Paolo VI Catechesi 25877

Mercoledì, 25 agosto 1977

25877
Figli carissimi!

Di che cosa possiamo, di che cosa dobbiamo parlarvi?

Della Chiesa, ancora e sempre della Chiesa!

Prima di tutto perché tale è la nostra missione. Non ha detto il Signore di voler fondare su Simone, figlio di Giona, la sua Chiesa, dando a lui un nome nuovo, simbolico, quello appunto di «Pietro», cioè di base, di fondamento, nome questo che bene sappiamo spetta in modo primario ed assoluto a Cristo stesso, ch’è la «Pietra d’angolo», su cui posa tutto il disegno salvatore di Dio per l’umanità? (
Mt 21,42 Ps 117,22 Ac 4,11-12) Noi non ci possiamo esimere dalla funzione misteriosa e fondamentale che divinamente ci è stata affidata (Cfr. Lc 22,32 Jn 21,15-23).

In secondo luogo perché la Chiesa è stata ed è l’oggetto dello sconfinato amore di Cristo stesso: «Egli amò la Chiesa - dicono le celebri e ineffabili parole di San Paolo - ed ha immolato se stesso per lei» (Ep 5,25). E perciò studiando la Chiesa, si scopre quale e quanto amore passò dal cuore del Redentore divino all’umanità eletta, non indarno chiamata la Sposa dell’Agnello (Ap 21,9).

E poi ancora perché la meditazione teologica del tempo nostro si è imbevuta, prima e dopo il Concilio, di questo grande tema, la Chiesa; e l’Enciclica di Papa Pio XII, del 29 giugno 1943, seguita dalla Costituzione dogmatica conciliare «Lumen Gentium», del 21 novembre 1964, hanno rivelato alla Chiesa, come se essa si contemplasse nello specchio della divina rivelazione, il suo volto misterioso (Cfr. C. JOURNET, L’Eglise, II, I, I; H. DE LUBAC, Méditations sur l’Eglise, 1).

E aggiungiamo anche un altro motivo, che consiglia di fermare l’attenzione, con la brevità e la semplicità d’un catechismo elementare; ed è la difficoltà di dare una definizione della Chiesa, o almeno di sceglierne una fra le tante, che ci vengono anche autorevolmente proposte (Cfr. Lumen Gentium LG 5 ss.); come: Regno di Dio, Corpo mistico di Cristo, Popolo di Dio, «Chiesa del Dio vivo, colonna e fondamento della verità» (1 Tim 1Tm 3,15-16). Noi, in omaggio alla sua brevità, ci fermeremo alla definizione di S. Agostino, riportata dal Catechismo ai Parroci del Concilio di Trento; ed è questa: «la Chiesa è il popolo fedele sparso per tutto il mondo» (S. AUGUSTINI In Ps 149 Cath. Rom IX symb. art. Ps 2). A ben pensarci, uno sforzo mentale è reclamato: la definizione prescinde da ogni limite, quale di solito restringe il nostro pensiero rivolto all’umanità: limite di tempo e di storia, limite di sangue e di popolo, limite di spazio e di luogo, limite di particolare interesse e di classe. Il pensiero rimane concreto, il concetto di Popolo solo resta oggetto della nostra considerazione, con una qualifica specificante e quindi discriminante e limitativa, quella di « fedeltà », cioè di adesione ad una Parola, la Parola di Dio: la Chiesa è il Popolo fedele, quello che accetta l’invito alla fede, non certo una fede vaga, incerta, esposta alle interpretazioni d’un libero esame, ma umilmente e gioiosamente soggetta ad un magistero qualificato e rassicurante: «chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,10).

Ne riparleremo, se Dio vorrà. Ma intanto vorremmo che gli animi vostri, carissimi figli, fossero ripieni di interesse e di gaudio, nella ispirata certezza che Cristo, la Via, offre a noi la sua lampada che è la Chiesa.

Con la nostra Benedizione Apostolica.



Ad un gruppo di infermi sloveni ed alla sezione italiana del Movimento Internazionale «Auxilia»

Diamo il nostro cordiale benvenuto a due distinti gruppi d’infermi: il primo, proveniente dalle diocesi di Lubiana, di Kotor e di Maribor; l’altro di allievi italiani dell’istituzione «Auxilia».

Nel porre in risalto il prezioso contributo che voi offrite alla Chiesa con la vostra sofferenza, vi assicuriamo che il Papa vi è spiritualmente vicino con la preghiera, con l’affetto, con la sua paterna benedizione.

Ad un gruppo di ragazzi paraplegici

Un cordiale e affettuoso saluto va ora ai carissimi ragazzi paraplegici, ospiti in questi giorni di Castelgandolfo, e assistiti dai Padri Cappuccini di Albano! Abbiate in voi sempre l’amore fraterno, la gioia di vivere, la pace e la forza dell’animo, e la grazia del Signore non vi abbandonerà mai. Noi vi siamo vicini, con la nostra preghiera e con la nostra benedizione.

A vari gruppi di lingua francese

Ad un gruppo di giapponesi del «Japanese Movement for Charity»

Among our visitors today, we are happy to welcome members of the Japanese Movement for Charity of the Archdiocese of Osaka. In you we greet all those who are endeavouring to serve humanity in the name of Jesus. By your charity may you spread the light of Christ and the fire of his love.

A un pellegrinaggio di cattolici indonesiani

Our paternal greetings to our sons and daughters from Indonesia. As we recall once again the hospitality of your country, we invoke upon you strength and joy in Christian living. God bless all Indonesia, all Asia!



Mercoledì, 31 agosto 1977

31877

Venerati Fratelli! Figli carissimi ! Visitatori tutti, chiunque voi siate, sempre attesi e anche graditi,

Grande gaudio, grande commozione, grande stupore risveglia in noi la vostra presenza. Essa suscita in noi la coscienza del nostro ufficio pontificale. Questo incontro, e ogni altro simile incontro, con persone sconosciute e nuove, ma che noi sentiamo di dover subito considerare fratelli, figli, amici, ci obbliga, ancor prima di pensare a voi, di pensare a noi stessi, con riverenza, con timore, con meraviglia, di ciò che a noi è stato conferito, la missione di presiedere alla Chiesa universale. Vengono alle nostre labbra le parole che Gesù stesso ebbe un giorno a rivolgere ai discepoli del suo Precursore, Giovanni, detto il Battezzatore, il Battista, mandati da lui che si trovava in carcere a Gesù per chiedergli: «Tu chi sei? Sei Tu Colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?» (
Mt 11,2-3). Noi sentiamo come a noi rivolta la stessa domanda; e sebbene noi ben sappiamo che voi tutti avete una precisa risposta da dare alla questione, essa è per un verso così densa di significato, e, per un altro verso, così collegata con la risposta dovuta a problemi che riguardano, sotto certi aspetti, ciascuno di voi, e sotto certi altri aspetti i problemi maggiori, diciamo pure, delle sorti del mondo, che saremmo turbati, nella nostra umana debolezza, di sottrarci alla incalzante domanda: Tu chi sei? Chi è il Papa? e di non rispondere a simile interrogativo, estremamente imbarazzante e superiore d’avere adeguata risposta.

Ma poi ci risuona nella mente la risposta, cioè la definizione, che Gesù stesso volle attribuire a Simone, figlio di Giona, e che noi abbiamo da Simone-Pietro ereditato, e che noi leggiamo nel Concilio Vaticano primo (Cfr. DENZ-SCHÖN., DS 3050-3060), e rileggiamo nel recente Concilio Vaticano secondo (Lumen Gentium LG 18 et LG 23): Gesù Cristo stabilì nel beato Pietro «il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione». Qui un immenso capitolo di dottrina cattolica è enunciato; la fede, cioè l’adesione alla parola divina, lo accetta, e la teologia lo descrive, lo spiega, lo diffonde; esso ci rivela e ci insegna chi è Pietro ed ogni suo legittimo successore, e ci presenta alla luce di questo mistero che cosa il Papa fa: e questa distinzione ci consente di osare a dire qui qualche elementare parola su questo secondo aspetto della missione affidata a Pietro, anche perché il mistero di Pietro si affonda nel segreto del pensiero di Dio, mentre la sua attività è manifesta e può essere oggetto della conoscenza e del giudizio comune, almeno esteriormente (Cfr. Jn 10,38 Jn 14,12; etc.).

Per ora limitiamoci ad uno sguardo complessivo, e a noi possibile in un discorso puramente indicativo, come questo.

Ebbene che cosa fa la Chiesa? La Chiesa, se fedele al Maestro, se fedele allo Spirito che la guida, se fedele all’umanità in cui vive e per cui vive, fa molte cose, sempre che ne abbia la libertà, ed in certa misura anche i mezzi (Cfr. Mt 14,17 Mt 17,26 etc.).

Ma ascoltiamo il Signore nel prescrivere ai suoi con le parole finali e riassuntive il programma della loro attività. E ci basti una sola, una sola parola per oggi; una parola che ha dato origine a un dinamismo, che caratterizza la vita cristiana. La parola, fra le ultime del Vangelo di S. Matteo, è questa: «Andate . . .»: euntes. Gesù non vuole seguaci spiritualmente sedentari (Cfr. Ibid. 20, 6); li vuole in movimento sulla faccia della terra. Apposta li ha chiamati «apostoli» (Lc 6,13), che vuol dire inviati, testimoni, messaggeri, nunzi della sua parola e del suo piano di salvezza. Precisiamo con un titolo di perenne attualità: Gesù li ha voluti «missionari», e come dimostra in un suo libro il Card. Suenens, in una forma o in un’altra, ogni cattolico veramente fedele al Vangelo deve essere missionario. Una Santa di clausura, Teresa del Bambin Gesù, non fu forse un’ardente missionaria?

Né rispetto umano, né indifferenza spirituale, e nemmeno proselitismo indiscreto devono qualificare il cristiano rispetto alla propria fede religiosa, se cristiana, se cattolica essa si chiama, ma un senso sincero di responsabilità e di amore alla diffusione del Vangelo, di solidarietà missionaria. La Chiesa è fermento (Mt 12,33). Imprimiamo nei nostri cuori la parola effusiva di Gesù: «Io sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e che voglio Io se non che si accenda?» (Lc 12,44).

Fuoco è il Vangelo, che deve ardere ed illuminare; tutti ad infiammarlo e a diffonderlo siamo chiamati. Che ciascuno di noi lo ricordi! Con la nostra Apostolica Benedizione.



Ai giovani della tendopoli mariana presso il Santuario romano della Madonna del Divino Amore

Salutiamo ora i numerosi giovani provenienti da tutte le parti d’Italia, che partecipano alla «II Tendopoli Mariana» presso il Santuario romano della Madonna del Divino Amore.

Vi diamo il più cordiale benvenuto e vi manifestiamo apertamente il nostro apprezzamento per il tema del vostro Convegno: «Con Maria per la promozione dell’uomo». Il Papa è con voi e per voi, condivide e stimola i vostri freschi entusiasmi, i vostri desideri di liberazione e di giustizia, la vostra testimonianza effusiva della gioia cristiana. Pertanto, siamo ben lieti di darvi la Benedizione Apostolica come pegno non solo del nostro affetto, ma soprattutto della materna protezione di Maria Santissima su tutti voi e sui vostri Cari.

Al folto pellegrinaggio proveniente dal Ghana

Our cordial welcome to our beloved sons and daughters from Ghana. We ask you to take our greetings back to your country: into your churches, into your schools, into your hospitals, into your homes. The Pope is close to you and your families. The Pope loves Ghana.

A pellegrini provenienti dall’Irlanda

We extend our paternal greetings to the pilgrims from Ireland, especially to the sick among you. You have been to Loreto to honour Mary and the whole mystery of the Incarnation, and now you have come to the See of Peter to profess your faith in Christ’s Church. May the Lord Jesus strengthen you in his love and sustain you in joy. And we ask God to bless all Ireland.



Mercoledì, 7 settembre 1977

7097

La nostra riflessione è ancora sulla Chiesa, considerata nel suo aspetto operativo, piuttosto che nel mistero del suo essere. Questo metodo di studio offre un’apologia sperimentale della nostra fede, che fu sostenuta da Cristo stesso in favore della sua divina Persona e della sua missione messianica: « se non volete credere a me, credete alle mie opere », ebbe ad affermare il Signore nel fervore polemico della controversia con i Giudei suoi avversari (Cfr.
Jn 10,38); ed è controversia sempre aperta nei confronti della Chiesa e della nostra religione in tempi come i nostri, nei quali l’attestato delle prove razionali e sensibili nell’opinione pubblica prevale sopra quello dello Spirito e della fede.

E noi ricordiamo che fu proprio Cristo Signore, nel prendere congedo dalla scena di questo mondo a scolpire nelle celebri, ultime parole del suo Vangelo la sintesi del programma operativo della Chiesa, programma al quale poniamo ora un istante di attenzione. Gesù infatti disse ai discepoli, già costituzionalmente eretti in gerarchia apostolica ed ecclesiastica: «Andate ed insegnate» (Mt 28,19). Insegnare che cosa? «Tutto ciò, concluse il Signore, che Io vi ho comandato». Questa investitura magisteriale è sovranamente importante: i discepoli, scelti come apostoli (Lc 6,13), sono elevati al grado di «testi» (Ac 1,8 Ac 1,22 Ac 2,32 Ac 3,15; etc.), sono i garanti d’una verità, che si chiamerà Vangelo, e che sarà loro interiormente confermata dal Paraclito, cioè dallo Spirito assistente, consolatore (Jn 14,26); sono i futuri «martiri», cioè coloro che attestano la Parola col sangue, sono i Pastori, le guide qualificate del Popolo di Dio, sono la Chiesa nell’insegnamento ed anche nell’apprensione e nell’espressione della soprannaturale scienza di Dio, la fede.

Ai nostri giorni, come sempre del resto nel corso dei secoli, si è sentito ripetere: la Chiesa, perché? che cosa fa? a che serve? Ebbene, prospettiamo l’ipotesi, per fortuna, dopo Cristo, irreale, che non vi fosse più la Chiesa apostolica sulla terra, che cosa avverrebbe? Avverrebbe ciò che accade in una notte senza luce, in un ambiente chiuso dove la lampada si è spenta: una grande confusione circa la prospettiva dello spazio vitale, una lotta interminabile senza ragione, un tempo senza speranza. «Io - ha detto Cristo - sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Ibid. Jn 8,12).

Qui questioni senza fine si presentano: su due problemi specialmente che sono come due finestre aperte: sulla fissità delle verità, cioè dei dogmi, che la Chiesa insegna come maestra degli uomini, e lei, per prima, discepola di Cristo, del vero e unico Maestro delle somme e da noi irraggiungibili verità (Cfr. Mt 23,8), di Dio Rivelatore; e su questo ben sappiamo l’atteggiamento della Chiesa, cioè della fede, è la fedeltà, secondo una espressione d’un Santo del v secolo, Vincenzo di Lerino: le verità della fede possono essere studiate, spiegate, illustrate, ma sempre conservando l’identico senso sostanziale (Cfr. DENZ-SCHÖN., DS 2803 DS 3020); l’altro dogma, o insegnamento, è quello del Cardinale Newman, dello sviluppo della dottrina, come albero della stessa, feconda radice, dove l’incremento della dottrina non si disperde nei controsensi di certo pluralismo moderno, giudice e arbitro di se stesso, libero di modellare i misteri della fede secondo i perimetri di personali concezioni (Cfr. Ibid. 3806). La Chiesa, come sappiamo, è severa sulla coerenza a questa fedeltà; può apparire incomprensiva perfino con certi sistemi e atteggiamenti religiosi e pietistici, che affrancandosi dall’insegnamento univoco, perenne, autentico della Rivelazione difesa dalla Chiesa, allontanano dapprima, infrangono poi i vincoli con l’unica Verità apostolica, che sola assicura l’identità della dottrina religiosa con quella di Cristo, esigente amoroso dell’unità del suo messaggio di salvezza, sigillato nella sua Parola agli Apostoli: «chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16).

Così sia per noi e per voi, con la nostra Benedizione Apostolica (Cfr. ROMANO GUARDINI, Vie de la Foi, Cerf, Parigi 1958, pp. 102-115).



Ai partecipanti all’incontro nazionale di studio promosso dal «Centro Nazionale Vocazioni»

Salutiamo i partecipanti all’incontro nazionale di studio, promosso dal «Centro Nazionale Vocazioni» ai quali vogliamo dire il nostro apprezzamento per il loro impegno nella delicata e preziosa missione di animatori vocazionali: sia essa vivificata sempre dalla preghiera continua, dalla carità indefessa e dalla inesauribile generosità, ad edificazione dei fedeli e per il bene della Chiesa. E tutti benedica il Signore.

Ai membri della «Japan Volunteer Probation Qfficers Association»

We are pleased to welcome again this year a group of members of the “Japan Volunteer Probation Officers Association”. We assure you of our warm appreciation of your work for the young, and we ask God to bless you and your efforts.

Agli Studenti di Teologia del Seminario di Linz

Mit besonderer Freude begrüßen Wir die Theologiestudenten und die Leitung des Priesterseminars in Linz zusammen mit ihrem hochwürdigsten Herrn Weihbischof. Möge euch, liebe junge Freunde, diese Pilgerfahrt in eurer Berufung bestärken. Werdet gute und treue Priester!

Herzlich grüßen Wir sodann noch die Gruppe von indischen Krankenpflegern und -pflegerinnen, die zur Zeit in der Bundesrepublik Deutschland ihre Ausbildung vervollkommnen.

Allen anwesenden Pilgern erteilen Wir von Herzen Unseren Apostolischen Segen.

Ai vincitori della XVI edizione della «Operacibn Plus Ultra»

Saludamos hoy con afecto particular a los niños de la «Operación Plus Ultra». Amadísimos: ¡Sed siempre sencillos y buenos! Recibid nuestra cordial Bendición.

Ad un gruppo di sacerdoti, seminaristi e familiari della Diocesi di Alicante (Spagna)

Un saludo particularmente afectuoso para los nuevos sacerdotes y Seminaristas de Orihuela-Alicante. Os acompañamos con nuestras plegarias y os bendecimos de corazón a vosotros y a vuestros familiares.



Mercoledì, 14 settembre 1977

14977
A che serve la Chiesa?

Parliamo anche questa volta dell’aspetto operativo della Chiesa. Ancora ci inseguono le parole fondamentali di Cristo, lasciate quasi statuto programmatico agli apostoli al momento del suo congedo dalla scena visibile di questa terra: «Andate .., insegnate . . .», Egli ordinò; e aggiunse: «battezzate» (
Mt 28,20). La funzione degli Apostoli diventa così sacramentale. Cosa saputa, ma importantissima. L’attività della Chiesa si fa «divina e visibile»; aspetto questo che non sempre piace ai critici puritani della religione, che la vorrebbero solo interiore, spirituale, senza un ministero autorizzato e qualificato, senza segni sensibili, specialmente se giudicati operatori di effetti sacri, necessari e soprannaturali. Noi ricorderemo, a difesa della verità religiosa cristiana questa prodigiosa e costituzionale parola del Signore: «andate e istruite tutte le genti, e battezzatele nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo . . .» (Ibid.). Così nasce il cristianesimo, così si afferma e si manifesta ancora oggi la Chiesa, la quale si sa e si sente investita dalla più manifesta sua potestà, quella precisamente religiosa, operante per mandato divino, quando essa, la Chiesa, partecipe ministeriale del Sacerdozio di Cristo, opera a guisa di strumento attivo sì, ma per virtù non propria, ma per efficacia emanante dal Dio vivente. E ciò che diciamo del battesimo si applica, con le debite distinzioni e cautele agli altri Sacramenti: «Ricevete lo Spirito Santo, dice Gesù Risorto; a coloro a cui rimetterete i peccati saranno rimessi, ed a coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti» (Jn 20,23).

Che cosa dovremmo dire del Sacramento, il cui mistero si sta onorando con attenzione più che mai realista ed estatica in questi giorni nel Congresso Eucaristico Nazionale di Pescara? Nell’Eucaristia gli elementi sensibili sacramentali, pane e vino, sono ridotti a semplici segni, privati della loro sostanza, quando questi cedono la loro realtà a quella vera e reale, ma ineffabile di Cristo stesso, reso presente come alimento sacrificale per la memoria e per la vita soprannaturale dei suoi (Cfr. S. THOMAE Summa Theologiae, III 73,5).

Non vogliamo qui andare oltre. Ora basti a noi richiamare alla nostra coscienza religiosa questo aspetto sostanziale della nostra religione, cioè la sua vitalità sacramentale. Essa non è una magia illusoria e fallace. Essa reclama una Parola divina, come sua fonte indispensabile; Cristo solo è l’autore di questo inesauribile prodigio, la partecipazione vitale alla sua divinità. Essa esige da noi un’adesione umana particolarmente qualificata dalla fede e dalla rettitudine morale, cosciente ed attuale (Cfr. 1Co 11,28). Essa esige un ministero, esige un rito preciso. Essa associa la nostra fragile e passeggera esistenza temporale alla Vita di Cristo-Uomo, Dio, e prepara la nostra perfetta e futura esistenza nella rivelazione escatologica dell’eternità. Essa non deprezza o avvilisce la nostra esperienza temporale, ché già piuttosto essa è integrata nella sua radicale insufficienza; essa è affrancata dalla voracità inesorabile del tempo, che genera e consuma la sua creatura; ed è elevata a scala d’ascensione propedeutica verso l’eterna stazione del cielo.

Non illudiamoci, Figli carissimi, di poter costruire la nostra vita senza l’ausilio della vera Religione, quale ci è aperta dalla Chiesa; né pensiamo che della Religione basti avere un concetto generico, e basti concederle un’adesione qualsiasi; essa è la verità insostituibile per la nostra esistenza, e la Chiesa soltanto ce ne offre oggi la garanzia, domani la pienezza.

Scolpire dobbiamo questo messaggio di Cristo nei nostri animi: «Io sono la risurrezione e la vita» (Jn 11,23). Così sia, con la nostra Benedizione Apostolica.



A vari gruppi di lingua inglese

Today we have the pleasure of having with us groups from many parts of Africa and Asia: from Ghana, Kenya, South Africa, and from the archdiocese of Tokyo. May the Lord bless your pilgrimage to Rome and keep you always in his love.

We offer a special word of welcome also to the Across Group from England and to the other group of sick and handicapped pilgrims from Ireland. Upon all of you we invoke God’s healing graces, and we ask you to remember us in your own prayers.

We greet the members of the Order of the Holy Sepulchre who have come here on their return from a pilgrimage to the Holy Land. Be faithful to your tradition of special devotion to Christ and to the places where he lived his mortal life.

To all of you who are present here and to your dear ones at home we cordially give our Apostolic Blessing.

Ad un gruppo di familiari di membri delle Forze Armate Venezuelane

Un saludo especial y cordial para vosotros, componentes del grupo de Familiares de miembros de las Fuerzas Armadas Venezolanas aquí presentes. Que esta visita robustezca vuestra fe. Recibid a la vez nuestra Bendición Apostólica.

Ai giovani della Lega Missionaria Studenti

Ora a Voi, giovani della Lega Missionaria Studenti, riuniti a Convegno per celebrare il 50° anniversario della fondazione della vostra bellissima associazione, esprimiamo il Nostro apprezzamento sincere : siete entrati a far parte della Lega per meglio cooperare alla diffusione del messaggio cristiano di salvezza. Non dimenticate che l’efficacia della vostra testimonianza, oltre che dalle parole, dipende dalla vita. Sia dunque, la vostra, una vita che incarna il Vangelo particolarmente nel comandamento che lo riassume, quello dell’amore incondizionato per Dio e per il prossimo (Cfr. Mt 22,36-40). Che la grazia del Signore vi accompagni, con la Nostra Apostolica Benedizione.

Ad un gruppo di fedeli della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Verolavecchia

Diamo il Nostro cordiale benvenuto al pellegrinaggio della parrocchia bresciana dei Santi Pietro e Paolo di Verolavecchia, cui esprimiamo tutta la Nostra soddisfazione per questa visita graditissima, che richiama alla Nostra mente tanti soavi e venerati ricordi. Ci portate il saluto della nostra e vostra terra. Lo accogliamo con animo grato e commosso, vedendo in esso il simbolo del vostro attaccamento alla fede e al Papa, che intendete senza dubbio ritemprare con questo incontro. Vi incoraggiamo a non venire mai meno a questo impegno, che tanto vi onora; e con la Nostra Apostolica Benedizione ve ne imploriamo da Dio la forza e la fedeltà.

Ad un gruppo di giovani dell’Oratorio Parrocchiale di Arluno

Rivolgiamo un particolare saluto al gruppo di giovani dell’Oratorio Parrocchiale di Arluno, nella Diocesi di Milano.

Carissimi, secondo il desiderio da voi espresso benediciamo la fiaccola, che porterete nella vostra comunità cristiana per celebrare la dedicazione della Chiesa Parrocchiale dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.

Voglia il Signore che questo vostro pellegrinaggio, assieme alla Nostra Benedizione Apostolica, sia auspicio e garanzia di luminosa testimonianza evangelica.


Mercoledì, 21 settembre 1977

21977
In questi ultimi mercoledì, nel breve discorso all’Udienza generale, come quella di oggi che qui ci riunisce, noi ci siamo proposti una domanda, che ci sentiamo ripetere da tanta parte degli uomini esponenti della mentalità antireligiosa, o semplicemente areligiosa del nostro tempo: a che cosa serve la Chiesa? Non basta a se stessa la società moderna? Pur troppo questa mentalità, anche se suffragata dal mirabile progresso umanitario contemporaneo, è superficiale, empirica, e ridotta spesso a giudicare la vita umana secondo criteri utilitari, che il materialismo coltiva come una scoperta, un progresso, un umanesimo liberatore, ripetendo in termini filosofici formule radicalmente negative, non solo contro la Chiesa costituita, ma altresì contro ogni spiritualismo non redditizio, o non soddisfacente a qualche profitto economico o scientifico. A che cosa serve la Chiesa, quando il mondo profano è in grado di rispondere ad ogni bisogno, anche puramente voluttuario? La Chiesa organizza la religione; ma oggi, la religione a che cosa serve? Non si vuole più ammettere nemmeno l’ipotesi della verità, come base della religione, e perciò come titolo alla sua esistenza e tanto meno alla sua efficienza in una società moderna, che si crede autosufficiente e affrancata da vani pensieri teologici e spiritualisti.

Noi non pretendiamo ora minimamente di dare una adeguata risposta a obiezioni così radicali e così, apparentemente almeno, formidabili; non sarebbe impossibile l’apologia della religione e della Chiesa iniziando là donde parte quel grande documento autobiografico sulla realtà della nostra esistenza, che sono le «Confessioni» di S. Agostino, il quale afferma, nel primo capitolo di tale opera, subito rivolgendo a Dio il suo appassionato e realistico discorso: «Tu ci hai fatti in ordine a Te; e il nostro cuore è inquieto fino a che in Te non si riposi». Del resto, la discussione su tale tema fondamentale è così estesa e così accesa (se pur con qualche accenno ad una certa resipiscenza teorica, o almeno a qualche pratica temperanza), che noi rimandiamo i curiosi intelligenti a qualche studio speciale (Cfr. CORNELIO FABRO, Introduzione all’ateismo, Studium, 1964; Mons. Veuiliot, etc. L’Athéisme . . . . Cerf, 1963). E basti qui discendere al livello più semplice della questione circa l’utilità pratica e sociale della Chiesa, ma livello immensamente esteso, com’è quello dove la Chiesa è operante con le sue azioni di umana carità.

Sì, la Chiesa documenta la sua utilità con l’obbedienza al Vangelo. Superfluo perfino addurre documentazioni, tanto la presenza attiva della Chiesa è dappertutto, e ancora, nella nostra società. La Chiesa dimostra l’intelligenza dei bisogni umani, come nessun altro organismo sociale ancora ha potuto fare, anche se oggi la civiltà dispone di sviluppi meravigliosi. Un’intelligenza che previene: quante istituzioni benefiche sono sorte appunto dal cuore della Chiesa, quando ancora la società non pensava a portarvi soccorso! La Chiesa ha la percezione del dolore dell’uomo, in ogni condizione, ad ogni età, in ogni Paese, dove essa sia ammessa a esercitare la sua missione umanitaria. Chiedete a chi conosce questa sociologia della carità, dove questo Vangelo vivente possa arrivarvi e quali prodigi di dedizione, di pazienza, di sacrificio esso abbia suscitato.

Non v’è miseria umana che non abbia avuto nella Chiesa un Istituto suo proprio che vi abbia consacrato delle vite intere, di Religiosi, e Religiose specialmente, con indicibile pazienza, con silenzioso amore. Ancora oggi testimonianze evangeliche, come quelle, per citarne alcune famose, di un Padre Damiano, lebbroso con i lebbrosi all’isola Molokai in Oceania, di una Madre Teresa, vivente, fra i Poveri senza numero a Calcutta, o dei Petits Frères e delle Petites Soeurs de Charles de Foucauld, ormai sparse per il mondo, e le tante, tante Figlie e Suore e Ancelle della Carità d’innumerevoli Famiglie religiose, e di tante iniziative benefiche, dicono con l’eroismo della loro immolazione che cosa fa la Chiesa nel mondo; lo dicono, disseminate nelle grandi Città e nei sobborghi delle periferie urbane, con ammirabile perseveranza, le schiere di Dame, di Compagnie, di Conferenze e di gruppi derivati da San Vincenzo de’ Paoli, di laici e di giovani anche, che insigniti di tale nome, o di quelli d’altri Santi o Sante, e di innumerevoli buoni cristiani dappertutto nel mondo, vanno cercando il Povero, dovunque si trovi, con lo sguardo avido di scoprirvi la trasparenza evangelica rivelatrice del volto umiliato di Cristo: «ogni volta che avete fatto opera di carità anche ad uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me», Gesù Cristo che parla (Cfr.
Mt 25,35-45). Chi è questo Me, che si presenta nel volto dolente dell’uomo qualunque per farsi oggetto d’un superlativo e inestinguibile amore? È il Cristo che ispira, guida, sostiene, trasfigura, santifica il programma, nella sua parte più impegnativa ed espressiva, della sua Chiesa: perché tale è il suo programma, tale il suo genio; amare e servire Cristo-Dio nell’Uomo che soffre.

La lezione è sempre presente ed eloquente in mille sue forme. È per noi tutti. Pensiamoci. Con la nostra Benedizione Apostolica.



Ai Consiglieri ecclesiastici diocesani della «Confederazione Nazionale Coltiva tori Diretti»

Un cordiale saluto rivolgiamo ai numerosi sacerdoti italiani, Consiglieri ecclesiastici diocesani della «Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti», riuniti in questi giorni a Roma per il loro decimo Convegno Nazionale, al fine di studiare e riflettere insieme i complessi problemi della politica agricola europea, regionale e sindacale, alla luce dell’impegno cristiano per l’autentica e globale promozione umana.

Nell’esprimervi il nostro vivo compiacimento per la vostra presenza, auspichiamo che la vostra azione pastorale, assidua e generosa, contribuisca sempre più ad animare, difendere e potenziare quei valori culturali, morali e religiosi, che costituiscono il prezioso ed encomiabile patrimonio del mondo rurale.

Ad un gruppo di sacerdoti, religiose e laici

Un affettuoso saluto indirizziamo anche al gruppo di sacerdoti, religiose e laici, che con entusiasmo si preparano alla prossima partenza per vari Paesi dell’Africa, dove svolgeranno la loro attività missionaria.

Vi diciamo, figli carissimi, il nostro sincero, cordiale apprezzamento per questa vostra risposta generosa alle esigenze della Evangelizzazione. Vi saremo vicini con la nostra preghiera perché la vostra vita sia una luminosa ed efficace testimonianza della immensa carità della Chiesa nei confronti di quei popoli, così aperti al richiamo di Dio.

A voi tutti impartiamo di cuore la nostra Benedizione Apostolica.

A vari gruppi di lingua tedesca

Einen besonderer Willkommensgruß richten Wir an die Pilger es Trierer Bistumsblattes »Paulinus«. Wir erflehen ihnen als Frucht dieser Gnadentage einen frohen und lebendigen Glauben und unverbrüchliche Treue zu Christus und seiner heiligen Kirche.

Zugleich grüßen Wir auch eine Gruppe von protestantischen Glaubensbrüdern aus der »Evangelischen Kirche von Kurhessen-Waldeck« und die Mitglieder des »Ökumenischen Gesprächskreises von Herne«. Gebe Gott, daß ihr Rombesuch fruchtbar werde für das große Anliegen der vollen Einheit in Christus!

Von Herzen erteilen Wir allen anwesenden Pilgern Unseren besonderen Apostolischen Segen.

Ai partecipanti ad un pellegrinaggio di anglicani

We are pleased to extend a word of welcome to an Anglican group from Towcester, in England. We thank you for your visit, and we hope that your pilgrimage to Rome will be an occasion of renewed commitment to Christ.



Mercoledì, 28 settembre 1977


Paolo VI Catechesi 25877