Agostino Salmi 58

SUL SALMO 58

58 Ps 58

ESPOSIZIONE

DISCORSO 1

Cristo re universale.

200 1. [v 1.] La Scrittura è solita indicare nel titolo i misteri contenuti nei diversi salmi, come ad abbellire ogni salmo, fin dal suo inizio, con gli splendori del mistero che intende far conoscere a chi gli si avvicina. Non diversamente sull'arco delle porte suole porsi un'iscrizione, in cui possiamo leggere che cosa si faccia all’interno, oppure di chi sia quell'abitazione, o, anche chi sia il proprietario di quel podere. Ecco pertanto questo salmo aprirsi con un titolo, che si riferisce a un altro titolo e che suona: Sino alla fine, affinché tu non guasti a David stesso l'iscrizione del cartello. È, come ho detto, un titolo che tratta di un altro titolo. Il Vangelo ti indica quale sia il testo del titolo che, a detta del salmo, è vietato guastare. Infatti, quando il Signore fu crocifisso, un cartello fu scritto da Pilato con le parole: Re dei giudei (Lc 23,38), in tre lingue: ebraica, greca e latina, le lingue, cioè, che in tutto il mondo primeggiano. Orbene, se il re dei giudei fu crocifisso e furono i giudei a crocifiggere il loro re, crocifiggendolo non ottennero il risultato di farlo morire, ma piuttosto quello di farlo re anche delle genti. Per quanto fu in loro, eliminarono il Cristo, ma da se stessi, non da noi. Egli è morto per noi e con il suo sangue ci ha riscattati. E a tutt'ora quel cartello non è stato distrutto, poiché egli è re, non soltanto delle genti ma anche degli stessi giudei. E perché no? Forse che, per esserglisi ribellati, sono riusciti a rovesciare il potere del loro re? Egli regna anche su di loro. Tale re ha in mano uno scettro di ferro, con il quale regge e frantuma. Dice: Io sono stato costituito re da lui sopra Sion, il suo monte santo, predicando il comandamento del Signore. Il Signore ha detto a me: Tu sei mio Figlio; io oggi ti ho generato. Chiedi a me, e io ti darò le genti in tua eredità, e i confini della terra in tuo possesso. Tu li reggerai con lo scettro di ferro, e come vasi d'argilla li frantumerai (Ps 2,6-9). Chi reggerà? Chi frantumerà? Reggerà coloro che obbediscono, frantumerà coloro che si oppongono. Dunque le parole: Tu non guasterai sono giuste e profetiche; giacché gli stessi giudei fecero pressione su Pilato e dissero: Non scrivere re dei giudei, ma scrivi che egli si è detto re dei giudei (Jn 19,21). Secondo codesta tua iscrizione invece - dicevano - egli verrebbe confermato nostro re. E Pilato rispose: Ciò che ho scritto ho scritto. Si sono così realizzate le parole: Tu non guasterai.

Cristo capo e corpo.

2. Non è questo l'unico salmo che rechi un'iscrizione di tal genere, che vieta di guastare il cartello. Diversi altri salmi sono così intitolati (Cf. -58), e ognuno di essi preannunzia la passione del Signore. Ebbene, riferiamo anche il nostro salmo alla passione del Signore; e lasciamo che ci parli Cristo, capo e corpo. Così sempre o quasi sempre, quando ascoltiamo la voce di Cristo nei salmi, abituiamoci a non vedere soltanto quel capo, l'unico mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù (Cf. 1Tm 2,5): il quale secondo la divinità è il Verbo esistente fin dal principio, Dio presso Dio, quel Verbo che si è fatto carne e che ha abitato fra noi (Cf. Jn 1,1 Jn 14), prendendo la carne dalla discendenza di Abramo e dalla stirpe di David tramite la Vergine Maria (Cf. Mt 1,1). No! Quando ascoltiamo le parole di Cristo, non pensiamo soltanto a colui che è il nostro capo; pensiamo al Cristo totale, capo e corpo, nelle fattezze di un uomo completo. Ci dice infatti l'apostolo Paolo: Voi siete il corpo e le membra di Cristo (1Co 12,27). E lo stesso Apostolo dice che Cristo è il capo della Chiesa (Cf. Ep 1,22 Col 1,18). Orbene, se lui è il capo e noi siamo il corpo, Cristo tutto intero è capo e corpo. Talvolta, infatti, trovi parole che non convengono al capo; e, se non le adatterai al corpo, il tuo intelletto, vacillerà. In altre parti trovi, invece, parole che non sono adatte al corpo, e tuttavia è sempre Cristo che parla. Qui non c'è pericolo di sbagliare! Viene, infatti, spontaneo attribuire al capo ciò che si vede non convenire al corpo. D'altra parte, però, mentre era appeso alla croce, disse nella persona del corpo: Dio mio, Dio mio, volgi lo sguardo verso di me! Perché mi hai abbandonato? (Ps 21,2 Mt 27,46) Dio di fatto non aveva abbandonato Cristo, come Cristo non aveva abbandonato Dio. Che, forse, Cristo era venuto a noi abbandonando Dio? O, viceversa, Dio lo aveva, forse, mandato allontanandosi da lui? Ma, poiché l'uomo era stato abbandonato da Dio (Adamo, che era solito godere della presenza di Dio, dopo il peccato rimase spaventato dalla coscienza della colpa e fuggì lontano da colui che costituiva la sua gioia (Cf. Gn 3,8)) e Dio lo aveva veramente abbandonato in quanto egli per primo aveva abbandonato Dio; per questo motivo il Cristo (che aveva ricevuto la carne da Adamo) disse tali parole nella persona della sua carne, poiché allora il nostro vecchio uomo era inchiodato alla croce insieme con lui (Cf. Rm 6,6).

La resurrezione di Cristo cardine della nostra fede.

3. Ascoltiamo, dunque, quanto segue: Quando Saul mandò a sorvegliare la casa di lui per ucciderlo. Queste parole non si riferiscono direttamente alla croce del Signore; riguardano però ugualmente la sua passione. Cristo fu crocifisso, morì e fu sepolto. Quel sepolcro era, dunque, come una casa, e le autorità giudaiche mandarono a custodirlo delle guardie che furono poste dinanzi al sepolcro di Cristo (Cf- Mt 27,66). È vero che questa vicenda si trova narrata nel libro dei Re: Saul, infatti, una volta mandò degli sgherri a sorvegliare la casa per uccidere David (Cf. 1S 19,11). Ma noi, che stiamo trattando del titolo del salmo; dobbiamo interessarci della vicenda per quel che ne ha attinto l'autore del salmo stesso. Orbene, ha egli voluto farci intendere solamente che ci furono delle persone inviate a sorvegliare la casa in modo che David fosse ucciso? In qual modo, però, può essere vero che la casa fu sorvegliata affinché Cristo venisse ucciso David infatti raffigurava Cristo, se è vero che Cristo fu posto nel sepolcro solo dopo essere stato ucciso sulla croce? Riferisci, dunque, tutto questo al corpo di Cristo! Uccidere Cristo significava - per loro - cancellare il nome di Cristo affinché nessuno avesse a credere in lui. Questo doveva produrre la menzogna delle sentinelle: le quali, appunto, furono subornate affinché dicessero che, mentre dormivano, erano venuti i discepoli di lui e lo avevano portato via (Cf. Mt 28,13). Questo è davvero voler uccidere Cristo! Cioè, cancellare la fama della sua resurrezione e far prevalere la menzogna sopra il Vangelo. Ma, come Saul non raggiunse il suo scopo di uccidere David, così neppure i maggiorenti del giudaismo poterono raggiungere il loro scopo di far trionfare la testimonia a dei custodi che dormivano su quella degli Apostoli che erano svegli. Che cosa si suggerì alle guardie di dire? Vi diamo, dissero, quanto denaro volete; ma voi dovete dire che, mentre dormivate, sono venuti i suoi discepoli e lo hanno portato via. Ecco quali testimoni, falsi e bugiardi, produssero i nemici contro la verità e contro la resurrezione di Cristo! quei nemici che Saul raffigurava. Interroga pure, o infedele, dei testimoni addormentati! Ti rispondano che cosa sia accaduto nel sepolcro. Se dormivano, come fanno a saperlo? Se erano svegli, perché non hanno catturato i ladri? Dica, dunque, quanto segue!

4. [v 2.] Liberami dai miei nemici, mio Dio; e da coloro che si levano sopra di me, riscattami. Ciò si è compiuto nella carne di Cristo e si compie anche in noi. Non rinunziano infatti, i nostri nemici (il diavolo e gli angeli suoi), a levarsi sopra di noi ogni giorno, a tentare di prendersi gioco della nostra debolezza e della nostra fragilità con inganni, con suggerimenti, con tentazioni, e a cercare di prenderci al laccio con tranelli di ogni genere, finché ancora viviamo qui in terra. Ma, s'innalzi a Dio la nostra voce; si gridi dalle membra di Cristo, soggette al loro capo che è in cielo: Liberami dai miei nemici, Dio mio! E da coloro che si levano sopra di me, riscattami!

Attraverso le persecuzioni Dio incrementa la Chiesa.

5. [v 3.] Liberami da coloro che operano ingiustizia, e salvami dagli uomini sanguinari. Erano certamente uomini sanguinari coloro che uccisero il Giusto, nel quale non avevano trovato alcuna colpa. Erano uomini sanguinari, poiché, mentre uno straniero voleva liberare il Cristo lavandosene le mani, essi gridarono: Crocifiggilo, crocifiggilo! Erano uomini sanguinari, perché, mentre veniva loro presentato nella sua gravità il delitto del sangue di Cristo, risposero, riversandone le conseguenze anche sui loro figli: Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli (Mt 27,23-25). Ma neppure contro il suo corpo cessarono di infierire gli uomini sanguinari. Infatti, dopo la resurrezione e l'ascensione di Cristo, toccò alla Chiesa subire le persecuzioni; e prima di tutto a quella che fiorì in seno alla nazione giudaica, alla quale appartenevano anche i nostri Apostoli. In tale persecuzione per primo fu lapidato Stefano (Cf. Ac 7,58), che ricevette ciò che significa il suo nome. Stefano, infatti, significa “ corona ”. Fu lapidato in mezzo al disprezzo, ma fu incoronato in modo sublime. Poi, quando si sparse tra le altre nazioni, si levarono i regni pagani (prima che in essi fosse realizzato ciò che era stato predetto: Lo adoreranno tutti i re della terra; tutte le genti lo serviranno (Ps 71,11)) e ruggì l'impeto di quel regno contro i testimoni di Cristo. Fu sparso in gran quantità il sangue dei martiri: sparso il quale, come se fosse stata sparsa la semente della Chiesa, ne germogliarono messi più rigogliose e, come noi oggi vediamo, la Chiesa si estese per tutto il mondo. Orbene, da questi uomini sanguinari viene liberato il Cristo: non soltanto nel capo ma anche nel corpo. Dagli uomini sanguinari è liberato Cristo: da coloro che furono ieri, da quelli che sono oggi, e da quelli che saranno domani. Cristo è liberato: il Cristo che ci è andato avanti, il Cristo che vive oggi e quello che verrà in futuro. Cristo, infatti, è tutto il corpo di Cristo; e tutti coloro che oggi sono buoni cristiani, e coloro che lo sono stati prima di noi, come quelli che lo saranno dopo di noi, tutto questo Cristo globale viene liberato dalle mani degli uomini sanguinari. Né sono vane queste parole: E dagli uomini sanguinari salvami.

Debolezza dei grandi della terra.

6. [v 4.] Perché, ecco, si sono impossessati della mia vita. Hanno potuto catturare, hanno potuto uccidere: si sono impossessati della mia vita. Ma dov'è che hai spezzato le mie catene (Ps 115,16)? Dov'è che la rete è stata rotta e noi siamo stati liberati? Come facciamo noi a benedire Dio, il quale non ci ha dato in preda ai loro denti (Ps 123,7 Ps 6)? Certamente costoro ci hanno dato la caccia, ma colui che custodisce Israele non lo abbandona nelle mani dei cacciatori. Perché, ecco, si sono impossessati della mia vita; i forti hanno fatto irruzione su di me. Non dobbiamo passare sotto silenzio questi “ forti ”; era necessario che ci si sottolineasse accuratamente chi fossero questi forti che si levano contro. Sono forti, ma contro chi, se non contro i deboli, se non contro i fragili, contro coloro che forti non sono? E, tuttavia, sono lodati i deboli, e i forti sono condannati. Affinché poi si intenda chi siano i “ forti ”, per primo il Signore chiamò “ forte ” il diavolo stesso, dicendo: Nessuno può entrare nella casa del forte e rubare i suoi vasi, se prima non avrà incatenato il forte (Mt 12,29). In effetti Cristo incatenò il forte con le catene del suo potere; e rubò i suoi vasi e li fece propri. Tutti i peccatori erano, infatti, vasi del diavolo, mentre, credendo, son divenuti vasi di Cristo. A costoro l'Apostolo dice: Voi foste, un tempo, tenebre, ma ora siete luce nel. Signore (Ep 5,8); egli ha fatto conoscere le sue ricchezze nei vasi di misericordia (Rm 9 Rm 23). Per “ forti ” si possono, dunque, indicare tutti costoro. Ma vi sono anche tra gli uomini certi forti dotati di forza degna di biasimo e di condanna: i quali sono presuntuosi perché dispongono di un benessere terreno. Non vi sembra che fosse forte quel ricco del quale ora ha parlato il Vangelo? forte perché la campagna gli aveva reso abbondanti frutti! Era preoccupato e decise di demolire i vecchi granai e di costruirne di nuovi e più grandi. Poi, dopo averli costruiti, diceva alla sua anima: Possiedi molte ricchezze, o anima! Banchetta, allietati, saziati! (Lc 12,19) Quale forte stai osservando! Ecco l'uomo che non ha posto in Dio il suo aiuto, ma ha sperato nella moltitudine delle sue ricchezze. Osserva quanto sia forte: Si è inorgoglito, dice, della sua vacuità (Ps 51,9).

La giustizia non rende forti se prescinde da Dio.

201 7. Vi sono anche altri forti, non per le ricchezze, non per il vigore del corpo, non per qualche potere o dignità che spicca nel tempo, ma perché confidano nella loro giustizia. Dobbiamo guardarci, dobbiamo temere, dobbiamo combattere questo genere di forti; non dobbiamo imitarli. Essi confidano, ripeto, non nel loro corpo, non nelle loro ricchezze, non nella loro stirpe o negli onori loro conferiti. Chi non vede, infatti, che tutte queste, cose sono temporali, labili, caduche, effimere? Essi confidano nella loro giustizia. Tale robustezza ha impedito ai giudei di entrare nella cruna dell'ago (Cf. Mt 19,24). Presumendo infatti di se stessi e della loro giustizia e ritenendo di essere sani, hanno respinto la medicina ed hanno ucciso lo stesso medico. Questi forti, per nulla convinti di essere infermi, non è venuto a chiamare colui che diceva: Non è necessario il medico ai sani, ma agli ammalati. Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori, alla penitenza (Mt 9,12 Mt 13). Costoro erano quei forti che insultavano i discepoli di Cristo, poiché il loro Maestro visitava gli ammalati e sedeva a tavola con gli infermi. Dicevano: Perché il vostro Maestro mangia con i publicani e con i peccatori? (Mt 9,11) O forti, che non avete bisogno del medico! Codesta forza non è salute, ma follia. Nessuno infatti è più vigoroso dei pazzi: essi sono più robusti dei sani; ma quanto più grandi sono le loro forze, tanto più vicina è la loro morte. Ci distolga, dunque, Dio dall'imitare questi forti. Dobbiamo, infatti, temere che qualcuno voglia imitarli. Ma il Maestro dell'umiltà, che si rese partecipe della nostra debolezza donandoci insieme la partecipazione della sua divinità, discese dal cielo per insegnarci la via e per essere lui stesso la via (Cf. Jn 14,6); e, fra tutte le altre cose, si degnò inculcarci per prima la sua umiltà. Per questo non ricusò di farsi battezzare dal servo (Cf. Mt 3,13), per insegnarci a confessare i nostri peccati, per insegnarci ad essere deboli onde divenire forti, e fare nostre le parole dell'Apostolo che dice: Quando divengo debole, allora sono forte (2Co 12,10). Egli, dunque, non volle essere forte. Ma quei tali che volevano essere forti, volevano cioè presumere troppo dalla loro forza ritenendosi giusti, incespicarono contro la pietra di inciampo (Cf. Rm 9,32). L'Agnello sembrò loro un caprone, e, poiché come caprone lo uccisero, non meritarono di essere redenti dall'Agnello. Questi sono, dunque, i forti, che fecero irruzione addosso a Cristo, proclamando la loro giustizia. Ascoltate questi forti! Alcuni abitanti di Gerusalemme erano stati mandati da loro per catturare Cristo, ma se ne tornarono senza avere osato prenderlo (perché lui, che era veramente forte, si lasciò catturare solo quando volle). Chiesero dunque loro i mandanti: Perché non lo avete potuto catturare? E quelli risposero: Nessun uomo ha mai parlato come lui. E quei “ forti ” replicarono: Forse che crede in lui un qualche fariseo, oppure un qualche scriba? Lo fa solo questo popolo che non conosce la legge! (Jn 7,45-49) Anteposero se medesimi alla debole folla che, nella sua infermità, correva dal medico; e così fecero, appunto perché erano forti. Anzi, - e questo è ancora più grave - con la loro forza attirarono dalla loro tutta la folla e uccisero il medico di tutti. Ma Cristo, proprio perché era stato ucciso, del suo sangue fece medicina per gli ammalati. I forti hanno fatto irruzione su di me. Osservate bene questi forti; e riflettete se ci sia per l'uomo qualche altra cosa su cui possa confidare, quando neppure nella giustizia può riporre la sua fiducia. Vedete senza dubbio l'abisso dove giacciono coloro che confidano nelle ricchezze, nel vigore del corpo, nella nobiltà della stirpe, nella dignità del secolo, se è a terra anche colui che presume della giustizia, ritenendola cosa sua. I forti hanno fatto irruzione su di me. Uno di questi forti era quel tale che, vantandosi delle sue forze, diceva: Ti ringrazio, perché non sono come gli altri uomini, ingiusti, ladri, adulteri; e neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana e do le decime di tutto quanto posseggo (Lc 18,11 Lc 12). Guarda il forte che vanta le sue forze! Osserva anche il debole che gli sta di fronte, là lontano, e si avvicina a Dio mediante l'umiltà. Dice, infatti, il Vangelo: Il publicano se ne stava lungi, e neppure osava levare gli occhi al cielo, e si batteva il petto dicendo: Dio, sii benigno con me, che sono un peccatore. In verità vi dico, questo pubblicano se ne tornò giustificato a differenza di quel fariseo. Osserva poi la giustizia: Poiché, chiunque si esalta sarà umiliato; e chi si umilia sarà esaltato (Lc 18,13 Lc 14). Hanno fatto irruzione dei forti di questo genere: cioè, dei superbi, della gente che, ignorando la giustizia di Dio e volendo stabilire la loro propria giustizia, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Cf. Rm 10,3).

8. [v 5.] Che dice poi? E non v'è ingiustizia, non v'è peccato in me, Signore. Contro di me fecero irruzione quei forti che presumevano della loro giustizia. Mi attaccarono, ma in me non trovarono colpa. Come potevano, infatti, quei forti (che si piccavano, per così dire, d'essere della gente giusta) perseguitare Cristo, se non ritenendolo un peccatore? Tuttavia, che abbiano a vedere loro stessi quanto siano forti (per l'ardore della febbre, naturalmente, non per la floridezza della salute)! Che si rendano conto della loro forza! In realtà, non hanno trovato né ingiustizia, né peccato in me, Signore. Senza ingiustizia ho corso e avanzavo. Questi forti, dunque, non hanno potuto tenermi dietro nella corsa; e mi hanno creduto un peccatore proprio per questo motivo, perché, cioè, non riuscivano a vedere le mie orme.

Dio conosce quando dà a noi la conoscenza.

9. [v 6.]Senza ingiustizia ho corso e avanzavo. Sorgi incontro a me e guarda. A Dio è detto: Senza ingiustizia ho corso e avanzavo. Sorgi incontro a me e guarda. Ma come? Forse che Dio, se non si avvicina, non può vedere? Fo un esempio. Se tu camminassi per via e ci fosse uno che, essendo lontano, non potesse riconoscerti, tu ti metteresti a gridare verso di lui e gli diresti: “ Avvicinati a me, e guarda in che modo cammino! Se mi guardi da lontano, non puoi riconoscere la mia andatura”. Sarebbe mai lo stesso anche di Dio? Se non gli si fosse avvicinato, non avrebbe, forse, visto che costui procedeva senza ingiustizia e correva senza peccato? Intendiamo, dunque, le parole Sorgi incontro a me nel senso di “ aiutami ”. Quanto poi alle altre parole (cioè: E guarda), esse debbono essere intese come “ Fa' vedere che corro, fa’ vedere che avanzo ”, secondo quella immagine per la quale fu detto ad Abramo: Ora ho saputo che temi Dio (Gn 22,12). Dio dice: Ora ho saputo; ma in che senso ho saputo, se non in quanto: “ Ora ti ho fatto sapere ”? L'uomo non conosce se stesso prima che giunga la prova della tentazione. Come nel caso di Pietro, il quale, perché ignorava se stesso, peccava di presunzione, finché, all'atto del rinnegamento, non apprese quali forze in realtà possedesse. Nelle sue tergiversazioni comprese di aver presunto falsamente di sé, e pianse (Cf. Mt 26,35 Mt 69 Mt 75); e, piangendo fruttuosamente, meritò di conoscere ciò che era e di diventare ciò che non era. Così Abramo. Messo alla prova, poté conoscere se stesso; e gli fu detto da Dio: Ora ho saputo, cioè: “ Ora ti ho fatto sapere ”. Come diciamo lieto un giorno, perché ci fa lieti; come diciamo tristo l'amaro perché disgusta chi lo assapora; così di Dio diciamo che vede, nel senso che ci fa vedere. Dice: Sorgi incontro a me e guarda. Che significano le parole: E guarda? “ E aiutami ”. Aiutami, cioè, in riferimento a loro: sicché essi vedano la mia corsa e mi seguano. Non sembri loro errato ciò che, invece, è giusto. Non sembri loro storto ciò che, invece, si attiene alla regola della verità. Io senza ingiustizia ho corso e avanzavo. Sorgi incontro a me e guarda.

Il verbo di Dio partecipe delle nostre infermità. Il mistero dell’ascensione.

10. Qualche altra cosa mi invita a dire, riguardo a questo passo, la sublimità stessa del nostro Capo. Egli si è assoggettato alle debolezze umane sino alla morte; ha assunto la debolezza della carne per riunire i pulcini di Gerusalemme sotto le sue ali, come la gallina, divenuta inferma, raccoglie i suoi piccoli. In nessun altro uccello vediamo, infatti, questa caratteristica, neppure in quelli che nidificano dinanzi ai nostri occhi, ad esempio i passeri dei tetti, le rondini che ogni anno sono nostre ospiti, le cicogne e tanti altri uccelli che vediamo fare il nido, covare le uova e imbeccare i loro nati. Non lo fanno neppure le colombe che osserviamo ogni giorno. Non abbiamo conosciuto né osservato né visto alcun altro uccello adeguarsi alla fralezza dei propri piccoli come fa la gallina. Perché la gallina si comporta così? Dico sicuramente una cosa ben nota, una cosa che si verifica ogni giorno dinanzi ai nostri occhi. Perché fa rauca la sua voce? perché rende ispido tutto il suo corpo? Le sue ali si abbassano, le penne si rilassano, e tu vedi girare attorno ai pulcini una specie di ammalato: l'amore materno si trasforma in debolezza. Per quale altro motivo, infatti, se non per questo, il Signore nella sacra Scrittura volle paragonarsi alla gallina, quando disse: Gerusalemme, Gerusalemme quante volte, ho voluto riunire i tuoi figli, come una gallina riunisce i suoi pulcini sotto le ali, e tu non hai voluto? (Mt 23,37) Veramente egli ha riunito tutte le genti, come la chioccia i suoi pulcini. Egli si è fatto debole per noi, ricevendo la carne da noi, cioè dal genere umano: egli che è stato crocifisso, disprezzato, preso a schiaffi, flagellato, inchiodato alla croce, trafitto con la lancia. Tutto questo egli subì per la sua compassione materna, non perché avesse perduto la maestà divina. E il Cristo si rese proprio così; e per essere così, fu disprezzato, divenne pietra d’inciampo e di scandalo, e molti inciamparono in lui (Cf. Rm 9,32 1P 2,8). Egli si rese così; ma, siccome la carne che aveva assunta era senza peccato, per questo egli divenne, sì, partecipe della nostra debolezza, ma non del nostro peccato. Anzi, perché aveva condiviso con noi la nostra debolezza, per questo poté liberarci dalla nostra colpa. Ecco perché Senza ingiustizia ho corso e avanzavo. Ma noi, che faremo? Ometteremo di considerare la sua natura divina, e, limitandoci a considerare ciò che egli è diventato per amor nostro, dimenticheremo che lui è stato anche il nostro creatore? Tutt'altro! È doveroso avere dinanzi agli occhi anche la sua divinità, perché è una bella testimonianza d'amore riconoscere chi sia stato a soffrire per te. Non un qualsiasi uomo insignificante ha sofferto per te, nell'ipotesi, grande; ma lui, che è il sommo, ha sofferto per te che sei misero. E che cosa ha sofferto? Si fece piccolo, e si umiliò, facendosi obbediente fino alla morte. Chi ha fatto tutto questo? Ascolta le parole che precedono: Colui che, essendo nella natura di Dio, non ha creduto rapina l'essere uguale a Dio. Quindi, uno che era alla pari con Dio annientò se stesso assumendo la natura dei servo; e si rese simile agli uomini e nell'aspetto apparve uomo (Ph 2,6-8). Egli annientò se stesso assumendo ciò che non era, senza però perdere quello che era. Ma in qual modo, esattamente, si è annientato? Si è annientato apparendo a te in una condizione abietta. Egli, infatti, non ti ha manifestato la dignità che possiede presso il Padre, ma ti ha mostrato - per adesso - la propria debolezza, riservandoti la gloria per quando sarai purificato. Colui che è uguale al Padre si è fatto debole; e tuttavia, proprio in questa debolezza, dobbiamo riconoscerlo [come Dio e Salvatore]: non in forza della visione definitiva, ma mossi dalla fede. Dobbiamo, cioè, almeno credere ciò che ancora non possiamo vedere, e così, credendo, meritarci di vedere ciò che ora non vediamo. Giustamente, dopo risorto, Gesù ebbe a dire a Maria Maddalena, alla quale si degnò manifestarsi per primo: Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre (Jn 20,17). Che significano queste parole? Poco dopo le donne lo toccarono. Infatti, tornando dal sepolcro, videro avvicinarsi il Signore ed esse lo adorarono e abbracciarono i suoi piedi (Cf. Mt 28,9). I discepoli, poi, toccarono anche le sue cicatrici (Cf. Lc 24,39). Che significano, dunque, le parole: Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre? “Non credere di me soltanto ciò che vedi, e il tuo sguardo non si arresti a ciò che tocchi ”. Infatti ti appaio umile, poiché non sono ancora salito al Padre, donde a voi sono disceso e dal quale mai mi sono allontanato. Non sono ancora salito lassù, giacché non mi sono ancora separato da voi. È venuto senza allontanarsi; risale senza abbandonarci. Ma, in che cosa consiste il suo salire al Padre? Egli sale al Padre quando ci si fa conoscere uguale al Padre. Noi, infatti, saliamo progredendo, per vedere, per intendere, per essere in qualche modo capaci di comprendere questa verità. Per questo non si faceva ancora toccare dalla Maddalena. Non è che volesse negarglielo definitivamente; non la scacciava, non le diceva di no. Diceva: Non sono ancora salito al Padre. Dal sommo del cielo la sua uscita, dice un altro salmo, e il suo arrivo fino al sommo del cielo (Ps 18,7). Il sommo del cielo, cioè la vetta di tutte le cose spirituali, è il Padre: di là era uscito il Cristo e fino al sommo del cielo doveva essere il suo arrivo. Solo di chi è uguale si dice che pareggia l'altro in modo perfetto. Infatti, quando paragoniamo tra loro cose disuguali e accostiamo un oggetto corto a un altro che sia lungo per vedere quanta differenza ci sia fra l'uno e l'altro, costatando la loro disuguaglianza, siamo soliti dire: L'uno non raggiunge completamente l'altro. Se invece li troveremo uguali, diremo: Lo raggiunge. Ebbene, il suo arrivo è fino al sommo del cielo, perché il Cristo è uguale al Padre. Questa sua prerogativa voleva inculcare ai suoi fedeli il nostro Signore quando diceva: Non mi toccare. Questo voleva che il Padre concedesse ai suoi fedeli colui che diceva: Sorgi incontro a me e guarda. Cioè: fa' conoscere che io sono uguale a te. E guarda. Che significano le parole: E guarda? Significano: Fa' che tutti vedano che io sono uguale a te. Per quanto tempo ci sarà un qualche Filippo a dirmi: Mostraci il Padre e ci basta? Fino a quando io dovrò dire: Da tanto tempo sono con voi, e non conoscete il Padre? Filippo, chi vede me vede anche il Padre. Non credi tu che io sono nel Padre e il Padre è in me? (Jn 14,8-11) Ma, forse, c'è ancora chi non lo crede uguale al Padre. Sorgi incontro a me e guarda. Fa' che mi vedano, fa' che ti vedano, fa' conoscere agli uomini la nostra uguaglianza. Non credano i giudei che hanno crocifisso un semplice uomo. Anche se è stato crocifisso soltanto in quanto uomo, tuttavia non conobbero chi realmente avessero crocifisso. Se lo avessero conosciuto, non avrebbero mai crocifisso il Signore della gloria (Cf. 1Co 2,8). Affinché i miei fedeli conoscano questo Signore della gloria, io dico: Sorgi incontro a me, e guarda.

La Chiesa madre feconda.

11. E tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d'Israele. Tu, Dio d'Israele, che sei ritenuto soltanto Dio d'Israele, che sei ritenuto Dio di una sola nazione, perché questa ti adora, mentre tutte le genti adorano gli idoli, tu, Dio d'Israele, va' a visitare tutte le genti. Si adempia la profezia con la quale Isaia, in tuo nome, parla alla tua Chiesa, alla tua santa città, a quella donna sterile, la quale, sebbene derelitta, ha più figli di colei che ha marito. Ad essa, infatti, era stato detto: Alliètati, o sterile che non generi! Erompi in giubilo e grida, tu che non partorisci: poiché i figli della derelitta sono più numerosi di quelli di colei che ha marito (Is 54,1). Sono più numerosi di quelli della nazione giudaica che ha marito, che ha ricevuto la legge; sono più numerosi di quelli nati a quel popolo che ha avuto un re visibile. Perché il tuo re sta nascosto, e moltissimi figli ti ha dato questo sposo invisibile. Orbene, a costei è detto: I figli della derelitta sono più numerosi di quelli di colei che ha marito. Poi il profeta continua: Allarga lo spazio del tuo padiglione, pianta le tue tende! Non stancarti! Tendi più che puoi le tue funi, conficca robusti pali, sia a destra come a sinistra (Is 54,2). Tieni a destra i buoni, a sinistra i malvagi (Cf. Mt 25,33), finché non venga la vagliatura (Cf. Mt 3,12)! Possiedi, comunque, tutte le genti! Siano invitati alle nozze i buoni e i malvagi; la sala del banchetto sia piena di convitati (Cf. Mt 22,9 Mt 10)! Ai servi tocca invitare, il Signore s'incaricherà di separare. Allargati sia a destra come a sinistra. Perché la tua discendenza erediterà le genti e tu abiterai le città che erano state abbandonate (Is 54,3). Abbandonate da Dio, abbandonate dai Profeti, abbandonate dagli Apostoli, abbandonate dal Vangelo, ricolme di demoni. Abiterai le città che erano state abbandonate. Non hai da temere, perché vincerai. Non vergognarti se ti detesteranno. Ebbene, non vergognarti, se i forti si sono levati sopra di me. Quando si facevano leggi contro il nome cristiano, quando era ignominia e infamia l'essere cristiano, non vergognarti se ti detesteranno. Dimenticherai infatti per sempre la vergogna; non ricorderai l'ignominia della tua vedovanza. Perché sono io il Signore, il tuo creatore. Il suo nome è “ Signore ”, e colui che ti libera, il Signore, il Dio d'Israele, sarà chiamato anche Dio di tutta la terra (Is 54,4 Is 5). E tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d'Israele, va' a visitare tutte le genti. Va’, ripeto, a visitare tutte le genti.

Severità e clemenza di Dio.

12. Non aver misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia. Certamente qui suscita spavento. E chi non si spaventerebbe? Chi non vorrà tremare dando uno sguardo alla propria coscienza? Questa, infatti, anche se consapevole d'essere stata fedele a Dio, sarebbe strano non avesse a rimproverarsi una qualche ingiustizia: perché chiunque compie il peccato, compie anche ingiustizia (Cf. Gv 1Jn 3,4). E, se tu, Signore, osserverai le ingiustizie, chi potrà reggere [al tuo giudizio] (Ps 129,3). E tuttavia sono vere, né sono dette invano le parole, e nessuno può o potrà trascurarle: Non aver misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia. Eppure egli ha avuto misericordia di Paolo, il quale, prima, quando era Saulo, agiva ingiustamente. Che cosa aveva fatto di buono per meritare i doni di Dio? Non trascinava, forse, a morte i suoi santi? Non portava, forse, con sé le lettere dei capi dei sacerdoti, per condannare i cristiani ovunque li trovasse? E mentre faceva tutto questo, mentre mirava a tutto questo, ansioso e assetato di stragi, come di lui testimonia la Scrittura, non fu, forse, chiamato dal cielo da una voce arcana, gettato a terra e risollevato, accecato e illuminato, ucciso e vivificato, perduto e ritrovato (Cf. Ac 9)? Per quale merito? Non diciamo niente noi; ascoltiamo piuttosto le sue parole: Prima, dice, io ero bestemmiatore, e persecutore, e prepotente; ma ho ottenuto misericordia (1Tm 1,13). Certamente le parole: Non avere misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia possono essere intese in due modi: sia nel senso che Dio non lascia impunito assolutamente nessun peccato; sia nel senso che c'è una certa ingiustizia, della quale chi si rende colpevole, non otterrà assolutamente misericordia da parte di Dio. Parleremo alla vostra Carità di queste due interpretazioni, secondo quanto ci permetterà la brevità del tempo.

Ogni colpa dev’essere punita, da noi o da Dio.

202 13. È necessario che ad ogni ingiustizia, grande o piccola, segua una punizione, o da parte dell'uomo stesso che si pente, o da parte di Dio che si vendica. Infatti anche colui che si pente, già punisce se stesso. Per cui, fratelli, puniamo i nostri peccati, se vogliamo ottenere la misericordia di Dio. Quanto poi a Dio, egli non può avere misericordia di coloro che compiono l'ingiustizia nel senso che egli possa gradire e favorire il peccato, o non voglia sradicare le colpe. Non c'è scampo: o ti punisci da te stesso, o ti punirà lui. Vuoi che Dio non ti punisca? Punisciti da te. La colpa che tu hai commessa non può restare impunita; ma la punizione parta piuttosto da te. Compi ciò che sta scritto in quel salmo: Preveniamo il suo volto nella confessione (Ps 94,2). Che significano le parole: Preveniamo il suo volto? Prima che egli ti guardi per punirti, tu previenilo confessando e punendoti, in modo che egli non trovi che cosa punire. Del resto, punendo l'iniquità, tu compi un'opera di giustizia. E Dio avrà misericordia di te, perché ti trova ad operare secondo giustizia. Che cosa significa “ operare secondo giustizia ”? Significa odiare in te ciò che anche Dio odia, onde cominciare ad essere gradito a Dio, in quanto punisci in te ciò che anche a lui è sgradito. Il peccato, insomma, non può restare impunito, perché sono vere le parole: Non avere misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia.

L’empietà di chi riversa su Dio la responsabilità del proprio peccato.

14. Ma osserviamo l'altra interpretazione secondo cui possono essere intese queste parole. Esiste un'ingiustizia il cui reo non può ottenere misericordia da Dio. Voi chiederete, forse, quale sia questa ingiustizia. È la difesa dei peccati. Quando qualcuno difende i suoi peccati, commette una grande ingiustizia, perché difende ciò che Dio odia. E osserva come questo tale agisce in modo perverso ed iniquo. Se ha fatto qualcosa di buono, vuole imputarlo a sé; se ha fatto qualcosa di male, vuole darne la colpa a Dio. In questo modo, infatti, gli uomini difendono i propri peccati: attribuendoli - e questo è il peggio - a Dio. Che cosa intendo dire? Non c'è nessuno che osi affermare: “ Buono è l'adulterio, buono è l'omicidio, buono è l'inganno, buono è lo spergiuro ”. Assolutamente nessun uomo afferma questo, dato che anche coloro che compiono tali misfatti protestano quando li subiscono. Non trovi dunque assolutamente nessun'anima tanto pervertita, che viva talmente ai margini del comune consorzio umano e che sia talmente estranea alla partecipazione con il comune sangue di Adamo, alla quale sembri essere buono l'adulterio e, come abbiam detto sopra, l'inganno, la rapina e lo spergiuro. E in che modo difendono tali cose? Dicono: “ Se Dio non lo avesse voluto, io non lo avrei fatto; che vuoi che faccia di fronte al mio destino? ”. “ Ma dovrai pur chiederti cosa sia il destino ”. Vedo che incolpi le stelle. Ma, se vai a ricercare chi abbia fatto e ordinato le stelle, troverai che e stato Dio. Dunque, difendendo il tuo peccato, finisci con l'accusare Dio. Il colpevole si scusa ritorcendo l'imputazione contro il giudice. Certamente, Dio non ha misericordia per coloro che compiono tale ingiustizia. Non aver misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia. Perseguita - dice -, punisci i loro peccati! Trafiggi, obbliga a guardare se stessi coloro che vorrebbero porre se stessi dietro le loro spalle, affinché di sé si vergognino e si rallegrino di te. Non aver misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia.

La conversione degli ebrei e dei pagani.

15. [v 7.]Si convertano a sera. Parla di certuni (non so bene chi) i quali un tempo si dedicarono a opere di iniquità e furono tenebre. Di essi dice che si convertono a sera. Che significa A sera? Significa “ dopo ”. Che vuol dire A sera? Vuol dire “ più tardi ”. Essi, infatti, avrebbero dovuto già prima riconoscere il medico, prima di crocifiggere Cristo. Comunque, dopo che Cristo era già stato crocifisso, era risorto, era asceso al cielo, dopo che aveva mandato il suo Spirito Santo (del quale furono ricolmi tutti coloro che erano riuniti in una stessa casa e cominciarono a parlare nelle lingue di tutte le genti), i crocifissori di Cristo si spaventarono, si pentirono della colpa che sentivano gravare nella loro coscienza, e chiesero agli Apostoli un consiglio di salvezza. La risposta fu: Pentitevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, e saranno rimessi a voi i vostri peccati (Ac 2,38). Dopo che Cristo è stato ucciso, dopo che è stato versato il sangue di Cristo, c'è remissione per i vostri peccati. Egli ha voluto morire per redimere con il suo sangue anche coloro che gliel'avevano fatto versare. Lo avete versato infierendo, bevetelo confessando [la vostra colpa]. Giustamente si convertano a sera e soffrano la fame come i cani I giudei chiamavano cani i gentili, perché impuri. Si pensi a nostro Signore, quando gli gridava dietro quella donna cananea, non giudea, la quale voleva muovere la misericordia di lui a curare la figlia. Egli, prevedendo ogni cosa e ogni cosa conoscendo, ma intendendo rendere manifesta la fede di lei, procrastinò il dono e la tenne sulle spine. In qual modo procrastinò il dono? Disse: Non sono stato mandato se non per le pecore sperdute della casa di Israele (Mt 15,24). Israele è le pecore; le genti, invece, che cosa sono? Non è bene gettare ai cani il pane dei figli (Mt 15,26). Chiamò “ cani ” le genti per la loro impurità. Ma, che cosa rispose quella donna affamata? Non protestò per queste parole; accettò umilmente l'insulto, e meritò il dono. E, del resto, le parole di Cristo non meritavano d'essere qualificate come un'ingiuria in quanto erano state dette dal Signore. Se fosse stato un servo ad apostrofare così il padrone, sarebbero state certo un insulto. Quando invece è il padrone che dice tali parole al servo, le si potrebbero qualificare piuttosto come un atto di degnazione. Disse la donna: Si, o Signore. Che significa la parola: Si? Significa: “ Dici il vero ”. Senza dubbio, tu dici il vero: io sono un cane. E aggiunse: Ma anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla mensa dei loro padroni (Mt 15,27). Subito rispose il Signore: O donna, grande è la tua fede (Mt 15 Mt 28). Poco fa era un cane, ora è una donna. E in qual modo è diventata donna colei che poco prima era un cane? Confessando umilmente, non respingendo ciò che era stato detto dal Signore. Se ne conclude che le genti del paganesimo erano veramente cani, e perciò erano affamate. È bene che anche i giudei si riconoscano peccatori; e, magari a sera, si convertano e soffrano la fame come i cani. Era, infatti, sazio in una maniera nociva colui che diceva: Digiuno due volte la settimana (Lc 18,12). Quel publicano, invece, era un cane e soffriva la fame: era affamato della misericordia del Signore e diceva: Sii benigno con me peccatore (Lc 18,13). Ebbene, anch'essi si convertano a sera, e soffrano la fame come i cani. Desiderino la grazia di Dio; comprendano di essere peccatori. Questi forti diventino deboli; diventino poveri questi ricchi; riconoscano di essere peccatori questi giusti; diventino cani questi leoni. Si convertano a sera e soffrano la fame come i cani: e andranno intorno per la città. Per quale città? Per questo mondo, che la Scrittura in numerosi passi chiama “ città ”: la “ città che attornia ” (Cf. Ps 30,22 Ps 59,11 Ps 107,11). In effetti l'unica nazione giudaica, che pronunziava queste parole, era da ogni parte circondata da pagani, e per questo il mondo era dai giudei chiamato “ città che sta intorno ”. Per questa città andranno intorno questi ebrei, divenuti anche loro cani affamati. In qual modo andranno attorno? Annunziando il Vangelo. Saulo era un lupo, ma a sera divenne un cane. Cioè, si converti quand'era avanti negli anni. E lui, che prima mangiava le briciole del suo padrone, toccato dalla grazia di lui, si mise a correre e si spinse in ogni parte della città.

La conversione è lenta ma costante.

16. [v 8.]Ecco, con la loro bocca essi parleranno, e una spada sarà nelle loro labbra. Si tratta di quella spada a due tagli della quale l'Apostolo dice: E la spada dello spirito, che è la parola di Dio (Ep 6,17). Perché “ a due tagli ”? Perché ferisce con ambedue i Testamenti. Con questa spada venivano uccisi gli animali, dei quali si diceva a Pietro: Uccidi e mangia (Ac 10,13). E la spada è nelle loro labbra: poiché chi ascolta? Con la loro bocca diranno: Chi ascolta? Si indigneranno, cioè, vedendo quanti sono i pigri verso la fede. Gente che poco prima si rifiutava di credere è urtata da chi non crede. E veramente, fratelli, accade così. Eccoti un uomo che, prima di diventare cristiano, non muoveva un passo verso la conversione, anche se tutti i giorni gli sturavi gli orecchi con le tue parole. Si converte, e subito vorrebbe che tutti fossero immediatamente cristiani; e si stupisce perché ancora non lo sono. Dimentica d'essersi convertito a sera! Divenuto affamato come un cane, ha sulle labbra la spada, e dice: Chi ascolta? Che significa: Chi ascolta? Significa: Chi vorrà credere al nostro messaggio? e a chi è stato rivelato il braccio del Signore? (Is 53,1) Chi infatti ascolta? Non credono i giudei, e gli Apostoli si rivolgono alle genti e annunziano il Vangelo. I giudei ricusano di credere; e tuttavia, per mezzo di giudei convertiti alla fede, il Vangelo è stato annunziato per la città. Sono essi a dire: Intatti, chi ascolta?

17. [v 9.] E tu, Signore, li deriderai. Chi ascolta? Tutte le genti diverranno cristiane, e voi dite: Chi ascolta? Che significano le parole: Li deriderai? Come un niente avrai tutte le genti. Niente potrà opporsi a te, poiché sarà facilissimo che tutte le genti credano in te.

Dio fonte di virtù e di sapienza.

18. [v 10.]Affiderò a te la mia forza. Quei forti caddero poiché non avevano affidato a te la loro forza. Cioè: coloro che si sollevarono contro di me e mi aggredirono contavano sulle loro forze. Ma io affiderò a te la mia forza; perché, se mi allontano, cado; se mi avvicino, divento più forte. Vedete, fratelli, che cosa accade nell'anima umana. Essa da se stessa non ha luce; da se stessa non ha forza. Tutto quanto di bello c'è nell'anima è la virtù e la sapienza; ma essa, da se stessa, non sa come da se stessa nemmeno può. Non è luce di per sé, né è virtù di per sé. Esiste, però, una origine e una fonte della virtù, una radice della sapienza; esiste una regione, per così dire e se così si può dire, della verità immutabile. Allontanandosi da questa regione, l'anima si ottenebra; avvicinandosi ad essa Si illumina. Avvicinatevi a lui, e sarete illuminati (Cf. Ps 33,6), poiché, allontanandovene, siete ottenebrati. Orbene, affiderò a te la mia forza: non mi allontanerò da te, non mi fiderò di me stesso. Affiderò a te la mia forza, perché tu, o Dio, sei il mio rifugio. Dove ero? Dove sono? Donde mi hai tratto? Quali colpe mi hai perdonate? Dove giacevo? A quali altezze sono stato sollevato? Queste cose devo ricordarmi. Come si dice in un altro salmo: Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha accolto (Ps 26,10). Affiderò a te la mia forza, perché tu, o Dio, sei il mio rifugio.

19. [v 11.] Il Dio mio! La sua misericordia mi previene. Ecco cosa vuoi dire la frase: Affiderò a te la mia forza. Significa: In nessun modo presumerò di me. Che cosa, infatti, ho potuto io accumulare di bene per cui tu debba muoverti a compassione di me e giustificarmi? Che cosa hai trovato in me? Soltanto peccati. Di tuo vi hai trovato solo la natura che tu stesso avevi creata; il resto erano mali miei; e tu li hai eliminati. Non io per primo mi sono levato e mosso incontro a te, ma tu sei venuto a svegliarmi. Infatti, la sua misericordia mi previene. Prima che io compia qualcosa di buono, la sua misericordia mi previene. Che cosa risponderà qui l'infelice Pelagio?

203 Imperscrutabili le vie di Dio.

20. [v 12.]Il mio Dio mi s'è manifestato nei miei nemici. Che cosa dice? Mi ha dimostrato, nella persona dei miei nemici, quanta misericordia abbia usato verso di me. Colui che è stato raccolto si paragoni a chi è stato lasciato da parte; chi è stato eletto si paragoni ai respinti. Il vaso di misericordia si paragoni ai vasi dell'ira, e veda come da una stessa pasta Dio ha fatto qualche vaso per uso nobile e qualche altro per uso ignobile. Che significano le parole: Mi s'è manifestato nei miei nemici? Se Dio, volendo mostrare la sua ira e dar prova della sua potenza, ha sopportato con grande pazienza i vasi d’ira che erano maturi per la perdizione, perché si è comportato così? Per rendere manifeste le ricchezze della sua bontà verso i vasi di misericordia (
Rm 9,21-23). Se, dunque, ha sopportato i vasi d'ira per rendere manifeste le sue ricchezze verso i vasi di misericordia, molto giustamente è detto: La sua misericordia mi preverrà. Il mio Dio mi s'è manifestato nei miei nemici. Cioè: quanta misericordia abbia usata a me, me l’ha mostrato nella persona di coloro verso i quali non ne ha usata altrettanta. Perché, se il debitore non è tenuto in ansia, meno sentito sarà il suo ringraziamento una volta che il suo debito gli sia stato rimesso. Il mio Dio mi s'è manifestato nei miei nemici.

La funzione dei giudei nella storia della salvezza.

21. E che dice di tali nemici? Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge. Prega per i suoi nemici; adempie il precetto. Che significano le parole: Non aver misericordia di nessuno di coloro che operano iniquità, e le altre: Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge? Come potrà non essere misericordioso verso tutti coloro che operano l'iniquità e come potrà non ucciderli, affinché non dimentichino la sua legge? Ma queste parole sono riferite ai suoi nemici. E allora? I suoi nemici operarono, forse, secondo giustizia? Se coloro che gli si oppongono operassero secondo giustizia, ne seguirebbe che lui commette dell'ingiustizia. Ma, poiché è lui che opera secondo giustizia, senza dubbio colui che così si comporta, subisce ingiustizia da parte dei suoi nemici. Se ne conclude che coloro che si oppongono al giusto operano ingiustizia. Perché dunque, poco prima ha detto: Non aver misericordia di tutti coloro che operano iniquità, e ora dice dei suoi nemici: Non li uccidere, perché non si dimentichino della tua legge? Non avere per loro quella misericordia che t’impedisca d'uccidere i loro peccati. Ucciderai i peccati ma le persone non le ucciderai. Che significa, infatti, essere uccisi? Significa dimenticarsi della legge del Signore. Questa è la vera morte: precipitare nell'abisso del peccato! E la cosa può essere detta anche in riferimento ai giudei. In che senso si potrà dire dei giudei: Non li uccidere perché non si dimentichino della tua legge? Significa: questi miei nemici, coloro che mi hanno ucciso, tu non ucciderli. Resti in vita la nazione giudaica! Essi furono, storicamente, vinti dai romani; la loro città fu, certo, distrutta; e loro non possono tornare nel proprio paese. Tuttavia i giudei sopravvivono. Tutte le province che conosciamo sono state soggiogate dai romani. Chi riconosce ormai quali fossero un tempo le genti che oggi fan parte dell'impero romano? Tutti i popoli sono diventati romani e tutti sono chiamati romani. Invece i giudei restano giudei: sono come un simbolo. Sono stati vinti, ma non al punto da essere assorbiti dai vincitori. Non senza ragione in Caino, che uccise suo fratello, Dio pose un segno in modo che non potesse essere ucciso (Cf. Gn 4,15). Questo è il segno che recano i giudei: conservano gli avanzi della loro legge, si circoncidono, osservano il sabato, immolano l'agnello pasquale, mangiano gli azzimi. Restano, dunque, giudei! Non sono stati sterminati, in quanto necessari ai popoli pagani divenuti credenti. Perché? Perché in loro, che sono nostri nemici, Dio mostra a noi la sua misericordia: Dio mi s'è manifestato nei miei nemici. Nei rami tagliati a causa della superbia egli dimostra la sua misericordia all'olivo selvatico innestato. Ecco dove giacciono coloro che erano superbi; ecco dove sei stato innestato tu, che giacevi prostrato a terra. Ma non insuperbire, per non meritarti d'essere reciso dall'albero. Dio mio, non li uccidere perché non si dimentichino della tua legge.

Le profezie riguardanti il Cristo.

22. [vv 12-14.] Disperdili con la tua potenza. È già accaduto. I giudei sono stati dispersi fra tutte le genti, a testimonianza della loro colpevolezza e della nostra verità. Essi posseggono i codici nei quali è stato profetizzato il Cristo, e noi possediamo Cristo. E se, talvolta, qualche pagano avrà dei dubbi, quando noi gli parleremo delle profezie che si riferiscono a Cristo (tanta è la loro evidenza che si resta stupefatti!), e se, attonito, penserà che siano state scritte da noi, noi proveremo, attraverso i codici dei giudei, che tali cose sono state predette molto tempo prima. Vedete in qual modo noi confondiamo con i nostri nemici altri nemici. Disperdili con la tua potenza! Strappa ad essi il vigore, strappa ad essi la forza! E trascinali, Signore, mio protettore. I delitti della loro bocca, la parola delle loro labbra! E siano colti nella loro superbia; e dalla maledizione e dalla menzogna saranno annunziate le conclusioni, nell'ira della conclusione, e non saranno. Queste parole sono oscure, e temo che non si riesca a spiegarle per bene. Ormai siete stanchi d'ascoltare; perciò, se è d'accordo la vostra Carità, rimandiamo a domani ciò che resta. Il Signore ci aiuterà a pagare il nostro debito, poiché la nostra promessa si fonda più in lui che in noi stessi.


Agostino Salmi 58