Discorsi 2005-13 50611

CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON VESCOVI, SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE E SEMINARISTI, E PREGHIERA PRESSO LA TOMBA DEL BEATO ALOJZIJE VIKTOR STEPINAC Domenica, 5 giugno 2011

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Cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e di Santo Stefano



Cari Fratelli nell’Episcopato e nel presbiterato,
cari fratelli e sorelle!

Rendo grazie al Signore per questo incontro, nella preghiera, che mi consente di vivere uno speciale momento di comunione con voi, Vescovi, sacerdoti, persone consacrate, seminaristi, novizi e novizie. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la testimonianza che rendete alla Chiesa, come hanno fatto nei secoli tanti Pastori e Martiri in questa terra, da san Domnio fino al beato Cardinale Stepinac, all’amato Cardinale Kuharic e a molti altri.

Ringrazio il Cardinale Josip Bozanic per le cortesi parole che mi ha rivolto. Questa sera vogliamo fare devota e orante memoria del Beato Alojzije Stepinac, intrepido Pastore, esempio di zelo apostolico e di cristiana fermezza, la cui eroica esistenza ancora oggi illumina i fedeli delle Diocesi croate, sostenendone la fede e la vita ecclesiale. I meriti di questo indimenticabile Vescovo derivano essenzialmente dalla sua fede: nella sua vita, egli ha sempre tenuto fisso lo sguardo su Gesù e a Lui si è sempre conformato, al punto da diventare una viva immagine del Cristo, anche sofferente. Proprio grazie alla sua salda coscienza cristiana, ha saputo resistere ad ogni totalitarismo, diventando nel tempo della dittatura nazista e fascista difensore degli ebrei, degli ortodossi e di tutti i perseguitati, e poi, nel periodo del comunismo, «avvocato» dei suoi fedeli, specialmente dei tanti sacerdoti perseguitati e uccisi. Sì, è diventato «avvocato» di Dio su questa terra, poiché ha tenacemente difeso la verità e il diritto dell’uomo di vivere con Dio.

“Con un’unica oblazione [Cristo] ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati” (
He 10,14). Questa espressione della Lettera agli Ebrei, poc’anzi proclamata, ci invita a considerare la figura del Beato Cardinale Stepinac secondo la “forma” di Cristo e del suo Sacrificio. Il martirio cristiano infatti è la più alta misura di santità, ma lo è sempre e soltanto grazie a Cristo, per suo dono, come risposta alla sua oblazione che riceviamo nell’Eucaristia. Il Beato Alojzije Stepinac ha risposto con il suo sacerdozio, con l’episcopato, con il sacrificio della vita: un unico “sì” unito a quello di Cristo. Il suo martirio segna il culmine delle violenze perpetrate contro la Chiesa durante la terribile stagione della persecuzione comunista. I cattolici croati, in particolare il clero, sono stati oggetto di vessazioni e soprusi sistematici, che miravano a distruggere la Chiesa cattolica, a partire dalla sua più alta Autorità locale. Quel tempo particolarmente duro è stato caratterizzato da una generazione di Vescovi, di sacerdoti e di religiosi pronti a morire per non tradire Cristo, la Chiesa e il Papa. La gente ha visto che i sacerdoti non hanno mai perso la fede, la speranza, la carità, e così sono rimasti sempre uniti. Questa unità spiega ciò che è umanamente inspiegabile: che un regime così duro non abbia potuto piegare la Chiesa.

Anche oggi la Chiesa in Croazia è chiamata ad essere unita per affrontare le sfide del mutato contesto sociale, individuando con audacia missionaria strade nuove di evangelizzazione, specialmente al servizio delle giovani generazioni. Cari Fratelli nell’Episcopato, vorrei incoraggiare anzitutto voi nello svolgimento della vostra missione. Quanto più opererete in feconda concertazione tra voi e in comunione con il Successore di Pietro, tanto più potrete affrontare le difficoltà della nostra epoca. È importante, inoltre, che soprattutto i Vescovi e i sacerdoti operino sempre al servizio della riconciliazione tra i cristiani divisi e tra cristiani e musulmani, seguendo le orme di Cristo, che è nostra pace. Riguardo ai sacerdoti, non mancate di offrire loro chiari indirizzi spirituali, dottrinali e pastorali. La comunità ecclesiale, infatti, presenta al proprio interno legittime diversità, tuttavia essa non può rendere una testimonianza fedele al Signore se non nella comunione dei suoi membri. Questo richiede da voi il servizio della vigilanza, da offrire nel dialogo e con grande amore, ma anche con chiarezza e fermezza. Cari Fratelli, aderire a Cristo significa “osservare la sua parola” in ogni circostanza (cfr Jn 14,23).

A tale proposito, il Beato Cardinale Stepinac così si esprimeva: «Uno dei più grandi mali del nostro tempo è la mediocrità nelle questioni di fede. Non facciamoci illusioni … O siamo cattolici o non lo siamo. Se lo siamo, bisogna che questo si manifesti in ogni campo della nostra vita» (Omelia nella Solennità dei SS. Pietro e Paolo, 29 giugno 1943). L’insegnamento morale della Chiesa, oggi spesso non compreso, non può essere svincolato dal Vangelo. Spetta proprio ai Pastori proporlo autorevolmente ai fedeli, per aiutarli a valutare le loro responsabilità personali, l’armonia tra le loro decisioni e le esigenze della fede. In tal modo si avanzerà in quella “svolta culturale” necessaria per promuovere una cultura della vita e una società a misura dell’uomo.

Cari sacerdoti - specialmente voi parroci - conosco l’importanza e la molteplicità dei vostri compiti, in un’epoca nella quale la scarsità di presbiteri comincia a farsi fortemente sentire. Vi esorto a non perdervi d’animo, a rimanere vigilanti nella preghiera e nella vita spirituale per compiere con frutto il vostro ministero: insegnare, santificare e guidare quanti sono affidati alle vostre cure. Accogliete con magnanimità chi bussa alla porta del vostro cuore, offrendo a ciascuno i doni che la bontà divina vi ha affidato. Perseverate nella comunione con il vostro Vescovo e nella collaborazione reciproca. Alimentate il vostro impegno alle sorgenti della Scrittura, dei Sacramenti, della lode costante di Dio, aperti e docili all’azione dello Spirito Santo; sarete così operatori efficaci della nuova evangelizzazione, che siete chiamati a realizzare unitamente ai laici, in modo coordinato e senza confusione fra ciò che dipende dal ministero ordinato e ciò che appartiene al sacerdozio universale dei battezzati. Abbiate a cuore la cura delle vocazioni al sacerdozio: sforzatevi, con il vostro entusiasmo e la vostra fedeltà, di trasmettere un vivo desiderio di rispondere generosamente e senza esitazione a Cristo, che chiama a conformarsi più intimamente a Lui, Capo e Pastore.

Cari consacrati e consacrate, molto la Chiesa si attende da voi, che avete la missione di testimoniare in ogni epoca «la forma di vita che Gesù, supremo consacrato e missionario del Padre per il suo Regno, ha abbracciato ed ha proposto ai discepoli che lo seguivano» (Esort. ap. Vita consecrata, 22). Dio sia sempre la vostra unica ricchezza: da Lui lasciatevi plasmare, per rendere visibile all’uomo d’oggi, assetato di valori veri, la santità, la verità, l’amore del Padre celeste. Sorretti dalla grazia dello Spirito, parlate alla gente con l’eloquenza di una vita trasfigurata dalla novità della Pasqua. L’intera vostra esistenza diverrà così segno e servizio della consacrazione che ogni battezzato ha ricevuto quando è stato incorporato a Cristo.

A voi, giovani che vi preparate al sacerdozio o alla vita consacrata, desidero ripetere che il divino Maestro è costantemente all’opera nel mondo e dice a ciascuno di quelli che ha scelto: “Seguimi” (Mt 9,9). È una chiamata che esige la conferma quotidiana di una risposta d’amore. Sia sempre pronto il vostro cuore! L’eroica testimonianza del Beato Alojzije Stepinac ispiri un rinnovamento delle vocazioni tra i giovani croati. E voi, cari Fratelli nell’episcopato e nel presbiterato, non mancate di offrire ai giovani dei seminari e dei noviziati una formazione equilibrata, che li prepari a un ministero ben inserito nella società del nostro tempo, grazie alla profondità della loro vita spirituale e alla serietà dei loro studi.

Amata Chiesa in Croazia, assumi con umiltà e coraggio il compito di essere la coscienza morale della società, “sale della terra” e “luce del mondo” (cfr Mt 5,13-14). Sii sempre fedele a Cristo e al messaggio del Vangelo, in una società che cerca di relativizzare e secolarizzare tutti gli ambiti della vita. Sii la dimora della gioia nella fede e nella speranza.

Carissimi! Il Beato Cardinale Alojzije Stepinac e tutti i Santi della vostra terra intercedano per il vostro popolo e la Madre del Salvatore vi protegga! Con grande affetto imparto a voi ed all’intera Chiesa che è in Croazia la mia Benedizione Apostolica. Amen. Siano lodati Gesù e Maria!




CERIMONIA DI CONGEDO Aeroporto Internazionale di Zagreb Pleso Domenica, 5 giugno 2011

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Signor Presidente,
Illustri Autorità,
cari Fratelli nell’Episcopato,
fratelli e sorelle nel Signore!

La mia visita nella vostra terra giunge al termine. Anche se breve, essa è stata ricca di incontri, che mi hanno fatto sentire parte di voi, della vostra storia, e mi hanno offerto l’occasione per confermare la Chiesa pellegrina in Croazia nella fede in Gesù Cristo, unico Salvatore.

Questa fede, giunta fino a voi attraverso la testimonianza coraggiosa e fedele di tanti vostri fratelli e sorelle, alcuni dei quali non hanno esitato a morire per Cristo e il suo Vangelo, ho qui ritrovato viva e sincera. A Dio rendiamo lode per gli abbondanti doni di grazia che largamente dispone sul quotidiano cammino dei suoi figli! Desidero ringraziare quanti hanno collaborato all’organizzazione di questa mia visita e al suo ordinato svolgimento.

Porto vive nella mente e nel cuore le impressioni di queste giornate. Corale e sentita è stata, stamani, la partecipazione alla santa Messa in occasione della Giornata Nazionale delle Famiglie. L’incontro di ieri nel Teatro Nazionale mi ha dato modo di condividere una riflessione con i rappresentanti della società civile e delle comunità religiose. I giovani, poi, durante l’intensa Veglia di preghiera, mi hanno mostrato il volto luminoso della Croazia, rivolto al futuro, illuminato da una fede viva, come la fiamma di una lampada preziosa, ricevuta dai padri e che chiede di essere custodita e alimentata lungo il cammino. La preghiera presso la tomba del Beato Cardinale Stepinac ci ha fatto ricordare, in modo speciale, tutti coloro che hanno sofferto – e anche oggi soffrono – a motivo della fede nel Vangelo. Continuiamo ad invocare l’intercessione di questo intrepido testimone del Signore risorto, affinché ogni sacrificio, ogni prova, offerti a Dio per amore suo e dei fratelli, possano essere come chicco di grano che, caduto nella terra, muore per portare frutto.

È stato per me motivo di gioia constatare quanto sia ancora viva nell’oggi l’antica tradizione cristiana del vostro popolo. L’ho toccato con mano soprattutto nella calorosa accoglienza che la gente mi ha riservato, come aveva fatto nelle tre visite del beato Giovanni Paolo II, riconoscendo la visita del Successore di san Pietro, che viene a confermare i fratelli nella fede. Questa vitalità ecclesiale, da mantenere e rafforzare, non mancherà di produrre i suoi effetti positivi sull’intera società, grazie alla collaborazione, che auspico sempre serena e proficua, tra la Chiesa e le istituzioni pubbliche. In questo tempo, nel quale sembrano mancare punti di riferimento stabili e affidabili, i cristiani, uniti “insieme in Cristo”, pietra angolare, possano continuare a costituire come l’anima della Nazione, aiutandola a svilupparsi e progredire.

Nel ripartire per Roma, vi affido tutti alle mani di Dio. Egli, datore di ogni bene e provvidenza amorevole, benedica sempre questa terra e il popolo croato e conceda pace e prosperità ad ogni famiglia.

La Vergine Maria vegli sul cammino storico della vostra patria e su quello dell’intera Europa, e vi accompagni anche la mia Apostolica Benedizione, che vi lascio con grande affetto.



A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR STEFAN GORDA, NUOVO AMBASCIATORE DI MOLDOVA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 9 giugno 2011

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Signor Ambasciatore,

Sono lieto di riceverla questa mattina mentre presenta le Lettere che l’accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Moldova presso la Santa Sede. La ringrazio per le gentili parole che mi ha rivolto. In cambio, le sarei grato se potesse esprimere al signor Marian Lupu, Presidente ad interim della Repubblica di Moldova, i voti cordiali che formulo per la sua persona e per tutto il popolo moldavo.

Il 2011 segna il 20º anniversario dell’indipendenza del suo Paese. È ora possibile vedere ciò che è stato realizzato e ciò che resta ancora da costruire. Nel suo discorso lei ha molto giustamente sottolineato le prove che la sua nazione ha dovuto affrontare e la profonda speranza che regna fra la popolazione per risolvere i problemi economici e quelli relativi all’unità nazionale. È chiaro che l’unità nella pace e nella serenità è un fattore che favorisce lo sviluppo economico e sociale, ma questo sviluppo ha anche un effetto positivo per il conseguimento dell’unità. Prego affinché siano trovate soluzioni durature per il bene di tutti, attraverso una giusta mediazione politica e la salvaguardia delle diverse identità. Il suo popolo ha scritto pagine gloriose nella storia del continente europeo. Che questo passato ispiri il vostro presente!

Il suo Paese desidera andare avanti. Si è fissato priorità economiche comprensibili e necessarie, ma queste ultime devono rispettare anche gli interessi e la sovranità nazionali, e contribuire al benessere di tutte le componenti della vostra società, cercando di evitare derive che favoriscano gli uni a detrimento degli altri. Per contribuire a raggiungere questo obiettivo, il suo Paese desidera stabilire relazioni strette con l’Unione Europea. È un bene che la Moldova nutra il desiderio di ritornare nella casa europea comune, ma questa ricerca legittima si può realizzare solo nel rispetto dei valori positivi del suo Paese. Non deve essere determinata unicamente dall’economia e dal benessere materiale. L’ideologizzazione di questi due elementi nel passato indica gli scogli da evitare. Di fatto questi possono portare all’abdicazione unilaterale dei valori secolari della vostra cultura. Tale adesione, che è un elemento importante, sarà autentica solo se l’Unione Europea riconoscerà l’apporto specifico che la Moldova può dare per poter procedere insieme verso un futuro ricco dell’identità di ogni Nazione. A motivo della sua tradizione e della sua fede cristiana, la Moldova può aiutare coraggiosamente l’Unione Europea a riscoprire ciò che essa non vuole più vedere e addirittura nega. D’altro canto, la pace, la giustizia e la prosperità della Moldova, che risulteranno certamente dalla realizzazione delle sue aspirazioni europee, saranno effettive solo se saranno vissute da ognuno dei suoi cittadini nella ricerca del bene comune e con una costante preoccupazione etica. Fra questi valori fondamentali ci sono quelli religiosi.

Le relazioni diplomatiche fra la Moldova e la Santa Sede stabilite 18 anni fa sono armoniose e me ne rallegro. Lo sono grazie alla fede cristiana che abita la Nazione e i suoi abitanti e ne rendo omaggio all’insieme della Chiesa ortodossa. Essa ha sempre condiviso con la Chiesa cattolica la necessità di difendere i valori religiosi e culturali contro il materialismo imperante e il relativismo che mette in discussione il contributo cristiano alla vita e alla società. Possano le relazioni fraterne fra i fedeli ortodossi e cattolici approfondirsi! Questi rapporti di rispetto e di amicizia reciproci sono una testimonianza d’amore che indica, al di là delle divisioni e delle loro conseguenze, che i cuori possono aprirsi alla riconciliazione, alla solidarietà e alla fraternità.

I fedeli della Chiesa cattolica in Moldova sono poco numerosi. Li saluto attraverso di lei, e in particolare saluto il Vescovo di Chisinau. Rendo grazie per il riconoscimento giuridico di cui gode la Chiesa cattolica in Moldova, per la sua progressiva organizzazione e per la costruzione di nuove chiese, fra le quali la cattedrale. Questi fatti dimostrano il livello eccellente del dialogo e della collaborazione esistenti fra le Istituzioni civili e la Chiesa cattolica. Noi tutti sappiamo che alcuni problemi ereditati da un passato recente devono essere ancora risolti. Cercare di curare e di rimarginare queste piaghe è un altro modo di contribuire positivamente all’unità del Paese e al suo sviluppo. Possano le autorità civili avere il coraggio di trovare soluzioni soddisfacenti giuste ed eque per il patrimonio ecclesiastico confiscato, al fine di permettere alla Chiesa cattolica di disporre dei mezzi per compiere la sua missione, nell’ambito non solo religioso ma anche educativo, sanitario e caritativo.

La Chiesa non chiede che le siano concessi privilegi particolari. Essa desidera solo essere fedele al suo fine proprio e servire ogni persona, senza distinzioni, secondo la missione affidatale da Cristo. La felice integrazione dei cattolici nel suo Paese e le eccellenti relazioni con la Chiesa ortodossa dimostrano la sua buona volontà. D’altro canto, numerosi moldavi si sono stabiliti in nazioni europee di tradizione cattolica. Essi vi cercano certamente una stabilità economica, ma intessono anche legami con i cattolici, approfondendo così ulteriormente le buone relazioni fra le due Chiese. Questi due fattori sono incoraggianti per trovare ulteriori soluzioni al fine di rafforzare ulteriormente l’armonia fra lo Stato moldavo e la Chiesa cattolica. Il mio pensiero si volge in particolare ai giovani moldavi. Prego per loro e desidero incoraggiarli. Le esprimo la mia gioia di sapere che un centinaio di essi potrà partecipare per la prima volta alla Giornata Mondiale della Gioventù, il prossimo agosto a Madrid. E, il prossimo ottobre, la Chiesa cattolica organizzerà la prima Settimana Sociale.La prospettiva di questi due eventi mi dà grande soddisfazione. Devono suscitare l’orgoglio del suo Paese.

Mentre lei, Eccellenza, inaugura ufficialmente le sue funzioni presso la Santa Sede, formulo i miei migliori auspici per il felice svolgimento della sua missione. Sia certo, Signor Ambasciatore, di trovare sempre presso i miei collaboratori l’attenzione e la comprensione cordiali che la sua alta funzione merita, come pure l’affetto del Successore di Pietro per il suo Paese. Invocando l’intercessione della Vergine Maria, prego il Signore di effondere abbondanti Benedizioni su di lei, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, e anche sul popolo moldavo e sui suoi dirigenti.


A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR NARCISO NTUGU ABESO OYANA, NUOVO AMBASCIATORE DELLA GUINEA EQUATORIALE PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 9 giugno 2011

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Signor Ambasciatore,

1. Mi è grato ricevere dalle mani di Vostra Eccellenza le Lettere che l’accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Guinea Equatoriale presso la Santa Sede, porgendole allo stesso tempo il mio più cordiale benvenuto a questo atto solenne.

Ringrazio per il gentile saluto che mi ha trasmesso da parte del Signor Presidente della Repubblica. Mentre contraccambio con piacere questo gesto deferente, supplico l’Onnipotente di far sì che la Missione diplomatica che lei, Eccellenza, comincia oggi, rafforzi ulteriormente il cammino della sana indipendenza e del rispetto reciproco fra la Chiesa e lo Stato nella sua amata Nazione, con la quale la Santa Sede mantiene strette relazioni e che segue con sollecita attenzione, di cui è segno eloquente la recente nomina del nuovo vescovo di Ebebiyin.

2. Signor Ambasciatore, come evidenziano le sue cortesi parole, che mi hanno fatto sentire più vicina la sua Patria, i suoi concittadini nutrono sentimenti di affetto per il successore di Pietro, colmati da una devozione sentita e fedele, frutto del vigore e dell’accuratezza con cui la semina evangelica è stata fatta nella sua nobile terra, per radicarsi profondamente in essa e per produrre uno splendido raccolto nell’ordine sia spirituale sia materiale.

3. Nel perfezionamento della società e nel dispiegamento di nuove strutture capaci di darle una trama più flessibile, non mancherà ai figli e alle figlie della Guinea Equatoriale la presenza incoraggiante della Chiesa, che infonde la luce della fede in Cristo, mostra all’uomo la sua autentica vocazione e lo aiuta a lavorare senza venir meno per tutto ciò che gli rende degno e lo nobilita. Ciò consente di nutrire la ferma speranza che i suoi concittadini, rafforzati da questa stessa fede, non vacilleranno nel loro proposito di partecipare attivamente e saggiamente all’edificazione di una convivenza serena a armoniosa. In questo clima, la persona umana si potrà realizzare appieno in conformità con la sua altissima dignità e con i diritti fondamentali e germineranno copiosamente valori fondamentali come la tutela della vita, la cura della salute, lo sviluppo dell’educazione e della solidarietà, e anche la salvaguardia dell’ambiente e l’equa distribuzione della ricchezza. Tutto ciò è condizione indispensabile per ravvivare un vero progresso sociale, che raggiunga tutti, ma in modo particolare i più poveri e bisognosi, e al quale tutti possano contribuire con il proprio apporto adeguato, libero e responsabile.

4. In tal senso, non dubito che le Autorità del suo amato Paese, che lei, Eccellenza, rappresenta, sapranno incanalare e interpretare le genuine aspirazioni dei suoi concittadini, riflesso del proprio patrimonio storico, morale e culturale, e per il cui sviluppo e successivo consolidamento nella coscienza delle persone e nella società stessa ha svolto un ruolo estremamente significativo il costante, disinteressato e intenso operato della Chiesa.

A tale proposito, non si possono non constatare con vivo compiacimento gli sforzi compiuti per recuperare e ristrutturare molti luoghi di culto, come pure le iniziative intraprese per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, specialmente di quelli che hanno grandi difficoltà a vivere in modo dignitoso. Incoraggio quindi tutti a continuare a percorrere con entusiasmo questo cammino, rimediando alle carenze sociali, economiche e culturali esistenti. Da parte sua, la comunità cristiana, nell’ambito della sua stessa missione, andrà avanti con impegno rinnovato e generoso, mettendo a disposizione del popolo la sua lunga e feconda esperienza nel campo della promozione del matrimonio e della famiglia, della salute, della formazione delle nuove generazioni e dell’esercizio della carità e della beneficenza. Non potrebbe essere diversamente, poiché la Chiesa non ignora che tutto ciò che favorisce la concordia e la fratellanza, lo sradicamento della povertà, l’incremento della giustizia e del dialogo, come pure il rafforzamento della reciproca intesa, apre orizzonti luminosi di futuro e nobilita l’essere umano, il quale, non bisogna mai dimenticarlo, è a immagine di Dio.

5. Signor Ambasciatore, nel chiedere all’Onnipotente che l’alta responsabilità che le è stata affidata sia coronata da abbondanti successi, le assicuro che la Curia Romana e i suoi diversi uffici saranno sempre disposti ad aiutarla nello svolgimento della sua funzione. Su di lei, Eccellenza, sui suoi familiari e sui suoi collaboratori, come pure su tutti gli abitanti della Guinea Equatoriale, invoco con fervore generose Benedizioni del cielo.



A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR HENRY LLEWELLYN LAWRENCE, NUOVO AMBASCIATORE DEL BELIZE PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 9 giugno 2011

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Signor Ambasciatore,

sono lieto di accoglierla in Vaticano e di ricevere le Lettere Credenziali con le quali è stato nominato Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Belize presso la Santa Sede. Le sono grato per avermi trasmesso i saluti cordiali del Governatore Generale, Sir Colville Young, e, a mia volta, le chiedo di trasmettere cortesemente i miei buoni auspici a lui e a tutto il popolo della sua nazione.

La Santa Sede apprezza le proprie relazioni diplomatiche con il Belize quale strumento importante per acquisire la collaborazione reciproca per il benessere morale e materiale di tutti i suoi cittadini. Con la cooperazione di uomini e di donne di buona volontà in tutto il Centroamerica, la Chiesa opera per promuovere la pace e la prosperità fra tutti i popoli della regione, anche in circostanze difficili, basandosi sui valori evangelici eterni che hanno sempre servito bene il popolo della regione. Con una sollecitudine particolare per i poveri e per i deboli, la Chiesa richiama l’attenzione sulla dignità dell’uomo e opera per promuovere e potenziare quella dignità attraverso le sue numerose iniziative sociali, caritative e volte allo sviluppo. L’impegno per questa attività trae forza non solo dall’amore per la persona umana, ma soprattutto da un amore profondo per Dio «alla cui luce si comprendono pienamente l’identità, il senso e il fine della persona» (Giornata Mondiale della Pace 2011, n. 1).

Storicamente, la Chiesa cattolica in Belize ha goduto di relazioni cordiali con le autorità civili, in un’atmosfera volta alla realizzazione della missione affidatale dal Signore. Questa atmosfera è dovuta in gran parte alle fondamenta su cui è stato edificato il Belize, una base che sostiene i valori cristiani tradizionali e riconosce il valore perenne di diritti umani autentici e di fondamentali libertà politiche e civili che promuovono il rispetto per la persona umana, l’armonia sociale e il progresso della società nella sua interezza. Fra le leggi varate in questo Paese vi sono i diritti alla libertà religiosa e alla libertà di culto. Come ho avuto occasione di osservare di recente «Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata» (Ibidem, n. 2). La libertà di religione e la libertà di culto permettono ai credenti di prosperare come individui e di contribuire positivamente e pienamente alla vita del Paese in ogni sfera della attività umana. Che il suo Paese, Ambasciatore, sia un esempio a questo proposito per i suoi vicini e per quanti cercheranno di sminuire le conseguenze di tali diritti e dei loro corrispondenti valori.

La Chiesa cattolica in Belize si impegna nella società in vari modi, inclusa l’educazione dei giovani, in cooperazione con lo Stato. In linea di principio, l’educazione prepara gli individui e trae da loro il meglio cosicché essi, a loro volta, possano contribuire di buon grado alla società nella sua interezza dal punto di vista economico, culturale e sociale. L’educazione religiosa, e quella cattolica in particolare, dà il proprio contributo al benessere del vostro popolo poiché «abilitare le nuove generazioni a riconoscere nell’altro il proprio fratello e la propria sorella, con i quali camminare insieme e collaborare perché tutti si sentano membra vive di una stessa famiglia umana» (ibidem, n. 4) L’educazione reca frutti quando è basata su virtù già radicate nella famiglia «la cellula primaria della società umana» e «ambito primario di formazione per relazioni armoniose a tutti i livelli di convivenza umana, nazionale e internazionale» (ibidem). In possesso di una salda base di fede e di virtù, intelligenza e buona volontà, i giovani del Belize saranno preparati meglio ad assumere la guida civica e sociale, e a provvedere a un futuro stabile, giusto e pacifico per la nazione.

Con questi sentimenti, Ambasciatore, le offro ogni buon auspicio per la sua nuova missione e la assicuro della disponibilità della Curia Romana ad assisterla nel suo alto ufficio. Su di lei e su tutto il popolo del Belize, invoco le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.




A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR HUSSAN EDIN AALA, NUOVO AMBASCIATORE DELLA SIRIA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 9 giugno 2011

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Signor Ambasciatore,

È con piacere che la ricevo questa mattina mentre presenta le Lettere che l’accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Araba di Siria presso la Santa Sede. Lei ha tenuto a trasmettermi i saluti di Sua Eccellenza il Signor Presidente della Repubblica, e le sarei grato se potesse ringraziarlo per questo. Attraverso di lei, vorrei salutare anche tutto il popolo siriano, auspicando che possa vivere nella pace e nella fratellanza.

Come lei ha sottolineato, Signor Ambasciatore, sin dalle origini della Chiesa, la Siria è un luogo caro e significativo per i cristiani. Dall’incontro di Cristo risorto, lungo la via di Damasco, con Paolo che diverrà l’Apostolo delle Nazioni, numerosi sono i grandi santi che hanno costellato la storia religiosa del suo Paese. Numerose sono anche le testimonianze archeologiche di chiese, di monasteri, di mosaici dei primi secoli dell’era cristiana che ci ricollegano alle origini della Chiesa. La Siria è stata tradizionalmente un esempio di tolleranza, di convivenza pacifica e di relazioni armoniose fra cristiani e musulmani, e oggi le relazioni ecumeniche e interreligiose sono buone. Auspico vivamente che questa convivenza pacifica fra tutte le componenti culturali e religiose della Nazione prosegua e si sviluppi per il bene più grande di tutti, rafforzando così un’unità fondata sulla giustizia e sulla solidarietà.

Una simile unità può però edificarsi in modo duraturo solo sul riconoscimento della centralità e della dignità della persona umana. In effetti, «perché creato ad immagine di Dio, l’individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2007, n. 2). La via dell’unità e della stabilità di ogni nazione passa dunque per il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana. Questa deve dunque essere al centro delle istituzioni, delle leggi e dell’azione delle società. Di conseguenza, è anche di fondamentale importanza privilegiare il bene comune, mettendo da parte gli interessi personali o particolari. D’altro canto, il cammino dell’ascolto, del dialogo e della collaborazione deve essere riconosciuto come il mezzo attraverso il quale le diverse componenti della società possono confrontare i loro punti di vista e ottenere un consenso sulla verità concernente valori o fini particolari. Ne deriveranno grandi benefici per le singole persone e per le comunità (cfr. Discorso all’Onu, 18 aprile 2008).

In questa prospettiva, gli avvenimenti verificatisi nel corso degli ultimi mesi in alcuni Paesi dell’area del Mediterraneo, fra i quali la Siria, manifestano il desiderio di un futuro migliore negli ambiti dell’economia, della giustizia, della libertà e della partecipazione alla vita pubblica. Tali accadimenti mostrano anche l’urgente necessità di vere riforme nella vita politica, economica e sociale. Tuttavia, è vivamente auspicabile che questi cambiamenti non si realizzino in termini d’intolleranza, di discriminazione o di conflitto, e ancor meno di violenza, ma in termini di rispetto assoluto della verità, della coesistenza, dei diritti legittimi delle persone e delle collettività, come pure della riconciliazione. Simili principi devono guidare le Autorità, tenendo anche conto delle aspirazioni della società civile e delle insistenze internazionali.

Signor Ambasciatore, sono lieto di sottolineare qui il ruolo positivo dei cristiani nel suo Paese, che come cittadini sono impegnati nella costruzione di una società in cui tutti devono trovare il proprio posto. Non posso non menzionare qui il servizio reso dalla Chiesa cattolica nell’ambito sociale ed educativo, apprezzato da tutti. Mi permetta di salutare in modo particolare i fedeli delle comunità cattoliche, con i loro Vescovi, e d’incoraggiarli a sviluppare i vincoli di fratellanza con tutti. Le relazioni vissute quotidianamente con i loro concittadini musulmani mettono in luce l’importanza del dialogo interreligioso e la possibilità di lavorare insieme, in molti modi, in vista del bene comune. Che lo slancio conferito dalla recente Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi rechi frutti abbondanti nel suo Paese, a beneficio di tutta la popolazione e di un’autentica riconciliazione fra i popoli!

Per far progredire la pace nella regione, occorre trovare una soluzione globale. Questa non deve ledere gli interessi di nessuna delle parti in causa ed essere il frutto di un compromesso e non di scelte unilaterali imposte con la forza. Quest’ultima non risolve nulla, non più delle soluzioni parziali o unilaterali che sono insufficienti. Consapevoli delle sofferenze di tutte le popolazioni, dobbiamo procedere mediante un approccio deliberatamente globale, che non escluda nessuno dalla ricerca di una soluzione negoziata e che tenga conto delle aspirazioni e degli interessi legittimi dei diversi popoli chiamati in causa. Così, la situazione che il Medio Oriente sta vivendo da molti anni vi ha portato ad accogliere un gran numero di rifugiati, provenienti soprattutto dall’Iraq, fra i quali numerosi cristiani. Ringrazio vivamente il popolo siriano per la sua generosità.

Mentre inaugura la sua nobile missione di rappresentanza presso la Santa Sede, le formulo, Signor Ambasciatore, i miei voti migliori per il buon svolgimento della sua funzione. Sia certo che troverà sempre presso i miei collaboratori l’accoglienza e la comprensione di cui potrà aver bisogno. Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, come pure sugli abitanti della Siria, invoco di tutto cuore l’abbondanza delle Benedizioni divine.



Discorsi 2005-13 50611