Agostino, Consenso Evang. 325

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CAPITOLO 25

Le apparizioni di Cristo risorto nei Vangeli e in S. Paolo.

70. Delle apparizioni del Signore risorto ai discepoli è necessario trattare non solo per mettere in luce l'accordo che sull'argomento esiste fra i quattro evangelisti (Mt 28,1-20 Mc 16,1-20 Lc 24,1-53 Jn 20,1-21,25), ma anche per sottolineare com'essi concordino con l'apostolo Paolo, il quale nella Prima Lettera ai Corinzi scrive cosi: Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo mori per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli Apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto (1Co 15,3-8). Quest'ordine nel succedersi dei fatti non è seguito da nessuno degli evangelisti. Occorre quindi porsi il problema se l'ordine presentato dagli evangelisti non contrasti per caso con quello di Paolo.

Ricordiamoci tuttavia che il racconto non è completo in nessuna delle fonti: per cui la ricerca è da estendersi solo alle cose riferite da più narratori, per rilevare se ci siano contrapposizioni nei loro racconti. Orbene, fra gli evangelisti il solo Luca non riferisce che il Signore fu visto dalle donne, le quali avrebbero visto soltanto gli angeli (Lc 24,4). Matteo afferma che egli si fece loro incontro mentre se ne tornavano via dal sepolcro. Marco in più dice che il Signore fu visto per primo da Maria Maddalena (Mc 16,9), e in cio s'accorda con Giovanni; solo che sul modo dell'apparizione descritto ampiamente da Giovanni (Jn 20,14), Marco non dice nulla. Diverso il racconto di Luca: egli non solo omette di narrare - come notavo sopra - le apparizioni del risorto alle donne ma nel riportare le parole che quei due discepoli (uno dei quali si chiamava Cleopa) a lui rivolsero prima di riconoscerlo, dà l'impressione che le donne non raccontarono ai discepoli nient'altro se non che avevano visto degli angeli, a detta dei quali egli era vivo. Leggiamo il testo: Ed ecco che in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sessanta stadii da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.

Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accosto e camminava con loro; ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: " Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino e perché siete tristi? ". Uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: " Tu solo sei cosi forestiero in Gerusalemme da non sapere cio che vi è accaduto in questi giorni? ". Domando: " Che cosa? ". Gli risposero: " Tutto cio che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto cio sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di avere avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto " (Lc 24,13-24).

Stando a Luca, i due di Emmaus narrarono le cose in modo che gli altri condiscepoli potessero ricordare o ravvivare il ricordo di quanto riferito dalle donne o da coloro che di corsa si erano recati alla tomba appena seppero che il suo corpo era stato portato via dal sepolcro. Luca, per l'esattezza, dice che a correre alla tomba fu il solo Pietro: egli si prostro verso l'interno, vide che c'erano soltanto i lenzuoli sistemati a parte e poi se ne torno indietro stupito in cuor suo per quello che era accaduto (Lc 24,12). Questi particolari nei confronti di Pietro Luca li colloca prima del racconto dei due che il Signore incontro lungo la via e dopo aver narrato delle donne che avevano visto gli angeli dai quali appresero la notizia della resurrezione di Gesù. Pare che Pietro proprio in quel frattempo corse al sepolcro; ma il racconto di Luca su Pietro è da prendersi come una ricapitolazione. Pietro infatti si reco frettolosamente al sepolcro quando vi si reco anche Giovanni, e cio accadde dopo che dalle donne, e soprattutto da Maria Maddalena, avevano avuto la notizia della scomparsa della salma. Ora questa Maria Maddalena reco la notizia dopo aver visto la pietra rotolata via dal sepolcro; e dopo ancora accadde la visione degli angeli e dello stesso nostro Signore. Gesù dunque dovette apparire due volte alle donne: una volta presso la tomba e un'altra facendosi loro incontro mentre si allontanavano dalla tomba (Mt 28,10 Lc 24,24 Jn 20,14): e tutto questo dovette succedere prima che egli si mostrasse lungo la strada a quei due discepoli, uno dei quali si chiamava Cleopa.

Tant'è vero che questo Cleopa, parlando col Signore che ancora non aveva riconosciuto, non disse che Pietro era andato al sepolcro ma: Alcuni dei nostri si sono recati al sepolcro e hanno trovato le cose come avevano descritto le donne. E dunque verosimile che anch'egli descriva i fatti in forma riassuntiva soffermandosi un poco su quel che da principio le donne riferirono a Pietro e Giovanni riguardo al trafugamento della salma del Signore. Se pertanto Luca dice che Pietro corse al sepolcro riportando le parole di Cleopa, secondo il quale alcuni discepoli si erano recati al sepolcro, il racconto del terzo evangelista va completato con Giovanni il quale afferma che ad andare al sepolcro furono in due; e se in un primo tempo fa menzione del solo Pietro è perché Maria aveva portato la notizia soltanto a lui (Jn 20,6-8). Puo anche sorprendere quanto riferito da Luca e cioè che Pietro non entro nel sepolcro ma si prostro e vide soltanto i lenzuoli; dopo di che se ne ando via stupefatto (Lc 24,12). Cio appare in contrasto con Giovanni, il quale attribuisce la cosa a se stesso, cioè al discepolo che Gesù amava, e scrive che fu lui a vedere le cose cosi. Egli, sebbene arrivato per primo, non entro nel sepolcro ma si chino e vide i lenzuoli collocati da una parte. Tuttavia in un secondo momento entro anche lui (Jn 20,6), di modo che i fatti si sarebbero svolti cosi: in un primo momento Pietro si prostro [fuori del sepolcro] e vide (cio è ricordato da Luca e omesso da Giovanni), ma più tardi entro anche lui ed entro prima che entrasse Giovanni. In questa maniera i due racconti contengono la verità né vi è fra loro alcuna opposizione.

71. A questo punto occorre sistemare in modo organico e presentare la successione dei fatti, quale essa poté in realtà essere, in base alle testimonianze non solo dei quattro evangelisti ma anche dell'apostolo Paolo. Dando per scontato che il Signore aveva già parlato alle donne, voglio ora presentare l'ordine delle apparizioni del Risorto ai discepoli maschi; e a questo riguardo, prendendo nota di quanti ne ricordano i quattro evangelisti e l'apostolo Paolo, è da ritenersi che il primo degli uomini a cui apparve il Signore fu Pietro. Ma chi potrebbe escludere o asserire che il Signore prima di apparire a Pietro sia apparso a qualche altro discepolo non ricordato da alcuno degli scrittori sacri? Lo stesso Paolo infatti non dice che apparve per primo a Cefa ma solo che apparve a Cefa, quindi ai Dodici e poi a più di cinquecento discepoli in una sola volta (1Co 15,5-6).

Cosi dal suo racconto non risulta a chi dei Dodici e nemmeno a chi dei cinquecento sia apparso: per cui questi Dodici poterono essere l'uno o l'altro dei suo numerosissimi discepoli. Se egli infatti si fosse riferito a quei dodici che chiamo Apostoli, non avrebbe detto dodici ma undici. In realtà cosi leggono alcuni codici, che ritengo corretti da copisti turbati dall'affermazione da loro intesa nel senso di " dodici Apostoli ": i quali, morto Giuda, erano effettivamente undici. Non si nega con cio che possano essere nel vero i codici che recano " undici ": nel qual caso Paolo parlerebbe di altri discepoli innominati, sempre pero in numero di dodici. O potrebbe anche darsi che il numero sacro " dodici " era rimasto valido sebbene le persone fossero diventate undici. In effetti nella comunità quel numero era ritenuto cosi carico di mistero che, appunto per conservare il valore sacro che racchiudeva, non si poteva non sostituire con un altro discepolo, in concreto Mattia, il vuoto lasciato da Giuda (Cf. At 1,26).

Comunque stiano in realtà i fatti, non c'è nel nostro caso nulla che contrasti con la verità o con il racconto dell'uno o dell'altro degli autori sacri, che riteniamo fedelissimi. Sulla linea delle probabilità siamo dell'avviso che il Signore, dopo Pietro, apparve a quei due uno dei quali era Cleopa di cui scrive Luca per esteso (Lc 24,13), mentre Marco si contenta di una descrizione breve, del seguente tenore: Dopo cio si mostro a due di loro che si recavano nella casa di campagna ma con aspetto differente (Mc 16,12). Non ripugna che il villaggio di cui parla Luca sia stato chiamato "casa di campagna " da Marco. Un tal nome oggi si dà perfino a Betlemme, che una volta era chiamata addirittura " città ", e cio nonostante che oggi essa goda di un prestigio più grande per il fatto che in essa nacque il Signore, e per questo motivo il suo nome è diventato celebre nelle Chiese di tutte le genti. C'è inoltre da notare il fatto che nei codici greci si legge più frequentemente " campo " e non "casa di campagna ". Ora col nome " campo " si è soliti chiamare non solo i villaggi ma anche i paesi e le colonie che si trovano al di fuori delle mura cittadine, specie se si tratta di città che, rispetto agli altri centri abitati, fanno come da capo e da madre, per cui le si chiama metropoli.

72. Marco dice che il Signore si mostro loro in sembianze diverse (Mc 16,12). Pensiamo che cio equivalga a quel che dice Luca a proposito dei loro occhi incapaci di riconoscerlo (Lc 24,16). In effetti a questi loro occhi dové capitare un qualcosa per cui rimasero in quello stato finché egli non ebbe spezzato il pane. E pertanto questo suo mostrarsi in altra figura fu certamente per un motivo occulto e misterioso: egli non doveva essere riconosciuto da loro - come risulta dalla narrazione lucana - se non durante la frazione del pane. Cio che accadde ai loro occhi fu come un adeguamento allo stato del loro intelletto: siccome cioè la loro mente era incapace di comprendere la necessità della morte e resurrezione di Cristo, un fenomeno corrispettivo subirono i loro occhi, non perché la Verità voleva trarli in inganno ma perché essi stessi erano incapaci di afferrare la verità e nutrivano idee contrastanti con la realtà dei fatti. Se ne conclude che nessuno puo presumere di conoscere perfettamente Cristo se non fa parte del suo corpo che è la Chiesa, la cui unità è inculcata dall'Apostolo come una derivazione del sacramento del pane quando dice: Uno è il pane, e cosi noi, pur essendo molti siamo una cosa sola (1Co 10,17). I loro occhi si sarebbero aperti e lo avrebbero riconosciuto dopo che egli porse loro il pane benedetto: si sarebbero aperti (Lc 24,31), dico, alla comprensione di lui e sarebbe stato rimosso quell'impedimento che prima li bloccava sicché non riuscivano a conoscerlo. Non è infatti da pensare che i due camminassero a occhi chiusi ma che era sopraggiunto un qualcosa per cui non erano in grado di riconoscere quello che vedevano: su per giù come capita quando c'è foschia o umidità.

Non si dice con questo che il Signore non potesse trasformare il suo corpo in modo che le sue sembianze fossero effettivamente diverse da quelle che la gente era solita vedere. Cio fece già prima della passione quando si trasfiguro sul monte e il suo volto divenne splendente come il sole (Mt 17,2). Egli infatti da un corpo, qualunque esso sia, puo ricavarne un altro (un corpo vero, tratto da un altro corpo vero), se gli fu possibile ottenere vino vero da acqua vera (Jn 2,7-11). In realtà pero con quei due discepoli non fece una cosa di questo genere quando apparve loro in altra sembianza: accadde solo che non poté mostrarsi come effettivamente era perché i loro occhi erano impediti e incapaci di riconoscerlo. Con ogni verosimiglianza riteniamo che l'ostacolo posto dinanzi agli occhi di quei discepoli per cui essi non riuscivano a riconoscere Gesù derivasse da satana. Cristo lo permise soltanto, e questo finché non si giunse al sacramento del pane, per far comprendere che ogni ostacolo posto dal nemico per impedire il riconoscimento di Cristo lo si rimuove solo quando si partecipa dell'unità del suo corpo.

73. E da ritenersi che i due discepoli di cui stiamo parlando siano gli stessi di cui si occupa Marco (Mc 16,12-13), il quale aggiunge che essi andarono a riferire agli altri l'accaduto. In questo concorda con Luca, il quale scrive che, alzatisi immediatamente, tornarono a Gerusalemme dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri loro compagni, i quali asserivano che il Signore era veramente risorto ed era apparso a Simone. Anch'essi, a loro volta, raccontarono quanto era accaduto loro lungo il cammino e come l'avessero riconosciuto allo spezzare il pane (Lc 24,34). Si era dunque già sparsa la voce che Gesù era risorto e a spargerla erano state le donne e Simon Pietro, a cui il Signore era apparso. Di questo infatti stavano parlando i discepoli e cosi li trovarono quei due quando giunsero a Gerusalemme. Puo darsi quindi che i due finché furono per la strada non vollero dire nulla su quanto avevano saputo della sua resurrezione, limitandosi a parlare degli angeli che sarebbero stati visti dalle donne. Cio fecero per timore, non sapendo chi fosse colui con il quale stavano parlando; e a buon diritto c'era da temere che sbandierando alla leggera le notizie della resurrezione di Cristo, sarebbero potuti cadere nelle trame dei Giudei.

A questo punto ci si domanda come faccia Marco a dire: Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere (Mc 16,13), se Luca, al contrario, puo scrivere che nella stessa ora i discepoli già discorrevano fra loro del Signore veramente risorto e apparso a Simone (Lc 24,34). Come intendere il testo di Marco, se non nel senso che fra loro c'erano alcuni che non volevano credere? Inoltre, chi non vorrà ammettere, come cosa ovvia, che Marco ha omesso quanto invece racconta diffusamente Luca, e cioè le parole dette da Gesù prima che lo riconoscessero i discepoli, i quali di fatto lo riconobbero soltanto allo spezzare il pane? In realtà Marco, non appena ha raccontato che egli apparve sotto forma diversa a due che si recavano nella casa di campagna, subito aggiunse che costoro, tornati riferirono agli altri l'accaduto, ma non furono creduti. Ma come potevano rendere testimonianza di uno che non avevano riconosciuto? O come fecero a riconoscerlo se egli era loro apparso sotto altra forma? Ne deriva che Marco omette di raccontare come lo avessero riconosciuto e quindi come ne potevano parlare. E un procedimento degli evangelisti che ben dobbiamo tenere a mente. Dobbiamo cioè abituarci a pensare che essi nello scrivere sono soliti omettere quel che omettono di fatto congiungendo, ciononostante, l'una con l'altra le cose che descrivono. Se quindi un lettore non pone nel debito risalto questa loro costumanza, troverà qui il motivo principale dell'errore per cui si ammettono contraddizioni fra i Vangeli.

74. Vediamo ora cosa aggiunge Luca. Egli scrive: Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: " Pace a voi, sono io, non abbiate paura! ". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: " Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne né ossa come vedete che io ho ". Dicendo questo mostro loro le mani e i piedi (Lc 24,36-40). Di questa apparizione del Signore risorto pensiamo abbia voluto parlare anche Giovanni quando scrive: La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermo in mezzo a loro e disse: " Pace a voi! ". Detto questo, mostro loro le mani e il costato (Jn 20,19-20). A queste parole di Giovanni possono ragionevolmente collegarsi le altre che troviamo in Luca, mentre Giovanni le omette, e cioè: Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: " Avete qui qualche cosa da mangiare? ". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito e un favo di miele. E mangiato che ebbe davanti ad essi, prese gli avanzi e li diede loro (Lc 24,41-43). Dopo questa segnalazione possiamo subito collocare quella di Giovanni, che non troviamo in Luca: E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di

nuovo: " Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, cosi io mando voi ". Dopo aver detto questo alito su di loro e disse: " Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi " (Jn 20,20-23). Qui sarà lecito aggiungere il seguente testo di Luca, non riportato da Giovanni: Poi disse: " Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi ". Allora apri loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: " Cosi sta scritto: "Il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme". Di questo voi siete testimoni. E io mandero su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto " (Lc 24,44-49).

Cosi vediamo che anche Luca menziona la promessa dello Spirito Santo fatta dal Signore (Lc 14,26 Lc 15,26), della quale non si trova cenno se non nel Vangelo di Giovanni: annotazione questa su cui non si deve sorvolare. Dobbiamo cioè ricordare che gli evangelisti concordano fra di loro anche su quanto ciascuno personalmente non narra, sapendo che altri ne hanno parlato. Cosi Luca. Egli omette completamente i fatti avvenuti in seguito, né altro ricorda se non l'Ascensione di Gesù al cielo (Lc 24,50-51); eppure collega strettamente questo fatto con il racconto di prima, quasi che fosse avvenuto subito dopo l'altro. In realtà invece il primo episodio accadde il primo giorno dopo il sabato, nel giorno stesso cioè della resurrezione, mentre l'altro accadde dopo quaranta giorni, come narra Luca stesso negli Atti degli Apostoli (Cf. At 1,2-9). Una nota anche su quanto scrive Giovanni a proposito dell'apostolo Tommaso (Jn 20,24): egli non si sarebbe trovato insieme con gli altri quando arrivarono a Gerusalemme quei due, uno dei quali era Cleopa, mentre, secondo Luca, essi trovarono riuniti gli Undici con tutti i loro compagni (Lc 24,33). Il testo giovanneo è da interpretarsi nel senso che Tommaso era uscito dal cenacolo prima che il Signore apparisse ai discepoli intenti a discutere su quel che era accaduto.

75. Subito dopo Giovanni riferisce un'altra apparizione del Signore ai discepoli. Essa avvenne dopo otto giorni e vi partecipo anche Tommaso, che antecedentemente non aveva veduto il Risorto. Scrive Giovanni: Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermo in mezzo a loro e disse: " Pace a voi! ". Poi disse a Tommaso: " Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente! ". Rispose Tommaso: " Mio Signore e mio Dio! ". Gesù gli disse: " Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che non avendo visto crederanno! " (Jn 20,26-29). Questa seconda apparizione del Signore ai discepoli, cioè quella che Giovanni presenta come seconda, potremmo riscontrarla anche in Marco, sia pure compendiata come è solito fare questo evangelista.

Il testo di Marco tuttavia crea difficoltà in quanto vi si dice: Alla fine apparve agli Undici, mentre stavano a mensa (Mc 16,14), e la difficoltà non sta nell'omissione di Giovanni (Jn 21,1), che non parla di mensa (particolare che egli poteva certo omettere), ma nell'affermazione di Marco, secondo il quale la cosa accadde durante l'ultima apparizione, quella cioè a cui non ne segui alcun'altra, mentre secondo Giovanni ci fu quella presso il mare di Tiberiade, che fu la terza. La difficoltà poi si aggrava per le parole di Marco: E li rimprovero per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato (Mc 16,14). Non avevano creduto, cioè, a quei due ai quali il Risorto apparve mentre si recavano alla loro casa di campagna, né avevano creduto a Pietro, al quale secondo Luca (Lc 24,35), nel testo che abbiamo esaminato il Signore apparve per primo, e forse nemmeno a Maria Maddalena e alle altre donne che erano con lei presso il sepolcro, dove videro una prima volta il Signore, il quale poi si fece loro incontro una seconda volta mentre si allontanavano.

Il racconto di Marco procede effettivamente cosi: non appena riferito (e brevemente) l'episodio di quei due che lo videro mentre si recavano in campagna, sottolineato che essi andarono ad annunziare l'evento ai condiscepoli (che pero non vollero credere), subito giunge alla conclusione: Alla fine apparve agli Undici, mentre stavano a mensa, e li rimprovero per la loro durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato (Mc 16,14). Come fa Marco a dire che quella era l'ultima volta, quasi che i discepoli in seguito non l'abbiano più visto? Mentre invece l'ultima volta che gli Apostoli videro il Signore fu certo quando egli sali al cielo, cosa che accadde quaranta giorni dopo la resurrezione (Cf. At 1,9). Poteva forse rimproverarli di non aver prestato fede a coloro che l'avevano visto risorto quando essi stessi l'avevano visto tante volte di persona dopo la sua resurrezione? L'avevano visto soprattutto il giorno stesso in cui risuscito, cioè quando il primo giorno della settimana volgeva ormai alla fine, come narrano Luca e Giovanni (Lc 24,1 Jn 20,1).

Non rimane che intendere il racconto di Marco come un compendio, del resto frequente in lui, di tutti gli avvenimenti accaduti nel primo giorno della settimana, cioè nel giorno stesso della resurrezione. In quel giorno, di buon mattino, lo videro Maria e le altre donne che erano con lei, poi lo vide Pietro e in seguito quei due, uno dei quali era Cleopa di cui con ogni probabilità anche Marco ci ha voluto parlare. Quand'era ormai notte lo videro gli Undici, senza pero Tommaso, e gli altri che stavano con loro; ad essi i due narrarono l'apparizione avuta. Se pertanto Marco parla di un'ultima volta, lo fa perché l'apparizione agli Undici fu l'ultima di quel giorno. Stava infatti facendosi notte quando quei due, riconosciuto che ebbero il Signore allo spezzare il pane, tornarono a Gerusalemme e, come precisa Luca, trovarono gli Undici che parlavano con i compagni della resurrezione del Signore già apparso a Pietro.

In quel raduno essi riferirono ai condiscepoli quanto era accaduto loro lungo la strada, e come avessero riconosciuto il Signore mentre spezzava il pane (Lc 24,33-35). Sicuramente fra i presenti c'erano di quelli che non credevano, per cui è vera la constatazione di Marco: Ma neppure ad essi vollero credere (Mc 16,13). Quando poi si misero a tavola (come scrive Marco (Mc 16,14) ) e ancora discutevano sull'accaduto (cosi Luca), il Signore si fermo in mezzo alla sala e disse loro: Pace a voi! Di questo saluto parlano Luca e Giovanni (Lc 24,36 Jn 29,26), mentre del particolare che, quando egli entro, le porte erano chiuse, fa menzione solo Giovanni. Concludiamo dunque che il rimprovero mosso ai discepoli di non aver voluto credere a quanti lo avevano visto risorto, di cui troviamo notizia in Marco, è da collocarsi nel contesto delle parole che il Signore rivolse ai discepoli nell'apparizione riferita da Luca e Giovanni.

76. Ma c'è ancora qualcosa che ha del sorprendente. Ci si chiede cioè come faccia Marco a dire che il Signore apparve " agli Undici " seduti a mensa (Mc 16,14) quando, al dire di Luca e di Giovanni (Lc 24,29-36 Jn 20,19), si era ormai sul far della notte di quella domenica. Annota infatti espressamente Giovanni che in quell'occasione l'apostolo Tommaso non era con gli altri; e noi riteniamo che egli usci dalla sala prima che vi facesse ingresso il Signore, anche se dopo il ritorno di quei due, che si erano recati nel villaggio e poi vennero a riferire l'accaduto agli Undici come precisato da Luca. In realtà nel discorso di Luca c'è abbastanza spazio per comprendere come, fra un discorrere e l'altro dei discepoli, Tommaso ebbe modo di lasciare la sala dove in un secondo momento entro il Signore. Al dire di Marco invece, quando il Signore apparve agli Undici che stavano a mensa quella volta, che fu l'ultima (Mc 16,14), essi erano appunto Undici, e quindi con loro c'era anche Tommaso. O che l'evangelista si sia permesso di chiamare " gli Undici " il gruppo degli Apostoli, anche se uno di loro era assente, in quanto cosi li si designava ordinariamente prima che al posto di Giuda subentrasse Mattia?( Cf. At 1,26).

Se una tale interpretazione sembra forzata, non resta che prendere le parole di Marco nel senso che il Signore, dopo le numerose apparizioni distribuite variamente nell'arco di quei quaranta giorni, apparve ai discepoli (gli Undici discepoli seduti a mensa) anche alla fine, cioè nello stesso quarantesimo giorno. Siccome era imminente la sua ascensione al cielo, ritenne sommamente necessario proprio quel giorno rimproverarli di non aver prestato fede a quanti lo avevano visto risorto finché non lo ebbero visto loro stessi di persona. Fu, il loro, un atteggiamento molto riprovevole se si pensa che, quand'essi dopo la sua ascensione, cominciarono a predicare il Vangelo, popoli anche pagani accettarono con fede il loro annunzio pur senza aver veduto. E quanto descrive Marco stesso, il quale, dopo il rimprovero del Signore ai discepoli, continua: Gesù disse loro: " Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato (Mc 16,15-16). Gli Apostoli dunque avrebbero dovuto predicare che chi non avesse creduto sarebbe stato condannato: chi cioè si fosse rifiutato di prestar fede a cose non vedute. E non meritavano un rimprovero essi stessi se prima di vedere il Signore con i propri occhi non avevano voluto credere a coloro cui egli era apparso in antecedenza?

77. C'è un altro motivo per ritenere che quella descritta da Marco sia stata davvero l'ultima apparizione del Signore agli Apostoli in forma corporea mentre era ancora sulla terra. E tale motivo è nelle parole dell'evangelista, che prosegue: E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno. E prosegue: Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano (Mc 16,17-20). Con le parole: Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo, mostra con sufficiente chiarezza (cosi almeno sembra) che quello fu l'ultimo discorso tenuto ai discepoli dal Signore nella sua permanenza qui in terra, anche se ragioni assolutamente cogenti in tal senso non ci sono.

Non precisa infatti l'evangelista che egli ascese non appena ebbe terminato di dir loro tali cose, ma soltanto: Dopo aver parlato con loro. E consentito quindi ritenere, se ce ne fosse bisogno, che quello non fu realmente l'ultimo discorso, e nemmeno che quello fu l'ultimo giorno trascorso dal Risorto qui in terra. Anzi, l'espressione: Dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo, puo estendersi a tutte le volte che il Signore parlo ai discepoli nei giorni che seguirono la resurrezione. Per i motivi sopra esposti tuttavia si è inclini a ritenere che il giorno, di cui Marco, fu davvero l'ultimo trascorso in terra dal Signore. Questo soprattutto perché in tal modo si rende comprensibile quanto detto a proposito degli Undici, che in assenza di Tommaso erano in realtà dieci. Concludendo, è nostra opinione che dopo il discorso riportato da Marco, cui dovettero seguire le parole del Signore e dei discepoli che troviamo negli Atti degli Apostoli (Cf. At 1,4-8), il Signore immediatamente ascese il cielo; e tutto questo avvenne nel quarantesimo giorno dopo la resurrezione.

78. Giovanni, pur riconoscendo che tralascia molte delle cose compiute da Gesù, ci ha voluto tramandare una terza apparizione del Risorto ai discepoli (Jn 21,25). Accadde presso il mare di Tiberiade e ne furono testimoni sette discepoli che stavano pescando. Erano Pietro, Tommaso, Natanaele, i figli di Zebedeo e altri due innominati. Il Signore comando loro di gettare le reti dalla parte destra e i discepoli catturarono centocinquantatré grossi pesci. In quella circostanza il Signore domando a Pietro se lo amasse e gli diede l'incarico di pascere le sue pecore. Gli predisse anche i patimenti del martirio (Jn 21,1-24), mentre di Giovanni affermo: Quanto a lui, voglio che resti fino al mio ritorno (Jn 21,23). Con le quali parole Giovanni termina il suo Vangelo.

79. A noi pero, giunti a questo punto, s'impone l'obbligo di ricercare quando il Signore sia apparso per la prima volta ai discepoli in Galilea, se è vero che di questa apparizione, avvenuta in Galilea presso il mare di Tiberiade (Jn 21,19-23), Giovanni dice che fu la terza fra quelle che ebbero luogo in detta regione. Scoprirà facilmente la cosa chiunque voglia richiamare alla mente la descrizione che fa Giovanni del miracolo dei cinque pani (Jn 6,5-13). Egli comincia cosi: Dopo questi fatti Gesù ando all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade (Jn 6,1). Ci si domanda quindi: In quale altra regione, all'infuori della Galilea, si puo supporre che sia apparso per la prima volta ai discepoli il Signore dopo la sua resurrezione? Si pensi solo alle parole dell'angelo riportate da Matteo.

Incontrando le donne che si recavano al sepolcro, quell'angelo disse loro: Non abbiate paura voi! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto (Mt 8,5-7). E parimenti secondo Marco. Un angelo (poco importa se fu lo stesso o un altro) disse alle donne: Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto (Mc 16,6-7). Il senso ovvio di queste parole (cosi almeno sembra) è che Gesù risorto non si sarebbe mostrato ai discepoli in nessun'altra località che non fosse la Galilea.

Marco per altro non riferisce per niente questa apparizione. Egli racconta che Gesù risorto apparve anzitutto a Maria Maddalena il primo giorno dopo il sabato, che lei riferi l'accaduto ai discepoli, cioè ai seguaci di Gesù trovati in pianto e in lamenti e che essi non le prestarono fede. Poi ci racconta dell'apparizione ai due che si recavano in campagna e come anch'essi riferirono l'accaduto agli altri: avvenimenti che, stando ai racconti paralleli di Luca e Giovanni (Lc 24,33 Jn 20,19) si collocano a Gerusalemme come luogo e, come tempo, il giorno stesso della resurrezione mentre stava per farsi notte. Alla fine presenta quell'apparizione che, secondo lui, fu l'ultima e accadde mentre gli Undici stavano a mensa; e poi passa a raccontare la sua ascensione al cielo che, come tutti sappiamo, avvenne sul monte Uliveto, a poca distanza da Gerusalemme. Da nessuna parte quindi Marco colloca l'adempimento del messaggio recato dall'angelo di cui aveva pur fatto menzione. Quanto a Matteo, non dice assolutamente nulla riguardo ai luoghi delle apparizioni e né prima né dopo segnala località in cui il Signore risorto si fece vedere dai discepoli, all'infuori della Galilea, conforme aveva predetto l'angelo. Egli riporta le parole dette dall'angelo alle donne e il particolare che esse stavano allontanandosi dal sepolcro; quindi continua raccontando la vicenda dei custodi subornati affinché dicessero il falso (Mt 28,12-15).

Ricordandosi poi che l'angelo aveva detto: E risorto; vi precederà in Galilea, là voi lo vedrete (Mt 28,7), e ritenendo che dopo tale ordine non ci poteva essere nient'altro fra mezzo, passa subito a descrivere l'esecuzione di quel comando. Scrive: Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni pero dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: " Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto cio che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo " (Mt 28,16-20). E con queste parole Matteo conclude il suo Vangelo.

80. Se non avessimo i dettagliati racconti degli altri evangelisti, che ci impongono un esame più approfondito dei fatti, limitandoci al solo Matteo dovremmo concludere che i discepoli prima dell'apparizione in Galilea non videro in nessun altro luogo il Signore risorto. In tal senso, anche supponendo che Marco non avesse detto nulla sull'avvertimento dato antecedentemente dall'angelo (Mc 16,7), si sarebbe potuto ritenere che Matteo, riportando la notizia che i discepoli andarono in Galilea sul monte e ivi adorarono il Signore, abbia scritto cosi per mostrare la realizzazione del comando e della predizione fatta dall'angelo che egli stesso ha riferito in antecedenza. Ma ecco insorgere i racconti di Luca e di Giovanni, i quali con chiarezza, almeno relativa, dimostrano che lo stesso giorno della resurrezione il Signore fu visto dai discepoli a Gerusalemme (Lc 24,33 Jn 20,13), una città assai distante dalla Galilea: per cui si esclude che le apparizioni del Risorto poterono avverarsi in uno stesso giorno nelle due località. C'è inoltre Marco che, pur avendo narrato la stessa predizione dell'angelo, di cui Matteo, non racconta in alcun modo che il Signore risorto si lascio vedere dai discepoli in Galilea. Tutto cio impone una severa ricerca per vedere in che senso sia stato detto: Ecco, vi precederà in Galilea; là voi lo vedrete (Mt 28,7 Mc 16,7).

Se infatti lo stesso Matteo non avesse precisato in alcun modo che gli Undici si recarono sul monte della Galilea fissato da Gesù e che li lo videro e lo adorarono, avremmo ragionevolmente concluso che quell'apparizione in senso letterale non ci sia mai stata, e avremmo preso l'intera predizione in senso figurato. Le avremmo cioè dato il senso che di solito diamo a quanto scritto in Luca: Ecco, oggi e domani scaccio i demoni e compio guarigioni, e il terzo giorno arrivo alla fine (Lc 13,32), espressione, questa, che certamente non si è mai avverata in senso letterale. E osserviamo ancora: Se l'angelo avesse detto: " Là soltanto lo vedrete ", ovvero: " Non lo vedrete in nessun altro luogo fuorché in Galilea ", in tale ipotesi Matteo sarebbe certamente in contrasto con gli altri evangelisti.

Egli pero asserisce solo questo: Ecco, vi precederà in Galilea; là voi lo vedrete, senza specificare quando la cosa sarebbe avvenuta, se cioè immediatamente prima d'ogni altra apparizione, ovvero dopo essere apparso in altri luoghi anche fuori della Galilea. La stessa affermazione di Matteo, che ci informa dei discepoli andati in Galilea su un certo monte, non vale a determinare il giorno [dell'apparizione], e la successione stessa con cui si susseguono i fatti non obbliga a ritenere necessariamente che cio accadde prima d'ogni altra apparizione. Cosi spiegato, il racconto di Matteo non si oppone a quello degli altri evangelisti, anzi consente di interpretarli a dovere e di collocare ogni cosa a suo posto. Ma c'è di più. Nel fatto che il Signore non si cura d'indicare il luogo dove sarebbe comparso la prima volta ma ingiunge di andarlo a vedere in Galilea, dove sicuramente, anche se più tardi, sarebbe comparso, c'è un richiamo per ogni credente ad acuire la mente e ricercare il mistero racchiuso in quelle parole. Né solo in tali parole ma anche in quelle dette dall'angelo: Ecco vi precederà in Galilea, là voi lo vedrete, e che egli stesso aveva confermato dicendo: Andate, annunziate ai miei fratelli che debbono recarsi in Galilea perché è là che mi vedranno (Mt 28,7-10).

81. Al riguardo s'impone un'indagine previa per stabilire il tempo in cui il Signore si sarebbe fatto vedere corporalmente in Galilea perché sia vero quanto afferma Matteo: Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che il Signore aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni pero dubitavano (Mt 28,16-17). E scontato che l'apparizione non poté aver luogo lo stesso giorno in cui risorse: quel giorno infatti, mentre calava la notte, fu veduto dai discepoli a Gerusalemme, come attestano concordi Luca e Giovanni (Lc 24,33 Jn 20,13)e anche Marco, sia pure in modo non altrettanto esplicito. Quando dunque lo videro in Galilea? E non ci riferiamo all'apparizione presso il mare di Tiberiade, di cui parla Giovanni (Jn 21,1) (quella volta infatti erano in sette e il Signore apparve loro mentre stavano pescando); ma ce lo chiediamo avendo di mira il testo di Matteo, che ci presenta gli Undici riuniti sul monte dove, al dire dell'angelo, Gesù li aveva preceduti. In realtà, dal racconto di Matteo appare che i discepoli lo incontrarono sul monte perché lassù egli li aveva preceduti, in conformità con quanto da lui stabilito.

Non fu dunque il giorno stesso della resurrezione e nemmeno durante gli otto giorni successivi, al termine dei quali, come attesta Giovanni, il Signore si fece vedere ai discepoli, quando per la prima volta fu veduto anche da Tommaso, che il giorno della resurrezione non lo aveva veduto. Se infatti gli Undici lo videro nell'uno o nell'altro di quegli otto giorni in Galilea sopra un monte, come puo dire Giovanni che Tommaso lo vide per la prima volta solo nell'ottavo giorno? O che non era egli forse uno degli Undici? O che con quell'Undici non si indichino gli Undici che fin da allora erano detti anche Apostoli ma ci si dica soltanto che a quell'apparizione furono presenti undici discepoli fra i tanti che seguivano Gesù?

Se infatti risulta che già allora il termine " Apostoli " era riservato soltanto a quegli " Undici " cio non toglie che i discepoli erano molti di più. Poté quindi succedere che a quell'apparizione non erano presenti tutti e undici gli Apostoli, ma solo alcuni di loro, con l'aggiunta di qualche discepolo, per un totale di undici persone. Si spiegherebbe in questo modo l'assenza di Tommaso, che vide il Signore soltanto otto giorni dopo. Se non che, se vogliamo stare a Marco, egli, parlando degli Undici non presenta undici persone qualunque, ma dice: Apparve a quegli undici (Mc 16,14). E cosi Luca. Dicendo che tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli Undici e altri che erano con loro (Lc 24,33), anch'egli mostra di avere in mente quegli Undici ben determinati, cioè gli Apostoli. Aggiungendo infatti: E altri che erano con loro, esprime con notevole chiarezza che il termine Undici era applicato per eccellenza a persone ben determinate, in compagnia delle quali c'erano anche altri discepoli. In una parola, dobbiamo ritenere che gli Undici li menzionati sono gli Apostoli, designati fin da allora con tal nome. Tuttavia rimane possibile anche l'altra ipotesi, che cioè a vedere il Signore durante quegli otto giorni, ed esattamente su quel monte della Galilea, furono undici discepoli, alcuni del gruppo degli Apostoli, altri semplici discepoli.

82. Ecco tuttavia sollevarsi un'altra difficoltà. Ci viene da Giovanni, il quale, dopo aver asserito che il Signore fu visto non su di un monte da undici spettatori ma presso il mare di Tiberiade da sette discepoli intenti a pescare, precisa: Quella volta fu la terza che il Signore si lascio vedere dai discepoli dopo che risorse dai morti (Jn 21,14). Se dunque riteniamo che il Signore fu visto dagli undici discepoli, chiunque essi fossero, nell'ambito di quegli otto giorni e cioè prima che apparisse a Tommaso, l'apparizione presso il mare di Tiberiade non fu la terza ma la quarta. Una tale conclusione è tuttavia da scartarsi, cioè non la si puo prendere nel senso che Giovanni abbia parlato di terza apparizione, quasi che il Risorto sia apparso ai discepoli soltanto tre volte. Il suo computo va inteso piuttosto in riferimento ai giorni delle apparizioni e non alle apparizioni in se stesse; e questi giorni li dobbiamo prendere non come giorni consecutivi, cioè l'uno dopo l'altro, ma intervallati, come l'evangelista stesso testimonia.

A considerare infatti solo il primo giorno, cioè quello della resurrezione, e in quel giorno non contando l'apparizione alle donne ma stando ai racconti espliciti dei Vangeli, Gesù si manifesto tre volte: prima a Pietro, poi ai due, uno dei quali era Cleopa, terzo a moltissimi discepoli che sul far della notte stavano discutendo sugli avvenimenti della giornata. Tutte queste apparizioni Giovanni, volendo sottolineare che erano accadute in un sol giorno, le computa per una sola. La seconda, in quanto avvenuta in giorno diverso, fu quando lo vide anche Tommaso; la terza fu quella che avvenne presso il mare di Tiberiade, non perché quella fosse stata realmente la terza apparizione, ma perché avvenne in un terzo giorno, diverso dagli altri due. Stando dunque cosi le cose, siamo costretti a collocare l'apparizione avvenuta, al dire di Matteo, su un monte della Galilea alla presenza di undici discepoli, dopo tutte queste altre, note da varie fonti. Là il Signore li aveva preceduti tenendo fede a quanto da lui stesso stabilito, e in tal modo si adempiva alla lettera la predizione fatta dall'angelo e dal Signore in persona.

83. A voler tirare le somme e considerare l'insieme dei racconti lasciatici dai quattro evangelisti, troviamo che il Signore risorto apparve ai suoi dieci volte. La prima presso il sepolcro, alle donne; la seconda, alle stesse mentre si allontanavano dal sepolcro (Jn 20,14-18 Mc 16,9-11 Mt 28,9-10 Lc 24,9-12); la terza a Pietro (Lc 24,34); la quarta ai due che andavano nel villaggio (Lc 24,15-33); la quinta a Gerusalemme a un bel numero di discepoli, fra i quali pero non era Tommaso (Jn 20,19-24 Lc 24,36-43); la sesta quando si lascio vedere da Tommaso (Jn 20,26-29); la settima in riva al mare di Tiberiade (Jn 21,1-24); l'ottava sul monte della Galilea di cui parla Matteo (Mt 28,16-17); la nona è quella che Marco chiama l'ultima e avvenne mentre i discepoli erano a mensa: era l'ultima volta che mangiavano insieme qui in terra Maestro e discepoli (Mc 16,14-18). Nello stesso giorno si fece ancora vedere - e fu la decima volta - ma non era ormai più in terra: elevato da una nube stava salendo in cielo (Mc 16,19 Lc 24,50-51 At Lc 1,4).

Il fatto è ricordato sia da Marco che da Luca: da Marco dopo l'apparizione ai discepoli riuniti a mensa, con le parole: E il Signore, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo (Mc 16,19); da Luca con tratti alquanto diversi. Egli omette totalmente quanto il Signore poté compiere con i discepoli nei quaranta giorni dopo la resurrezione; e al primo giorno, cioè quello della resurrezione, nel quale apparve a diversi discepoli senza dir nulla, congiunge immediatamente l'ultimo giorno, cioè quello in cui ascese al cielo. Scrive cosi: Li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si stacco da loro e fu portato verso il cielo (Lc 24,50-51). Sicché, dopo averlo visto in terra, lo videro anche mentre saliva in cielo; e tutto sommato, ecco il numero delle volte che nei quattro Vangeli si racconta delle apparizioni del Signore a varie persone: nove volte mentre era in terra, una mentre, sollevato in aria, saliva in cielo.

84. Ma non tutto è stato di lui scritto, come attesta Giovanni (Jn 20,30 Jn 21,25). Dovettero dunque essere frequenti i suoi incontri con i discepoli in quei quaranta giorni che precedettero la sua ascensione al cielo (Cf. At 1,3), senza voler dire con questo che egli apparve loro tutti i giorni senza eccezioni. In realtà Giovanni afferma che, dopo il giorno della resurrezione, intercorsero otto giorni, alla fine dei quali apparve di nuovo (Jn 20,26-29). Quanto poi alla terza apparizione, quella che avvenne presso il mare di Tiberiade (Jn 21,1-24), forse avvenne il giorno successivo, dal momento che non c'è nulla in contrario. In seguito apparve in un giorno che gli sembro opportuno: lo stabili di persona in conformità alla predizione fatta di precederlo in Galilea su un certo monte. In sostanza, durante quei quaranta giorni apparve tutte le volte che volle, a chi volle e come volle.

E quanto asserisce Pietro nella sua predicazione a Cornelio e familiari: Per quaranta giorni noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua resurrezione dai morti (At 10,41). Non vuole con cio dire che in quei quaranta giorni mangiarono e bevvero con lui ogni giorno, cosa che sarebbe in contrasto con Giovanni, il quale segnala un intervallo di otto giorni nei quali non si lascio vedere, e poi apparve presso il mare di Tiberiade, che fu la terza volta. Ma se anche fosse apparso tutti i giorni e avesse mangiato con loro tutti i giorni, non ci sarebbe alcuna difficoltà; e se si menziona una durata di quaranta giorni (che è il risultato di dieci per quattro), cio sarebbe in relazione a un significato occulto, concernente o la totale estensione del mondo o l'intera durata del tempo presente. In effetti quei primi dieci giorni (che comprendevano anche gli otto) poterono senza stonatura essere come un tutto computato in base a una sua parte, conforme a quanto suole accadere nella Scrittura.

85. Si confronti al riguardo quel che scrive l'apostolo Paolo per vedere se vi si trovino elementi che aiutino a chiarire il problema. Egli dice: Risorse il terzo giorno secondo la Scrittura e apparve a Cefa(1Co 15,4-5). Non dice che per primo apparve a Cefa (Lc 24,34-36), cosa che sarebbe in contrasto con i Vangeli, dove si legge che egli per primo apparve alle donne (Mc 16,9 Mt 28,9-10). E continua: Dopo [apparve] ai Dodici (1Co 15,5), chiunque essi fossero e qualunque fosse l'ora, ma si era sicuramente nel giorno stesso della resurrezione. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta (1Co 15,6). Si poté trattare di persone che erano insieme agli Undici nel locale di cui avevano chiuso le porte per paura dei Giudei e dove entro Gesù mentre Tommaso era assente, o si poté trattare di un'altra apparizione avvenuta dopo gli otto giorni (Jn 20,19-26). Non ci sono contraddizioni. Quanto poi all'apparizione a Giacomo, dobbiamo ritenere che non fu quella la prima apparizione di cui fu favorito Giacomo, ma di un'altra di cui egli in particolare poté godere. Apparve poi - dice -a tutti gli Apostoli (1Co 15,7): non certo per la prima volta in quell'occasione, ma come per indicarci che in quei giorni s'intrattenne assai familiarmente con loro finché non ascese al cielo (Cf. At 9,3-9). E conclude: Dopo tutti gli altri apparve anche a me come a un aborto (1Co 15,8). S'intende che gli apparve dal cielo e trascorso del tempo dopo l'ascensione.

86. Ci si consenta di approfondire il problema finora rimandato, e cioè quale sia il mistero che si nasconde nel comando dato dal Risorto, e riferito da Matteo e Marco, quando disse: Vi precedero in Galilea, là mi vedrete (Mt 26,32 Mc 14,28). L'esecuzione di questo comando, se la si puo in qualche posto collocare, deve certo collocarsi, anche se non necessariamente, dopo molte altre apparizioni, mentre a fil di logica ci si aspetterebbe che tale apparizione sia stata l'unica o, quanto meno, la prima fra tutte le altre. Occorre pertanto notare - e la cosa è chiara - che tali parole non sono dell'evangelista che descrive una cosa come realmente avvenne, ma dell'angelo, che le pronuncia per mandato del Signore, e del Signore stesso che in un secondo momento le ribadisce. Quanto all'evangelista, egli racconta solamente che dall'angelo e dal Signore fu detto proprio cosi, invitandoci a prendere le loro parole come una profezia. Ora il termine " Galilea " puo significare o " migrazione " o " rivelazione ". Per cui, prendendo la parola nel senso di " migrazione ", cosa ci viene da pensare se non che l'espressione: Vi precederà in Galilea, là voi lo vedrete (Mt 28,7 Mc 16,7), si riferisce alla grazia di Cristo che dal popolo d'Israele sarebbe passata alle genti pagane? A questi pagani gli Apostoli stavano per predicare il Vangelo, ma nessuno avrebbe loro creduto se non fosse intervenuto il Signore stesso a preparare la via nel cuore degli uomini. In ordine a cio è detto: Egli vi precederà in Galilea.

Subito infatti le difficoltà si sarebbero risolte e appianate: illuminati dal Signore, i fedeli avrebbero aperto le porte alla predicazione cristiana con gioia e stupore degli stessi predicatori. E a questo si riferiscono le parole: Là voi lo vedrete. Cioè: Fra quelle moltitudini che vi accoglieranno e diverranno sue membra là lo troverete, là riconoscerete che c'è il suo vivo corpo. Che se al contrario vogliamo intendere il nome " Galilea " nel senso di " rivelazione ", dobbiamo andare con la mente non alla sua forma di servo ma a quella nella quale è Dio come il Padre (Cf. Fil 2,6-7). In tale forma lo avrebbero visto i suoi amici, secondo la promessa da lui fatta e riferita da Giovanni: Anch'io lo amero e gli manifestero me stesso (Jn 14,21). Non si tratta quindi di cio che essi già allora vedevano e nemmeno di cio che, risorto da morte, concesse loro di vedere, compresi i segni delle cicatrici, e anche di toccare (Lc 24,39).

Si riferisce piuttosto a quella luce ineffabile con cui illumina ogni uomo che viene in questo mondo, a quella luce che risplende nelle tenebre e le tenebre non l'accettano (Jn 1,9 Jn 9,15). Là egli ci ha preceduti: da li non si era allontanato quando era venuto in mezzo a noi e quando vi è ritornato precedendoci non ci ha abbandonati. Quella rivelazione sarà, per cosi dire, una vera Galilea, perché allora saremo simili a lui e lo vedremo cosi come egli è (1Jn 3,2). E sarà anche una migrazione: tanto più beata in quanto dal tempo presente passeremo all'eternità. Occorre pero che accogliamo con cuore aperto i comandi del Signore, per meritare di essere collocati alla sua destra nel giorno della separazione, quando coloro che si troveranno alla sinistra andranno a bruciare in eterno, mentre i giusti entreranno nella vita eterna (Mt 25,46). Da questo esilio essi emigreranno in quella patria e li lo vedranno, mentre gli empi saranno esclusi dalla visione. L'empio infatti sarà messo fuori e non vedrà la gloria del Signore (Mt 1,17). Infatti gli empi non vedranno la luce, mentre diceva il Signore: Questa è la vita eterna: che conoscano te, unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Jn 17,3): conoscerlo cioè come lo si conosce in quella eternità dove egli attraverso la sua natura di servo introdurrà i suoi servi affinché, divenuti figli, lo contemplino nella natura di Signore (Cf. Fil 2,6-7).



Agostino, Consenso Evang. 325