Paolo VI Catechesi 28977

Mercoledì, 28 settembre 1977

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Oggi noi parleremo in quest’aula, che noi abbiamo fatto costruire per accogliere i visitatori, che da ogni parte affluiscono alla sede di Pietro, e desiderano incontrarsi con l’umile e vivente suo successore, il quale ne continua la missione affidata al primo degli Apostoli, quella d’essere «il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione» (Lumen Gentium
LG 18). Ma non parleremo se non della monumentale ed unica figura, quella di Gesù Cristo risorto, vivente e benedicente, che domina questa sala, e che noi oggi inauguriamo, opera dello Scultore Pericle Fazzini: essa dice quale sia la testimonianza affidata al ministero apostolico, essere quel Gesù, ch’è stato crocifisso, costituito Signore e Cristo (Ac 2,36) testimonianza che qui il successore di Pietro con certezza e con umiltà di fede vuole proclamare.

Sì, noi vogliamo affidare a questa immagine la nostra voce, semplice e limpida nella enunciazione delle parole e dell’immagine che la vuole esprimere, ma quasi soffocata dal loro esuberante significato reale (Cfr. S. THOMAE Summa Theologiae, II-II 1,2 ad 2). Gesù è la via, la verità e la vita (Jn 14,6). Gesù è la luce del mondo (Ibid. Jn 8,12 Jn 9,5). Gesù è il Pane della vita (Ibid. Jn 6,48). Gesù è il Pastore buono (Ibid. Jn 10,11-14). Gesù è il Figlio dell’uomo (Mt 16,13 Mt 25,31 Mt 26,24), è il figlio di Maria (Ibid. Mt 13,55), è il figlio di Dio (Ibid. Mt 14,33 Mt 26,64 Jn 9,35; etc.); Gesù è l’alfa e l’omega (Ap 22,13).

Noi vogliamo attestare, a voi Figli e Fratelli, e a quanti della gloria e della speranza del nome cristiano sono rivestiti nel mondo, che Cristo ancor oggi, è nella storia del mondo; ancor oggi più che mai, Cristo è vivo, Cristo è reale. Vivo e reale, non nella penombra del dubbio e dell’incertezza, non nell’interpretazione vanificante d’un razionalismo miope ed orgoglioso, che lo coarta nella misura dei fenomeni comprensibili, e tutt’al più singolari e sfuggenti alle proporzioni ordinarie della naturale intelligibilità; ma vivo e reale nell’eccedente dimensione del suo Essere divino, che solo la fede ammette esultante, spaziando nel mistero da Lui stesso proclamato e documentato (Cfr. Jn 10,38).

Cristo è presente. Il tempo non Io contiene e non lo consuma. La storia si evolve e può assai modificare la faccia del mondo. Ma la sua presenza la illumina rivelandone come a Sé dovute le sapienti bellezze, e penetrandone i vuoti abissali con riparatrice misericordia ch’Egli solo può effondere. Egli è il gaudio della terra (Cfr. Ibid. 3, 29); Egli è il medico d’ogni umana infermità (Jn 8,7). Egli si personifica in ogni uomo che soffre; finché sarà il dolore sulla terra, Egli se ne farà propria immagine per suscitare l’energia della compassione e del generoso amore (Mt 25,40). Gesù perciò è sempre e dappertutto presente.

E ciascuno Io può di sé. Perché come è vero che Gesù Cristo è, per il disegno salvifico universale che in Lui si compie (Cfr. Eph. l-2), il centro dell’umanità, il «Figlio dell’uomo» per eccellenza, è pur vero che Egli è il Maestro, il Fratello, il Pastore, l’Amico d’ognuno dei suoi, il Salvatore d’ogni singola creatura umana, che abbia la fortuna di essere da Lui associato come cellula del corpo mistico, di cui Egli è il capo. Ciascuno è autorizzato a chiamarlo per nome, non come personaggio estraneo, lontano e inaccessibile, ma come il «Tu» del supremo ed unico amore, come lo Sposo della propria felicità (Cfr. Mt 9,15 Ap 22,17), che misteriosamente è più vicino di quanto ciascuno che lo cerchi può immaginare, come t stato detto: «consolati, tu non mi cercheresti, se già non mi avessi trovato» (B. PASCAL, Le mystère de Jésus; S. AUGUSTINI Confessiones, X, c. 18).

E che questa presenza trascendente e immanente di Cristo sia qui rappresentata è bello, a nostro avviso, è significativo, è istruttivo, perché questa aula, come una sala d’aspetto in una stazione di partenza, come una scuola delle verità, elementari o sublimi che siano, in ogni caso « verità vere », necessarie alla vita, è vicina, quasi un’appendice, alla tomba di S. Pietro, il «pescatore di uomini» (Mt 4,19), il Pastore primo incaricato dal Pastore buono Cristo Gesù (Jn 21,15 Jn 10,11); l’Apostolo, a cui sono affidate «le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16,19).

Da ricordare, con la nostra Apostolica Benedizione



Ad un gruppo di ex alunni del Pontificio Seminario Lombardo

Con animo commosso e grato ci rivolgiamo ora agli ex alunni del Pontificio Seminario Lombardo, che hanno voluto darsi oggi convegno qui a Roma, per recarci i loro fervidi voti augurali. Il nostro saluto va innanzitutto ai Signori Cardinali Confalonieri, Poma e Pignedoli, che guidano la folta rappresentanza; si estende poi ai numerosi Ecc.mi Vescovi, ed abbraccia infine tutti i sacerdoti ex alunni di quel Seminario, che tanti ricordi suscita nella nostra memoria ed occupa un posto specialissimo nel nostro cuore.

Venerabili fratelli e figli carissimi, la vostra presenza è per noi motivo di particolare conforto e di gioia profonda. Sappiamo che avete pregato per noi nella solenne Concelebrazione Eucaristica di stamane, ed ora voi siete qui per confermare, una volta di più, l’impegno di operante adesione all’Ufficio magisteriale, che Cristo ci ha affidato a servizio della Chiesa.

Siate, voi del Lombardo, in armonia del resto con le migliori tradizioni del «nostro» Seminario, ministri della Chiesa intelligenti e fedeli. Intelligenti, cioè aperti a percepire le stimolazioni che offre il confronto con l’attuale cultura, pronti ad intuire le esigenze emergenti dall’odierna situazione pastorale, dotati di sapiente lungimiranza. E, al tempo stesso, siate fedeli: fedeli a Cristo, nel quale Dio ha detto al mondo la sua parola definitiva; e fedeli alla Chiesa, che, guidata dallo Spirito, questa parola ha interpretato ed interpreta in modo autentico per gli uomini di ogni tempo.

Vi accompagniamo con la nostra preghiera e di cuore vi impartiamo la nostra Benedizione.

Ad un gruppo di ex Fucini

C’è un gruppo quest’oggi che ha voluto partecipare all’udienza in maniera sommessa e discreta, unendosi agli altri fedeli: sono i «Fucini» di cinquant’anni fa, che son venuti a testimoniare l’immutata loro devozione ed a presentarci i loro fervidi auguri per il recente nostro genetliaco.

Vi ringraziamo di tutto cuore, figli carissimi, per questo delicato tratto di gentilezza: a ciascuno di voi desideriamo rivolgere un distinto saluto con lo stesso spirito ed allo stesso modo con cui vi accoglievamo nel lontano periodo della nostra comune giovinezza. Oh! facile è il computo degli anni trascorsi: è una somma o, meglio, una sottrazione che da una parte ci richiama a pensosa meditazione sulla realtà della vita, e dall’altra ci riporta a sempre vivi ricordi di volti, di persone, di ambienti, di circostanze. Quanti sono i ricordi? E di quante vicende liete e tristi sono essi intessuti? E quanti amici allora pieni di entusiasmo e vibranti di energia, ci hanno lasciato? Sì, rapidamente ne rivediamo ora le sembianze, ne ravviviamo la memoria, mentre ci piacerebbe indugiare ad evocare incontri, amicizie ed esempi luminosi di virtù e di sapere. Ma quel che importa è che perdurano gli ideali in cui noi ed essi credemmo in una stagione fervida di propositi e di iniziative. Erano e sono gli ideali della gioventù universitaria cattolica: la fede vissuta; il servizio ai fratelli; la cultura seriamente e severamente intesa; la centralità del Vangelo nel quadro di un autentico e plenario umanesimo.

Con la vostra gradita presenza voi ci dimostrate che a tali mete vi siete mantenuti coerentemente fedeli, ed è questo che, nonostante il fuggire del tempo, vi mantiene spiritualmente alacri e giovani. È con questi sentimenti che vi impartiamo una speciale Benedizione Apostolica.

A pellegrini di varie parrocchie romane

Salutiamo ora i pellegrini delle parrocchie di Roma, che nei giorni scorsi han potuto realizzare un viaggio a Lourdes, che sappiamo essere stato loro offerto in occasione del nostro 80° compleanno.

Figli carissimi, siamo lieti di questa presenza, che ci parla del vostro affetto, e ci auguriamo che il viaggio al Santuario di Maria sia stato fecondo di buoni propositi per una vita cristiana sempre più luminosa. Pertanto, alla sicura benevolenza della Madre di Gesù, amiamo aggiungere la nostra cordiale Benedizione Apostolica per voi e per tutti i vostri cari.

Ad un gruppo di emigrati abruzzesi

Un cordiale saluto rivolgiamo ai numerosi partecipanti al primo raduno regionale degli Emigrati Abruzzesi d’oltreoceano, provenienti dall’America Meridionale, Settentrionale e dall’Australia, i quali hanno voluto rendere omaggio alla nostra persona.

Siate i benvenuti, figli carissimi ! Proprio alcuni giorni or sono, a Pescara, abbiamo sperimentato commossi la fede ardente e l’entusiasmo incontenibile del «forte e gentile» popolo d’Abruzzo. Anche se fisicamente lontani dalla vostra nobile Regione, conservatene gelosamente i grandi tesori interiori: i valori umani e cristiani, la bontà, la generosità, il rispetto per l’altro, l’attaccamento alla famiglia.

La nostra paterna Benedizione Apostolica vi accompagni sempre.

A due gruppi di lingua francese

Ad alcuni pellegrini del Ghana

With particular pleasure we greet the group from Ghana. May your visit to Rome bring you many spiritual blessings. Through you we send our greetings to your families and friends in your beloved homeland.

Ad una delegazione della Marina del Perù

Queremos dirigir ahora un saludo particular de bienvenida a la Delegación, aquí presente, de la Marina del Perú.

Conservad en vuestra vida, amados hijos, la constante inspiración de los ideales cristianos y contribuid con generosidad al bien de vuestro País. Os damos a la vez, con afecto paterno, una especial Bendición, que extendemos a todos vuestros seres queridos.

Ad un gruppo di pellegrini dell’Angola

Com multa alegria é-Nos grato dar as boas-vindas a um grupo de peregrinos proveniente de Angola.

Queremos exprimir toda a nossa satisfagáo por este encentro, como também a nossa gratidáo e apreco pela homenagem que quisestes prestar à nossa pessoa. Que o Senhor abencóe a vossa peregrinacáo a Roma e vos conserve sempre no Seu amor.

Damo-vos de coracáo a nossa Bêncáo Apostólica, a vós e aos vossos entes queridos.



Mercoledì, 5 ottobre 1977

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Il sinodo dei Vescovi, come sapete, è riunito in questi giorni a Roma, nella Città del Vaticano; dura circa un mese, il mese di ottobre. Ma che cosa è questo Sinodo? è una istituzione nuova, sorta dal Concilio Vaticano secondo. Si tratta d’una riunione di Vescovi, scelti dalle Conferenze Episcopali locali, in rappresentanza di tutto l’Episcopato del mondo, per collaborare col Papa, per via d’informazione e di consiglio, alla direzione della Chiesa intera. Nel Sinodo ora riunito, dopo tre anni dal precedente, sono convocati duecentoquattro membri quasi tutti presenti; ai Vescovi eletti dalle Conferenze Episcopali nazionali sono aggregati i Patriarchi delle Chiese Orientali, alcuni Religiosi e i Cardinali Prefetti dei Dicasteri della Curia Romana. Un’assemblea veramente rappresentativa, con un suo Segretario Generale e alcuni ausiliari ed esperti.

E di che cosa si occupa un Sinodo? si occupa di temi generali, di solito uno per volta, che interessano la vita della Chiesa. Un Sinodo ha perciò una importanza straordinaria. E questa volta tutti sanno qual è il tema prescelto in antecedenza per dare modo di studiarlo non solo dottrinalmente, ma soprattutto concretamente nei suoi rapporti con l’esperienza e con i problemi della vita vissuta della Chiesa e della società ad essa contemporanea. Il tema è la catechesi, specialmente per la fanciullezza e per la gioventù, senza dimenticare che di catechesi, e a livello proporzionato, ha bisogno anche l’età adulta.

Può sembrare a chi consideri la Chiesa nelle sue larghe e complesse proporzioni dottrinali e sociali un tema troppo particolare, che restringa la visione di insieme dei problemi religiosi, storici, morali, nei quali è implicata la vita della Chiesa. Ma così non è: si tratta, sì, d’un problema specifico, la catechesi, ma problema fondamentale, un problema seminale, dalla cui soluzione dipende tutta la vitalità e l’efficienza della Chiesa stessa. Innanzi tutto perché la religione di Gesù Cristo è fondata sulla Fede, cioè sulla Parola di Dio, sia nella sua fase di enunciazione, nel suo magistero, e sia nella sua divulgazione, nella sua pedagogia, nella sua fase di accettazione; per non dire, ciò che più importa, nel suo contenuto dottrinale, teologico o morale che sia.

Ricordiamo l’origine e la natura del cristianesimo, che a ragione si suole rivestire d’una parola consueta, ma sempre augusta e misteriosa: Vangelo. Gesù, dal quale deriva tutta la religione nostra, è la «Parola», che si è fatta Uomo; il Verbo divino fatto carne, ch’è venuto nel mondo per annunciare il «regno di Dio» (Cfr.
Mt 4,17). Gesù è il Maestro dell’umanità (Mt 23,8). Il disegno dell’opera sua è fondato sull’ascoltazione, l’accettazione, l’applicazione della sua parola. Se il destino dell’uomo dipende da questo incontro con Cristo, per via d’insegnamento enunciato da una parte, quella di Cristo, insegnamento accolto come norma di vita, quella dell’altra, cioè della sequela della Fede, si può intravedere quale importanza primaria abbia il contatto dell’uomo con la catechesi.

Ma che cosa è la catechesi? È appunto l’insegnamento fondamentale delle verità religiose, quali Gesù Cristo ha insegnato con la sua predicazione, con il suo esempio, con il suo Vangelo, mediante l’«educazione alla Fede» della Chiesa responsabile (Cfr. S. AUGUSTINL De Doctrina christiana, «Prologus»: PL 3, 15 ss.).

E così ci si accorge come di catechesi vi sia bisogno, per tutti, sempre, con le esigenze didattiche d’una Verità formulata con scrupolosa esattezza e con la vivacità che il suo contenuto stesso ispira e ricrea, e con lo studio, cioè l’amore, di chi si sa e si sente discepolo e non teme riprendere da capo la dottrina non mai abbastanza insegnata e non mai abbastanza imparata.

E si vede come sia attuale l’interesse per la catechesi in una fase dello sviluppo del pensiero umano, che si illude di generare da sé, se pur ne conserva la stima ed il gusto, un’emozione spirituale e religiosa soggettiva; ovvero, come oggi purtroppo avviene, di poter prescindere dalla Verità che salva, cioè dal Vangelo, e di poter supplire alla mancanza della luce di Cristo con la follia della permissività.

Ritorniamo tutti alla catechesi, cioè alla scuola del divino Maestro, sia per fare eco, da umili apostoli, alla sua voce beatificante, sia per lasciarci penetrare dapprima, inebriare poi dalla Verità che assicura la vita.

Con la nostra Benedizione Apostolica.



Alle partecipanti all’Assemblea Generale della Federazione «Madonna del Buon Consiglio» dei Monasteri Agostiniani d’Italia

Rivolgiamo un particolare saluto al Gruppo delle Monache Agostiniane di vita contemplativa, riunite a Roma per la loro quinta Assemblea Federale Elettiva.

Carissime figlie, amiamo confermarvi cordialmente nei vostri impegni religiosi mediante le parole stesse del grande S. Agostino: «la Santa Chiesa trae letizia da coloro che sanno ascoltare con gioia e umiltà, e trascorrono quietamente la vita in mezzo a serene e salutari occupazioni» (S. AUGUSTINI In Iohan. Ev EV 57,3).

Questo vi auguriamo nel nome del Signore, con la speranza che abbiate ad essere un faro di testimonianza sempre più viva per la Chiesa e per il mondo. E vi sia di conforto la nostra più larga Benedizione Apostolica.

Ad un gruppo di religiose del «Foyer Paolo VI»

E adesso un cordiale e beneaugurante saluto al gruppo di Religiose del «Foyer», aperto di recente al Gianicolo per iniziativa della Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

Tale Centro si propone di provvedere all’assistenza e alla formazione spirituale e pastorale delle Religiose autoctone, che vengono nell’Urbe.

Nel benedire la lapide, intendiamo benedire l’iniziativa e colora che vi collaborano, con l’auspicio che dalla nuova opera possano derivare frutti copiosi di bene, a vantaggio delle Religiose che ad essa si rivolgeranno.

Ad un gruppo internazionale di religiose delle Piccole Suore di Gesù

Ad un gruppo internazionale del «Meteorological Scientists» della NATO

We are pleased to have present today a group of visitors from NATO countries who have come to Rome for a meeting on meteorology. It is our hope that your discussions on common Problems will have positive results for the benefit of all. We pray that your work will be a true Service to humanity, and that it will give you a sense of real satisfaction and bring honour to your respective countries. May God bless your peaceful and fraternal endeavours.

A vari gruppi esteri

Einen besonderer Willkommensgruß richten Wir an die Mitglieder des »Christlichen Bauernbundes von Nordbrabant«. Durch Ihren Zusammenschluß geben Sie Ihrem Berufsstand Ansehen und Gewicht für eine rechte Wertschätzung und Förderung Ihrer Arbeit . Wissen Sie sich als gläubige Christen ebenso auch verantwortlich für eine aktive Mitarbeit in Ihren Pfarrgemeinden! Darin bestärke Sie diese Ihre Pilgerfahrt zu den Gräbern der Apostel.


Mercoledì, 12 ottobre 1977

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L’incontro, che questa Udienza procura a voi e a noi, ha una grande importanza. Esso può essere uno di quei momenti che restano non solo memorabili, ma decisivi. Per noi è chiaro. Noi siamo stati assunti dal Signore Gesù per fare il Pescatore; l’ha detto Lui nel Vangelo, a Pietro, del quale noi siamo umili, ma autentici successori. «Seguitemi, ha detto Cristo ai primi Apostoli, vi farò pescatori di uomini» (
Mt 4,19). Sempre, con umile trepidazione, con ardente preghiera, noi veniamo a queste Udienze, con un’ansiosa domanda nel cuore: «ecco, noi incontriamo tante persone, sconosciute secondo natura per la maggior parte; tante anime! avremo noi la grazia, la fortuna, di “pescarne” qualcuna? cioè di metterla in stato di vera riflessione interiore e di avviarla sopra un sentiero di autenticità religiosa, di fedeltà cristiana?».

E può essere chiaro anche per voi. Che cosa significa assistere ad una Udienza del Papa ? Può significare molte cose; non è solo la curiosità d’una scena singolare, ovvero solo un atto esteriore di pietà religiosa, che può dare interesse e importanza ad un momento come questo, per chi ha sensibilità spirituale e intelligenza dei propri destini. E per ciascuno dei presenti, noi pensiamo, questo è un momento d’incontro, sì, ma non soltanto con la nostra modesta persona, sì bene un incontro formidabile, con Colui che noi abbiamo la missione di rappresentare, Gesù Cristo. Forse più che un incontro, per ciascuno dei presenti, questo è un confronto. Un confronto col Signore. Con quel Signore davanti al Quale ogni persona è trasparente (Cfr. Jn 1,47). Qui ciascuno è come davanti allo specchio; lo specchio, fattosi stranamente chiaro, è la propria coscienza, illuminata dagli occhi di Cristo. Se l’incontro fosse sensibile (non lo è, ma è spiritualmente reale), quale stato d’animo balzerebbe alla coscienza di chi si sente guardato, trapassato dallo sguardo di Cristo? (Ibid. Jn 2,24-25 Lc 6,5 Lc 22,60 etc.)

Forse non è temerario supporre che la coscienza di molti, scrutati da un occhio così penetrante, darebbe il risultato, tanto comune nella mentalità religiosa di molti uomini d’oggi, quello d’una certa confusione. La domanda, che ciascuno di questi interrogati ripeterebbe a se stesso, sarebbe quella d’un dubbio stagnante e inguaribile, e cioè: «ma dunque Cristo è, o non è la verità?» (Cfr. Jn 14,5 Jn 14,8-11 Jn 18,37). Io, credo? o non credo? E qui si prospetta una delle situazioni spirituali più diffuse fra gli uomini contemporanei, a riguardo della questione religiosa, e cioè la situazione d’incertezza, della sospensione, del dubbio sistematico, qualificato come la posizione più prudente, e perciò più sapiente, per la ragione umana, che altrettanto è avida di certezza scientifica, cioè puramente naturale, quanto è invece diffidente della verità che le viene elargita per fede., Anche se la testimonianza, che sostiene la fede, è quella di Cristo? Pur troppo, sì. Anche se l’adesione a questa testimonianza costituisce ragione di salvezza? (Mc 16,16) Pur troppo, sì.

Ed è allora a questo punto che noi attendiamo gli uomini d’oggi, i cristiani nuovi. Bisogna ricominciare dal fondamento che sostiene l’edificio religioso : la fede, l’adesione alla parola del Maestro, una fede semplice, ferma, subito confortata dal dono della certezza divina. Ricordiamo la parola basilare di S. Paolo: «l’uomo giusto vivrà mediante la fede» (Rm 1,16-17).

Così sia per tutti noi; con la nostra Benedizione Apostolica.



In precedenza, nella Basilica Vaticana, si è svolta la prima Parte dell’udienza generale, riservata ai pellegrini di lingua tedesca, ai quali il Papa ha rivolto il seguente discorso.

Seid uns herzlich willkommen, liebe Brüder, Söhne und Töchter aus des Ländern deutscher Sprache!

Mit offenem Herzen empfangen Wir Euch in dieser Basilika, die über dem Grab des Apostels Petrus erbaut ist! Sicher kommen auch Euch wie allen sonstigen Besuchern dieses Gottenhauses, die über seine geschichtliche und geistige Bedeutung nachdenken, die prophetischen und feierlichen Worte in Erinnerung, die Jesus Christus an den Jünger Simon, den Sohn des Johannes, gerichtet hat. Als er dessen Namen änderte, sagte er zu ihm: »Du bist Petrus, und auf diesen Felsen werde ich meine Kirche bauen!« (Mt 16,18). Ihr Befindet Euch jetzt in der Kirche dieses Petrus. Dabei wird Euch bewusst, wie das Wort »Kirche« hier leicht eine neue und für uns beglückende Bedeutung erhält, eine Bedeutung, die nicht mehr nur materiell, sondern geistig ist. Dieses Gotteshaus will in der Tat »Kirche« in diesem erweiterten Sinn bezeichnen. Was aber ist nun der hier gemeinte Sinn dieses Wortes? Kirche will hier besagen: Zusammenkunft, Versammlung, eine bestimmte, in sich geeinte Gemeinschaft; sie besagt eine Vielzahl von Personen, die an Jesus Christus glauben und so eine Körperschaft bilden, die sowohl sichtbar als auch geistig ist. Gemeint ist jene soziale und religiöse Körperschaft, die an diesem Ort ihren ursprünglichen und zentralen Ausdruch findet und die wir »katholische Kirche« nennen, der Ihr, wie Wir glauben, wohl fast alle angehört. Ihr seid hier im Hause Petri, und dieses Haus ist das Eurige!

Wir wünschen Euch von Herzen, dass Ihr Euch durch diesen Besuch in der Basilika des heiligen Petrus noch lebendiger jenes Bandes bewußt werdet, das Euch auf geheimnisvolle, aber wirkliche Weise mit der Kirche verbindet, die von Christus auf den Apostel Petrus gegründet worden ist. Seid wahre Katholiken! Seid Glieder des »Mystischen Leibes« Christi! (Falls Nichtkatholiken unter Euch sind, so sollen sie wissen, wie sehr Wir es ersehnen, darum beten und demütig, aber innig wünschen, daß der Herr auch ihnen dieses Glück und diese Freude schenken möge! ).

Wir wollen Uns jetzt darauf beschränken, die feste Hoffnung auszusprechen, daß Ihr alle in dieser gesegneten Stunde, an dieser ehrwürdigen Stätte Eure Glaubensüberzeugung stärkt, indem jeder im Innern seines Herzens zu sich spricht: »Hier ist Petrus; ich gehöre zu ihm!«. So rufen Wir Euch dazu auf, kraftvoll und froh Euren katholischen Glauben zu bekennen! Bedenkt, wie wichtig es für Euer Leben sein kann, diesen Besuch in Sankt Peter mit Eurem Taufversprechen in Verbindung zu bringen durch das ihr schon aufgenommen seid in die Herde des Hirten der Kirche Christi, in Verbindung zu bringen mit Eurer Verpflichtung zur Glaubenstreue, mit Eurer sittlichen Lebensführung, mit der Quelle Eurer Hoffnung und dem Frieden Eurer Seele!

Ihr sollt wissen, daß Wir darum beten, daß Ihr von dieser Audienz eine frohe und fruchtbare Erinnerung behaltet! Darum erteilen Wir mit der Autorität des heiligen Petrus und im Namen Christi Euch allen, treue und geliebte Brüder, Söhne und Töchter aus den Ländern deutscher Sprache, Unseren Apostolischen Segen.

A vari gruppi di lingua tedesca

Einen besonders herzlichen Gruß und Segenswunsch richten Wir woll dankbarer Freude an die Neupriester des »Collegium Germanicum-Hungaricum« mit ihren Angehörigen und Bekannten.

Ihr werdet, liebe junge Freunde, bald selbst erfahren, welch große und schöne Aufgabe es ist, Christus und seiner Kirche als Priester zu dienen. Seelsorger sollt Ihr werden, die das Schicksal, die Sorgen und Nöte der Menschen teilen und ihnen nach dem Vorbild des göttlichen Guten Hirten durch seine Frohbotschaft und Gnadenmittel Trost und Hilfe schenken. Die Menschen brauchen euch und euren Dienst heute mehr denn je. Bleibt deshalb stets treu eurer Berufung und werdet frohe und heiligmäßige, Priester! Für ein fruchtbares und erfülltes priesterliches Wirken erteilen Wir euch, euren lieben Eltern und Angehörigen in der Liebe Christi Unseren besonderen Apostolischen Segen!

Ein weiterer Willkommensgruß gilt den Teilnehmern der Romfahrt des »Katholischen Gewerkschaftsbundes der Niederlande«. Der Glaube der Kirche und ihre anerkannte Soziallehre seien Ihnen bei der Gestaltung Ihrer Arbeitswelt Maßstab und Licht zur Sicherung von Menschenwürde und Gerechtigkeit. Gern gedenken Wir auch Ihrer Sorgen und Anliegen in Unserem Gebet.

Schließlich danken Wir noch dem »Mädchenchor Hannover« für den schönen Gesang bei dieser Audienz und begleiten sein weiteres musikalisches Wirken mit Unseren besten Wünschen.

Ad un gruppo di Sacerdoti slovacchi, missionari tra i loro connazionali emigrati

Salutem ex animo dicimus etiam spectabili numero sacerdotum, qui oriundi sunt e Slovachia et e quibus multi sacrum ministerium obeunt in bonum fidelium suae gentis, extra fines patriae vitam degentium. Eorum opus missionale profecto magni est momenti, quoniam eo pertinet, ut inter huiusmodi Ecclesiae filios fides catholica integra servetur atque etiam incrementis augeatur.

Hi sacerdotes huc, ad beati Petri Sedem ac totius Familiae catholicae veluti centrum, deducti sunt a Venerabili Fratre Andrea Gregorio Grutka, Episcopo Gariensi, qui et ipse originem trahit e nobili natione Slovaca, et quem peculiari amoris significatione salvere iubemus.

Vobis singulis universis caelestia auxilia, praesertim robur in muneribus vestris implendis, in rebus adversis solacium, spem firmam, quae vitam et actionem vestram pastoralem illuminet, vehementer exoptamus et, ad confirmanda haec vota Nostra, Benedictionem Apostolicam libentissime impertimus, quam etiam pertinere volumus ad consanguineos vestros et omnes, quorum curam geritis.


A duemila libanesi

Al pellegrinaggio nazionale di Boston

We extend a cordial welcome to the Boston National Pilgrimage, and in special way we greet the sick and Handicapped among you. We pray that during your journey you will be strengthened in the faith of Peter and Paul and confirmed in the love of Christ Jesus. We commend you all to the intercession of Mary, the Immaculate Virgin Mother of God.

Al gruppo del Collegio Messicano

Damos ahora nuestra cordial bienvenida y felicitación al Señor Cardenal Miguel Darío Miranda, a los Señores Obispos, Superiores y alumnos del Pontificio Colegio Mexicano de Roma, aquí presentes para celebrar el décimo aniversario de la fundación del Colegio.

Estamos seguro, amadísimos hijos, de que a vuestra acción de gracias al Señor se suma también el Pueblo fiel mexicano.

Sois vosotros los herederos de un rico patrimonio. Seguid pues estas huellas. Amad la vocación sacerdotal que habeis recibido. No es algo ilusorio, es un don precioso, una invitación a trabajar con afán en la implantación del Reino de Cristo entre los hombres, para que se renueven los corazones y se avive en ellos una esperanza firme de salvación y de paz.

Os aliente a ello la Bendición Apostólica que con particular benevolencia os impartimos a vosotros y a vuestros seres queridos.

Mercoledì, 19 ottobre 1977

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Salute a Voi tutti, Fratelli e Figli in Cristo carissimi! Questa Udienza, come tutte quelle di questo genere, ci rende felici; noi vorremmo a voi comunicare questo senso di spirituale felicità, che questo incontro ci procura: Cristo è con noi! (
Mt 18,20) Noi vi ringraziamo di codesta visita tanto numerosa e tanto significativa! Che la grazia e la pace di Cristo sia effusa in voi in abbondanza! (1P 1,2) Noi domandiamo a noi stessi, che cosa possiamo offrirvi per ricompensarvi del dono della vostra presenza; anzi noi lo domandiamo a Cristo stesso, Che ci incarica di rappresentarlo e dal Quale tutto noi riceviamo in ordine a questo difficile ufficio, che Egli ci affida.

Ebbene, noi per primi vogliamo essere obbedienti alla parola, detta da Gesù Cristo a Pietro, e a noi passata in eredità: «Tu - disse il Signore a Pietro - conferma i tuoi fratelli» (Lc 22 Lc 32). Il nostro compito è proprio questo: di confermare i nostri fratelli; e noi vorremmo che la pienezza, la forza, la gioia di questa conferma fosse a voi elargita da Cristo, mediante il nostro ministero di questo incontro. Questa conferma riguarda naturalmente la vostra fede, che voi ora professate con questa visita all’umile successore di Pietro, cioè al Papa. Sì, Figli e Fratelli, noi vorremmo che la grazia particolare di questo momento singolare fosse per voi, e per quanti sono a voi collegati da vincoli naturali o spirituali, un senso di sicurezza nella vostra fede cattolica e cristiana. Voi tutti sapete quanto la certezza della fede sia scossa in tanti cuori degli uomini dei nostri giorni, specialmente per causa della scarsa conoscenza della vera religione; ovvero per il dubbio che invade la mente dell’uomo moderno al contatto con la cultura naturale e scientifica, la quale ci dà prove magnifiche del suo progresso in ogni campo del sapere, e produce facilmente l’opinione che la nostra mente, studiando e cercando, basta a se stessa, senza quel supplemento di sapienza, che solo la Fede ci può dare.

E la fede, cioè il nostro assenso alla Parola di Dio, quale ci è insegnata dalla Chiesa, non è un supplemento superfluo per la vita dell’uomo, ma necessario per conoscere la verità circa Dio, circa i nostri rapporti con Lui, circa il nostro trascendente destino, circa le relazioni con i nostri fratelli, cioè con tutti gli uomini, circa insomma la nostra maniera di pensare e di vivere. Il senso vero del mondo e della vita ci è svelato dalla Fede, cioè dalla religione, da quella autentica; e non solo da quella istintiva, sentimentale e soggettiva, da quella nata forse da qualche nostra esperienza spirituale; o dal pluralismo vario e incerto di nostri sentimenti e di nostri pensieri particolari; ovvero ancora da un opportunismo insignificante: e tanto meno da una mentalità negativa, da una nostra facile trascuranza del mondo religioso, come se questo fosse una divagazione vana e inutile. La nostra unica e vera Weltanschauung deve dipendere dalla nostra Fede, che non è certo contraria alla scienza e al pensiero naturale, a cui anzi essa conferisce stimolo e conforto.

Noi perciò, quasi a ricordo di questa Udienza, vi ripeteremo le parole scritte da San Pietro: siate «forti nella fede» (1P 5,9).

Con la nostra Benedizione Apostolica.

Nel corso dell’udienza generale, parlando ai pellegrini di lingua tedesca riuniti nella Basilica Vaticana, il Papa richiama ancora l’attenzione dell’opinione pubblica sul drammatico sequestro dei passeggeri del «Boeing» conclusosi felicemente ieri, dopo giorni di trepidazione. Paolo VI coglie l’occasione per rinnovare l’offerta della sua persona se ciò può servire ad evitare nuove sofferenze di questo tipo. Ecco le parole del Santo Padre.

Noi avremmo molte cose da dire nel cuore, specialmente in ordine ai gravi incidenti, tragici e drammatici che in questi giorni hanno fatto parlare i giornali e soffrire, pregare e trepidare tanti cuori, specialmente nel vostro Paese. E perciò ripetiamo il nostro augurio e anche la nostra offerta. Se fosse possibile con un nostro gesto togliere questi inconvenienti, saremmo tanto felici. Ma sappiate ad ogni modo che vi siamo solidali, uniti nella carità e nella reale solidarietà dell’amore di Cristo anche per tutte queste pene della società civile alla quale pure auguriamo il benessere dell’ordine voluto da Dio e da Cristo.

Ai partecipanti al Convegno Monastico Interreligioso di Praglia

We are happy to greet the monks of Eastern religions who are present at this audience: those who have participated at the Interreligious meeting on monastic experience. It is a joy for us to offer you a cordial welcome to the Vatican. We are pleased to know that, together with our Christian sons, you are presenting to the world a united witness to authentic spiritual values, which are so necessary in every age. For all of us prayer and contemplation are noble ways of reaching God; they are, moreover, essential components of true human fulfilment. On our part we pray that God himself will bless your efforts and give you deep peace in the revelation of himself. Thank you for your kind visit, and we would ask you to take our greetings back to your monasteries at home.


Mercoledì, 26 ottobre 1977


Paolo VI Catechesi 28977