Catechesi 79-2005 61102

Mercoledì, 6 novembre 2002: Salmo 97: Il trionfo del Signore alla sua venuta finale - Lodi mercoledì 3a settimana

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(
Ps 97,1 Ps 97,3 Ps 97,5-6).

1. Il Salmo 97, poc’anzi proclamato, appartiene a un genere di inni già incontrato durante l’itinerario spirituale, che stiamo compiendo alla luce del Salterio.

Si tratta di un inno al Signore re dell’universo e della storia (cfr Ps 97,6). Esso è definito come «canto nuovo» (Ps 97,1), che nel linguaggio biblico significa un canto perfetto, pieno, solenne, accompagnato da un festoso apparato musicale. Oltre al canto corale, infatti, si evocano «il suono melodioso» dell’arpa (cfr Ps 97,5), la tromba e il corno (cfr Ps 97,6), ma anche una sorta di applauso cosmico (cfr Ps 97,8).

Ripetutamente, poi, risuona il nome del «Signore» (sei volte), invocato come «nostro Dio» (Ps 97,3). Dio, quindi, è al centro della scena in tutta la sua maestà, mentre opera la salvezza nella storia ed è atteso per «giudicare» il mondo e i popoli (Ps 97,9). Il verbo ebraico che indica il «giudizio» significa anche «governare»: perciò si attende l’azione efficace del Sovrano di tutta la terra, che porterà pace e giustizia.

2. Il Salmo si apre con la proclamazione dell’intervento divino all’interno della storia di Israele (cfr Ps 97,1-3). Le immagini della «destra» e del «braccio santo» rimandano all’esodo, alla liberazione dalla schiavitù di Egitto (cfr Ps 97,1). L’alleanza col popolo dell’elezione è, invece, ricordata attraverso le due grandi perfezioni divine: «amore» e «fedeltà» (cfr Ps 97,3).

Questi segni di salvezza sono testimoniati «agli occhi dei popoli» e in «tutti i confini della terra» (Ps 97,2 Ps 97,3), perché l’umanità intera sia attratta verso Dio salvatore e si apra alla sua parola e alla sua opera salvifica.

3. L’accoglienza riservata al Signore che interviene nella storia è contrassegnata da una lode corale: oltre all’orchestra e ai canti del tempio di Sion (cfr Ps 97,5-6), vi partecipa anche l’universo, che costituisce una specie di tempio cosmico.

Quattro sono i cantori di questo immenso coro di lode. Il primo è il mare col suo fragore, che sembra fare quasi da basso continuo a tale grandioso inneggiare (cfr Ps 97,7). Lo seguono la terra ed il mondo intero (cfr Ps 97,4 Ps 97,7) con tutti i suoi abitanti, uniti in un’armonia solenne. La terza personificazione è quella dei fiumi che, essendo considerati come le braccia del mare, sembrano col loro flusso ritmico battere le mani in un applauso (cfr Ps 97,8). Da ultimo, ecco le montagne che sembrano danzare di gioia davanti al Signore, pur essendo le creature più massicce e imponenti (cfr Ps 97,8 Ps 28,6 Ps 113,6).

Un coro colossale, quindi, che ha un unico scopo: esaltare il Signore, re e giudice giusto. La finale del Salmo, come si diceva, presenta infatti Dio «che viene a giudicare (e a reggere) la terra... con giustizia e con rettitudine» (Ps 97,9).

E' questa la grande speranza e la nostra invocazione: «Venga il tuo regno!», un regno di pace, di giustizia e di serenità, che ricomponga l’armonia originaria della creazione.

4. In questo Salmo, l’apostolo Paolo ha riconosciuto con profonda gioia una profezia dell’opera di Dio nel mistero di Cristo. Paolo si è servito del v. 2 per esprimere il tema della sua grande lettera ai Romani: nel Vangelo «la giustizia di Dio si è rivelata» (cfr Rm 1,17), «si è manifestata» (cfr Rm 3,21).

L’interpretazione fatta da Paolo conferisce al Salmo una maggiore pienezza di senso. Letto nella prospettiva dell’Antico Testamento, il Salmo proclama che Dio salva il suo popolo e che tutte le nazioni, vedendo ciò, sono nell’ammirazione. Invece nella prospettiva cristiana, Dio opera la salvezza in Cristo, figlio d’Israele; tutte le nazioni lo vedono e sono invitate ad approfittare di questa salvezza, giacché il Vangelo «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco», cioè il pagano (Rm 1,16). Ormai, «tutti i confini della terra» non soltanto «hanno veduto la salvezza del nostro Dio» (Ps 97,3), ma l’hanno ricevuta.

5. In questa prospettiva Origene, scrittore cristiano del terzo secolo, in un testo ripreso poi da san Girolamo interpreta il «canto nuovo» del Salmo come una celebrazione anticipata della novità cristiana del Redentore crocifisso. Seguiamo, allora, il suo commento che intreccia il canto del salmista con l’annunzio evangelico.

«Cantico nuovo è il Figlio di Dio che è stato crocifisso - cosa che non si era ancora mai udita. Una realtà nuova deve avere un cantico nuovo. "Cantate al Signore un cantico nuovo". Colui che ha sofferto la passione, in realtà è un uomo; ma voi cantate al Signore. Ha sofferto la passione come uomo, ma ha salvato come Dio». Origene prosegue: Cristo «ha fatto miracoli in mezzo ai giudei: ha guarito paralitici, purificato lebbrosi, risuscitato morti. Ma anche altri profeti fecero questo. Ha cambiato pochi pani in un numero enorme, e ha dato da mangiare a un popolo senza numero. Ma anche Eliseo fece questo. Allora, che cosa ha fatto di nuovo per meritare un cantico nuovo? Volete sapere che cosa ha fatto di nuovo? Dio è morto come uomo, perché gli uomini avessero la vita; il Figlio di Dio fu crocifisso, per sollevarci fino al cielo» (74 omelie sul libro dei Salmi, Milano 1993, PP 309-310).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto tutti i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio!
Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli rafforzi il vostro amore ed il vostro impegno per la Chiesa nel vostro paese.
Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati qui presenti.
Carissimi, nell'impartire la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi e alle vostre famiglie, auspico vivamente che sappiate essere messaggeri e testimoni della speranza cristiana nell'ambiente in cui vivete e lavorate.
Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale saluto ai professori e agli studenti dell'Accademia Commerciale, di Jindrichuuv Hradec.
La pia consuetudine dedica il mese di novembre alla preghiera in suffragio dei defunti.
L'uomo è creato per la vita eterna. Per questo teniamo presente l'ammonimento di Cristo: "Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora." (Mt 25,13).
Vi imparto di cuore la mia Benedizione!
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Un saluto cordiale rivolgo ai pellegrini ungheresi, specialmente al gruppo del Liceo Cisterciense di Pécs.
Ieri avete celebrato la memoria di Sant'Emerico, patrono della gioventù ungherese. Chiedendo la sua intercessione vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto i pellegrini provenienti dalla Polonia. Ancora una volta vi ringrazio per esser venuti in occasione di San Carlo.
Oggi, ancora nell’atmosfera della liturgica commemorazione dei defunti, meditiamo sulle parole del Salmo 97. Esso parla della venuta del Signore alla fine dei tempi e della salvezza finale dell’uomo, la quale in qualche modo si estende a tutta la terra e a tutto il mondo creato: "Tutti i confini della terra hanno visto la salvezza del nostro Dio. Acclami al Signore tutta la terra; gridate, esultate con canti gioiosi. (...) Giudicherà il mondo con giustizia, e i popoli con equità". Basandoci su queste parole possiamo pregare con speranza: "Venga il Tuo regno" - un regno di giustizia e di pace, di gioia e d’armonia ripristinata a tutto il creato.
Dio benedica voi e tutti i polacchi nella patria e nel mondo!
*****


Rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al "Corso di formazione permanente per missionari", promosso dalla Pontificia Università salesiana. Carissimi, auspico che queste giornate di studio sulle tematiche legate al lavoro missionario suscitino in voi un rinnovato entusiasmo nell’annunziare Cristo a tutti i popoli.

Saluto, poi, i rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio venuti a Roma da diversi continenti per partecipare al convegno internazionale sul tema "Il vangelo della pace". Questo incontro, carissimi, ravvivi in ciascuno di voi l’impegno per la promozione della giustizia e della pace in ogni ambiente.

Il mio pensiero si rivolge, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, progettate il futuro in piena fedeltà al Vangelo, e crescete secondo l’insegnamento e l’esempio di Gesù. Voi, cari ammalati, offrite le vostre sofferenze al Signore, perché grazie pure alla vostra partecipazione ai suoi patimenti, Egli estenda la sua azione salvifica nel mondo. Nel cammino che avete intrapreso, possiate voi, cari sposi novelli, essere guidati da una fede viva, perché la vostra famiglia sia animata da intenso fervore evangelico.




Mercoledì, 13 novembre 2002: Salmo 86: Gerusalemme, madre di tutti i popoli - Lodi Giovedì 3a settimana

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Ps 86

1. Il canto a Gerusalemme, città della pace e madre universale, che ora abbiamo sentito risuonare, è purtroppo in contrasto con l’esperienza storica che la città sta vivendo. Ma compito della preghiera è quello di seminare fiducia e di generare speranza.

La prospettiva universale del Salmo 86 può far pensare all’Inno del Libro di Isaia, che vede convergere verso Sion tutte le genti per ascoltare la Parola del Signore e riscoprire la bellezza della pace, forgiando le «spade in vomeri» e le «lance in falci» (cfr Ps 86,2 Ps 86,2-5). In realtà, il Salmo si pone da una prospettiva molto diversa, quella di un movimento che, invece di convergere verso Sion, parte da Sion; il Salmista vede in Sion l’origine di tutti i popoli. Dopo aver dichiarato il primato della città santa non per meriti storici o culturali ma solo per l’amore riversato da Dio su di essa (cfr Ps 86,1-3), il Salmo si apre ad una celebrazione proprio di questo universalismo che affratella tutti i popoli.

2. Sion è cantata come madre di tutta l’umanità e non del solo Israele. Una tale affermazione è di un’audacia straordinaria. Il Salmista ne è consapevole e lo fa notare: «Di te si dicono cose stupende, città di Dio» (Ps 86,3). Come mai la modesta capitale di una piccola nazione può essere presentata come l’origine di popoli molto più potenti? Perché Sion può avere questa immensa pretesa? La risposta è data nella stessa frase: Sion è madre di tutta l’umanità, perché è la «città di Dio»; sta quindi alla base del progetto di Dio.

Tutti i punti cardinali della terra si trovano in rapporto con questa madre: Raab, cioè l’Egitto, il grande stato occidentale; Babilonia, la ben nota potenza orientale; Tiro, che personifica il popolo commerciale del nord, mentre l’Etiopia rappresenta il profondo sud e la Palestina l’area centrale, anch’essa figlia di Sion.

Nell’anagrafe spirituale di Gerusalemme sono registrati tutti i popoli della terra: per tre volte si ripete la formula «è nato là / è nato in essa» (Ps 86,4-6). È l’espressione giuridica ufficiale con cui allora si dichiarava che una persona era nativa di una determinata città e, come tale, godeva della pienezza dei diritti civili di quel popolo.

3. È suggestivo osservare perfino le nazioni considerate ostili a Israele salire a Gerusalemme ed esservi accolte non come straniere ma come «familiari». Anzi, il Salmista trasforma la processione di questi popoli verso Sion in un canto corale e in una danza gioiosa: essi ritrovano le loro «sorgenti» (cfr Ps 86,7) nella città di Dio da cui si dirama una corrente d’acqua viva che feconda tutto il mondo, nella linea di quanto proclamavano i profeti (cfr Ez 47,1-12 Za 13,1 Za 14,8 Ap 22,1-2).

A Gerusalemme tutti devono scoprire le loro radici spirituali, sentirsi nella loro patria, ritrovarsi come membri della stessa famiglia, abbracciarsi come fratelli, ritornati nella loro casa.

4. Pagina di vero dialogo interreligioso, il Salmo 86 raccoglie l’eredità universalistica dei profeti (cfr Is 56,6-7 Is 60,6-7 Is 66,21 Jon 4,10-11 Ml 1,11ecc ) e anticipa la tradizione cristiana che applica questo Salmo alla «Gerusalemme di lassù», di cui san Paolo proclama che «è libera ed è la nostra madre» ed ha più figli della Gerusalemme terrena (cfr Ga 4,26-27). Non diversamente parla l’Apocalisse quando canta «la Gerusalemme che scende dal cielo, da Dio» (Ap 21,2 Ap 21,10).

Nella linea del Salmo 86 anche il Concilio VaticanoII vede nella Chiesa universale il luogo in cui sono riuniti «tutti i giusti a partire da Adamo, dal giusto Abele fino all’ultimo eletto». Essa avrà il suo «glorioso compimento alla fine dei secoli» (Lumen gentium LG 2).

5. Questa lettura ecclesiale del Salmo si apre, nella tradizione cristiana, alla rilettura di esso in chiave mariologica. Gerusalemme era per il Salmista una vera «metropoli», cioè una «città-madre», al cui interno era presente il Signore stesso (cfr So 3,14-18). In questa luce il cristianesimo canta Maria come la Sion vivente, nel cui grembo è generato il Verbo incarnato e per conseguenza sono rigenerati i figli di Dio. Le voci dei Padri della Chiesa - da Ambrogio di Milano ad Atanasio di Alessandria, da Massimo il Confessore a Giovanni Damasceno, da Cromazio di Aquileia a Germano di Costantinopoli - sono concordi in questa rilettura cristiana del Salmo 86.

Noi ci poniamo ora in ascolto di un maestro della tradizione armena, Gregorio di Narek (CA 950-1010), che nel suo Discorso panegirico della beatissima Vergine Maria così si rivolge alla Vergine: «Rifugiandoci sotto la tua degnissima e potente intercessione, noi siamo protetti, o santa Genitrice di Dio, trovando ristoro e riposo sotto l’ombra della tua protezione come a riparo di un muro ben fortificato: muro ornato, incastonato graziosamente da brillanti purissimi; muro avvolto di fuoco, perciò inespugnabile agli assalti dei ladroni; muro fiammeggiante faville, inarrivabile ed inaccessibile ai crudeli traditori; muro circondato da tutte le parti, secondo Davide, le cui fondamenta furono gettate dall’Altissimo (cfr Ps 86,1 Ps 86,5); muro possente della città superna, secondo Paolo (cfr Ga 4,26 He 12,22), ove accogliesti tutti come abitanti, perché mediante la nascita corporale di Dio rendesti figli della Gerusalemme di lassù i figli della Gerusalemme terrena. Perciò le loro labbra benedicono il tuo grembo verginale e tutti ti confessano abitazione e tempio di Colui che è della stessa essenza del Padre. Giustamente dunque conviene a te il detto del profeta: “Fosti per noi casa di rifugio e aiuto contro i torrenti nei giorni di angoscia” (cfr Ps 45,2)» (Testi mariani del primo millennio, IV, Roma 1991, p. 589).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini di Praga e dintorni.

Oggi celebrate la festa di Sant'Agnese di Praga. Lodate il Signore per il di lei bel nome, per poterla onorare, per poter attendere il felice incontro con lei in Paradiso, e per il fatto che è vostra.

Volentieri vi imparto l'Apostolica Benedizione.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di pellegrini slovacchi provenienti da Pieštany e Topolcany.

Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per la vostra visita ed auspico che questo incontro con il Successore di San Pietro valga a risaldare la vostra fede ed il vostro generoso impegno di testimonianza cristiana.

Con questi pensieri, di cuore invoco su di voi e sui vostri cari copiose benedizioni dal cielo. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi provenienti dalla Polonia e da altri Paesi del mondo. In modo speciale saluto S. E. Mons. Stanislaw Nowak, S. E. Mons. Jan Watroba e i fedeli dell'arcidiocesi di Czestochowa, che si preparano alla peregrinazione dell'immagine di Gesù Misericordioso. Benedicendo quest'immagine, prego affinché la peregrinazione porti abbondanti grazie a tutta l'arcidiocesi.

Saluto anche i piloti delle Linee Aeree Polacche LOT, ed auguro una costante protezione divina nel loro duro lavoro.

L'11 Novembre celebriamo ogni anno la festa della rinascita della Polonia. È una data importante. Ci ricorda la lunga lotta del popolo per l'indipendenza e la libertà. Questa lotta ha richiesto tanti sacrifici, affinché la nostra generazione potesse godere della Polonia libera. Ricordiamoci che questa libertà va vissuta nell'amore di Dio, della Patria e dei fratelli.

Dio vi sia propizio!

Il Signore vi benedica tutti!
*****


Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i sacerdoti, iscritti alla FACI, che ricordano significativi anniversari della loro ordinazione presbiterale. Vi esorto, cari Fratelli nel sacerdozio, a perseverare nell’adempimento generoso del sacro ministero a servizio del popolo cristiano.

Saluto, poi, voi cari fedeli di Pescasseroli, qui convenuti in occasione del duecento-cinquantesimo anniversario di incoronazione dell’icona della Madonna, venerata nella vostra comunità. Vi ringrazio per questa visita e vi esorto a trovare nelle radici della vostra storia religiosa sempre nuovi stimoli per progredire nel cammino della testimonianza evangelica.

Il mio saluto va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Carissimi, la grazia del Signore vi aiuti a realizzare ogni giorno la vostra vocazione cristiana. Incoraggi voi, cari giovani, nello sforzo di essere artefici di giustizia e di riconciliazione. Sostenga voi, cari malati, a non perdere la fiducia in Dio, il quale mai ci abbandona nella prova. E illumini voi, cari sposi novelli, a trovare nel Vangelo la gioia di accogliere e servire generosamente la vita, grande dono divino.

APPELLO PER LA PACE IN COLOMBIA



Traduzione italiana dell'appello per la pace in Colombia:

"Non cessano di arrivare notizie dolorose dalla Colombia, che questa volta si riferiscono al sequestro di Mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal, Vescovo di Zipaquirá e Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano, insieme a un sacerdote che lo accompagnava.

Questo fatto, che incrementa il clima di vessazione dei diritti umani e colpisce sia la popolazione civile sia la Chiesa, mi spinge a esprimere ancora una volta il rifiuto di ogni forma di violenza e di lesione della dignità umana, che non è mai un cammino di pace. Mentre chiedo con forza la liberazione di tutti i sequestrati e che questi Pastori possano tornare a esercitare il loro servizio al Popolo di Dio, elevo le mie preghiere affinché Dio conceda alla Colombia la pace tanto desiderata".





Mercoledì, 20 novembre 2002: Is 40, 10-17 : Il buon pastore: Dio l’Altissimo e il Sapientissimo - Lodi giovedì 3a settimana

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(
Is 40,10-11 Is 40,13 Is 40,17).

1. Nel libro del grande profeta Isaia, vissuto nell’ottavo secolo a.C., sono raccolte le voci anche di altri profeti, suoi discepoli e continuatori. È il caso di colui che gli studiosi della Bibbia hanno chiamato «il Secondo Isaia», il profeta del ritorno di Israele dall’esilio babilonese, che avvenne nel sesto secolo a.C. La sua opera costituisce i capitoli 40-55 del libro di Isaia ed appunto dal primo di questi capitoli è desunto il Cantico entrato nella Liturgia delle Lodi e poc’anzi proclamato.

Questo Cantico si compone di due parti: i primi due versetti provengono dalla fine di un bellissimo oracolo di consolazione che annunzia il ritorno degli esiliati a Gerusalemme, sotto la guida di Dio stesso (cfr Is 40,1-11). I versetti successivi formano l’inizio di un discorso apologetico, che esalta l’onniscienza e l’onnipotenza di Dio e, d’altra parte, sottopone a dura critica i fabbricatori di idoli.

2. All’inizio dunque del testo liturgico appare la figura potente di Dio, che torna a Gerusalemme preceduto dai suoi trofei, come Giacobbe era tornato in Terra Santa preceduto dai suoi greggi (cfr Gn 31,17 Gn 32,17). I trofei di Dio sono gli Ebrei esiliati, che Egli ha strappato dalla mano dei loro conquistatori. Dio è quindi dipinto «come un pastore» (Is 40,11). Frequente nella Bibbia e in altre antiche tradizioni, questa immagine evoca l’idea di guida e di dominio, ma qui i tratti sono soprattutto teneri e appassionati, perché il pastore è anche il compagno di viaggio delle sue pecore (cfr Ps 22). Egli si cura del gregge, non solo nutrendolo e preoccupandosi che non si disperda, ma anche chinandosi con tenerezza sugli agnellini e sulle pecore madri (cfr Is 40,11).

3. Conclusa la descrizione dell’ingresso in scena del Signore re e pastore, ecco la riflessione sul suo agire come Creatore dell’universo. Nessuno può stare alla pari con lui in quest’opera grandiosa e colossale: non certo l’uomo, ed ancor meno gli idoli, esseri morti e impotenti. Il profeta ricorre poi a una serie di interrogazioni retoriche, nelle quali cioè è già inclusa la risposta. Esse sono pronunziate in una sorta di processo: nessuno può competere con Dio e arrogarsi il suo immenso potere o la sua illimitata sapienza.

Nessuno è in grado di misurare l’immenso universo creato da Dio. Il profeta fa capire come gli strumenti umani siano ridicolmente inadeguati per questo compito. D’altra parte, Dio è stato un artefice solitario; nessuno è stato in grado di aiutarlo o di consigliarlo in un progetto così immenso com’è quello della creazione cosmica (cfr Is 40,13-14).

Nella sua diciottesima Catechesi battesimale san Cirillo di Gerusalemme, sulla base del nostro Cantico, invita a non misurare Dio con il metro della nostra limitatezza umana: «Per te, uomo così piccolo e debole, la distanza dalla Gotia all’India, dalla Spagna alla Persia, è grande, ma per Dio, che tiene in mano tutto il mondo, ogni terra è vicina» (Le catechesi, Roma 1993, p. 408).

4. Dopo aver celebrato l’onnipotenza di Dio nella creazione, il profeta delinea la sua signoria sulla storia, cioè sulle nazioni, sull’umanità che popola la terra. Gli abitanti dei territori noti, ma anche quelli di regioni remote, che la Bibbia chiama «isole» lontane, sono una realtà microscopica rispetto alla grandezza infinita del Signore. Le immagini sono brillanti e intense: i popoli sono «come una goccia da un secchio», «il pulviscolo sulla bilancia», «un granello di polvere» (Is 40,15).

Nessuno sarebbe in grado di approntare un sacrificio degno di questo grandioso Signore e re: non basterebbero tutte le vittime sacrificali della terra, né tutte le foreste di cedri del Libano per accendere il fuoco di questo olocausto (cfr Is 40,16). Il profeta riporta l’uomo alla coscienza del suo limite di fronte all’infinita grandezza e alla sovrana onnipotenza di Dio. La conclusione è lapidaria: «Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui, come niente e vanità sono da lui ritenute» (Is 40,17).

5. Il fedele è, dunque, invitato, fin dall’inizio della giornata, all’adorazione del Signore onnipotente. San Gregorio di Nissa, Padre della Chiesa di Cappadocia (IV secolo), così meditava le parole del Cantico di Isaia: «Allorquando sentiamo pronunciare la parola "onnipotente", noi pensiamo al fatto che Dio tiene insieme tutte le cose nell’esistenza, sia quelle intelligibili, sia quelle che appartengono alla creazione materiale. Per questo motivo, infatti, egli tiene il circolo della terra, per questo motivo egli ha nella mano i confini della terra, per questo motivo egli contiene il cielo con un pugno, per questo motivo egli misura l’acqua con la mano, per questo motivo egli comprende in se stesso tutta la creazione intellettuale: perché tutte le cose rimangano nell’esistenza, tenute con potenza dalla potenza che le abbraccia» (Teologia trinitaria, Milano 1994, p. 625).

San Girolamo, dal canto suo, si ferma stupito di fronte a un’altra sorprendente verità: quella di Cristo, che, «pur essendo di natura divina… spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini» (Ph 2,6-7). Quel Dio infinito e onnipotente - egli annota - si è fatto piccolo e limitato. San Girolamo lo contempla nella stalla di Betlemme ed esclama: «Lui che in un pugno racchiude l’universo, eccotelo racchiuso in un’angusta mangiatoia» (Lettera 22, 39, in: Opere scelte, I, Torino 1971, p. 379).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di pellegrini slovacchi provenienti da Nitra.
Cari fratelli e sorelle, auspico che l’odierna ricorrenza della consacrazione della Cattedrale di Nitra sia per voi un’occasione propizia per attingere alle radici cristiane della vostra nazione.
Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Polonia e dagli altri paesi del mondo.
Nell'odierna catechesi meditiamo le parole del Cantico del profeta Isaia. È un canto in cui il Profeta consola Israele e annuncia il ritorno degli esiliati a Gerusalemme. Questa consolazione ha come base la verità sull'onnipotenza e sull 'onniscienza di Dio. Dio onnipotente non solo creò il mondo e gli uomini, ma come onnisciente governa il creato e lungo i secoli da pastore si china sull'uomo, lo protegge e teneramente lo conduce per la vita.
Questa consapevolezza ci accompagni sempre e susciti la speranza in tutti, e soprattutto in coloro che si sentono soli e persi. Dio vi benedica!
*****


Domani, memoria della presentazione al tempio della beata Vergine Maria, la Chiesa pensa con particolare affetto alle monache di clausura. La loro orante presenza in tante parti del mondo è richiamo per tutti i cristiani a non dimenticare il primato di Dio nella vita.

Queste sorelle hanno scelto di dedicarsi totalmente alla preghiera e vivono di quanto la Provvidenza procura loro mediante la generosità dei fedeli. Mentre rivolgo ad esse un vivo apprezzamento per l’indispensabile contributo che offrono all’evangelizzazione, invito tutti a volerle sostenere con il proprio aiuto spirituale e materiale.

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto voi, rappresentanti della Comunità Montana del Taburno, ed auspico che i valori morali e religiosi, radicati nelle popolazioni sannite, continuino ad ispirare il vostro servizio in favore di una convivenza aperta al dialogo e al bene comune.

Saluto i Seminaristi del Pontificio Seminario Regionale Benedetto XV di Bologna. Carissimi, con l’odierna visita voi intendete ricordare l’ottantesimo anniversario di morte di questo indimenticabile mio predecessore, instancabile araldo di pace durante la prima guerra mondiale. Il suo esempio sia per voi uno stimolo ad essere in ogni luogo operatori di pace.

Saluto, inoltre, i rappresentanti della Confraternita Santa Maria di Loreto in Sulmona, e i militari della Scuola Allievi Carabinieri di Roma, a tutti augurando ogni bene nel Signore.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli.

Domenica prossima, ultima del tempo ordinario, celebreremo la solennità di Cristo, Re dell’Universo. Cari giovani, ponete Gesù al centro della vostra vita, e da Lui riceverete luce in ogni vostra scelta. Cristo, che ha fatto della Croce un trono regale, aiuti voi, cari malati, a comprendere il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione a Lui. A voi, cari sposi novelli, auguro di riconoscere la presenza del Signore nella vostra famiglia, così da partecipare alla costruzione del suo Regno di amore e di pace.






Mercoledì, 27 novembre 2002: Salmo 98 : Santo è il Signore Dio nostro - Lodi giovedì 3a settimana

27112
(
Ps 98,2-4 Ps 98,9).

1. «Il Signore regna». Questa acclamazione, che apre il Salmo 98 appena ascoltato, ne rivela il tema fondamentale e il caratteristico genere letterario. Si tratta di un canto elevato dal popolo di Dio al Signore, che governa il mondo e la storia come sovrano trascendente e supremo. Esso si raccorda ad altri inni analoghi - i Salmi 95-97, già fatti oggetto della nostra riflessione - che la Liturgia delle Lodi colloca come ideale preghiera del mattino.

Il fedele, infatti, iniziando la sua giornata sa di non essere abbandonato in balia di un caso cieco e oscuro, né votato all’incertezza della sua libertà, né affidato alle decisioni altrui, né dominato dalle vicende della storia. Egli sa che sopra ogni realtà terrena si erge il Creatore e Salvatore nella sua grandezza, santità e misericordia.

2. Varie sono le ipotesi avanzate dagli studiosi sull’uso di questo Salmo nella liturgia del tempio di Sion. Esso, comunque, ha il sapore di una lode contemplativa che si eleva verso il Signore, assiso nella gloria celeste davanti a tutti i popoli e alla terra (cfr Ps 98,1). E tuttavia, Dio si rende presente in uno spazio e in mezzo a una comunità, cioè in Gerusalemme (cfr Ps 98,2), mostrando di essere «Dio-con-noi».

Sette sono i titoli solenni attribuiti a Dio dal Salmista già nei primi versetti: egli è re, grande, eccelso, terribile, santo, potente, giusto (cfr Ps 98,1-4). Più avanti Dio viene presentato anche con la qualifica di «paziente» (Ps 98,8). L’accento cade soprattutto sulla santità di Dio: per tre volte, infatti, si ripete - quasi in forma di antifona - che «egli è santo» (Ps 98,3 Ps 98,5 Ps 98,9). Il termine indica, nel linguaggio biblico, soprattutto la trascendenza divina. Dio è superiore a noi, e si colloca infinitamente al di sopra di ogni sua creatura. Questa trascendenza, tuttavia, non lo rende un sovrano impassibile ed estraneo: quando viene invocato, risponde (cfr Ps 98,6). Dio è colui che può salvare, l’unico che può liberare l’umanità dal male e dalla morte. Egli, infatti, «ama la giustizia» ed «esercita diritto e giustizia in Giacobbe» (Ps 98,4).

3. Sul tema della santità di Dio i Padri della Chiesa hanno intessuto innumerevoli riflessioni, celebrando l’inaccessibilità divina. Tuttavia questo Dio trascendente e santo s’è fatto vicino all’uomo. Anzi, come dice sant’Ireneo, si è «abituato» all’uomo già nell’Antico Testamento, manifestandosi con apparizioni e parlando per mezzo dei profeti, mentre l’uomo «si abituava» a Dio imparando a seguirlo e a obbedirgli. Anzi, sant’Efrem in uno dei suoi inni sottolinea che attraverso l’incarnazione «il Santo prese la sua dimora nel ventre (di Maria) in modo corporeo, / ora egli prende la sua dimora nella mente in modo spirituale» (Inni sulla Natività, 4,130). Inoltre, per il dono dell’Eucaristia, in analogia con l’incarnazione, «il Farmaco di Vita è disceso dall’alto / per dimorare in coloro che ne sono degni. / Dopo che egli è entrato, / ha preso la sua dimora con noi, / così santifichiamo noi stessi dentro di lui» (Inni conservati in armeno, 47,27.30).

4. Questo legame profondo tra «santità» e vicinanza di Dio è sviluppato anche nel Salmo 98. Infatti, dopo aver contemplato la perfezione assoluta del Signore, il Salmista ricorda che Dio era in continuo contatto col suo popolo attraverso Mosè e Aronne, suoi mediatori, come pure attraverso Samuele, suo profeta. Egli parlava ed era ascoltato, castigava i delitti ma anche perdonava.

Di questa sua presenza in mezzo al popolo era segno «lo sgabello dei suoi piedi», cioè il trono dell’arca del tempio di Sion (cfr Ps 98,5-8). Il Dio santo e invisibile si rendeva, dunque, disponibile al suo popolo attraverso Mosè il legislatore, Aronne il sacerdote, Samuele il profeta. Egli si rivelava in parole e in atti di salvezza e di giudizio, ed era presente in Sion attraverso il culto celebrato nel tempio.

5. Potremmo, allora, dire che il Salmo 98 si realizza oggi nella Chiesa, sede della presenza del Dio santo e trascendente. Il Signore non si è ritirato nello spazio inaccessibile del suo mistero, indifferente alla nostra storia e alle nostre attese. Egli «viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine» (Ps 97,9).

Dio è venuto in mezzo a noi soprattutto nel suo Figlio, fattosi uno di noi per infondere in noi la sua vita e la sua santità. Per questo noi ora ci accostiamo a Dio non con terrore ma con fiducia. Abbiamo, infatti, in Cristo il sommo sacerdote santo, innocente, senza macchia. Egli «può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore» (He 7,25). Il nostro canto, allora, si riempie di serenità e di gioia: esalta il Signore re, che dimora tra noi, tergendo ogni lacrima dai nostri occhi (cfr Ap 21,3-4).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di Ždár nad Sázavou.
Con la solennità di Cristo Re, siamo entrati nell'ultima settimana dell'anno liturgico. Viviamo in modo da sentirci dire: "Venite, benedetti del Padre mio nel Regno preparato per voi ..." (cfr. Mt 25,34).
La Benedizione di Dio vi accompagni!
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di pellegrini slovacchi provenienti da Pieštany.
Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per questo incontro segno di unità con il Successore di San Pietro.
Di cuore benedico voi e i vostri cari.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un saluto cordiale ai pellegrini ungheresi, specialmente al gruppo di Brasov.
Nell’auspicare che questo pellegrinaggio romano vi fortifichi nella fede, speranza e carità, vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente tutti i pellegrini di lingua polacca.
Il Salmo 98, che abbiamo meditato nella catechesi odierna, inizia con le parole: "Il Signore regna". Quest’affermazione assume un particolare significato nel contesto della solennità di Cristo Re del Universo, che abbiamo vissuto domenica scorsa. Tale affermazione è non solo un’espressione della fede in Dio che è presente nel mondo e dirige tutto il creato, ma anche un annuncio del Regno, del quale tramite l’offerta della croce ha preso il dominio il Figlio di Dio - del "Regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace" (Prefazio).
Di vi benedica!


Traduzione italiana del saluto in lingua rumena:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli provenienti dalla Romania assicurando per ciascuno un ricordo nella preghiera. Di cuore benedico voi e i vostri cari.
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i numerosi fedeli della parrocchia Santa Maria in Rosciano; gli Amministratori dei Comuni di Cassino, Rocca di Mezzo e Panettieri. Carissimi, auguro che la sosta presso le tombe degli Apostoli rinsaldi la vostra adesione a Cristo e faccia crescere la carità nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità.

Saluto, infine, i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. La figura dell’apostolo sant’Andrea, la cui festa si celebrerà nei prossimi giorni, sia per voi, cari giovani, un modello di sequela e di testimonianza cristiana. Sant’Andrea interceda per voi, cari ammalati, affinché la consolazione divina riempia i vostri cuori e fortifichi la vostra fede. Aiuti voi, cari sposi novelli, a corrispondere fedelmente al progetto di amore del quale Cristo vi ha resi partecipi con il sacramento del matrimonio.





Catechesi 79-2005 61102