Agostino - Genesi 515

In qual fase fu creata la luna?

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15.30. Molti, inoltre, indagano esprimendosi con un diluvio di ciance, in quale stato fu creata la luna. Volesse il cielo ch'essi parlassero come persone impegnate nella ricerca e non piuttosto a farla da maestri! Essi infatti dicono che fu creata piena poiché non era conveniente che Dio, a proposito degli astri, facesse qualcosa d'imperfetto nel giorno in cui la Scrittura dice che furono creati. Coloro che si oppongono a questa opinione obiettano: "La luna dunque doveva essere al suo primo giorno e non al decimoquinto; chi mai infatti comincia a contare da questo numero?". Io invece sto a ugual distanza tra gli uni e gli altri senza difendere nessuna delle due opinioni, ma affermo chiaramente che Dio creò la luna perfetta sia che la creasse quando è al novilunio che quando è nel plenilunio. Dio infatti è l'autore e ordinatore delle stesse nature. Orbene, tutto ciò che una cosa produce in qualsiasi modo con un processo naturale attraverso tempi convenienti, lo conteneva anche prima allo stato latente, se non nella sua forma visibile o nella sua massa corporea, almeno nella sua essenza e nella ragione della propria natura, salvo che si debba dire che un albero, privo di frutti e spogliato delle sue foglie durante l'inverno, è imperfetto, oppure che, anche nei suoi primordi quando non aveva dato alcun frutto, quella natura era imperfetta. Ma ciò non sarebbe giusto affermarlo non solo dell'albero ma nemmeno del suo germe, in cui tutto ciò che si sviluppa in un modo o in un altro, in progresso di tempo, rimane latente sotto forme invisibili. D'altronde, anche se si affermasse che Dio fece qualcosa d'imperfetto perché lo rendesse perfetto in seguito lui stesso, che ci sarebbe di biasimevole in una tale opinione? Sarebbe giustamente da riprovare se si affermasse che fu resa perfetta da un altro una cosa iniziata da lui.

Si spiegano le varie fasi della luna.

15.31. Coloro dunque che, a proposito della terra creata da Dio quando egli fece il cielo e la terra, non si lamentano ch'essa era invisibile e caotica ma poi al terzo giorno fu resa visibile e disposta in ordine, perché mai si creano problemi avvolti da oscuri misteri a proposito della luna? Oppure, se ciò che la Scrittura dice a proposito della terra lo interpretano non come fatti avvenuti nel corso del tempo, avendo Dio creato simultaneamente la materia insieme alle cose, ma come si possono esporre in un racconto, perché mai a proposito d'un fatto che si può osservare pure con gli occhi, non vedono che la massa della luna è intera e perfetta in tutta la sua rotondità anche quando risplende in forma di falce, sia che cominci sia che termini di proiettare la sua luce sulla terra? Se dunque in essa la luce cresce arrivando alla sua completezza e decresce, non è la luna stessa a mutare ma la parte che viene illuminata. Se, al contrario, essa risplende sempre da una sola parte della sua piccola sfera, pare crescere mentre rivolge quella parte verso la terra sino a quando non si sia rivolta completamente - ciò che avviene dal primo giorno al decimoquarto -, essa è sempre piena ma non sempre appare così agli abitanti della terra. La spiegazione è la medesima anche se la luna è illuminata dai raggi del sole. Infatti anche così non può apparire, quando è vicina al sole, se non con i corni illuminati, poiché tutta l'altra faccia illuminata del suo globo è invisibile non essendo rivolta verso la terra; solo quando la luna si trova in opposizione al sole, appare alla terra l'intera sua faccia illuminata dal sole.

Si spiega Ps 135,8-9.

Ps 135,8-9
15.32. Non mancano tuttavia di quelli che dicono di credere che la luna fu creata originariamente al suo quattordicesimo giorno, non perché si debba credere ch'essa sia stata creata piena, ma perché nella Scrittura le parole di Dio sono del seguente tenore: La luna fatta per l'inizio della notte 32. Ora, la luna appare all'inizio della notte solo quando è piena; altre volte, al contrario, comincia ad apparire anche durante il giorno prima d'esser piena e nel corso tanto più avanzato della notte, quanto più essa decresce. Ma chi per "inizio" della meglio usando il termine, e nei Salmi sta scritto più chiaramente: (Ha fatto) il sole che presieda al giorno e la luna e le stelle che presiedano alla notte 33 - non è costretto a contare cominciando dal quattordicesimo giorno e credere che la luna sia stata creata originariamente al primo giorno della lunazione.

Hanno gli astri il medesimo splendore?

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16.33. Si è anche soliti discutere se questi luminari visibili del cielo, ossia il sole, la luna e le stelle abbiano uno splendore uguale ma, poiché hanno una distanza diversa dalla terra, appaiono perciò con uno splendore più o meno grande ai nostri occhi. Veramente, a proposito della luna, coloro che la pensano così non dubitano ch'essa splende meno del sole dal quale affermano ch'è illuminata. Essi però osano dire che molte stelle hanno la stessa grandezza del sole o sono anche più grandi ma, essendo situate più lontano, appaiono più piccole. Quanto a noi, comunque stia la cosa, ci basta sapere che gli astri sono stati creati da Dio. Dobbiamo tuttavia ritenere quanto è detto dall'autorità dell'Apostolo: Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle; perché ogni stella differisce da un'altra quanto allo splendore. Essi però, pur senza contraddire l'Apostolo, potrebbero ancora rispondere: "Differiscono - è vero - quanto allo splendore, ma solo allo sguardo degli abitanti della terra", oppure: "L'Apostolo si esprimeva così per analogia con coloro che risorgeranno e che alla vista non appariranno diversi da quello che sono in se stessi; gli astri, però, anche se considerati in se stessi, differiscono quanto a splendore, ma tuttavia alcuni sono anche più grandi del sole"; sta perciò ad essi di vedere come mai attribuiscono al sole una superiorità sì grande da affermare che trattiene con sé i suoi raggi spingendole a retrocedere nella loro corsa alcune stelle e proprio le principali, alle quali essi rivolgono le loro preghiere più che alle altre. Non è infatti verosimile che stelle più grandi o della stessa grandezza possano essere sopraffatte dalla veemenza dei suoi raggi. Oppure, se affermano che sono più grandi le stelle superiori delle costellazioni o del settentrione che non subiscono alcuna influenza da parte del sole, perché mai venerano maggiormente le stelle che girano lungo i segni dello zodiaco? Per qual motivo le presentano "domicili" delle costellazioni? Sebbene si sostenga che quelle retrocessioni, o forse ritardi degli astri, non dipendono dal sole, ma da altre cause più misteriose, dai loro libri appare tuttavia evidente che costoro nelle loro stravaganze con cui, allontanandosi dalla verità, congetturano il significato effettivo dei destini, attribuiscono al sole il più grande potere.

Le stelle sono diverse fra loro.

16.34. Ma lasciamo che riguardo al cielo dicano ciò che vogliono coloro che sono estranei al Padre ch'è nei cieli; a noi invece non conviene né giova far ricerche più sottili su la distanza e la grandezza delle stelle e spendere in siffatta ricerca il tempo necessario a occupazioni più serie e più importanti. Noi d'altra parte preferiamo credere che sono più grandi di tutti gli altri luminari quelli ai quali la Scrittura dà risalto dicendo: Dio fece i due luminari grandi; essi però non sono uguali poiché la Scrittura, dopo aver dato loro la preminenza rispetto a tutti gli altri, aggiunge che sono diversi tra loro. Dice infatti: Il luminare maggiore per l'inizio del giorno e il luminare minore per l'inizio della notte. Concederanno senz'altro, per lo meno, che quei luminari splendono evidentemente più degli altri sulla terra, e il giorno non splende se non grazie alla luce del sole e la notte, pur essendo visibili tante stelle, se manca la luna, non risplende come quando è illuminata dalla sua presenza.

Contro gli indovini poiché si basano su princìpi e calcoli falsi.

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17.35. Per quanto riguarda il destino (degli uomini) dobbiamo respingere assolutamente, per preservare l'integrità della nostra fede, i cavilli di qualunque specie e le presunte osservazioni scientifiche desunte dall'astrologia che i suoi seguaci chiamano; con tali disquisizioni infatti si sforzano di toglierci perfino i motivi di pregare e, nel caso di azioni cattive con tutta ragione biasimate, c'inducono con la loro falsa ed empia dottrina ad accusare Dio, creatore delle costellazioni, anziché l'uomo, autore delle scellerate azioni. Ma che le nostre anime non sono, per loro natura, soggette neppure all'influsso dei corpi celesti dovrebbero ascoltarlo anche dai loro filosofi. Che poi i corpi celesti non siano superiori ai corpi terrestri quanto ai fenomeni di cui essi si occupano, dovrebbero riconoscerlo una buona volta anche solo dal fatto che, sebbene molti corpi di specie diverse -d'animali, d'erbe o di piante - vengono seminati insieme in un medesimo istante e ne nascono innumerevoli altri in un medesimo istante, tuttavia non solo in luoghi diversi ma addirittura in un medesimo luogo della terra è tale e tanta la varietà del loro sviluppo, delle loro attività e delle loro malattie, che questi astrologi, se osservassero attentamente tali fenomeni, perderebbero davvero - come suol dirsi - le stelle.

Argomento contro gli astrologi; è il caso dei gemelli.

17.36. Quando gli astrologhi vengono confutati vittoriosamente con questi fatti, che cosa c'è di più insulso e balordo dell'affermare che l'influsso esercitato dalle stelle sul destino riguarda solo gli uomini? Anch'essi tuttavia proprio a proposito degli uomini vengono confutati con l'esempio dei gemelli, perché gli astrologhi ammettono che questi nascono per lo più sotto una medesima costellazione, mentre poi vivono in modo diverso e sono felici o infelici in misura diversa e muoiono anche in maniera diversa; poiché, anche se al momento d'essere partoriti esiste qualche intervallo tra l'uno e l'altro, nel caso di alcuni l'intervallo è tuttavia sì piccolo da non poter - essere calcolato da codesti astrologhi. Al momento della nascita di Giacobbe si costatò che la mano di lui, che veniva dopo di Esaù, teneva il calcagno del fratello che lo precedeva: fino al punto che (i gemelli) nacquero in modo da dare l'impressione che nascesse, per così dire, un unico bambino di dimensioni doppie. Certamente le loro "costellazioni", come le chiamano gli astrologhi, non potevano essere in alcun modo diverse. Che c'è dunque di più sciocco del credere che un astrologo, contemplando quelle costellazioni riguardo al medesimo oroscopo e alla medesima luna, avrebbe potuto predire che uno dei gemelli sarebbe stato benvoluto dalla madre e l'altro no? Se infatti avesse predetto un'altra cosa, avrebbe certamente predetto il falso; se invece avesse detto così, avrebbe detto di certo il vero ma non in base alle sciocche canzonette dei loro libri. Se invece non vogliono credere a questo racconto storico poiché è tratto dalle nostre Scritture, potranno forse distruggere anche la natura delle cose? Poiché dunque affermano di non ingannarsi affatto nel caso che hanno conosciuto l'ora del concepimento, non disdegnino almeno di prendere in considerazione - in quanto uomini - il concepimento di gemelli.

Perché alle volte gli indovini predicono il vero.

17.37. Si deve quindi ammettere che quando costoro predicono il vero, le loro predizioni sono causate da un'ispirazione affatto misteriosa che le menti umane subiscono a loro insaputa. Ma quando ciò accade per ingannare gli animi è opera di spiriti seduttori: a questi è permesso di conoscere certe verità relative ai fenomeni temporali non solo a causa dei loro sensi più acuti poiché posseggono corpi di natura più sottile dei nostri e non solo a causa di un'esperienza meglio informata grazie alla loro vita più lunga, ma anche grazie agli angeli santi che rivelano loro quanto apprendono dall'onnipotente Dio, anche dietro ordine di Colui che distribuisce agli uomini i meriti secondo una giustizia perfetta e assai misteriosa. Talvolta al contrario questi medesimi spiriti malvagi, facendo finta di pronosticarlo, rivelano ciò che hanno intenzione di fare essi stessi. Ecco perché un buon cristiano deve guardarsi non solo dagli astrologhi ma anche da qualsiasi indovino che usi mezzi contrari alla religione, soprattutto quando dicono il vero, per evitare che ingannino l'anima mettendola in rapporto con i demoni e la irretiscano in una specie di patto d'alleanza con loro.

Si suole indagare se le stelle sono animate da spiriti.

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18.38. Si è soliti porre anche il quesito se questi luminari visibili del cielo siano solo dei corpi o abbiano ciascuno uno spirito che li governi e, qualora li avessero, se ricevono da questi spiriti anche il soffio vitale, come la carne riceve la vita dall'anima degli animali, o se gli spiriti li governano con la sola presenza pur restando distinti da quelli. Sebbene sia difficile saperlo, credo tuttavia che nel corso della presente esposizione delle Scritture potranno presentarsi dei passi più adatti con cui sarà possibile, se non dimostrare qualcosa di certo, almeno mettere in chiaro su questo problema la nostra fede secondo le norme della sacra Scrittura. Per ora, osservando sempre una saggia e religiosa prudenza, non dobbiamo, a proposito d'un problema sì oscuro, credere nulla temerariamente, per evitare che, se in seguito si venisse a scoprire la verità, sebbene questa non possa essere affatto in contraddizione con i Libri sacri dell'Antico e del Nuovo Testamento, la rifiutassimo tuttavia per affezione al nostro errore. Ma ormai dobbiamo passare al terzo libro della nostra opera.

1 -
Gn 1,6-8).
2 - Sap 11,21.
3 - Ps 135,6.
4 - Ps 135,5.
5 - Mt 6,26; Ps 8,9.
6 - Mt 16,3.
7 - Gn 1,6.
8 - (Gn 1,7.
9 - (Gn 1,6 Gn 1,9.
10 - Io 1,3.
11 - (Gn 1,6.
12 - Cf. Io 1,3-4.
13 - (Gn 1,6.
14 - (Gn 1,9.
15 - (Gn 1,3.
16 - (Gn 1,3.
17 - Cf. Rom 1,20.
18 - Cf. Rom 11,34-36.
19 - (Gn 1,2.
20 - Ps 103,2.
21 - Cf Is 40,22 (sec. LXX).
22 - Cf. Confess. 13,15.
23 - (Gn 1,9-10.
24 - Cf. 1,12,26-14,28.
25 - (Gn 1,2.
26 - (Gn 1,1.
27 - (Gn 1,9.
28 - (Gn 1,11-13.
29 - (Gn 1,14-19.
30 - (Gn 1,14.
31 - (Gn 1,14.
32 - (Gn 1,14.
33 - Ps 135,8-9.
34 - 1 Cor 15,41.
35 - (Gn 1,16.
36 - (Gn 1,16.
37 - Cf. (Gn 25,25.


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LIBRO TERZO

Creazione degli animali dall'acqua e dalla terra: relazione tra questi elementi.

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1.1. E Dio disse: Le acque produrranno rettili dotati di anime viventi e uccelli che volino lungo il firmamento del cielo al di sopra della terra. E ciò avvenne. Dio creò anche i grandi cetacei e tutti i rettili prodotti dalle acque secondo la loro specie e i volatili alati secondo la loro specie. E Dio vide che sono esseri buoni. Dio li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi e riempite le acque nel mare, e i volatili si moltiplichino sulla terra. E venne sera e poi venne mattina: il quinto giorno. Vengono ora creati, nella parte inferiore del mondo, gli esseri che sono mossi dallo spirito vitale, e in primo luogo quelli che vivono nelle acque, l'elemento più vicino alla natura propria dell'aria, poiché l'aria è così vicina al cielo, ove sono i luminari, che ha ricevuto anch'essa il nome di "cielo"; ma non so se può chiamarsi anche "firmamento". Il termine "cielo" al plurale si usa per denotare la medesima identica realtà che viene denotata con il termine "cielo" al singolare. Sebbene, infatti, in questo libro il cielo, che divide le acque superiori da quelle inferiori, sia usato al singolare, tuttavia nel Salmo è detto: Le acque che sono al di sopra dei cieli, lodino il nome del Signore, e l'espressione "cielo dei cieli", se ben comprendiamo, denota la regione siderale superiore dei cieli inferiori. Questi cieli l'intendiamo così anche nel medesimo Salmo ove è detto: Lodatelo, cieli dei cieli 3. È ben evidente che l'aria della nostra atmosfera è chiamata dalla Scrittura non solo "cielo" ma anche "cieli"; allo stesso modo che noi diciamo anche "le terre" volendo indicare soltanto quella che chiamiamo "terra" al singolare quando diciamo "globo delle terre" e "globo della terra".

Difficoltà a proposito del diluvio.

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2.2. In una delle lettere chiamate canoniche leggiamo che anche i cieli dell'atmosfera andarono distrutti a causa del diluvio 4. Infatti l'elemento liquido, che era cresciuto tanto da superare di quindici cubiti le cime delle montagne più alte 5, non poté raggiungere gli astri.

Ma poiché esso aveva riempito tutto o quasi tutto lo spazio di quest'atmosfera d'aria più umida in cui volano gli uccelli, quella lettera scrive che perirono quelli ch'erano stati i cieli. Io non so come si possa intendere ciò se non nel senso che quest'aria nello stato più denso fu trasformata in acqua, altrimenti questi cieli non sarebbero scomparsi allora ma sarebbero stati elevati più in alto quando l'acqua occupava il loro spazio. Attenendoci pertanto all'autorità di quella lettera noi preferiamo credere che quei cieli andarono distrutti e che altri cieli, come in essa sta scritto, furono messi al loro posto 6 dopo essersi naturalmente diffusi i vapori umidi, anziché credere che quei cieli furono spinti in alto in modo da occupare lo spazio ch'è proprio del cielo superiore.

Affinità di natura dell'acqua e dell'aria.


2.3. In rapporto alla creazione degli esseri destinati ad abitare questa parte inferiore del mondo denotata spesso globalmente con il nome di terra, era conveniente che prima fossero prodotti gli animali tratti dalle acque e poi quelli tratti dalla terra; e ciò per il fatto che l'acqua è tanto simile all'aria che, secondo i dati dell'esperienza, si condensa a causa dei suoi vapori e produce il soffio delle tempeste, cioè il vento, e addensa le nubi e può sostenere il volo degli uccelli. È vero pertanto, come dice uno dei nostri poeti pagani, che l'Olimpo sorpassa le nubi e sulle sue vette regna la pace. Si dice infatti che sulla vetta dell'Olimpo l'aria sia tanto rarefatta che non è né offuscata da nubi né turbata dal vento né può sostenere il volo degli uccelli e che, se alcuni salgono per caso fin lassù, l'aria non è abbastanza densa per mantenerli in vita, come invece sono abituati (a vivere) nell'aria di quaggiù; ma ciononostante è anch'essa aria e perciò si mescola con le acque per la sua natura ch'è simile a quelle e pertanto si crede che anch'essa si mutasse nella sostanza liquida al tempo del diluvio. Poiché non è pensabile ch'essa occupasse una parte del cielo sidereo allorché l'acqua arrivò a sorpassare i monti più alti.

Mutua trasformazione degli elementi, secondo l'opinione di alcuni.

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3.4. Riguardo alla trasmutazione degli elementi esiste d'altronde una discussione non piccola anche tra coloro stessi che hanno esaminato questi fenomeni con gran diligenza senz'essere occupati in altre faccende. Alcuni infatti dicono che tutto può mutarsi e trasformarsi in tutto; altri al contrario affermano che ciascun elemento ha qualcosa di esclusivamente proprio, che non può in alcun modo trasformarsi nella natura d'un altro elemento. Di questo problema tratteremo forse a suo tempo, se piacerà al Signore; adesso invece, per quanto concerne l'argomento che stiamo trattando, ho creduto opportuno di farne solo un cenno per far capire che nella narrazione dei fatti è stato osservato un ordine secondo il quale era conveniente narrare la creazione degli animali acquatici prima di quelli terrestri.

I quattro elementi.


3.5. Non si deve però pensare affatto che la Scrittura abbia omesso di parlare d'alcun elemento di questo mondo, che - come tutti ritengono per certo - risulta dei quattro elementi ben noti, per il fatto che in questo passo la Scrittura sembra ricordare solo il cielo, l'acqua e la terra, senza invece dire nulla dell'aria. Le nostre Scritture infatti sono solite chiamare il mondo con i termini di cielo e terra o aggiungere talvolta anche il mare. Si comprende quindi che l'aria fa parte del cielo, negli spazi perfettamente sereni e tranquilli dei suoi strati superiori, o fa parte della terra a causa di questa nostra zona soggetta alle tempeste e nuvolosa, la quale si condensa a causa dei suoi vapori umidi, sebbene anch'essa molto spesso sia denotata con il nome di "cielo". Ecco perché la Scrittura non dice: "Le acque producano rettili dotati d'anime viventi", e poi: "L'aria produca volatili che volino al di sopra della terra", ma narra che entrambe le specie di animali furono prodotte dalle acque. Tutta la massa delle acque, dunque, sia quella scorrente in forma di fluide onde, sia quella leggera e sospesa sotto forma di vapore - quella essendo destinata ai rettili dotati d'anime viventi, questa ai volatili -nell'uno e nell'altro stato è tuttavia considerata come sostanza liquida.

Relazione dei cinque sensi dell'uomo con i quattro elementi.

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4.6. Ci sono perciò anche degli scrittori che, in base a sottilissime considerazioni, distinguono (i caratteri essenziali dei) nostri cinque sensi, a tutti ben noti, in relazione ai quattro elementi comunemente conosciuti, dicendo che gli occhi hanno relazione con il fuoco, gli orecchi con l'aria. I sensi dell'odorato e del gusto li mettono in rapporto con l'elemento liquido; l'odorato in rapporto con l'esalazioni umide che rendono densa l'aria in cui volano gli uccelli; il gusto con le molecole fluide dei liquidi. Infatti tutto ciò che si gusta nella bocca si mescola proprio con la saliva della bocca perché abbia sapore anche se quando vi s'introduce sembra secco. Il fuoco tuttavia penetra ogni corpo per produrvi il movimento. D'altra parte un liquido si congela per mancanza di calore ma, laddove tutti gli altri elementi possono riscaldarsi, il fuoco non può raffreddarsi, perché più facilmente si spegne cessando d'essere fuoco anziché restar freddo o intepidirsi a contatto con qualche sostanza fredda. Quanto invece al tatto, il quinto dei sensi, esso ha maggiore attinenza con l'elemento terrestre; ciò spiega perché ogni sensazione tattile si estende a tutto il corpo animato risultante soprattutto di terra. (Quei filosofi) dicono inoltre che senza fuoco non si può veder nulla, e senza terra non si può toccar nulla, e perciò ogni elemento è presente in tutti gli altri, ma ciascuno ha ricevuto il nome dalla sua proprietà fisica predominante. Ecco perché quando il corpo si raffredda eccessivamente per mancanza di calore, il senso s'intorpidisce poiché diviene più tardo il moto inerente al corpo ed è prodotto dal calore, dal momento che il fuoco influisce sull'aria, l'aria sull'elemento liquido, questo su tutti gli elementi terrestri, per il fatto che gli elementi più sottili penetrano in quelli più densi.


4.7. Ora, quanto più sottile è un elemento di natura materiale, tanto più si avvicina alla natura spirituale, sebbene sia di specie molto differente, dal momento che l'uno è materia e l'altro no.

La sensazione in rapporto ai quattro elementi.

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5. Per conseguenza, poiché il sentire non è una proprietà del corpo ma dell'anima per mezzo del corpo, per quanto si cerchi di dimostrare con acuti ragionamenti che i sensi del corpo sono distribuiti in relazione ai diversi elementi materiali, la facoltà di sentire è tuttavia nell'anima che però, non essendo materiale, esercita questa sua facoltà mediante un corpo più sottile. Essa quindi comincia il movimento riguardo a tutti i sensi servendosi della sottigliezza del fuoco ma non in tutti arriva al medesimo effetto. Nella vista infatti arriva fino alla luce del fuoco sopprimendone il calore; nell'udito, mediante il calore del fuoco, penetra fino all'aria più pura; nell'odorato invece attraversa l'aria pura e arriva fino all'esalazioni umide che rendono più densa l'aria dell'atmosfera che noi respiriamo; nel gusto oltrepassa l'esalazioni umide e arriva fino alle molecole umide più corpulente; dopo averle penetrate e attraversate, quando arriva alla densità pesante della terra, mette in moto il tatto, l'ultimo dei sensi.

L'aria in rapporto al cielo e all'acqua.

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6.8. Non ignorava dunque né la natura né la serie ordinata degli elementi colui che, mettendoci sotto gli occhi la creazione degli esseri visibili, che per la loro natura si muovono entro gli elementi di questo mondo, ricorda dapprima i luminari del cielo, poi gli animali acquatici e infine quelli terrestri. Non ha certo tralasciato di menzionare l'aria, ma se vi sono regioni d'aria, assolutamente priva di nubi e calma ove si dice che non possono volare gli uccelli, esse sono congiunte al cielo superiore e le Scritture chiamandole con il termine di "cielo" ci fanno capire che fanno parte della regione superiore del mondo; perciò con il termine "terra" s'intende in genere tutto il nostro mondo di quaggiù, partendo dal quale (il Salmista) procedendo dall'alto verso il basso dice: Lodate il Signore fuoco, grandine, neve, ghiaccio, venti di tempesta e tutti gli abissi 8 finché si giunge all'asciutto cioè alla terra propriamente detta. Pertanto l'aria dell'atmosfera superiore, sia perché - fa parte della zona celeste di questo mondo, sia perché non è abitata da nessun essere visibile di cui adesso parla il narratore, non è stata passata sotto silenzio per il fatto ch'egli la denota con il termine "cielo", ma non l'annovera tra gli elementi in cui saranno creati gli animali. L'aria dell'atmosfera inferiore, al contrario, che s'impregna delle evaporazioni umide del mare e della terra e in una certa misura si condensa affinché possa sostenere gli uccelli, non possiede se non animali nati dalle acque. Ciò che c'è d'umido sostiene il corpo degli uccelli che si servono delle ali nel volare, come i pesci si servono di pinne, simili ad ali nel nuotare.

Perché la Genesi dice che gli uccelli sono nati dalle acque.

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7.9. Ecco perché a ragion veduta lo Spirito di Dio, in quanto ispirava lo scrittore sacro, dice che gli uccelli nacquero dalle acque. Queste, benché siano di una stessa natura, ebbero in sorte due zone differenti, cioè una inferiore per le acque che sono labili, e una superiore per l'aria ove soffiano i venti: quella destinata agli animali che nuotano, questa agli animali che volano. Così pure vediamo che agli animali furono dati anche due sensi confacienti a questo elemento: l'odorato per fiutare i vapori, il gusto per assaggiare i liquidi. In realtà, che noi possiamo percepire le acque e i venti anche con il tatto si deve al fatto che la sostanza compatta dalla terra risulta un miscuglio di tutti gli elementi, ma viene percepita maggiormente negli elementi più densi in modo che, toccandoli, si possono anche palpare. Ecco perché, a proposito delle due parti più grandi del mondo, anche l'aria umida e l'acqua vengono riunite sotto il nome comprensivo di "terra", come è mostrato dal Salmo quando enumera tutte le realtà esistenti nelle regioni superiori dicendo al principio: Lodate il Signore dall'alto dei cieli, e tutte le altre realtà inferiori, dicendo al principio della seconda parte: Lodate il Signore dalla terra, ove sono nominati anche i venti delle bufere e tutti gli abissi e anche il fuoco di quaggiù che brucia chi lo tocca, poiché nasce dai moti dell'elemento terrestre e di quello liquido per trasformarsi poi a sua volta nell'altro elemento. Sebbene, inoltre, con il salire in alto il fuoco mostri la sua tendenza naturale, non potrebbe tuttavia salire fino alla regione serena del cielo superiore perché, essendo sopraffatto dalla gran massa d'aria e trasformandosi in essa, si spegnerebbe. Per conseguenza in questa regione del creato più corruttibile e più pesante è agitato da moti burrascosi adatti a temperare il freddo della terra per essere utile ai mortali e incutere ad essi terrore.

Perché la Genesi chiama gli uccelli: volatili del cielo.


7.10. Poiché dunque il flusso delle onde e il soffio dei venti possono percepirsi anche per mezzo del tatto, la cui caratteristica è d'essere legato strettamente alla terra, per conseguenza anche gli stessi animali acquatici non solo si nutrono di alimenti terrestri, ma anche, specialmente gli uccelli, si riposano e si riproducono sulla terra; in effetti una parte dell'umidità che esala in vapori si estende anche al di sopra della terra. Ecco perché la Scrittura, dopo aver detto: Le acque producano rettili dotati d'anima vivente e i volatili che volano al di sopra della terra, aggiunge esplicitamente: lungo il firmamento, inciso dal quale può apparire più chiaro quanto prima pareva oscuro. In realtà non dice: "Nel firmamento del cielo", come aveva detto dei luminari, ma dice: I volatili che volano al di sopra della terra lungo il firmamento del cielo, cioè: "presso il firmamento, poiché questa nostra regione caliginosa e umida in cui volano gli uccelli è naturalmente contigua alla regione ove non possono volare e, in virtù della sua calma e serenità, fa già parte del firmamento del cielo. Gli uccelli dunque volano sì nel cielo ma in questo che il Salmo denota globalmente con il nome di "terra". Proprio in relazione a quel cielo in molti passi della Scrittura gli uccelli vengono chiamati "creature volanti del cielo", non tuttavia "nel firmamento", ma "lungo il firmamento".

Perché i pesci sono chiamati: rettili d'animali viventi. Prima opinione.

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8.11. Alcuni pensano che i pesci sono stati chiamati non "esseri viventi dotati di anima", ma rettili d'esseri viventi dotati di anima, per il fatto che i loro sensi sono rudimentali. Ma se fossero stati chiamati così per questo motivo, agli uccelli sarebbe stato dato il nome di "esseri viventi dotati di anima". Allo stesso modo che quelli sono stati chiamati "rettili", rimanendo sottinteso "di esseri viventi dotati di anima"; si deve quindi ammettere, a mio giudizio, che la Scrittura s'è espressa così, come se si fosse detto: "I rettili e i volatili che sono tra gli esseri animati viventi", allo stesso modo che si potrebbe dire: "i plebei tra gli uomini" per indicare tutti gl'individui che tra gli uomini sono plebei. Sebbene infatti vi siano anche degli animali terrestri che strisciano sulla terra, tuttavia sono molto più numerosi quelli che si muovono con i loro piedi, e quelli che strisciano sulla terra sono forse tanto pochi quanto quelli che si muovono nelle acque.

Seconda opinione.


8.12. Alcuni pensatori invece credono che i pesci sono stati chiamati non "anime viventi" ma rettili d'anime viventi perché sono affatto privi di memoria e d'una esperienza che rassomigli in qualche modo alla ragione. Costoro però s'ingannano perché manca loro una sufficiente esperienza dei fatti. Quanto dico è provato dal fatto che alcuni hanno lasciato scritte molte meravigliose osservazioni che poterono fare nei vivai dei pesci. Ma anche se per caso hanno scritto delle cose prive di fondamento, è tuttavia certissimo che i pesci hanno memoria. Ciò l'ho constatato io stesso e potrebbero constatarlo anche quanti ne hanno la possibilità e la volontà. C'è infatti una grande sorgente nelle parti di Bulla Regia rigurgitante di pesci. La gente, che li guarda dall'alto, è solita gettar loro qualche briciola: i pesci accorrono in frotta per afferrarla per primi o lottano tra di loro per strapparsela. Abituati a un tal pasto, mentre la gente cammina al margine della sorgente, anch'essi nuotando in frotta, vanno e vengono, con la gente, in attesa che coloro, dei quali avvertono la presenza, gettino loro qualche boccone. Non mi pare dunque che gli animali acquatici siano stati chiamati "rettili" senza ragione, come sono stati chiamati "volatili" gli uccelli; la ragione è la seguente: nell'ipotesi che ai pesci non fosse stato dato il nome di "anime viventi" perché sono affatto privi di memoria o perché hanno una conoscenza sensibile piuttosto tarda, questo nome sarebbe stato dato almeno agli uccelli che vivono sotto i nostri occhi e non solo sono dotati di memoria e sono garruli, ma sono anche abilissimi a costruirsi i nidi e ad allevare i loro piccoli.


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