Agostino Salmi 27

SUL SALMO 27

27 Ps 27

ESPOSIZIONE

Sorte riservata ai peccatori, ed ai credenti.

1. [v 1.] Di David stesso. È la voce del Mediatore stesso, potente nel combattimento della passione. Invero quel che sembra augurare ai nemici, non è voto malvagio, ma enunciazione della loro pena; come nel Vangelo non augura con malevolenza ciò che dice alle città che, pur avendovi fatto miracoli, non gli avevano creduto, ma preannunzia ciò che su di esse incombe (Cf. Mt 11,20).

2. [vv 1.2.] A te, o Signore, ho gridato, Dio mio, non startene muto verso di me. A te, Signore, ho gridato, Dio mio affinché tu non divida la unità del tuo Verbo da quello per cui son uomo. Non sia mai che, stando tu muto verso di me, io diventi simile a coloro che discendono nella fossa. Perché è dal fatto che l’eternità del tuo Verbo non cessa di unirsi a me che deriva che io non sono un uomo come gli altri, i quali nascono nella profonda miseria di questo secolo, ove, come se tu fossi muto, non si conosce il tuo Verbo. Esaudisci la voce della mia supplica, mentre prego a te, mentre levo le mie mani verso il tuo santo tempio. Mentre sono crocifisso per la salvezza di coloro che, credendo, divengono il tuo santo tempio.

3. [v 3.] Non trascinare insieme con i peccatori l’anima mia, e non perdermi con coloro che operano l’iniquità, con coloro che parlano di pace con il loro prossimo, con coloro che mi dicono: Sappiamo che tu sei venuto da parte di Dio come Maestro (Jn 3,2). Il male è invece nei loro cuori. Di male invece parlano nei loro cuori.

4. [v 4.] Da’ loro secondo le loro opere. Rendi loro secondo le loro opere, perché questa è giustizia. E secondo la malizia delle loro macchinazioni. Pieni di cattivi sentimenti, non possono trovare il bene. Da’ loro secondo le opere delle loro mani. Sebbene per la salvezza di altri valga ciò che hanno fatto, tuttavia retribuisci costoro secondo l’azione della loro volontà. Rendi ad essi la loro mercede. Poiché, in cambio della verità che udivano hanno voluto rendere inganno, li tragga in inganno la loro stessa fallacia.

5. [v 5.] Perché non hanno compreso le opere del Signore. Donde appare dunque che quanto detto è loro accaduto? Da questo fatto, cioè perché non hanno compreso le opere del Signore. Questa stessa senza dubbio è già stata una retribuzione, ossia che nell’uomo, che con animo malevolo hanno tentato, non hanno riconosciuto il Dio Incarnato, inviato per disegno del Padre. Né le opere delle sue mani. Neppure sono stati toccati dalle stesse opere visibili del Signore che si effettuarono davanti ai loro occhi. Li distruggerai, e non li riedificherai. A niente mi nuocciano, ma neppure siano in grado con i loro sforzi di promuovere di nuovo assalti contro la mia Chiesa.

6. [v 6.] Benedetto il Signore, perché ha esaudito la voce della mia supplica.

7. [v 7.] Il Signore è mio aiuto e mio protettore. Il Signore mi aiuta nel subire tante sofferenze, e con l’immortalità mi protegge nel risorgere. In lui ha sperato il mio cuore, e sono stato soccorso. E rifiorì la mia carne, cioè è risorta la mia carne. E con la mia volontà confesserò a lui. Ne consegue che, già vinto il timore della morte, non costretti dal timore sotto la legge, ma per libera volontà con la legge, lo confesseranno coloro che credono in me; e in essi anch’io confesserò, poiché sono in loro.

8. [v 8.] Il Signore è la forza del suo popolo. Non quel popolo che non conosce la giustizia di Dio e vuole stabilire la sua (Cf. Rm 10,3). Non ha creduto infatti di essere forte per sé, perché è il Signore la forza del suo popolo che combatte con il diavolo in mezzo alle difficoltà di questa vita. E protettore della salvezza del suo Cristo, affinché quel popolo, salvato per mezzo del suo Cristo e costante nel combattimento, sia protetto alla fine nell’immortalità della pace.

9. [v 9.] Salva il tuo popolo, e benedici la tua eredità. Domando perché, dopo che la mia carne è risorta, hai detto: Chiedi a me, e ti darò le genti in tua eredità (Ps 2,8). Salva il tuo popolo, e benedici la tua eredità; perché tutto quanto è mio è tuo (Cf. Jn 17,10). E guidali, e innalzali in eterno. E guidali in questa vita temporale, e innalzali di qui alla vita eterna.

SUL SALMO 28

28 Ps 28

ESPOSIZIONE

La presenza di Dio nella Chiesa

1. [v 1.] Salmo di David per la fine del tabernacolo. Salmo rivolto al Mediatore dalla mano vigorosa, riguardo alla perfezione della Chiesa in questo secolo, dove, nel tempo, si combatte contro il diavolo.

2. [v 2.] Dice il profeta: Offrite al Signore, o figli di Dio, offrite al Signore i figli degli arieti. Offrite al Signore voi stessi, che gli Apostoli, pastori del gregge, generarono per il Vangelo. Rendete al Signore gloria e onore. Per mezzo delle opere vostre il Signore sia glorificato ed onorato. Date al Signore gloria al suo nome. Nella gloria egli sia conosciuto nel mondo. Adorate il Signore nel suo santo atrio.Adorate il Signore nel vostro cuore dilatato e santificato: poiché voi siete la sua regale e santa dimora.

3. [v 3.] La voce del Signore sopra le acque. La voce di Cristo sopra i popoli. Il Dio della maestà ha tuonato. Il Dio della maestà, dalla nube della carne ha annunziato con terribile tuono la penitenza. Il Signore sopra le molte acque. Lo stesso Signore Gesù, dopo avere emesso questa voce sopra i popoli ed averli atterriti, li ha convertiti a sé, ed ha abitato fra loro.

4. [v 4.] La voce del Signore nella potenza. La voce del Signore è già in essi, e li fa potenti. La voce del Signore nella magnificenza. La voce del Signore opera grandi cose in loro.

5. [v 5.] La voce del Signore spezza i cedri. La voce del Signore umilia i superbi con la contrizione del cuore. Il Signore spezzerà i cedri del Libano. Il Signore spezzerà con la penitenza quanti si inorgogliscono per lo splendore della nobiltà terrena, dal momento che, per confonderli, ha eletto le cose ignobili di questo mondo (Cf. 1Co 1,28), nelle quali manifesta la sua divinità.

6. [v 6.] E li frantumerà come un vitello del Libano. E, troncata la superba altezza di costoro, li abbatterà perché imitino la sua umiltà; egli che, come un vitello, è stato condotto al sacrificio per quella medesima nobiltà di questo secolo: Si levarono infatti i re della terra, e i principi si riunirono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo (Ps 2,2). E l’amato come il figlio degli unicorni. Anch’egli infatti, amato ed unico del Padre, ha annientato la sua nobiltà; e si è fatto uomo come figlio dei Giudei che ignoravano la giustizia di Dio (Cf. Rm 10,3) e superbamente vantavano la loro giustizia quasi fosse unica.

7. [v 7.] La voce del Signore divide la fiamma di fuoco. Quella voce del Signore che passa attraverso il concitato ardore dei persecutori senza alcun suo danno, o che divide la furente ira dei suoi persecutori, tanto che alcuni dicono: Forse egli è il Cristo, mentre altri dicono: No, anzi seduce il popolo (Cf. Jn 7,12); quella voce fa a pezzi il loro folle tumulto tanto che alcuni attira al suo amore, mentre altri abbandona alla loro malvagità.

8. [v 8.] La voce del Signore muove il deserto. La voce del Signore che eccita alla fede le genti che un tempo stavano in questo mondo senza speranza e senza Dio (Cf. Ep 2,12), e tra le quali non abitava nessun Profeta, nessun predicatore della parola di Dio, e quasi non vi era nessun uomo. E muoverà il Signore il deserto di Cades. Ed allora il Signore farà celebrare la santa parola delle sue Scritture, che, dai Giudei che non capivano, era stata abbandonata.

9. [v 9.] La voce del Signore fa perfetti i cervi. Perché la voce del Signore dapprima ha reso perfetti i vincitori e i trionfatori sulle lingue velenose. E rivelerà le selve. Ed allora rivelerà loro le oscurità dei Libri Divini e le ombre dei misteri, affinché con libertà vi pascolino. E nel suo tempio ognuno dice gloria. E nella sua Chiesa ognuno, rigenerato per la speranza eterna, loda Dio per il proprio dono che ha ricevuto dallo Spirito Santo.

10. [v 10.] Il Signore abita nel diluvio. Dapprima infatti il Signore dimora nel diluvio di questo secolo nei suoi santi, custoditi, come in un’arca, nella Chiesa. E sederà il Signore, Re in eterno. E poi si assiderà, regnando in loro in eterno.

11. [v 11.] Il Signore darà la virtù al suo popolo. Perché il Signore darà fortezza al suo popolo che combatte contro le tempeste e le bufere di questo mondo, dato che non ha loro promesso la pace in questo mondo. Il Signore benedirà il suo popolo in pace. E il Signore stesso benedirà il suo popolo, offrendogli in se medesimo la pace, poiché, dice, vi dò la mia pace, la mia pace vi lascio (Jn 14,27).

SUL SALMO 29

29 Ps 29

ESPOSIZIONE I

Gratitudine a Dio

1. [v 1.] Salmo di David, per la fine, cantico per la dedicazione della casa. Salmo per la fine, riguardo alla gioia della risurrezione, e al mutamento in uno stato immortale, e al rinnovamento del corpo, non soltanto del Signore, ma anche di tutta la Chiesa. Infatti, nel salmo precedente è stato portato a termine il tabernacolo ove abitiamo nel tempo della guerra: ora invece è dedicata la casa che permarrà in pace sempiterna.

2. [v 2.] Perciò parla il Cristo totale: Ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto. Loderò la tua sublime altezza, Signore, perché mi hai protetto. E non hai permesso che si rallegrassero su di me i miei nemici. E non hai permesso che irridessero a me coloro che tante volte, con svariate persecuzioni, hanno tentato di opprimermi per tutta la terra.

3. [v 3.] Signore, Dio mio, ho gridato verso di te, e tu mi hai risanato. O Signore Dio mio, ho gridato verso di te, e più non rivesto il corpo infermo e malato nella sua mortalità.

4. [v 4.] Signore, dall’inferno hai tratto l’anima mia, e mi hai salvato di tra coloro che scendono nella fossa. Mi hai salvato dalla condizione della cecità profonda e dall’infimo fango della carne corruttibile.

5. [v 5.] Inneggiate al Signore, o voi suoi santi. Esulti il profeta, vedendo questi avvenimenti futuri, e dica: Inneggiate al Signore, o voi suoi santi. E celebrate la memoria della sua santità. E glorificatelo, perché non si è dimenticato della santità nella quale vi ha santificato, pur essendo lungo, al vostro desiderio, tutto questo tempo che sta in mezzo.

6. [v 6.] Perché l’ira è nella sua indignazione. Perché ha vendicato in voi il primo peccato, che con la morte avete sciolto. E la vita è nella sua volontà. E poiché lo ha voluto, ha conferito la vita eterna, alla quale non potevate tornare con le vostre forze. A sera dimorerà il pianto. [Il pianto] cominciò nella sera, quando la luce della sapienza si allontanò dall’uomo peccatore, quando fu condannato alla morte; a partire dalla medesima sera si sospenderà il pianto poiché, pur nelle sofferenze e nelle tentazioni, il popolo di Dio attende il giorno del Signore. Ed al mattino la gioia. Fino al mattino, nel quale si manifesterà la gioia della risurrezione, fiorita nell’alba della Risurrezione del Signore.

7. [v 7.] Ma io ho detto nella mia abbondanza: Non sarò smosso in eterno. Ma io, cioè quel popolo che dall’inizio ha parlato, nella mia abbondanza, poiché ormai più nessuna miseria soffro, ho detto: Non sarò smosso in eterno.

8. [v 8.] Signore, nella tua volontà hai dato valore alla mia dignità. Ma, o Signore, che tale abbondanza non deriva da me, ma che tu nella tua volontà hai dato valore alla mia dignità, l’ho appreso da queste parole: Hai distolto la tua faccia da me, e io ne sono stato sconvolto, perché un tempo distogliesti la tua faccia dal peccatore, ed io ne sono rimasto sconvolto, in quanto da me si allontanava la luce della tua conoscenza.

9. [v 9.] A te, o Signore, griderò, e al mio Dio supplicherò. Nel ricordare il tempo del turbamento e della mia miseria, quasi fossi ancora in tale condizione, odo la voce del tuo Primogenito, del mio Capo che per me sta per morire, che dice: A te, Signore, griderò, e al mio Dio supplicherò.

10. [v 10.] Quale vantaggio nel mio sangue, se precipito nella corruzione? Quale vantaggio nell’effusione del mio sangue, mentre precipito nella corruzione? Forse che ti confesserà la polvere? Infatti, se non risorgerò subito, e se si corromperà il mio corpo, forse che ti confesserà la polvere, cioè la folla degli empi, che invece con la mia risurrezione porterò alla giustizia? Oppure annunzierà la tua verità? Oppure annunzierà la tua verità per la salvezza degli altri?

11. [v 11.] Ha udito il Signore ed ha avuto misericordia di me; il Signore si è fatto mio soccorritore. Non ha permesso al suo santo di conoscere la corruzione (Cf. Ps 15,10).

12. [v 12.] Hai mutato per me il mio pianto in gioia. Essendo succeduta la Chiesa al Primogenito di tra i morti, ora nella dedicazione della tua casa dico: Hai mutato per me il mio pianto in gioia. Hai squarciato il mio sacco, e mi hai cinto di letizia. Hai stracciato il velo dei miei peccati, la tristezza della mia condizione mortale, e mi hai cinto con la stola eccellente, la letizia immortale.

13. [v 13.] Perché a te canti la mia gloria, e non sia triste. Perché più non pianga, ma canti a te non l’umiltà, ma la mia gloria (in quanto già dall’umiltà mi hai sollevato) ed io non sia rattristato dalla coscienza del peccato, dal timore della morte, dalla paura del giudizio. O Signore Dio mio, in eterno ti confesserò. E questa è la mia gloria, Signore Dio mio, confessarti in eterno, perché niente ho da me, ma ogni bene ho da te, che sei Dio, tutto in tutti (Cf. 1Co 15,28).

SULLO STESSO SALMO 29

292 Ps 29

ESPOSIZIONE II

Discorso al popolo

Cristo mediatore.

1. [v 2.] Con certezza abbiamo cantato questo: Ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto, e non hai permesso che si rallegrassero a mio riguardo i miei nemici. Se sapessimo dalle Sacre Scritture chi sono i nostri nemici, conosceremmo la verità di questo cantico; ma se la prudenza della carne ci inganna al punto da non farci riconoscere contro chi sia rivolta la nostra lotta, incontriamo nello stesso esordio di questo salmo un quesito che non siamo in grado di risolvere. Di chi crediamo infatti che sia la voce che loda il Signore, lo ringrazia, esulta e dice: ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto, e non hai permesso che si rallegrassero a mio riguardo i miei nemici? Prendiamo per primo in considerazione il Signore stesso: poiché si è degnato farsi uomo, ha potuto con ragione adattare a sé queste parole, basandosi sulla profezia precedente: giacché in quanto uomo è anche debole, ed in quanto è debole, anche lui prega. Quanto infatti abbiamo ora udito, nella lettura del Vangelo, [mostra] come egli si sia separato dai suoi discepoli per ritirarsi nel deserto, dove essi, avendolo seguito, lo trovarono: egli, in disparte, ivi pregava, e i discepoli che lo trovarono gli dissero: gli uomini ti cercano. Ed egli rispose loro: andiamo in altri luoghi e in altri villaggi a predicare; per questo sono venuto (Mc 1,35 Mc 37 Mc 38). Ebbene se prendi in considerazione la divinità di nostro Signore Gesù Cristo, chi prega? A chi prega? Perché prega? Può Dio pregare? Può pregare ad un suo uguale? Quale motivo ha di pregare Egli che è sempre beato, sempre onnipotente, sempre immutabile, eterno e coeterno al Padre? Consideriamo pertanto che egli stesso, per mezzo di Giovanni, come di mezzo alla sua nube, ha tuonato, dicendo: in principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Ogni cosa è stata fatta per suo mezzo e senza di lui niente è stato fatto; ciò che è stato fatto in lui è vita, e la vita era la luce degli uomini, e la luce risplende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno compresa (Jn 1,1-5). Leggendo fin qui non troviamo né preghiera, né motivo di pregare, né occasione di pregare, né desiderio di pregare. Ma poiché poco dopo dice: e il Verbo si è fatto carne e ha abitato tra noi (Jn 1,14), ecco che hai la Maestà alla quale pregare, e l’umanità che per te prega. Questo ha detto infatti l’Apostolo, anche dopo la Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo: Egli che siede - dice - alla destra di Dio, e che inoltre intercede per noi (Rm 8 Rm 34). Perché intercede per noi? Perché si è degnato di essere Mediatore. Che significa essere mediatore tra Dio e gli uomini (Cf. 1Tm 2,5)? Non tra il Padre e gli uomini, ma tra Dio e gli uomini. Che cosa è Dio? È Padre, Figlio e Spirito Santo. Che cosa sono gli uomini? Peccatori, empi, mortali. Ebbene, tra quella Trinità e l’infermità e l’iniquità degli uomini, si è fatto mediatore un Uomo, non iniquo, ma tuttavia debole; in modo che, non essendo iniquo, ti unisce a Dio; ed essendo debole, si accosta a te; e così, per porsi quale Mediatore tra l’uomo e Dio, Il Verbo si è fatto carne, cioè il Verbo si è fatto uomo: infatti gli uomini sono denominati con la parola carne. Perciò è detto: e vedrà ogni carne la salvezza di Dio (Lc 3,6). Ogni carne, cioè tutti gli uomini. Dice infatti l’Apostolo: non dobbiamo lottare contro la carne e il sangue (cioè contro gli uomini) ma contro i principi e le potestà e i reggitori del mondo delle tenebre (Ep 6,12), di ciò, se Dio ci assisterà, parleremo in seguito. Tale distinzione infatti è necessaria all’esposizione del salmo che, nel nome del Signore, abbiamo intrapreso a spiegare alla Santità vostra. E ho citato tali esempi affinché sappiate che gli uomini sono chiamati carne; e così le parole: e il Verbo si è fatto carne, le intendiate nel senso che il Verbo si è fatto uomo.

Eccellenza dell'umanità di Cristo.

2. Non senza motivo ho detto questo. La Santità vostra saprà che c’è stata una certa eresia e forse ancora qualche residuo di coloro che furono detti Apollinaristi. Dunque alcuni di costoro hanno affermato di quell’uomo, che assunse la Sapienza di Dio (e nel quale ha manifestato la sua persona, non come negli altri uomini, ma come è detto nel salmo: ti unse Dio, il Dio tuo, con l’olio di letizia al di sopra di tutti i tuoi compagni (Ps 44,8), cioè in modo più grande rispetto ai tuoi compagni; perché non si pensi che Cristo sia stato unto allo stesso modo degli altri uomini, al modo degli altri giusti, dei Patriarchi, dei Profeti, degli Apostoli, dei Martiri e di tutto quello che di più eccelso vi è nel genere umano. Invero, poiché niente di più grande è esistito nel genere umano di Giovanni Battista, né è mai sorto tra i nati di donna (Cf. Mt 11,11), se cerchi l’eccellenza dell’uomo, essa è rappresentata da Giovanni Battista. Ma colui del quale Giovanni dice di non essere degno di sciogliere la correggia dei calzari (Cf. Mc 1,7), chi era dunque se non più grande di tutti gli altri uomini? Anche nella sua stessa umanità era più grande di tutti gli altri uomini. Infatti, in quanto Dio e secondo la divinità e per il fatto che in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo, Egli al di sopra di ogni creatura è uguale al Padre; ma trattiamo dell’uomo. Forse qualcuno di voi, fratelli, penserà che l’uomo assunto dalla Sapienza di Dio fosse uguale agli altri uomini. Se vi è molta differenza nelle tue membra tra il capo e le altre membra, certamente tutte le membra formano un solo corpo e tuttavia molto differisce il capo dalle altre membra. Infatti, nelle altre membra non senti se non con il tatto: nelle altre membra dunque solo toccando senti. Nel capo invece vedi pure, odi, odori, assapori e tocchi. Se tanta superiorità vi è nel capo rispetto alle altre membra, quanta superiorità vi sarà nel Capo di tutta la Chiesa, cioè in quell’Uomo voluto da Dio come Mediatore tra Dio e gli uomini?) ebbene, quegli eretici hanno detto che quell’uomo, assunto dal Verbo, quando il Verbo si è fatto carne, non aveva la mente umana, ma soltanto fosse anima senza intelligenza umana. Voi sapete di che cosa consta l’uomo: di anima e di corpo. Ma la stessa anima umana possiede qualcosa che non posseggono le anime delle bestie. Infatti anche le bestie hanno un’anima, e sono chiamate animali; non sarebbero detti animali se non fosse per l’anima: vediamo infatti che anche esse vivono. Ma cosa possiede in più l’uomo, per cui è fatto ad immagine di Dio? Possiede la capacità di comprendere e di sapere, di discernere il bene dal male: in questo fu fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Egli ha dunque qualcosa che non hanno le bestie. E quando disprezza in sé ciò per cui è migliore delle bestie, distrugge in se stesso o deteriora e in certo modo oscura l’immagine di Dio, tanto che agli uomini di questo genere è detto: non siate come il cavallo ed il mulo che non hanno intelletto (Ps 31,9). Orbene, quegli eretici hanno detto che nostro Signore Gesù Cristo non aveva la mente umana e quel che i Greci chiamano  e noi razionalità, per cui mezzo l’uomo ragiona, cosa di cui mancano gli altri animali. Che dicono tali eretici? Che lo stesso Verbo di Dio stava in quell’uomo al posto della mente. Costoro sono stati scomunicati, la fede cattolica li ha respinti e hanno dato origine a un’eresia. Nella fede cattolica è dunque confermato che quell’uomo, assunto dalla Sapienza di Dio, rispetto agli altri uomini non mancava di nulla per ciò che riguarda l’integrità della sua natura: per quanto invece si riferisce alla superiorità della sua persona aveva qualcosa di più rispetto agli altri uomini. Anche gli altri uomini possono infatti esser detti partecipi del Verbo di Dio perché hanno in sé il Verbo di Dio; ma nessuno di essi può esser detto Verbo di Dio come è detto Lui, allorché diciamo: Il Verbo si è fatto carne.

Perfezione dell'umanità di Cristo.

3. Non sono mancati anche certi altri succubi dello stesso errore, i quali non solo hanno detto che quell’uomo, il Cristo Mediatore tra Dio e gli uomini, non aveva la mente, ma neppure l’anima. Essi hanno detto che quell’uomo era Verbo e carne, ma che non vi era in Lui anima umana né mente umana. Questo hanno detto. Che cosa era dunque? Verbo e carne. Anche questi la Chiesa ha respinto, li ha espulsi dal gregge e dalla fede semplice e verace; ed è stato confermato, come ho già detto, che quell’uomo Mediatore aveva tutto quanto ha l’uomo, all’infuori del peccato. Se infatti ha compiuto molte cose che son proprie del corpo, da ciò comprendiamo che ha avuto un corpo non fittizio, ma reale. Guarda dunque come noi possiamo comprendere che egli ha avuto un corpo: Egli ha camminato, si è seduto, ha dormito, è stato catturato, flagellato, schiaffeggiato, crocifisso ed infine è morto. Togli il corpo e niente di tutto questo sarebbe potuto accadere. Per questi indizi dunque riconosciamo nel Vangelo che egli ha avuto un vero corpo, come Lui stesso, dopo la risurrezione, ha confermato: toccate e vedete, perché uno spirito non ha carne ed ossa come vedete che ho io (Lc 24,39); e come da queste cose, da queste opere crediamo, comprendiamo e sappiamo che il Signor Gesù ha avuto un corpo, così da alcune altre operazioni naturali comprendiamo che ha avuto l’anima. Avere fame, avere sete, sono tutte cose dell’anima; togli l’anima e il corpo esanime non potrà sentirle. Se costoro dicono che queste cose erano false, false saranno anche quelle che crediamo riguardo al corpo; ma se reale è il corpo perché reali sono le sue operazioni, reale sarà anche l’anima, perché reali sono le sue funzioni.

4. E allora? Poiché il Signore si è fatto debole per te, o uomo che ascolti, non ti paragonare a Dio. Tu sei creatura, Egli è il tuo Creatore. E neppure puoi metterti a livello di quell’Uomo, perché per te si è fatto uomo il tuo Dio e Verbo Figlio di Dio; ma anteponi a te stesso quell’uomo in quanto Mediatore, e Dio al di sopra di tutte le creature, e così potrai capire che Colui che si è fatto uomo per te, giustamente prega per te. Dunque, se a ragione prega per te, giustamente può anche dire per te queste parole: ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto, e non hai permesso che si rallegrassero a mio riguardo i miei nemici. Ma queste parole, pensandole in bocca al medesimo Signore Gesù Cristo, se non comprendiamo chi siano i nemici, ci appariranno false. In qual modo sono vere, se è Cristo Signore che parla, le parole: ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto? Se sono dette riguardo all’uomo, nella sua infermità umana, nella sua carne, come possono essere vere, dato che si sono allietati i nemici sul suo conto, quando lo hanno crocifisso, catturato, flagellato, schiaffeggiato, dicendo: indovina Cristo (Mt 26,66 etc)? Questa allegria dei nemici quasi ci obbliga a pensare che siano false le parole: Né hai permesso che si rallegrassero sul mio conto i miei nemici. Poi, quando pendeva dalla croce, essi passavano, si fermavano, guardavano, scuotevano il capo e dicevano: ecco il Figlio di Dio; ha salvato gli altri e non può salvare se stesso; discenda dalla croce e gli crederemo (Mt 27,42): ebbene, dicendo queste cose, forse che non scherzavano sul suo conto? Donde viene dunque questa voce: ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto, e non hai permesso che si rallegrassero sul mio conto i miei nemici?

L'unità dei cristiani in Cristo.

5. Forse questa voce non è del Signore nostro Gesù Cristo, ma dell’uomo stesso, della universa Chiesa del popolo cristiano; perché ogni uomo in Cristo è un solo uomo, e l’unità dei Cristiani è un solo uomo. Forse l’uomo stesso, cioè la stessa unità dei cristiani dice: ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto, né hai permesso che si rallegrassero sul mio conto i miei nemici. In qual modo queste parole sono vere riguardo a costoro? Non sono stati catturati gli Apostoli, non sono stati forse feriti, flagellati, uccisi, crocifissi, bruciati vivi, non sono stati forse gettati alle belve coloro la cui memoria noi celebriamo? E quando tutte queste cose facevano gli uomini contro di loro, non si allietavano forse sul loro conto? In qual modo dunque può dire il popolo cristiano: ti esalterò, Signore, perché tu mi hai protetto, e non hai permesso che si allietassero sul mio conto i miei nemici?

Dio permette le persecuzioni.

6. [v 1.] Comprenderemo questo se considereremo dapprima il titolo del salmo. Esso dice: per la fine, salmo di David, cantico della dedicazione della casa. In questo titolo sta tutta la speranza e l’intero mistero della questione che vogliamo qui risolvere. Più tardi sarà consacrata la casa, che ora si costruisce. Ora si fabbrica la casa, cioè la Chiesa, dopo sarà consacrata. Nella dedicazione si manifesterà la gloria del popolo cristiano che ora è celata. Incrudeliscano ora i nemici, ci umilino, facciano pure non ciò che vogliono, ma ciò che dall’alto è loro permesso: infatti, non tutto ciò che dai nemici abbiamo subito è da attribuire a tali nemici, ma anche al Signore nostro Dio. Il Mediatore lo ha dimostrato in se stesso quando dall’alto permette agli uomini di nuocerci, non dando dall’alto la volontà di farci del male ma solo il potere. Ogni malvagio ha infatti già in sé la volontà di fare del male; ma non ha in suo potere la possibilità di farlo. In quanto vuole il male, è già colpevole; ma che possa farlo è permesso per un’occulta disposizione della Provvidenza di Dio, verso alcuni per castigo, verso altri per metterli alla prova, verso altri per il premio. Per punire, come quando agli , cioè agli stranieri fu permesso di fare schiavo il popolo di Israele, perché esso aveva peccato contro Dio (Cf. Jg 10,7 Jg 13,1 etc). Per mettere alla prova fu permesso ad esempio al diavolo contro Giobbe (Cf. Jb 1,12); fu messo alla prova Giobbe e il diavolo fu confuso. E per il premio fu permesso ai persecutori di tormentare i martiri; i martiri furono uccisi e i persecutori quasi credettero di avere vinto: apparentemente riportarono un falso trionfo, ma nel segreto i martiri ebbero una vera corona. Dunque, riguardo a colui cui il male è permesso, è opera di una segreta disposizione della Provvidenza di Dio; ma in quanto si vuole il male la colpa è dell’uomo che lo vuole. Infatti l’uomo non uccide senz’altro chi vuole.

7. Perciò il Signore stesso, giudice dei vivi e dei morti, sta dinanzi a un giudice uomo, offrendoci un ideale di umiltà e di pazienza, non sconfitto, ma dando al combattente l’esempio di come si combatte: al giudice, che minaccia, gonfio di superbia, e che dice: non sai che io ho il potere di rilasciarti e di ucciderti, strappa la maschera del superbo, e, quasi a restituirgli l’ispirazione onde sgonfiarsi, risponde: non avresti potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto (Jn 19,10 Jn 11). E Giobbe (eppure il diavolo uccise i suoi figli, e gli tolse ogni sua ricchezza), che cosa ha detto? Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come al Signore è piaciuto così è avvenuto, sia benedetto il nome del Signore (Jb 1,21). Non trionfi il nemico per averlo fatto: io so, dice Giobbe, da chi tutto questo è stato permesso; al diavolo sia attribuita la volontà di far male, e al mio Signore la potestà di mettermi alla prova. A lui, divenuto tutta una piaga nel corpo, si avvicina la moglie che gli è rimasta, ma come Eva aiutante del diavolo, non come consolatrice del marito; lo tenta e, tra molti rimproveri, gli dice: Rivolgiti pure a Dio e muori (Jb 2,9). E l’Adamo nel letame è più prudente di Adamo in paradiso; infatti Adamo nel paradiso acconsentì alla moglie, tanto da esserne scacciato; mentre Adamo nel letame respinge la moglie per essere accolto in paradiso. Dunque l’Adamo nel letame che interiormente partorisce immortalità mentre esteriormente gronda di vermi, che cosa dice alla moglie? Hai parlato come una donna stolta. Se abbiamo ricevuto i beni dalle mani del Signore, non sopporteremo i mali? (Jb 2,10) Di nuovo ha considerato come mano del Signore su di lui il fatto che il diavolo lo abbia percosso; perché non guardava colui che percuote ma Colui che lo permette. E lo stesso diavolo ha chiamato mano di Dio quella medesima potestà che voleva gli fosse data. Infatti, accusando l’uomo giusto cui il Signore rendeva testimonianza, egli dice a Dio: forse che senza vantaggio Giobbe teme il Signore? Non hai forse circondato come di una siepe lui e la sua casa e tutti i suoi averi da ogni parte? Hai benedetto le opere delle sue mani, e i suoi beni sono cresciuti sulla terra; gli hai dato tante ricchezze, per questo egli ti teme; ma allunga la tua mano e colpisci tutte le sue cose e vedrai se non benedice il tuo volto (Jb 1,9-11). Che cosa vuol dire allunga la tua mano, quando invece è lui che vuole allungare la sua? Siccome egli non può allungare la sua mano, chiama mano di Dio il potere stesso che riceve da Dio.

Diversa sorte dei perseguitati e dei persecutori.

8. E allora, fratelli, perché i nemici hanno tanto operato contro i Cristiani e hanno esultato, e si sono allietati sulle loro sciagure? Ma quando sarà manifestato che non si sono affatto allietati? Quando essi saranno confusi, e i Cristiani esulteranno all’avvento del Signore Dio nostro, allorché egli verrà avendo in sua mano le ricompense, la dannazione per gli empi, il Regno per i giusti: la compagnia del diavolo per gli iniqui e la compagnia di Cristo per i fedeli. Quando dunque si manifesterà tutto questo, quando i giusti si ergeranno con grande sicurezza (cito dalle Scritture; si ricordi il passo del libro della Sapienza: allora staranno i giusti con grande sicurezza in faccia a coloro che li oppressero; e questi diranno tra sé, pentendosi e gemendo per l’oppressione dello spirito: che ci ha giovato la superbia, cosa ci ha portato il vantarci delle ricchezze? Tutte queste cose sono passate come ombra. E che diranno dei giusti? In qual modo sono annoverati tra i figli di Dio e tra i santi è la loro sorte? (Sg 5,1 Sg 3 Sg 8 Sg 9 Sg 5)), allora si compirà la dedicazione della casa che ora è costruita in mezzo alle tribolazioni; allora con ragione dirà quel popolo: ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto, né hai permesso che si rallegrassero sul mio conto i miei nemici. Allora sarà verace questa voce riguardo al popolo di Dio, popolo che ora è angustiato, è tormentato con tante tentazioni, tanti scandali, tante persecuzioni, tanta oppressione. Questi tormenti dell’animo non li sente nella Chiesa chi non avanza, perché crede che vi sia la pace: ma cominci a crescere e allora vedrà in quali angustie si trova, perché appena è cresciuta l’erba e ha dato frutto, ecco che appare anche la zizzania (Cf. Mt 13,26); e chi aumenta la conoscenza aumenta il dolore (Cf. Qo 1,18). Cresca, e vedrà dove si trova: appaia il frutto e si vedrà la zizzania. Verace è la voce dell’Apostolo, e dal principio alla fine non potrà estinguersi: ma anche tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo - dice - subiscono persecuzioni. E gli stessi uomini malvagi e i seduttori progrediscono in peggio, errando essi stessi e inducendo altri in errore (2Tm 3,12-13). E donde derivano le parole del salmo: spera nel Signore, comportati da uomo, e si rafforzi il tuo cuore e spera nel Signore (Ps 26,14)? Poco era dire una volta spera nel Signore, per questo l’ha ripetuto; per evitare che si speri forse due o tre o quattro giorni e resti poi l’oppressione e la sofferenza: per questo ha aggiunto comportati da uomo, ed ha aggiunto anche e si rafforzi il tuo cuore. E poiché così sarà dall’inizio alla fine, ripete alla fine l’affermazione che aveva fatto in principio: e spera nel Signore. Passano queste cose che ti angustiano, e verrà Colui in cui tu speri e detergerà il tuo sudore; asciugherà le lacrime e più non piangerai. Ma ora gemiamo in mezzo alle tribolazioni, come dice Giobbe: Non è forse tutta una prova la vita umana sulla terra? (Jb 7,1)

Edificare su Cristo.

9. Tuttavia, fratelli, prima che venga il giorno della dedicazione della casa, vediamo che già è stato consacrato il nostro Capo; già è stata fatta la consacrazione della casa nella sua testa, come dedicazione del fondamento. Il capo è in alto, le fondamenta sono in basso, e forse ci siamo espressi male nel dire che Cristo è il fondamento: Egli è piuttosto il culmine, perché è asceso al cielo e siede alla destra del Padre. Ma ritengo di non avere sbagliato; dice infatti l’Apostolo: perché nessuno può porre un altro fondamento all’infuori di quello che è stato posto, e che è Gesù Cristo; se qualcuno edificherà sopra questo fondamento oro, argento, pietre preziose... (1Co 3,11 1Co 12). Coloro che vivono bene, che onorano e lodano Dio, che sono pazienti nelle tribolazioni, che desiderano la patria, costruiscono oro, argento, pietre preziose; coloro che invece amano ancora i beni del secolo e sono impegnati negli affari terreni, soggetti a certi vincoli e affetti della carne, alle loro case, alle loro mogli, alle loro proprietà, e tuttavia sono cristiani, in modo che il loro cuore non si allontana da Cristo e niente antepongono a Cristo, come nel costruire niente si pone prima delle fondamenta, ebbene costoro certamente edificano legno, erba, stoppia; ma che cosa aggiunge l’Apostolo? Il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno, cioè il fuoco della tribolazione e della tentazione. Questo fuoco ha già messo qui alla prova molti martiri, ma alla fine proverà tutto il genere umano. Si sono trovati martiri che possedevano questi beni terreni: quanti ricchi e quanti senatori hanno patito il martirio! Edificavano certo, alcuni di loro, legno, erba e stoppia, negli affetti della carne e delle cure del secolo: ma tuttavia, poiché Cristo era il fondamento su cui costruivano, l’erba è bruciata ed essi sono rimasti saldi sul fondamento. Così dice l’Apostolo: colui la cui opera sarà rimasta, riceverà la mercede e niente perderà; perché troverà ciò che ha amato. Che ha fatto a costoro il fuoco della tribolazione? Li ha provati. Colui la cui opera sarà rimasta, riceverà la mercede; se l’opera di qualcuno sarà bruciata, ne soffrirà danno; ma egli però sarà salvo, così appunto per mezzo del fuoco (1Co 3,12-15). Tuttavia una cosa è non essere danneggiati dal fuoco, ed un’altra essere salvati per mezzo del fuoco. Per che cosa dunque? A causa del fondamento. Non si allontani dunque dal cuore il fondamento. Non porre il fondamento sopra l’erba, cioè non anteporre l’erba al fondamento così che nel tuo cuore l’erba abbia il primo posto e Cristo il secondo; ma, se non è possibile che l’erba non vi sia, almeno il primo posto l’abbia Cristo e il secondo l’erba.

La legge di gravità.

10. Il fondamento è dunque Cristo. Come ho già detto, il nostro Capo è consacrato, ed esso stesso è il fondamento. Ma il fondamento suole essere in basso, ed il capo in alto. Intenda la Santità vostra quanto sto per dire; forse nel nome di Cristo potrò spiegarvelo. I pesi sono di due tipi. Peso è infatti un certo impulso di qualunque cosa che si sforza di raggiungere il suo posto: questo è il peso. Prendi in mano una pietra, ne senti il peso; essa preme sulla tua mano, cercando il suo posto. E vuoi vedere cosa cerca? Togli la mano, essa cade a terra, in terra giace; è giunta dove voleva, ha trovato il suo posto. Dunque quel peso era un movimento quasi spontaneo, non animato, non sensibile. Vi sono altre cose che cercano il loro posto salendo in alto. Infatti, se metti dell’acqua sopra l’olio, essa per il suo peso tende ad andare in basso. Cerca il suo posto, cerca di essere nell’ordine; perché l’acqua sopra l’olio è contro l’ordine. Finché dunque non giunge a ristabilire l’ordine, finché non avrà raggiunto il suo posto, il suo moto è inquieto. Al contrario, metti dell’olio sotto l’acqua; fa il caso per esempio, che un vaso d’olio cada in acqua, giunga al fondo del mare e si spezzi; ebbene l’olio non sopporta di restare sotto. Come l’acqua, versata sull’olio, per il peso cerca in basso il suo posto, così l’olio, effuso sotto l’acqua, per il peso cerca il suo posto in alto. Se è dunque così, fratelli, dove tende il fuoco, e dove tende l’acqua? Il fuoco si leva in alto, cercando il suo posto; e cerca il suo posto l’acqua sospinta dal suo peso. La pietra tende al basso, e così il legno, le colonne, la terra con cui si edificano queste case; perché appartengono a quel genere di cose che dal loro peso sono sospinte in basso. È chiaro dunque che hanno il loro fondamento in basso, perché per il loro peso sono spinte verso il basso; e se non c’è chi le sostiene tutto precipita, perché tutto tende verso la terra. Il fondamento, dunque, delle cose che tendono al basso, è posto in basso: ma la Chiesa di Dio, pur posta in basso, tende al Cielo. Infatti colà è posto il nostro fondamento, il Signore nostro Gesù Cristo che siede alla destra del Padre. Orbene, se la Santità vostra ha compreso che già è stato consacrato il nostro fondamento, ascoltiamo brevemente il salmo, scorrendolo rapidamente.

11. [v 2.] Ti esalterò, Signore, perché mi hai protetto, e non hai permesso che si rallegrassero a mio riguardo i miei nemici. Quali nemici? I Giudei? Nella consacrazione del fondamento intendiamo la dedicazione della casa futura, poiché ciò che ora si dice del fondamento, allora si dirà in relazione a tutta la casa. Quali sono dunque i nemici? I Giudei o piuttosto il diavolo e i suoi angeli, che, confusi, si sono ritirati dopo che il Signore è risorto? Il principe della morte è stato dolorosamente colpito dalla vittoria sulla morte. E non hai permesso che si rallegrassero sul mio conto i miei nemici, perché non ho potuto esser trattenuto nell’inferno.

12. [v 3.] Signore, Dio mio, ho gridato verso di te, e tu mi hai risanato: Il Signore ha pregato sul monte prima della Passione (Cf. Mt 26,39) e Dio lo ha guarito. Chi è stato guarito, forse Colui che mai è stato ammalato, il Verbo di Dio, il Verbo che è divinità? No: ma Egli portava la morte della carne, portava la tua ferita, per sanare te dalla tua ferita. La carne è stata dunque risanata. Quando? Quando egli è risorto. Ascolta l’Apostolo, contempla la vera guarigione: è stata assorbita - egli dice - la morte nella vittoria. Dov’è, morte, il tuo pungiglione? Dov’è, morte, la tua vittoria? (1Co 15,54) Quella esaltazione dunque sarà allora l’esaltazione della nostra voce; ora è l’esaltazione di Cristo.

13. [v 4.] Signore, dall’inferno hai tratta l’anima mia. Non c’è bisogno di spiegazione. Mi hai salvato di tra coloro che scendono nella fossa. Chi sono coloro che scendono nella fossa? Tutti i peccatori che sono immersi nel profondo abisso: la fossa infatti è l’abisso del secolo. Che cosa è questo abisso del secolo? Il sovrabbondare della lussuria e della malvagità. Coloro dunque che si immergono nei piaceri e nei desideri terreni, discendono nella fossa. Tali sono coloro che hanno perseguitato Cristo. Ma cosa dice? Mi hai salvato di tra coloro che scendono nella fossa.

Dov’è il Capo, ivi le membra.

14. [v 5.] Inneggiate al Signore, o santi suoi; poiché è risorto il vostro Capo, sperate, o rimanenti membra, in ciò che vedete nel Capo; sperate, o membra, ciò che nel Capo avete creduto. C’è un proverbio antico e vero: dove è il capo, ivi sono le membra. Cristo è asceso in cielo, ove noi lo seguiremo: non è rimasto negli inferi, è risorto e più non muore; quando anche noi risorgeremo, più non moriremo. Avendo dunque queste promesse, inneggiate al Signore, o santi suoi, e celebrate la memoria della sua santità. Che vuol dire: celebrate la memoria? Vi eravate dimenticati di Lui, ma Egli non si è dimenticato di voi.

15. [v 6.] Perché l’ira è nella sua indignazione, e la vita nella sua volontà. L’ira è nell’indignazione per il peccatore: nel giorno che ne mangerete, di morte morirete (Gn 2,17). Toccarono il frutto, morirono, furono cacciati dal paradiso, perché l’ira è nella sua indignazione; ma non senza speranza, perché la vita è nella sua volontà. Che vuol dire nella sua volontà? Non nelle nostre forze, non nei nostri meriti; poiché lo ha voluto ci ha salvati, non perché ne eravamo degni. Di che cosa infatti è degno il peccatore, se non del supplizio? Ma tuttavia egli stesso, in luogo del supplizio, ha dato la vita. E se agli empi ha donato la vita, che cosa riserberà ai fedeli?

16. A sera dimorerà il pianto. Non temete per il fatto che prima ci aveva detto inneggiate, ed ora c’è invece il gemito. Nell’inneggiare c’è l’esultanza, nel pregare il gemito. Gemi per le cose presenti, canta per le future; prega per ciò che è attuale, canta per ciò che speri. A sera dimorerà il pianto. Che vuol dire a sera dimorerà il pianto? La sera scende quando il sole tramonta. È tramontato il sole dell’uomo, cioè la luce della giustizia, la presenza di Dio. Per questo quando Adamo fu cacciato, che cosa si dice nel Genesi? Quando Dio passeggiava nel paradiso, passeggiava verso sera: già quel peccatore si era nascosto tra gli alberi e non voleva vedere il volto di Dio (Cf. Gn 3,8), alla cui vista era solito allietarsi; era tramontato per lui il sole della giustizia, non gioiva più alla presenza di Dio. Da allora è cominciata tutta questa vita mortale. A sera dimorerà il pianto. A lungo sarai nel pianto, o genere umano; nasci infatti da Adamo e questa è la realtà; noi discendiamo da Adamo e tutti quanti generarono e genereranno figli, procedono da Adamo, dal quale anch’essi sono stati generati. A sera dimorerà il pianto; e al mattino l’esultanza, quando comincerà a sorgere per i fedeli quella luce che per i peccatori era tramontata. Per questo anche il Signore Gesù Cristo è risorto al mattino dal sepolcro (Cf. Mt 28,1), per promettere alla casa ciò che aveva consacrato nel fondamento. Nel Signore nostro fu sera quando fu sepolto, fu mattino quando, al terzo giorno, risorse; anche tu sei stato sepolto a sera nel paradiso, e nel terzo giorno sei risorto. In che senso nel terzo giorno? Se pensi al secolo, un giorno è [il tempo] prima della legge, il secondo sotto la legge ed il terzo sotto la grazia. Quello che ha mostrato il tuo Capo in quei tre giorni, questo nei tre giorni del secolo si manifesta in te. Quando? Nel mattino dobbiamo sperare e allietarci; ma ora dobbiamo sopportare, e gemere.

La vera abbondanza.

17. [v 7.] Ma io ho detto nella mia abbondanza; non sarò smosso in eterno. In quale abbondanza l’uomo ha detto: non sarò smosso in eterno? Si tratta, fratelli, dell’uomo umile. Chi possiede qui l’abbondanza? Nessuno. Di che cosa abbonda l’uomo? Di sciagure, di calamità. Ma i ricchi non posseggono l’abbondanza? Essi hanno più bisogno quanto più posseggono; sono devastati dai desideri, dissipati dalle cupidigie, tormentati dai timori, consumati dalla tristezza; quale è la loro abbondanza? C’era l’abbondanza quando l’uomo fu posto nel paradiso allorché niente gli mancava, e godeva di Dio; ma ha detto: non sarò smosso in eterno. In qual senso ha detto: non sarò smosso in eterno? Quando volentieri ha ascoltato: mangiatene e sarete come dèi; mentre Dio aveva detto: Nel giorno che ne mangerete di morte morirete, e il diavolo: Non morirete di morte (Gn 3,4 Gn 5). Ebbene, credendo a colui che così lo istigava, ha detto: non sarò smosso in eterno.

18. [vv 8.9.] Ma, poiché aveva detto la verità il Signore [nell’affermare] che avrebbe tolto all’uomo divenuto superbo quanto gli aveva dato al momento della creazione perché era umile, così continua il salmista: Signore, per tua volontà hai dato valore alla mia dignità. Cioè, siccome ero buono e forte non per mio merito, ma ero bello e robusto a causa tua, tu avevi dato valore alla mia dignità per tua volontà, per la quale mi avevi creato. E per mostrarmi che ero tutto questo per tua volontà hai distolta la tua faccia da me, ed io ne sono stato sconvolto. Dunque ha distolto la sua faccia da colui che scacciò dal paradiso (Cf. Gn 3,23). Ormai posto qui in terra, gridi e dica: a te, Signore, griderò, e al Dio mio supplicherò. Nel paradiso non gridavi, ma lodavi; non gemevi, ma godevi: gettato fuori gemi e grida. Si avvicina al sofferente colui che ha abbandonato il superbo. Perché Dio resiste ai superbi, ma agli umili dà grazia (Jc 4,6). A te, o Signore, griderò e al mio Dio supplicherò.

19. [v 10.] Il resto è detto poi nella persona del stesso nostro fondamento: quale vantaggio nel mio sangue, se io scendo nella corruzione? Per che cosa prega dunque? Se infatti - dice - precipiterò nella corruzione, se sarà corrotta come quella di tutti gli altri uomini per fine, perché ho versato il mio sangue? Se infatti non a nessuno annunzierò, nessuno conquisterò; ma per annunziare a qualcuno le tue meraviglie, le tue lodi, la vita eterna, risorga la mia carne, non cada nella corruzione. Se vi cadrà come la carne degli altri uomini, quale vantaggio nel mio sangue? Forse che ti confesserà la polvere, oppure annunzierà la tua verità? La confessione è di due tipi, o del peccato o della lode. Quando stiamo male, nelle tribolazioni confessiamo i nostri peccati; quando stiamo bene, nell’esultanza della giustizia confessiamo la lode a Dio; ma non restiamo senza confessione.

20. [v 11.] Ha udito il Signore ed ha avuto misericordia di me. In qual modo? Pensate alla consacrazione della casa. Ha udito e ha avuto misericordia. Il Signore si è fatto mio soccorritore.

Il Signore ha assunto la nostra mortalità.

21. [v 12.] Ascolta ormai la risurrezione stessa: hai convertito per me il mio pianto in gioia, hai squarciato il mio sacco, e mi hai cinto di letizia. Che cosa è il sacco? È la condizione mortale. Il sacco si confeziona con le pelli di capra e di caprone, e le capre e i caproni sono collocati tra i peccatori (Cf. Mt 25,32). Il Signore dalla nostra stirpe ha preso solo il sacco, non ha assunto anche la causa di tale sacco. La causa del sacco è il peccato; quel sacco è dunque la condizione mortale. Ha assunto per te la mortalità Colui che non meritava di morire. Merita infatti di morire chi pecca, ma colui che non ha peccato non meritava di conseguenza il sacco. Altrove dice la sua stessa voce: ma io, quando essi mi molestavano, mi vestivo di cilicio (Ps 34,13). Che significa mi vestivo di cilicio? Il mio rivestimento di cilicio, ecco cosa davo da vedere ai persecutori. Perché essi lo considerassero [soltanto] un uomo, si nascondeva agli occhi dei persecutori: perché i persecutori erano indegni di vedere Colui che era nascosto sotto il cilicio. Dunque: hai squarciato il mio sacco e mi hai cinto di letizia.

22. [v 13.] Perché a te canti la mia gloria e non mi affligga. Ciò che è nel capo è nel corpo. Che significa non mi affligga? Che più non muoia. Infatti fu attraversato dal dolore quando, pendendo dalla croce, fu colpito dalla lancia (Cf. Jn 19,34). Orbene, il nostro Capo dice: non mi affligga, cioè più non muoia. Ma noi cosa diciamo per la consacrazione della casa? Diciamo: la coscienza non ci ferisca con l’aculeo dei peccati. Ci saranno tutti perdonati, ed allora saremo liberi. Perché a te canti - dice - la mia gloria, non la mia umiltà. Se è nostra, è anche di Cristo, poiché noi siamo il Corpo di Cristo. Perché? Perché, sebbene Cristo segga in cielo, avrà a dire ad alcuni di noi: ho avuto fame e mi avete dato da mangiare (Mt 25,35). È lassù ed è qui: lassù nella sua persona, qui in noi. Che dice infatti? Perché a te canti la mia gloria, e non mi affligga. Geme per te la mia umiltà, canterà per te la mia gloria. Ed infine: o Signore Dio mio, in eterno ti confesserò. Che vuol dire in eterno ti confesserò? In eterno ti loderò: abbiamo detto infatti che c’è anche la confessione per la lode, non soltanto per i peccati. Confessa dunque ora ciò che tu hai fatto contro Dio, e confesserai ciò che avrà fatto Dio a te. Che cosa hai fatto? Peccati. E che cosa ha fatto Dio? A te che confessi la tua iniquità Egli rimette i tuoi peccati, perché tu poi, confessando a Lui in eterno le sue lodi, non sia ferito dal peccato.


Agostino Salmi 27