Paolo VI Catechesi 19478

Mercoledì, 19 aprile 1978

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Per grazia del Signore, noi abbiamo avuto il gaudio spirituale - uno dei momenti più alti del nostro ministero -, di dichiarare «beata» Maria Caterina Kasper, fondatrice d’una Congregazione religiosa femminile, quella delle Povere Ancelle di Gesù Cristo, in Germania, ma diffusa ormai nel mondo, durante il secolo scorso, e dedicata al servizio del prossimo, in tante opere di carità. Questa «beatificazione» ha richiamato e diffuso la conoscenza di questa pia istituzione, la quale merita da parte della Chiesa odierna una nostra riflessione.

Noi potremo considerare questo fatto, che si iscrive ormai, e per sempre, nella storia religiosa del mondo, accanto ad altre simili fondazioni, che hanno caratterizzato la vita della Chiesa nel secolo scorso, specialmente, e nel nostro, come una fioritura di istituzioni evangelicamente e socialmente meravigliose, tanto da costituire un fenomeno qualificante e corroborante per la presenza della Chiesa in una società in evoluzione, e di per sé non certo rivolta verso la fede e verso il costume dei secoli precedenti. Ma nel secolo XIX una nuova vitalità risveglia il senso religioso cristiano, e si manifesta particolarmente in opere d’umano interesse principalmente ispirato da cattolica religiosità.

Questo aspetto della vivace rinascita spirituale del cattolicesimo si polarizza in particolari iniziative, le quali hanno ciascuna alla loro radice e nel loro cuore una figura umana, umanissima, che ne genera, ne riassume, ne fissa, ne perpetua un proprio carattere religioso e sociale. La santità conferisce energia stupenda a ciascuna di queste figure, tanto che davvero la Chiesa rinasce in bellezza per loro merito, e dimostra anche ad occhi profani ed ostili una vitalità straordinaria, che oggi chiamiamo volentieri carismatica. Quale santità? È una santità sempre così unica e originale, anche se si esprime in forme similari, che il volto terreno e storico della Chiesa appare quello d’un giardino primaverile.

Nel quale giardino - che la botanica, vogliamo dire l’agiografia della Chiesa, dura fatica, tanti sono!, a classificare, a distinguere cioè, e a riconoscere talvolta i fiori migliori - ammiriamo i Santi moderni, che rallietano la Chiesa e svelano a lei stessa la nota permanente della sua santità, attinta alle fonti d’una grazia divina inestinguibile.

Rallegriamoci nel Signore! e tutti sostiamo un momento a contemplare il fiore, ch’è stato ora proposto alla venerazione della Chiesa. Maria Caterina Kasper è appunto un fiore di singolare bellezza che merita l’ammirazione e l’imitazione. Nasce in terra austera, ma con quanta amica socievolezza per quella terra fortunata! Nasce dal popolo; e quanto questa condizione giova alla semplicità naturale e plasma la forza della Donna che al servizio del popolo consacra la propria esistenza. Nasce povera; ma quale carisma di ricchezza evangelica ella sa trarre dalla vissuta esperienza della povertà evangelica: l’umiltà, il lavoro, la simpatia sociale, lo spirito di servizio, il senso dell’obbedienza e dell’ordine. Nasce lavoratrice: e alla fatica per il pane, quello per gli altri specialmente, dedica ogni sua energia. Nasce e cresce fuori degli ambienti della cultura profana, ma quanta sapienza, quanta intuizione della realtà umana traspare dalla sua convivenza fra la gente del suo ambiente e del suo tempo. Nasce Donna; e quanta bontà, quanta delicatezza e quanto amore diffonde d’intorno a sé nella virginale purezza del suo costume. Cristiana rinacque Maria Caterina col santo battesimo e con l’educazione pia e popolare della sua professione di umile, semplice, comune, si direbbe, figlia della Chiesa cattolica; e questo, pare a noi, il punto focale in cui si concentra la raggera delle sue virtù e da cui si irradia lo splendore della sua vigorosa, calma, magistrale santità: la coincidenza dell’amore a Cristo, ed in Cristo al mistero divino, dal quale deriva la prima, la somma, la gratuita vocazione all’Amore, che «per primo ci amò» (
1Jn 4,10); la coincidenza, diciamo, con l’amore al prossimo, a quel prossimo, qualunque sia, che ha bisogno d’essere amato, servito, curato, perdonato. Coincidenza non dice un rapporto esatto fra l’amore a Dio e l’amore al prossimo; più esatto è dire derivazione; l’amore al prossimo, nell’economia evangelica, deriva, deve derivare dall’amore di Dio, ricevuto e ricambiato. L’amore al prossimo, l’amore sociale, per essere genuino, per essere forte, per essere inesauribile, santo perciò e autenticamente cristiano, deve avere la sua sorgente nell’amore di Dio, nell’amore religioso. Catechismo questo elementare, ma fondamentale: amare Dio per amare il prossimo, nel quale, se esso è bisognoso, sofferente, miserabile, Cristo si personifica: «mihi fecistis» voi avete fatto a me il bene fatto all’uomo nella sofferenza e nella necessità (Mt 25,40). Maria Caterina è una beata in cui questa eterna parola si è realizzata, e ancora nelle sue Figlie si realizza.

Lode a Dio, onore a Maria Caterina, speranza a noi. Con la nostra Benedizione Apostolica.

Al gruppo ex-allievi del Pontificio Seminario Romano Maggiore

Il nostro saluto cordiale ed affettuoso si rivolge adesso a un gruppo di ex-alunni del Pontificio Seminario Romano Maggiore, tra i quali i venerati fratelli Cardinali Umberto Mozzoni ed Egidio Vagnozzi, che celebrano insieme in preghiera il 50° della loro Ordinazione sacerdotale.

Vi diciamo, figli carissimi, il nostro vivo compiacimento e ci uniamo a voi in questa circostanza singolare della vostra vita, in cui intendete ringraziare profondamente Iddio, che vi ha benevolmente scelto a partecipare al Sacerdozio ministeriale del suo Figlio, Cristo Gesù, che ha dilatato il vostro cuore ai bisogni, ai problemi, alle esigenze spirituali della sua Chiesa e degli uomini tutti; che si è servito di voi come strumenti eletti e privilegiati della sua misericordia infinita; che vi ha amati con autentico amore di predilezione. Possa ridondare la serena letizia del vostro sacerdozio ancora per tanti anni ad edificazione del Popolo di Dio.

La nostra particolare Benedizione Apostolica vi accompagna in questi giorni e per l’avvenire.

Al gruppo capitolare dei Chierici Regolari Mariani

Abbiamo il piacere di accogliere, questa mattina, una qualificata rappresentanza dei Chierici Regolari Mariani, riuniti in questi giorni a Roma, per l’Assemblea triennale di preghiera e di studio della loro Congregazione.

Vi ringraziamo, carissimi figli, per la vostra visita che, mentre ci reca il conforto del vostro sincero affetto, ci offre l’occasione di rivolgervi una parola d’incoraggiamento e di augurio.

Sappiamo che tra gli scopi del vostro Istituto v’è quello dell’istruzione e dell’educazione dei giovani: opera ardua ma quanto mai importante, alla quale attendete con zelo sacerdotale e che richiede cordiale comprensione dell’animo dei giovani e dei loro problemi, apertura di mente e di cuore, completa dedizione fino al sacrificio di se stessi.

Vi siano di stimolo e di guida, nel riaffermare il vostro impegno e la vostra generosa disponibilità, la preghiera e l’esempio della Vergine Immacolata, alla quale è consacrata la vostra Istituzione. Con la nostra paterna Benedizione, che di cuore impartiamo a voi e all’intera Congregazione.

Ai Padri Oblati di Maria Immacolata

Ai partecipanti all’Assemblea Generale della «Fédération Internazionale des Aides au prêtre»

Die neue Selige, Mutter Maria Katharina Kasper, sei Ihnen in Ihrem Beruf Vorbild selbstloser, dienender Hingabe und hilfreiche Fiirsprecherin!

A due gruppi di lingua inglese

We are happy to extend a special greeting today to a group of members of the European Parliament. We thank you for your visit, and we invoke divine blessings upon your work for the good of society. We pray that your activities will ever be directed towards a deeper understanding by everyone of the brotherhood of man.

Our special welcome goes to the priests from Chicago who are celebrating forty years of ordination. During this time, the world has witnessed many changes; but remember always that the Eucharistic Sacrifice remains “the center and root of the whole life of a priest” (Presbyterorum Ordinis PO 14).3 Dear sons, as long as you live, you will find your priestly identity in the Eucharist. It is the perennial source of your pastoral love, and the reason why you were ordained. May it always be the joy of your lives.

Ad un gruppo spagnolo

Saludamos con agrado particular al Señor Cardenal Narciso Jubany, Arzobispo de Barcelona, presente en esta Audiencia. Sabemos que ha venido a Roma, acompañado de algunos miembros del Secretariado Nacional de Liturgia de España, para presentarnos la edición oficial del Misal Romano en lengua española.

Agradecemos esta visita y aprovechamos gustoso la ocasión para testimoniarle, Señor Cardenal, nuestro profundo aprecio por la benemérita labor realizada. Sea expresión de nuestra cordial benevolencia la Bendición Apostólica que impartimos a Usted y a cuantos han colaborado en dicha tarea.


Mercoledì, 26 aprile 1978

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E' venuto il tempo nel quale noi, noi alunni di Cristo, Sia maestri, sia discepoli, dobbiamo ricordare, e non solo ricordare, ma osservare questa legge cristiana fondamentale: la vita umana è sacra. Che cosa vuol dire sacra? Vuol dire che essa è sottratta al potere dell'uomo, ma protetta da una potestà superiore che non quella dell'uomo, e difesa dalla legge di Dio. La vita umana, sulla quale l'uomo, per motivo di parentela, o per motivo di superiorità sociale, esercita in tanti modi la sua autorità, è sottratta, in quanto tale, a questa stessa autorità. Riascoltiamo il Vangelo : «Avete inteso che fu detto agli antichi: non uccidere: chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma Io vi dico (questo Io è lo stesso Gesù Cristo): chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al Sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna» (
Mt 5,21-22).

Gesù non condanna la legge antica, ma la dice incompleta, e promulga la nuova, quella evangelica, e la solleva al livello della perfezione: al fratello è dovuto un rispetto completo; completo nel sentimento interiore, donde il rispetto nasce e si esprime, e completo nella tutela esteriore dovuta alla dignità del fratello, in quanto tale; possiamo dire: in quanto uomo-fratello. Cioè: il Vangelo ci insegna a professare nei sentimenti e negli atti un rispetto tale verso gli uomini nostri simili, nostri fratelli, che un sistema sociale, il quale ammetta come logico e normale l'odio di classe, ovvero l'egoismo di classe, non può certo rivendicare a proprio legittimo ed esclusivo favore. Quale visione ci offre oggi la scena del mondo? Noi non saremo radicalmente pessimisti. Anzi riconosceremo, non per placare le ansie e le paure che certi fenomeni deteriori dell'umana convivenza destano facilmente negli animi quasi per scoraggiarli circa lo sforzo civilizzatore compiuto e in via di compimento, ma per confortare questo stesso sforzo, per richiamare la vigilanza della civiltà al suo insonne dovere, che la vita dell'uomo sulla terra è di nuovo esposta a gravi pericoli, anzi è già attaccata da nuovi e aggressivi malanni.

E sempre per ripetere: la vita dell'uomo è sacra! Noi qui diciamo solo per accenni incompleti e fugaci. Ma possiamo noi trascurare l'episodio, tuttora in corso, del sequestro della persona d'un uomo della statura morale, politica, accademica, sociale dell'onorevole Aldo Moro, senza temere e tremare per la stabilità del nostro moderno mondo civile? Possiamo noi assistere come passivi osservatori all'angosciosa disavventura relativa alla sua individuale incolumità? È mai possibile che la vita innocente ed eminente d'un uomo di Stato sia messa in gioco nel modo iniquo, come sta avvenendo? L'insidia alla vita può forse giungere a tanto da eludere ogni mezzo di difesa, di cui lo Stato dispone e con tanto generoso eroismo sta prodigando, in un Paese buono e civile come l'Italia? Noi ancora ci auguriamo, nel nome di Dio, che l'epilogo di questo dramma sia, nell'interesse degli stessi aggressori, pacifico e tranquillizzante. E questo episodio è tristemente emblematico di una situazione che riempie l'animo di amarezza.

Come non provare vivo dolore per l'assassinio di tanti tutori dell'ordine, barbaramente uccisi soltanto perché esecutori fedeli dei compiti loro affidati dallo Stato, che è quanto dire dalla comune volontà dei cittadini desiderosi di tranquillità, di ordine, di pace? Come non levare la nostra deplorazione, tanto più ferma quanto più disarmata, contro gli attentati, con i quali si cerca di soffocare nel sangue la libera voce di giornalisti, lavoratori, professionisti? E, in particolare, che dire dei sequestri di persona a scopo di estorsione così numerosi, che non si arrestano neppure di fronte a bambini innocenti? Sono in questo momento presenti al nostro cuore di padre tutte le famiglie che nel mondo intero piangono i loro congiunti, vittime della violenza, o che attendono con ansia angosciosa la liberazione dei loro cari. Ad esse desideriamo esprimere quanto partecipiamo alla loro afflizione e quanto siamo loro vicini con la nostra preghiera. In questo rapido, ma drammatico, elenco di attentati alla vita, non possiamo tacere di quelli perpetrati spesso ahimé!, col crisma della legalità. Il pensiero va innanzitutto all'aborto.

Commenti superflui, e commenti contenuti dalla situazione politica in via di svolgimento. Ma l'animo inorridisce solo al pensiero che un tale crimine ottenga, come purtroppo avviene in altri Paesi, la legalizzazione, anzi la protezione dei servizi pubblici, e ciò con un pretesto di riguardo a donne infelici, che porterebbero poi nel cuore l'insanabile rimorso d'avere acconsentito all'offesa di quanto alla Donna sia dato possedere, nell'ordine naturale, di più augusto e ineffabile, la propria maternità ! Povere e innumerevoli vite umane nascenti travolte nella vostra debolezza, nella vostra innocenza! Come una società civile, e per di più cristiana, può autorizzare e rimanere impassibile, senza lacrime, davanti a tale «strage di innocenti»? E gli attentati alla vita non sono solo questi! Pensate alla droga, contro la cui diffusione si avverte, per fortuna, un po' dappertutto una benedetta reazione. Ma quanti altri nemici trova la vita umana contro di sé e da sé creati!

Dopo i procedimenti anticoncezionali, e dopo l'introduzione del divorzio, si parla perfino di eutanasia, mentre la violenza privata si diffonde e si organizza, per vendetta o per ricatto, e mentre bagliori di guerra tengono ancora popoli interi nell'esperienza sporadica e sotto la minaccia permanente della guerra! Basterebbero le ipotesi che lampeggiano nei cieli internazionali di possibili conflitti con armi atomiche per mettere sulla difesa la coscienza dei Popoli! Oh! Sì! la vita dell'uomo è sacra! e questo dogma umano e cristiano deve essere riaffermato con forza e con gioia nei cuori della nuova generazione. Lo auguriamo, come sempre, con la nostra Apostolica Benedizione.


Ad un pellegrinaggio bresciano

Un saluto ed un augurio particolare desideriamo rivolgere al numeroso pellegrinaggio, guidato dal Vescovo Ausiliare di Brescia e promosso dalla rivista la «Madre», in occasione del proprio novantesimo anno di vita. Siamo lieti di questo incontro, che rievoca nel nostro spirito un'onda di ricordi, tra cui quello di Don Peppino Tedeschi, per lunghi anni Direttore della Rivista e, più lontano nel tempo, quello di Angela Bianchini e di tante altre degnissime e valenti persone, che diedero lustro a questa Rivista, la quale si iscrive nel solco delle genuine tradizioni cattoliche bresciane. Vi ringraziamo di averci dato l'occasione di associarci alla letizia di questa celebrazione, e vi diciamo altresì il nostro grazie per l'offerta che, in questa circostanza, avete voluto mettere a nostra disposizione per i sacerdoti bresciani che operano nel Minas Gerais brasiliano.

Carissimi figli, il motivo intenzionale della vostra visita ci suggerisce alcune considerazioni, a cui accenniamo solo fugacemente attesi i limiti di tempo a disposizione, ma che vogliono essere segno della nostra paterna affezione e dei nostri voti. La vostra Rivista, che tanti meriti si è acquistata nell'educazione delle sue lettrici, si è distinta per l'attenzione che da ormai 90 anni dedica ai problemi della donna, nella sua vocazione di Madre, così caratterizzante per la sua personalità, così vitale per la società civile, che ha nella famiglia la sua cellula primaria, e così importante per la comunità cristiana, che vede nella famiglia la «Chiesa domestica». Ebbene, lo sguardo ai traguardi raggiunti deve indurre a ringraziare il Signore per il bene largamente seminato, ma deve altresì essere stimolo a un rinnovato impegno nell'affrontare i problemi del mondo femminile di oggi con sapiente dedizione, con piena adesione al Magistero della Chiesa, con leale accettazione delle indicazioni dottrinali e pastorali dell'episcopato, con la doverosa umana e cristiana prudenza, evitando ogni forma di cedimento o di indulgenza a idee o mode correnti o ad iniziative che, comunque, non giovano per una presentazione limpida e coerente degli ideali evangelici.

Conservate alla Rivista quell'orientamento che le ha procurato stima e prestigio, cioè quell'indirizzo originario suo proprio sinceramente e sapientemente cattolico. Con infaticabile sollecitudine, operate per testimoniare nella società di oggi la proposta propria e inconfondibile, che voi attingete non da umana sapienza, ma dal disegno di Dio, rivelato nella storia della salvezza, che ha in Maria Santissima, Vergine e Madre, il suo sublime modello, nel quale i valori specifici della femminilità hanno trovato la realizzazione più alta: la verginità per amore di Dio e la maternità per tutto il genere umano. Non venga mai meno l'ardore nel proporre con fedeltà e coerenza, senza ambiguità e senza opportunismi, i valori che i cristiani, e soltanto essi, possono portare al mondo. Su questo cammino, che noi auspichiamo sempre luminoso, vi accompagnino i nostri voti, il nostro incoraggiamento, la nostra preghiera e la nostra Benedizione Apostolica.

Ai giovani appartenenti al Ricreatorio «San Francesco»

Vada ora il nostro riconoscente ed incoraggiante saluto alla rappresentanza di ragazzi e giovani del Ricreatorio «San Francesco» di Sassuolo e della sua «Società sportiva», che sono venuti, insieme con i Padri Cappuccini che dirigono l'istituto, a farci visita, a ricordo del trentennio della loro attività. Carissimi figli: sia il vostro Ricreatorio vera palestra di virtù morali e religiose, oltre che di allenamento ai grandi doveri della vita e della pacifica convivenza civile. Vi sostenga in questo impegno la nostra speciale Benedizione Apostolica.



Mercoledì, 3 maggio 1978

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Non sapremmo, a prima vista, dire perché si presentino al nostro spirito le parole del Vangelo di San Matteo, al capo quinto, nel celebre capitolo del discorso di Cristo sul monte, dove sono detti «beati gli affamati e gli assetati della giustizia, perché saranno saziati». E si presentano queste benedette parole e questo incontro con voi, carissimi nostri visitatori, forse perché la vostra presenza ravviva in noi l’avvertenza del disagio morale e sociale, ch’è nel mondo d’oggi, donde voi venite; e qui davanti a noi i vostri animi tesi e fiduciosi denunciano a noi la fame e la sete che li affligge, ch’è la fame e la sete, propria della nostra società, risultanti dalle condizioni, sia abituali e sia contingenti, della vita presente; e ciò per motivi contrari, che cospirano ad eguale risultato, l’inquietudine, provocata in alcuni dal benessere stesso di cui godono e di cui, più che gustare la soddisfazione, sentono lo stimolo dell’insufficienza; è questa per essi la fame e la sete ad avere di più, e tale inquietudine è provocata in altri, a maggior ragione, dall’insufficienza di ciò che posseggono, o dalla fragilità della loro posizione nell’instabile e vacillante concerto sociale, insufficienza che si esprime nella fame e nella sete, di cui ci parla il Vangelo, e che esso, Parola di Cristo, qualifica di beatitudine: «Beati voi, ripetiamo, affamati e assetati di giustizia, perché sarete saziati» (
Mt 5,6).

Che cosa diremo di queste parole evangeliche?

Innanzitutto che esse riflettono, in diversa forma e in diversa misura, una realtà essenziale e psicologica, che possiamo dire comune, di tutti cioè, quella derivante fondamentalmente dalla natura stessa dell’uomo. L’uomo, si deve riconoscere, è un essere incompleto, che anche se è soddisfatto, non è mai sazio; è un essere così fatto da essere sempre tormentato da fame e da sete, da desideri, che reclamerebbero maggiore soddisfazione. L’uomo è come Giuseppe, il figlio prediletto di Giacobbe, ch’egli definisce, nella Bibbia, il figlio che cresce, il rampollo che sale (Gen. 49, 22). Il senso positivo di questa tendenza a desiderare, a crescere, ad avere, è che ciò sia secondo giustizia, cioè secondo un disegno divino inscritto nella natura ideale dell’uomo, quale Dio creatore ha implicitamente inserito nella concezione tipica, cioè buona dell’uomo stesso: rintracciare questo disegno in via di perfezione segna la linea di sviluppo, cioè la fame e la sete di giustizia assegnata da Dio alla sorte dell’uomo: è la «giustizia» implicita che l’uomo deve desiderare e portare ad un esplicito compimento; è la promessa evangelica che sta al termine di questa beatitudine.

La fame e la sete di questa perfezione saranno, nell’economia evangelica, finalmente saziate; e la fame e la sete di tale perfezione già costituiscono beatitudine. E che cosa è la giustizia, che il Vangelo pone come oggetto della fame e della sete dell’uomo evangelico? È ciò che deve essere, e ancora perfettamente non è. È ciò che la scienza morale definisce il dovere, l’obbligazione morale, la legge da eseguire, la volontà divina da compiere; è il desiderabile in forza d’un intervento divino, per via di logica razionale, ovvero anche per via di ispirazione carismatica. Ed anche questo fondamentale coefficiente della vita morale può avere una applicazione alla vita spirituale ed effettiva dell’uomo: il dovere può essere il peso dell’anima, e può avere la sua energia. Cristo decide e proclama: beati coloro che hanno fame e sete di questo impegno della vita umana, del compimento cioè del proprio dovere, fino al sacrificio di sé, perché tale compimento risolverà in beatitudine la fedeltà al dovere compiuto. Qui è il Vangelo, con la sua promessa e, possiamo dire, con la concomitante beatitudine.

Già il solo volere, ciò che il Vangelo designa per fame e per sete, possiede la virtù miracolosa di anticipare la beatitudine, la contentezza della fedeltà alla giustizia. Questo è grande conforto per noi. La pace dello spirito ci può essere anticipata già nella fase preparatoria del compimento del nostro dovere, ch’è appunto la fase del desiderio, del proposito, del buon volere. E sovente avviene che questa iniziale aspirazione alla giustizia modifica nelle anime generose l’orientamento generale dei desideri insoddisfatti, che rendono infelice l’esistenza, perché tali desideri sono egoisti, non sono secondo la «giustizia», che nel Vangelo raggiunge e realizza l’amore. Questo solo ha il segreto della beatitudine, oggi, nella vita presente; domani, in quella futura, escatologica e misteriosa sì, ma garantita dalla promessa infallibile di Cristo.

Così sia, con la nostra Benedizione Apostolica.

Ai membri dell’associazione «Gemellaggio Austriaci-Italiani»

Einen besonderen WillkommensgruB richten Wir an die anwesenden Mitglieder der»Osterreichisch-Italienischen Gesellschaft «. Seien Sie sich, sehr geehrte Damen und Herren, in der Pflege der gegenseitigen Beziehungen zwischen den beiden Nachbarlandern stets deren gemeinsamer christlicher Grundlage bewuBt. Diese gilt es heute vor allem zu verteidigen, zu fordern und fiir Europa fruchtbar zu machen. Dazu bestarke Sie Unser Apostolischer Segen!

Ad un gruppo di Sacerdoti, Assistenti Parrocchiali dell’Azione Cattolica Ragazzi

Un saluto tutto particolare va al gruppo di Sacerdoti, Assistenti Parrocchiali dell’Azione Cattolica Ragazzi, venuti a Roma per il loro secondo Convegno Nazionale.

Figli dilettissimi, la nostra parola per voi vuol essere di plauso sincero e soprattutto di cordiale incoraggiamento per il vostro delicato e importante ministero pastorale. Voi aiutate la crescita della vita cristiana in coloro che saranno la Chiesa di domani. Siatene fieri, ma anche trepidi, così che il vostro impegno assicuri frutti abbondanti e saporosi per l’edificazione della comunità ecclesiale.

Avvaloriamo questo auspicio con la nostra paterna Benedizione Apostolica.

Ai membri dell’Associazione «Artefici del Lavoro Italiano nel Mondo»

Rivolgiamo ora il nostro cordiale saluto al folto gruppo di industriali e di operatori commerciali, facenti parte dell’Associazione «Artefici del Lavoro Italiano nel Mondo», i quali, trovandosi a Roma con i loro familiari per un loro convegno, hanno voluto farci visita.

Vi esprimiamo sincera gratitudine per questo vostro gesto premuroso e, soprattutto, per i principi cristiani, a cui ispirate il vostro lavoro nel mondo. Volentieri ricambiamo il delicato pensiero col fervido auspicio che codesto incontro di studio serva non solo ad accrescere le conoscenze attinenti la vostra specifica attività professionale, ma valga anche a stimolare in voi la coscienza di un servizio sociale sempre più rispondente alle esigenze della giustizia e del progresso umano.

Vi accompagni in tale impegno di civile solidarietà la nostra speciale Benedizione Apostolica, che estendiamo a tutti i vostri cari di famiglia.

Ai membri dell’«Association chrétienne des Classes moyennes»

Ai Granatieri di Friburgo

Ad un gruppo di professori e di studenti della «Fundación Universitaria Española»

Saludamos ahora con profunda estima a los miembros del Patronato, profesores y estudiantes, de la «Fundación Universitaria Española», que han querido venir a renovarnos su homenaje de devoción y ofrecernos un recuerdo, fruto de sus actividades específicas.

Os agradecemos, amados hijos, esta visita. Sabemos que la vuestra es una entidad con finalidades benéfico-docentes, que busca dar a conocer, promover y revalorizar la cultura e historia española, especialmente en su sentido católico.

Os invitamos a ser cada vez más fieles a la inspiración cristiana en vuestras tareas, sabiendo conjugar el rico patrimonio religioso de vuestro País con una proyección actualizada del mismo, que dé hoy nuevo impulso a la inserción de los católicos en el entramado de vuestra sociedad. Con estos nuestros votos ardientes, invocamos sobre vosotros la constante bendición del Altísimo.


Mercoledì, 10 maggio 1978

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Figli e Fratelli!

Noi ci troviamo nel periodo commemorativo estremamente importante, che separa e congiunge due avvenimenti capitali per la storia della religione nel mondo, l’Ascensione, cioè l’esodo glorioso e misterioso di Gesù Cristo, dopo la sua Risurrezione, dalla scena di questa vita terrena, e la Pentecoste, cioè, per noi cristiani, l’avvento dello Spirito Santo nel gruppo di seguaci del Signore, i quali, docili all’ultima raccomandazione loro fatta da Lui, se ne stavano riuniti a Gerusalemme aspettando, entro pochi giorni, un «Battesimo dello Spirito Santo», del quale non avevano un concetto chiaro, ma di cui ricordavano e certamente ripensavano le parole loro dette da Gesù: «voi avrete forza dallo Spirito Santo, che scenderà su di voi, e voi mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, fino agli estremi confini della terra» (
Ac 1,8).

La Pentecoste cristiana segna una delle date decisive per la storia della umanità. Si tratta della nascita della Chiesa. Dice S. Agostino: «ciò che è l’anima per il corpo dell’uomo, tale è lo Spirito Santo per il corpo (mistico) di Cristo, ch’è la Chiesa» (PL 38, 1321); si tratta dell’infusione dello Spirito di Dio, dell’animazione soprannaturale dell’umanità, che compie la Chiesa, della presenza e dell’azione del Paraclito promesso, della terza persona della Santissima Trinità, unico Dio, come si sa, in tre distinte Persone, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Lo Spirito Santo! Egli è il «Dono di Dio» (Cfr. S. AUGUSTINI De Trinitate, V, 15: PL 38, 921); è l’amore di Dio che si comunica, e che moltiplica i segni della sua presenza e della sua azione, i doni dello Spirito Santo, che nel conferimento del sacramento della Cresima, sono rievocati (sapienza e intelligenza, consiglio e fortezza, scienza e pietà, e timor di Dio). E San Paolo scriverà ai Galati: «frutto dello Spirito è l’amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benignità, la bontà, la longanimità, la mitezza, la fede, la moderazione, la continenza, la castità» (Ga 5,22-23).

La vita del cristiano, che si trova in «Grazia di Dio», è come un giardino in fiore. Noi dobbiamo sempre onorare lo Spirito Santo, procurando appunto d’essere noi stessi il campo della sua fioritura. Con questa nota relativa all’attività spirituale del Paraclito (come lo definisce S. Giovanni) (Cfr. Jn 14,26 Jn 15,26 Jn 16,2) nell’anima cristiana, mediante l’azione sacramentale: «il Battesimo dà lo Spirito Santo come forza santificante, potenza interiore, che anima il cristiano dello Spirito di Cristo e lo farà vivere come Lui. La Confermazione, la Cresima, è la nuova Pentecoste d’ogni cristiano, che a lui dona lo Spirito per fare di lui un adulto; egli non vivrà più solamente per se stesso, come il fanciullo, ma egli avrà nella Chiesa una missione, la missione d’ogni cristiano di lavorare per il Regno di Dio» (P. BENOÎT, Passion et Resurrection du Seigneur, Cerf, 1966, p. 368).

Così che non passi inosservata la Pentecoste per noi! «Spiritum nolite extinguere!», ripeteremo con San Paolo (1Th 5,19), ma a tutti raccomanderemo di accendere, o riaccendere la fiamma viva della carità, ch’è appunto quella dello Spirito Santo.

Ai membri ed alunni dell’urbaniana

Riserviamo un saluto tutto speciale ai membri della Nostra cara Università Urbaniana, che è qui presente con il suo insigne Corpo Accademico e con gli Alunni delle sue Facoltà e Istituti.

Figli carissimi, lasciate che innanzitutto vi ringraziamo per questa vostra visita, che Ci procura una gioia sincera, e che ben s’inserisce nel quadro delle celebrazioni per il 350° anniversario di fondazione del medesimo Ateneo ad opera del Nostro Predecessore Urbano VIII, di felice memoria.

Vogliamo dirvi quanto apprezziamo le varie attività accademiche dell’Università, comprese le iniziative culturali parallele; esse dimostrano la competenza e la vivacità di un’istituzione, che sa ringiovanirsi pur col trascorrere dei secoli, adeguandosi provvidenzialmente alle rinnovate esigenze pastorali della Chiesa e del mondo.

Ma soprattutto la Nostra parola vuol essere di paterno incoraggiamento a proseguire nella strada intrapresa, conferendo sempre più ai vostri programmi e studi universitari una specializzata componente missiologica. In effetti, sarà cosa sempre più necessaria e del resto rispondente alla vocazione primigenia della Chiesa, oltre che di codesto medesimo Ateneo, lo studiare i livelli e le dimensioni di incarnazione del Vangelo nelle culture umane. È l’Apostolo Paolo che ce ne offre insieme il tema e il modello: «mi sono fatto tutto a tutti», e cioè giudeo coi giudei e greco coi greci, «per salvare ad ogni costo qualcuno» (1Co 9,22). La proposta del messaggio cristiano ai popoli deve infatti congiungere armoniosamente la rigorosa fedeltà all’annuncio delle origini bibliche con l’amorosa adesione all’uomo storico delle varie tradizioni culturali e religiose.

Con animo lieto concediamo a tutti e a ciascuno di voi la Nostra Benedizione Apostolica.

Ai sacerdoti delle Missioni Africane di Lione

Ai partecipanti al convegno «La Chiesa e l’Eucaristia»

Ai membri dell’Associazione Ebraica denominata «Anti-Defamation League of B’Nai B’rith»

Our cordial welcome goes to the members of the Anti- Defamation League of B’nai B’rith. We are grateful for your visit and the respect that it manifests. On our part we express our deep satisfaction at the improvement that has taken place in Christian-Jewish relations in recent years, and we hope it will continue. We believe that in the Prophets of the Old Testament everyone can find a perennial invitation to exemplify justice, to defend the poor and the oppressed, and to walk in the path of life. Through mutual collaboration in these great issues, and in making all people secure in the enjoyment of their human rights -especially religious freedom-let us continue, in brotherhood, to build the civilization of love.

Ad un gruppo di lettori della rivista tedesca «Weltbild»

Herzlich grüßen wir die Pilgergruppe der katholischen Zeitschrift»Weltbild « sowie die Mitglieder des Verlags Winfried- Werk. Euer Gebet an den Gräbern der Apostel bestärke euch im Glauben an Christus, der von sich sagt:»Ich bin das Licht der Welt! « (Jn 8,12). Sein Licht allein und unser Glaube an ihn können uns das wirkliche, das wahre Weltbild vermitteln; können uns lehren, die Welt so zu sehen, wie Gott sie sieht. Dazu ermutige und verhelfe euch unser Apostolischer Segen!




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