Catechesi 79-2005 21600

Mercoledì, 21 Giugno 2000

21600

1. "Gesù, unico Salvatore del mondo, pane per la nuova vita": è questo il tema del quarantasettesimo Congresso Eucaristico Internazionale che, iniziato domenica scorsa, terminerà domenica prossima con la Statio Orbis in Piazza San Pietro.

Il Congresso colloca l'Eucaristia al centro del grande Giubileo dell'Incarnazione e ne manifesta tutta la profondità spirituale, ecclesiale e missionaria. E' dall'Eucaristia, infatti, che la Chiesa e ogni credente traggono la forza indispensabile per annunciare e testimoniare a tutti il Vangelo della salvezza. La celebrazione dell'Eucaristia, sacramento della Pasqua del Signore, è in se stessa un evento missionario, che introduce nel mondo il germe fecondo della vita nuova.

Questa caratteristica missionaria dell'Eucaristia viene esplicitamente ricordata da san Paolo nella Lettera ai Corinti: "Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finché egli venga" (
1Co 11,26).

2. La Chiesa riprende le parole di san Paolo nella dossologia dopo la consacrazione. L'Eucaristia è sacramento "missionario" non solo perché da essa scaturisce la grazia della missione, ma anche perché contiene in se stessa il principio e la fonte perenne della salvezza per tutti gli uomini. La celebrazione del Sacrificio eucaristico è, pertanto, l'atto missionario più efficace che la Comunità ecclesiale possa porre nella storia del mondo.

Ogni Messa si conclude con il mandato missionario "andate", che invita i fedeli a recare l'annuncio del Signore risorto nelle famiglie, negli ambienti del lavoro e della società, nel mondo intero. Proprio per questo nella Lettera Dies Domini ho invitato i fedeli ad imitare l'esempio dei discepoli di Emmaus i quali, dopo aver riconosciuto «alla frazione del Pane» il Cristo risorto (cfr Lc 24,30-32), avvertirono l'esigenza di andare subito a condividere con tutti i fratelli la gioia dell'incontro con Lui (cfr n. 45). Il «pane spezzato» apre la vita del cristiano e dell'intera comunità alla condivisione e al dono di sé per la vita del mondo (cfr Jn 6,51). E' proprio dell'Eucaristia realizzare quel nesso inscindibile tra comunione e missione, che fa della Chiesa il sacramento dell'unità di tutto il genere umano (cfr Lumen gentium LG 1).

3. Oggi è particolarmente necessario che, dalla celebrazione dell'Eucaristia, ogni comunità cristiana tragga la convinzione interiore e la forza spirituale per uscire da se stessa e aprirsi ad altre comunità più povere e bisognose di sostegno nel campo dell'evangelizzazione e della cooperazione missionaria, favorendo quel fecondo scambio di doni reciproci che arricchisce tutta la Chiesa.

Molto importante è anche discernere, a partire dall'Eucaristia, le vocazioni e i ministeri missionari.Sull'esempio della primitiva comunità di Antiochia, riunita "nella celebrazione del culto del Signore", ogni comunità cristiana è chiamata ad ascoltare lo Spirito e ad accoglierne gli inviti, riservando per la missione universale le forze migliori dei suoi figli, inviati con gioia nel mondo e accompagnati dalla preghiera e dal sostegno spirituale e materiale di cui necessitano (cfr Ac 13,1-3).

L'Eucaristia è, inoltre, una scuola permanente di carità, di giustizia e di pace, per rinnovare in Cristo il mondo circostante. I credenti traggono dalla presenza del Risorto il coraggio per essere agenti di solidarietà e di rinnovamento, impegnati nel cambiare le strutture di peccato in cui i singoli, le comunità e, talvolta, i popoli interi sono irretiti (cfr Dies Domini, 73).

4. In questa riflessione sul significato e sul contenuto missionario dell'Eucaristia non può mancare, infine, il riferimento a quei singolari "missionari" e testimoni della fede e dell'amore di Cristo che sono i martiri. Le reliquie dei martiri, che fin dall'antichità sono poste sotto l'altare, dove si celebra il memoriale della "vittima immolata per la nostra riconciliazione", costituiscono un chiaro segno del vigore che promana dal sacrificio di Cristo. Questa energia spirituale conduce quanti si cibano del corpo del Signore ad offrire la propria vita per Lui e per i fratelli, mediante il dono totale di sé, fino, se necessario, all'effusione del sangue.

Possa il Congresso Eucaristico Internazionale, per intercessione di Maria, Madre del Cristo immolato per noi, ravvivare nei credenti la consapevolezza dell'impegno missionario che scaturisce dalla partecipazione all'Eucaristia. Il «corpo donato» e il «sangue versato» (cfr Lc 22,19-20) costituiscono il superiore criterio a cui essi devono e dovranno sempre riferirsi nel loro donarsi per la salvezza del mondo.

Saluti


Versione italiana del testo croato:

Cari Fratelli e Sorelle, i discepoli di Cristo hanno il compito di essere i suoi testimoni sino alla fine del mondo (cfr Ac 1,8). Nell'edificare il Regno di Dio sotto la guida dello Spirito del Signore, essi sono chiamati a portare i suoi frutti nella vita secondo le Beatitudini. Da qui proviene anche la loro responsabilità per la società nella quale vivono e operano, perché essi per loro natura sono «la luce del mondo» (Mt 5,13) e «il sale della terra» (Mt 5,14).

Saluto cordialmente l'Ordinario Militare in Croazia, Mons. Juraj Jezerinac, con il Ministro della Difesa croato e un gruppo di alti Ufficiali, come pure un gruppo di veterani della guerra patriottica ed i fedeli della Parrocchia di San Giovanni Battista di Gradina, della Diocesi di Mostar-Duvno. Invoco du tutti la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi provenienti da Dunaföldvár, Gyôr e Jászberény (diocesi di Pécs, Gyôr, arcidiocesi di Eger):


Rivolgo un saluto ai pellegrini ungheresi da Dunaföldvár, Gyôr e Jászberény.

Alla vigilia della festa di Corpus Domini ricordiamo la presenza sacramentale di Gesù. Anche oggi Cristo ci invita a ricevere il pane della vita. Possa la frequente partecipazione alla mensa del Signore rafforzare i nostri cuori nella fede e nella testimonianza autentica.

Augurando questo Vi imparto di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !



Versione italiana del saluto in lingua lituana:

Cari fratelli e sorelle dalla Lituania!

In modo speciale saluto i neopresbiteri della diocesi di Telpiai, qui presenti con il loro Vescovo Mons. Antanas Vai…ius. Voi, che iniziate il vostro ministero sacerdotale nell’Anno Santo, sappiate servire con dedizione soprattutto chi è debole. Volentieri imparto a voi, ai vostri familiari e a tutti qui presenti la mia Benedizione.

Sia lodato Gesù Cristo!

* * * * *


Ai pellegrini di lingua italiana rivolgo il mio saluto cordiale, incominciando dai numerosi catechisti, che celebrano il loro Giubileo. Carissimi, la catechesi è una struttura portante della vita della Chiesa: siatene sempre consapevoli e accompagnate il vostro prezioso servizio con la preghiera e la testimonianza della vita. Con affetto vi incoraggio e vi benedico.

Accolgo con gioia i fedeli della Diocesi di Alba, col Vescovo Monsignor Sebastiano Dho, e quelli dell'Arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado, con l'Arcivescovo Monsignor Francesco Marinelli; come pure i fedeli di Ivrea. Auguro a ciascuno di rinnovare e consolidare, con questo pellegrinaggio, la fede e l'amore alla Chiesa.

Saluto inoltre i rappresentanti delle Società di gestione degli Aeroporti europei; i soci dell'Unione Nazionale Scrittori; l'associazione "Amici dell'Umbria"; i partecipanti al Congresso Geografico Italiano e le delegate all'incontro del Movimento Italiano Casalinghe.

Un pensiero speciale va poi ai bambini dell'Associazione Emmanuel "Scegli la vita" ed a quanti prendono parte al convegno dell'Associazione Mondo Amico, di Napoli.

Saluto ora i giovani, i malati e gli sposi novelli. Domenica scorsa, festa della Santissima Trinità, abbiamo iniziato il Congresso Eucaristico Internazionale, che si concluderà domenica prossima.

Cari giovani, traete dall'Eucaristia la forza per essere testimoni di Cristo. Cari malati, la comunione col Signore Gesù sia per voi conforto nella prova. E voi, cari sposi novelli, fate dell'Eucaristia il centro della vita coniugale, diffondendo l'amore dell'unico Dio in tre Persone.




Mercoledì, 28 Giugno 2000: La gloria della Trinità nella Gerusalemme celeste

28600

1.“Mentre la Chiesa è pellegrina su questa terra lontana dal Signore, è come un esule, e cerca e pensa alle cose di lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio, dove la vita della Chiesa è nascosta con Cristo in Dio, fino a che comparirà col suo Sposo rivestita di gloria” (
LG 6). Queste parole del Concilio Vaticano II delineano l’itinerario della Chiesa che sa di non avere “quaggiù una città stabile”, ma di essere “in cerca di quella futura” (He 13,14), la Gerusalemme celeste, “la città del Dio vivente” (ibidem, He 12,22).

2. Giunti a quella meta terminale della storia, come ci annunzia Paolo, non vedremo più “come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia… Allora conoscerò in modo perfetto, come anch’io sono conosciuto” (1Co 13,12). E Giovanni ci ripete che “quando (Dio) si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Jn 3,2).

Ci attende dunque, oltre la frontiera della storia, l’epifania luminosa e piena della Trinità. Nella nuova creazione Dio ci farà dono della comunione perfetta e intima con Lui, che il quarto Vangelo chiama “la vita eterna”, fonte di una “conoscenza” che nel linguaggio biblico è appunto comunione d’amore: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Jn 17,3).

3.La risurrezione di Cristo inaugura questo orizzonte di luce che già il Primo Testamento canta come regno di pace e di gioia, nel quale “il Signore Dio eliminerà la morte per sempre e asciugherà le lacrime su ogni volto” (Is 25,8). Allora finalmente “misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno” (Ps 85,11). Ma sono soprattutto le ultime pagine della Bibbia, cioè la gloriosa visione conclusiva dell’Apocalisse, a rivelarci la città che è meta ultima del nostro pellegrinaggio, la Gerusalemme celeste.

Là incontreremo innanzitutto il Padre, “l’alfa e l’omega, il principio e la fine” di tutta la creazione (Ap 21,6). Egli si manifesterà in pienezza come l’Emmanuele, il Dio che dimora con l’umanità, cancellando lacrime e lutto e rinnovando tutte le cose (cfr Ap 21,3-5). Ma al centro di quella città si leverà anche l’Agnello, Cristo, al quale la Chiesa è legata con vincolo nuziale. Da Lui riceve la luce della gloria, con Lui è intimamente unita non più mediante un tempio ma in modo diretto e totale (cfr Ap 21,9 Ap 21,22 Ap 21,23). Verso quella città ci spinge lo Spirito Santo. È lui a sostenere il dialogo d’amore degli eletti con Cristo: “Lo Spirito e la Sposa dicono: ‘Vieni!’” (Ap 22,17).

4.A questa piena manifestazione della gloria della Trinità si volge il nostro sguardo, andando oltre il limite della nostra condizione umana, oltre il peso della miseria e della colpevolezza che pervadono il nostro esistere terreno. Per questo incontro noi imploriamo ogni giorno la grazia di una continua purificazione, consapevoli che nella Gerusalemme celeste “non entrerà nulla di impuro, né chi commette abominio e falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello” (Ap 21,27). Come insegna il Concilio Vaticano II, la liturgia che celebriamo nel fluire dei nostri giorni è quasi un “assaggio” di quella luce, di quella contemplazione, di quell’amore perfetto: “Nella liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo” (SC 8).

Perciò, ci rivolgiamo già ora a Cristo perché attraverso lo Spirito Santo ci aiuti a presentarci puri davanti al Padre. È quanto ci invita a fare Simeone Metafraste in una preghiera che la liturgia delle Chiese d’Oriente propone ai fedeli: “Tu, che per la discesa dello Spirito consolatore hai fatto dei tuoi discepoli santi dei vasi d’onore, fa’ di me una dimora degna della sua venuta. Tu che devi venire di nuovo a giudicare l’universo in tutta giustizia, permetti anche a me di venire davanti a te, mio Giudice e mio Creatore, con tutti i tuoi santi, per lodarti e cantarti eternamente, con il tuo Padre eterno e con il tuo santissimo, buono e vivificante Spirito, ora e sempre” (Preghiere per la comunione).

5.Insieme a noi anche “la creazione attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio… e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8,19-21). L’Apocalisse ci annunzia “un nuovo cielo e una nuova terra”, perché il cielo e la terra di prima scompariranno (cfr Ap 21,1). E Pietro nella sua Seconda Lettera ricorre a immagini apocalittiche tradizionali per ribadire lo stesso concetto: “I cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno. E poi, secondo la promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (2P 3,12-13)

In attesa dell’armonia e della lode piena, tutto il creato deve intonare fin d’ora con l’uomo un canto di gioia e di speranza. Facciamolo anche noi, con le parole di un inno del III secolo, scoperto in Egitto: “Tutte insieme le meravigliose creazioni di Dio né mattina né sera tacciano! Non tacciano nemmeno gli astri luminosi, né le alte montagne né gli abissi dei mari, né le sorgenti dei rapidi fiumi, finché noi cantiamo nei nostri inni il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Tutti gli angeli dei cieli rispondano: Amen! Amen! Amen!” (testo edito da A. Gastoné, in La Tribune de saint Gervais, settembre-ottobre 1922).

Appello del Santo Padre circa le violenze contro i Cristiani in India e Indonesia:

Non accenna, purtroppo, a placarsi l'ondata di disordini a sfondo etnico-religioso, che dal gennaio 1999 scuote l'arcipelago indonesiano delle Molucche. I ripetuti sanguinosi attacchi armati di estremisti musulmani contro villaggi cristiani stanno provocando numerosissime vittime e rovine senza limiti.

Notizie altrettanto preoccupanti giungono dall'India, dove ultimamente si sono registrate molteplici aggressioni contro le comunità cristiane e le altre minoranze, "le più gravi - hanno rilevato quei Vescovi - dall'indipendenza del Paese".

Rinnovo il mio accorato appello affinché cessino tali efferate violenze. Oso sperare che quanti le compiono o le istigano comprendano che non si può uccidere e distruggere in nome della religione né manipolare la stessa secondo propri interessi. Alle autorità chiedo di adoperarsi con fermezza per far sì che la situazione migliori; a tutti, di deporre l'odio e di lavorare instancabilmente per il ristabilimento dell'armonia religiosa, nel rispetto e nell'amore reciproco. A voi qui presenti rivolgo l'invito a pregare con fede per queste intenzioni.



Saluti:
Saluto in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi provenienti da Budapest e Elôszállás (Arcidiocesi di Esztergom-Budapest, diocesi di Székesfehérvár).

Un saluto cordiale ai pellegrini ungheresi daBudapest e Elôszállás.Alla vigilia della festa di S. Pietro e Paolo ricordiamo il martirio di questi due per noi così cari apostoli. Chiedendo la loro intercessione Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !


Versione italiana del saluto in lingua ceca:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita ed auspico che la prossima Solennità dei Santi Pietro e Paolo rafforzi ancor più la vostra adesione a Cristo e l'impegno di testimonianza evangelica. Con questi pensieri, di cuore invoco su di voi e sui vostri cari copiose benedizioni dal cielo.

Sia lodato Gesù Cristo!


Versione italiana del saluto ai pellegrini lituani:

Saluto di cuore i pellegrini lituani!

Vi auguro che la vostra presenza orante nella Città degli Apostoli e dei Martiri rinvigorisca i vostri passi nel cammino quotidiano di fede. Sappiate accogliere i doni divini ed esserne testimoni nella società in cui vivete. Vi accompagno con la preghiera e vi imparto volentieri la mia Benedizione.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai fedeli della Città e del Vicariato di Bassano del Grappa, accompagnati dal Vescovo Monsignor Pietro Nonis, venuti per far benedire ed incoronare la statua della Madonna di Fatima, che sarà posta sul monte Caina. Carissimi, auspico che l'iniziativa pastorale valga a rafforzare in voi il fervore spirituale e l'autentica devozione alla Madre di Dio.

Saluto, poi, i membri della Comunità "Amore e Libertà" di Firenze e formulo fervidi voti che quest'incontro rinnovi il loro slancio missionario.

Saluto con particolare affetto i fedeli della Parrocchia di Borno e quelli di Santo Stefano di Valverde, come pure i fedeli e la corale di San Giovanni Battista in Motta Visconti, i quali hanno appena terminato la settimana di esercizi spirituali in preparazione a quest'incontro. Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita ed auguro che il pellegrinaggio giubilare sia per tutti stimolo a continuare con fervore il cammino di fedeltà al Vangelo.

Saluto ora i rappresentanti della Banca di Credito Cooperativo "Giuseppe Toniolo" di San Cataldo, ed i membri dell'Accademia Militare dell'Esercito Italiano di Modena. Invoco su ciascuno e sulle rispettive istituzioni la continua assistenza divina.

Un pensiero speciale va a voi, cari bambini bielorussi, ospiti della Parrocchia San Michele Arcangelo di Tivoli. Il Signore protegga voi e quanti vi hanno generosamente accolto.

Saluto, infine, con affetto voi, cari giovani, cari ammalati e cari sposi novelli.

Celebreremo domani la festa dei Santi Pietro e Paolo. Il loro esempio e la loro costante protezione sostengano voi, cari giovani, nello sforzo di seguire Cristo; aiutino voi, cari ammalati, nel vivere con pazienza e serenità la vostra situazione; spingano voi, cari sposi novelli, a testimoniare nella vostra famiglia l'adesione coraggiosa agli insegnamenti evangelici.




Mercoledì, 5 Luglio 2000: L’uomo “cercato” da Dio e “in ricerca” di Dio

50700

1. L’apostolo Paolo, nella Lettera ai Romani, ripropone non senza stupore un oracolo del libro di Isaia (cfr
Rm 65,1), in cui Dio giunge a dire per bocca del profeta: “Io sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non si rivolgevano a me” (Rm 10,20). Ebbene, dopo aver contemplato, nelle catechesi precedenti, la gloria della Trinità che si manifesta nel cosmo e nella storia, vogliamo ora intraprendere un itinerario interiore lungo le strade misteriose sulle quali Dio va incontro all’uomo, per renderlo partecipe della sua vita e della sua gloria. Dio infatti ama la creatura plasmata a sua immagine e, come il pastore premuroso della parabola appena ascoltata (cfr Lc 15,4-7), non si stanca di cercarla anche quando essa si mostra indifferente o perfino infastidita dalla luce divina, simile alla pecora che si è staccata dal gregge e si è persa in luoghi impervi e pieni di rischi.

2. Inseguito da Dio, l’uomo ne avverte già la presenza, è già irradiato dalla luce che sta alle sue spalle, è già coinvolto da quella voce che lo chiama da lontano. E così, inizia a cercare lui stesso il Dio che lo cerca: ricercato si pone in ricerca; amato inizia ad amare. Noi oggi cominciamo a disegnare questo suggestivo intreccio tra l’iniziativa di Dio e la risposta dell’uomo, scoprendolo come componente fondamentale dell’esperienza religiosa. In realtà, l’eco di tale esperienza si sente anche in alcune voci lontane dal cristianesimo, segno del desiderio dell’intera umanità di conoscere Dio e di essere oggetto della sua benevolenza. Perfino un nemico dell’Israele biblico, il re babilonese Nabucodonosor, che nel 587-586 a. C. distrusse la città santa, Gerusalemme, si rivolgeva alla divinità in questi termini: “Senza di te, Signore, che cosa sarebbe del re che tu ami e che tu per nome hai chiamato? Come potrebbe essere buono davanti ai tuoi occhi? Tu guidi il suo nome, lo conduci per la retta via! (…) Per la tua grazia, o Signore, di cui tutti fai riccamente partecipi, fai sì che la tua eccelsa maestà sia misericordiosa e fai sì che il timore per la tua divinità alberghi nel mio cuore. Donami ciò che è buono per te, poiché tu hai plasmato la mia vita!” (cfr G. Pettinato, Babilonia, Milano 1994, p. 182).

3. Anche i nostri fratelli musulmani testimoniano una simile fede ripetendo spesso, nell’arco della loro esistenza quotidiana, l’invocazione che apre il libro del Corano e che celebra appunto la via sulla quale Dio, “il Signore del Creato, il Clemente, il Misericordioso”, guida coloro sui quali effonde la sua grazia.

Soprattutto la grande tradizione biblica spinge il fedele a rivolgersi spesso a Dio per ottenere da lui la luce e la forza necessarie per compiere il bene. Così prega il Salmista nel Salmo 119: “Indicami, Signore, la via dei tuoi precetti e la seguirò sino alla fine. Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge e la custodisca con tutto il cuore. Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi, perché in esso è la mia gioia. (…) Distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via” (Ps 119,33-35 Ps 119,37).

4. Nell’esperienza religiosa universale, e specialmente in quella trasmessa dalla Bibbia, troviamo dunque la consapevolezza del primato di Dio che si mette alla ricerca dell’uomo per condurlo nell’orizzonte della sua luce e del suo mistero. In principio c’è la Parola che squarcia il silenzio del nulla, la “buona volontà” di Dio (Lc 2,14) che non abbandona mai la creatura a se stessa.

Certo, questo inizio assoluto non cancella la necessità dell’azione umana, non elimina l’impegno di una risposta da parte dell’uomo, il quale è sollecitato a lasciarsi raggiungere da Dio e ad aprirgli la porta della sua vita, ma possiede anche la possibilità di chiudersi a tali inviti. Stupenda è, al riguardo, la parola posta dall’Apocalisse in bocca a Cristo: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Se Cristo non s’incamminasse per le strade del mondo, noi rimarremmo solitari nel nostro piccolo orizzonte. Occorre però aprirgli la porta, per averlo alla nostra mensa, in comunione di vita e di amore.

5. L’itinerario dell’incontro tra Dio e l’uomo, si svolgerà sotto l’egida dell’amore. Da una parte l’amore divino trinitario ci previene, ci avvolge, ci apre costantemente la strada che conduce alla casa paterna. Là il Padre ci attende per darci il suo abbraccio, come nella parabola evangelica del “figlio prodigo”, o meglio del “Padre misericordioso” (cfr Lc 15,11-32). Dall’altra viene richiesto a noi l’amore fraterno come risposta all’amore di Dio: “Carissimi - ci ammonisce, infatti, Giovanni nella sua Prima Lettera - se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri (…) Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1Jn 4,11 1Jn 4,16). Dall’abbraccio dell’amore divino e di quello umano fioriscono la salvezza, la vita e la gioia eterna.

Saluti:


Saluto in lingua ungherese ai pellegrini provenienti da Budapest, Szombathely, Miskolc, Dunakeszi e Tatabánya (arcidiocesi di Esztergom-Budapest, diocesi di Szombathely, arcidiocesi di Eger, diocesi di Gyôr):

Un saluto cordiale alle suore ungheresi ed ai pellegrini da Budapest, Szombathely, Miskolc, Dunakeszi e Tatabánya. Un speciale saluto ai giovani i quali hanno portato a piedi da Buda la copia della Corona Santa.

Per intercessione di re Santo Stefano vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !


Versione italiana del testo croato:

Cari fratelli e sorelle, il mondo ha bisogno di uomini e donne nei cui cuori arda la fiamma della carità e che testimonino con la vita la fede che professano. Oggi, come ieri, sono necessarie al mondo persone sante e coraggiose che, ispirate dal Vangelo e mosse dallo Spirito Santo, sappiano cogliere l'attuale momento di grazia del Grande Giubileo per dare un contributo alla crescita armoniosa e allo sviluppo integrale dell'uomo e della società.

Saluto di cuore tutti i pellegrini croati qui presenti e imparto loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

* * * * *


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i religiosi e le religiose appartenenti a vari Istituti qui presenti, e specialmente le partecipanti al Capitolo Generale delle Suore Francescane dell'Immacolata Concezione di Lipari, i membri del Capitolo provinciale italiano dei Preti della Dottrina Cristiana ed i Figli di Maria Immacolata-Pavoniani, venuti per concludere le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della loro fondazione. Cari Fratelli e Sorelle, grazie per la vostra visita. Possa questo incontro col Successore di Pietro esservi di stimolo a continuare con fervore nel vostro cammino di fede, così da realizzare tra voi nell'accoglienza reciproca e nella condivisione profonda del carisma originario comunità capaci di esprimere una incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi.

Saluto, poi, i partecipanti al Meeting di Missiologia organizzato dalla Comunità Missionaria Terzo Millennio sul tema "Il Giubileo del Duemila nella Missione della Chiesa" e formulo voti che essi diffondano con coraggio la novità del perenne messaggio salvifico di Cristo.

Saluto i membri dell'Associazione Italiana Maestri Cattolici e li incoraggio a perseverare nel loro generoso impegno di testimonianza cristiana nella scuola. Saluto, inoltre, i partecipanti al Trofeo delle Regioni di Pallavolo e quelli che prendono parte al Meeting promosso dal Consorzio Internazionale di Astrofisica Relativistica, i membri dell'Associazione Nazionale "Città del Vino" e dell'Associazione Italiana Teihard de Chardin.

Saluto, altresì, i bambini della Regione di Chernobyl, ospiti della Parrocchia Santa Maria di Loreto in Ercolano. Il Signore protegga voi, cari bambini, e quanti generosamente vi accolgono.

Rivolgo, infine, un saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Cari giovani, Gesù vi chiama ad essere "pietre vive" della Chiesa. Corrispondete con generosità al suo invito, ciascuno secondo il proprio dono e la propria responsabilità.

Cari malati, offrite la vostra sofferenza a Cristo crocifisso per cooperare alla redenzione del mondo.

E voi, cari sposi novelli, sia consapevoli dell'insostituibile missione a cui vi impegna il sacramento del matrimonio.

A tutti la mia benedizione.




Mercoledì, 26 luglio 2000: Attesa e stupore dell’uomo di fronte al mistero

26700

1. “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”. La grande invocazione di Isaia (
Is 63,19), che ben sintetizza l’attesa di Dio presente innanzitutto nella storia dell’Israele biblico, ma anche nel cuore di ogni uomo, non è caduta nel nulla. Dio Padre ha varcato la soglia della sua trascendenza: mediante suo Figlio, Gesù Cristo si è messo sulle strade dell’uomo e il suo Spirito di vita e di amore è penetrato nel cuore delle sue creature. Egli non ci lascia vagare lontano dalle sue vie né lascia che il nostro cuore s’indurisca per sempre (cfr Is 63,17). In Cristo, Dio si fa vicino a noi, soprattutto quando il nostro “volto è triste” e allora, al calore della sua parola, come accadde ai discepoli di Emmaus, il nostro cuore comincia ad ardere nel petto (cfr Lc 24,17 Lc 24,32). Il passaggio di Dio, però, è misterioso e richiede occhi puri per essere scoperto, e orecchi disponibili all’ascolto.

2. In questa prospettiva, vogliamo oggi focalizzare due atteggiamenti fondamentali da assumere in rapporto al Dio-Emmanuele che ha deciso di incontrare l’uomo sia nello spazio e nel tempo, sia nell’intimo del suo cuore. Il primo atteggiamento è quello dell’attesa, ben illustrato nel brano del Vangelo di Marco che abbiamo prima ascoltato (cfr Mc 13,33-37). Nell’originale greco troviamo tre imperativi che scandiscono questa attesa. Il primo è: “State attenti”, letteralmente: “Guardate, badate!”. “Attenzione”, come dice la stessa parola, significa tendere, essere protesi verso una realtà con tutta l’anima. È l’opposto della distrazione che è, purtroppo, la nostra condizione quasi abituale, soprattutto in una società frenetica e superficiale com’è quella contemporanea. È difficile potersi fissare su un obiettivo, su un valore, e perseguirlo con fedeltà e coerenza. Rischiamo di far così anche con Dio, che, incarnandosi, è venuto a noi per diventare la stella polare della nostra esistenza.

3. All’imperativo dell’attenzione subentra quello del“vegliare”, che nell’originale greco del Vangelo equivale a “rimanere insonne”. È forte la tentazione di lasciarsi scivolare nel sonno, avvolti nelle spire della notte tenebrosa, che nella Bibbia è simbolo di colpa, di inerzia, di rifiuto della luce. Si comprende pertanto l’esortazione dell’apostolo Paolo: “Voi, fratelli, non siete nelle tenebre (…) Voi, infatti, siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo, dunque, come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii” (1Th 5,4-6). Solo liberandoci dall’oscura attrattiva delle tenebre e del male riusciremo ad incontrare il Padre della luce, nel quale “non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Jc 1,17).

4. C’è un terzo imperativo ripetuto due volte con lo stesso verbo greco: “Vigilate!”. È il verbo della sentinella che deve stare all’erta, mentre attende pazientemente il passare del tempo notturno per veder spuntare all’orizzonte la luce dell’alba. Il profeta Isaia raffigura in modo intenso e vivace questa lunga attesa introducendo un dialogo tra due sentinelle, che diventa un simbolo dell’uso giusto del tempo: “Sentinella, quanto resta della notte? La sentinella risponde: Viene il mattino, poi ancora la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!” (Is 21,11-12).

Bisogna interrogarsi, convertirsi e andare incontro al Signore. I tre appelli di Cristo: “State attenti, vegliate, vigilate!” riassumono in modo limpido l’attesa cristiana dell’incontro col Signore. L’attesa dev’essere paziente, come ci ammonisce san Giacomo nella sua Lettera: “Siate pazienti fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d’autunno e le piogge di primavera. Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina” (Jc 5,7-8). Perché cresca una spiga o sbocci un fiore ci sono tempi che non si possono forzare; per la nascita di una creatura umana occorrono nove mesi; per comporre un libro o una musica di valore bisogna spesso impegnare anni in paziente ricerca. Questa è anche la legge dello spirito. “Tutto quello che è frenetico / presto sarà passato”, cantava un poeta (R. M. Rilke, I sonetti a Orfeo). Per l’incontro col mistero occorrono pazienza, purificazione interiore, silenzio, attesa.

5. Parlavamo prima di due atteggiamenti spirituali per scoprire il Dio che viene verso di noi. Il secondo - dopo l’attesa attenta e vigilante - è quello dello stupore, della meraviglia. È necessario aprire gli occhi per ammirare Dio che si nasconde e insieme si mostra nelle cose e che ci introduce negli spazi del mistero. La cultura tecnologica, e ancor più l’eccessiva immersione nelle realtà materiali, ci impediscono spesso di cogliere il volto nascosto delle cose. In realtà ogni cosa, ogni evento, per chi sa leggerlo in profondità, porta un messaggio che, in ultima analisi, conduce a Dio. I segni rivelativi della presenza di Dio sono dunque molteplici. Ma per non lasciarli sfuggire dobbiamo essere puri e semplici come bambini (cfr Mt 18,3-4), capaci di ammirare, stupirci, meravigliarci, incantarci per i gesti divini di amore e di vicinanza nei nostri confronti. In un certo senso, si può applicare al tessuto della vita quotidiana ciò che il Concilio Vaticano II afferma circa la realizzazione del grande disegno di Dio mediante la rivelazione della sua Parola: “Dio invisibile, nel suo grande amore, parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con loro per invitarli e ammetterli alla comunione con sé” (Dei Verbum DV 2).

Saluti:



Saluto ai pellegrini croati:

Cari Fratelli e Sorelle, le celebrazioni giubilari fanno sentire l'esigenza di cogliere l'annuncio del Vangelo nella realtà sociale e culturale di ogni nazione. È lo stesso annuncio di fede che tanti secoli fa ha dato un'impronta indelebile anche alla vostra storia e alla cultura del vostro popolo. È urgente saper riascoltare oggi il messaggio della fede cristiana e di riflettere su di esso per poter ridare vigore e rinsaldare la propria identità, spianando la strada al futuro.

Saluto di cuore tutti voi, cari pellegrini croati, e vi imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!


Saluto ai pellegrini ungheresi provenienti da Szentendre, Madaras, Dunaszeg e Tura (Arcidiocesi di Esztergom-Budapest e Kalocsa, diocesi di Gyôr, Vác).


Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi da Madaras, Dunaszeg e Tura, ed i studenti del liceo francescano di Szentendre.

Vostro pellegrinaggio presso le tombe degli Principi degli Apostoli in occasione del Grande Giubileo sia per voi fonte di grazia divina.

Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !


Saluto ai pellegrini slovacchi

Do un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Lucenec, Svätý Jur, Bratislava, Zlaté Moravce, Kezmarok, Stará Lubovna, Orava, Kysuce, Chrast nad Hornádom, Spišský Hrušov, Lutila e Vrútky.

Cari Fratelli e Sorelle, domani si celebra la memoria di San Gorazd, uomo del vostro Paese (VM, 17) e discepolo dei Fratelli di Salonicco. Egli sia per voi modello di fedeltc al messaggio cirillo-metodiano anche in mezzo alle difficoltà.

Con questi pensieri, imparto la mia Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!


Saluto ai pellegrini lituani:

Saluto con affetto i fratelli e le sorelle dalla Lituania. Di cuore imparto la Benedizione apostolica su di voi tutti, affinché sappiate aprire i vostri cuori al Signore, che viene a voi in quest’Anno Santo.

Sia lodato Gesu Cristo!


Saluto in lingua Latina

* * * * *


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana, specialmente i religiosi e le religiose appartenenti a vari Istituti, che in questi giorni celebrano i loro rispettivi Capitoli Generali. In particolare, i Missionari Servi dei Poveri, i Preti della Dottrina Cristiana, Chierici Regolari di San Paolo, le Suore di Carità Immacolata Concezione d'Ivrea, le Suore del Sacro Cuore del Verbo Incarnato, le Figlie di Cristo Re, le Suore Sacra Famiglia di Spoleto, come pure la Compagnia di Sant'Orsola-Istituto Secolare di Sant'Angela Merici. Carissimi Fratelli e Sorelle, queste importanti assemblee capitolari vi siano di stimolo a continuare con fervore nel cammino di fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

Saluto, poi, i Superiori e gli Alunni del Seminario Vescovile Minore di Bergamo, che cordialmente ringrazio per la loro visita. Saluto anche i partecipanti al pellegrinaggio a cavallo, promosso dalla Federazione Internazionale di Turismo Equestre, i partecipanti alla maratona per moto d'epoca "Milano-Taranto", organizzata dal Veterane Moto Club "San Martino", ed i canoisti che prendono parte alla manifestazione promossa dalla Lega Navale Italiana.

Saluto, altresì, il gruppo del mensile "Italia Sud", promotore del premio internazionale "Il Salvadanaio d'oro", ed i membri della Banca di Credito Cooperativo del Basso Lodigiano e dei Colli Banini, i gruppi folkloristici che intervengono alla venticinquesima edizione del Festival della Collina di Cori ed i membri presenti della Federazione Insigniti "al merito della Repubblica".

Rivolgo ora un pensiero ai pellegrini giapponesi e coreani dell'Associazione dei Santi Gioacchino ed Anna, con la loro fondatrice e gli assistenti spirituali. Nell'odierna festa invoco i Santi Gioacchino e Anna perché accompagnino come celesti protettori i coniugi anziani nella loro missione di sostegno alle famiglie, li confortino nel dolore e intercedano, insieme a Maria, per ottenere loro speciali grazie nel momento del passaggio alla vita eterna.

(in giapponese)

(in coreano).

Un cordiale saluto indirizzo, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. La provvidenziale ricorrenza della festa dei Santi genitori della Madonna richiama alla mente la Sacra Famiglia nella quale il nostro Redentore volle nascere e crescere in età, sapienza e grazia.

L'esempio e l'intercessione di Sant'Anna e di San Gioacchino ispirino in voi, cari giovani, sentimenti di amore e di rispetto verso i genitori; rafforzino in voi, cari malati, la disponibilità a collaborare all'opera della redenzione; sostengano voi, cari sposi novelli, nell'ispirare le vostre famiglie alla legge divina dell'amore.

A tutti la mia Benedizione.





Catechesi 79-2005 21600