Paolo VI Catechesi 16775

Mercoledì, 16 luglio 1975

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Noi vorremmo che ciascuno di voi, Pellegrini dell'Anno Santo, sentisse nascere nel proprio spirito questa domanda semplicissima: . . . e dopo che sarà?

Osserviamo innanzi tutto che questo sguardo sul prossimo futuro è oggi di tutti, non solo nostro. E nello spirito del nostro tempo auspicare sempre un avvenire nuovo e migliore. Ogni giorno si annunciano programmi, che si presentano come un cambiamento, un rinnovamento. Non siamo mai soddisfatti di cio che siamo, e di cio che abbiamo. Si direbbe che questa tensione verso una novità, unrevoluzione, una trasformazione verso unrespressione diversa e migliore della vita, è spesso proporzionale, ancor più che ai bisogni e ai disagi in cui la nostra vita stessa si trova, all'abbondanza di beni di cui essa gode; invece di saziarci i beni, che la civiltà ci procura, essi ci dànno nuova fame e nuovo impulso per la loro crescita, o per il loro cambiamento. Il ritmo, tanto veloce e divoratore, del tempo che passa, è entrato nello spirito moderno e vi fa legge: o per accusare l'insoddisfazione dei beni raggiunti (è oggi la noia, la sazietà, la nausea della gioventù più favorita, che preferisce ripudiare le forme e gli agi del benessere raggiunto, e retrocedere in espressioni di costume primitivo e incolto), ovvero per suscitare ansie e aspirazioni di più dispendiose e raffinate maniere di godere il tempo e la vita. Non siamo più amanti della tranquillità, non accettiamo più il mondo quale lo abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti; siamo tutti dinamici, progressisti, novatori.

Questa tendenza pratica, cioè applicata all'azione, non è soltanto profana e comune, in genere, ad ogni condizione della vita moderna. E anche religiosa, e propriamente cristiana. Quelli che giudicano la vita cristiana come statica, immobile, conservatrice, vedono soltanto un aspetto di essa, quello che si riferisce a valori perenni e irrinunciabili del cristianesimo, come la fede, la grazia, la comunione ecclesiale, la legge di Dio, la coerenza storica e civile con la tradizione, eccetera; ma tale giudizio, applicato alla vita morale, al dovere nascente dalla vocazione cristiana, non è esatto; è contrario anzi alla legge di vita, propria del Vangelo, che ci spinge a guardare avanti (Cfr.
Ph 3,13), che ci obbliga al fare, all'agire, al progredire sulle vie non solo spirituali, ma anche pratiche del bene, con esigenza che tende al vertice della perfezione e della carità. Nemmeno l'espressione religiosa, puramente verbale, puo essere programma soddisfacente per un vero seguace di Cristo: "Non chiunque, ci ammonisce Cristo, mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi farà (ripetiamo: chi farà) la volontà del Padre mio chrè nei cieli" (Mt 7,21).

Il Vangelo, cioè la nostra religione, è, nel campo morale, nel campo dell'azione, volontarista. La nostra salvezza, per quanto da noi dipende, non è assicurata dal nostro "essere" (che costituisce piuttosto una responsabilità, un talento da trafficare, come crinsegna la famosa parabola di S. Matteo - Ibid. 25, 15 ss.), ma dal nostro "fare r, dal bene voluto e compiuto, dal servizio reso al prossimo bisognoso (Cfr. Ibid. 25; Lc 10,30-37).

La visione programmatica circa la doverosa efficienza del cristiano nel rapporto con il suo prossimo ci apre davanti tanti sentieri, che sollecitano i nostri passi a farsi rapidi e arditi; ma prima di fissarvi il nostro sguardo, ci fermiamo un istante a considerare un aspetto complementare, ma non meno essenziale del dinamismo operativo; ed è il disegno globale, sociale, ecclesiale, che Cristo intende promuovere, possiamo pur dire realizzare, mediante la nostra operosità benefica. Egli vuole "costruire la sua Chiesa r, cioé la famiglia umana compaginata sull'unità da Lui messa a fondamento di questo misterioso, immenso, stupendo edificio (Cfr. Ep 5,24-27), che è la sua Chiesa (Mt 16,18).

"Gesù Cristo ci ama singolarmente, ma non separatamente. Egli ci ama nella sua Chiesa" (DE LUBAC, Méd. sur l'Egl., 32). La nostra prima carità devressere quella che Cristo ebbe per la Chiesa medesima, dando per lei la sua vita (Ga 2,20 Ep 5,25).

Dobbiamo, in ossequio ad un primo dovere cristiano, ricomporre, ravvivare l'amore interno nella Chiesa di Dio. Abbiate, Fratelli e Figli carissimi, abbiate la bontà di leggere, rileggere anche, la nostra esortazione apostolica Paterna cum benevolentia, dell'otto dicembre dello scorso anno (l974), sulla riconciliazione all'interno della Chiesa: dobbiamo essere una cosa sola, dobbiamo camminare insieme. Basta con il dissenso interiore alla Chiesa; basta con una disgregatrice interpretazione del pluralismo; basta con l'autolesione dei cattolici alla loro indispensabile coesione; basta con la disubbidienza qualificata come libertà! Bisogna, oggi più che mai, costruire, non demolire la Chiesa, una e cattolica. l'amore risorto e rinvigorito nella santa Chiesa di Dio questo devressere il nostro primo post-Giubileo. Con la nostra Benedizione Apostolica.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Pellegrini della diocesi di Apuania

Rivolgiamo il nostro saluto ai quattrocento pellegrini della diocesi di Apuania, qui presenti col loro Vescovo e con dodici sacerdoti. Avete lasciato il quotidiano lavoro per le mete del Giubileo: chiediamo al Signore per voi la grazia della fedeltà, della perseveranza, della testimonianza cristiana, affinché il rinnovamento e la riconciliazione dell'Anno Santo lascino un solco profondo nella vostra vita, a edificazione delle vostre famiglie, dei vostri figli, delle vostre operose comunità civili. A tutti la nostra Benedizione Apostolica.

Gruppo di Sacerdoti Lituani

Nunc autem benigne convertimus animum Nostrum et sermonem ad pios peregrinatores ex Lituania, scilicet ad non nullos sacerdotes Lituanos, qui inde huc feliciter advenerunt ducente Administratore Apostolico Panevezensi. Intimis quidem sensibus Nos laetamur quod, volvente hoc Anno Iubilaeo, numerus peregrinatorum - quamvis exiguus - Nobis quodam modo praesentem reddit totam carissimam Lituaniae nationem eiusque communitatem credentium. Illos itaque peregrinatores hic valde desideratos appellamus et vehementer exspectatos paterna cum benevolentia amplexamur in hac Urbe Sancta Christianae civitatis.

Probissime enim Nos scimus quam dedita sit Lituania Catholica huk Nostrae Apostolicae Sedi, quam constanter fidem suam profiteatur, quam religiose etiam veneretur Virginem Matrem Dei. Immo vero propter hanc ipsam marialem pietatem Lituanorum placuit Nobis provehere nuper ad dignitatem basilicae minoris Sacrarium Marianum in loco Siluva.

Holc igitur tempore cupimus Nos ex longinquo consalutare omnes Episcopos, sacrorum ministros et christifideles catholicos in Lituania. Unicuique eorum testificari volumus Nos saepius cogitare eos et pro magna sollicitudine Nostra Deo misericordi precantes commendare. Illis ergo absentibus ac vobis coram praesentibus ex imo pectore dilargimur Apostolicam Nostram Benedictionem, per quam optamus ut vos singuli confirmemini animis et caelestibus cumulemini donis.


Pellegrini francesi delle diocesi di Lille e di Metz

Partecipanti al Congresso dell'Unione Nazionale dell'Insegnamento Tecnico privato

Pellegrini del Medio Oriente

Pellegrini ucraini

We bid a warm and cordial welcome to some groups of Ukrainian pilgrims. We greet you with spiritual affection and we wish to tell you how much we appreciate your visit to Rome on the occasion of the Holy Year.

Your pilgrimage to the tombs of the Apostles Peter and Paul, and your visit to us today are eloquent proof of your firm attachment to the Faith of your Fathers, namely to Christ and to this Apostolic See. Your presence here shows how much you are a part of the universal Church, the Mystical Body of Christ, which you enrich with the contribution of your own liturgy and traditions.

In a very special manner we pray for you, your relatives and all our Catholic sons and daughters of the Ukrainian rite in their homeland and throughout the world. We are well aware of how heroically they have borne, and are hearing, their share of the Cross of Christ. We remember the loyalty and the constancy of lthe faithful, of the priests and of the bishops of your glorious Church.

Dear Brothers, sons and daughters-we want to encourage you to carry on living your Catholic faith to the full, in peace and in charity. Remember, above all, that unity in Christ is a goal always to be cherished and to be striven for. On the occasion of this your Jubilee visit to us, therefore, it is our especial desire that you may always live at one among yourselves and be ever united with this See of Peter. We invoke upon you abundant graces from the Lord and we give you our special Apostolic Blessing.

Gruppi di lingua inglese

For the first time ever there is here today a Holy Year Pilgrimage from Pakistan-the Karachi Archdiocesan Pilgrimage.

Welcome, dear sons and daughters. Thank you for coming to see us. You have come to Rome to seek the Holy Year graces of Renewal and Reconciliation. When you return to your homes strive to spread these wonderful spiritual gifts among all men and women.

Today we have a special greeting for two pilgrimages, from Tokyo and from Dublin, which include lthe Friends of the Japanese Handicappedr and the lIrish Wheelchair Associationr. Your sufferings form a bond of union between you. Let them also unite you with Christ who suffered for us all. We shall remember you especially in our Masses and prayers and we invoke upon you comforting and strengthening graces.

The United Stata is represented by the Archdiocesan Pilgrimages from Philadelphia and by a group from the Diocese of Gallup. We pray that the spiritual joy of the Jubilee may be yours in full measure, to share with your families and friends.

Our dear african friends have come once more to Rome and we know of the sacrifices this has entailed. To the Durban pilgrims here today we renew the pledge of our deep spiritual affection for all the beloved people of Africa.

Pellegrini della diocesi di Cordoba (Spagna)

e pellegrini di Arecibo (Puerto Rico)

Dirigimos ahora un cordial saludo a los peregrinos de la diocesis de Cordoba (Espana), de la diocesis de Arecibo (Puerto Rico), presididos por sus respectivos Pastores. Y también al numcroso grupo de jovenes mexicanas, presentes en esta Audiencia.

Que el Senor os colme a todos de sus gracias y os ayude a corresponder con un generoso testimonio de vida cristiana al amor que El nos ha manifestado.

Con nuestra Bendicion Apostolica para vosotros y para vuestras familias




Mercoledì, 23 luglio 1975

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Noi continueremo a derivare dalle premesse religiose del Giubileo, che stiamo celebrando, le conclusioni ispiratrici e programmatiche per il nostro rinnovamento spirituale e morale, ma reale, chrè nelle speranze comuni.

Prima di tutto, i buoni (e comprendiamo tutti in questa sovrana categoria: i fedeli, i credenti, i membri della comunione ecclesiale, fra tutti, all'avanguardia, i sacerdoti, i religiosi, i cattolici osservanti e cosi quelli che conservano una loro sincera adesione a Cristo e alla sua Chiesa, e poi tutti quelli che il battesimo ha rigenerato come veri figli di Dio, e quelli pure che, senza pur troppo professare apertamente il loro carattere cristiano, sono, per via di anagrafe, o per via di rispetto e di simpatia, aderenti al nome, al fatto cristiano . ..). i buoni, diciamo, devono convincersi che questo avvenimento, che chiamiamo "Anno Santo r, non è un puro avvenimento di calendario, che, una volta finito, lascia, come si suol dire, il tempo che trova; non deve essere cioè una celebrazione effimera, un movimento di pellegrinaggi, che subito si dilegua nel grande fiume della cronaca consueta, esaurendo naturalmente la carica potenziale di religiosità innovatrice sua propria, e permettendo che il mondo cristiano e non cristiano ricada nel vortice delle sue abitudini, spesso orientate, ahimè!, verso un laicismo areligioso e pagano. No. l'Anno Santo deve conservare una sua efficienza, che applica l'aureo patrimonio derivante dal Concilio Ecumenico alla vita moderna, le imprime una fisionomia nuova, senza il proditorio laicismo radicale, o rispetto umano, come un tempo si chiamava, che la priva, delle energie spirituali e morali derivanti da un ragionevole riferimento alla sorgente evangelica, e che la intossica di pseudo-principii, vacui di verità, o pieni di dogmi discutibili e spesso infraumani. Questo Anno Santo non deve finire, non deve spegnersi, deve continuare, e infondere, appunto per merito dei buoni, unranimazione nuova alla nostra società.

Seconda conseguenza allora, da fissare in aspirazioni ed in promesse rigeneratrici e permanenti. Dovrè il "Popolo di Dio r, del quale tanto si è parlato, e tuttora si parla, dovrè? Questa entità etnica sui generis, che si distingue e si qualifica per il suo carattere religioso e messianico, sacerdotale e profetico, se volete, che tutto converge verso Cristo, come suo centro focale, e che tutto da Cristo deriva? comrè compaginato? comrè caratterizzato? comrè organizzato? come esercita la sua missione ideale e tonificante nella società, nella quale è immerso? (Cfr. Epistola ad Diognetum, spec. c. 5 et 6; S. AUGUSTINI De moribus vitae christianae, 1, 30: PL 32, 1336.1337) Bene sappiamo che il Popolo di Dio ha ora, storicamente, un nome a tutti più familiare; è la Chiesa; la Chiesa amata, fino al sangue, da Cristo (
Ep 5,25), suo mistico corpo (Col 1,18 Col 1,24), sua opera in via di costruzione perenne (Cfr. Mt 16,18); la nostra Chiesa, una, ,santa, cattolica ed apostolica; ebbene, chi davvero la conosce, la vive? Chi possiede quel sensus ecclesiae, cioè quella coscienza di appartenere ad una società speciale, soprannaturale, che fa corpo vivo con Cristo, suo capo, e che forma appunto con Lui quel totus Christus (Cfr. S. AUGUSTINI Serm. 341, 1, 1: PL 39, 1493) quella comunione unitaria in Cristo dell'umanità, che costituisce il grande disegno dell'amore di Dio verso di noi, e da cui dipende la nostra salvezza (Cfr. Lumen Gentium LG 13).

Terzo punto.

Fratelli e Figli carissimi! questa non è teologia esoterica, inaccessibile alla mentalità comune del Popolo fedele; è la verità, altissima si, ma aperta ad ogni credente e capace drispirare quello stile di vita, quella "comunione di spirito" (Ph 2,1) quella identità di sentimento (Rm 15,5), quel sentirsi solidali gli uni con gli altri (Rm 12,5), che infonde ad "una moltitudine di credenti un Cuor sol ed unranima sola" (Ac 4,32), comrera agli albori del cristianesimo. Deve crescere in noi il senso della comunità, della carità, dell'unità, cioè della Chiesa una e cattolica, ossia universale. Deve affermarsi in noi la consapevolezza dressere non solo una popolazione con certi caratteri comuni, ma un Popolo, un vero Popolo di Dio, una famiglia legata da profondi vincoli spirituali, una società fraterna, animata da eguali sentimenti di gaudio o di dolore (Rm 12,15), e convinta dressere destinata ad una medesima sorte oltre la vita presente (Cfr. Ad Gentes AGD 2; CLEMENTIS ALEXANDRINI Paedag 1, 6, 27).

Il Concilio ha fatto della dottrina sulla Chiesa il suo fondamentale insegnamento. l'Anno Santo fa sua tale dottrina. E venuto il tempo di ravvivare in noi questa luminosa teologia, come scienza di vita concreta e sociale; essa non offende, si bene riconosce, corrobora, nobilita la vita umana e sociale nelle sue legittime ed autonome manifestazioni (Cfr. Lumen Gentium LG 36 Gaudium et Spes GS 36);3 non ha bisogno di mutuare da formule sociali antireligiose e conflittuali la sapienza e l'energia del bene da compiere, delle giuste riforme per il progresso umano, della continua affermazione della giustizia e della pace; ha bisogno e dovere di esplicare la interpretazione umana e sociale, con originali espressioni cristiane, che scaturiscono dal suo genio religioso ed evangelico (Cfr. 1P 3,8 ss.) Ha detto bene 1rEpiscopato Lombardo, pochi giorni fa, ammonendo che bisogna "riscoprire l'originalità e la fecondità dell'ispirazione cristiana in campo culturale, sociale e politico r.

l'ammonimento è per i buoni, e per voi tutti! Con la nostra Benedizione Apostolica.

Pellegrini dell'Arcidiocesi di Manfredonia

Ecco qui il pellegrinaggio di Manfredonia, venuto col suo Vescovo. Benvenuti, carissimi figli dell'antica diocesi dalle ricche memorie storiche, che attestano vividamente le tradizioni cristiane della vostra terra! Facciamo voti che la celebrazione giubilare valga a rinsaldare la vostra fedeltà a un patrimonio tanto prezioso, col riaffermare solennemente il comune impegno di amore a Cristo e alla Chiesa, di dinamismo apostolico, di collaborazione col vostro Pastore nella linea del rinnovamento spirituale, della evangelizzazione, della vita sacramentale. l'Anno Santo tutti impegna a una sempre maggiore presa di coscienza ecclesiale: sia cosi, sia cosi anche per voi, ora e per l'avvenire. Con la nostra benedizione, che di gran cuore impartiamo a voi e a tutta la vostra comunità diocesana.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Pellegrini francesi delle diocesi di Bayeux, Coutances e Sées

Pellegrini di diversi riti orientali e giovani operai e studenti dei Paesi del Medio Oriente

Pellegrini provenienti dalla Polinesia francese

Pellegrini canadesi

Gruppi di lingua inglese

It is a great pleasure for us to welcome the members of the National Pilgrimage from Malta, accompanied by t he religious and civil authorities of the islands. In welcoming you we express the hope that your visit to the See of Peter will be a source of ever greater commitment to Christ and his Gospel.

We offer a cordial greeting to the pilgrims from the Diocese of Kerry in Ireland. We are especially glad to see so many young people in the group. May God grant you all his choicest blessings in this time of grace.

We are likewise pleased to welcome a group from Japan - the members of Saint Ignatius Parish in Tokyo. Your country is very dear to us, and we extend our prayerful good wishes to yourselves and to your friends and families at home.

Gruppi di lingua spagnola

Saludamos con paterno afecto a los peregrinos de la diocesis de Teruel y a su Pastor.

Renovaos en la fe, amados hijos, amad a la Iglesia y construid la Iglesia en derredor vuestro.

Bienvenidos seais vosotros, peregrinos de la arquidiocesis de La Plata, que venis presididos por uno de vuestros Pastores.

Quede como fruto de vuestra visita el proposito de ser crecientemente fieles a vuestro compromiso cristiano.

Recibid nuestra cordial acogida vosotros, peregrinos de Yucatan, presididos por vuestro Ordinario. También vosotras, jovenes mexicanas, y peregrinos de la arquidiocesis de Antequera.

Sea esta venida a Roma el principio de una vida cada vez mas ejemplar.

Os bendecimos a todos vosotros y a vuestras familias




Mercoledì, 30 luglio 1975

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Noi guardiamo ancora alla formula riassuntiva e fondamentale del nostro Anno Santo: il rinnovamento. Essa ci obbliga e nello stesso tempo ci abilita ad unrindagine sopra noi stessi, la quale dovrà poi estendersi al campo sociale circostante; e pone a noi una domanda fondamentale: rinnovare che cosa? San Paolo ci risponde : "rinnovate lo spirito informatore della vostra mentalità" (1 Eph. 4, 23). Cioè rinnovate la vostra concezione della vita, Ila vostra, come ben dicono i Teldeschi, Weltanschauung, la vostra maniera di pensare, di valutare il mondo, le cose, la vita. Dobbiamo, in altri termini, abituarci, di nuovo se necessario, a pensare e ad agire cristianamente. Il nostro statuto vitale deriva dal nostro battesimo, dal fatto cioè che siamo cristiani, e che siamo inseriti, mediante la fede, la grazia, la nostra appartenenza alla Chiesa, in Gesù Cristo; dobbiamo derivare la nostra norma esistenziale da questo fatto capitale. Il cristianesimo, in fondo, è tutto qui; essere cristiani autentici. E questa autenticità si esprime, ben lo sappiamo, nell'orientamento della nostra vita verso Dio, mediante Cristo, nello Spirito Santo, che da Dio stesso ci viene, quando appunto noi siamo entrati nella sfera del suo disegno salvatore. Unraltra parola fondamentale e riassuntiva puo esprimere questa nuova e necessaria forma di vita: l'amore, quell'amore che chiamiamo carità, agàpe, un amore cioè animato da Dio stesso, che è Amore; un Amore che è infuso in noi per farci capaci di amare con forma, con energia, con fine soprannaturale. La carità è la novità, è la verità, è la felicità, è la facilità della vita cristiana. Noi vogliamo pensare che voi tutti, Fratelli e Figli carissimi, "pellegrini dramore" verso questo Dio, che col giubileo riprende il suo posto nella scala dei valori a cui deve aspirare la nostra vita cristiana, il primo posto, il più alto, il più ordinatore, il più ambito, siete per cio stesso in grado di avvertire in voi stessi questa primaria esperienza spirituale: la necessità, il bisogno, il conforto della preghiera. Lrespressione religiosa, la preghiera, l'orazione, come linguaggio umano e sovrumano, verso il mistero di Dio, verso la Realtà di Dio, nasce appunto dall'amore, dalla carità, quando appunto questa, celebrando l'Anno Santo, si è accesa nei nostri cuori (Cfr.
Rm 5,5 2Co 4,6 Ep 5,19 etc.). Ce ne avverte, con la consueta semplicità e con magistrale sicurezza, San Tommaso, quando ci ricorda che la "causa dell'orazione è il desiderio della carità, dal quale l'orazione proceder (S. THOMAE Summa Theologiae, II-II 83,1 II-II 83,14).

Qui cento cose sarebbero da dire; ma basti una, notissima, ma fermissima per noi, che abbiamo confermato, o ripreso il nostro contatto vitale con Dio: quello dell'importanza della preghiera personale, per dare senso, per dare equilibrio, per dare forza alla nostra esistenza. Diciamo questo pensando ad una tendenza assai diffusa nella vita moderna: oggi, pur troppo molti non pregano più, non pregano affatto. Un tempo non era cosi. Anche persone impegnate nella vita profana avevano, almeno qualche istante ogni giorno, qualche tempo nei giorni festivi, per un pensiero, un atto cosciente, un momento interiore di orazione. Ogni fanciullo era abituato a considerare suo dovere, comrè giusto, rivolgere in ciascuna giornata incipiente e al suo termine una preghiera, un saluto, unrinvocazione, al Dio vivente, al Padre celeste. Oggi le labbra dell'uomo moderno sembrano sigillate da una prevalente incoscienza dell'ordine religioso e da una illusa coscienza che la realtà, tutta la realtà, sia quella dell'ordine sensibile, quella dell'esperienza temporale e materiale: il contatto professionale, utilitario, scientifico con le cose del mondo profano, con le occupazioni sperimentali e con le relazioni sociali segna, per tanti che sono assorbiti dal lavoro e dallo studio, il confine dell'interesse umano; dottrine pesanti ed esclusiviste, come sono quelle del materialismo, hanno praticamente prevalso sopra la visione totale dell'essere, riducendo il sapere entro l'ambito dei corpi e delle leggi fisiche e quantitative, e sostenendo la necessità fatale, propria della materia, come motore primordiale del divenire della natura e della storia. Escluso cosi Dio, come Principio trascendente dell'universo, e percio ogni suo libero e sapiente intervento nel mondo della nostra esperienza, come potrebbe l'uomo rivolgere al Dio-ignoto una parola, tentare con lui un dialogo, invocare una sua amorosa Provvidenza? Il nulla, proclamato alla sommità dell'universo, si riflette subito nella coscienza resa incapace di preghiera, e subito tesa a fortificare in sé una mistificazione di autosufficienza: l'uomo basterebbe a se stesso, senza ricorrere al riconoscimento, o all'invocazione druna Sorgente superiore dell'essere e del divenire.

La difficoltà di oltrepassare col pensiero, privo di certezze spirituali, il cerchio del mondo materialista si è fatta mentalità teorica e pratica dell'ateismo moderno, al quale la nostra antica filosofia, ioè la nostra religione tradizionale puo ben dare ancor oggi una plausibile risposta; se non che, quasi in suo soccorso, vediamo folle di gioventù avanzarsi per denunciare da sé il vuoto prodotto nello spirito moderno dalla negazione di Dio; questa gioventù avanza triste e tormentata dalla necessità druna religione autentica, che consenta ancora di colloquiare con Dio, di pregarlo, di saperlo accessibile e vicino, provvido ed amoroso.

Cosi che questo Anno Santo aprirà, noi speriamo, la sua porta, aprirà la sua luce, aprirà il suo cuore per accogliere i figli della nuova generazione in cerca drun soccorso liberatore e ispiratore, in cerca druna nuova parola, druna nuova poesia riconoscendo la difficoltà propria della vera preghiera (Cfr. Rm 8,26). e facendo propria la stupenda domanda degli Apostoli nel Vangelo al Maestro e Signore Gesù: "Insegnaci a pregare!" (Lc 11,1).

Sia questa una riconquista dell'Anno Santo: il bisogno, il dovere, la gioia della preghiera cristiana! Con la nostra Benedizione Apostolica.

Sacerdoti partecipanti al Convegno di studio

presso il Centro Mariapoli di Rocca di Papa

Ecco i 500 sacerdoti europei, aderenti al Movimento dei Focolari, i quali partecipano al loro convegno annuale. Vorremmo aver maggior tempo a disposizione per effondere il nostro cuore nel vostro! Sappiamo che state approfondendo come vivere e far vivere la Parola di Dio: ci basti percio invitarvi a far si che da questa riflessione scaturiscano nuove energie sia per la vostra vita spirituale - lucerna pedibus meis Verbum tuum! (Ps 118,105) - sia per lrincremento della catechesi e della Liturgia nei vari ministeri a cui vi chiama l'obbedienza al Vescovo: il vostro compito, "in qualunque caso . . . non è di insegnare una propria sapienza, bensi la Parola di Dio e di invitare tutti insistentemente alla conversione e alla santità" (Presbyterorum Ordinis PO 4). Vi lasciamo questo pensiero del Concilio a ricordo dell'odierno incontro, mentre invochiamo sulle vostre vite, spese per la Chiesa, tutta la forza e la benedizione del Signore.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Pellegrini di Diano-Teggiano,

Nuoro e Ogliastra

Anche questa settimana sono presenti, con i loro Vescovi, i pellegrinaggi di alcune diocesi italiane, Carissimi figli di Diano- Teggiano, di Nuoro, di Ogliastra! Con la vostra venuta ci procurate grande consolazione: una diocesi che viene a Roma per l'Anno Santo con la sua rappresentanza qualificata e numerosa dimostra la propria vitalità, il proprio dinamismo, il proprio sincero desiderio di rinnovamento e di riconciliazione. E una corrente di spiritualità, di gioia, di fervore, che si mette in moto, e che non deve fermarsi più per l'avvenire, portando continui frutti di vita cristiana. E l'augurio che vi facciamo. "La pace di Cristo regni nei vostri cuori" (Col 3,15), oggi e sempre! A tutti la nostra Benedizione.

Responsabili del Segretariato Internazionale

degli Insegnanti Cattolici delle scuole secondarie

Pellegrini francofoni dell'Africa e del Medio Oriente

Gruppi della diocesi di Jos (Nigeria);

degli Stati Uniti; di Hong Kong; del Giappone;

e studenti cattolici asiatici di lPax Romana r

We great with spiritual affection the pilgrims from the Diocese of Jos, in Nigeria. Your beloved country and you its citizens are called upon to play an important part in the future of Africa and of the world. Strengthen your spiritual lives so that you will be able to participate in this exciting call to the service and love of God and your fellow men.

From the United States we welcame the first official pilgrimage of the Diocese of Saint Maron of Detroit. Your visit to Rome will enable you to pay homage to the Apostles and Martyrs, Peter and Paul, while at the same time honouring the memory of your own Seventh-Century Martyrs whose feastday is tomorrow. May this happy coincidence be a sign of continuing unity in love, prayer and faith.

The pilgrims from Hong Kong are especially welcome. We have most happy memories of the welcome we received when we visited you. We constantly pray for all of you and ask you to pray for us.

Our Japanese friends are represented here today by the National Catholic Pilgrimage and by the pilgrimages from the parishes of Tamatsukuri and Takatsuki in the Archdiocese of Osaka. We thank you for coming to see us, and we wish you health and blessings in the Lord.

We extend a cordial greeting to the Asian Catholic student of "Pax Romana l. We welcome you to Rome, and wish you God speed on your journey to Lima.

Gruppo degli lAmici del cavallor

Chers "Pèlerins-Equestres r, venus drAvignon et de la Provence, et de l'Italie!

Si le présent Jubilé romain demeure un appel très exigeant à la conversion et à la réconciliation, il doit aussi conserver son aspect de joyeux rassemblement familial. Les fils de 1rEglise sont heureux dry apporter quelques notes de légitime originalité! Venir à cheval en pèlerinage à Rome en est un exemple. Chers Fils, Nous vous félicitons et Nous vous encourageons à cultiver les valeurs humaines inhérentes à votre sport équestre. Mais, par-dessus tout, Nous souhaitons que vos longues randonnées à travers les campagnes vous conduisent toujours plus loin dans la découverte et la contemplation du Mystère de Dieu en sa merveilleuse Création! Avec Notre Bénédiction Apostolique





Mercoledì, 6 agosto 1975

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Noi siamo presi dal pensiero centrale, dallo scopo principale di questo Anno Santo, che voi, con cosi numerosa presenza nel cuore della sua celebrazione, in questa Roma sacra alla fede, alla storia, al destino della civiltà cristiana, state vivendo, in unrora fra le più importanti e le più coscienti, noi speriamo, della vostra esistenza nel tempo, e state cosi imprimendo nel processo spirituale della Chiesa pellegrina nei secoli, un più vivo desiderio del perenne rinnovamento. Il Popolo di Dio, come si esprime il Concilio, cioè la nostra Chiesa di Dio, deve uscire rinnovato da questo avvenimento religioso, morale, collettivo, chrè l'Anno Santo, il quale percio non intende esaurirsi nel ciclo dei mesi che lo definiscono, ma deve generare nella Chiesa stessa unrinfusione di spiritualità, di moralità, di carità, di fervore religioso ed umano, che ne risvegli la coscienza, ne fortifichi i propositi, ne manifesti il genio vitale, ne compagini l'unità e, soprattutto, ne ottenga da Dio l'animazione nuova dello Spirito Santo, cosi da ringiovanirla questa Chiesa millenaria, da rinvigorirla, da rinnovarla, come si è detto, da renderla insomma, pur nel turbine delle complesse e avverse vicende del nostro tempo, felice; si, felice del pregustato preludio della vita immortale e divinizzata, che la speranza le promette e le assicura: spes autem non confundit, la nostra speranza non delude (
Rm 5,5).

Ora, questo sperato rinnovamento richiede molte cose, di cui la Chiesa puo e deve valersi. Qual è la prima? La prima per dignità, la prima nell'intelligenza che la Chiesa viva ha del disegno divino circa la salvezza del mondo, la prima percio che il Concilio ha inditata e raccomandata per il rinnovamento della vita cristiana nel mondo è, voi lo sapete, la sacra Liturgia. Fu su la sacra Liturgia che si pronuncio la prima costituzione del Concilio; e fu questa legislazione a conferire al Concilio stesso il suo aspetto rinnovatore, che, a differenza draltri Concilii, non fu direttamente dogmatico, ma dottrinale e pastorale.

E stata cosi riconosciuta, nell'economia generale della vita umana e cristiana, la priorità alla preghiera, supponendo ed esigendo che il contatto spirituale con Dio debba essere cosciente e personale, come altra volta noi avemmo occasione di affermare; ma noi dobbiamo integrare questo primo atto della nostra religione (Cfr. L. DE GRANDMAISON, La religione personale), nel quadro completo e valido della sua più autorevole espressione, il quale è, per divina istituzione, sociale, comunitario, ecclesiale, cioè sacerdotale e liturgico. La liturgia i: la forma ufficiale della nostra religione. Per la nostra ansia di riaccendere la vivacità, e l'autenticità della religione nella vita individuale, ma soprattutto nella vita del Popolo, dobbiamo onorare e promuovere la Liturgia, nel nostro tempo, nella vita ecclesiale e collettiva. "La sacra Liturgia, come dice il Concilio (SC 9),on esaurisce tutta l'azione della Chiesa ..,". "Non di meno la Liturgia è il vertice verso cui tende l'azione della Chiesa, ed insieme la sorgente da cui sgorga tutta la sua virtù" (Ibid. SC 10).

Si è tanto parlato di liturgia prima e dopo il Concilio, ed ora, forti come siamo dell'apologia che il Concilio stesso ne ha fatto, noi speriamo che si continuerà a parlarne, anzi a farne legge e costume della nostra vita religiosa. A noi basta qui confermare il programma liturgico che la Chiesa si è prefissa, quasi a rendere stabile e feconda l'idea e quindi la prassi della Liturgia: qui è il segreto druna nuova vitalità della tradizione ecclesiastica, qui è il volto della sua bellezza, qui è l'espressione della sua intima e universale unità, come pure della sua multiforme e pentecostale interpretazione drogni lingua, drogni popolo; qui soprattutto sia l'affermazione di due principii fondamentali. Ricordiamoli: nella liturgia è la celebrazione del sacerdozio di Cristo (Cfr. Sacrosanctum Concilium SC 7); Egli è presente fra noi, specialmente nel sacrificio eucaristico, nella Messa, per riflettere e per compiere dovunque noi siamo il dramma divino ed umano della nostra redenzione, quel dramma massimo dell'amore che srimmola e che salva, quello che ora siamo soliti chiamare "il mistero pasquale r: la liturgia scaturisce dagli abissi della verità religiosa, dalla rivelazione dell'operante disegno divino di bontà, di misericordia, di comunicazione, di carità del Padre verso l'umanità, mediante il Verbo fatto carne come noi e per noi, nello Spirito dramore che discende fra noi per farci risalire nell'apoteosi druna nuova pienezza di vita gloriosa ed eterna (Cfr. Ep. ad Ephesios, 1, 3 ss.).

Non diciamo di più. Ma tutti dobbiamo avere ferma e gioconda questa convinzione che la lex orandi ha nella lex credendi la sua luce ed il suo specchio; la sua parola ascoltata, di cui essa è la parola espressa (Cfr. M. ZUNDEL, Le poème de la sainte liturgie, saggio anteriore al Concilio, ma che conserva la sua attualità). Diciamo piuttosto dell'altro principio fondamentale della riforma liturgica: il Popolo devressere composto di fedeli, che sanno, che partecipano, che in certa misura concelebrano col Sacerdote, perché egli, alter Christus, è interprete di Dio presso il Popolo, e interprete del Popolo presso Dio. La liturgia è comunione di animi, di orazioni, di voci, di agape, cioè di carità. Non basta l'assistenza passiva alla sua celebrazione, occorre una partecipazione. Il Popolo deve considerare la celebrazione liturgica come una scuola, dove si ascolta e si impara; come unrazione sacra, promossa e guidata dal Sacerdote, alla quale anchregli, moltitudine di cuori vivi e fedeli, concorre, rispondendo, offrendo, pregando e cantando. Oh! se il Concilio, se l'Anno Santo avranno favorito l'impegno di far partecipare e cantare liturgicamente il Popolo, avranno compiuto unropera religiosa e comunitaria di grandissimo valore: chi canta, partecipa; chi partecipa non si annoia, ma gode; chi gode della preghiera si conserva, anzi si sviluppa come cristiano; e chi è cristiano si salva!

E nessuno pensi che questa ebbrezza sia illusoria, o sia alienante e frustrante rispetto al realismo operativo e sociale della nostra concreta ed umana esistenza; no, essa è unrinfusione di sapienza e di energia, che rende i fedeli cittadini ardenti, generosi ed operosi nel campo delle realtà terrestri mentre li incammina e li conduce alla cittadinanza celeste.

Liturgia, ricordiamola: credente, inneggiante, sensibile all'esperienza terrestre, pellegrina verso la celebrazione dell'apocalisse eterna.

Con la nostra apostolica benedizione.



SALUTI DEL SANTO PADRE

Oblati di San Francesco di Sales

e Missionari della Consolata

Salutiamo affettuosamente i 55 Oblati di San Francesco di Sales, col loro Superiore Generale, che hanno testé celebrato il primo centenario di fondazione del loro Istituto; e i 49 Missionari della Consolata, venuti col loro Superiore Generale, testé confermato nel loro recente Capitolo Generale.

Voi rappresentate davanti ai nostri occhi i vostri benemeriti Confratelli, a cui tanto deve la Chiesa e che lavorano in campi generosi: l'istruzione e l'educazione cristiana della gioventù, il ministero parrocchiale, le Missioni. Percio, a nome della Chiesa, vi diciamo: Grazie! Grazie per l'apostolato che svolgete, per le opere che sostenete con tanto sacrificio, per gli uomini che dedicate al servizio di Dio, e alla promozione umana e cristiana dei fratelli. Il Signore, che ha promesso la sua ricompensa sovrabbondante agli araldi del Vangelo, vi accompagnerà sempre nel vostro cammino, che trova in questo Anno Santo nuovo slancio e nuovo impulso. Per voi Lo preghiamo e nel suo Nome vi benediciamo.

Pellegrini di Alba, di Lucera e San Severo,

di Messina, di Biella, di Feltre e Belluno

Diamo un cordialissimo benvenuto ai pellegrinaggi diocesani italiani, che affollano anche oggi questa Udienza: e sono i gruppi, assai numerosi, di Alba, di Lucera e San Severo, di Messina, di Biella, di Feltre e Belluno. Carissimi figli, il nostro compiacimento è grande nel vedere questa continua presenza delle Chiese locali, che ci portano l'attestazione della fede e dell'impegno cristiano delle rispettive comunità, qui tutte spiritualmente presenti. l'Anno Santo produce i suoi frutti: rinnovamento, riconciliazione, pentimento; certamente produrrà i suoi frutti, al vostro ritorno in diocesi, e per il periodo che si apre dopo il Giubileo, che vediamo spuntare con viva speranza, come l'albeggiare di un nuovo giorno: fervore di pietà eucaristica, ecclesiale e mariana, zelo di opere caritative nella mutua fratellanza del Vangelo di Cristo, gioiosa convinzione di propositi per la costruzione di un mondo nuovo! Cosi, cosi, fratelli e figli! Cosi noi speriamo e auspichiamo: con la nostra Benedizione Apostolica.

Pellegrini polacchi

Siamo lieti di rivolgere un particolare saluto ad oltre duemila pellegrini polacchi, emigrati dal loro Paese e residenti in Europa o, in gran parte, negli Stati Uniti drAmerica, fra i quali si distingue un folto gruppo di giovani. Essi sono accompagnati da quattro Vescovi e da un centinaio di Sacerdoti.

La vostra presenza, diletti figli, ci è motivo di profonda gioia, anche perché evoca in noi tanti cari ricordi e, soprattutto, ci rammenta la vostra Patria con le sue nobili tradizioni cristiane, la Polonia fidelis, e tutte le numerose testimonianze di fede e di attaccamento alla Sede Apostolica, che ci provengono da essa.

Continuate ad essere fedeli seguaci di Cristo e figli devoti della Chiesa, sempre coerenti con la fede che professate. La celebrazione dell'Anno Santo confermi e rafforzi i vostri buoni propositi e porti frutti duraturi di conversione e di spirituale rinnovamento per una costante crescita nella vita soprannaturale della grazia ed unrincessante dilatazione degli spazi della carità fraterna.

Affidiamo alla Vergine Santissima di Czestochowa questi voti, e volentieri confermiamo la nostra benevolenza con una speciale Benedizione Apostolica, che estendiamo a tutte le persone a voi care.

Pellegrinaggio interdiocesano di Haiti

Pellegrini cattolici e ortodossi della Terra Santa e gruppi della diocesi di Nassau e del Giappone

Our greetings of grate and peace in the Lord go to the pilgrims who have come from the Holy Land. Your visit has a deep significance for us and for the entire Church. Dear sons and daughters of the Catholic faith, and beloved Orthodox brethren: we welcome you al1 in Christ Jesus, for it is to him that you have come to render honour in this See of Peter. May the peace of Christ fill your hearts today and always.

We are very happy to have present here today the pilgrims from the Diocese of Nassau, in the Bahamas, together with their Bishop. Beloved sons and daughters: you are close to us, and we are one with you in your joys and your trials. We are all one in Christ.

Once again our joy is full as we welcome the various groups from Japan. In a splendid spirit of faith you have come to see Peter and to renew your Christian dedication at the tombs of the Apostles. May your lives radiate Christ; may your serve him in your neighbour and ever more effectively communicate him to all your people.

Nel rivolgersi ai giapponesi, il Papa desidera ricordare la ricorrenza del trentesimo anniversario della tragedia di Hiroshima.

Noi vogliamo unirci a questo ricordo tristissimo, tragico, che ha posto, si, fine alla guerra, ma con sacrificio di vite umane e con impiego di armi che han messo il terrore nel mondo. Noi speriamo che questo grande sacrificio resti memoria del desiderio comune della pace, del non ricorrere alle armi per risolvere le questioni umane, ma di ricorrere alle leali trattative, al disegno della parola umana e al proposito di essere, in questa valle che è il mondo, fratelli. Noi mandiamo a tutto il Giappone con questo pensiero il nostro saluto mesto, riverente, ma pieno di speranza. Dio benedica il Giappone.






Paolo VI Catechesi 16775