Catechesi 79-2005 20800

Mercoledì, 2 agosto 2000: L’ascolto della Parola e dello Spirito nella rivelazione cosmica

20800

1. “Quanto amabili sono tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare… Potremmo dire molte cose e mai finiremmo se non per concludere: Egli è tutto!… Egli, il Grande, al di sopra di tutte le sue opere” (
Si 42,22 Si 43,27-28). Queste stupende parole del Siracide riassumono il canto di lode, elevato in ogni epoca e sotto tutti i cieli, al Creatore che si rivela attraverso l’immensità e lo splendore delle sue opere.

Anche se in forme ancora imperfette, moltissime voci hanno riconosciuto nel creato la presenza del suo Artefice e Signore. Un antico re e poeta egiziano, rivolto alla sua divinità solare, esclamava: “Come sono numerose le tue opere! Esse sono nascoste al nostro volto; tu, Dio unico, fuori del quale nessuno esiste, tu hai creato la terra secondo la tua volontà, quando tu eri solo” (Inno ad Aton, cf. J. B. Pritchard [ed], Ancient Near Eastern Texts, Princeton 1969³, PP 369-371). Qualche secolo dopo anche un filosofo greco celebra in un inno mirabile la divinità che si manifesta nella natura e in particolare nell’uomo: “Di tua stirpe noi siamo, e la parola come riflesso di tua mente noi abbiamo, soli fra tutti gli esseri animati che sulla terra hanno vita e moto” (Cleante, Inno a Zeus vv. 4-5). L’apostolo Paolo raccoglierà questa elevazione citandola nel suo discorso all’Areopago di Atene (cfr Ac 17,28).

2. L’ascolto della parola che il Creatore ha affidato alle opere delle sue mani è richiesto anche al fedele musulmano: “O uomini, adorate il vostro Signore che ha creato voi e coloro che furono prima di voi e temete Dio, il quale ha fatto per voi della terra un tappeto e del cielo un castello e ha fatto scendere dal cielo acqua con la quale estrae dalla terra quei frutti che sono il vostro cibo quotidiano” (Corano II, 21-23). La tradizione ebraica, fiorita sul terreno fertile della Bibbia, scoprirà la presenza personale di Dio in ogni angolo del creato: “Dovunque io vada, Tu! Dovunque io sosti, Tu! Solo Tu, ancora Tu, sempre Tu!… Cielo, Tu, terra, Tu, sopra Tu, sotto Tu! Dovunque giro, dovunque ammiro, solo Tu, ancora Tu, sempre Tu!” (M. Buber, I racconti dei Chassidim, Milano 1979, p. 276).

3. La Rivelazione biblica s’incastona in questa ampia esperienza di senso religioso e di preghiera dell’umanità, ponendovi il sigillo divino. Comunicandoci il mistero della Trinità, essa ci aiuta a cogliere nella creazione stessa non solo l’orma del Padre, sorgente di ogni essere, ma anche quella del Figlio e dello Spirito. All’intera Trinità si volge ormai lo sguardo del cristiano, quando col Salmista contempla i cieli: “Dalla parola del Signore - cioè, dal suo Verbo eterno - furono fatti i cieli; dal soffio della sua bocca - cioè, dal suo Spirito Santo - ogni loro schiera” (Ps 33,6). “I cieli” quindi “narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono. Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola” (Ps 19,2-5).

Bisogna avere l’orecchio dell’anima sgombro da rumori per cogliere questa voce divina che risuona nell’universo. Accanto alla rivelazione propriamente detta contenuta nelle Sacre Scritture c’è, quindi, una manifestazione divina nello sfolgorare del sole e nel calare della notte. Anche la natura è, in un certo senso, il “libro di Dio”.

4. Possiamo chiederci come si possa sviluppare, nell’esperienza cristiana, la contemplazione della Trinità attraverso la creazione, scorgendovi non solo genericamente il riflesso dell’unico Dio, ma anche l’orma delle singole Persone divine. Se è vero infatti che “il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principi della creazione, ma un solo principio” (Concilio di Firenze: DS 1331), è anche vero tuttavia che “ogni Persona divina compie l’operazione comune secondo la sua personale proprietà” (CEC 258).

Quando allora contempliamo ammirati l’universo nella sua grandezza e bellezza, dobbiamo lodare l’intera Trinità, ma in modo speciale il nostro pensiero va al Padre da cui tutto scaturisce, come pienezza fontale dell’essere stesso. Se poi ci soffermiamo sull’ordine che regge il cosmo e ammiriamo la sapienza con cui il Padre l’ha creato dotandolo di leggi che ne regolano l’esistenza, è spontaneo per noi risalire al Figlio eterno, che la Scrittura ci presenta come Parola (cfr Jn 1,1-3) e Sapienza divina (cfr 1Co 1,24 1Co 1,30). Nel mirabile canto che la Sapienza intona nel libro dei Proverbi e che è stato proposto all’inizio di questo nostro incontro, essa appare “costituita fin dall’eternità, fin dal principio” (Pr 8,24). La Sapienza è presente al momento della creazione “come architetto”, pronta a porre le sue delizie “tra i figli dell’uomo” (cfr Pr 8,30-31). Sotto questi aspetti la tradizione cristiana ha visto in essa il volto di Cristo, “immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura… Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui” (Col 1,15-17 cfr Jn 1,3).

5.Alla luce della fede cristiana, la creazione poi evoca in modo particolare lo Spirito Santo nel dinamismo che contraddistingue i rapporti tra le cose, all’interno del macrocosmo e del microcosmo, e che si manifesta soprattutto là dove nasce e si sviluppa la vita. In forza di questa esperienza, anche in culture lontane dal cristianesimo si è in qualche modo percepita la presenza di Dio come “spirito” che anima il mondo. Celebre, in questo senso, l’espressione virgiliana: “spiritus intus alit”, “lo spirito alimenta dall’interno” (Eneide, VI, 726).

Il cristiano sa bene che una tale evocazione dello Spirito sarebbe inaccettabile, se riferita a una sorta di “anima mundi” intesa in senso panteistico. Ma, escludendo questo errore, resta vero che ogni forma di vita, di animazione, di amore, rinvia in ultima analisi a quello Spirito, di cui la Genesi dice che “aleggiava sulle acque” (Gn 1,2) all’alba della creazione e nel quale i cristiani, alla luce del Nuovo Testamento, riconoscono un riferimento alla Terza Persona della Santissima Trinità. La creazione, infatti, nel suo concetto biblico, “comporta non solo la chiamata all’esistenza dell’essere stesso e del cosmo, cioè il donare l’esistenza, ma anche la presenza dello Spirito di Dio nella creazione, cioè l’inizio del comunicarsi salvifico di Dio alle cose che crea. Il che vale prima di tutto per l’uomo, il quale è stato creato a immagine e somiglianza di Dio” (Dominum et vivificantem DEV 12).

Di fronte al dispiegarsi della rivelazione cosmica, annunziamo l’opera di Dio con le parole del Salmista: “Mandi il tuo Spirito, sono creati e rinnovi la faccia della terra” (Ps 104,30).

Saluti:

Saluto in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi provenienti da Miskolc, Mórahalom, Vác e Tura(Arcidiocesi di Eger, diocesi di Szeged-Csongrád e Vác):

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi da Miskolc, Mórahalom, Tura e Vác.La celebrazione degna del Grande Giubileo sia per voi fonte di elette grazie celesti.

Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, il Giubileo, che stiamo celebrando, ci invita a tradurre la fede in opere, impegnandoci concretamente in tutti i settori della vita personale, della famiglia, della Chiesa e della società. I frutti del nostro impegno saranno abbondanti se ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo, che continua a compiere le meraviglie della salvezza nella famiglia umana.

Saluto cordialmente le Suore Ancelle del Bambin Gesù di Sarajevo, come pure i gruppi di pellegrini provenienti da Ogulin, Split, ðrnovnica e Lasinja. A tutti volentieri imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Versione italiana del saluto in lingua slovacca:

Con affetto do il benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia: da Nitra e Bratislava, da Kysuce e Povañie.

Fratelli e Sorelle, il tempo delle vacanze e delle ferie è propizio per ritemperare le forze del corpo e dello spirito. Vi auguro giorni di riposo fisico e spirituale e vi invito a dedicare più spazio alla preghiera e alla famiglia.

Con questi auspici imparto volentieri la Benedizione Apostolica a voi e a tutti i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!


* * * * *


Saluto i pellegrini di lingua italiana. Anzitutto, i religiosi e le religiose presenti, in particolare, i partecipanti ai Capitoli Generali delle Congregazioni delle Suore Collegine della Sacra Famiglia, delle Missionarie Figlie del Calvario, delle Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena e delle Suore di Gesù Redentore. Nell'invocare la benedizione di Dio sulle rispettive assemblee capitolari, auspico di cuore che questo nostro incontro sia per tutti di stimolo a seguire il Vangelo con rinnovato entusiasmo, sostenuti ed illuminati sempre dalla grazia del Signore.

Saluto, poi, i fedeli della diocesi di Patti che, guidati dal Vescovo, il caro Monsignor Ignazio Zambito, sono venuti per il loro pellegrinaggio giubilare. Cari Fratelli e Sorelle, grazie per la vostra visita. Questa sosta presso i luoghi sacri della Città eterna sia ricca di frutti spirituali e pastorali per voi e per l'intera comunità diocesana, alla quale invio un benedicente ed affettuoso pensiero augurale.

Mi rivolgo, infine, ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Cari giovani, impiegate il periodo estivo, che è tempo di viaggi, di visite culturali, di pellegrinaggi, di ritiri spirituali e di campi-scuola o di lavoro, come momenti preziosi di crescita umana e religiosa.

Cari ammalati, il Signore vi conceda conforto e sollievo, in questo periodo spesso più difficile per voi, e vi renda ancor più consapevoli della forza salvifica della sofferenza.

E voi, cari sposi novelli, profittate dell'estate per vivere intensamente la comunione familiare, dedicando più tempo alla preghiera e all'ascolto reciproco.

A tutti la mia Benedizione.




Mercoledì, 9 agosto 2000: L’incontro decisivo con Cristo, Parola fatta carne

9800

1. Nelle nostre precedenti riflessioni abbiamo seguito l’umanità nel suo incontro con Dio che l’ha creata e che si è messo sulle sue strade per cercarla. Oggi mediteremo sull’incontro supremo tra Dio e l’uomo, quello che si celebra in Gesù Cristo, la Parola divina che diventa carne e pone la sua dimora in mezzo a noi (cfr
Jn 1,14). La rivelazione definitiva di Dio - come osservava nel secondo secolo sant’Ireneo, Vescovo di Lione - si compì “quando il Verbo si fece uomo, rendendo se stesso simile all’uomo e l’uomo simile a sé, affinché, attraverso la somiglianza con il Figlio, l’uomo divenisse prezioso di fronte al Padre” (Adversus Haereses V, 16,2). Questo intimo abbraccio tra divinità e umanità, che san Bernardo paragona al “bacio” di cui parla il Cantico dei cantici (cfr Sermones super Cantica canticorum II), si espande dalla persona di Cristo a coloro che egli raggiunge. Tale incontro d’amore manifesta varie dimensioni che ora cercheremo di illustrare.

2. È un incontro che si attua nella quotidianità, nel tempo e nello spazio. È suggestivo, a questo riguardo, il brano del Vangelo di Giovanni appena letto (cfr Jn 1,35-42). Vi troviamo un’indicazione cronologica precisa di un giorno e di un’ora, una località e una casa dove risiedeva Gesù. Ci sono uomini dalla vita semplice che vengono trasformati, persino nel loro nome, da quell’incontro. Avere la vita attraversata da Cristo significa, infatti, vedere sconvolta la propria storia e i propri progetti. Quando quei pescatori di Galilea trovano Gesù sulla spiaggia del lago e sentono la sua chiamata, “tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” (Lc 5,11). È una svolta radicale che non ammette esitazioni e incammina su una strada irta di difficoltà, ma molto liberante: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).

3. Quando incrocia la vita di una persona, Cristo inquieta la sua coscienza, legge nel suo cuore, come accade con la Samaritana, alla quale dice “tutto quello che ha fatto” (cfr Jn 4,29). Soprattutto fa sbocciare il pentimento e l’amore, come avviene per Zaccheo che dà la metà dei suoi beni ai poveri e restituisce il quadruplo di quanto ha frodato (cfr Lc 19,8). Così succede pure alla peccatrice pentita alla quale vengono perdonati i peccati “perché molto ha amato” (Lc 7,47) e all’adultera che non è giudicata ma esortata a condurre una nuova esistenza lontana dal peccato (cfr Jn 8,11). L’incontro con Gesù è simile a una rigenerazione: dà origine alla creatura nuova, capace di un vero culto, che consiste nell’adorazione del Padre “in spirito e verità” (Jn 4,23-24).

4. Incontrare Cristo sul sentiero della propria vita significa spesso trovare la guarigione fisica. Ai suoi stessi discepoli Gesù affiderà la missione di annunziare il regno di Dio, la conversione e il perdono dei peccati (cfr Lc 24,47) ma anche di curare gli infermi, liberare da ogni male, consolare e sostenere. Infatti, i discepoli “predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano” (Mc 6,12-13). Cristo è venuto per cercare, incontrare e salvare l’uomo intero. Come condizione per la salvezza, Gesù esige la fede, con la quale ci si abbandona pienamente a Dio che agisce in lui. Infatti, all’emorroissa che, come ultima speranza, aveva toccato il lembo del suo mantello, Gesù dichiara: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male” (Mc 5,34).

5. La venuta di Cristo in mezzo a noi persegue lo scopo di condurci al Padre. Infatti, “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Jn 1,18). Questa rivelazione storica, compiuta da Gesù con gesti e parole, ci raggiunge profondamente attraverso l’azione interiore del Padre (cfr Mt 16,17 Jn 6,44-45) e l’illuminazione dello Spirito Santo (cfr Jn 14,26 Jn 16,13). Per questo Gesù risorto lo effonde come principio di remissione dei peccati (cfr Jn 20,22-23) e sorgente dell’amore divino in noi (cfr Rm 5,5). Si ha, così, una comunione trinitaria che inizia già durante l’esistenza terrena e ha come approdo la pienezza della visione, quando “noi saremo simili a Dio, perché lo vedremo così come egli è” (1Jn 3,2).

6. Ora Cristo continua a camminare accanto a noi lungo i sentieri della storia, sulla base della sua promessa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). È presente attraverso la sua Parola, “una Parola che chiama, che invita, che personalmente interpella, come accadde agli apostoli. Quando una persona è raggiunta dalla Parola, nasce l’obbedienza, cioè l’ascolto che cambia la vita. Ogni giorno (il fedele) si nutre del pane della Parola. Privato di esso, egli è come morto, e non ha più nulla da comunicare ai fratelli, perché la Parola è Cristo” (Orientale lumen, n. 10).

Cristo è presente, poi, nell’Eucaristia, fonte di amore, di unità e di salvezza. Risuonano costantemente nelle nostre chiese le parole che egli pronunziò un giorno nella sinagoga della cittadina di Cafarnao sul lago di Tiberiade. Esse sono parole di speranza e di vita: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui… Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Jn 6,54 Jn 6,56).

Al termine dell’Udienza Generale, Giovanni Paolo II rinnova il suo appello per la pace tra musulmani e cristiani nelle Molucche, da tempo sconvolte dalla violenza ed esprime inoltre il suo dolore per i recenti attentati in Spagna ed in Russia:

Ancora una volta sento il bisogno di invitarvi a pregare per la fine delle violenze che stanno sconvolgendo in Indonesia l'arcipelago delle Molucche. Mentre affidiamo alla misericordia divina le numerosissime vittime di quella tragedia, vogliamo far giungere un pensiero di intensa vicinanza spirituale a quanti soffrono per la morte dei loro cari, la privazione dei beni necessari all'esistenza e la distruzione dei luoghi di culto. Molti di loro sono stati costretti a lasciare la terra dove vivevano e nella quale hanno diritto a vivere, in dignità e sicurezza. Supplichiamo con fede il Signore affinché, ristabilito l'ordine, si ritrovi presto l'armonia di un tempo e cristiani e musulmani riescano a convivere in pace. La Vergine Santa, Madre dei sofferenti, sostenga queste nostre richieste con la Sua potente intercessione.

Ieri a Mosca, in un sottopassaggio vicino al Cremlino, un ordigno esploso nell’ora di punta ha causato numerosi morti e feriti. Non posso non esprimere la mia profonda deplorazione per questo grave attentato, mentre assicuro la mia solidarietà, che accompagno con la preghiera. Uguali sentimenti vorrei estendere alle vittime degli attentati che, purtroppo, continuano in Spagna. Auspico di cuore che cessi ogni forma di violenza seminatrice di lutti e di dolore, e che gli animi si orientino verso pensieri di intesa e di pacifica convivenza.

Saluti:


Saluto in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi provenienti da Budapest e Makó (Arcidiocesi di Esztergom-Budapest, diocesi di Szeged-Csongrád).

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi provenienti da Budapest e gli alunni del Liceo Cattolico di Santo Stefano di Makó, i quali sono arrivati in bicicletta.

Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso vorrei salutare tutti i pellegrini neerlandesi e belgi, oggi in particolare i pellegrini di Waregem!

Auguro che il vostro pellegrinaggio ai luoghi sacri in questo Anno giubilare vi riveli la piena ricchezza della fede del vostro battesimo, e dia un nuovo slancio alla vita ecclesiale nella vostra parrocchia e nel vostro paese.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto di cuore i pellegrini lituani! Nel pellegrinaggio dell'Anno giubilare rinnovate i cuori nel Signore, affinché sappiate essere apostoli dei tempi nuovi. Agli insegnanti della Scuola cattolica di Klaip da auguro amore e perseveranza nel non facile lavoro educativo. Vi accompagni tutti la mia Benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!


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Rivolgo ora un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Capitolari della Congregazione delle Suore Armene dell'Immacolata Concezione ed i rappresentanti dei Capitolari dei Giuseppini del Murialdo, e, attraverso di loro, invio il mio pensiero alle rispettive Famiglie religiose che continuino con fervore nella Chiesa e nel mondo il loro cammino di fede e di testimonianza evangelica.

Saluto, poi, i fedeli della Diocesi di Forlì-Bertinoro; i membri dell'Associazione "L'Umana Dimora", che hanno percorso a piedi lunghi tratti di strada dell'antica "Via dei Romei", portando la venerata immagine della Beata Vergine del Fuoco; il gruppo "Amici Casa Betania" di Brescia; i membri del movimento "Presenza del Vangelo" di Palermo ed il gruppo di Scout di Dalmine.

Saluto, inoltre, i partecipanti all'edizione del Festival internazionale del Folklore di Alatri, provenienti da varie Nazioni. Auspico di cuore che questo significativo incontro contribuisca a far crescere in tutti lo spirito di fraterna solidarietà.

Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Oggi la Chiesa celebra la festa di Santa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, compatrona d'Europa, monaca carmelitana morta nel campo di sterminio di Auschwitz.

Cari giovani, vi auguro di avere sempre, come santa Edith Stein, fiducia in Cristo, amico fedele, seguendolo con cuore aperto, entusiasta e generoso.

Cari malati, vi aiuti questa Santa carmelitana a servire con coraggio il Signore nella sofferenza e nella croce.

E a voi, cari sposi novelli, santa Benedetta della Croce sia di sostegno nell'aderire alla volontà di Dio in ogni circostanza.





Mercoledì, 23 agosto 2000

23800

1. Roma ha vissuto, la scorsa settimana, un evento indimenticabile: la Giornata Mondiale della Gioventù, che ha suscitato in tutti un’impressione intensa e profonda. E' stato un pellegrinaggio all'insegna della gioia, della preghiera e della riflessione.

Sorge spontaneo dal cuore un primo sentimento ed è quello d’un sincero ringraziamento al Signore per questo dono, davvero grande, non solo alla nostra Città e alla Chiesa che è in Italia, ma al mondo intero. Ringrazio pure quanti, in vario modo, hanno cooperato alla concreta realizzazione di quest’incontro, svoltosi con serenità e nel massimo ordine. A tutti, dal Pontificio Consiglio per i Laici, al Comitato Centrale del Giubileo, alla Conferenza Episcopale Italiana, alla Diocesi di Roma, alle Autorità civili ed amministrative, alle Forze dell’Ordine, ai Servizi Sanitari, all’Università di Tor Vergata, alle varie Organizzazioni di Volontariato, rinnovo il mio riconoscente pensiero.

2. Torno naturalmente con la mente a quest’incontro davvero straordinario, che è andato al di là di ogni attesa e, direi, persino di ogni umana aspettativa. Sento un desiderio vivissimo di ripetere a questi ragazzi e ragazze la mia gioia per aver potuto accoglierli, la sera della solennità dell’Assunta, in Piazza San Giovanni in Laterano e in Piazza San Pietro.

Resta in me la profonda commozione con cui ho partecipato a Tor Vergata alla veglia del sabato sera e presieduto, il giorno dopo, la solenne celebrazione eucaristica conclusiva.

Sorvolando quell’area con l’elicottero, ho ammirato dall’alto uno spettacolo unico ed impressionante: un enorme tappeto umano di gente festosa, felice di stare insieme. Non potrò mai dimenticare l’entusiasmo di quei giovani. Avrei desiderato abbracciarli tutti ed esprimere a ciascuno l’affetto che mi lega alla gioventù di questo nostro tempo, a cui il Signore affida una grande missione al servizio della civiltà dell’Amore.

Che cosa, anzi chi sono venuti a cercare i giovani se non Gesù Cristo? Che cos’è la Giornata mondiale della Gioventù se non un incontro personale e comunitario con il Signore, che dà senso vero all’umana esistenza? In realtà, è lui stesso che per primo li ha cercati e chiamati, come cerca e chiama ogni essere umano per condurlo alla salvezza ed alla piena felicità. Ed al termine dell’incontro, è ancora lui che ha affidato ai giovani la singolare missione di essere suoi testimoni in ogni angolo della terra. Sono state giornate segnate dalla scoperta d'una presenza amica e fedele, quella di Gesù Cristo, del quale celebriamo i duemila anni della nascita.

3. I giovani, con l’entusiasmo tipico della loro età, hanno risposto che intendono seguire Gesù. Vogliono farlo, perché si sentono parte viva della Chiesa. Lo vogliono fare camminando insieme, perché si sentono Popolo di Dio in cammino.

Non li spaventa la loro fragilità, perché contano sull’amore e la misericordia del Padre celeste, che li sostiene nella vita di ogni giorno. Al di là di ogni razza e cultura, si sentono fratelli accomunati da un’unica fede, da un’unica speranza, da una stessa missione: incendiare il mondo con l’amore di Dio. I giovani hanno messo in evidenza che in loro c'è un'esigenza di senso. Essi cercano ragioni di speranza ed hanno fame di autentiche esperienze spirituali.

Possa il messaggio della Giornata Mondiale della Gioventù essere accolto ed approfondito da quanti vi hanno preso parte come pure dagli altri loro coetanei, che ne hanno seguito le diverse fasi e manifestazioni attraverso i giornali, la radio e la televisione!

E’ necessario che il clima evangelico, respirato in quei giorni, non vada disperso, ma al contrario continui ad essere il clima delle comunità giovanili e delle associazioni, delle parrocchie e delle diocesi specialmente nel corso di quest’Anno giubilare, che invita tutti i credenti ad incontrare Cristo, morto e risorto per noi.

A tutti i giovani vorrei ripetere: siate fieri della missione che il Signore vi ha affidato e portatela avanti con umile e generosa perseveranza. Vi sostenga l’aiuto materno di Maria, che ha vegliato su voi durante i giorni del vostro Giubileo. Cristo e la sua Chiesa contano su di voi!

Saluti:


Versione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso vorrei salutare tutti i pellegrini neerlandesi e belgi!

Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli sia un invito a seguire Gesù sulle orme dei SS. Pietro e Paolo.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!



Versione italiana del saluto in lingua russa:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di fedeli del Turkmenistan.

Carissimi, auspico che il pellegrinaggio giubilare valga a rinsaldare il vostro generoso impegno di testimonianza cristiana.

Di cuore invoco su di voi e sui vostri cari copiose benedizioni del cielo.


Versione italiana del saluto in lingua lituana:

Rivolgo un cordiale saluto ai fratelli e alle sorelle lituani.

Nell’Anno di gioia e di grazia divina andate incontro a Cristo con la coerenza della fede testimoniata nella vita quotidiana. A tutti la mia Benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!


Versione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi, specialmente l’orchestra Philharmonia Hungarica, il Coro "Szent Alberik" e il Coro dell’Università delle Scienze di Budapest. Ringrazio molto per la bella musica e per i canti.

Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!




Versione italiana del saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, il Grande Giubileo, che è in corso, è una sosta spirituale per riprendere poi con maggiore vigore il cammino verso il futuro. Tale cammino è illuminato dal Mistero dell'Incarnazione e dal Mistero Pasquale di Gesù Cristo. In Lui, infatti, l'uomo e la donna, rinati dall'acqua e dallo Spirito Santo (cfr
Jn 3,5), diventano una nuova creatura (cfr Ga 6,15).

Saluto cordialmente i gruppi di pellegrini provenienti da Zlatar, Utrine, Pregrada ed altre località. Imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Versione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Praga.

Cari fratelli e sorelle! Ieri abbiamo celebrato la festa della Vergine Maria Regina. La Vergine Maria ci è vicina, ci aiuta a servire fedelmente il Signore, affinché possiamo, come lei, raggiungere la gloria del Cielo.

Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!




Versione italiana del saluto in lingua slovacca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia: da Púchov, ilina-Solinky, Prešov, Sabinov, Komárno, Smolenice, Igram, Veký Cetín, Bystré nad Topl’ou, Poprad e Kemarok, come pure agli scouts di Bošany.

Fratelli e Sorelle, «l'Anno giubilare per noi credenti pone in rilievo con tutta evidenza la redenzione operata da Cristo mediante la sua morte e risurrezione... La grazia della misericordia a tutti viene incontro, perché quanti sono stati riconciliati possano essere anche "salvati mediante la sua vita" (Rm 5,10)» (Incarnationis mysterium, 6).

Con affetto benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!

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Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, le Suore del Divin Redentore, le Figlie del Divino Zelo ed i religiosi e le religiose presenti.

Saluto il Pellegrinaggio del Centro Pastorale Paolo VI di Brescia; i pellegrini provenienti da Rocca Canterano, Canterano, Agosta e Gerano, recentemente colpite dal terremoto; i teofori della parrocchia San Pietro Apostolo di Grotte di Castro (Viterbo), venuti per l'accensione della fiaccola in onore della loro celeste Patrona, la Madonna del Suffragio; i pellegrini giunti a piedi da Monghidoro ed i partecipanti alla fiaccolata promossa dalla parrocchia del Santissimo Redentore di Seriate in vista della beatificazione di Papa Giovanni XXIII.

Saluto, poi, i numerosi giovani. In modo speciale i giovani della Congregazione di Don Orione, che intendono rinnovare con la loro presenza l'impegno di fedeltà al Papa e alla Chiesa; i giovani dell'Oratorio della parrocchia Santa Maria Assunta di Mezzago, che recheranno la fiaccola accesa nel centro culturale "Giancarlo Brasca"; gli Ufficiali di complemento della scuola delle Trasmissioni della Cecchignola; i vari gruppi di scout Agesci; i bambini saharawi, ospiti del Centro Missionario Diocesano di Firenze, e quanti li hanno accolti.

Il mio pensiero va infine a voi, cari malati, mentre vi chiedo di offrire al Signore le vostre sofferenze, talora molto dure, perché le nuove generazioni sappiano perseverare nella sequela del Signore; ed a voi, cari sposi novelli, a cui domando di mostrare la bellezza del vivere insieme cristianamente a quanti sono in cammino verso il matrimonio.

Vorrei ora invitarvi a pregare per i centodiciotto uomini che hanno trovato la morte nel sottomarino russo "Kursk". La maggior parte di loro erano giovani. Nell'esprimere la mia profonda partecipazione al dolore dei familiari, raccomando le vittime alla misericordia di Dio, perché voglia accoglierle nella sua pace.

Pater noster...

A tutti la mia Benedizione.




Mercoledì, 30 agosto 2000: La metánoia, conseguenza dell’incontro con Cristo

30800

1. Canta il Salmista: “I passi del mio vagare tu li hai contati” (
Ps 56,9). In questa frase breve ed essenziale è contenuta la storia dell’uomo che erra nel deserto della solitudine, del male, dell’aridità. Egli col peccato ha rotto la mirabile armonia del creato stabilita da Dio alle origini: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto buona e bella”, come si potrebbe rendere il senso del noto testo genesiaco (Gn 1,31). Eppure Dio non è mai lontano dalla sua creatura, anzi rimane sempre presente nel suo intimo, secondo la bella intuizione di sant’Agostino: “Dov’eri tu allora e quanto eri lontano da me? Io vagavo lontano da te (…). Tu, invece, eri più dentro di me della mia stessa parte più profonda e più alto della mia parte più alta” (Confessioni 3,6,11).

Ma già il salmista aveva dipinto in un inno stupendo la vana fuga dell'uomo dal suo Creatore: “Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora per abitare alle estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: ‘Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte ’; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce” (Ps 139,7-12).

2. Una ricerca che Dio compie con particolare insistenza e amore è quella del figlio ribelle che fugge lontano dal suo sguardo. Dio si è messo sulle strade tortuose dei peccatori attraverso suo Figlio, Gesù Cristo, che proprio nel suo irrompere sulla scena della storia è presentato come “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Jn 1,29). Le prime parole che egli pronunzia in pubblico sono queste: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!” (Mt 4,17). Appare un termine importante che Gesù illustrerà ripetutamente in parole e in atti: “Convertitevi”, in greco metanoéite, cioè compite una metánoia, un mutamento radicale della mente e del cuore. Occorre lasciare alle spalle il male ed entrare nel regno di giustizia, di amore e di verità, che si sta inaugurando.

La trilogia delle parabole della misericordia divina raccolte da Luca nel capitolo 15 del suo Vangelo costituisce la rappresentazione più incisiva della ricerca attiva e dell’attesa amorosa di Dio nei confronti della creatura peccatrice. Compiendo la metánoia, la conversione, l’uomo torna, come il figlio prodigo, ad abbracciare il Padre che mai l’ha dimenticato né abbandonato.

3. Sant’Ambrogio, commentando questa parabola del padre prodigo d’amore nei confronti del figlio prodigo di peccato, introduce la presenza della Trinità: “Alzati, vieni di corsa alla Chiesa: qui c’è il Padre, qui c’è il Figlio, qui c’è lo Spirito Santo. Egli ti corre incontro, perché ti ascolta mentre stai riflettendo tra te e te nel segreto del cuore. E quando ancora sei lontano, ti vede e si mette a correre. Egli vede nel tuo cuore, accorre perché nessuno ti trattenga, e per di più ti abbraccia… Egli si getta al collo, per sollevare chi giaceva a terra, e per far sì che chi già era oppresso dal peso dei peccati e chino verso le cose terrene, rivolgesse nuovamente lo sguardo al cielo, ove doveva cercare il proprio Creatore. Cristo ti si getta al collo, perché vuol toglierti dalla nuca il giogo della schiavitù e imporre sul tuo collo un dolce giogo” (In Lucam VII, 229-230).

4. L’incontro con Cristo cambia l’esistenza di una persona, come insegna la vicenda di Zaccheo che abbiamo ascoltato in apertura. Così è accaduto anche ai peccatori e alle peccatrici che hanno incrociato Gesù sulle loro strade. Sulla croce c’è un estremo atto di perdono e di speranza donato al malfattore, che compie la sua metánoia quando giunge alla frontiera ultima tra vita e morte e dice al suo compagno: “Noi riceviamo il giusto per le nostre azioni” (Lc 23,41). A lui che implora: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”, Gesù risponde: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso” (cfr Lc 23,42-43). Così, la missione terrena di Cristo iniziata con l’invito a convertirsi per entrare nel regno di Dio, si conclude con una conversione e un ingresso nel suo regno.

5. Anche la missione degli Apostoli cominciò con un pressante invito alla conversione. Agli uditori del suo primo discorso, i quali si erano sentito trafiggere il cuore e chiedevano con ansia: “Che cosa dobbiamo fare?”, Pietro rispose: “Convertitevi (metanoésate)e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo per la remissione dei vostri peccati e riceverete il dono dello Spirito Santo” (Ac 2,37-38). Questa risposta di Pietro fu accolta prontamente: “circa tremila persone” si convertirono quel giorno (cfr Ac 2,41). Dopo la guarigione miracolosa di un uomo storpio, Pietro rinnovò la sua esortazione. Ricordò ai Gerosolomitani il loro orrendo peccato: “Voi avete rinnegato il Santo e il Giusto … avete ucciso l’autore della vita” (Ac 3,14-15), attenuò tuttavia la loro colpevolezza, dicendo: “Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza” (Ac 3,17); li chiamò poi alla conversione (cfr Ac 3,19) e diede loro un’immensa speranza: “Dio l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità” (Ac 3,26).

Similmente, l’Apostolo Paolo predicava la conversione. Lo dice nel suo discorso al re Agrippa, descrivendo così il proprio apostolato: a tutti, “anche ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, compiendo opere di vera conversione” (Ac 26,20 cfr 1Th 1,9-10). Paolo insegnava che “la bontà di Dio [ci] spinge alla conversione” (Rm 2,4). Nell’Apocalisse è Cristo stesso che esorta ripetutamente alla conversione. Ispirata dall’amore (cfr Ap 3,19), l’esortazione è vigorosa e manifesta tutta l’urgenza della conversione (cfr Ap 2,5 Ap 2,16 Ap 2,21-22 Ap 3,3 Ap 3,19), però è accompagnata da promesse meravigliose d’intimità con il Salvatore (cfr 3,20-21).

A tutti i peccatori, quindi, è sempre aperta una porta di speranza. “L’uomo non è lasciato solo a tentare, in mille modi spesso frustrati, una impossibile scalata al cielo: vi è un tabernacolo di gloria, che è la persona santissima di Gesù il Signore, dove divino e umano si incontrano in un abbraccio che non potrà mai essere sciolto: il Verbo si è fatto carne, in tutto simile a noi eccetto il peccato. Egli versa la divinità nel cuore malato dell’umanità e, infondendovi lo Spirito del Padre, la rende capace di diventare Dio per grazia” (Orientale lumen, n.15).


Appello per la pace nel Burundi:

Lunedì scorso, 28 agosto, è stato firmato ad Arusha, in Tanzania, un primo parziale accordo per la pacificazione della cara Nazione del Burundi, insanguinata da sette assurdi anni di guerra civile.

Vi invito a pregare affinché il desiderio di riconciliazione di quelle popolazioni venga accolto da tutte le parti interessate ed anche dagli Stati vicini, e si possa giungere presto ad una pace stabile e duratura, a vantaggio dell'intera regione dei Grandi Laghi.

Saluti:

Versione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto con affetto i pellegrini lituani.

Il Padre Misericordioso si fa sentire nei cuori che lo ascoltano. Specialmente in quest’Anno la vostra vita sia sempre illuminata dalla sua presenza. Con questi voti vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi, specialmente il gruppo dei sordomuti. Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita e cordialmente imparto la Benedizione Apostolica, che estendo ai vostri cari e all’intero popolo ungherese.

Sia lodato Gesù Cristo!



Versione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi da Bratislava e Povaská Bbystrica, Košice e Košická Nová Ves, Hruštín e Bobrov, Oravský Podzámok e Zuberec, Niný Hrušov e Chmenica, Trencín e Zohor, Kysuce e Ponitrie, come pure i membri dell’aviazione dell’Esercito slovacco, con i familiari. Fratelli e sorelle, avete varcato la Porta Santa; essa evoca il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia. Gesù ha detto: "Io sono la porta" (Jn 10,7), per indicare che nessuno può avere accesso al Padre se non per mezzo suo. Volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi e ai vostri cari in patria. Sia lodato Gesù Cristo!



Versione italiana del testo croato:

Cari Fratelli e Sorelle, sul nostro cammino terreno ci accompagna con materna intercessione e amore la Beata Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre del pellegrinante Popolo di Dio. Mirabilmente unita all'opera della salvezza e assunta al cielo, Ella è «segno di sicura speranza e di consolazione» (Lumen gentium LG 68) per l'umanità intera.

Saluto cordialmente i membri della Banda Musicale Cittadina di Šibenik ed i pellegrini provenienti da Dubrovnik, Split, Slavonski Brod, Sveti Ivan Zelina ed altre località. Invoco su tutti la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

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Rivolgo ora un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli della Diocesi di Trieste, venuti in pellegrinaggio a Roma con il loro Vescovo, Monsignor Eugenio Ravignani, come pure quelli della Diocesi di Mantova, guidati dal loro Pastore, Monsignor Egidio Caporello. Cari fratelli e sorelle, ricordo la mia visita alle vostre Comunità diocesane, e sono lieto dell'odierno incontro, che mi offre l'occasione di rinnovare l'affetto che a voi mi unisce. Ben volentieri benedico i sacerdoti, le religiose e i religiosi, le parrocchie, le famiglie e le intere Chiese particolari, auspicando che l'Anno giubilare rechi a tutti pace, letizia e un rinnovato spirito di fede.

Saluto poi la comunità dei diaconi permanenti di Firenze con i familiari, accompagnati dal loro Arcivescovo, il Cardinale Silvano Piovanelli; il gruppo di seminaristi che a Frascati partecipano all'Incontro Estivo sul tema "La santità cristiana: un ideale da proporre alle nuove generazioni?"; e gli alunni del Seminario Minore e Maggiore, con i loro Superiori, dell'Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni. Carissimi, nell'esprimervi l'augurio che questo incontro rinsaldi la vostra adesione a Cristo, vi accompagno con un particolare ricordo nella preghiera, perché il Signore vi ricolmi sempre dei suoi doni di grazia.

Saluto anche i partecipanti al pellegrinaggio a cavallo promosso dalla Provincia di Belluno, dall'Associazione "Natura a Cavallo" e dal Comitato Triveneto per il Giubileo. Desidero manifestarvi il mio vivo apprezzamento per la lodevole iniziativa ben preparata, che nel suo percorso ha proposto numerose attività di carattere religioso e culturale. Auspico cordialmente che essa valga a stimolare in ognuno un rinnovato impegno nella testimonianza cristiana, per un atteggiamento di attenta solidarietà verso il prossimo, secondo i dettami del Vangelo.

Ed ora un particolare saluto a tutti i giovani, ammalati e sposi novelli. Vi esorto, cari giovani, a mettere Cristo al centro della vostra vita, per essere veri testimoni di speranza e pace in questa società. Voi, ammalati, accogliete con fede il mistero del dolore sull'esempio di Gesù, il quale ha sofferto per la redenzione di tutti gli uomini. E voi, sposi novelli, attingete ogni giorno dal Signore il senso del vostro amore, perché questo sia vero, duraturo e aperto agli altri.

A tutti la mia Benedizione.






Catechesi 79-2005 20800