Agostino - Genesi 820

Nel divenire temporale.

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20.40. Ormai dunque dobbiamo distinguere le opere che Dio continua a compiere da quella da cui si riposò il settimo giorno. Poiché vi sono alcuni i quali pensano che da Dio è stato fatto solo il mondo e tutto il resto è ormai fatto dallo stesso mondo secondo il comando e l'ordine di Dio, mentre Dio non effettuerebbe più nulla. Contro l'opinione di costoro possiamo addurre l'affermazione del Signore: Mio Padre opera senza interruzione. Ma perché nessuno pensasse che il Padre agisca solo in se stesso e non anche in questo mondo, aggiunge: Il Padre che rimane in me compie le sue opere; e come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. Inoltre, siccome Dio compie non solo le opere grandi e importanti ma anche quelle infime di questa terra, l'Apostolo dice: Stolto! Ciò, che tu semini, non prende vita se prima non muore, e quello, che semini, non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, per esempio di grano o di altra specie. Ma Dio gli dà un corpo come ha stabilito e dà a ciascun seme il proprio corpo. Che dunque Dio continui ad agire senza interruzione dobbiamo crederlo e, se possibile, comprenderlo nel senso che se la sua azione si sottraesse alle sue creature, queste cesserebbero d'esistere.

In qual senso Dio non crea nuove specie di esseri.


20.41. Se però noi supponessimo che Dio crea ora una creatura non appartenente alle specie costituite nella creazione primordiale, contraddiremmo senz'altro apertamente alla Scrittura, la quale afferma che Dio portò a termine tutte le sue opere il sesto giorno 50. È infatti evidente che Dio, conforme alle specie da lui create all'origine, crea un gran numero d'esseri nuovi che non aveva creati allora. Ma non si può logicamente credere che Dio crei nuove specie d'esseri, poiché terminò di crearle tutte allora. Dio pertanto, mediante la sua occulta potenza imprime un impulso a tutto l'universo delle sue creature; è proprio in virtù di questo impulso che tutte le creature son messe in movimento, quando gli angeli compiono gli ordini di Dio, quando gli astri compiono la loro orbita, quando i venti soffiano ora in una direzione ora in un'altra, quando l'abisso è agitato dal precipitare delle acque e anche dai vapori condensati turbinanti nell'aria, quando il regno vegetale germoglia e sviluppa i suoi semi, quando gli animali nascono e passano la propria vita secondo il loro proprio istinto, quando ai malvagi è permesso di tormentare i giusti. È così che Dio dispiega i secoli che aveva, per così dire, ripiegati nella creazione primordiale. Quei secoli non si svolgerebbero nel loro corso, se Colui, che li ha creati, cessasse di esercitare il suo governo provvidenziale su di essi.

Tutto è governato dalla divina Provvidenza.

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21.42. Gli esseri, che si formano e nascono nel tempo, ci devono insegnare come dobbiamo considerare queste cose. Non senza ragione infatti la Scrittura dice che la Sapienza si mostra benignamente a coloro che l'amano nei loro sentieri e va loro incontro con la sua infallibile provvidenza 51. Noi inoltre non dobbiamo ascoltare coloro, i quali pensano che dalla divina provvidenza sono governate solo le regioni più alte del mondo, quelle cioè che sono al margine esterno e al di sopra della nostra atmosfera più densa, ma che la parte più bassa che è la terra e il mare, come pure quella dell'atmosfera terrestre più vicina, che s'impregna d'umidità a causa delle esalazioni terrestri e marine - in cui si formano i venti e le nubi - sia piuttosto il gioco del caso e agitata da moti fortuiti. Contro questi tali parla il Salmo, che dopo aver espresso la lode (a Dio) degli esseri celesti, si rivolge anche a quelli della terra e dice: Lodate il Signore dalla terra, mostri marini e voi tutti, abissi; fuoco e grandine, neve e ghiaccio, venti di bufera che adempiono il suo comando 52. Ora, nulla pare essere tanto regolato dal caso quanto tutti questi fenomeni burrascosi e turbolenti, da cui è deformato e sconvolto l'aspetto di queste regioni inferiori del cielo - che non senza ragione è denotato anche con il nome di "terra" - ma quando (il Salmo) soggiunge: che adempiono il suo comando, mostra assai bene che anche l'ordinamento di questi fenomeni, soggetto al comando di Dio, anziché mancare alla natura dell'universo, sfugge piuttosto alla nostra intelligenza. Che dire dunque? Il Salvatore non ha forse detto di propria bocca che non cade in terra nemmeno un passero senza il permesso di Dio 53 e che Dio riveste tuttavia l'erba dei campi sebbene destinata poco dopo ad essere gettata nel forno 54? Dicendo così, nostro Signore non ci assicura forse che non solo tutta questa parte del mondo assegnata agli esseri mortali e corruttibili ma anche le particelle più spregevoli e umili sono governate dalla divina provvidenza?

Argomenti comprovanti la divina Provvidenza.

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22.43. Ma coloro che negano questa verità e non credono nella grande autorità delle Sacre Scritture, pensano che la parte del mondo abitata da noi è soggetta a movimenti dovuti al caso anziché governata dalla Sapienza del sommo Dio; per provarlo ricorrono ingiustamente a due argomenti: quello della variabilità delle stagioni, da me più sopra ricordato, o quello della felicità o infelicità degli uomini che capita loro ma non corrisponde ai meriti acquisiti nella vita. Se però osservassero il meraviglioso ordine che appare nelle membra del corpo d'un qualunque essere vivente - non dico ai medici, che per la necessità della loro professione le scrutano con cura dopo averle messe a nudo e identificate sezionandole, a un individuo qualunque d'intelligenza e riflessione mediocre - non esclamerebbero forse che questi corpi non cessano neppure un istante d'essere governati da Dio, autore d'ogni regola di misura, d'ogni armonia di numeri, d'ogni misura di pesi? Quale opinione può essere più assurda e più stolta di quella secondo la quale l'universo creato sarebbe sottratto alla volontà e al governo della Provvidenza, quando si vede che le creature più infime e spregevoli sono formate con un ordine così straordinario che, se ci si riflette più attentamente, suscitano un indicibile timore reverenziale e ammirazione? Dato poi che la natura dell'anima è superiore a quella del corpo, che c'è di più insensato che pensare che la provvidenza di Dio non giudica affatto il comportamento degli uomini, dal momento che nel loro corpo appaiono con straordinaria evidenza tante prove della sapiente cura che Dio ha delle creature? Ma siccome queste piccole creature sono alla portata dei nostri sensi e possiamo indagarle facilmente, risulta evidente in esse l'ordine che le regola, mentre quelle di cui non possiamo vedere l'ordine, sono giudicate prive di ordine da coloro che pensano non esista nient'altro all'infuori di ciò che possono vedere oppure, se credono che esista, lo suppongono della stessa natura di ciò che sono soliti vedere.

Come Dio ha creato simultaneamente ogni cosa eppure opera senza interruzione.

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23.44. Noi invece, i cui passi sono guidati dalla medesima divina provvidenza mediante la sacra Scrittura affinché non cadiamo in quell'errore, dovremmo sforzarci d'indagare, considerando le opere di Dio con il suo aiuto, dove egli aveva creato simultaneamente queste cose quando si riposò dalle opere che aveva portato a termine e delle quali produce fino al tempo presente le forme visibili attraverso la successione dei tempi. Consideriamo dunque la bellezza di un albero qualunque nel suo tronco, nei suoi rami, nelle sue foglie e nei suoi frutti; questa forma non è certo uscita all'improvviso dalla terra tale e quale in tutta la sua grandezza, ma piuttosto in seguito ad un processo di crescita che ci è noto. Esso infatti spuntò da una radice che un germe aveva piantato precedentemente nella terra e di poi tutti quegli elementi crebbero dopo aver preso la loro forma ed essersi sviluppati nelle diverse loro parti. Il germe inoltre proveniva da un seme: nel seme dunque erano originariamente tutti quegli elementi non già quanto alle dimensioni della loro massa corporea, ma come una forza e una potenza causale. Poiché le dimensioni (raggiunte dall'albero) si formarono grazie a una quantità di terra e di umidità. Ma più meravigliosa e più eccellente è l'energia insita in un piccolo granello, grazie alla quale l'umidità circostante, mescolata alla terra, forma - per così dire - una materia capace di cambiarsi in legno di tale natura, in rami che si spandono, in foglie verdi e di forma appropriata, in frutti attraenti e abbondanti, il tutto in un'ordinata diversità di tutte le sue parti. In realtà che cosa spunta o pende da un albero che non sia stato estratto o ricavato da quella sorta di tesoro nascosto che è il seme? Il seme però deriva da un albero, anche se non da quello ma da un altro, e quello deriva a sua volta da un altro seme; alle volte però l'albero deriva da un altro quando se ne toglie un virgulto e lo si trapianta. Non solo dunque il seme deriva dall'albero ma anche l'albero deriva dal seme e l'albero dall'albero, ma il seme non può derivare mai dal seme se non per tramite di un albero; un albero invece può derivare da un albero anche senza il tramite del seme. Così dunque l'uno deriva dall'altro attraverso alterne generazioni, ma l'uno e l'altro provengono dalla terra, mentre la terra non deriva da essi, ai quali perciò è anteriore la terra che li genera. Ciò vale anche per gli animali: può rimanere il dubbio se il germe viene dagli animali o viceversa ma, qualunque sia il primo di essi, è tuttavia assolutamente certo ch'esso viene dalla terra.

Potenzialità e causalità nella creazione.


23.45. Nel granello dunque erano già presenti invisibilmente tutti insieme gli elementi che nel corso del tempo si sarebbero sviluppati per formare l'albero; allo stesso modo dobbiamo immaginare che il mondo, quando Dio creò simultaneamente tutte le cose, conteneva simultaneamente tutti gli elementi creati in esso e con esso quando fu fatto il giorno: conteneva cioè non solo il cielo con il sole, la luna e le stelle - la cui forma specifica rimane inalterata durante il loro moto circolare - ma anche il mare e gli abissi che sono soggetti a movimenti - per così dire - incostanti ed essendo situati al di sotto (del cielo) costituiscono l'altra parte del mondo; conteneva inoltre gli esseri che l'acqua e la terra produssero virtualmente e causalmente, prima che comparissero nel corso dei tempi e che noi ormai conosciamo come opere che Dio continua a compiere fino al presente.

Conclusione.


23.46. In questo senso quindi (è detto): Questo è il libro della creazione del cielo e della terra; quando fu creato il giorno, Dio fece il cielo e la terra e ogni specie di piante selvatiche prima ch'esistessero sulla terra e ogni specie di piante coltivate prima che germogliasse. Dio fece non già come agisce fino al presente mediante la pioggia e la lavorazione della terra praticata dagli uomini; per questo infatti (la Scrittura) aggiunge: Poiché Dio non aveva ancora fatto piovere, e non c'era ancora l'uomo che coltivasse la terra; ma nel modo in cui creò tutti gli esseri simultaneamente e li portò a termine in sei giorni presentando sei volte agli esseri da lui creati il giorno che aveva creato e lo presentò non già nell'avvicendarsi successivo di periodi di tempi, ma in un piano fatto conoscere qual era nelle sue cause. Dio si riposò dalle sue opere il settimo giorno, degnandosi di rivelare il suo riposo anche al "giorno" perché questo gioisse nel conoscerlo. Ecco perché Dio benedisse e dichiarò sacro quel giorno non a causa di alcuna sua opera ma del suo riposo. Da allora perciò Dio non crea più alcun'altra creatura ma agisce continuamente in quanto governa e guida con l'azione della sua assistenza tutte le creature da lui fatte simultaneamente mentre si riposa e agisce allo stesso tempo, come è stato già spiegato. Delle opere che Dio continua a compiere e che si devono sviluppare lungo il volgersi dei secoli la sacra Scrittura comincia in certo qual modo a narrarli dicendo: Una sorgente sgorgava dalla terra e irrigava tutta la superficie della terra. Poiché di questa sorgente abbiamo già detto tutto ciò che abbiamo creduto necessario dire, dobbiamo considerare adesso le cose seguenti come da una specie di nuovo inizio.

1 - (Gn 2,4-6).
2 - (Gn 1,1).
3 - (Gn 2,4).
4 - (Gn 2,5).
5 - Ps 145,6.
6 - Cf. Eccli 18,1.
7 - (Gn 2,5).
8 - (Gn 1,12).
9 - (Gn 1,11-12).
10 - Cf. Io 5,17.
11 - Cf. (Gn 2,8-9.
12 - Cf. Rom 11,36.
13 - Cf. Is 11,2-3.
14 - (Gn 1,1).
15 - (Gn 2,5).
16 - 1 Cor 3,7.
17 - (Gn 2,6).
18 - (Gn 2,5).
19 - (Gn 2,6).
20 - (Gn 2,6).
21 - (Gn 2,6).
22 - Cf. Ps 104,34.
23 - (Gn 2,4-5).
24 - (Gn 2,6).
25 - Io 1,1-3.
26 - Rom 11,34-36.
27 - Io 1,4.
28 - Ps 103,24.
29 - Col 1,16.
30 - Io 5,26.
31 - Io 1,1. 4.
32 - Iob 28,12-13.
33 - Iob 28,22-25.
34 - Ex 3,14.
35 - Act 17,28.
36 - Sap 13,9.
37 - Io 1,3. 10.
38 - Sap 11,18.
39 - Eccli 18,1.
40 - Iac 1,17.
41 - Cf. Gal 3,19.
42 - Eph 3,8-11.
43 - Cf. Mt 22,30.
44 - Cf. Hebr 1,2.
45 - Prov 8,23 (sec. LXX).
46 - Ps 103,24.
47 - 1 Tim 3,16.
48 - Io 5,17.20-21.
49 - 1 Cor 15,36-38.
50 - Cf. (Gn 2,2).
51 - Sap 6,17.
52 - Ps 148,7-8.
53 - Cf. Mt 10,29.
54 - Cf. Mt 6,30.
55 - (Gn 2,4).
56 - (Gn 2,5).
57 - (Gn 2,6).


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LIBRO SESTO

Gn 2,7 s'intende della prima formazione dell'uomo o di quella fatta nella successione dei tempi?.

901 Gn 2,7
1.1. Dio allora plasmò l'uomo con la polvere della terra e soffiò sul suo volto un alito vitale. E l'uomo divenne un essere vivente. Qui occorre innanzitutto esaminare se questo passo è una ricapitolazione con cui la Scrittura adesso dice solo in qual modo fu fatto l'uomo, poiché abbiamo detto ch'esso fu fatto il sesto giorno, oppure se, allorquando Dio fece tutti gli esseri simultaneamente, fece tra essi anche l'uomo in germe, come l'erba della terra prima che fosse germinata. In questo caso anche l'uomo sarebbe stato fatto di già in un modo diverso, cioè - per così dire - nell'occulto recesso della natura, come erano gli esseri creati da Dio simultaneamente quando fu fatto il giorno, e di poi invece con il passare del tempo egli sarebbe stato fatto in un secondo modo cioè conforme alla natura visibile in cui vive bene o male; in questo ultimo caso egli sarebbe stato allora simile all'erba del campo che fu fatta prima che germinasse sulla terra, ma che poi, quando giunse il tempo e grazie alla sorgente che irrigava la terra, germogliò e si sparse sulla terra.

Prima ipotesi: l'uomo creato tale e quale fin dal sesto giorno.


1.2. Sforziamoci anzitutto d'intendere questo passo nel senso che esso sarebbe una ricapitolazione del racconto precedente. Può darsi infatti che l'uomo fu creato il sesto giorno come fu creato originariamente il giorno stesso, come il firmamento, la terra e il mare. Poiché non si può affermare che questi esseri furono fatti all'origine e nascosti in una specie di elementi primordiali e che in seguito, nel tempo dovuto, vennero - per così dire - alla luce e apparvero nella forma degli esseri di cui è costituito il mondo. Al contrario quando fu creato il giorno, all'inizio del tempo, fu creato il mondo e nei suoi elementi furono creati simultaneamente gli esseri che dovevano nascervi, gli arbusti o gli animali, ciascuno secondo la propria specie. Non è infatti pensabile che anche gli astri siano stati creati e nascosti originariamente negli elementi del mondo e, in seguito, al sopraggiungere del tempo, siano venuti fuori e siano apparsi in tutto lo splendore delle forme con cui brillano in cielo, ma furono creati tutti simultaneamente secondo la perfezione del numero sei, quando fu creato il giorno. Anche l'uomo dunque fu creato forse già nella sua forma specifica, per cui vive nella propria natura e compie il bene o il male? O fu creato forse anche lui in uno stato latente come l'erba dei campi prima che fosse germogliata, in modo che la sua comparsa (sulla terra) dopo un lasso di tempo sarebbe avvenuta quando sarebbe stato fatto con la polvere?

L'ipotesi è vagliata alla luce della sacra Scrittura.

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2.3. Supponiamo dunque che l'uomo sia stato fatto il sesto giorno con il fango nella forma attuale distinta e visibile, ma che nel primo racconto non furono menzionati i particolari riferiti ora in questa ricapitolazione; vediamo se la Scrittura s'accorda con questa nostra ipotesi. Ecco quello che dice esattamente la sacra Scrittura narrando ancora le opere del sesto giorno: E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza; egli domini sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutto il bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. E Dio creò l'uomo, lo creò a sua immagine; li creò maschio e femmina. E Dio li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutte le bestie, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. L'uomo dunque era già stato formato con il fango e, mentre egli era immerso in un sonno profondo, era stata formata con una sua costola la donna, ma questi particolari, che non erano stati menzionati nel primo racconto, sono ricordati adesso in questa ricapitolazione. L'uomo cioè non fu creato maschio il sesto giorno né la donna fu creata solo in seguito, nel corso del tempo, ma la Scrittura dice: Egli lo creò; maschio e femmina li creò e li benedisse. Ma in qual modo, allora, la donna fu creata per l'uomo quando questi era già nel paradiso? Forse che la Scrittura ricorda anche questo particolare ch'essa aveva tralasciato? Anche il paradiso infatti fu piantato il sesto giorno e vi fu collocato l'uomo che cadde in un sonno profondo in modo che poté essere formata Eva e, dopo che Eva fu formata, egli si svegliò e le pose il nome. Ma questi eventi sarebbero potuti esser compiuti solo nel corso del tempo. Essi perciò non furono compiuti allo stesso modo che furono create simultaneamente tutte le cose.

La stessa ipotesi viene discussa su altri passi della Scrittura.

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3.4. Per quanto grande possa immaginarsi la facilità con cui Dio creò anche queste cose simultaneamente con tutte le altre, sappiamo in ogni caso che le parole umane non possono essere pronunciate se non a brevi intervalli di tempo. Allorché dunque noi sentiamo le parole di un uomo (Adamo), sia allorché diede il nome agli animali o alla donna, sia quando immediatamente dopo disse anche: L'uomo perciò abbandonerà suo padre e sua madre, si unirà alla sua donna e i due saranno una carne sola 3 - quali che fossero le sillabe con cui poterono essere pronunciate - neppure due sillabe qualsiasi di quelle parole poterono essere pronunciate simultaneamente; quanto meno poterono essere fatte queste cose simultaneamente con le opere che furono create nello stesso tempo! Per conseguenza, una delle due ipotesi: o anche quelle opere non furono fatte contemporaneamente all'inizio stesso dei secoli ma in differenti periodi e intervalli di tempo, e il giorno, fatto al principio non come una sostanza spirituale ma corporale, produceva un mattino e una sera mediante non so quale percorso circolare o emissione e contrazione della luce; oppure, tenuto conto di tutte le spiegazioni date da me prima in questo commento, abbiamo una fondata ragione per concludere che quel "giorno" spirituale, creato misteriosamente all'origine, fu chiamato "giorno" in quanto luce di sapienza perché quel "giorno" fu fatto presente alle opere create e ciò avvenne nella conoscenza rivelata secondo uno schema costituito conforme al numero sei. Questa spiegazione concorda con le parole della Scrittura, poiché questa in seguito dice:

Quando fu creato il giorno, Dio creò il cielo e la terra e ogni specie di piante silvestri prima che fosse sulla terra, e ogni specie di piante coltivate prima che germogliassero 4, come è attestato anche da un altro passo (della Scrittura) ove è detto: Colui che vive in eterno creò ogni cosa simultaneamente 5. Secondo quest'ipotesi senz'alcun dubbio il fatto che l'uomo fu fatto con il fango della terra e che per lui fu formata la donna con una costa di lui non fa parte della creazione in virtù della quale tutte le cose furono create simultaneamente e dalle quali Dio si riposò dopo averle compiute, ma fa parte dell'azione che ormai si compie nel volgere dei tempi e grazie alla quale Dio continua sempre ad agire.

Dio creò le cose simultaneamente ma opera fino al presente.


3.5. A questa si aggiunge un'altra considerazione: le parole con cui la Scrittura narra come Dio piantò il paradiso e vi mise l'uomo da lui creato e gli condusse gli animali perché imponesse loro il nome e tra essi non era stato trovato uno di aiuto simile a lui e allora Dio formò per lui la donna con una costola tolta a lui. Tutti questi particolari - dico - sono una prova assai chiara ch'essi non sono da ascrivere all'attività (creatrice) di Dio, dalla quale si riposò il settimo giorno, ma piuttosto a quella con cui seguita ad operare sempre fino al presente attraverso il corso dei tempi. Ecco infatti le parole con le quali la sacra Scrittura narra come fu piantato il paradiso: Dio poi piantò il paradiso nell'Eden a Oriente e vi mise l'uomo da lui creato. Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi belli a vedersi e buoni a mangiare.

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4. Allorché dunque (la Scrittura) dice: Dio fece inoltre spuntare dal suolo ogni specie di alberi belli a vedersi 7dichiara apertamente che in questo caso Dio fece spuntare gli alberi dal suolo in maniera diversa da quella in cui agì allorché il terzo giorno fece spuntare dal suolo le piante foraggere producenti il seme secondo la propria specie e gli alberi recanti il frutto secondo le proprie specie. Questo infatti vuol dire la frase: fece inoltre germogliare, ossia oltre a ciò che aveva già fatto germogliare (antecedentemente); in quel caso Dio creò, naturalmente, le cose in potenza e nelle loro ragioni causali quando effettuò la creazione simultanea di tutti gli esseri e dalla quale si riposò il settimo giorno dopo averli compiuti; in questo caso invece creò le cose in modo visibile in un'opera che appartiene al corso dei tempi, per la quale egli agisce ognora senza interruzione.

Risposta a un'obiezione sugli alberi del paradiso.


4.6. Si potrebbe forse obiettare che il terzo giorno non fu creata ogni specie di alberi, ma la creazione di alcune specie sarebbe stata differita al sesto giorno in cui fu creato l'uomo e messo nel paradiso. La Scrittura però indica molto chiaramente quali esseri furono creati il sesto giorno: cioè le creature viventi, ciascuna secondo la propria specie, quadrupedi, rettili, bestie selvatiche e l'uomo, maschio e femmina, fatti a immagine di Dio. Il narratore poté quindi omettere di dire come fu creato l'uomo, - sebbene narrasse il fatto della sua creazione nello stesso sesto giorno - in modo che in seguito, riprendendo di nuovo il racconto, c'informasse in qual modo fu creato, cioè col fango della terra e la donna per lui con una sua costola; d'altra parte però egli non avrebbe potuto tralasciare alcuna specie di creature sia quando Dio disse: Sia, o: Facciamo, sia quando è detto: e così fu, o: Dio fece. In caso diverso sarebbe stato inutile che ogni cosa fosse distribuita con tanta cura per ognuno di quei giorni, se ci fosse qualche sospetto che i giorni fossero confusi e per conseguenza, mentre la creazione di piante (foraggere) e di alberi è assegnata al terzo giorno, dovessimo credere che alcune specie di alberi furono create anche il sesto giorno, sebbene la Scrittura non li menzioni nel sesto giorno.

Creazione potenziale e causale dell'uomo e sua creazione nel tempo.

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5.7. Che cosa risponderemo, infine, a proposito delle bestie dei campi e degli uccelli del cielo che Dio condusse ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati? Ecco che cosa dice (la Scrittura): E il Signore Dio disse: Non è bene che l'uomo sia solo, facciamogli un aiuto simile a lui. E Dio formò ancora dal suolo ogni specie di bestie del campo e di uccelli del cielo e li condusse ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati; e il nome di ogni essere vivente è quello che pose Adamo. Così Adamo diede il nome a ogni specie del bestiame e degli uccelli del cielo e delle bestie dei campi. Per Adamo, al contrario, non fu trovato alcun aiuto simile a lui. Dio allora infuse in Adamo un torpore che gli fece perdere i sensi, cosicché Adamo si addormentò e Dio gli tolse una delle costole e al suo posto vi pose della carne. E il Signore Dio trasformò in donna la costola che aveva tolto all'uomo. Poiché dunque, per conseguenza, non era stato trovato tra il bestiame, tra le bestie del campo e tra gli uccelli del cielo un aiuto confacente, Dio fece per lui un aiuto che gli si addicesse traendolo da una costola del suo petto. Ebbene, ciò avvenne dopo che Dio ebbe formato ancora una volta dal suolo le stesse bestie del campo e gli uccelli del cielo e li ebbe condotti ad Adamo. In qual modo si può dunque concepire che ciò sia potuto avvenire il sesto giorno, dal momento che in quel giorno la terra produsse gli esseri viventi al comando di Dio mentre ugualmente, al comando di Dio, le acque produssero gli uccelli del cielo nel quinto giorno? La Scrittura quindi in questo passo non direbbe: E Dio formò ancora dal suolo ogni specie di bestie del campo e di uccelli del cielo, se la terra non avesse già prodotto tutte le specie delle bestie del campo il sesto giorno, e l'acqua ogni specie di uccelli del cielo il quinto giorno. In modo diverso dunque Dio li creò nel primo caso, cioè potenzialmente e causalmente in conformità con l'opera con cui creò simultaneamente tutte le cose da cui si riposò il settimo giorno, in modo diverso nel secondo caso, come gli esseri che noi vediamo e ch'egli crea nel corso dei tempi nel modo ch'egli continua ad agire senza interruzione. Eva quindi fu creata dal fianco di suo marito durante i giorni di luce fisica che ci sono molto ben noti e che risultano dal corso circolare del sole. Allora infatti Dio formò ancora dalla terra le bestie e gli uccelli e poiché tra essi non fu trovato un aiuto che si addicesse ad Adamo, fu formata la donna. In giorni di tal genere Dio formò anche Adamo con il fango della terra.

Seconda ipotesi: la duplice creazione dell'uomo.


5.8. Ma non si può neppure dire che il maschio fu creato il sesto giorno e la femmina, al contrario, nel corso dei giorni posteriori, poiché è detto in modo assai chiaro che lo stesso sesto giorno (Dio) li fece maschio e femmina e li benedisse, con tutto il resto che (la Scrittura) dice di entrambi e a entrambi. La creazione primordiale di tutti e due fu dunque diversa da quella posteriore: nella primordiale essi furono creati per mezzo del Verbo di Dio in potenza, insita - per così dire - come un germe nel mondo allorché Dio creò simultaneamente tutte le cose dopo le quali si riposò il settimo giorno; con quelle creature sarebbero state fatte poi tutte le cose, ciascuna al proprio tempo nel corso dei secoli; nella creazione posteriore invece essi sono creati secondo l'attività creatrice (di Dio) che svolge la sua opera attraverso il corso del tempo senza alcuna interruzione e in base alla quale era stabilito che in seguito, al tempo opportuno, fosse creato Adamo col fango della terra e sua moglie dal fianco del marito.

Bisogna comprendere bene la creazione primordiale o causale.

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6.9. In quanto alla suddetta distinzione delle opere di Dio, alcune appartengono ai "giorni" invisibili in cui Dio creò tutte le cose in un solo istante, e altre ai giorni che noi conosciamo e nei quali egli produce ogni giorno tutte le cose che si sviluppano nel tempo e derivano da quelle, che si potrebbero chiamare involucri primordiali. Spiegando così le cose, credo di non aver detto nulla di errato né d'illogico, interpretando le parole della Scrittura che mi hanno indotto a fare quella distinzione. Ma poiché è un po' difficile comprendere questi argomenti che sono al di sopra della portata dei lettori piuttosto tardi d'ingegno, devo preoccuparmi che non si pensi che io pensi o affermi qualcosa che so bene né di pensare né di affermare. Sebbene nelle mie precedenti spiegazioni io abbia premunito - per quanto possibile - il lettore, credo tuttavia che ci saranno parecchi i quali da queste spiegazioni non siano stati istruiti con sufficiente chiarezza e immaginano che nella creazione primordiale, in cui tutti gli esseri furono creati simultaneamente, l'uomo esistesse già dotato d'una certa forma di vita con cui potesse capire, credere e comprendere la frase rivoltagli da Dio allorché disse: Ecco, vi ho dato ogni specie di piante erbacee aventi in se stesse il seme. Chi dunque immagina ciò, sappia che io non ho né pensato né affermato una simile cosa.

L'uomo fu creato dapprima nelle sue cause.


6.10. D'altronde se dirò che nella creazione primordiale, in cui Dio creò tutti gli esseri simultaneamente, l'uomo non era non solo come quando è giunto all'età matura ma neppure come quando è bambino, né solo come un bambino ma neppure com'è un embrione nel ventre materno - e non solo non era un embrione, ma neppure un germe visibile d'uomo - se dirò così, uno potrà credere che l'uomo non esisteva affatto. Questo eventuale individuo torni dunque alla Scrittura e vi troverà che l'uomo fu fatto ad immagine di Dio il sesto giorno e fu fatto maschio e femmina. Cerchi parimenti quando fu fatta la donna e troverà che fu fatta all'infuori di quei sei "giorni", poiché fu fatta quando Dio con la terra formò "ancora" le bestie del campo e gli uccelli del cielo, non già quando le acque produssero gli uccelli e la terra produsse esseri viventi, tra cui c'erano anche le bestie. Allora, nella creazione primordiale l'uomo fu fatto maschio e femmina; dunque, sia allora che dopo, non allora e non dopo o, al contrario, dopo e non allora; e neppure erano esseri diversi poi, ma erano gli stessi identici, in un modo però allora e in un altro modo poi. Mi si chiederà: "In che modo poi?". Risponderò: "Visibilmente, nella forma della struttura umana che noi conosciamo, pur non generato da genitori ma l'uomo formato dal fango e la donna formata dalla sua costola". Mi si chiederà ancora come furono fatti nella creazione primordiale e io risponderò: "Invisibilmente, potenzialmente, nelle loro cause, come sono fatti gli esseri destinati a esser fatti ma non ancora fatti".

Le cause costitutive dell'uomo sono anteriori a tutti i germi visibili.


6.11. Forse però quel tale non mi capirà poiché gli vengono sottratte tutte le nozioni delle cose che gli sono familiari, inclusa la materialità dei semi. L'uomo infatti non era già qualcosa di simile quando fu creato nella creazione primordiale dei sei "giorni". I semi presentano - è vero - una certa rassomiglianza con ciò, di cui qui trattiamo, per i princìpi in essi racchiusi e destinati a svilupparsi, e tuttavia le cause di cui qui parlo esistono prima di tutti i semi visibili. Quel tale però non comprende. Che dovrei fare dunque, se non dargli un consiglio salutare -per quanto mi è possibile - di credere cioè alla Scrittura di Dio, che l'uomo fu creato non solo allorché Dio, dopo aver creato il "giorno", fece il cielo e la terra; di lui in un altro passo la Scrittura dice: Chi vive per sempre ha creato ogni cosa simultaneamente 12 ma (fu creato) anche allorché Dio, creando le cose non più simultaneamente, ma ciascuna al proprio tempo, formò l'uomo con il fango della terra e la donna con un osso di lui. La Scrittura infatti non ci consente né d'interpretarla nel senso che (l'uomo e la donna) furono creati in questo modo al sesto giorno né tuttavia nel senso che non furono creati al sesto giorno.

Non si può dire che le anime sono state create prima dei corpi.

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7.12. Si potrebbe dunque supporre che nel sesto giorno erano state create le anime di Adamo e di Eva in quanto si pensa logicamente che lì, nello spirito della loro anima c'è anche l'immagine di Dio, mentre il loro corpo sarebbe stato formato in seguito? Ma la medesima Scrittura non ci permette una siffatta interpretazione: in primo luogo perché la creazione era stata completata - e io non vedo come si possa intendere questa affermazione se mancava un qualcosa che allora non era stato creato nelle sue cause per essere creato in seguito sotto forma visibile - in secondo luogo il sesso maschile e femminile può esistere solo in rapporto ai corpi. Se invece uno penserà che i due sessi sono in certo qual modo l'intelletto e l'azione in un'unica anima, che cosa farà dei frutti degli alberi dati da Dio come alimento nello stesso giorno, dal momento che l'alimento è certamente necessario solo a un uomo dotato di corpo? Poiché, se uno vorrà prendere anche questo alimento in senso figurato, si allontanerà dal senso vero e proprio dei fatti, che innanzitutto e con ogni scrupolo dev'essere messo alla base per quanto riguarda narrazioni di tal genere.


Agostino - Genesi 820