Discorsi 2005-13 23132

CERIMONIA DI BENVENUTO Silao - Aeroporto Venerdì, 23 marzo 2012

23132

Eccellentissimo Signor Presidente della Repubblica,
Signori Cardinali,
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Distinte autorità,
Amato popolo di Guanajuato e dell’intero Messico,

sono molto felice di essere qui, e rendo grazie a Dio per avermi concesso di realizzare il desiderio, presente nel mio cuore da molto tempo, di poter confermare nella fede il Popolo di Dio di questa grande nazione nella sua propria terra. È proverbiale il fervore del popolo messicano verso il Successore di Pietro, che lo ha sempre molto presente nella sua preghiera. Lo dico in questo luogo, considerato il centro geografico del suo territorio, nel quale desiderò venire, sin dal suo primo viaggio, il mio venerato Predecessore, il beato Giovanni Paolo II. Non potendolo fare, lasciò in quella occasione un messaggio di incoraggiamento e benedizione quando sorvolava il suo spazio aereo. Oggi sono felice di farmi eco delle sue parole, proprio in questo luogo e tra di voi: Sono grato – diceva nel suo messaggio – per l’affetto verso il Papa e la fedeltà al Signore dei fedeli del Bajío e di Guanajuato. Che Dio li accompagni sempre (cfr Telegramma, 30 gennaio 1979).

Con questo intimo ricordo, la ringrazio, Signor Presidente, per la sua calorosa accoglienza, e saluto con deferenza la sua distinta consorte e le altre autorità che hanno voluto onorarmi con la loro presenza. Un saluto molto speciale a Mons. José Guadalupe Martín Rábago, Arcivescovo di León, così come a Mons. Carlos Aguiar Retes, Arcivescovo di Tlalnepantla e Presidente della Conferenza Episcopale Messicana e del Consiglio Episcopale Latinoamericano. Con questa breve visita, desidero stringere la mano di tutti i messicani e raggiungere le nazioni e i popoli latinoamericani, ben rappresentati qui da tanti Vescovi, proprio in questo luogo nel quale il maestoso monumento a Cristo Re, nel “Cerro del Cubilete”, manifesta il radicamento della fede cattolica tra i messicani, che si mettono sotto la sua costante benedizione in tutte le loro vicissitudini.

Il Messico, e la maggior parte delle popolazioni latinoamericane, hanno commemorato il bicentenario della propria indipendenza, o lo stanno facendo in questi anni. Molte sono state le celebrazioni religiose per rendere grazie a Dio di questo momento così importante e significativo. E in esse, come si è fatto nella Santa Messa nella Basilica di San Pietro a Roma, nella Solennità di Nostra Signora di Guadalupe, si è invocata con fervore Maria Santissima, che fece vedere con dolcezza come il Signore ama tutti e si consegnò per tutti, senza distinzioni. La Nostra Madre del cielo ha continuato a vegliare sulla fede dei suoi figli anche nella formazione di queste nazioni, e continua a farlo oggi dinanzi alle nuove sfide che si presentano loro.

Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità. Desidero confermare nella fede i credenti in Cristo, consolidarli in essa e incoraggiarli a rivitalizzarla con l’ascolto della Parola di Dio, i Sacramenti e la coerenza di vita. Così potranno condividerla con gli altri, come missionari tra i propri fratelli, ed essere fermento nella società, contribuendo a una convivenza rispettosa e pacifica, basata sulla incomparabile dignità di ogni persona umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare. Questa dignità si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla libertà religiosa, nel suo genuino significato e nella sua piena integrità.

Come pellegrino della speranza, vi dico con San Paolo: «Non siate tristi come gli altri che non hanno speranza» (
1Th 4,13). La fede in Dio offre la certezza di incontrarlo, di ricevere la sua Grazia, e su questo si basa la speranza di chi crede. Sapendo ciò, il credente si sforza di trasformare anche le strutture e gli avvenimenti presenti poco piacevoli, che sembrano immutabili e insuperabili, aiutando chi nella vita non trova né senso, né avvenire. Sì, la speranza cambia l’esistenza concreta di ogni uomo e di ogni donna in maniera reale (cf. Spe salvi ). La speranza addita «un cielo nuovo e una terra nuova» (Ap 21,11), cercando di rendere palpabili già ora alcuni dei loro riflessi. Inoltre, quando si radica in un popolo, quando viene condivisa, essa si diffonde come la luce che disperde le tenebre che offuscano e attanagliano. Questo Paese, questo Continente, sono chiamati a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasformandola in un atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di camminare uniti verso un mondo migliore. Come già dissi a Roma, «continuate ad avanzare senza scoraggiarvi nella costruzione di una società fondata sullo sviluppo del bene, il trionfo dell’amore e la diffusione della giustizia» (Omelia nella solennità di Nostra Signora di Guadalupe, Roma, 12 dicembre 2011).

Insieme alla fede e alla speranza, il credente in Cristo, e la Chiesa nel suo insieme, vivono e praticano la carità come elemento essenziale della loro missione. Nella sua accezione primaria, la carità «è anzitutto e semplicemente la risposta a una necessità immediata in una determinata situazione» (Deus caritas est ), come è soccorrere coloro che patiscono la fame, sono privi di dimora, sono infermi o bisognosi in qualche aspetto della loro esistenza. Nessuno rimane escluso per la sua origine o le sue convinzioni da questa missione della Chiesa, che non entra in competizione con altre iniziative private o pubbliche, anzi, essa collabora volentieri con coloro che perseguono questi stessi fini. Tantomeno pretende altra cosa che non sia fare del bene, in maniera disinteressata e rispettosa, al bisognoso, a chi, molte volte, manca più di tutto proprio di una prova di amore autentico.

Signor Presidente, amici tutti: in questi giorni chiederò vivamente al Signore e alla Vergine di Guadalupe che questo popolo faccia onore alla fede ricevuta e alle sue migliori tradizioni; e pregherò specialmente per coloro che più ne hanno bisogno, particolarmente quanti soffrono a causa di antiche e nuove rivalità, risentimenti e forme di violenza. Già so che mi trovo in un Paese orgoglioso della sua ospitalità e desideroso che nessuno si senta estraneo nella sua terra. Lo so, già lo sapevo, però ora lo vedo e lo sento in modo molto profondo nel cuore. Spero con tutta la mia anima che lo sentano anche tanti messicani che vivono fuori della propria patria natìa, ma che mai la dimenticano e desiderano vederla crescere nella concordia e in un autentico sviluppo integrale. Molte grazie.




INCONTRO CON I BAMBINI Plaza de la Paz, Guanajuato Sabato, 24 marzo 2012

24032


Cari bambini,

sono felice di potervi incontrare e di vedere i vostri volti allegri che riempiono questa bella piazza. Voi occupate un posto molto importante nel cuore del Papa. E in questo momento desidero che lo sappiano tutti i bambini del Messico, particolarmente quelli che sopportano il peso della sofferenza, l’abbandono, la violenza o la fame, che in questi mesi, a causa della siccità, si è fatta sentire fortemente in alcune regioni. Grazie per questo incontro di fede, per la presenza festosa e la gioia, che avete espresso con i canti. Oggi siamo pieni di giubilo, e questo è importante. Dio vuole che siamo sempre felici. Egli ci conosce e ci ama. Se lasciamo che l’amore di Cristo cambi il nostro cuore, allora noi potremo cambiare il mondo. Questo è il segreto della felicità autentica.

Questo luogo nel quale ci ritroviamo ha un nome che esprime l’anelito presente nel cuore di tutti i popoli: “la pace”, un dono che proviene dall’Alto. «La pace sia con voi» (
Jn 20,21). Sono le parole del Signore risorto. Le ascoltiamo in ogni Messa, e oggi risuonano di nuovo qui, con la speranza che ciascuno si trasformi in seminatore e messaggero di quella pace per la quale Cristo donò la sua vita.

Il discepolo di Gesù non risponde al male con il male, bensì è sempre strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria, servitore dell’unità. Gesù vuole scrivere in ognuna delle vostre vite una storia di amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei vostri amici. Egli non si stancherà di dirvi di amare sempre tutti e di fare il bene. Voi lo ascolterete, se avrete sempre un rapporto assiduo con Lui, che vi aiuterà anche nelle situazioni più difficili.

Sono venuto perché sentiate il mio affetto. Ciascuno di voi è un regalo di Dio per il Messico e per il mondo. La vostra famiglia, la Chiesa, la scuola e chi ha responsabilità nella società devono lavorare uniti perché voi possiate ricevere come eredità un mondo migliore, senza invidie né divisioni.

Per questo, desidero levare la mia voce invitando tutti a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia.

Voi, miei piccoli amici, non siete soli. Contate sull’aiuto di Cristo e della sua Chiesa per condurre uno stile di vita cristiano. Partecipate alla Messa domenicale, alla catechesi, a qualche gruppo di apostolato, cercando luoghi di preghiera, fraternità e carità. Così vissero i beati Cristobal, Antonio e Giovanni, i piccoli martiri di Tlaxcala, che conoscendo Gesù, al tempo della prima evangelizzazione del Messico, scoprirono che non esiste tesoro più grande di Lui. Erano piccoli come voi, e da loro possiamo imparare che non esiste età per amare e servire.

Avrei il desiderio di trattenermi più tempo con voi, ma devo già andarmene. Continueremo a rimanere uniti nella preghiera. Vi invito, allora, a pregare sempre, anche a casa; così sperimenterete la gioia di parlare con Dio in famiglia. Pregate per tutti, anche per me. Io pregherò per voi, perché il Messico sia un focolare nel quale tutti i suoi figli vivano in serenità e armonia. Vi benedico di cuore e vi invito a portare l’affetto e la benedizione del Papa ai vostri genitori e fratelli, così come a tutti gli altri che vi sono cari. Che la Vergine vi accompagni. Molte grazie, miei piccoli amici!



PAROLE IMPROVVISATE DOMENICA SERA DAVANTI AL COLLEGIO MIRAFLORES Domenica, 25 marzo 2012

25032

Queridos amigos, muchísimas gracias [Cari amici, grazie moltissimo] per questo entusiasmo. Sono molto felice di essere con voi. Ho fatto tanti viaggi, ma mai sono stato ricevuto con tanto entusiasmo. Porterò con me, nel mio cuore, l’impressione di questi giorni. Il Messico sarà sempre nel mio cuore. Posso dire che già da anni prego ogni giorno per il Messico, ma in futuro pregherò ancora, molto di più. Adesso, posso capire perché Papa Giovanni Paolo II ha detto: «Io mi sento un Papa messicano!».

Cari amici, anche se sono felicissimo di questo incontro, perdonatemi se mi ritiro perché domani sarà un giorno esigente. Concludo questa giornata con la mia benedizione: Vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. Buenas noches! [Buona notte!]




CERIMONIA DI CONGEDO Aeroporto Internazionale di Guanajuato Lunedì, 26 marzo 2012

26032

Signor Presidente,
Distinte autorità,
Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell'episcopato,
Amici messicani

La mia breve ma intensa visita in Messico giunge ora alla fine. Ma non è la fine del mio affetto e della mia vicinanza ad un Paese che porto nell’intimo di me stesso. Parto colmo di esperienze indimenticabili, come indimenticabili sono tante attenzioni e dimostrazioni di affetto ricevute. Ringrazio per le cortesi parole che mi ha indirizzato il Signor Presidente, come pure per tutto quello che hanno fatto le Autorità per questo significativo Viaggio. E ringrazio con tutto il cuore quanti hanno facilitato o hanno collaborato affinché, sia negli aspetti importanti come nei più piccoli dettagli, gli eventi di queste giornate si siano svolti felicemente. Chiedo al Signore che tanti sforzi non siano stati vani, e che, con il suo aiuto, producano frutti abbondanti e duraturi nella vita di fede, speranza e carità di León e Guanajuato, del Messico e dei Paesi fratelli dell'America Latina e dei Caraibi.

Davanti alla fede in Gesù Cristo, che ho sentito vibrare nei cuori, e alla devozione affettuosa per la sua Madre - invocata qui con titoli tanto belli come quello di Guadalupe e della Luce - che ho visto riflessa nei volti, desidero ripetere con forza e chiarezza un invito al popolo messicano ad essere fedele a sé stesso e a non lasciarsi intimorire dalle forze del male, ad essere coraggioso e lavorare affinché la linfa delle sue radici cristiane faccia fiorire il suo presente ed il suo futuro.

Sono stato anche testimone di segni di preoccupazione per diversi aspetti della vita in questo amato Paese, alcuni rilevati più di recente ed altri che provengono dal passato, e che continuano a causare tante lacerazioni. Li porto ugualmente con me, condividendo sia le gioie sia il dolore dei miei fratelli messicani, per metterli in preghiera ai piedi della Croce, nel cuore di Cristo, dal quale scaturiscono l'acqua ed il sangue redentori.

In queste circostanze, esorto ardentemente i cattolici messicani e tutti gli uomini e donne di buona volontà, a non cedere alla mentalità utilitarista, che finisce sempre col sacrificare i più deboli ed indifesi. Li invito ad un sforzo solidale che permetta alla società di rinnovarsi dalle sue fondamenta per realizzare una vita degna, giusta ed in pace per tutti. Per i cattolici, questo contributo al bene comune è anche un'esigenza di quella dimensione essenziale del Vangelo che è la promozione umana ed una espressione altissima della carità. Per questo la Chiesa esorta tutti i suoi fedeli ad essere anche buoni cittadini, coscienti della loro responsabilità di preoccuparsi per il bene degli altri, di tutti, sia nella sfera personale sia nei diversi settori della società.

Cari amici messicani, vi dico addio nel vero senso della bella espressione tradizionale ispanica: Rimanete con Dio! Sì, addio; sempre nell'amore di Cristo, nel quale tutti ci incontriamo e ci incontreremo. Che il Signore vi benedica e Maria Santissima vi protegga. Molte grazie.



CERIMONIA DI BENVENUTO Aeroporto Internazionale Antonio Maceo di Santiago de Cuba Lunedì, 26 marzo 2012

26132
Signor Presidente,
Signori Cardinali e Fratelli nell’Episcopato,
Eccellentissime Autorità,
Membri del Corpo Diplomatico,
Signori e Signore,
Cari amici cubani!

La ringrazio, Signor Presidente, per la sua accoglienza e le sue cortesi parole di benvenuto, con le quali ha voluto trasmettere anche i sentimenti di rispetto da parte del governo e del popolo cubano verso il Successore di Pietro. Saluto le Autorità che ci accompagnano, come pure i Membri del Corpo diplomatico qui presenti. Rivolgo un cordiale saluto all’Arcivescovo di Santiago di Cuba e Presidente de la Conferenza Episcopale, Mons. Dionisio Guillermo García Ibáñez, all’Arcivescovo de La Habana, il Signor Cardinale Jaime Ortega y Alamino, e agli altri Fratelli Vescovi di Cuba, ai quali manifesto tutta la mia vicinanza spirituale. Saluto, infine, con tutto l’affetto del mio cuore, i fedeli della Chiesa cattolica in Cuba, i cari abitanti di questa bella isola e tutti i cubani, lì dove si trovano. Vi tengo sempre molto presenti nel mio cuore e nella mia preghiera e ancora di più nei giorni nei quali si avvicinava il momento tanto desiderato di visitarvi e che, grazie alla bontà divina, ho potuto realizzare.

Nel venire tra voi, non posso tralasciare il ricordo della storica visita a Cuba del mio Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, che ha lasciato una traccia indelebile nell’animo dei cubani. Per molti, credenti e non, il suo esempio e i suoi insegnamenti costituiscono una guida luminosa che li orienta sia nella vita personale sia nella realizzazione pubblica del servizio al bene comune della Nazione. In effetti, il suo passaggio nell’isola fu come una brezza soave di aria fresca che diede nuovo vigore alla Chiesa in Cuba, destando in molti una rinnovata coscienza dell’importanza della fede, incoraggiando ad aprire i cuori a Cristo, e, nello stesso tempo, illuminò la speranza e stimolò il desiderio di lavorare con audacia per un futuro migliore. Uno dei frutti importanti di quella visita fu l’inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato cubano, con uno spirito di maggiore collaborazione e fiducia, benché rimangano ancora molti aspetti nei quali si può e si deve avanzare, specialmente per quanto si riferisce al contributo imprescindibile che la religione è chiamata a svolgere nell’ambito pubblico della società.

Sono vivamente lieto di unirmi alla vostra gioia a motivo della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della scoperta dell’immagine benedetta della Vergine della Carità del “Cobre”. La sua singolare figura è stata, fin dall’inizio, molto presente sia nella vita personale dei cubani sia nei grandi avvenimenti del Paese, in modo speciale durante la sua indipendenza, essendo da tutti venerata come vera madre del popolo cubano. La devozione a «la Virgen Mambisa» ha sostenuto la fede e ha incoraggiato la difesa e la promozione di ciò che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali, e continua a farlo anche oggi con più forza, dando così testimonianza visibile della fecondità della predicazione del Vangelo in queste terre, e delle profonde radici cristiane che danno vita all’identità più profonda dell’animo cubano. Seguendo la scia di tanti pellegrini nel corso di questi secoli, anch’io desidero recarmi a “El Cobre” a prostrarmi ai piedi della Madre di Dio, per ringraziarla dei suoi interventi in favore di tutti i suoi figli cubani e chiedere la sua intercessione, affinché guidi i percorsi di questa amata Nazione sui sentieri della giustizia, della pace, della libertà e della riconciliazione.

Vengo a Cuba come Pellegrino della carità, per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza, che nasce dalla presenza dell’amore di Dio nelle nostre vite. Porto nel mio cuore le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino, le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti più nobili, in modo speciale dei giovani e degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, così come dei poveri e bisognosi.

Molte parti del mondo vivono oggi un momento di particolare difficoltà economica, che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie. Non si può proseguire a lungo nella stessa direzione culturale e morale che ha causato la dolorosa situazione che tanti sperimentano. Al contrario, il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa. Per questo, nel cuore e nella mente di molti, si fa strada sempre di più la certezza che la rigenerazione delle società e del mondo richiede uomini retti e di ferme convinzioni morali e alti valori di fondo che non siano manipolabili da interessi limitati, e che rispondano alla natura immutabile e trascendente dell’essere umano.

Cari amici, sono convinto che Cuba, in questo momento così importante della sua storia, sta guardando già al domani, e per questo si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti; a ciò coopererà quell’immenso patrimonio di valori spirituali e morali che hanno plasmato la sua identità più genuina, e che si trovano scolpiti nell’opera e nella vita di molti insigni padri della patria, come il Beato José Olallo y Valdés, il Servo di Dio Félix Varela o l’insigne José Martí. La Chiesa, da parte sua, ha saputo contribuire con impegno alla promozione di tali valori mediante la sua generosa e instancabile missione pastorale, e rinnova i suoi propositi di continuare a lavorare senza tregua per servire meglio tutti i cubani.

Prego il Signore che benedica con abbondanza questa terra e i suoi figli, in particolare quelli che si sentono svantaggiati, gli emarginati e quanti soffrono nel corpo e nello spirito, affinché, per intercessione della Nostra Signora della Carità del Cobre, conceda a tutti un futuro pieno di speranza, di solidarietà e di concordia. Molte grazie.



VISITA AL SANTUARIO DELLA VIRGEN DE LA CARIDAD DEL COBRE, Scalinata del Santuario Martedì, 27 marzo 2012

27032


Cari fratelli e sorelle!

Sono venuto come pellegrino fino alla casa dell’immagine benedetta di Nostra Signora della Carità, “la Mambisa”, come la invocate affettuosamente. La sua presenza in questo paese di El Cobre è un regalo del Cielo per i cubani.

Desidero salutare cordialmente quanti sono qui presenti. Ricevete l’affetto del Papa e portatelo dappertutto, perché tutti sperimentino la consolazione e la fortezza nella fede. Fate sapere a quanti incontrate, vicini o lontani, che ho affidato alla Madre di Dio il futuro della vostra Patria, affinché avanzi nel cammino di rinnovamento e di speranza, per il maggior bene di tutti i cubani. Ho pregato la Vergine Santissima anche per le necessità di coloro che soffrono, di coloro che sono privi di libertà, lontani dalle persone care o vivono gravi momenti di difficoltà. Ho posto, allo stesso tempo, nel suo Cuore Immacolato i giovani, affinché siano autentici amici di Cristo e non cedano alle proposte che lasciano tristezza dietro di sè. Davanti a Maria della Carità, mi sono ricordato anche, in modo particolare, dei cubani discendenti di coloro che giunsero qui dall’Africa, come pure della vicina popolazione di Haiti, che soffre ancora delle conseguenze del ben conosciuto terremoto di due anni fa. E non ho dimenticato i molti contadini e le loro famiglie, che desiderano vivere intensamente nelle loro case il Vangelo, e offrono anche le loro case come centri di missione per la celebrazione dell’Eucaristia.

Sull’esempio della Santissima Vergine, incoraggio tutti i figli di questa cara terra a continuare a fondare la vita sulla roccia salda che è Gesù Cristo, a lavorare per la giustizia, ad essere servitori della carità e perseveranti in mezzo alle prove. Che niente e nessuno vi sottragga la gioia interiore, così caratteristica dell’animo cubano. Che Dio vi benedica. Molte grazie.



CERIMONIA DI CONGEDO Aeroporto Internazionale José Martí di La Habana Mercoledì, 28 marzo 2012

28032

Signor Presidente,
Signori Cardinali e cari Fratelli nell'Episcopato,
distinte Autorità,
Signore e Signori,
amici tutti,

Rendo grazie a Dio che mi ha permesso di visitare questa bella Isola, che ha lasciato un segno così profondo nel cuore del mio amato Predecessore, il beato Giovanni Paolo II, quando venne in queste terre come messaggero della verità e della speranza. Anch’io ho desiderato ardentemente di venire tra voi come pellegrino della carità, per ringraziare la Vergine Maria per la presenza della sua venerata immagine del Santuario del Cobre, dal quale, da quattro secoli, accompagna il cammino della Chiesa in questa Nazione ed infonde coraggio a tutti i cubani, affinché, dalla mano di Cristo, scoprano il vero senso delle ansie e dei desideri che annidano nel cuore umano, e abbiano la forza necessaria per costruire una società solidale, nella quale nessuno si senta escluso. «Cristo, che è risorto dai morti, brilla in questo mondo, e lo fa nel modo più chiaro proprio là dove secondo il giudizio umano tutto sembra cupo e privo di speranza. Egli ha vinto la morte – Egli vive – e la fede in Lui penetra come una piccola luce tutto ciò che è buio e minaccioso» (Veglia di preghiera coi giovani, Fiera di Friburgo di Brisgovia, 24 settembre 2011).

Ringrazio il Signor Presidente e le altre Autorità del Paese per l'interesse e la generosa collaborazione prestata per il positivo svolgimento di questo Viaggio. La mia viva gratitudine va anche ai Membri della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Cuba che non hanno lesinato sforzi e sacrifici per questo stesso fine, come pure a quanti hanno offerto il loro contribuito, in vario modo, in particolare con la preghiera.

Porto nell’intimo del mio cuore tutti e ciascuno dei cubani, che mi hanno circondato con la loro preghiera e il loro affetto, offrendomi una cordiale ospitalità e facendomi partecipe delle loro più profonde e giuste aspirazioni.

Sono venuto qui come testimone di Gesù Cristo, nella ferma convinzione che, dove Egli arriva, lo scoraggiamento lascia il posto alla speranza, la bontà allontana le incertezze, ed una forza vigorosa apre l’orizzonte a inusitate e benefiche prospettive. Nel suo Nome, e come Successore dell'Apostolo Pietro, ho voluto ricordare il suo Messaggio di salvezza perché rafforzi l'entusiasmo e la sollecitudine dei Vescovi cubani, come pure dei loro sacerdoti, dei religiosi e di coloro che si preparano con impegno al ministero sacerdotale e alla vita consacrata. Che serva anche come nuovo impulso a quanti cooperano, con costanza ed abnegazione, nell’opera di evangelizzazione, specialmente ai fedeli laici, affinché, intensificando la loro dedizione a Dio negli ambienti di vita e nel lavoro, non si stanchino di offrire con responsabilità il loro apporto al bene e al progresso integrale della patria.

Il cammino che Cristo propone all'umanità, e ad ogni persona e popolo in particolare, non la coarta in nulla, anzi è il fattore primo e principale per il suo autentico sviluppo. La luce del Signore, che ha brillato con fulgore in questi giorni, non si spenga in chi l'ha accolta ed aiuti tutti a rafforzare la concordia e a far fruttificare il meglio dell'anima cubana, i suoi valori più nobili, sui quali è possibile fondare un società di ampi orizzonti, rinnovata e riconciliata. Che nessuno si senta impedito a prendere parte a questo appassionante compito, per limitazione delle proprie libertà fondamentali, né si senta esonerato da esso, per negligenza o carenza di mezzi materiali. Situazione che risulta aggravata quando misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese pesano negativamente sulla popolazione.

Concludo qui il mio pellegrinaggio, ma continuerò a pregare ardentemente affinché continuiate il vostro cammino e Cuba sia la casa di tutti e per tutti i cubani, dove convivano la giustizia e la libertà, in un clima di serena fraternità. Il rispetto e la cura della libertà che palpita nel cuore di ogni uomo è imprescindibile per rispondere in modo adeguato alle esigenze fondamentali della sua dignità, e costruire così una società nella quale ciascuno si senta protagonista indispensabile del futuro della propria vita, della propria famiglia e della propria patria.

L'ora presente reclama in modo urgente che, nella convivenza umana, nazionale ed internazionale, si eliminino posizioni inamovibili ed i punti di vista unilaterali che tendono a rendere più ardua l'intesa ed inefficace lo sforzo di collaborazione. Le eventuali discrepanze devono essere risolte ricercando, senza stancarsi, ciò che unisce tutti, con un dialogo paziente e sincero e una volontà sincera di ascolto che accolga obiettivi portatori di nuove speranze.

Cuba, ravviva in te la fede dei tuoi padri! Prendi da questa fede la forza per edificare un avvenire migliore, abbi fiducia nelle promesse del Signore, apri il tuo cuore al suo Vangelo per rinnovare in modo autentico la vita personale e sociale.

Mentre vi rivolgo il mio commosso addio, chiedo a Nostra Signora della Carità del Cobre che protegga col suo manto tutti i cubani, li sostenga in mezzo alle prove e ottenga dall'Onnipotente la grazia che maggiormente desiderano. Hasta siempre, Cuba, terra impreziosita dalla presenza materna di Maria. Che Dio benedica il tuo futuro. Molte grazie.





INCONTRO CON I GIOVANI SPAGNOLI DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ DI MADRID 2011 Aula Paolo VI Lunedì 2 aprile 2012

20412

Signor Cardinale Arcivescovo di Madrid,
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari giovani,
Amici tutti,

Ringrazio per le amabili parole che mi ha rivolto il Signor Cardinale Antonio María Rouco Varela, facendosi interprete dei sentimenti di tutti i presenti, e lo saluto con caro affetto, così come saluto i Signori Vescovi della Provincia ecclesiastica di Madrid e il Signor Vescovo di San Sebastián e responsabile del dipartimento di pastorale della gioventù nella Conferenza Episcopale Spagnola.

Sono contento di dare il benvenuto, presso la sede di Pietro, a quanti partecipate a questo pellegrinaggio, che avete organizzato con entusiasmo per ringraziare il Papa del suo viaggio in Spagna in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata lo scorso mese di agosto.

Saluto cordialmente le autorità, gli organizzatori, patrocinatori e volontari, ma, in modo speciale, i giovani, che sono i protagonisti e i principali destinatari di questa iniziativa pastorale voluta fortemente dal mio amato predecessore, il beato Giovanni Paolo II, del quale oggi ricordiamo il suo transito al cielo.

Ho ben presente anche tutti i vescovi della Spagna e i delegati episcopali di gioventù, che tanto hanno collaborato nelle diocesi per il felice svolgimento di quel significativo evento ecclesiale. E non posso non menzionare i membri della Vita Consacrata e tante altre persone e istituzioni che hanno offerto il loro prezioso e generoso contributo al buon esito dell’iniziativa.

Ogni volta che mi torna in mente la ventiseiesima Giornata Mondiale della Gioventù, il mio cuore si riempie di gratitudine a Dio per l’esperienza di grazia di quei giorni indimenticabili. Dal mio arrivo, si susseguirono e si moltiplicarono le dimostrazioni di accoglienza e di ospitalità, unite alla fede e alla gioia dei giovani, che diventarono segni eloquenti di Cristo risorto.

Cari amici, quello splendido incontro può essere capito solo alla luce della presenza dello Spirito Santo nella Chiesa. Egli non cessa di infondere coraggio nei cuori, e continuamente ci spinge nella pubblica piazza della storia, come a Pentecoste, per dar testimonianza delle meraviglie di Dio. Voi siete chiamati a cooperare a questo appassionante compito e vale la pena dedicarsi a esso senza riserve. Cristo ha bisogno di voi al suo fianco per estendere ed edificare il suo Regno di carità. Ciò sarà possibile se lo considerate come il migliore degli amici e lo testimoniate conducendo una vita secondo il vangelo, con coraggio e fedeltà.

Qualcuno potrebbe supporre che questo non ha niente a vedere con lui o che è un’impresa che supera le sue capacità e talenti. Ma non è così. In questa avventura nessuno è di troppo. Per questo, non tralasciate di chiedervi a che cosa vi chiama il Signore e come potete aiutarlo. Tutti avete una vocazione personale che Egli ha voluto proporvi per la vostra felicità e santità. Quando qualcuno si vede conquistato dal fuoco del suo sguardo, nessun sacrificio sembra così grande per seguirlo e dargli il meglio di se stesso. Così hanno fatto sempre i santi estendendo la luce del Signore e la potenza del suo amore, trasformando il mondo fino a convertirlo in un focolare accogliente per tutti, dove Dio è glorificato e i suoi figli benedetti.

Cari giovani, come quegli apostoli della prima ora, siate anche voi missionari di Cristo tra i vostri familiari, amici e conoscenti, nei vostri ambienti di studio o lavoro, tra i poveri e i malati. Parlate del suo amore e della sua bontà con semplicità, senza complessi né timori. Cristo stesso vi darà forza per questo. Da parte vostra, ascoltatelo e abbiate un rapporto frequente e sincero con Lui. Raccontategli con fiducia i vostri desideri e le vostre aspirazioni, anche le vostre pene e quelle delle persone che vedete bisognose di consolazione e di speranza. Rievocando quegli splendidi giorni, desidero esortarvi anche a non risparmiare nessuno sforzo perché quelli che vi circondano Lo scoprano personalmente e si incontrino con Lui, che è vivo, e con la sua Chiesa.

Ieri, nella solennità della domenica delle Palme, abbiamo iniziato la Settimana Santa, nella quale seguiamo i passi di Cristo fino alla celebrazione del suo mistero pasquale. Lo acclamiamo come Messia e Figlio di Davide, agitando, come i bambini e i giovani di Gerusalemme, le palme della salvezza e del giubilo. Allo stesso tempo, contempliamo la sua dolorosa passione e la sua umiliazione fino alla morte. Vi invito, durante questi giorni santi, a unirvi pienamente al nostro Redentore, ricordando quella solenne Via Crucis della Giornata Mondiale della Gioventù. In essa abbiamo pregato commossi davanti alla bellezza di quelle immagini sacre, che esprimevano con profondità i misteri della nostra fede. Vi incoraggio a farvi carico anche voi della vostra croce, e della croce del dolore e dei peccati del mondo, per comprendere meglio l’amore di Cristo per l’umanità. Così vi sentirete chiamati a proclamare che Dio ama l’uomo e gli ha inviato suo Figlio, non per condannarlo, ma perché raggiungesse una vita piena e con significato.

Cari amici, sono sicuro che già state pensando di andare a Rio de Janeiro, dove molti giovani del mondo intero torneranno a riunirsi, in quella che senza dubbio sarà un’ulteriore pietra miliare del cammino della Chiesa, sempre giovane, che vuole ampliare l’orizzonte delle nuove generazioni con il tesoro del vangelo, energia di vita per il mondo. Mentre ora avanziamo con gli occhi fissi sull’imminente aurora della Pasqua, la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile sia una nuova e gioiosa esperienza di Cristo risorto, che conduce tutta l’umanità verso lo splendore della vita che procede da Dio.

Maria Santissima, che rimase silenziosa ai piedi della croce del suo Figlio e attese paziente il compimento delle sue promesse, sia sempre per voi Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza vostra. Grazie, molte grazie per la vostra presenza festosa e gioviale, cari giovani. Vi benedico di tutto cuore.





Discorsi 2005-13 23132