Catechesi 79-2005 11204

Mercoledì, 11 febbraio 2004

11204
1. Quest’oggi il nostro pensiero va al celebre Santuario mariano di Lourdes, situato sui monti Pirenei, che continua a richiamare da tutto il mondo folle di pellegrini, fra i quali tante persone malate. In esso hanno luogo quest’anno le manifestazioni principali della Giornata Mondiale del Malato, ricorrenza che, per consuetudine ormai consolidata, coincide proprio con la memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes.

E’ stato scelto questo Santuario non soltanto per l’intenso rapporto che lo lega al mondo della malattia e degli operatori della pastorale sanitaria. Si è pensato a Lourdes soprattutto perché nel 2004 cade il centocinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata, avvenuta l'8 dicembre 1854. A Lourdes nel 1858, quattro anni dopo, la Vergine Maria, apparendo nella Grotta di Massabielle a Bernardette Soubirous, si presentò come "l’Immacolata Concezione".

2. Ai piedi dell’Immacolata di Lourdes ci rechiamo ora in spirituale pellegrinaggio, per partecipare alla preghiera del clero e dei fedeli, e specialmente dei malati presenti, colà convenuti. La Giornata Mondiale del Malato costituisce un forte richiamo a riscoprire l’importante presenza dei sofferenti nella Comunità cristiana, e a valorizzare sempre più il prezioso loro apporto. Ad uno sguardo semplicemente umano il dolore e la malattia possono apparire realtà assurde: quando, però, ci si lascia illuminare dalla luce del Vangelo, si riesce a coglierne il profondo significato salvifico.

"Dal paradosso della Croce - ho sottolineato nel Messaggio per l’odierna Giornata Mondiale del Malato - scaturisce la risposta ai nostri più inquietanti interrogativi. Cristo soffre per noi: Egli prende su di sé la sofferenza di tutti e la redime. Cristo soffre con noi, dandoci la possibilità di condividere con lui i nostri patimenti. Unita a quella di Cristo, l'umana sofferenza diventa mezzo di salvezza" (n. 4).

3. Mi rivolgo ora a quanti sperimentano nel corpo e nello spirito il peso della sofferenza. A ciascuno di loro rinnovo l’espressione del mio affetto e della mia vicinanza spirituale. Vorrei, al tempo stesso, ricordare che l’esistenza umana è sempre un dono di Dio, anche quando è segnata da patimenti fisici di ogni genere; un "dono" da valorizzare per la Chiesa e per il mondo.

Certo, chi soffre non deve essere mai lasciato solo. A questo proposito, mi è caro rivolgere una parola di sentito apprezzamento a coloro che, con semplicità e spirito di servizio, si pongono accanto ai malati, cercando di alleviarne le sofferenze e, in quanto possibile, di liberarli dalle infermità grazie ai progressi dell'arte medica. Penso, in modo speciale, agli operatori sanitari, ai medici, agli infermieri, agli scienziati e ai ricercatori, come pure ai Cappellani degli Ospedali, ai volontari. E’ un grande atto di amore prendersi cura di chi soffre!

4. "Sub tuum praesidium…", così abbiamo pregato all’inizio di questo nostro incontro. "Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio", Vergine Immacolata di Lourdes, che ti presenti a noi come il modello perfetto della creazione secondo il piano originario di Dio. A Te affidiamo i malati, gli anziani, le persone sole: leniscine il dolore, asciugane le lacrime e ottieni per ciascuno la forza necessaria per compiere la volontà divina.

Sii il sostegno di quanti ogni giorno alleviano le pene dei fratelli. E aiutaci tutti a crescere nella conoscenza di Cristo, che con la sua morte e risurrezione ha sconfitto il potere del male e della morte.

Nostra Signora di Lourdes, prega per noi!

Saluti:

Saluto in lingua slovena


[Saluto i Sacerdoti del decanato di Lendava e i Seminaristi di Maribor in Slovenia. Il vostro impegno sia dedicato anzitutto alla nuova evangelizzazione nella nazione slovena. Nell’assicurarvi un ricordo nella preghiera, impartisco la benedizione apostolica.]

[Saluto i pellegrini lituani!

La Vergine Maria di Lourdes, che oggi ricordiamo, interceda per voi e in particolare per i vostri malati.

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica!]



Saluto in lingua polacca


[Cari fratelli e sorelle,

Quest’oggi il nostro pensiero va al celebre Santuario mariano di Lourdes. E questo per un duplice motivo: proprio in quel Santuario hanno luogo le manifestazioni principali della Giornata Mondiale del Malato; ricorre poi quest’anno il 150° anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione della Beata Vergine Maria. Proprio a Lourdes la Madre di Dio ha confermato questa solenne proclamazione, quando ha detto di sé: "Io sono l’Immacolata".

Oggi ci rechiamo spiritualmente in pellegrinaggio a questo luogo particolare, che è famoso per le molteplici guarigioni, e anche per la forza spirituale che ricevono i sofferenti per poter portare la croce quotidiana. Ci fermiamo tra gli uomini sofferenti e ci rendiamo conto che Cristo soffre per noi, anzi Cristo soffre con noi. Se uniamo le nostre sofferenze con la Sua, esse diventano mezzo di salvezza.

In questo contesto voglio ricordare che ogni essere umano, anche colui che è segnato dalla malattia e della sofferenza, è un grande dono per la Chiesa e per l’umanità. Nessuno ha il diritto di sopprimere quest’essere a causa della sofferenza. Essa è sempre un richiamo, affinché ogni sofferente trovi nel proprio ambiente persone pronte ad un paziente sostegno e un premuroso aiuto. La sofferenza è sempre una chiamata a praticare l’amore misericordioso.

Saluto cordialmente i miei connazionali. Nel giorno della Beata Vergine di Lourdes, nella quale celebriamo la Giornata Mondiale del Malato, voglio rivolgermi in modo particolare a tutti i malati e sofferenti. Voglio assicurare che nella preghiera quotidiana sono vicino a ciascuno di voi. L’Immacolata Madre di Dio vi dia la grazia di saper unire la vostra sofferenza con la sofferenza di Cristo agonizzante. Sostenga anche coloro che curano i malati, affinché il loro nobile amore porti sollievo e speranza. Dio vi benedica!]
***


Ricorre oggi il settantacinquesimo anniversario della stipulazione del Trattato e del Concordato tra la Santa Sede e lo Stato Italiano. I "Patti Lateranensi" hanno segnato una svolta positiva, di portata storica, nei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia, aprendo la strada ad una proficua collaborazione a servizio e beneficio di tutta la popolazione.

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i religiosi dell’Ordine Ospedaliero S. Giovanni di Dio, che con la Professione perpetua consacreranno la loro vita a Cristo e alla Chiesa. Saluto poi gli studiosi della diocesi di Bolzano-Bressanone, partecipanti ad un corso di storia della Chiesa. Saluto inoltre i rappresentanti del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali, qui convenuti in occasione del settantacinquesimo anniversario di fondazione della loro categoria.

Saluto, infine voi, cari giovani, cari malati e cari sposi novelli. La Beata Vergine Maria di Lourdes vi protegga sempre. Invocatela con fiducia e troverete in Lei conforto e speranza.




Mercoledì, 18 febbraio 2004: cfr Ef 1,3-10 Dio salvatore - Vespri del lunedì della 1a settimana

18204

(Lettura:
Ep 1,3-6)

1. Lo splendido inno di «benedizione», che apre la Lettera agli Efesini e viene proclamato ogni lunedì nella Liturgia dei Vespri, sarà oggetto di una serie di meditazioni lungo il nostro itinerario. Per ora ci accontentiamo di uno sguardo d’insieme a questo testo solenne e ben strutturato, quasi come una maestosa costruzione, destinata ad esaltare la meravigliosa opera di Dio, attuata per noi in Cristo.

Si parte da un «prima» che antecede il tempo e la creazione: è l’eternità divina nella quale già prende vita un progetto che ci supera, una «pre-destinazione», cioè il disegno amoroso e gratuito di un destino di salvezza e di gloria.

2. In questo progetto trascendente, che ingloba la creazione e la redenzione, il cosmo e la storia umana, Dio aveva prestabilito, «nella sua benevolenza», di «ricapitolare in Cristo», cioè di riportare a un ordine e a un senso profondo tutte le realtà, quelle celesti e quelle terrene (cfr Ep 1,10). Certo, Egli è «capo della Chiesa, la quale è il suo corpo» (Ep 1,22-23), ma è anche il principio vitale di riferimento dell’universo.

La signoria di Cristo si estende, perciò, sia al cosmo sia a quell’orizzonte più specifico che è la Chiesa. Cristo svolge una funzione di «pienezza», così che in Lui si riveli il «mistero» (Ep 1,9) nascosto nei secoli e tutta la realtà realizzi - nel suo ordine specifico e nel suo grado - il disegno concepito dal Padre fin dall’eternità.

3. Come avremo occasione di vedere in seguito, questa sorta di Salmo neotestamentario fissa l’attenzione soprattutto sulla storia della salvezza che è espressione e segno vivo della «benevolenza» (Ep 1,9), del «beneplacito» (Ep 1,6) e dell’amore divino.

Ecco, allora, l’esaltazione della «redenzione mediante il sangue» della croce, la «remissione dei peccati», l’abbondante effusione «della ricchezza della grazia» (Ep 1,7). Ecco la filiazione divina del cristiano (cfr Ep 1,5) e la «conoscenza del mistero della volontà» di Dio (Ep 1,9), mediante la quale si entra nell’intimo della stessa vita trinitaria.

4. Dato questo sguardo d’insieme all’inno che apre la Lettera agli Efesini, noi ora ascoltiamo san Giovanni Crisostomo, straordinario maestro e oratore, interprete fine della Sacra Scrittura, vissuto nel IV secolo e divenuto anche Vescovo di Costantinopoli, in mezzo a difficoltà di ogni genere, e sottoposto persino all’esperienza di duplice esilio.

Nella sua Prima omelia sulla Lettera agli Efesini, commentando questo Cantico, egli riflette con riconoscenza sulla «benedizione» con cui siamo stati benedetti «in Cristo»: «Che cosa ti manca, infatti? Sei diventato immortale, sei diventato libero, sei diventato figlio, sei diventato giusto, sei diventato fratello, sei diventato coerede, con lui regni, con lui sei glorificato. Tutto ci è stato donato e - come sta scritto - "come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?" (Rm 8,32). La tua primizia (cfr 1Co 15,20 1Co 15,23) è adorata dagli angeli, dai cherubini, dai serafini: che cosa ti manca, ormai?» (PG 62,11).

Dio ha fatto tutto questo per noi, continua il Crisostomo, «secondo il beneplacito della sua volontà». Che cosa significa questo? Significa che Dio appassionatamente desidera e ardentemente brama la nostra salvezza. «E perché ci ama in tal modo? Per quale motivo ci vuol tanto bene? Per sola bontà: la "grazia", infatti, è propria della bontà» (ibidem, 13).

Appunto per questo, conclude l’antico Padre della Chiesa, san Paolo afferma che tutto fu compiuto «a lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto». Dio infatti «non solo ci ha liberati dai peccati, ma ci ha resi anche amabili..: ha ornato la nostra anima e l'ha resa bella, desiderabile e amabile». E quando Paolo dichiara che Dio lo ha fatto mediante il sangue del suo Figlio, san Giovanni Crisostomo esclama: «Nulla è più grande di tutto ciò: che il sangue di Dio sia stato versato per noi. Più grande dell'adozione a figli e degli altri doni, è che neppure

sia stato risparmiato il Figlio (cfr Rm 8,32); grande, infatti, è che siano stati rimessi i peccati: ma più grande ancora è che ciò sia avvenuto mediante il sangue del Signore» (ibidem, 14).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Sia lodato Gesù Cristo!

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ucraini.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita e, mentre invoco ben volentieri su di voi e sulle vostre famiglie la continua assistenza divina, cordialmente vi imparto una speciale Benedizione, che estendo all’intero popolo ucraino.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Fratelli e Sorelle! Il passo della Lettera agli Efesini che oggi meditiamo ci avvicina il piano divino della salvezza. Esso comprende la creazione del cosmo, del mondo, la storia dell’umanità e la redenzione dell’uomo. Contiene il disegno di Dio "di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (Ep 1,10). La salvezza dell’uomo e del mondo infatti si compie nella Persona del Figlio di Dio Gesù Cristo. Mediante il suo sangue versato sulla croce l’uomo ottiene la salvezza, la remissione dei peccati. In Lui gli viene elargita nuovamente la vita della grazia. In Cristo Dio "ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto" (Ep 1,4). In Lui siamo generati per una vita nuova, diventiamo i suoi figli adottivi, eredi del Regno di Dio e partecipi della gloria di Dio.

Rivolgo il mio cordiale benvenuto ai miei Connazionali! Saluto le autorità dell’Università di Opole e l’Arcivescovo Alfons Nossol, Gran Cancelliere della Facoltà di Teologia.

Saluto la delegazione della città di Olsztyn con a capo il Signor Presidente e il Vescovo Metropolita Edmund Piszcz. Tra poco benedirò per la vostra città il mosaico rappresentante la Madonna di Stoczek Warminski. Maria, Regina della Pace custodisca le porte di Olsztyn e i suoi abitanti.

Saluto cordialmente i partecipanti agli esercizi spirituali della terra di Podhale e i rappresentanti degli emigrati polacchi. Che il vostro attaccamento alla fede, alla Chiesa e alle montagne sia vostro segno e fonte di forza dello spirito. Benedico di cuore tutti i presenti. Sia lodato Gesù Cristo.
***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto gli universitari di Roma, riuniti con il Cardinale Vicario per riflettere sul tema "Testimoni del Vangelo in Università". La visita dell’immagine della Vergine di Loreto sia per tutti voi un invito ad essere sempre più fedeli discepoli di Cristo. Vi sono spiritualmente vicino con la preghiera.

Saluto poi i fedeli della diocesi di Isernia-Venafro, accompagnati dal loro Pastore Monsignor Andrea Gemma e gli alunni dell’Istituto "Enrico Mattei" di Vasto, qui convenuti con l’Arcivescovo Monsignor Edoardo Menichelli. Saluto altresì i fedeli del Santuario della Sacra Spina di Petilia Policastro e della Parrocchia "Gesù adolescente" di Torino.

Il mio pensiero va inoltre ai rappresentanti dell’Unione Cattolica Artisti, ai quali addito come modello il beato Angelico, loro patrono, di cui oggi celebriamo la memoria.

L’esempio e l’intercessione di questo umile discepolo di San Domenico siano di incoraggiamento per voi, cari giovani, a vivere fedelmente la vostra vocazione cristiana. Il beato Angelico aiuti voi, cari malati, ad offrire le vostre sofferenze, in unione a quelle di Cristo, per la salvezza dell’umanità e sostenga voi, cari sposi novelli, nel quotidiano impegno di reciproca fedeltà.

Saluto con affetto il Cardinale Vlk, gli altri Cardinali, come pure i Vescovi amici del "Movimento dei Focolari", qui presenti con la Signorina Chiara Lubich, in occasione dell’annuale convegno sul tema della santità, quale esigenza primaria da proporre a tutti i membri del Popolo di Dio. Carissimi, la Beata Vergine Maria, della quale vi so filialmente devoti, sia il modello sublime a cui sempre ispirarvi. Alla sua materna protezione affido ciascuno di voi, cari e venerati Fratelli, mentre auguro ogni bene per le vostre giornate di spiritualità e di studio.




Mercoledì, 10 marzo 2004: Salmo 19 : Preghiera per la vittoria del Re-Messia - Vespri del martedì della 1a settimana

10304
(Lettura:
Ps 19,2-5 Ps 19,7 Ps 19,10)

1. L’invocazione finale: «Salva il re, o Signore, rispondici, quando ti invochiamo» (Ps 19,10), ci svela l’origine del Salmo 19, che abbiamo ascoltato e che ora mediteremo. Siamo, dunque, in presenza di un Salmo regale dell’antico Israele, proclamato nel tempio di Sion durante un rito solenne. In esso si invoca la benedizione divina sul sovrano soprattutto «nel giorno della prova» (Ps 19,2), cioè nel tempo in cui l’intera nazione è in preda ad un’angoscia profonda a causa dell’incubo di una guerra. Si evocano, infatti, i carri e i cavalli (cfr Ps 19,8) che sembrano avanzare all’orizzonte; ad essi il re e il popolo oppongono la loro fiducia nel Signore, che si schiera dalla parte dei deboli, degli oppressi, delle vittime dell’arroganza dei conquistatori.

È facile comprendere come la tradizione cristiana abbia trasformato questo Salmo in un inno a Cristo re, il «consacrato» per eccellenza, «il Messia» (cfr Ps 19,7). Egli entra nel mondo senza eserciti, ma con la potenza dello Spirito e sferra l’attacco definitivo contro il male e la prevaricazione, contro la prepotenza e l’orgoglio, contro la menzogna e l’egoismo. Risuonano alle nostre orecchie in sottofondo le parole che Cristo pronunzia rivolto a Pilato, emblema del potere imperiale terreno: «Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Jn 18,37).

2. Esaminando la trama di questo Salmo, ci accorgiamo che essa rivela in filigrana una liturgia celebrata nel tempio gerosolimitano. Di scena è l’assemblea dei figli di Israele, che pregano per il re, capo della nazione. Anzi, in apertura si intravede un rito sacrificale, nella linea dei vari sacrifici e olocausti offerti dal sovrano al «Dio di Giacobbe» (Ps 19,2), che non abbandona «il suo consacrato» (Ps 19,7), ma lo protegge e lo sostiene.

La preghiera è fortemente segnata dalla convinzione che il Signore è la sorgente della sicurezza: egli va incontro al desiderio fiducioso del re e dell’intera comunità a cui è legato dal vincolo dell’alleanza. Il clima è, certo, quello di un evento bellico, con tutte le paure e i rischi che esso suscita. La Parola di Dio non appare allora un astratto messaggio, ma una voce che si adatta alle piccole e grandi miserie dell’umanità. Per questo il Salmo riflette il linguaggio militare e l’atmosfera che domina su Israele in tempo di guerra (cfr Ps 19,6), adattandosi così ai sentimenti dell’uomo in difficoltà.

3. Nel testo del Salmo il (Ps 19,7) segna una svolta. Mentre i versetti precedenti esprimono implicitamente delle richieste rivolte a Dio (cfr Ps 19,2-5), il (Ps 19,7) afferma la certezza dell’esaudimento ottenuto: «Ora so che il Signore salva il suo consacrato; gli ha risposto dal suo cielo santo». In base a quale segno si sia venuto a sapere questo, il Salmo non lo precisa.

Esprime comunque nettamente un contrasto tra la posizione dei nemici, che contano sulla forza materiale dei loro carri e cavalli, e la posizione degli Israeliti, che mettono la loro fiducia in Dio e quindi sono vittoriosi. Il pensiero corre alla celebre scena di Davide e di Golia: alle armi e alla prepotenza del guerriero filisteo il giovane ebreo oppone l’invocazione del nome del Signore che protegge i deboli e gli inermi. Dice, infatti, Davide a Golia: «Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l’asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti… Il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta» (1S 17,45 1S 17,47).

4. Il Salmo, pur nella sua concretezza storica così legata alla logica della guerra, può diventare un invito a non lasciarsi mai catturare dalla attrazione della violenza. Anche Isaia esclamava: «Guai a quanti… pongono la speranza nei cavalli, confidano nei carri perché numerosi e nella cavalleria perché molto potente, senza guardare al Santo di Israele e senza cercare il Signore» (Is 31,1).

Ad ogni forma di malvagità il giusto oppone la fede, la benevolenza, il perdono, l’offerta di pace. L’apostolo Paolo ammonirà i cristiani: «Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini» (Rm 12,17). E lo storico della Chiesa dei primi secoli, Eusebio di Cesarea (III-IV secolo), commentando il nostro Salmo, allargherà lo sguardo anche al male della morte che il cristiano sa di poter vincere per opera di Cristo: «Tutte le potenze avverse e i nemici di Dio nascosti e invisibili, volti in fuga dallo stesso Salvatore, cadranno. Ma tutti coloro che avranno ricevuto la salvezza, risorgeranno dalla loro antica rovina. Per questo Simeone diceva: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti", cioè per la rovina dei suoi avversari e nemici e per la risurrezione di quelli una volta caduti ma ora da lui risuscitati» (PG 23,197).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai professori e agli studenti dell’Università Boemia-Ovest, di Plzen!

Carissimi, in questo tempo santo di Quaresima teniamo ben presente la necessità della nostra conversione nel pensare, nell'amare e nell'agire.

Con questi voti benedico di cuore voi e i vostri cari!

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli ungheresi.

Auspicando che nella Quaresima possiate prepararvi degnamente alla celebrazione di Pasqua, imparto di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Salmo su cui riflettiamo oggi è una preghiera per il re, che è posto davanti alla necessità di intraprendere una guerra. Il Salmista vede i carri e cavalli dell’avversario. Esistono tuttavia le possibilità di venire incontro al pericolo senza rivolgersi allo scontro bellico.

La tradizione cristiana legge questo Salmo nella matrice messianica. Il Messia, come re invincibile, entra nella realtà di questo mondo. Egli stesso lo ha testimoniato, dicendo: "Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" (Jn 18,37). Cristo viene per confrontarsi con le forze del male. Viene senza l’esercito, ma con la potenza dello Spirito Santo. Egli intraprende l’ultima battaglia e umanamente è sconfitto, però mediante la risurrezione la vince.

Anche se il Salmo si riferisce alla realtà della guerra, è una chiamata, affinché gli uomini che si fidano di Dio, non ricorrano alla violenza nel risolvere i problemi difficili, ma contrappongano alla violenza la fede, la benevolenza, il perdono e l’offerta della pace.

Il mondo d’oggi necessita di ricordarsi questo: si può vincere per mezzo della bontà, del perdono e della benevolenza. Preghiamo, affinché questo messianico programma della vittoria mediante l’amore sia accolto da tutti i popoli che desiderano la pace nel mondo.

Do un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini dalla Polonia e dagli altri paesi del mondo. Grazie per la vostra presenza. La visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo rafforzi in voi la fede in Cristo risorto e stringa i legami dell’unione con la Santa Sede. Portate il mio saluto ai vostri cari. Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo.
***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli della parrocchia "Santissimo Redentore" in Ruvo di Puglia, i rappresentanti dell’Associazione culturale cristiana "Italo-Ucraina", gli Alpini del nono Reggimento, provenienti da L’Aquila, come pure i poliziotti del primo Reparto mobile di Roma.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Il cammino quaresimale che stiamo percorrendo, vi conduca, cari giovani, a una fede in Cristo sempre più consapevole; accresca in voi, cari malati, la speranza in Cristo crocifisso che ci sostiene nella prova; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra vita famigliare una missione di amore fedele e generoso.






Mercoledì, 17 marzo 2004: Salmo 20,2-8.14 : Ringraziamento per la vittoria del Re-Messia - Vespri martedì della 1a settimana

17034

(Lettura:
Ps 20,2-5 Ps 20,8 Ps 20,14)

1. All’interno del Salmo 20 la Liturgia dei Vespri ha ritagliato la parte che abbiamo ora ascoltato, omettendone un’altra di impronta imprecatoria (cfr Ps 20,9-13). La parte conservata parla al passato e al presente dei favori accordati da Dio al re, mentre la parte omessa parla al futuro della vittoria del re sui suoi nemici.

Il testo che è oggetto della nostra meditazione (cfr Ps 20,2-8 Ps 14) appartiene al genere dei Salmi regali. Al centro, dunque, c’è l’opera di Dio a favore del sovrano ebraico raffigurato forse nel giorno solenne della sua intronizzazione. All’inizio (cfr Ps 20,2) e alla fine (cfr Ps 20,14) sembra quasi risuonare un’acclamazione di tutta l’assemblea, mentre il cuore dell’inno ha la tonalità di un canto di gratitudine, che il Salmista rivolge a Dio per i favori accordati al re: «larghe benedizioni» (Ps 20,4), «lunghi giorni» (Ps 20,5), «gloria» (Ps 20,6) e «gioia» (Ps 20,7).

È facile intuire che a questo canto - come era accaduto agli altri Salmi regali del Salterio - fu assegnata una nuova interpretazione quando in Israele scomparve la monarchia. Esso divenne già nel giudaismo un inno in onore del re-Messia: si spianava, così, la strada all’interpretazione cristologica, che è appunto adottata dalla liturgia.

2. Ma diamo prima uno sguardo al testo nel suo senso originario. Si respira un’atmosfera gioiosa e risuonante di canti, considerata la solennità dell’evento: «Signore, il re gioisce della tua potenza, quanto esulta per la tua salvezza!… Canteremo inni alla tua potenza» (Ps 20,2 Ps 14). Vengono poi riferiti i doni di Dio al sovrano: Dio ha esaudito le sue preghiere (cfr Ps 20,3), gli pone sulla testa una corona d’oro (cfr Ps 20,4). Lo splendore del re è legato alla luce divina che lo avvolge come un manto protettore: «Lo avvolgi di maestà e di onore» (Ps 20,6).

Nell’antico Vicino Oriente si riteneva che il re fosse circondato da un alone luminoso, che attestava la sua partecipazione all’essenza stessa della divinità. Naturalmente per la Bibbia il sovrano è, sì, «figlio» di Dio (cfr Ps 2,7), ma solo in senso metaforico e adottivo. Egli, allora, dev’essere il luogotenente del Signore nel tutelare la giustizia. Proprio per questa missione Dio lo circonda con la sua luce benefica e con la sua benedizione.

3. La benedizione è un tema rilevante in questo breve inno: «Gli vieni incontro con larghe benedizioni… lo fai oggetto di benedizione per sempre» (Ps 20,4 Ps 20,7). La benedizione è segno della presenza divina che opera nel re, il quale diventa così un riflesso della luce di Dio in mezzo all’umanità.

La benedizione, nella tradizione biblica, comprende anche il dono della vita che viene appunto effuso sul consacrato: «Vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa, lunghi giorni in eterno, senza fine» (Ps 20,5). Anche il profeta Natan aveva assicurato a Davide questa benedizione, fonte di stabilità, sussistenza e sicurezza, e Davide aveva pregato così: «Degnati di benedire ora la casa del tuo servo, perché sussista sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo sarà benedetta per sempre!» (2S 7,29).

4. Recitando questo Salmo, vediamo profilarsi dietro il ritratto del re ebraico il volto del Cristo, re messianico. Egli è «irradiazione della gloria» del Padre (He 1,3). Egli è il Figlio in senso pieno ed è, quindi, la perfetta presenza di Dio in mezzo all’umanità. Egli è luce e vita, come proclama san Giovanni nel prologo del suo Vangelo: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (He 1,4). In questa linea sant’Ireneo, Vescovo di Lione, commentando il Salmo, applicherà il tema della vita (cfr Ps 20,5) alla risurrezione di Cristo: «Per qual motivo il salmista dice: "Vita ti ha chiesto", dal momento che Cristo stava per morire? Il Salmista annunzia dunque la sua risurrezione dai morti e che egli, risorto dai morti, è immortale. Infatti ha assunto la vita per risorgere, e lungo spazio di tempo nell’eternità per essere incorruttibile» (Esposizione della predicazione apostolica, 72, Milano 1979, p. 519).

Sulla base di questa certezza anche il cristiano coltiva in sé la speranza nel dono della vita eterna.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Fratelli e Sorelle! Il Salmo 20, l’oggetto dell’odierna meditazione ,appartiene al gruppo dei cosiddetti salmi regali. Il salmista loda Dio per i privilegi, da lui elargiti al re: l’abbondanza di benedizioni, la vita lunga, la gloria e la gioia. Ai tempi giudaici, dopo la caduta della monarchia il Salmo divenne un inno in onore del Messia. Nelle culture dell’antico Vicino Oriente ai re venivano ascritti gli attributi della divinità. Nella Bibbia il re viene chiamato il "figlio" di Dio, ma solamente nel senso d’adozione e di metafora (cfr. Ps 2,7). Con il passar del tempo la liturgia della Chiesa applicò a Cristo, Messia-Re questi particolari attributi regali. Egli è nel senso pieno della parola il Figlio di Dio, il Re, il Dio presente in mezzo agli uomini. E’ luce e vita. L’evangelista San Giovanni dirà: "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini" (Jn 1,4). San Ireneo, vescovo di Lione scorgerà nel contenuto del Salmo l’annuncio del mistero della resurrezione del Figlio di Dio. Tale mistero è il fondamento della cristiana speranza della vita futura.

Di tutto cuore do il benvenuto e saluto tutti i miei Connazionali! Saluto in modo particolare il Ginnasio di Raba Wyzna: la gioventù, i genitori, il parroco, gli educatori e le autorità. Saluto la "Comunità Fede e Luce" della Parrocchia di San Floriano di Zywiec. Venerdì celebreremo la solennità di San Giuseppe, Sposo della Santissima Vergine Maria. Questa solennità esorta le famiglie di oggi, confortate dall’esempio di Maria e di Giuseppe, i quali con amore curano il Verbo Incarnato, ad attingere dal loro stile di vita le ispirazioni nell’operare le scelte quotidiane di vita e le forze per superare le difficoltà. Soltanto in una famiglia autentica, unita durevolmente e amorosa, i figli possono raggiungere la sana maturità, attingendo l’esempio d’amore gratuito, di fedeltà, di dedizione reciproca e di rispetto per la vita. Prego affinché siano così le famiglie polacche. Dio vi benedica tutti.

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto gli alunni del Seminario Vescovile di Verona, l’Associazione "Approdo Romano", l’Orchestra "Tuscia Band" di Piansano, gli Allievi Ufficiali della Guardia di finanza di Roma e gli Allievi Marescialli della Marina militare di La Maddalena. Saluto inoltre la delegazione di Benevento, qui convenuta con l’Arcivescovo Mons. Serafino Sprovieri, per far corona al Cardinale Giuseppe Caprio nel venticinquesimo della sua elevazione alla Porpora.

E’ presente poi un numeroso pellegrinaggio di fedeli di Spoleto-Norcia, accompagnati dal loro Arcivescovo Monsignor Riccardo Fontana. Con loro c’è la Delegazione reduce dai Luoghi Santi e recante con sé la Fiaccola benedettina della pace, accesa nei giorni scorsi a Nazaret: dopo l’odierna sosta a Roma, essa proseguirà verso Norcia. Cari Fratelli e sorelle, mi compiaccio per il vostro rinnovato impegno per la concordia fra i popoli. Auspico che la vostra Regione, terra di S. Francesco e di S. Benedetto, sia sempre più consapevole dei valori spirituali che hanno forgiato il pensiero, l’arte e la cultura dell’Italia e dell’Europa.

Porgo, infine, un affettuoso saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

L’esempio di San Giuseppe, che ricorderemo dopo domani, aiuti voi, cari giovani, a corrispondere ogni giorno ai desideri del Signore; sia sostegno per voi, cari malati, nella sofferenza; e sia incoraggiamento per voi, cari sposi novelli, ad essere sempre docili ai disegni divini.




Mercoledì, 24 marzo 2004: Meditazione sulla solennità dell’Annunciazione

24304

1. Celebreremo domani la solennità dell’Annunciazione, che ci fa contemplare l’Incarnazione del Verbo eterno fatto uomo nel grembo di Maria. Il "sì" della Vergine ha aperto le porte alla realizzazione del disegno salvifico del Padre celeste, disegno di redenzione per tutti gli uomini.

Questa festa, che quest’anno cade nel cuore della Quaresima, se da una parte ci riporta agli inizi della salvezza, dall’altra ci invita a volgere lo sguardo al Mistero pasquale. Guardiamo a Cristo crocifisso che ha redento l’umanità compiendo sino in fondo la volontà del Padre. Sul Calvario, negli ultimi istanti di vita, Gesù ci ha affidato Maria come madre e a Lei ci ha consegnati come figli.

Associata al Mistero dell’Incarnazione, la Madonna è compartecipe del Mistero della Redenzione. Il suo Fiat, che domani ricorderemo, echeggia quello del Verbo incarnato. In intima sintonia col Fiat di Cristo e della Vergine ciascuno di noi è chiamato ad unire il proprio "sì" ai misteriosi disegni della Provvidenza. Solo infatti dalla piena adesione ai voleri divini scaturiscono quella gioia e quella pace vera che tutti ardentemente auspichiamo anche per questi nostri tempi.

2. Alla vigilia di questa festa, cristologica e mariana insieme, il mio pensiero va ad alcuni momenti significativi dell’inizio del mio Pontificato: all’8 dicembre del 1978 quando a Santa Maria Maggiore affidai la Chiesa e il mondo alla Madonna; al 4 giugno dell’anno seguente quando rinnovai questo affidamento nel Santuario di Jasna Gora. In particolare penso al 25 marzo del 1984, Anno Santo della Redenzione. Sono trascorsi vent’anni da quel giorno, quando in Piazza S. Pietro, in unione spirituale con tutti i Vescovi del mondo precedentemente "convocati", volli affidare l’intera umanità al Cuore Immacolato di Maria, rispondendo a quanto Nostra Signora aveva chiesto a Fatima.

3. L’umanità viveva allora momenti difficili, di grande preoccupazione e incertezza. A vent’anni di distanza, il mondo resta ancora paurosamente segnato dall’odio, dalla violenza, dal terrorismo e dalla guerra. Fra le numerose vittime che la cronaca di ogni giorno registra, ci sono tante persone inermi, colpite mentre compiono il loro dovere. Nell’odierna Giornata dedicata al ricordo e alla preghiera per i "Missionari martiri", non possiamo non far memoria dei sacerdoti, delle persone consacrate e dei fedeli laici deceduti in terra di missione nel corso del 2003. Tanto sangue continua ad essere versato in molte regioni del globo. Resta urgente il bisogno che gli uomini aprano i cuori ad uno sforzo coraggioso di reciproca comprensione. Sempre più grande si fa l’attesa di giustizia e di pace in ogni parte della terra. Come rispondere a questa sete di speranza e di amore se non facendo ricorso a Cristo, per mezzo di Maria? Alla Vergine Santa ripeto anche oggi la supplica che Le rivolsi allora.

"Madre di Cristo, si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l’infinita potenza salvifica della Redenzione: potenza dell’Amore misericordioso! Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel tuo cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della speranza!".

Saluti:



Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente il gruppo di giornalisti di Zagreb e Split e gli altri pellegrini croati, invocando su di loro e sulle rispettive famiglie la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!




Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ungheresi che provengono dall’Ungheria e da Bologna.

Chiedendo l’intercessione del Beato László Batthyány-Strattmann, imparto di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Cari pellegrini lituani!

Nella penitenza quaresimale possiate riscoprire il Regno di Dio che si rende presente nel cuore purificato. Invoco su tutti voi la benedizione del Signore!

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Rivolgo un cordiale saluto ai rappresentanti dell’Associazione dei cosacchi ucraini.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra gradita visita ed assicuro per voi e per i vostri connazionali la mia fervida preghiera.

Di cuore tutti vi benedico!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

All’indomani della solennità dell’Annunciazione non possiamo non fermarci accanto a Colei che, per mezzo della sua prontezza a compiere la volontà di Dio e per il suo fiat, ha dato inizio all’opera della redenzione. L’ha compiuto il Figlio di Dio che per la vergine maternità di Maria si è fatto uomo, per liberarci dalla schiavitù della morte per mezzo dell’offerta della croce. La Quaresima, che intraprendiamo come preparazione a vivere questo mistero, ci fa presente in modo particolare che il fiat di Maria fu in qualche maniera un’anticipante premessa del fiat di Cristo, che ha confermato con il proprio sangue.

Questa solennità, cristologica e insieme mariana, ravviva nella memoria alcuni significativi eventi che ebbero posto all’inizio di questo pontificato. Penso qui all’8 dicembre del 1978, quando nella Basilica di Santa Maria Maggiore affidai la Chiesa e il mondo a Maria, e poi al 4 giugno del 1979, quando rinnovai quest’affidamento davanti all’effigie della Madonna Nera di Jasna Góra. In modo particolare ricordo però il giorno del 25 marzo del 1984 – dell’Anno Santo – quando nella spirituale unione ai vescovi di tutto il mondo compii il solenne atto di affidamento di tutta l’umanità al Cuore Immacolato di Maria, rispondendo in questo modo alla richiesta che la Madre di Dio rivolse ai fedeli durante le rivelazioni di Fatima.

Lei sola sa da quante sfortune questo affidamento e lo spirituale cambiamento di tanti, il suo frutto, ha protetto l’umanità. Sappiamo tuttavia che l’indurimento umano non permette che la docile protezione di Maria protegga gli uomini, spesso i più inermi, dagli attacchi del male e della violenza. Tanto più non cessiamo di pregare per la sua intercessione, affinché la Misericordia di Dio prevalga le potenze del male e porti al mondo il dono della pace duratura.

Saluto i connazionali dal Paese e dal mondo. Un particolare saluto rivolgo alle componenti dell’Istituto Secolare delle Ausiliarie di Maria Chiaromontana Madre della Chiesa, che sono venute qui proprio in occasione dell’odierno ventesimo dell’affidamento del mondo a Maria. Sempre avete accompagnato il Primate di Millennio nell’accrescere nei cuori dei Polacchi il personale desiderio di affidarsi alla Santissima Madre, e tramite le sue mani a Cristo. Non cessate di intraprendere questo sforzo apostolico e l’immacolata Madre di Dio vi sostenga e guidi.

Accolgo con il cuore tutti qui presenti. Affido voi e i vostri cari alla protezione materna di Maria e vi benedico di cuore.

***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto gli aderenti alla "preghiera universale per la vita", accompagnati dall’Arcivescovo di Loreto Monsignor Angelo Comastri, come pure i partecipanti alla "Campagna per il sangue", promossa dalla Presidenza della Regione Lazio. Carissimi vi ringrazio per la vostra presenza così numerosa e vi incoraggio a proseguire generosamente nel vostro benemerito servizio al prossimo.

Saluto con affetto l’Associazione "Porta della pace" di Verona, e i fedeli della parrocchia di S. Bernardo in Cremona. Rivolgo poi il mio pensiero ai membri della "Corale di Campanile" di Frasso Telesino, e auguro loro di crescere nella devozione alla Vergine Santa e di collaborare sempre più attivamente al decoro delle celebrazioni liturgiche.

Un caro saluto dirigo infine a voi, cari giovani, a voi cari ammalati e a voi, cari sposi novelli.

L’odierna Giornata dedicata al ricordo dei missionari martiri, sia per ciascuno una propizia occasione per riscoprire la fede in Cristo, unico salvatore, e alimentare la speranza in un mondo più giusto e fraterno.





Catechesi 79-2005 11204