeli della diocesi di Teano-Calvi, guidati dal loro Vescovo, Monsignor Francesco Tommasiello. Carissimi, auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio giubilare sia ricco di frutti spirituali a beneficio dell'intera vostra Comunità diocesana. Saluto, poi, i fedeli provenienti da Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi ed accompagnati dal loro Pastore, Monsignor Donato Negro. Cari Fratelli e Sorelle vi auguro di cuore che la vostra visita a Roma sia per tutti occasione di autentico rinnovamento religioso. Saluto pure quanti vengono da Isernia-Venafro, insieme con il Vescovo Monsignor Andrea Gemma. Carissimi, ben volentieri incoronerò la venerata effige della Beata Vergine Maria della Neve, che recate con voi. A Lei affido l'intero popolo cristiano della vostra diocesi.

Saluto adesso voi, membri dell'Associazione Sportiva Ragionieri Commercialisti, e voi, volontari del "Comitato della Croce", e vi ringrazio per la vostra partecipazione.

Un pensiero augurale rivolgo, altresì, a voi, cari Diaconi della Compagnia di Gesù, accompagnati dai vostri Superiori e familiari, mentre unisco un augurio per voi, cari giovani dell'Istituto Scolastico Comprensivo "Galileo Galilei" di Monteroduno; per voi, cari ragazzi della Parrocchia Beata Vergine Assunta di Turbigo, che in staffetta porterete nella vostra città la fiaccola qui benedetta. Abbraccio spiritualmente voi, carissimi ragazzi e ragazze che provenite da diversi Decanati, Parrocchie e Oratori della Lombardia e che quest'anno fate la vostra "Professione di fede". A voi e a tutti i vostri coetanei qui presenti auguro di vivere appieno il messaggio pasquale. Siate sempre fedeli al vostro Battesimo e siate testimoni gioiosi di Cristo morto e risorto per noi.

Un pensiero affettuoso a voi, cari ammalati, mentre vi esorto a guardare costantemente a colui che ha vinto la morte e che ci aiuta ad accogliere le sofferenze come preziosa occasione di redenzione e di salvezza. Invito infine voi, cari sposi novelli, a pensare e vivere la quotidiana esperienza familiare con lo sguardo rivolto alle "cose di lassù, dove si trova Cristo" (Col 3,1), che nella Pasqua si è immolato per noi.



Mercoledì, 3 Maggio 2000: La gloria della Trinità nella Passione

30500

1. Alla fine del racconto della morte di Cristo, il Vangelo fa risuonare la voce del centurione romano, che anticipa la professione di fede della Chiesa: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio” (
Mc 15,39). Nelle ultime ore dell’esistenza terrena di Gesù, si attua nelle tenebre la suprema epifania trinitaria. Il racconto evangelico della passione e morte di Cristo registra, infatti, pur nell’abisso del dolore, il permanere del suo intimo rapporto col Padre celeste.

Tutto inizia la sera dell’Ultima Cena tra le mura quiete del Cenacolo, ove però già aleggia l’ombra del tradimento. Giovanni ci ha conservato quei discorsi d’addio che sottolineano stupendamente il legame profondo e la reciproca immanenza tra Gesù e il Padre: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre... Chi ha visto me, ha visto il Padre... Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me” (Jn 14,7 Jn 14,9-11).

Dicendo questo, Gesù riprende le parole che aveva pronunziato poco tempo prima, quando aveva dichiarato in modo lapidario: “Io e il Padre siamo una cosa sola... Il Padre è in me e io nel Padre” (Jn 10,30 Jn 10,38). E nella preghiera che suggella i discorsi del Cenacolo, rivolto al Padre nella contemplazione della sua gloria, egli ribadisce: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi” (Jn 17,11). Con questa fiducia assoluta nel Padre, Gesù si avvia a compiere il suo atto supremo d’amore (cfr Jn 13,1).

2. Nella passione il vincolo che lo unisce al Padre si manifesta in modo particolarmente intenso e, al tempo stesso, drammatico. Il Figlio di Dio vive in pienezza la sua umanità, penetrando nell’oscurità della sofferenza e della morte che appartengono alla nostra condizione umana. Nel Getsemani, durante una preghiera simile a una lotta, a un’“agonia”, Gesù si rivolge al Padre con l’appellativo aramaico dell’intimità filiale: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu!” (Mc 14,36).

Di lì a poco, quando si scatena contro di lui l’ostilità degli uomini, egli ricorda a Pietro che quest’ora delle tenebre fa parte di un disegno divino del Padre: “Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?”(Mt 26,53-54).

3. Anche il dialogo processuale col Sommo Sacerdote si trasforma in una rivelazione della gloria messianica e divina che avvolge il Figlio di Dio. “Il Sommo Sacerdote gli disse: ‘Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio’. ‘Tu l’hai detto, gli rispose Gesù, anzi, io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo’” (Mt 26,63-64).

Quando sarà sulla croce gli spettatori gli ricorderanno sarcasticamente questa sua proclamazione: “Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!” (Mt 27,43). Ma per quell’ora a lui era riservato il silenzio del Padre, perché egli potesse farsi pienamente solidale con i peccatori e redimerli. Come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, “Gesù non ha conosciuto la riprovazione come se egli stesso avesse peccato. Ma nell’amore redentore che sempre lo univa al Padre, egli ci ha assunto nella nostra separazione da Dio” (CEC 603).

4. Sulla croce in realtà Gesù continua a intrattenere il suo dialogo intimo col Padre vivendolo in tutta la sua umanità lacerata e sofferente, senza mai smarrire l’atteggiamento fiducioso del Figlio che è “una cosa sola” col Padre. Da un lato, infatti, c’è quel silenzio misterioso del Padre, accompagnato dal buio cosmico e sottolineato dal grido: “‘Elì, Elì, lemà sabactani?’, che significa: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’” (Mt 27,46).

D’altro lato il Salmo 22, qui citato da Gesù, finisce in un inno al Signore sovrano del mondo e della storia; e questo aspetto è evidenziato nel racconto di Luca, secondo il quale le ultime parole di Cristo morente sono una luminosa citazione salmica con l’aggiunta dell’invocazione Padre: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46 cfr Ps 31,6).

5. A questo dialogo costante tra il Padre e il Figlio partecipa anche lo Spirito Santo. Ce lo dice la Lettera agli Ebrei, quando descrive con una formula in qualche modo trinitaria l’offerta sacrificale di Cristo, dichiarando che egli “offrì se stesso a Dio per mezzo di uno Spirito eterno” (He 9,14). Nella sua Passione, infatti, Cristo ha pienamente aperto il suo essere umano angosciato all’azione dello Spirito Santo e questi gli ha dato l’impulso necessario per fare della sua morte un’offerta perfetta al Padre.

Dal canto suo, il quarto Vangelo connette strettamente il dono del Paraclito con la “dipartita” di Gesù, cioè con la sua Passione e la sua morte, quando riferisce questa parola del Salvatore: “Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; se invece me ne vado, lo manderò a voi” (Jn 16,7). Dopo la morte di Gesù sulla croce, nell’acqua che sgorga dal suo lato trafitto (cfr Jn 19,34) è possibile riconoscere un simbolo del dono dello Spirito (cfr Jn 7,37-39). Il Padre glorifica allora suo Figlio dandogli la capacità di comunicare lo Spirito a tutti gli uomini.

Alla Trinità che si rivela anche nel giorno del dolore e delle tenebre eleviamo la nostra contemplazione, rileggendo le parole del “testamento” spirituale di Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein): “Non la sola attività umana ci può aiutare, ma la passione di Cristo: parteciparvi è mio vero desiderio. Accolgo fin d’ora la morte che Dio mi ha destinato, con perfetta unione alla sua santa volontà. Accogli, Signore, a tua gloria e a tua lode la mia vita e la mia morte per le intenzioni della Chiesa. Che sia accolto il Signore tra i suoi e venga a noi il suo Regno con gloria” (La potenza della Croce).

Saluti

Versione italiana del testo in lingua croata:

Cari fratelli e sorelle, occorre annunciare il Vangelo al mondo contemporaneo senza stancarsi e senza compromessi, coscienti che esso è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16). Nello stesso tempo, per poter rispondere pienamente alle esigenze della nuova evangelizzazione, è importante che l'agire quotidiano dei battezzati sia permeato da una fede viva e dal desiderio di santità, accompagnati dall'unità fattiva tra i fedeli laici e i Pastori.

Cordialmente saluto e benedico i pellegrini provenienti da Valpovo e gli altri pellegrini croati.

Siano lodati Gesù e Maria!


Versione italiana del testo in lingua ceca:

Do il mio benvenuto ai genitori delle Suore Salesiane ed anche ai pellegrini di Nový Hrozenkov!

Sabato celebreremo la festa di San Giovanni Sarkandr. Questo Sacerdote seppe vivere del Mistero Pasquale: il Salvatore fu per lui forza anche nel martirio. Possiate anche voi sempre trarre forza dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione.

Tutti vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto ai pellegrini belgi e neerlandesi


Adesso saluto tutti i pellegrini neerlandesi e belgi.

Il Signore ci invita ad ascoltare la sua Parola, a conoscere a fondo la sua Parola, ed a condividere il suo cammino.

Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli vi dia l’esperienza della presenza del Cristo Risorto nella sua Chiesa.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !

Saluto del Santo Padre in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi provenienti da Pécs e da Tiszaújváros (Diocesi di Pécs e di Hajdúdorog).

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi da Pécs e da Tiszaújváros.

Per intercessione degli Apostoli San Pietro e Paolo vi invoco la Benedizione Apostolica su tutti voi ed i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo !



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca

Rivolgo un saluto cordiale ai Polacchi presenti in questa udienza. Vedo qui numerosi gruppi di pellegrini, che sono già stati elencati.

1. I nostri pensieri si rivolgono alla Madre di Dio, alla Regina della Polonia, la cui festa cade proprio oggi. Di fronte alla solennità del 3 maggio ritornano alla mente le parole del re Giovanni Casimiro pronunciate davanti all’immagine della Madonna delle Grazie, nella cattedrale di Leopoli, il primo aprile 1656: "Grande Madre di Dio-Uomo, Santissima Vergine! Io Giovanni Casimiro, re per misericordia del tuo Figlio, Re dei re [...] re [...] prostrato ai tuoi santissimi piedi, oggi prendo Te come mia Protettrice e Regina dei miei Stati". Con questo storico e solenne atto, re Giovanni Casimiro mise tutto il nostro Paese sotto la Protezione della Madre di Dio.

Il 3 maggio è anche l’anniversario della Costituzione del 1791. Tale coincidenza ha fatto sì che nello stesso giorno celebriamo la festa religiosa e la festa nazionale.

Non ci è lecito dimenticare questi eventi radicati così profondamente nella storia della Nazione. Sono così fortemente entrati nella consapevolezza dei Polacchi che la memoria di essi ha superato tutti i più difficili momenti vissuti dalla nazione: periodo delle spartizioni durato oltre cento anni, il tempo di pesanti guerre, di persecuzioni e il dominio, di molti anni, da parte del sistema comunista.

2. Oggi i nostri pensieri si volgono anche verso i santi martiri - testimoni di Cristo agli inizi della nostra storia: Sant’Adalberto e Santo Stanislao. La testimonianza della morte per martirio di Adalberto, la testimonianza del sangue, sigillò in modo particolare il Battesimo, ricevuto dai nostri avi mille anni fa. Il suo martirio si pose alle basi del cristianesimo su tutta la terra polacca. Su tale eredità in un certo qual senso vigila Santo Stanislao - patrono dell’ordine morale. Vigila sua su ciò che è più importante nella vita del cristiano e su ciò che sta alle basi della nostra Patria. Vigila sull’ordine morale nella vita della persona e della società. E che cosa è quest’ordine morale? Esso si unisce sempre all’osservanza della fedeltà alla legge, ai comandamenti, della fedeltà alla coscienza cristiana. Grazie ad esso si può distinguere il bene dal male, si può liberare da varie forme di schiavitù morale. Questi due santi vescovi e martiri completano il trittico delle feste patronali: La Madre di Dio - Regina della Polonia, Sant’Adalberto, Santo Stanislao.

3. La testimonianza del martirio resa mille anni fa nella nostra terra dal Vescovo di Praga e dal Vescovo di Cracovia, perdura nel corso dei secoli di generazione in generazione e porta abbondanti frutti di santità. Un frutto di questo genere è anche la canonizzazione di Suor Faustina Kowalska che ha avuto luogo domenica scorsa. Questa semplice religiosa ha ricordato al mondo che Dio è amore, che è ricco di misericordia, che il suo amore è più forte della morte, più potente del peccato e di ogni male. L’amore che rialza l’uomo dalle più grandi cadute e libera dai più grandi pericoli.

4. "Non dimentichiamo le grandi opere di Dio" (cfr. Ps 77,7 [78]), esclama il Salmista stupito dalla sapienza e dalla bontà di Dio. Che questa riflessione odierna diventi per noi un incoraggiamento, per custodire questa grande ricchezza contenuta nella storia della nostra Patria sin dai suoi inizi. Che di generazione in generazione si trasmetta la memoria delle grandi opere di Dio che si compivano e si compiono nella nostra terra. Esse non appartengono soltanto al passato. Sono una fonte incessante della forza della Nazione sul suo cammino della fedeltà al Vangelo, sul suo cammino verso il futuro.
* * * * *


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai fedeli dell'Arcidiocesi di Firenze, guidati dal loro Pastore il Cardinale Silvano Piovanelli. Carissimi, ringrazio per la vostra presenza così numerosa ed auspico cordialmente che il vostro pellegrinaggio giubilare sia ricco di frutti spirituali a beneficio dell'intera vostra Comunità diocesana, a me tanto cara.

Saluto poi i membri dell'Istituto di Liturgia Pastorale di Padova, i membri della Scuola Alpina della Guardia di Finanza di Predazzo, come pure il Comando Regionale Liguria della Guardia di Finanza, i partecipanti al pellegrinaggio giubilare dei Consoli Onorari ed il gruppo del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, che ha voluto seguire le orme degli antichi pellegrinaggi lungo la via Francigena dal San Bernardo a Roma. Grazie a ciascuno di voi per la vostra partecipazione, mentre invoco su voi e sui vostri cari la protezione celeste.

Penso ora con affetto a voi, cari giovani, cari malati e cari sposi novelli. Abbiamo appena iniziato il mese di maggio, particolarmente dedicato alla Vergine Maria.

Un saluto speciale a voi, cari giovani.E fra i tanti presenti che vedo, saluto gli studenti della Scuole medie inferiori della Provincia di Taranto, partecipanti al Concorso "Giubileo Duemila", il gruppo di studenti russi della scuola "Alma Mater" di San Pietroburgo, ospiti dell'Associazione culturale "Mondo dell'Arte" di Roma, come pure il gruppo "Ragazzi per l'unità", del Movimento dei Focolari, aderenti al progetto "Percorrere il Duemila lungo i sentieri dell'unità e della solidarietà". Cari ragazzi e ragazze, amate sempre più teneramente la Madre di Dio e Madre nostra, affinché sempre più divenga per voi modello di fedeltà a Cristo.

Cari malati, vi affido alla Madonna invocata con il titolo di "Salute degli Infermi": la sua materna protezione vi aiuterà a superare con pazienza i momenti difficili.

E voi, cari sposi novelli, apprendete da Maria di Nazaret lo stile di vita della famiglia cristiana, contrassegnato da sincero amore e generosa docilità alla Parola di Dio.







Catechesi 79-2005 19400