Agostino Salmi 22

SUL SALMO 22

22 Ps 22

ESPOSIZIONE

Cristo nostro pastore.

1. [v 1.] Salmo dello stesso David. La Chiesa parla a Cristo: Il Signore mi conduce al pascolo, e niente mi mancherà, il Signore Gesù Cristo è il mio pastore e niente mi mancherà.

2. [v 2.] Nel luogo del pascolo ivi mi ha collocato. Conducendomi alla fede, nel luogo del pascolo incipiente, ivi, per nutrirmi mi ha collocato. Presso acque refrigeranti mi nutre. Mi ha nutrito con l’acqua del battesimo, in cui sono ristorati quanti hanno perduto la innocenza e il vigore.

3. [v 3.] Ha convertito l’anima mia. Mi ha guidato nei sentieri della giustizia, a cagione del suo nome. Mi ha guidato negli angusti sentieri, che pochi percorrono, della sua giustizia; e non a cagione del mio merito, ma a cagione del nome suo.

4. [v 4.] Infatti, anche se camminassi in mezzo all’ombra della morte. Infatti, anche quando cammino in mezzo a questa vita, che è l’ombra della morte. Non temerò il male, perché tu sei con me. Non temerò il male, perché tu abiti, grazie alla fede, nel mio cuore; ed ora sei con me, affinché, dopo l’ombra della morte, sia anch’io con te. La tua verga e il tuo bastone, essi stessi mi hanno consolato. La tua disciplina, come verga per il gregge delle pecore e come bastone per i figli già più grandi e che dalla vita animale crescono a quella spirituale, non mi ha afflitto, anzi da essa sono stato consolato; perché tu ti ricordi di me.

5. [v 5.] Hai preparato la mensa al mio cospetto, di fronte a coloro che mi perseguitano. Ma dopo la verga, con la quale io, piccolo ancora e animale, ero condotto ai pascoli con il gregge, dopo quella verga, quando ho cominciato ad essere sotto il bastone, hai preparato la mensa al mio cospetto, affinché non sia più nutrito come un bambino con il latte (Cf. 1Co 3,2), ma prenda come un adulto il cibo, reso saldo in faccia a coloro che mi affliggono. Hai effuso olio sul mio capo. Hai allietato con la gioia spirituale la mia mente. E la tua coppa inebriante quanto è eccellente! E la tua coppa che dà l’oblio delle passate vane delizie, quanto è eccellente!

6. [v 6.] E la tua misericordia mi accompagnerà in tutti i giorni della mia vita. Cioè per quanto a lungo vivrò in questa vita mortale, non tua ma mia. E affinché abiti nella casa del Signore per la lunghezza dei giorni. Mi accompagnerà non soltanto qui, ma anche affinché abiti nella casa del Signore in eterno.

SUL SALMO 23

23 Ps 23

ESPOSIZIONE

Potenza della resurrezione di Cristo.

1. [v 1.] Salmo di David, nel primo giorno della settimana. Salmo di David, sulla glorificazione e la risurrezione del Signore che si è compiuta all’alba del primo giorno della settimana, che ormai è chiamato giorno del Signore.

2. [vv 1.2.] Del Signore è la terra e ciò che la riempie, il mondo intero e tutti coloro che vi abitano. Quando cioè il Signore glorificato è annunziato perché credano tutte le genti, e tutto il mondo diventa la sua Chiesa. Egli stesso sopra i mari l’ha fondata. Egli stesso fermamente l’ha stabilita sopra tutti i marosi di questo secolo, affinché da essa fossero dominati e non le arrecassero alcun male. E sopra i fiumi l’ha disposta. I fiumi scorrono al mare, e gli uomini in preda alle loro passioni si perdono nel secolo: anche su questi trionfa la Chiesa che è preparata nella carità ad accogliere l’immortalità dopo avere vinto, per mezzo della grazia di Dio, le cupidigie del secolo.

3. [v 3.] Chi salirà sul monte del Signore? Chi salirà all’altissima giustizia del Signore? Ovvero chi starà nel suo santo luogo? Ovvero chi resterà in quel luogo ove ascenderà, fondato sopra i mari e preparato sopra i fiumi?

4. [v 4.] L’innocente di mani e puro di cuore. Chi dunque salirà lassù ed ivi resterà, se non colui che è innocente nelle opere e puro nei pensieri? Chi non ha impiegato in vanità l’anima sua. Colui che non ha abbandonato la sua anima alle cose effimere, ma, rendendosi conto che essa è immortale, ha desiderato la ferma e immutabile eternità. E non ha giurato al suo prossimo nell’inganno. E perciò senza inganno, così come semplici e non ingannevoli sono le cose eterne, si è presentato al suo prossimo.

5. [v 5.] Egli riceverà la benedizione del Signore, e misericordia da Dio sua Salvezza.

6. [v 6.] Questa è la generazione di coloro che cercano il Signore. Così infatti nascono coloro che lo cercano. Di coloro che cercano il volto del Dio di Giacobbe. (Pausa). Cercano invero il volto di Dio, che ha donato la primogenitura al nato più tardi.

7. [v 7.] Alzate, o voi principi, le porte. Tutti voi che cercate il primato fra gli uomini, togliete di mezzo, affinché non vi ostacolino, le porte della cupidigia e del timore, che voi stessi avete innalzato. Ed elevatevi, porte eterne. Ed elevatevi, porte della vita eterna, della rinunzia al secolo e della conversione a Dio. Ed entrerà il Re della gloria. Ed entrerà il Re, nel quale senza superbia ci glorieremo; il quale, vinte le porte della mortalità ed aperte per sé quelle celesti, ha adempiuto quanto ha detto: Rallegratevi, perché io ho vinto il secolo (Jn 16,33).

8. [v 8.] Chi è questo Re della gloria? Nell’ammirazione la natura mortale è presa da timore e chiede: Chi è questo Re della gloria? Il Signore forte e potente, che tu hai ritenuto debole e soggiogato. Il Signore potente in battaglia. Palpa le cicatrici e constaterai che sono guarite, e che la debolezza umana è stata restituita all’immortalità. Si è dissolta questa debolezza, propria delle creature terrene, quando la potenza del Signore ha vittoriosamente combattuto con la morte.

9. [v 9.] Levate le porte, o voi principi. Di qui già si va al cielo. Griderà di nuovo la tromba del profeta: Levate le porte, anche voi principi celesti, che avete [collocate] negli animi degli uomini che adorano la milizia del Cielo (Cf. Re 2R 17,16). Ed elevatevi, porte eterne. Ed elevatevi, porte della giustizia eterna, della carità e della purezza, per cui mezzo, l’anima ama l’unico vero Dio, e non fornica sotto l’imperio dei molti che son chiamati dei. Ed entrerà il Re della gloria. Ed entrerà il Re della gloria, onde intercedere per noi alla destra del Padre (Cf. Rm 8,34).

10. [v 10.] Chi è questo Re della gloria? Perché anche tu principe della potestà di questo cielo ti stupisci e chiedi: Chi è questo Re della gloria? Il Signore delle virtù, Egli è il Re della gloria. E già vivificato nel corpo, ascende sopra di te colui che è stato tentato; si innalza sopra tutti gli angeli colui che è stato tentato dall’angelo prevaricatore. Nessuno di voi ostacoli o freni il nostro cammino per essere adorato da noi come Dio; né principato, né angelo, né virtù può separarci dall’amore di Cristo (Cf. Rm 8,39). È meglio sperare nel Signore piuttosto che sperare nel principe (Cf. Ps 117,9); in modo che chi si gloria, nel Signore si glori (Cf. 1Co 1,31). Vi sono senza dubbio virtù preposte al governo di questo mondo, ma il Re della gloria è il Signore delle virtù.

SUL SALMO 24

24 Ps 24

ESPOSIZIONE

Il peccatore e la misericordia di Cristo.

1. [v 1.] Per la fine, salmo dello stesso David. Parla Cristo, ma nella persona della Chiesa. Infatti ciò che qui si dice compete di più al popolo cristiano convertito a Dio.

2. [v 2.] A te, o Signore, ho levato l’anima mia nel desiderio spirituale, poiché essa era schiacciata a terra dalle passioni carnali. Dio mio, in te confido, non arrossirò. Dio mio, per il fatto che confidavo in me sono stato trascinato sino a questa infermità della carne; e poiché, abbandonato Dio, ho voluto essere come Dio, temendo la morte anche da parte della più piccola bestia, deriso dalla mia superbia, ho arrossito; ma ora in te confido, non arrossirò.

3. [v 3.] Né ridano di me i miei nemici. E non mi deridano coloro che, insidiandomi con occulti suggerimenti degni del serpente e insinuandomi: Bravo, bene!, in questo stato mi hanno ridotto. Perché non saranno confusi tutti coloro che sperano in te.

4. [v 4.] Siano confusi coloro che iniquamente fanno cose inutili. Siano confusi coloro che agiscono iniquamente, per conseguire cose effimere. Fammi conoscere, o Signore, le tue vie, e insegnami i tuoi sentieri. Esse non sono larghe, e non conducono la folla alla morte (Cf. Mt 7,13); insegnami i tuoi sentieri, stretti e noti a pochi.

5. [v 5.] Guidami nella tua verità. Fammi fuggire l’errore. E ammaestrami. Infatti da me ho conosciuto solo la menzogna. Perché tu sei il Dio mio Salvatore, e in te ho sperato tutto il giorno. Perché, scacciato da te dal paradiso (Cf. Gn 3,23) ed esiliato in una lontanissima regione (Cf. Lc 15,13), da me non posso tornare, se tu non vieni incontro al mio errare; il mio ritorno infatti ha sperato nella tua misericordia per tutto il tempo della vita terrena.

6. [v 6.] Ricordati delle tue misericordie, o Signore. Ricordati delle opere della tua misericordia, o Signore, perché gli uomini credono che tu te ne sia dimenticato. E che le tue misericordie sono da sempre. E ricordati di questo, che le tue misericordie sono eterne. Mai infatti sei stato senza di esse, tu che anche l’uomo peccatore hai reso schiavo della vanità, ma nella speranza, e non hai privato la tua creatura di tante e così grandi consolazioni.

7. [v 7.] Non ti ricordare dei peccati della mia giovinezza e della mia ignoranza. Non riserbare per il castigo i peccati della mia temeraria audacia e della mia ignoranza; ma ti cadano come di mente. Secondo la tua misericordia ricordati di me, Dio. Ricordati dunque di me non secondo la tua ira della quale io sono degno, ma secondo la tua misericordia che è degna di te. A motivo della tua bontà, o Signore. Non a motivo dei miei meriti, ma a cagione della tua bontà, Signore.

8. [v 8.] Dolce e giusto è il Signore. Dolce è il Signore, perché è stato tanto misericordioso con i peccatori e gli empi, da perdonare loro tutti i peccati anteriori; ma anche giusto è il Signore, il quale, dopo la misericordia della vocazione del perdono, che si deve alla grazia e non ai meriti, esigerà meriti degni nell’ultimo giudizio. Per questo imporrà la legge a chi vien meno nella via. Perché ha elargito la misericordia, per condurci nella via.

9. [v 9.] Guiderà i miti nel giudizio. Guiderà i miti, né atterrirà nel giudizio coloro che seguono la sua volontà e che non antepongono la propria, resistendogli. Insegnerà ai mansueti le sue vie. Insegnerà le sue vie non a coloro che vogliono correre avanti, quasi potessero meglio guidarsi da sé medesimi; ma a coloro che non levano in alto la fronte, che non recalcitrano, allorché è loro imposto il giogo lieve ed il fardello leggero (Cf. Mt 11,30).

10. [v 10.] Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità. Ma quali vie insegnerà loro, se non la misericordia nella quale può essere placato, e la verità nella quale è immutabile? Una di queste ha esercitato perdonando i peccati, l’altra giudicando i meriti. E perciò tutte le vie del Signore sono i due avventi del Figlio di Dio, l’uno di misericordia, l’altro di giudizio. Giunge dunque a lui seguendo le sue vie colui che, vedendosi liberato senza alcun merito, depone la superbia e d’ora in avanti si guarda dalla severità del giudice, poiché ha conosciuto la clemenza del soccorritore. Per coloro che ricercano il suo patto e le sue testimonianze. Riconoscono infatti il Signore misericordioso nel primo avvento, e giudice nel secondo, coloro che miti e mansueti ricercano il suo patto, quando con il suo sangue ci ha riscattati a nuova vita; e ricercano nei Profeti e negli Evangelisti le sue testimonianze.

11. [v 11.] A cagione del tuo nome, o Signore, sarai benigno con il mio peccato, perché è grande. Non soltanto hai perdonato i miei peccati che ho commesso prima di credere; ma anche riguardo al mio peccato, che è grande, perché anche nella via non viene meno la mia offesa, ti placherai con il sacrificio dell’anima contrita.

12. [v 12.] Qual è l’uomo che teme il Signore? Dal timore l’uomo comincia ad avviarsi alla sapienza. Gli imporrà la legge, sulla via che ha scelto. Gli imporrà la legge sulla via che liberamente ha imboccato, affinché più non pecchi impunemente.

13. [v 13.] La sua anima dimorerà nel bene, e la sua discendenza possederà la terra in eredità. E il suo sforzo possederà la ferma eredità del corpo rinnovato.

14. [v 14.] Il Signore è il sostegno di coloro che lo temono. Il timore sembra esser proprio dei deboli, ma il Signore è fortezza per coloro che lo temono. E il nome di Dio, che è glorificato nel mondo intero, dà fermezza a quanti lo temono. E la sua alleanza [è là] affinché sia loro manifestata. E fa sì che il suo testamento sia noto a loro, perché eredità di Cristo sono le genti ed i confini della terra.

15. [v 15.] Gli occhi miei sempre verso Dio; perché egli districherà dal laccio i miei piedi. Non avrò timore dei pericoli terreni, finché non guardo la terra; perché colui che io guardo libererà dal laccio i miei piedi.

16. [v 16.] Guardami, ed abbi pietà di me, perché io sono solo e povero. Perché io sono l’unico popolo, che conserva l’umiltà della tua unica Chiesa, umiltà che nessuno scisma o eresia possiede

17. [v 17.] Le sofferenze del mio cuore si sono moltiplicate. Le sofferenze del mio cuore si sono moltiplicate nell’abbondare dell’iniquità e nel raggelarsi della carità. Dalle mie necessità liberami. Poiché è necessario che io tutto questo sopporti, onde essere salvo perseverando sino alla fine (Cf. Mt 10,22), liberami dalle mie necessità.

18. [v 18.] Vedi la mia umiltà e il mio travaglio. Vedi la mia umiltà, per la quale mai mi separo dall’unità nel vantare la mia giustizia, e il mio travaglio, per cui sopporto che i disubbidienti siano con me mescolati. E rimetti tutti i miei peccati. E, reso benevolo da tutti questi sacrifici, rimetti i miei peccati, non soltanto quelli della giovinezza e della mia ignoranza, [che ho commesso] prima di credere, ma anche questi che commetto, pur vivendo già nella fede, a cagione della debolezza e delle tenebre di questa vita.

19. [v 19.] Guarda i miei nemici, poiché si sono moltiplicati. Essi non mancano non soltanto fuori, ma anche all’interno della stessa comunione della Chiesa. E mi hanno odiato con ingiusto odio. E hanno odiato me che li amo.

20. [v 20.] Custodisci l’anima mia, e liberami. Custodisci l’anima mia, affinché non cada nella loro imitazione; e liberami dalla confusione, nella quale essi sono con me mischiati. Non sia confuso, perché in te ho sperato. Non sia confuso, nel caso essi insorgano contro di me: perché non in me, ma in te ho sperato.

21. [v 21.] Gli innocenti ed i retti si sono stretti a me, poiché in te ho sperato, o Signore. Gli innocenti ed i retti non soltanto sono mischiati con me nella corporale presenza come i malvagi, ma hanno aderito a me con il consenso del cuore nella stessa innocenza e rettitudine; perché non sono venuto meno per imitare i malvagi, ma ho sperato in te, aspettando la vagliatura della tua messe definitiva.

22. [v 22.] Dio, riscatta Israele da tutte le sue tribolazioni. Riscatta, Dio, il tuo popolo, che hai preparato alla tua visione, dalle sue tribolazioni, e non soltanto da quelle che subisce dall’esterno ma anche da quelle che sopporta nell’intimo.

SUL SALMO 25

25 Ps 25

ESPOSIZIONE I

È il Signore che giustifica.

1. [v 1.] Dello stesso David. Il titolo “di David” può attribuirsi non solo all’Uomo Mediatore Cristo Gesù, ma a tutta la Chiesa già perfettamente costituita in Cristo.

2. Fammi giustizia, o Signore, giacché io ho camminato nella mia innocenza. Giudicami, o Signore, poiché dopo la misericordia che tu per primo mi hai usata, ho qualche merito per la mia innocenza la cui via ho custodita. E sperando nel Signore non sarò smosso. Tuttavia, non sperando in me, ma nel Signore, resterò in Lui.

3. [vv 2.3.] Mettimi alla prova, o Signore, e sperimentami. Mettimi alla prova e sperimentami, o Signore, perché nulla in me rimanga nascosto; rendimi noto, non a te, cui niente è nascosto, ma a me e agli uomini. Saggia al fuoco i miei reni e il mio cuore. Applica come fuoco la medicinale purificazione ai miei piaceri e ai miei pensieri. Poiché la tua misericordia è davanti ai miei occhi. Perché, per non essere consumato da tale fuoco, davanti ai miei occhi non sono i miei meriti ma la tua misericordia, per la quale a questa vita mi hai condotto. E mi sono compiaciuto nella tua verità. E poiché mi è dispiaciuta la mia menzogna, mentre gradita mi fu la tua verità, io stesso con essa ed in essa mi sono compiaciuto.

4. [v 4.] Non mi sono seduto nel consiglio della vanità. Non ho scelto di riporre il mio cuore con coloro che si sforzano di prevedere in che modo possano essere felici con il godimento dei beni effimeri, il che non può accadere. E non avrò parte con coloro che commettono iniquità. E poiché [la vanità stessa] è la causa di ogni ingiustizia, non avrò complicità occulta con coloro che commettono iniquità.

5. [v 5.] Ho avuto in odio il convegno dei maligni. Ma per giungere a quel consiglio della vanità, si formano i raggruppamenti dei maligni, che io ho avuto in odio. E non mi siederò con gli empi. E perciò, in tale consiglio non mi siederò con gli empi, cioè non sarò d’accordo con loro. E non mi siederò con gli empi.

6. [v 6.] Laverò tra gli innocenti le mie mani. Purificherò tra gli innocenti le mie opere; laverò tra gli innocenti le mie mani, con le quali abbraccerò le tue altezze. E starò attorno al tuo altare, o Signore.

7. [v 7.] Per udire la voce della tua lode. Per apprendere in qual modo lodarti. E narrare tutte le tue meraviglie. E quando avrò imparato, narrerò tutte le tue meraviglie.

8. [v 8.] Signore, ho amato la bellezza della tua dimora, cioè della tua Chiesa. Ed il luogo dell’abitazione della tua gloria, dove, mentre dimori, sei glorificato.

9. [v 9.] Non perdere con gli empi la mia anima. Non perdere dunque insieme con coloro che ti hanno odiato la mia anima, che ha amato la bellezza della tua casa. E la mia vita con gli uomini sanguinari: con coloro che hanno odiato il loro prossimo. Con questi due precetti infatti è resa bella la tua dimora.

10. [v 10.] Nelle cui mani sono le infamie. Non mi perdere insomma insieme con gli empi e con gli uomini sanguinari, le cui opere sono inique. La loro destra è ricolma di doni. E quanto è stato dato loro per ottenere la salvezza eterna, essi l’hanno convertito in mezzo per ottenere i doni di questo secolo, ritenendo la pietà un mestiere lucrativo (Cf. 1Tm 6,5).

11. [v 11.] Io invece ho camminato nella mia innocenza; riscattami ed abbi pietà di me. Mi valga per il conseguimento della liberazione il prezzo tanto grande del sangue del mio Signore; e nei pericoli di questa vita, non mi abbandoni la tua misericordia.

12. [v 12.] Il mio piede è rimasto nella rettitudine. Il mio amore non si è allontanato dalla tua giustizia. Nelle chiese ti benedirò, o Signore. Non nasconderò a coloro che hai chiamato, la tua benedizione, Signore, poiché congiungo al tuo amore l’amore del prossimo.

SULLO STESSO SALMO 25

252 Ps 25

ESPOSIZIONE II

Discorso al popolo

Il vero rinnovamento.

1. Quando si leggeva l’apostolo Paolo, con noi ha udito la vostra Santità queste parole: Come è verità in Gesù, che voi vi spogliate, rispetto alla precedente vita, del vecchio uomo, di quello che si corrompe secondo le passioni ingannatrici; e vi rinnoviate nello spirito della vostra mente, ed indossiate il nuovo uomo che è stato creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità (Ep 4,21-24). E affinché nessuno creda che si debba deporre qualche sostanza, così come ci si spoglia di una tunica; oppure che si debba assumere qualcosa di estraneo, così come si prende un abito, quasi lasciando una veste per prenderne un’altra, dato che questa interpretazione carnale non permetterebbe agli uomini di operare in se stessi spiritualmente secondo l’ordine dell’Apostolo, [Paolo] ha continuato il discorso, ed ha spiegato che cosa significhi spogliarsi del vecchio uomo ed indossare il nuovo. Il resto del passo si riferisce infatti alla medesima interpretazione. Parla quasi come a uno che dicesse: In qual modo mi spoglierò del vecchio, o in qual modo indosserò il nuovo? Sono forse io stesso un terzo uomo, per deporre il vecchio uomo, che ho avuto sinora, ed assumere il nuovo, che non avevo, in modo che si intenda che esistono tre uomini, e stia in mezzo quello che depone il vecchio uomo ed accoglie il nuovo? Orbene, affinché nessuno, ostacolato da questa carnale considerazione, faccia meno di quanto gli viene ordinato, e, non facendolo, adduca a scusa l’oscurità del testo, dice di seguito: Per questa ragione, deponendo la menzogna, parlate [con] verità. Questo dunque significa abbandonare il vecchio uomo ed indossare il nuovo: Per questa ragione, deponendo la menzogna, parlate [con] verità, ciascuno con il suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri (Ep 4,25).

Il prossimo.

2. Fratelli, nessuno di voi pensi poi di dover dire la verità con il cristiano e la menzogna con il pagano. Parla con il tuo prossimo, ed il tuo prossimo è colui che con te è nato da Adamo ed Eva. Tutti siamo prossimi per la condizione della nascita terrena; ma anche fratelli per la speranza della celeste eredità. Devi dunque ritenere tuo prossimo ogni uomo, anche prima che egli sia cristiano. Non sai infatti che cosa egli sia presso Dio, non sai in che modo Dio ha conosciuto lui nella sua prescienza. Talvolta quello che tu deridi perché adora le pietre, si converte ed adora Dio magari più religiosamente di te, che poco prima lo deridevi. Vi sono dunque nostri prossimi latenti in quegli uomini che non sono ancora nella Chiesa; e ve ne sono altri molto lontani da noi celati nella Chiesa. Perciò noi, che non conosciamo il futuro, consideriamo ciascuno nostro prossimo, non solo per condizione della umana mortalità per cui veniamo in questa terra con la medesima sorte; ma anche per la speranza di quella eredità, poiché non sappiamo che cosa sarà chi ora non è niente.

Cristo nostra luce.

3. Ascoltate dunque le altre cose relative all’indossare l’uomo nuovo e allo spogliarci del vecchio. Deponendo - dice - la menzogna, dite la verità, ciascuno con il suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi; e non peccate. Se ti adiri con il tuo servo perché ha peccato, adirati contro te stesso, per non peccare anche tu. Il sole non tramonti sulla vostra ira (Ep 4,26). Si intende senza dubbio, fratelli, riguardo al tempo: in quanto, anche se per questa stessa condizione umana e debolezza della mortalità che oggi rivestiamo l’ira coglie il cristiano, essa non deve dominarlo a lungo e divenire l’ira di ieri. Scacciala dunque dal cuore prima che tramonti questa luce visibile, se non vuoi che ti abbandoni quella luce invisibile. Ma anche in altro modo si possono interpretare queste parole, poiché la verità, Cristo, è il nostro Sole di giustizia; non questo sole che è adorato dai pagani e dai Manichei e che è veduto anche dai peccatori; ma quell’altro dalla cui verità è illuminata la natura umana e nel quale gioiscono gli angeli, mentre la debole vista del cuore degli uomini, pur trepidando sotto i suoi raggi, si deve tuttavia purificare attraverso i comandamenti, per poterlo contemplare. Quando questo Sole avrà intrapreso ad abitare nell’uomo per mezzo della fede, l’ira che in te nasce non sia in te tanto forte da far sì che esso tramonti sopra la tua ira, cioè da far sì che Cristo abbandoni la tua mente, dato che Cristo non vuole abitare insieme con la tua ira. Sembra infatti che Egli tramonti da te, mentre sei tu che vieni meno da lui, perché l’ira, invecchiando, diventa odio; e quando sarà diventata odio tu già sei un omicida: poiché chiunque odia il fratello suo è omicida (1Jn 3,15), dice l’apostolo Giovanni. Analogamente egli dice che chiunque odia il fratello suo resta nelle tenebre (1Jn 2,9): e non è strano che resti nelle tenebre colui dal quale il Sole è tramontato.

L'uomo vecchio e l'uomo nuovò.

4. Probabilmente a queste parole si riferisce anche quel che avete udito nel Vangelo: Pericolava la barca nel lago e Gesù dormiva (Lc 8,23). Navighiamo infatti come in un lago, e non mancano i venti e le tempeste; la nostra barca è quasi ricolma delle tentazioni quotidiane di questo secolo. Ma questo da che cosa deriva, se non dal fatto che Gesù dorme? Se in te non dormisse Gesù, non subiresti queste tempeste; ma nell’intimo godresti la tranquillità, poiché con te veglierebbe Gesù. Che vuol dire dunque: Gesù dorme? Che la tua fede, che procede da Gesù, si è addormentata. Si levano tempeste in questo lago: vedi i malvagi prosperare ed i buoni soffrire: ecco la tentazione, ecco il turbamento. E dice la tua anima: O Dio, questa è la tua giustizia, che i malvagi prosperino ed i buoni soffrano? Dici a Dio: questa è la tua giustizia? E Dio a te: Questa è la tua fede? È forse questo che io ti ho promesso? sei dunque divenuto cristiano per prosperare in questo secolo? ti tormenti perché qui prosperano i malvagi, coloro cioè che in seguito il diavolo tormenterà? Ma perché dici così? perché sei turbato dai flutti del lago e dalla tempesta? Perché Gesù dorme, cioè perché la tua fede, che deriva da Gesù, si è assopita nel tuo cuore. Che fai per salvarti? Sveglia Gesù, e digli: Maestro, moriamo (Lc 8,24). Infatti i pericoli del lago ci minacciano: moriamo. Egli si sveglierà, cioè la tua fede tornerà a te; e, con il suo aiuto, ti renderai conto nell’anima tua che le cose che son date ora ai malvagi non resteranno [a lungo] con loro; o li abbandonano mentre essi ancora vivono, oppure saranno da loro abbandonate nel momento della morte. Quanto invece è promesso a te, resterà in eterno. Ciò che ad essi è concesso temporalmente, rapidamente sarà tolto: fiorisce infatti come il fiore dell’erba. Perché ogni carne è erba; si inaridisce l’erba ed il fiore cade; mentre in eterno rimane la Parola del Signore (Cf. Is 40,6 Is 8). Volgi dunque le spalle a ciò che cade, e la tua faccia a ciò che permane. Quando Cristo è sveglio quella tempesta più non sconvolgerà il tuo cuore, non riempiranno le onde la tua barca; poiché la tua fede comanda ai venti e alle onde, ed il pericolo scomparirà. A questo infatti si riferisce, fratelli, tutto quello che dice l’Apostolo riguardo allo spogliarci dall’uomo vecchio. Adiratevi, e non peccate; il sole non tramonti sulla vostra ira; e non date adito al diavolo. Il vecchio [uomo] dava adito [al diavolo]; non lo dia il nuovo. Chi rubava, più non rubi (Ep 4,26-28). Il vecchio [uomo] dunque rubava, non rubi più il nuovo. È lo stesso uomo, è un solo uomo: era Adamo, sia Cristo; era vecchio, sia nuovo, con tutto quel che segue.

Il giudizio sul prossimo.

5. Ma osserviamo con un po’ più di attenzione il salmo, perché quando uno avanza nella Chiesa, è necessario che nella Chiesa sopporti i malvagi. Ma non li conosce chi è come loro; sebbene molti malvagi mormorino contro i malvagi, allo stesso modo per cui è più facile che un sano sopporti due ammalati, piuttosto che due ammalati si sopportino tra loro. Per questo vi insegnano, fratelli, che l’aia è la Chiesa di questo tempo; spesso lo abbiamo detto e spesso lo diciamo: in essa c’è la paglia e c’è il grano. Nessuno pretenda di gettar fuori tutta la paglia, prima che giunga il tempo della vagliatura; nessuno, prima del tempo della vagliatura, abbandoni l’aia, per non voler tollerare i peccatori, perché [non avvenga che], trovandosi fuori dell’aia, sia beccato dagli uccelli prima di entrare nel granaio. State attenti, fratelli, per qual motivo diciamo questo. Quando i chicchi di grano cominciano ad essere trebbiati, stando in mezzo alla paglia tra di loro non si toccano: è perciò quasi come se non si conoscessero, perché la paglia sta tra di loro. E chiunque scruta da lontano l’aia, crede vi sia soltanto paglia; se non guarda con estrema attenzione, se non tocca con mano, se non soffia con la bocca, cioè se non separa la paglia dal grano soffiando, difficilmente arriva a discernere i chicchi di grano. Orbene, a volte anche gli stessi chicchi di grano si trovano quasi separati gli uni dagli altri e senza toccarsi tra loro, in modo tale che ciascuno, nell’avanzare, crede di essere solo. Questo pensiero, fratelli, tentò Elia, uomo così notevole (Cf. Re 1R 19,10); e disse a Dio, come ricorda lo stesso Apostolo: Hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rovesciato i tuoi altari, ed io sono rimasto solo, e ricercano la mia vita. Ma cosa gli dice il responso divino? Ho lasciato per me settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal (Rm 11,3 Rm 4). Non gli disse: Ci sono altri due o tre uomini simili a te. Non crederti solo, gli disse. Ce ne sono altri, e sono settemila, e tu ti credi solo! Brevemente perciò così vi esortiamo, come dissi all’inizio. Intenda con me la vostra fraterna Santità, e risieda nei nostri cuori la misericordia di Dio, affinché [quanto diciamo] sia da voi compreso tanto da dare frutti e da essere operante in voi. Ascoltate in breve: Chiunque è ancora malvagio non pensi che nessuno sia buono; e chi è buono, non ritenga che solo lui è buono. Avete compreso? Ecco lo ripeto, state attenti a quanto dico: Chiunque è malvagio, se interroga la sua coscienza ed essa gli manifesta ch’egli è tale, non pensi che nessuno è buono; e chiunque è buono, non ritenga di essere il solo. Non tema quindi il buono [di essere] mischiato con i malvagi, poiché verrà il tempo in cui da essi sarà separato. Per questo oggi abbiamo cantato: Non perdere con gli empi la mia anima, e con gli uomini sanguinari la mia vita. Che vuol dire non perdere con gli empi? Non perderci insieme con loro. Perché ha paura di essere perduto insieme con loro? Vedo infatti che si dice a Dio: poiché ora tolleri che stiamo insieme, non volerci perdere insieme a quelli cui tolleri che siamo uniti. E questo dice tutto il salmo che voglio esaminare brevemente con la vostra Santità, dato che è breve.

6. [v 1.] Giudicami, o Signore. Mostra di nutrire per sé un desiderio non piacevole, e in certo senso pericoloso: essere giudicato. Che significa il desiderio di essere giudicato? Desidera essere separato dai malvagi. Altrove chiaramente dice riguardo a questo giudizio di separazione: Giudicami, o Signore, e discerni la mia causa dalla gente non santa (Ps 42,1). Mostra perché ha detto: Giudica; affinché non [si pensi che] vadano, senza giudizio, buoni e malvagi nel fuoco eterno, dato che ora entrano nella Chiesa i buoni e i malvagi. Giudicami, o Signore. Perché? Giacché io ho camminato nella mia innocenza e sperando nel Signore non sarò smosso. Che vuol dire sperando nel Signore? Vacilla infatti tra i malvagi colui che non spera nel Signore: e qui fu l’origine degli scismi. Hanno tremato in mezzo ai malvagi, mentre essi stessi erano peggiori, non volendo essere buoni tra i cattivi. Oh, se fossero stati grano, avrebbero tollerato la paglia nell’aia fino al tempo della vagliatura! Ma poiché erano paglia, soffiò il vento prima della stessa vagliatura, e portò via la paglia dall’aia e la gettò tra le spine. Certamente la paglia è stata gettata fuori di là: ma forse è solo grano ciò che è rimasto nell’aia? Solo la paglia vola via prima della vagliatura, ma nell’aia resta il grano ed anche la paglia; essa sarà tutta soffiata via [solo] quando sarà venuto il tempo della vagliatura. Questo dice il salmista: Ho camminato nella mia innocenza, e sperando nel Signore non sarò smosso. Perché, se avessi sperato nell’uomo, forse avrei visto una qualche volta quest’uomo vivere male e non seguire quelle buone vie che ha imparato o insegna nella Chiesa, ma seguire quelle che il diavolo indica; e poiché la mia speranza era riposta nell’uomo, vacillando l’uomo, vacillerebbe la mia speranza, e cadendo l’uomo cadrebbe la mia speranza; ma, siccome spero nel Signore, non sarò smosso.

7. [v 2.] Così continua: Mettimi alla prova, o Signore, e sperimentami; brucia i miei reni e il mio cuore. Che significa brucia i miei reni e il mio cuore? Brucia i miei piaceri, brucia i miei pensieri (cuore sta per pensieri, e reni per piaceri) in modo che non pensi nulla di male e non provi piacere in alcun male. Con che cosa brucerai le mie viscere? Con il fuoco della tua parola. E con che cosa brucerai il mio cuore? Con il calore del tuo spirito. Di questo calore altrove è detto: E non è chi si nasconda dal suo calore (Ps 18,7), mentre del fuoco dice il Signore: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (Lc 12,49).

8. [v 3.] Poi prosegue: Perché la tua misericordia è davanti ai miei occhi, e mi sono compiaciuto nella tua verità. Cioè non mi sono compiaciuto nell’uomo, ma mi sono compiaciuto in te nell’intimo, dove tu solo vedi; e non ho paura di dispiacere in ciò che gli uomini vedono, come dice l’Apostolo: Ma ciascuno esamini il suo operato, e allora avrà gloria solo in sé e non in un altro (Ga 6,4).

9. [vv 4.5.] Non mi sono seduto - dice - nel consiglio della vanità. Intenda la vostra Santità, che cosa vuol dire mi sono seduto. Dice non mi sono seduto spiegando il modo come vede Dio. Talvolta non sei nel consiglio, eppure vi siedi. Ad esempio, non stai in teatro ma pensi a scene di teatro, contro le quali, appunto, è detto brucia i miei reni; vi siedi con il cuore, anche se non vi sei con il corpo. Ma accade anche che tu sia obbligato da qualcuno a star lì, oppure che qualche pio dovere ti faccia in tal luogo sedere. In qual modo può accadere questo? Capita che sia necessario, per un dovere di pietà, che un servo di Dio vada nell’anfiteatro; se voleva ad esempio liberare qualche gladiatore, può accadere che egli vi si sieda, aspettando che esca quello che desiderava liberare. Ecco che costui non siede nel consiglio della vanità, anche se sembra sedervi con il corpo. Che significa star seduto? Significa essere d’accordo con coloro che in tal luogo seggono; se, stando presente, non sei d’accordo con loro, non vi siedi; se sei d’accordo, pur essendo assente, ti sei seduto con loro. E non entrerò con coloro che commettono iniquità. Ho avuto in odio il convegno dei maligni. Vedete che si riferisce all’intimo. E non mi siederò con gli empi.

Accostiamoci al Signore coll'innocenza.

10. [v 6.] Laverò tra gli innocenti le mie mani, non con questa visibile acqua. Tu lavi le tue mani, quando rifletti sulle tue opere piamente e con innocenza, dinanzi agli occhi di Dio; poiché invero vi è un altare alla presenza degli occhi di Dio, ove entrò il sacerdote che per primo si offerse per noi. Vi è un altare celeste, e non può toccare quell’altare se non chi lava le sue mani tra gli innocenti. Poiché molti indegni toccano quest’altare, e Dio sopporta che i suoi sacramenti siano per ora offesi. Ma forse, fratelli, quali sono queste pareti, così sarà la Gerusalemme celeste? Non allo stesso modo per cui sei ricevuto insieme ai malvagi fra queste pareti della chiesa, così sarai ricevuto insieme ai malvagi nel seno di Abramo; quindi non temere, e lava le tue mani. E starò attorno all’altare del Signore, dove tu offri i tuoi voti al Signore, dove effondi preghiere, dove è pura la tua coscienza, dove dici a Dio chi sei; e se per caso c’è in te qualcosa che a Dio dispiace, se ne cura Colui, cui ti confessi. Lava dunque tra gli innocenti le tue mani, e stai attorno all’altare del Signore, per udire la voce della lode.

Sia Dio la nostra gloria.

11. [v 7.] Continua infatti così: Per udire la voce della lode, e narrare tutte le tue meraviglie. Che significa per udire la voce della lode? Per comprendere, dice. Questo è infatti udire alla presenza di Dio, non come [udiamo] questi suoni che molti odono e molti non odono. Quanti ci odono e sono sordi nei confronti di Dio! Quanti hanno orecchie, ma non hanno quelle orecchie di cui Gesù dice: Chi ha orecchie per intendere intenda (Mt 13,9)! Che cosa significa dunque udire la voce della lode? Lo dirò se potrò, grazie all’aiuto della misericordia di Dio e delle vostre preghiere. Udire la voce della lode significa intendere nell’intimo, perché tutto quello che c’è in te di male, procedente dal peccato, è tuo; mentre tutto quanto c’è di bene, dovuto alla giustificazione, è di Dio. Ascolta dunque la voce della lode in modo da non lodarti, anche quando sei buono; poiché lodandoti quando sei buono, diventi malvagio; l’umiltà ti aveva fatto buono, la superbia ti fa malvagio. Ti eri convertito per essere illuminato, e dalla tua conversione fosti fatto luminoso, nella conversione divenisti splendente. Ma a chi ti sei convertito? forse a te stesso? Se tu potessi essere illuminato convertendoti a te stesso, mai potresti essere oscurato, poiché saresti sempre con te medesimo. Perché dunque sei illuminato? Perché hai convertito te ad altra cosa che prima non eri. Che cos’è l’altro che tu non eri? Dio, che è luce. Non eri tu la luce, poiché eri peccatore. Dice infatti l’Apostolo a coloro che vuole che ascoltino la voce di lode: Perché foste un tempo tenebre, ma ora siete luce (Ep 5,8). Che significa foste un tempo tenebre, se non: foste un tempo vecchi uomini? Ma ora siete luce: non è senza ragione che siete luce, voi che foste tanto a lungo tenebre: è perché siete stati illuminati. Non credere di essere luce in te stesso: la Luce è quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Jn 1,9); invece tu, per te stesso, a causa della tua cattiva volontà, del tuo peccato, eri stato ottenebrato, ed ora risplendi. Ma subito riprende, ad evitare che si insuperbiscano coloro cui ha detto ma ora siete luce, e aggiunge: nel Signore. Dice infatti così: Foste un tempo tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Dunque, se al di fuori del Signore non siete luce e siete luce solo se [siete] nel Signore, che cosa hai che non hai ricevuto? Ma se hai ricevuto, perché ti glori come se tu non avessi ricevuto? È questo infatti che l’Apostolo ha detto in un altro passo agli uomini superbi e che vogliono attribuire a se medesimi ciò che è di Dio, e gloriarsi del bene come se fosse loro. Ad essi dice: Che cosa hai che non hai ricevuto? Ma se hai ricevuto, perché ti glori come se tu non avessi ricevuto? (1Co 4,7) Colui che ha dato all’umile, toglie al superbo; poiché chi ha dato può anche togliere. A questo si riferisce, fratelli - sempreché abbia esposto quel che volevo, e spiegato quanto ho potuto, anche se non quanto volevo - a questo si riferisce il salmista dicendo: Laverò tra gli innocenti le mie mani, e starò attorno al tuo altare, o Signore, per udire la voce della tua lode; cioè, riguardo allo stesso bene che è in me, non presumerò di me, ma di te che me lo hai dato, per non esser lodato riguardo a me in me, ma riguardo a te in te stesso. Per questo continua: Per udire la voce della tua lode e narrare tutte le tue meraviglie; cioè non le mie, ma le tue.

12. [vv 8.9.] Ormai già vedete, fratelli, vedete l’innamorato di Dio che in Dio confida, posto in mezzo ai malvagi, che prega Dio per non perire insieme con i malvagi, dato che Dio non sbaglia nel giudicare. Tu infatti, vedendo gli uomini entrare in uno stesso luogo, credi che tutti abbiano il medesimo merito; Dio invece non si inganna, non temere. Tu, se fa da giudice il vento, discerni la paglia dal grano; vuoi che soffi il vento per te, e tu non sei il vento, ma desideri che esso soffi per te; e quando avrai scosso l’uno e l’altro con il vaglio, il vento porta via ciò che è leggero mentre resta quel che è pesante. Tu invochi dunque il vento per discernere nell’aia. Forse che Dio chiede l’intervento di un altro che con lui giudichi, per non perdere con i cattivi i buoni? Non temere in tal senso; stia sicuro il buono, anche se è in mezzo ai malvagi; e ripeti ciò che ascolti: Signore, ho amato la bellezza della tua casa. La casa di Dio è la Chiesa; essa contiene ancora dei malvagi, ma la bellezza della casa di Dio risiede nei buoni, si trova nei santi; ho amato questa stessa bellezza della tua casa; e il luogo dell’abitazione della tua gloria. Che significa questo? Direi che questo si riferisce a un significato piuttosto oscuro; mi aiuti il Signore, e l’intenzione del vostro cuore, ispirata dal Signore stesso. Perché dice il luogo dell’abitazione della tua gloria? Prima ha detto la bellezza della tua casa, e chiarisce perché è bella la casa di Dio: Il luogo - dice - dell’abitazione della tua gloria. Non è sufficiente dire il luogo dell’abitazione di Dio, ma il luogo dell’abitazione della gloria di Dio. Qual è la gloria di Dio? Quella della quale poco fa abbiamo detto che colui che diventa buono, non si glorii in sé, ma nel Signore (1Co 1,31). Perché tutti hanno peccato ed hanno bisogno della gloria di Dio (Rm 3,23). Dunque coloro nei quali in tal guisa abita il Signore, che per i propri beni Lui glorificano, in modo che non vogliono attribuirli a se medesimi e quasi rivendicare come proprio ciò che da Lui hanno ricevuto, essi stessi fanno parte della bellezza della casa di Dio. E la Scrittura non avrebbe voluto far distinzioni tra essi, se non fosse perché ve ne sono alcuni che certamente posseggono il dono di Dio, e non vogliono gloriarsi in Dio, ma in se medesimi; hanno certamente costoro il dono di Dio, ma non fanno parte della bellezza della casa di Dio. Quelli poi che appartengono alla bellezza della casa di Dio e nei quali abita la gloria di Dio, essi sono il luogo dell’abitazione della gloria di Dio. In chi infatti abita la gloria di Dio, se non in coloro che in tal modo si gloriano da non gloriarsi in sé stessi, ma nel Signore? Ecco perché ho amato la bellezza della tua casa, cioè tutti coloro che ivi dimorano e cercano la tua gloria; e neppure ho confidato nell’uomo, né mi sono accordato con gli empi, e non sono entrato né mi sono seduto nei loro convegni; poiché in questo modo sono stato nella Chiesa di Dio, come mi ricompenserai? Ed ecco che cosa rispondiamo: Non perdere con gli empi la mia anima, e con gli uomini sanguinari la vita mia.

Il buon comportamento del cristiano.

13. [vv 10.12.] Nelle cui mani sono iniquità, la loro destra è ricolma di doni. I doni non sono unicamente il denaro, l’oro e l’argento, non sono soltanto i regali; né tutti coloro che ricevono queste cose ricevono doni. Talvolta infatti li riceve la Chiesa. Così dico: Pietro ha ricevuto, il Signore ha ricevuto, poiché aveva la borsa da cui Giuda rubava ciò che vi era messo. Ma che significa ricevere doni? Significa, in cambio dei doni, lodare l’uomo, adularlo, accarezzarlo nel blandirlo, giudicare contro verità a cagione dei doni. A cagione di quali doni? Non soltanto a cagione dell’oro e dell’argento e di altre cose del genere, ma anche per la lode riceve un dono colui che giudica male, ed un dono del quale non c’è niente di più vano. Si apre infatti la sua mano per ricevere il giudizio della lingua altrui, e perde il giudizio della propria coscienza. Ebbene nelle mani di costoro sono iniquità, e la loro destra è ricolma di doni. Vedete dunque, fratelli, poiché sono al cospetto di Dio e nelle loro mani non sono iniquità, né la loro destra è ricolma di doni, quelli senza dubbio sono alla presenza di Dio e non possono se non dire a Dio: Tu lo sai; non possono dirgli altro se non: non perdere con gli empi la mia anima, e con gli uomini sanguinari la vita mia, perché solo Dio può vedere che essi non ricevono doni. Ad esempio, supponiamo che due uomini sottopongano una causa a un servo di Dio: ciascuno sostiene che la propria causa è giusta; infatti se la stimasse ingiusta non cercherebbe un giudice. Quindi questo e quello ritengono giusta la propria causa. Si presentano dinnanzi al giudice. Prima che questi emani la sentenza, ambedue dicono: Noi accettiamo il tuo giudizio: qualunque cosa tu decida, lungi da noi respingerla. Che decidi? Giudica come vuoi, soltanto giudica; se in qualcosa mi opporrò, che sia condannato. Ambedue, dunque, amano il giudice prima che egli giudichi. Ma quando la sentenza sarà stata emanata, essa sarà rivolta contro uno di loro; e nessuno di loro sa contro chi essa sarà diretta. Il giudice dunque, se vuole compiacere ad ambedue, accetta come dono la lode degli uomini. Ma accettato questo dono, guardate un po’ quale dono perde. Accetta ciò che suona e passa; perde ciò che è detto e non passa mai. La Parola di Dio sempre è detta e mai passa; la parola dell’uomo, appena è stata pronunziata, passa. Egli tiene le cose inconsistenti, abbandona quelle solide. Ma se guarda Dio emana la sentenza contro uno solo, pensando a Dio, sotto il cui giudizio proferisce la sentenza. E colui, contro il quale la sentenza è stata emessa - dato che questa non può essere revocata, perché interviene l’obbligazione della legge, non ecclesiastica, ma dei principi secolari, i quali hanno conferito alla Chiesa tanto potere che tutto quello che in essa è stato giudicato non può più essere sciolto - ebbene costui, se dunque non può esser annullata la sentenza, non cerca di riflettere su se stesso, ma volge invece i suoi ciechi occhi contro il giudice e, per quanto può, lo denigra. Dice che il giudice ha voluto compiacere l’altro, che ha favorito il ricco, o che ha accettato qualche dono da lui, oppure che ha avuto paura di offenderlo. Lo accusa come se il giudice avesse davvero accettato doni. Ed anche se la questione era tra un povero ed un ricco, e la sentenza è stata favorevole al povero, dice ugualmente il ricco: Ha ricevuto dei doni. Ma quali doni si possono ricevere da un povero? Dice il ricco: Ha visto che era povero, e per evitare di essere rimproverato per aver agito contro un povero, ha violato la giustizia ed ha emesso una sentenza contraria alla verità. Ebbene, poiché è inevitabile che si dica questo, vedete come non possa dirsi, da parte di coloro che non accettano doni, se non al cospetto di Dio il quale solo vede chi li accetta e chi non li accetta: Io invece ho camminato nella mia innocenza; riscattami e abbi pietà di me; il mio piede è stato nella rettitudine. Invero fui travolto da ogni parte negli scandali e nelle tentazioni di coloro che criticano la giustizia con temerarietà umana; ma il mio piede è stato nella rettitudine. Ma perché nella rettitudine? Perché prima aveva detto: E sperando nel Signore non sarò smosso.

14. E come conclude? Nelle chiese ti benedirò, o Signore. Cioè, nelle chiese non benedirò me, come appoggiandomi agli uomini, ma benedirò te nelle mie opere. Questo infatti significa, fratelli, benedire Dio nelle chiese: vivere in modo che Dio sia benedetto nei costumi di ciascuno. Perché chi benedice il Signore con la lingua, ma con i fatti lo maledice, non benedice il Signore nelle chiese. Quasi tutti lo benedicono con la lingua, ma non tutti con i fatti. Alcuni lo benedicono con le parole, altri con i costumi. Quelli nei cui costumi non si ritrova ciò che dicono, fanno sì che Dio sia bestemmiato, tanto che coloro che non entrano ancora nella Chiesa, anche se amano i loro peccati e di conseguenza non vogliono essere cristiani, trovano tuttavia modo di scusarsi grazie a quei malvagi, blandendo e ingannando se stessi col dire: Perché vuoi indurmi a diventare cristiano? Io sono stato ingannato da un cristiano, mentre non ho mai ingannato nessuno; un cristiano mi ha giurato il falso, cosa che io mai ho fatto. E nel dir questo si tengon lontani dalla salvezza, in modo che niente loro giova il fatto di essere non precisamente buoni, ma almeno non eccessivamente malvagi. Allo stesso modo infatti per cui a nulla giova aprire gli occhi se si è nelle tenebre, così a niente giova essere nella luce, se gli occhi sono chiusi. Per questo il pagano (ammesso pure il caso che viva quasi bene) anche se apre gli occhi resta nelle tenebre, perché non riconosce il Signore, sua luce; mentre il cristiano che vive male, è senza dubbio nella luce di Dio, ma tiene chiusi gli occhi. Vivendo male non vuol vedere Colui nel cui nome è posto come un cieco nella luce, senza essere vivificato dalla visione della Luce vera.


Agostino Salmi 22