Agostino - Genesi 1116

Obiezione: come potevano intendere la parola di Dio i progenitori?

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16.35. Così dunque per i nostri progenitori la vita era completamente piacevole e non volevano certamente perderla, anzi erano in grado di comprendere qualsiasi specie di segni o di parole con cui Dio lo faceva loro capire. Inoltre non sarebbe stato possibile commettere il peccato, se prima non fossero stati persuasi che a causa di quell'azione non sarebbero stati condannati alla morte, cioè che non avrebbero perso il bene che possedevano e ch'erano assai contenti di perdere; ma di ciò parleremo a suo luogo. Se alcuni dunque hanno difficoltà di capire come mai i nostri progenitori potessero comprendere le parole o le minacce di Dio relative a cose da essi non sperimentate, dovrebbero riflettere e riconoscere che noi comprendiamo senza alcun dubbio o esitazione i nomi d'ogni specie di cose estranee alla nostra esperienza soltanto perché conosciamo il correlativo contrario quando si tratta di parole significanti una privazione o perché conosciamo cose simili quando si tratta di cose della medesima natura. Ma forse qualcuno potrebbe essere imbarazzato (non riuscendo a spiegarsi) come mai potessero parlare o capire un linguaggio persone che non l'avevano mai imparato col crescere tra altre persone che lo parlavano né apprendendolo da qualche maestro, come se a Dio fosse difficile insegnare a parlare a quelle persone, dal momento che le aveva create capaci d'imparare una lingua anche dagli uomini, se ne fossero esistiti altri dai quali apprenderla.

La proibizione riguardo all'albero fu data anche alla donna?

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17.36. È senza dubbio ragionevole porre il quesito se Dio diede questo precetto solamente all'uomo o anche alla donna. Ma l'agiografo non aveva ancora narrato come fu creata la donna. Era forse già stata creata? In questa ipotesi l'agiografo narra forse solo in seguito, quando riprende daccapo il racconto, come fu fatto ciò che era stato fatto in precedenza? Ecco infatti come si esprime la Scrittura: Il Signore Iddio diede inoltre un ordine ad Adamo, dicendo; non dice "diede un ordine ad ambedue". Soggiunge poi: D'ogni specie di alberi che si trovano nel paradiso tu potrai mangiare sicuramente; non dice: "potrete mangiare". Di poi aggiunge: Ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non dovete mangiare. A questo punto Dio parla al plurale come rivolgendosi ad ambedue e termina l'ordine usando il plurale quando dice: Ma il giorno in cui ne mangerete morrete sicuramente. Ma si potrebbe avanzare forse un'altra ipotesi. Che cioè Dio, sapendo di accingersi a fare la donna per l'uomo, diede il precetto osservando l'ordine gerarchico quanto mai appropriato in modo che il precetto del Signore giungesse alla donna tramite l'uomo? È questa la norma che l'Apostolo rispetta nella Chiesa dicendo: Se le donne desiderano imparare qualcosa lo domandino ai loro mariti in casa.

In qual modo Dio parlò all'uomo?

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18.37. Possiamo ugualmente chiederci come mai Dio parlò ora all'uomo da lui creato, ch'era certamente già dotato di senso e d'intelligenza perché fosse in grado di udire e di capire la parola di Dio. L'uomo infatti non avrebbe potuto ricevere diversamente un precetto la cui trasgressione lo rendesse colpevole, se non avesse capito il precetto ricevuto. In qual modo parlò dunque all'uomo? Gli parlò forse nell'intimo dell'anima sua, in un modo confacente alla sua intelligenza, in modo cioè che l'uomo capisse con la sua sapienza la volontà e il comando di Dio, senza bisogno d'alcun suono fisico o d'alcuna immagine di realtà fisiche? Ma io non credo che Dio parlasse così al primo uomo, poiché il racconto della Scrittura ha tali caratteristiche da indurci a credere piuttosto che Dio parlò all'uomo come anche in seguito parlò ai Patriarchi, ad Abramo, a Mosè, vale a dire prendendo un aspetto corporeo. Ecco perché i progenitori udirono la voce di Dio che verso sera passeggiava nel paradiso e si nascosero.

La duplice opera della Provvidenza.

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19.38. Ci si offre qui una magnifica occasione che non dovremmo trascurare: quella cioè di considerare - per quanto siamo in grado e Dio si degna d'aiutarci e di concederci - la duplice attività della Provvidenza, cui più sopra abbiamo accennato di sfuggita parlando dell'agricoltura, perché fin d'allora l'animo del lettore si abituasse a considerare quell'attività, poiché questa considerazione ci è d'immenso aiuto a non concepire alcuna idea indegna della natura di Dio. Diciamo dunque che l'Essere supremo, il vero, solo e unico Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo - cioè Dio, il suo Verbo e lo Spirito d'ambedue, ossia la Trinità, senza confusione e senza separazione (delle Persone) - Dio che solo possiede l'immortalità e abita in una luce inaccessibile, che nessuno degli uomini ha mai visto né può vedere, non è contenuto in alcun luogo finito o infinito dello spazio né è soggetto a mutamento per il volgere finito od infinito dei tempi. Nella sua sostanza, per cui è Dio, non esiste alcuna parte che sia minore dell'intero, come è invece necessariamente il caso delle sostanze situate nello spazio, e neppure c'era, nella sua sostanza, qualcosa che ora non c'è più o vi sarà ciò che ancora non c'è, come accade invece nelle sostanze che possono esser soggette al cambiamento nel tempo.

La creatura corporale, mutevole nel tempo e nello spazio, la spirituale nel tempo, Dio in nessun modo.

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20.39. Dio, dunque, che vive in un'eternità immutabile, ha creato simultaneamente tutte le cose, a partir dalle quali cominciassero a scorrere i secoli, a riempirsi gli spazi, a svolgersi i secoli con il movimento degli esseri soggetti al tempo e situati nello spazio. Di questi esseri alcuni li fece spirituali, altri corporali, formando una materia che non fu creata da altri né era increata, ma da lui solo fu creata formata e formabile, in modo che la sua formazione fosse precedente non rispetto al tempo ma rispetto all'origine. Le creature spirituali Dio le ha poste al di sopra di quelle corporali, poiché quelle spirituali possono cambiare solo nel tempo, quelle corporali invece nel tempo e nello spazio. L'anima, per esempio, cambia nel tempo col ricordarsi di ciò che aveva dimenticato o con l'imparare ciò che non sapeva o col volere ciò che non voleva; il corpo invece si muove nello spazio o dalla terra verso il cielo o dal cielo verso la terra, o da Oriente verso Occidente o con qualunque altro simile movimento. Ora, tutto ciò che si muove attraverso lo spazio non può farlo se non movendosi allo stesso tempo anche attraverso il tempo. Per contro, non tutto ciò che si muove attraverso il tempo deve necessariamente muoversi anche attraverso lo spazio. Come dunque la sostanza che si muove solo attraverso il tempo è superiore a quella che si muove nel tempo e nello spazio, così è superiore ad essa quella che è immobile sia nello spazio che nel tempo. Allo stesso modo quindi che lo spirito creato, che si muove solo nel tempo, muove il corpo attraverso il tempo e lo spazio, così lo Spirito creatore, pur essendo immobile nel tempo e nello spazio, muove lo spirito creato attraverso il tempo; lo spirito creato invece muove se stesso attraverso il tempo e muove il corpo attraverso il tempo e lo spazio, mentre lo Spirito creatore muove se stesso fuori del tempo e dello spazio, muove lo spirito creato nel tempo ma fuori dello spazio, e muove il corpo attraverso il corpo e lo spazio.

In che modo Dio immobile muove le creature si arguisce dall'esempio dell'anima.

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21.40. Se perciò uno si sforza di capire in qual modo Iddio eterno, veramente eterno e veramente immortale e immutabile, che non si muove né attraverso lo spazio né attraverso il tempo, muove le sue creature nel tempo e nello spazio, penso non riesca ad arrivarci qualora non abbia prima capito con l'anima, cioè lo spirito creato, che si muove non attraverso il tempo, muove il corpo attraverso il tempo e lo spazio. Se infatti non è ancora in grado di capire ciò che si attua nell'interno di se stesso, quanto meno sarà capace di capire ciò che è al di sopra di lui!

In che modo l'anima muove le membra del corpo.


21.41. L'anima infatti, a causa del suo abituale legame con i sensi del corpo, immagina di muoversi anch'essa nello spazio insieme col corpo mentre lo muove attraverso lo spazio. Ma se potesse conoscere con esattezza come sono disposti nelle articolazioni quelli che sono, per così dire, i perni delle membra del corpo sui quali quelle poggiano nel primo impulso dei loro movimenti, scoprirebbe che le membra le quali sono mosse attraverso lo spazio, non vengono mosse che da una parte del corpo che rimane ferma. Così, per esempio, non si muove un sol dito se non a condizione che la mano sulla cui articolazione, come su di un perno immobile, si effettua il movimento, resti ferma. Così l'intera mano, quando si muove, poggia sull'articolazione del gomito, il gomito su quella dell'omero e questo su quella della scapola; mentre i perni, su cui poggiano i vari movimenti, restano immobili, il membro che si muove si sposta attraverso lo spazio. Così l'articolazione della pianta del piede è nel tallone che sta fermo perché essa possa muoversi; quella del femore sta nel ginocchio e quella dell'intera gamba nella coscia. Nessun membro, quand'è mosso dalla volontà, può assolutamente muoversi se non poggiando sul perno di qualche articolazione che viene dapprima immobilizzato dall'ordine della medesima volontà affinché il membro, che non si muove attraverso lo spazio, possa imprimere l'impulso a quello che si muove. Infine neppure un piede nel camminare può alzarsi senza che l'altro immobile non sopporti il peso di tutto il corpo fino a quando il piede in moto non sia portato dal luogo, d'onde si sposta, all'altro dove sta andando, poggiando sul perno fermo della propria articolazione.

Il medesimo argomento.


21.42. Orbene, la volontà non muove alcun membro (del corpo) attraverso lo spazio se non servendosi dell'articolazione d'un membro ch'essa tiene immobile, sebbene non solo la parte del corpo che vien mossa, ma anche quella che rimane ferma e permette il movimento dell'altra, abbiano le loro dimensioni corporee con cui occupano uno spazio corrispondente alla loro estensione. A maggior ragione quindi resta immobile nello spazio l'anima che ordina il movimento alle membra soggette al suo volere: conforme a questo resta fermo il perno (del membro) su cui possa poggiare quello che dev'essere mosso. L'anima infatti non è una sostanza corporea e non riempie il corpo con l'occupare uno spazio come l'acqua riempie un otre o una spugna; ma essa è misteriosamente unita al corpo, per vivificarlo, con l'impulso incorporeo del suo comando e governa il corpo mediante una - diciamo così - tensione spirituale, non mediante il peso d'una massa corporale. Con tanta maggior ragione dunque la volontà che comanda non muove se stessa attraverso lo spazio, per muovere il corpo nello spazio, dal momento che lo muove tutto per mezzo delle sue parti senza muoverne alcuna nello spazio se non mediante le parti ch'essa tiene immobili.

In qual modo Dio muove le creature, in qual modo l'anima.

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22.43. Anche se è difficile capire quanto ho detto, dobbiamo credere non solo che la creatura spirituale muove il corpo attraverso lo spazio senza muoversi attraverso lo spazio, ma altresì che Dio muove la creatura spirituale attraverso il tempo senza muovere se stesso attraverso il tempo. Qualcuno forse rifiuta di ammettere questa proprietà nell'anima; senza dubbio però - a dire il vero - non solo l'ammetterebbe ma la comprenderebbe anche, se riuscisse a pensarla incorporea com'è in realtà. Chi infatti non capirebbe facilmente che non

può muoversi nello spazio ciò che non ha estensione nello spazio? Ora, tutto ciò che è esteso nello spazio è un corpo; per conseguenza non può pensarsi che l'anima si muova attraverso lo spazio se si ammette ch'essa non è un corpo. Ma, come avevo incominciato a dire, se uno rifiuta di ammettere questa proprietà nell'anima, non dev'essere spinto ad ammetterlo con eccessiva insistenza; se al contrario non ammette che la sostanza di Dio non si muove né attraverso il tempo né attraverso lo spazio, non crede ancora che Dio è completamente immutabile.

Sapienza con cui Dio governa il mondo.

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23.44. Ma la natura della Trinità è completamente immutabile e perciò tanto perfettamente eterna che non ci può essere nulla di coeterno ad essa. La Trinità, pur restando intrinsecamente identica in se stessa fuori del tempo e dello spazio, muove nel tempo e nello spazio le creature che le sono soggette. La Trinità crea gli esseri mossa dalla sua bontà e, in virtù del suo potere, ordina la volontà in modo che tra gli esseri non ce ne sia alcuno che non abbia l'essere da essa e tra le volontà non ce ne sia alcuna buona a cui essa non giovi, né alcuna cattiva di cui non possa servirsi per il bene. Ma poiché Dio non ha dato a tutti gli esseri il libero arbitrio, e quelli a cui l'ha dato sono più potenti e più eccellenti, quelli che ne son privi sono necessariamente soggetti a quelli che lo posseggono. Tutto ciò avviene grazie all'ordine stabilito dal Creatore che non punisce mai le volontà perverse fino al punto d'annientare la dignità della loro natura. Poiché dunque tutti i corpi e tutte le anime irrazionali sono privi del libero arbitrio, questi esseri sono soggetti agli esseri dotati del libero arbitrio, anche se non tutti quelli a tutti questi altri, ma conforme a quanto stabilito dalla giustizia del Creatore. La provvidenza di Dio, dunque, guida e governa tutte quante le creature, sia le nature che le volontà; le nature per farle esistere e le volontà perché non siano prive del premio quelle buone e non siano immuni dal castigo quelle cattive: egli anzitutto assoggetta a sé tutte le creature, poi le creature corporali a quelle spirituali, le irrazionali alle razionali, le terrestri alle celesti, le femminili alle maschili, le meno potenti alle più potenti, le più povere alle più ricche. Per quanto poi riguarda le volontà, Dio assoggetta a sé quelle buone, tutte le altre invece le assoggetta a quelle che gli ubbidiscono, di modo che le volontà perverse soffrano ciò che per ordine di Dio faranno le volontà buone, sia che agiscano da se stesse, sia che agiscano per mezzo di volontà cattive; ma ciò accade solo nell'ambito delle cose che per natura sono sotto il dominio anche delle volontà cattive, vale a dire nell'ambito dei corpi. Le volontà cattive infatti hanno il loro castigo interiore, cioè la loro stessa malvagità.

L'azione degli angeli verso le creature.

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24.45. Per conseguenza ogni essere corporeo, ogni vita irrazionale, ogni volontà debole o perversa è soggetta agli angeli del cielo che godono del possesso di Dio stando a lui sottomessi e lo servono nella beatitudine e, negli esseri loro sottomessi o con loro, hanno lo scopo di compiere ciò che da tutti esige l'ordine della natura conforme al comando di Colui al quale sono soggette tutte le cose. Gli angeli pertanto vedono in Dio la verità immutabile e su di essa regolano la loro volontà. In tal modo essi diventano partecipi dell'eternità, della verità e della volontà di Dio, essendo di là dai limiti del tempo e dello spazio. Essi, tuttavia, sono mossi dai comandi di Dio anche nel tempo, sebbene in Dio non esista alcun movimento temporale; così agiscono senza allontanarsi o distrarsi dalla contemplazione di Dio, ma nello stesso tempo non solo contemplano Dio senza limiti di spazio e di tempo, ma eseguono anche i suoi ordini riguardanti le creature loro soggette, movendo se stessi nel tempo e i corpi nel tempo e nello spazio secondo quanto è conveniente alla loro attività. In tal modo Dio, mediante la duplice azione della sua Provvidenza, dirige tutte le creature: le nature perché abbiano l'esistenza, e le volontà perché non facciano nulla senza il suo ordine o il suo permesso.

Come Dio governa le creature corporee.

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25.46. La natura dell'universo materiale è dunque aiutata esteriormente da una forza materiale, poiché fuori di essa non c'è alcun essere materiale, altrimenti non sarebbe più l'universo. Essa invece è aiutata da una forza incorporea poiché è Dio a far sì che la natura esista effettivamente, poiché da lui, per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose. Per contro le parti del medesimo universo non solo sono intrinsecamente aiutate - o piuttosto dovrei dire fatte - da una forza incorporea perché siano nature sussistenti, ma anche esternamente da una forza corporea con cui possano avere uno sviluppo più vigoroso, per esempio per mezzo degli alimenti, (dei prodotti) dell'agricoltura, della medicina e da tutto ciò che può servire al loro ornamento, in modo che non siano solo sane e più feconde, ma anche più belle.

Come Dio governa le creature spirituali.


25.47. Quanto poi alle creature spirituali in quanto sono perfette e beate, come lo sono i santi angeli, esse ricevono solo un aiuto interiore e incorporeo per quanto le riguarda, vale a dire per esistere ed essere sagge. Dio infatti parla ad esse interiormente in modo misterioso ed ineffabile, senza servirsi né di scrittura fissata con strumenti materiali né di parole risonanti a orecchi del corpo né per mezzo di sembianze prodotte dall'immaginazione nello, termine ormai usato anche da noi invece di quello latino. Le visioni di questa specie, benché siano più interiori di quelle trasmesse all'anima tramite il messaggio dei sensi fisici, tuttavia sono simili a quelle altre, sicché quando si formano non possono affatto o, al massimo, solo a stento, distinguersi da quelle. Esse inoltre sono più esteriori di quelle che hanno luogo quando l'anima razionale e intellettiva contempla (l'oggetto visto) nella verità immutabile, nella cui luce giudica tutte le cose e perciò, a mio avviso, devono ascriversi tra le visioni prodotte da una causa esterna. Per conseguenza le creature spirituali e intellettuali, perfette e beate come sono gli angeli, per ciò che le riguarda, cioè per poter esistere, esser sapienti e beate, sono aiutate - come ho già detto - solo interiormente dall'eternità, verità e carità del Creatore. Se al contrario si deve dire che esse ricevono un aiuto esteriore, forse lo ricevono solo per il fatto che gli angeli si vedono gli uni gli altri e godono in Dio della società che formano, per il fatto che vedono anche tutte le creature dappertutto nei loro compagni, e per questo ringraziano e lodano il Creatore. Per quanto invece riguarda l'attività delle creature angeliche, con la quale la provvidenza di Dio si prende cura d'ogni genere di creature e specialmente del genere umano, essa apporta loro un aiuto intrinseco sia mediante le visioni che rappresentano realtà corporali, sia mediante gli stessi corpi che sono soggetti al potere degli angeli.


Dio, rimanendo sempre lo stesso, governa tutte le creature.

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26.48. Stando così le cose, Dio onnipotente e mantenente tutto, che è sempre lo stesso nella sua immutabile eternità, verità e volontà, senza muoversi attraverso il tempo e lo spazio, muove le sue creature spirituali attraverso il tempo e muove anche le creature corporali attraverso il tempo e lo spazio. Per conseguenza, grazie a questo movimento di esseri da lui costituiti, con la sua azione intrinseca, li governa altresì con la sua azione estrinseca, sia mediante le volontà che gli sono soggette e da lui mosse attraverso il tempo, sia mediante i corpi soggetti a lui e a quelle volontà, e da lui mossi attraverso il tempo e lo spazio ma nel tempo e nello spazio, la cui ragione causale è vita in Dio stesso di là dai limiti di tempo e di spazio. Allorché dunque Dio interviene così con la sua azione, non dobbiamo pensare che la sua sostanza, per la quale egli è Dio, sia mutevole attraverso il tempo e lo spazio, ma dobbiamo riconoscere queste cose come opere della divina Provvidenza e non come risultato dell'attività con cui egli crea gli esseri, ma dell'attività con cui governa, mediante il suo intervento estrinseco, gli esseri creati da lui intrinsecamente. Poiché grazie alla sua immutabile e trascendente potenza non limitata per nulla quanto a distanza ed estensione spaziale, egli è allo stesso tempo interiore a tutte le cose, poiché sono tutte in lui, ed esteriore a tutte le cose poiché è al di sopra di ogni cosa. Così pure, senza alcun intervallo o spazio di tempi, a causa della sua eternità, è allo stesso tempo più antico di tutte le cose in quanto è l'Essere più antico di tutte le cose, ed è più nuovo di tutte le cose in quanto è sempre il medesimo dopo tutte le cose.

In qual modo parla Dio.

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27.49. Ecco perché, quando sentiamo la Scrittura che dice: Il Signore Iddio inoltre diede il seguente ordine ad Adamo dicendo: D'ogni albero del paradiso tu potrai mangiare sicuramente, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non dovrai mangiarne, poiché il giorno che ne mangerete, morrete sicuramente, se cerchiamo di sapere in che modo Iddio disse queste parole, ci è impossibile capirlo esattamente. Dobbiamo tuttavia ritenere con assoluta certezza che Dio parla in due modi: o mediante la propria sostanza o mediante una creatura a lui soggetta; mediante la propria sostanza parla a tutte le nature dell'universo solo per crearle; al contrario parla alle nature spirituali e intelligenti non solo per crearle ma anche per illuminarle poiché sono già capaci d'intendere la sua parola che è nel suo Verbo, il quale era in principio con Dio e il Verbo era Dio e per mezzo di lui è stata fatta ogni cosa. Quando invece Dio parla agli esseri che non sono capaci d'intendere la sua parola, non parla se non mediante una creatura, o solo mediante una creatura spirituale sia in sogno che in estasi per mezzo di sembianze rappresentanti cose corporali o anche una creatura corporale quando ai sensi del corpo appare qualche immagine o si fanno sentire delle voci.

In qual modo Dio parlò ad Adamo.


27.50. Se dunque Adamo era in grado di poter capire la parola che Dio comunica agli spiriti angelici mediante la propria sostanza, non si può dubitare che Dio movesse lo spirito di Adamo in modo misterioso e ineffabile senza muoversi attraverso il tempo e gli inculcasse un precetto utile e salutare della Verità e nella stessa Verità quale castigo sarebbe dovuto toccare al trasgressore; in tal modo vengono intesi o visti tutti i precetti salutari nell'immutabile Sapienza che in determinati momenti si comunica alle anime 59 sante pur senza muoversi affatto nel tempo. Se invece Adamo era giusto solo nella misura che aveva ancora bisogno dell'autorità di un'altra creatura più santa e più saggia mediante la quale arrivare a conoscere la volontà e il comando di Dio - come noi abbiamo avuto bisogno dei Profeti e questi hanno avuto bisogno degli angeli -, per qual motivo dovremmo dubitare che Dio gli parlasse mediante una creatura di tal genere con un linguaggio che Adamo potesse capire? Quando infatti la Scrittura in seguito narra che i nostri progenitori, dopo aver commesso il peccato, sentirono la voce di Dio che passeggiava nel paradiso, nessuno, che crede alla fede cattolica, dubita affatto che Dio parlò non mediante la propria sostanza ma per mezzo d'una creatura a lui soggetta. Su questo argomento ho voluto discorrere un po' più a lungo perché certi eretici pensano che la sostanza del Figlio di Dio era visibile per se stessa prima che assumesse un corpo e che perciò fu visto dai Patriarchi prima di prendere il corpo dalla Vergine, come se la Scrittura solo di Dio Padre dicesse: che nessuno degli uomini ha visto né può vedere 60. Secondo loro il Figlio fu visto proprio nella sua sostanza, prima di assumere la natura di schiavo 61, dottrina empia questa, che deve essere respinta dalla mente dei cattolici. Se dunque piacerà al Signore, tratteremo più a fondo questo argomento un'altra volta. Per ora, terminato questo libro, si deve sperare (di poter spiegare) nel libro seguente la continuazione del racconto biblico, in che modo cioè la donna fu creata venendo tratta da una costola del proprio marito.

1 - (Gn 2,8).
2 - Cf. Rom 5,14.
3 - Cf. Mt 7,7.
4 - De Gn c. Man. 2,2,3.
5 - (Gn 2,8).
6 - (Gn 2,9).
7 - (Gn 1,29).
8 - (Gn 1,29).
9 - Cf. 1 Cor 2,9.
10 - (Gn 2,9).
11 - Prov 3,18.
12 - Cf. Gal 4,24-26.
13 - Cf. Ex 17,6.
14 - 1 Cor 10,4.
15 - Prov 3,18.
16 - Ex 12,3-11.
17 - Cf. Lc 15,23.
18 - Ps 117,22.
19 - Cf. Lc 23,43.
20 - Cf. Lc 16,24.
21 - (Gn 2,24); Eph 5,31.
22 - Cf. Eph 5,32.
23 - 3 Reg 19,5-8.
24 - 3 Reg 17,16.
25 - Cf. (Gn 1,31.
26 - (Gn 2,10-14).
27 - Lc 10,30.
28 - (Gn 8,11 Gn 24).
29 - Cf. (Gn 2,8).
30 - 1 Cor 3,7.
31 - (Gn 8,11).
32 - (Gn 2,5).
33 - (Gn 3,18).
34 - Eccli 10,12.
35 - (Gn 2,15).
36 - Ps 15,2.
37 - Ps 72,28.
38 - Ps 58,10.
39 - Eph 2,10.
40 - Eph 2,8-10.
41 - Phil 2,12-13.
42 - (Gn 2,16).
43 - Cf. (Gn 1,12 Gn 31).
44 - Cf. Is 7,14; Mt 1,23.
45 - Cf. 1 Tim 2,5.
46 - Cf. Io 1,1. 14.
47 - Is 7,16 (sec. LXX).
48 - Cf. Io 6,38.
49 - Rom 5,19.
50 - 1 Cor 15,22.
51 - (Gn 2,16-17).
52 - (Gn 2,17).
53 - 1 Cor 14,35.
54 - Cf. (Gn 3,8.
55 - 1 Tim 6,16.
56 - Rom 11,36.
57 - (Gn 2,16-17).
58 - Io 1,1-3.
59 - Cf. Sap 7,27.
60 - 1 Tim 6,16.
61 - Cf. Phil 2,7.

1200

LIBRO NONO

I testo di Gn @2,18-24@ commentato in questo libro.

1201
1.1. Il Signore inoltre disse: Non è bene che l'uomo sia solo; facciamogli un aiuto simile a lui. E Dio formò ancora dalla terra tutte le bestie dei campi e tutti gli uccelli del cielo e li condusse ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati. E in qualunque modo chiamò ogni essere vivente, quello è il suo nome. Adamo dunque diede un nome a tutte le bestie domestiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche. Ma per l'uomo non si trovava un aiuto che fosse simile a lui. Dio allora fece scendere un sonno profondo in Adamo che si addormentò; Dio gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. E il Signore Dio con la costola tolta ad Adamo formò la donna e la condusse ad Adamo. Adamo allora disse: Questa sì è ora osso delle mie ossa e carne della mia carne; essa si chiamerà "donna", perché è stata tratta dall'uomo. L'uomo perciò abbandonerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una carne sola. Se per il lettore sono di qualche utilità le considerazioni messe per scritto nei libri precedenti, non è necessario intrattenerci più a lungo (a spiegare) la frase: Dio formò ancora dalla terra tutte le bestie dei campi e tutti gli uccelli del cielo. Nei libri precedenti infatti abbiamo già spiegato - per quanto ci è stato possibile -perché la Scrittura usa (l'avverbio) ancora, cioè a causa della creazione originaria delle creature, compiuta nei sei giorni, quando tutte le cose furono simultaneamente portate alla perfezione e incominciate nelle loro ragioni causali, di modo che in seguito quelle cause sarebbero state condotte a produrre il loro effetto. Se però uno crede che questo problema debba avere una soluzione diversa, vorrei solo che considerasse attentamente tutti gli argomenti esaminati da noi per formarci questa opinione. Se in base alle sue riflessioni potrà esporre chiaramente un'opinione più plausibile, non solo non dovremo opporci ma congratularci con lui.

Perché la Scrittura dice: Dio plasmò dalla terra, ecc.

1.2. Qualcuno invece potrà stupirsi che la Scrittura non dica: "Dio formò ancora dalla terra tutte le bestie dei campi e dalle acque tutti gli uccelli del cielo", ma s'esprime come se Dio avesse formato ambedue le specie di animali con la materia della terra, poiché dice: E Dio formò dalla terra tutte le bestie dei campi e tutti gli uccelli del cielo. Costui però dovrebbe notare bene che questa omissione può spiegarsi in due modi; primo: l'autore può aver tralasciato adesso di dire da qual materiale Dio formò gli uccelli del cielo, poiché il lettore potrebbe comprendere che, anche se manca un'esplicita menzione, non si deve intendere che Dio formò dalla terra ambedue le specie di animali ma solo le bestie dei campi; in tal modo, anche se la Scrittura non lo dice, comprendiamo con quale materiale Dio formò gli uccelli del cielo poiché sappiamo che furono prodotti mediante le acque nella creazione originaria delle ragioni causali. Il secondo modo di spiegare la frase può essere il seguente: si può supporre che il termine "terra" è qui preso nel senso generico per denotare anche le acque, come nel Salmo in cui, dopo aver esortato le creature del cielo a lodare Dio, il Salmista si rivolge alla terra dicendo: Lodate il Signore dalla terra voi, dragoni e voi tutti, abissi ecc., senza poi dire: "Lodate il Signore dalle acque". È lì infatti che sono gli abissi, i quali lodano il Signore dalla terra. È lì ugualmente che sono i rettili e i volatili pennuti che tuttavia lodano il Signore dalla terra. Conforme a questo significato generico del termine "terra" - in cui è usato anche per denotare tutto il mondo nell'espressione (della Scrittura): Dio, che fece il cielo e la terra - qualunque essere creato sia dalla terra asciutta che dalle acque può intendersi giustamente creato dalla terra.

In qual modo parlò Dio: forse con parole o sillabe temporali?

1202
2.3. Adesso dobbiamo vedere in che senso si devono intendere le parole di Dio quando disse: Non è bene che l'uomo sia solo; facciamogli un aiuto simile a lui 4. Forse che Dio disse ciò pronunciando delle parole e delle sillabe per la durata di un certo tempo? o forse l'agiografo accenna qui alla ragione causale che si trovava all'origine nel Verbo di Dio conforme alla quale la donna sarebbe dovuta essere creata così, ragione causale espressa anche dalla Scrittura allorché dice: E Dio disse: Sia fatto 5 (questo o quello) quando tutte le cose erano create nel principio? Oppure disse forse Dio queste parole nella mente dell'uomo stesso, come parla a certi suoi servi nell'intimo loro? Di servi di tal genere era pure colui che nel Salmo dice: Ascolterò che cosa dirà in me il Signore Iddio 6. Oppure di questa cosa fu fatta forse una rivelazione all'uomo nel suo intimo per mezzo di un angelo con voci somiglianti a quelle fisiche benché la Scrittura non dica se ciò avvenne in sogno o in estasi - poiché simili rivelazioni sono fatte di solito in questo modo in quegli stati --; oppure ciò avvenne forse in qualche altro modo, come avvengono le rivelazioni fatte ai profeti, delle quali troviamo scritto: E mi disse l'angelo che parlava in me 7. Oppure una vera voce si fece udire forse mediante una creatura corporea, come la voce proveniente dalla nube: Questi è il Figlio mio 8? Noi non possiamo sapere con certezza quali di queste forme possibili è quella realmente avveratasi. Dobbiamo tuttavia ritenere senz'ombra di dubbio non solo che Dio disse quelle parole ma altresì che, se le disse servendosi d'una voce fisica oppure di una apparenza di voce risonante nel tempo, Dio non le disse per mezzo della propria sostanza, ma per mezzo di una creatura soggetta al suo dominio, come abbiamo spiegato nel libro precedente.

In qual modo Dio si manifesta all'uomo.


2.4. Dio infatti apparve anche in seguito a santi personaggi ora con capelli candidi come lana, ora con la parte inferiore del busto brillante come bronzo splendente, ora in un modo ora in un altro. In queste visioni tuttavia Dio non si mostrò agli uomini con la propria sostanza, per cui è ciò che egli è, ma per mezzo di esseri da lui creati e a lui soggetti e si mostrò e parlò come volle mediante sembianze di forme e di voci corporee. È questa una verità del tutto evidente per tutti coloro che credono fedelmente o capiscono chiaramente che la sostanza eternamente immutabile della Trinità non si muove né attraverso il tempo né attraverso lo spazio, sebbene muova gli esseri attraverso il tempo e lo spazio. Non dobbiamo dunque cercare più in qual modo Dio pronunciò quelle parole ma piuttosto di capire che cosa disse. La Verità eterna, per mezzo della quale è stata creata ogni cosa, ci assicura ch'era necessario fosse creato per l'uomo un aiuto simile a lui. Per mezzo di questa Verità eterna intende quelle parole chi può conoscere in essa la ragione per cui una creatura è stata fatta.

In che senso la donna è aiuto dell'uomo.


Agostino - Genesi 1116