Agostino Salmi 65

SUL SALMO 65

65 Ps 65

ESPOSIZIONE

DISCORSO AL POPOLO

La resurrezione del Capo anticipa la resurrezione delle membra.

1. [v 1.] Questo salmo reca nel titolo: Sino alla fine, cantico del salmo della resurrezione. Quando si canta un salmo, se udite le parole sino alla fine, intendetele “ fino a Cristo ”. Dice infatti l'Apostolo: Fine della legge è Cristo, a giustificazione di ogni credente (Rm 10,4). Ascoltate dunque quale sia la resurrezione di cui si canta nel salmo, e chi sia il risorto. Ve ne parleremo apertamente nella misura di cui egli stesso ce ne avrà fatto dono. Noi cristiani sappiamo che la resurrezione si è già compiuta nel nostro capo, e che si compirà nelle membra. Capo della Chiesa è Cristo, membra di Cristo è la Chiesa (Cf. Col 1,18). Ciò che prima è accaduto nel capo accadrà poi nel corpo. Questa è la nostra speranza; per la quale preghiamo, per la quale resistiamo e perseveriamo pur in mezzo alla dilagante malvagità di questo mondo. Questa speranza ci consola, finché la stessa speranza non sia divenuta realtà. Sarà infatti realtà quando anche noi risorgeremo, e, trasformati in esseri celesti, diverremo uguali agli angeli. Chi avrebbe osato sperare tanto, senza la promessa della Verità? Una tale speranza, loro promessa, i giudei tenevano gelosamente per se stessi, e si gloriavano assai delle loro opere buone e quasi giuste. Avevano infatti ricevuto la legge e, se fossero vissuti secondo questa legge, avrebbero qui posseduto beni materiali e poi, nella resurrezione dei morti, potevano sperarne altri, analoghi a quelli di cui qui avevano goduto. Per questo i giudei non erano capaci di rispondere ai sadducei, che negavano la futura resurrezione, quando proponevano loro la stessa questione che più tardi avrebbero proposta anche al Signore. Ci rendiamo conto che essi non erano stati capaci di risolvere tale questione dal fatto che ammirarono il Signore quando la risolse. Proponevano dunque i sadducei la questione di una donna che aveva avuto sette mariti, non tutti insieme, ma uno dopo l'altro. Infatti la legge per assicurare la diffusione del popolo stabiliva che, se qualcuno fosse morto senza figli, il fratello di lui, se ne aveva, doveva prendere in sposa la moglie, per dare una discendenza al fratello defunto (Cf. Dt 25,5). Proposero dunque la questione di una donna che aveva avuto sette mariti, tutti morti senza figli, i quali, uno dopo l'altro, avevano sposato la moglie del fratello per adempiere al precetto della legge. Chiedendo un chiarimento della difficoltà, dissero: Di quale di loro sarà sposa dopo la resurrezione? Senza dubbio, i giudei non sarebbero rimasti frastornati né si sarebbero arresi in tale questione, se nella resurrezione non avessero sperato di godere gli stessi beni di cui godevano in questa vita. Ma il Signore, che prometteva l'uguaglianza con gli angeli, non un'altra vita umana carnale e corruttibile, poté senza esitazione rispondere: Sbagliate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Nella resurrezione, infatti, non prenderanno marito né prenderanno moglie: e neppure moriranno, ma saranno uguali agli angeli di Dio (Mt 22,28-30 Lc 20,27-36). Dimostrò così che l'avvicendamento è necessario solo là ove si danno i luttuosi casi di morte; mentre lassù, dove nessuno morrà, non ci si dovrà neppure preoccupare dei successori. Per questo aggiunse: Non moriranno. I giudei pertanto, i quali speravano, anche se carnalmente, nella futura resurrezione, si rallegrarono per la risposta data ai sadducei, con i quali essi discutevano su tale dubbiosa ed oscura questione. I giudei speravano dunque nella resurrezione dei morti; ma speravano di risorgere essi soli alla vita eterna: in forza delle opere della legge e delle giustificazioni delle Scritture, che i soli giudei possedevano e i gentili non possedevano. Da quando però Cristo è stato crocifisso, una specie di cecità è capitata a una parte di Israele, affinché entrasse la totalità delle genti (Rm 11,25), come dice l'Apostolo. Da allora la resurrezione dei morti si è cominciato a prometterla anche alle genti, purché credano in Gesù Cristo e alla sua resurrezione. Ecco perché questo salmo si oppone alla presunzione e alla superbia dei giudei, schierandosi a favore delle genti chiamate, per la fede, a quella stessa speranza nella resurrezione.

L’unità della Chiesa universale.

2. Avete ascoltato, fratelli miei, lo spirito del salmo. Prestate tutta la vostra attenzione a ciò che ho detto, a ciò che vi ho proposto; nessun vostro pensiero ve ne distragga. Il salmo è cantato contro la presunzione dei giudei, i quali speravano che la resurrezione fosse riservata a loro soli, fondandosi sulle giustificazioni della legge; mentre, in realtà, essi crocifissero Cristo il quale, dopo essere risorto lui personalmente, avrebbe avuto, quali membra partecipi della resurrezione, non soltanto i giudei, ma tutti coloro che in lui avessero creduto, cioè tutte le genti. Per questo comincia: Acclamate a Dio. Chi? Tutta la terra. Dunque non la sola Giudea. Osservate, fratelli, come si sottolinei l'universalità della Chiesa diffusa in tutto il mondo; e non doletevi soltanto per i giudei, che negavano tale grazia alle genti, ma più ancora piangete per gli eretici. Se ci si deve dispiacere per coloro che non si sono mai uniti, quanto più dobbiamo dolerci di coloro che, dopo essere stati uniti, si sono divisi! Acclamate a Dio, o terra tutta! Che significa: Acclamate? Significa “ prorompete in grida di gioia ”, se non potete formulare parole. Non si acclama infatti con parole; ma, quando si è colmi di gioia, si riesce solo ad emettere delle grida. È come il grido del cuore che, concepita la gioia per un qualcosa che non sa esprimere con parole, la effonde e manifesta con acclamazioni. Acclamate a Dio, o terra tutta: nessuno acclami da una parte. Nessuno, ripeto, acclami mettendosi da una parte: tutta la terra acclami, la Chiesa cattolica acclami. La Chiesa cattolica tutto abbraccia: chiunque aderisce a una fazione e si lascia dividere dal tutto, potrà urlare, non acclamare. Acclamate a Dio, o terra tutta!

Fede e opere buone.

3. [v 2.] E al suo nome salmeggiate. Che cosa ha detto? Benedite il suo nome salmeggiando. Che cosa significhi salmeggiare ve l'ho detto ieri, e credo che la vostra Carità se ne ricordi. “ Salmeggiare ” significa usare quello strumento chiamato salterio, accordando alle voci il suono ottenuto pulsando abilmente con le mani le sue corde. Se dunque acclamate perché Dio oda, salmodiate affinché anche gli uomini possano vedere e ascoltare; ma non inneggiate al vostro nome. Guardatevi infatti dal compiere la vostra giustizia al cospetto degli uomini per essere visti da loro (Mt 6,1). “ E al nome di chi, tu chiedi, dovrò io inneggiare, affinché le mie opere non siano viste dagli uomini ”? Ascoltate un altro passo: Splendano le vostre opere al cospetto degli uomini affinché vedano le vostre opere buone, e diano gloria al Padre vostro che sta nei cieli (Mt 5,16). Vedano le vostre buone azioni e diano gloria, non a voi, ma a Dio. Se, al contrario, voi faceste le vostre opere buone per essere glorificati voi stessi, vi si risponderebbe ciò che disse il Signore a certuni: In verità vi dico: hanno ricevuto la loro mercede. E ancora: Altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che sta nei cieli (Mt 6,2 l). Mi replicherai: “ Devo forse nascondere le mie opere, per non compierle al cospetto degli uomini”? No. Cos'è detto infatti altrove? Splendano le vostre opere al cospetto degli uomini. Sono quindi in dubbio. Da un lato mi si dice: Guardatevi dal compiere la vostra giustizia al cospetto degli uomini; dall'altro, Splendano le vostre opere buone al cospetto degli uomini. Quale dei due precetti osserverò? Quale metterò in pratica e quale lascerò da parte? Come l'uomo non può servire due padroni che esigano cose diverse, così non può neppure servirne uno solo che dia ordini contrastanti. No, dice il Signore, non ordino cose diverse. Guarda al fine, canta volgendoti al fine; scruta il fine per il quale agisci. Se operi per essere glorificato tu stesso, te lo vieto; ma, se agisci per dare gloria a Dio, te lo ordino. Inneggiate dunque non al vostro nome, ma al nome del Signore vostro Dio. Inneggiate voi, ma la lode sia per lui. Vivete bene voi, egli ne sia glorificato. Donde vi viene infatti il poter vivere bene? Se lo aveste avuto da sempre, mai sareste vissuti male; se venisse da voi, mai vi sareste allontanati dal bene. E al suo nome salmeggiate!

224 Nessuno ha da gloriarsi in se stesso. La storia di Natanaele nel suo significato universale.

4. Date gloria alla sua lode. Indirizza tutta la nostra tensione interiore alla lode di Dio; niente ci lascia perché ne venga gloria a noi. Gloriamoci piuttosto, e vivamente, per tale privilegio, e proviamone grande gioia. Teniamoci stretti a lui; in lui ricerchiamo la nostra lode. Avete udito le parole dell'Apostolo: Guardate alla vostra vocazione, fratelli! Perché non molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili; ma gli stolti del mondo Dio ha scelti per confondere i sapienti; e i deboli del mondo Dio ha scelti per confondere i forti; e le cose ignobili del mondo Dio ha scelte, e quelle che non sono, come se fossero, per annientare quelle che sono (
1Co 1,26-28). Che cosa vuole dire? Che cosa vuole dimostrare? Il Signore nostro Dio, Gesù Cristo, è disceso per redimere il genere umano e per dare la sua grazia a quanti riconoscano che essa è data gratuitamente, non per i meriti dell'uomo, e, affinché nessuna persona avesse a gloriarsi della propria carne, si scelse dei deboli. Per questo infatti non fu scelto nemmeno quel Natanaele. Che ve ne pare? Perché mai sarà stato scelto Matteo (Cf. Mt 9 Mt 9), il pubblicano che sedeva al suo banco, mentre non venne scelto Natanaele, cui lo stesso Signore aveva reso testimonianza dicendo: Ecco un vero Israelita, in cui non c'è inganno? C'è da supporre ragionevolmente che questo Natanaele fosse un dottore della legge. Non perché il Signore non avrebbe scelto i dotti; ma, se egli per primi avesse scelto loro, essi avrebbero potuto credere d'essere stati scelti per la loro dottrina, e in tal modo ne sarebbe venuta lode alla loro scienza ma sarebbe diminuita la lode dovuta alla grazia di Cristo. Rese dunque testimonianza a Natanaele, dicendolo un buon fedele nel quale non c'era inganno; ma non lo annoverò tra i discepoli che scelse per primi e che prese tra gli ignoranti. Da che cosa ricaviamo che egli era un esperto nella legge? Uno di coloro che avevano seguito il Signore ebbe a dire a Natanaele: Abbiamo trovato il Messia, che significa Cristo (Jn 1,41), ed egli chiese la patria di origine. Gli fu risposto che era di Nazaret. Ed egli concluse: Da Nazaret può venire qualcosa di buono (Jn 1,46). Senza dubbio, colui che comprese che da Nazaret poteva venire qualcosa di buono era esperto nella legge e aveva esaminato attentamente i profeti. So che tali parole le si pronunziano con diversa accentuazione, che peraltro dai più competenti non è accolta. Secondo tale interpretazione, egli avrebbe dato a vedere che nutriva poche speranze allorché rispose non affermando ma interrogando: Da Nazaret può venire qualcosa di buono? Cioè: può forse venire di laggiù qualcosa di buono? Così dicendo, voleva mostrare la sua poca fiducia. Continua però il Vangelo: Vieni e vedi (Jn 1,47). Queste parole, cioè Vieni e vedi, si adattano sia all'una che all'altra interpretazione. Se tu dici, come non credendo: Può da Nazaret venire qualcosa di buono?, ti si risponde: Vieni! e vedi ciò che non credi. Se invece tu dici affermando: Da Nazaret può certo venire qualcosa di buono, ti si risponde: Vieni! e vedi come sia davvero buono ciò che io annunzio provenire da Nazaret. Vieni e avrai la prova di ciò che giustamente credi. Di questo Natanaele dunque si pensa che egli fosse dotto nella legge e che, proprio per questo, non fu scelto tra i discepoli da colui che per primi voleva scegliere gli stolti del mondo. E questo, sebbene il Signore avesse reso a lui una grande testimonianza quando aveva detto: Ecco un vero Israelita in cui non c'è inganno (Jn 1 Jn 48). Il Signore, più tardi, sceglierà anche degli oratori; ma questi sarebbero saliti in superbia, se egli prima non avesse scelto dei pescatori. Sceglierà dei ricchi; ma essi avrebbero detto di essere stati scelti per le loro ricchezze, se precedentemente non avesse scelto i poveri. In seguito sceglierà anche degli imperatori; ma è meglio che l'imperatore venga a Roma, e, deposta la corona, pianga sulla tomba del pescatore, piuttosto che il pescatore pianga sulla tomba dell'imperatore. Insomma, Dio ha scelto i deboli del mondo, per confondere i forti; e ha scelto le cose ignobili del mondo, e quelle che non sono, come se fossero, per annientare quelle che sono. Che cosa segue? L'Apostolo conclude: Affinché non si glori al cospetto di Dio alcuna carne (1Co 1,27 1Co 28). Osservate in qual modo ci ha tolto la gloria per darci la gloria. Ha tolto la gloria nostra, per darci la sua; ha tolto la gloria vana per darci quella piena; ha tolto la gloria che vacilla, per darci quella solida. Quanto è più forte e più salda la nostra gloria, quando è in Dio! Non ti devi quindi gloriare in te stesso: la Verità lo vieta. Ma ciò che dice l'Apostolo, questo ordina la Verità: Chi si gloria, nel Signore si glori (1Co 1,31). Date dunque gloria alla sua lode. Non imitate i giudei, i quali volevano attribuire ai propri meriti la loro giustificazione, e la ricusavano ai gentili che si avvicinavano alla grazia del Vangelo per essere perdonati di tutti i peccati. Come se essi non avessero di che essere perdonati e come buoni operai avessero diritto alla ricompensa! Erano malati e credevano di essere sani; quindi la loro malattia era anche più pericolosa. Se infatti fossero stati ammalati meno gravemente, non avrebbero ucciso, da pazzi, il medico. Date gloria alla sua lode.

Dio opera in noi il volere e l’agire. La vocazione degli ebrei e dei pagani, monito all’umiltà.

5. [v 3.]Dite a Dio: quanto sono da temere le tue opere! Perché da temere e non piuttosto da amare? Ascolta le altre parole del salmo: Servite il Signore nel timore, e inneggiate a lui con tremore (Ps 2,11). Che significano queste parole? Ascolta l'Apostolo: Con timore e tremore adoperatevi per la vostra salvezza. Perché con timore e tremore? Ne spiega il perché: Perché è Dio che opera in voi il volere e l'operare conforme alla buona volontà (Ph 2,12 Ph 13). Se pertanto è Dio che opera in te, tu fai il bene per la grazia di Dio, non per le tue forze. Dunque, se da un lato ti rallegri, dall'altro temi: se vuoi che quanto è stato dato all'umile non sia tolto al superbo. Sapete infatti come proprio questo è accaduto alla superbia dei giudei, che si credevano giustificati per le opere della legge, e che, per ciò stesso, si rovinarono. Lo dice un altro salmo: Questi nei carri, e quelli confidano nei cavalli, come se il loro innalzarsi fosse dovuto al proprio slancio e ai propri mezzi. Noi invece, aggiunge, nel nome del Signore Dio nostro siamo glorificati (Ps 19,8). Eccoti il testo: Questi nei carri e quelli nei cavalli, noi invece saremo glorificati nel nome del Signore Dio nostro. Osserva come gli uni si inorgoglivano di se medesimi; e vedi come gli altri si gloriavano in Dio. E che cosa ne segue? I loro piedi hanno inciampato e sono caduti; noi invece ci siamo levati e stiamo in piedi (Ps 19,9). Ascolta nostro Signore che personalmente dice la medesima cosa: Io sono venuto perché vedano coloro che non vedono; e perché diventino ciechi coloro che vedono (Jn 9,39). Da una parte vedi la bontà e dall'altra una specie di cattiveria. Ma, chi potrebbe essere più buono di lui? Chi più misericordioso? Chi più giusto? Perché dunque: Vedano coloro che non vedono? Per la bontà. Perché: Diventino ciechi coloro che vedono? Per la superbia. Ma è poi vero che prima vedevano e poi sono divenuti ciechi? Non vedevano; credevano di vedere. Ecco, osservatelo, fratelli! Quando i giudei presero a dirgli: Siamo forse ciechi?, rispose il Signore: Se foste ciechi, non avreste peccato; ma ora, poiché dite di vedere, il vostro peccato resta in voi (Jn 9,40-41). Sei venuto dal medico, e dici di vedere? Non ti gioverà a nulla il collirio: resterai sempre cieco! Confessa di essere cieco, e meriterai di essere illuminato. Osserva i giudei; guarda i gentili! Perché vedano coloro che non vedono, dice, per questo sono venuto; e affinché diventino ciechi coloro che vedono. I giudei vedevano nella carne lo stesso Signore nostro Gesù Cristo; i gentili non lo vedevano; ed ecco, coloro che lo vedevano lo hanno crocifisso; coloro che non lo hanno mai visto hanno creduto. Che cosa hai fatto dunque, o Cristo, contro i superbi? Che cosa hai fatto? Noi lo vediamo, perché tu ti sei degnato di farcelo vedere e noi siamo tue membra. Noi lo vediamo: hai loro nascosto la divinità e hai mostrato l'uomo. Perché? Perché diventasse cieca una parte di Israele ed entrasse la totalità delle genti. Per questo agli sguardi degli uomini nascondesti la divinità e mostrasti l'umanità. In tal modo i giudei vedevano e non vedevano: vedevano ciò che avevi assunto, e non vedevano ciò che tu realmente eri. Vedevano la forma di servo, non vedevano la forma di Dio (Cf. Ph 2,6-7): la forma di servo, della quale il Padre è più grande (Cf. Jn 14 Jn 28); non la forma di Dio, in riferimento alla quale ora avete udito le parole: Io e il Padre siamo una cosa sola (Jn 10,30), Catturarono ciò che vedevano, e ciò che vedevano crocifissero. Insultarono l'uomo che vedevano, ma non riconobbero colui che nell'uomo si nascondeva. Ascolta le parole dell'Apostolo: Se l'avessero conosciuto, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria (1Co 2,8). Or dunque, voi genti che siete state chiamate, notate bene come nella sua severità Dio abbia reciso certi rami e come voi, per la sua bontà, vi siate state innestate. Voi siete divenute partecipi dell'abbondanza dell'olivo; ma non nutrite pensieri di alterigia, cioè, non vi insuperbite. Perché - dice - non sei tu che porti la radice, ma la radice porta te. Ancora di più dovete, anzi, spaventarvi, se vedete recisi i rami naturali. I giudei infatti discendono dai patriarchi; sono nati dalla stirpe di Abramo. Che cosa afferma l'Apostolo? Tu forse dici: i rami sono stati spezzati perché io sia innestato. Bene! Per l'incredulità sono stati spezzati. Ma tu, se stai saldo, è per la fede. Non insuperbirti dunque, ma temi! Se infatti Dio non ha risparmiato i rami naturali, neppure te risparmierà (Rm 11,19-21). Guarda quindi come certi rami sono stati spezzati e come tu stesso ci sei stato innestato. Non insuperbirti contro i rami spezzati, ma piuttosto di' a Dio: Quanto sono da temere le tue opere! Fratelli, se non dobbiamo inorgoglirci guardando i giudei, recisi tanto tempo addietro dalla radice dei patriarchi, ma dobbiamo piuttosto temere e dire a Dio: Quanto sono tremende le tue opere!, quanto meno dobbiamo rallegrarci per le ferite delle recenti scissioni! Un tempo sono stati recisi i giudei, e vi sono state innestate le genti. Dalla pianta così innestata sono stati tagliati via gli eretici; ma neppure contro costoro dobbiamo insuperbire, se non vogliamo meritarci di essere a nostra volta recisi, come gente che prova gusto nell'insultare i recisi. Fratelli miei, comunque sia il vescovo di cui voi udite la voce, noi vi scongiuriamo di stare in guardia! Tutti voi, che siete nella Chiesa, non insultate coloro che ne sono estranei, ma piuttosto pregate affinché anch'essi entrino nella Chiesa. Dio onnipotente può innestarli di nuovo (Rm 11,23). Questo diceva l'Apostolo riguardo ai giudei e ciò è accaduto di loro. Risorto che fu il Signore, molti credettero. Non capivano allorché lo crocifiggevano, ma più tardi hanno creduto in lui, ed è stato loro perdonato un così grande delitto. Il sangue del Signore, che essi avevano versato, venne dato in dono agli stessi omicidi, per non dire deicidi; perché, se avessero conosciuto il Signore della gloria, mai lo avrebbero crocifisso. Agli omicidi è stato ora dato in dono il sangue dell'innocente che essi avevano versato: e così lo stesso sangue che essi avevano versato nella loro follia, hanno ora bevuto come grazia. Dite dunque a Dio: quanto sono terribili le tue opere! Perché terribili? Perché si è compiuta la cecità di una parte di Israele affinché entrasse la totalità delle genti (Rm 11,25). O totalità delle genti, di' a Dio: Quanto sono terribili le tue opere! E rallègrati, ma insieme trema; e non ti gloriare nei confronti dei rami tagliati. Dite a Dio: quanto sono da temere le tue opere!

La resurrezione del suo corpo è il sommo miracolo di Cristo.

6. Di fronte alla grandezza della tua potenza fingeranno con te i tuoi nemici. I tuoi nemici fingeranno con te - dice - affinché grandeggi la tua potenza. Che significa ciò? Ascoltate più attentamente! La potenza del nostro Signore Gesù Cristo si manifestò soprattutto nella resurrezione, di cui questo salmo porta il titolo. Risorgendo egli apparve ai suoi discepoli: non apparve ai suoi nemici, ma soltanto ai discepoli (Cf. Ac 10,41). Crocifisso apparve a tutti; risorto apparve solo ai fedeli; in modo che, in seguito, credesse chi l'avesse voluto, e a questo credente fosse promessa la resurrezione. Molti santi hanno fatto miracoli, ma nessuno di loro è risorto dopo morto. Anzi, anche coloro che erano stati da essi risuscitati risuscitarono, sì, ma per morire di nuovo. Intenda la vostra Carità! Sottolineando le sue opere, il Signore disse un giorno: Credete alle opere, se non volete credere a me (Jn 10,38). Meritano certo considerazione anche le antiche opere dei profeti: le quali, se non tutte sono le stesse di quelle compiute dal Signore, tuttavia molte sono le stesse e della stessa potenza. Il Signore camminò sopra il mare, e ordinò a Pietro di fare altrettanto (Cf. Mt 14,25-29). E non si doveva forse all'intervento dello stesso Signore se il mare si divise per permettere a Mosè di passare insieme con il popolo d'Israele (Cf. Ex 14 Ex 21)? Era lo stesso nostro Signore che compiva tali cose. Colui che compiva certe opere per mezzo della sua carne compiva le altre per mezzo della carne dei suoi servi. Tuttavia lui, che è l'autore di tutti i miracoli, uno non ne fece per mezzo dei suoi servi: che qualcuno di loro, già morto, risorgesse per la vita eterna. I giudei, di fronte ai miracoli che operava il Signore, potevano certo obiettargli: “ Queste cose le ha fatte anche Mosè, le ha fatte Elia, le ha fatte Eliseo”; ed effettivamente avrebbero avuto ragione, perché anche questi santi risuscitarono i morti e operarono molti miracoli. Per questo motivo, quando a lui fu chiesto un segno, un segno particolare che indicasse ciò che in lui solo sarebbe avvenuto, disse: Questa generazione perversa e provocatrice chiede un segno; e un segno non le sarà dato se non il segno del profeta Giona. Come infatti Giona stette nel ventre della balena per tre giorni e tre notti, così anche il Figlio dell'uomo starà nel cuore della terra per tre giorni e tre notti (Mt 12,39 Mt 40). Come stette Giona nel ventre della balena? Non vi stette forse per essere poi rigettato vivo? Lo Scheol fu per il Signore ciò che era stata la balena per Giona. Questo fu il segno che il Signore si riservò come suo distintivo; e questo è un segno potentissimo. È necessaria maggior potenza per rivivere dopo morto, che per non morire. La grandezza della potenza del Signore, fatto uomo, appare dunque nella virtù della resurrezione. Anche l'Apostolo insiste in questa verità, allorché dice: Non che io possegga una mia giustizia derivante dalla legge; ma la mia giustizia deriva dalla fede di Cristo: quella giustizia che vien da Dio, attraverso la fede, per conoscere lui e la potenza della sua resurrezione (Ph 3,9 Ph 10). Ed anche altrove è così sottolineata: Se egli venne crocifisso per la debolezza, ora vive nella potenza di Dio (2Co 13,4). Riteniamo dunque che questa grande potenza del Signore si manifesti nella resurrezione, donde questo salmo ha preso il titolo. Ma allora che cosa vorranno dire le parole: Di fronte alla grandezza della tua potenza, i tuoi nemici fingeranno con te? Non dobbiamo concludere se non questo: i tuoi nemici ti calunnieranno affinché tu sia crocifisso, e tu sarai, sì, crocifisso, ma lo sarai per risorgere. La loro menzogna non avrà altro effetto se non quello di evidenziare la tua grande potenza. Perché i nemici sogliono mentire? Per diminuire la potenza di colui che calunniano. Nel tuo caso, invece - così il salmo - è accaduto il contrario. La tua potenza infatti sarebbe apparsa in minor luce, se essi non avessero mentito con te.

Le subdole trame dei nemici smascherate dalla resurrezione.

7. Osservate da vicino nel Vangelo la menzogna dei falsi testimoni e convincetevi che essa si riferisce proprio alla resurrezione. Un giorno fu chiesto al Signore: Quale segno ci mostri, perché fai queste cose? (Jn 2,18) Egli aveva recato l'esempio di Giona; ma volle replicare con un'altra similitudine di identico contenuto, per inculcarci che egli riteneva la resurrezione come il segno suo proprio per eccellenza. Disse: Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo riedificherò. Ma essi gli risposero: Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni; e tu in tre giorni lo ricostruirai? E l'Evangelista, spiegando il senso delle parole, aggiunge: Ma questo Gesù diceva del tempio del suo corpo (Jn 2,19 Jn 21). Ecco, diceva che avrebbe dimostrato agli uomini questa sua potenza. Quanto alla similitudine del tempio, essa era stata scelta per sottolineare che la sua carne era il tempio della divinità nascosta nell'interno. I giudei vedevano l'esterno del tempio, ma non vedevano la divinità che abitava nell'interno. Fondandosi su queste parole del Signore, concertarono, dunque, certi falsi testimoni una menzogna da dire contro di lui. Presero lo spunto proprio da ciò che egli aveva detto, parlando del tempio ma riferendosi alla sua futura resurrezione. A quei falsi testimoni, che erano andati a deporre contro di lui, fu dunque chiesto che cosa avessero udito da lui. Ed essi: Lo abbiamo sentito dire: Distruggerò questo tempio e dopo tre giorni lo riedificherò (Mt 26,61). Avevano udite, sì, le parole: Dopo tre giorni lo riedificherò; ma non era affatto vero che lo avevano udito dire: Io distruggerò, poiché egli aveva detto: Distruggete. Hanno variato solo una parola, anzi poche lettere, per ordire la falsa testimonianza. Ma, a chi pretendi di cambiare le parole, o umana vanità, o umana debolezza? Muti un verbo al Verbo immutabile! Tu puoi mutare il tuo verbo; ma muti forse il Verbo di Dio? Per questo in un altro passo è detto: L'iniquità ha mentito a se stessa (Ps 26,12). Per quale motivo dunque i tuoi nemici hanno ordito menzogne contro di te, Signore, al quale ogni terra acclama? Di fronte alla grandezza della tua potenza, mentiranno contro di te i tuoi nemici. Diranno: Distruggerò, mentre tu hai detto: Distruggete. Perché sostenere che tu hai detto: Distruggerò, e non che tu hai detto: Distruggete? Sembrano quasi volersi scolpare del delitto della distruzione del tempio; ma invano. Cristo, infatti, è morto, sì, perché lo ha voluto; ma ad ucciderlo siete stati voi. Ecco, ve lo concediamo, o menzogneri! Egli stesso ha distrutto il tempio. Dice infatti l'Apostolo: Mi ha amato e ha dato se stesso per me (Ga 2,20). E, a proposito del Padre, è detto: Non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma per noi tutti lo ha dato (Rm 8,32). Se dunque il Padre ha dato il Figlio e il Figlio ha dato se stesso, che cosa ha fatto Giuda? Il Padre, consegnando il Figlio alla morte per noi, ha fatto bene; Cristo, dando se stesso per noi, ha fatto altrettanto bene; Giuda, portato dall'avarizia a tradire il Maestro, ha fatto male. Non si deve infatti attribuire alla malvagità di Giuda il bene che a noi è derivato dalla passione di Cristo. Egli avrà la ricompensa della sua malvagità; Cristo la lode che si deve alla grazia. Oh sì! È stato lui a distruggere il tempio, lui che aveva detto: Ho il potere di dare la mia vita e ho il potere di prenderla di nuovo. Nessuno me la toglie; ma io la do da me e di nuovo la prendo (Jn 10,18). Egli ha distrutto il tempio, per sua benevola condiscendenza, ma servendosi della vostra malvagità. Di fronte alla grandezza della tua potenza mentiranno contro di te i tuoi nemici. Ecco, essi mentono; ecco si crede loro; ecco tu sei catturato, crocifisso, insultato! Ecco, essi scuotono il capo: Se è Figlio di Dio, scenda dalla croce! (Mt 27,40) Ecco: quando tu vuoi, dai la vita. Sei trafitto al fianco dalla lancia, e dal tuo costato (Cf. Jn 19,34) scaturiscono i sacramenti. Sei deposto dalla croce, sei avvolto nel sudario, sei collocato nel sepolcro, e delle guardie vengono aggiunte affinché i tuoi discepoli non ti portino via. Viene l'ora della tua resurrezione! La terra si scuote, i sepolcri si aprono: tu risorgi nascosto e appari manifesto. Dove sono dunque quei menzogneri? dov'è la falsa testimonianza della loro malvagità? Non hanno forse mentito contro di te i tuoi nemici perché risaltasse la grandezza della tua potenza?

Le guardie addormentate.

8. Passiamo ai custodi del sepolcro. Riferiscano ciò che hanno visto. Ricevano il denaro e mentano anche loro. Dicano anch'essi, perversi convinti da perversi; dicano anch'essi, corrotti dai giudei che non avevano voluto essere integri in Cristo. Parlino e mentano anch'essi. Che cosa diranno? Parlate! Noi vi stiamo ad ascoltare. Anche voi mentirete, ingrandendo così la potenza del Signore. Che cosa direte? Mentre noi dormivamo, sono venuti i suoi discepoli e lo hanno portato via dal sepolcro (Mt 28,13). Oh, stoltezza veramente immersa nel sonno! O eri sveglio, e dovevi vietare che lo portassero via; oppure dormivi, e che cosa sia accaduto, non lo sai. Si vollero aggregare ai nemici e mentire con loro. È cresciuto il numero dei mentitori, affinché si accresca la ricompensa di quanti credono che è per la grandezza della tua potenza che mentiranno contro di te i tuoi nemici.Dunque, hanno mentito, ma hanno mentito per accrescere la tua potenza. Contro l'aspettativa dei mentitori, eccoti apparire a chi era sincero; e questi sinceri, ai quali apparivi, in tanto erano sinceri, in quanto tu li avevi resi tali.

9. [v 4.] Restino i giudei nelle loro menzogne; quanto a te, poiché essi hanno mentito per la grandezza della tua potenza, ti accada quanto segue: Tutta la terra ti adori e inneggi a te; inneggi al tuo nome, o Altissimo. Poco prima era umilissimo, ora è altissimo. Era umilissimo tra le mani dei nemici che mentivano; ora è altissimo al di sopra degli angeli che lo lodano. Tutta la terra ti adori e inneggi a te; inneggi al tuo nome, o Altissimo.

225 Accecamento dei giudei superbi e salvezza degli umili.

10. [v 5.] Venite a vedere le opere del Signore. O genti, o nazioni lontane, abbandonate i giudei mentitori e venite professando la vera fede! Venite a vedere le opere del Signore; terribile nei disegni al di sopra dei figli degli uomini. Anche lui si lasciò chiamare “ figlio dell'uomo ”; e davvero divenne figlio dell'uomo. Vero Figlio di Dio nella forma di Dio; vero figlio dell'uomo nella forma di servo (Cf.
Ph 2,6). Ma, non valutate la sua forma di servo basandovi su quella che è, ordinariamente, la condizione degli altri uomini. Egli è terribile nei suoi disegni al di sopra dei figli degli uomini. I figli degli uomini hanno ordito delle trame al fine di crocifiggere Cristo; il crocifisso ha accecato i crocifissori. Che cosa avete fatto dunque, o figli degli uomini, tramando astuti disegni contro il vostro Signore, nel quale la maestà era nascosta e manifesta era la debolezza? Voi avete fatto dei piani per perderlo, egli ha formulato il disegno di accecare e di salvare: di accecare i superbi e di salvare gli umili. Anzi, a tanto si spinse il suo piano che, se accecò i superbi, fu perché accecati si umiliassero, umiliati confessassero, e confessando fossero illuminati. Terribile nei disegni al di sopra dei figli degli uomini. Davvero terribile! Ecco, la cecità di una parte di Israele è compiuta! I giudei, dai quali è nato Cristo, sono stati cacciati fuori; mentre le genti, che erano contro la Giudea, ora, in Cristo, sono dentro (Cf. Rm 11,25). Terribile nei disegni al di sopra dei figli degli uomini.

Il mondo è un mare, le vicende umane un fiume.

11. [v 6.] E che cosa ha fatto col suo terribile disegno? Ha mutato il mare in terra asciutta. Questo infatti segue: Egli ha convertito il mare in terra arida. Il mare era il mondo: amaro per la sua salsedine, turbolento per le tempeste, crudele per i flutti delle persecuzioni. Era insomma il mare; e il mare è stato convertito in terra arida. Ora il mondo, che era pieno di salsedine, ha sete di acqua dolce. Chi ha fatto tutto questo? Colui che ha convertito il mare in terra arida. Che cosa dice ormai l'anima di tutte le genti? L'anima mia è dinanzi a te come terra senza acqua (Ps 142,6). Egli ha convertito il mare in terra arida. Nel fiume passeranno a piedi. Coloro stessi che sono stati convertiti in terra arida, mentre prima erano mare, nel fiume passeranno a piedi. Che cosa è il fiume? Il fiume è la condizione di mortalità che regna nel mondo. Osservate questo fiume: alcune cose vengono e presto passano, e ad esse ne succedono altre, destinate anch'esse a passare. Non accade forse così dell'acqua del fiume, che scaturisce dalla terra e scorre via? I nati debbono far posto a chi nascerà; e tutta questa serie di cose caduche, che passano via, rassomiglia veramente ad un fiume. In questo fiume non vada a immergersi cupidamente l'anima. Non vi si getti; stia salda. E come potrà superare le seduzioni delle cose effimere? Creda in Cristo, e passerà a piedi [il fiume]. Lasciandosi guidare da lui, lo passerà, e lo passerà a piedi. Che cosa significa “ passare a piedi ” un fiume? Significa passare con facilità. Non avrà bisogno di cavalli per passare. Però non ci si deve innalzare superbamente, se si vuol varcare il fiume. L'umile lo attraversa, e lo attraversa con molta sicurezza. Nel fiume passeranno a piedi.

Il succedersi delle età della vita.

12. Ivi ci allieteremo in lui. O giudei, voi vi gloriate delle vostre opere. Deponete la superbia che vi fa gloriare di voi stessi e accogliete invece la grazia che in Cristo vi farà lieti. Ivi infatti ci allieteremo; non in noi: ivi ci allieteremo in lui. Quando ci allieteremo? Quando avremo passato il fiume a piedi. Ci è promessa la vita eterna; ci è promessa la resurrezione: ove la nostra carne non sarà più un fiume. Poiché ora è un fiume, finché durerà la condizione mortale. Provatevi a osservare se stia ferma qualcuna delle età della vita. I fanciulli vogliono crescere, e non sanno che lo spazio della loro vita diminuisce con il succedersi degli anni. Difatti gli anni non vengono aggiunti, ma si riducono di numero, man mano che si cresce. Proprio come l'acqua del fiume, la quale diventa, sì, sempre più copiosa, ma si allontana sempre di più dalla sorgente. I fanciulli vogliono crescere per liberarsi dell'autorità dei più grandi. Ecco, crescono, rapidamente crescono, e giungono alla giovinezza. Hanno cessato d'essere fanciulli: fermino, se possibile, la giovinezza! Anch'essa fugge via e le succede la vecchiaia. Fosse almeno eterna la vecchiaia! Con la morte finisce anche lei. Dunque è tutto un fiume di carne che nasce, un fiume di mortalità. Passerà questo fiume, senza farsi rapire e travolgere dalla smania delle cose mortali, colui che lo passerà umilmente, che cioè lo passerà a piedi, al seguito di colui che lo passò per primo e che bevve dal torrente nella via fino alla morte e per questo ha innalzato il capo (Cf. Ps 109,7). Ebbene, quando a piede asciutto avremo attraversato questo fiume, quando cioè avremo oltrepassato, e con facilità, il fluire della nostra vita mortale, ivi ci allieteremo in lui. Ma ora in chi ci dovremo allietare? Non forse in lui, o meglio nella sua speranza? Infatti, se ora ci allietiamo, ci allietiamo nella speranza, mentre lassù ci allieteremo in lui stesso. Anche ora ci allietiamo in lui, ma per la speranza; allora invece faccia a faccia (1Co 13,12).

13. [v 7.] Ivi ci allieteremo in lui. In chi? In colui che domina nella sua potenza in eterno. Quale potenza abbiamo, infatti, noi? È forse eterna? Se fosse eterna la nostra potenza, non saremmo decaduti, non saremmo precipitati nel peccato, non avremmo meritato la pena della nostra mortalità. Ecco invece che colui che nella sua potenza domina in eterno ha voluto liberamente riammetterci nella condizione da cui ci aveva allontanati la nostra colpa. Diveniamo dunque partecipi di lui e, nella sua forza, saremo anche noi forti. Egli è forte per virtù propria. Noi siamo illuminati; egli è la luce che ci illumina. Se noi gli volgiamo le spalle, cadiamo nelle tenebre; mentre egli non può volgere le spalle a se stesso. Al suo calore noi siamo infiammati: se ci allontaniamo, geliamo; se ci avviciniamo, di nuovo siamo infiammati. Diciamogli dunque che ci custodisca nella sua potenza, e ci allieteremo in lui che nella sua potenza domina in eterno.

La legge non giustifica.

14. Questo egli non lo dà ai soli giudei credenti. Essi si erano molto inorgogliti fidando nelle loro forze; in seguito però riconobbero per virtù di chi fossero diventati forti in maniera salutare e alcuni di loro credettero. Ma questo non era sufficiente per Cristo. Egli ha dato molto, ha pagato un grande prezzo, e ciò che ha dato non doveva valere per i soli giudei. I suoi occhi guardano alle genti. Sì, ripeto, i suoi occhi guardano alle genti. “ Ma cosa facciamo ”? protesteranno i giudei. E diranno: “ Ciò che ha dato a noi, l'ha dato anche a loro! A noi il Vangelo, a loro il Vangelo; a noi la grazia della resurrezione, e a loro la grazia della resurrezione. Non ci serve a nulla l'aver ricevuto la legge, l'essere vissuti nella giustificazione della legge, l'aver rispettato i precetti dei padri! Non servirà a nulla tutto questo? Hai dato a loro quanto hai dato a noi ”! Non protestino, non discutano! Coloro che provocano all'ira non si esaltino in se medesimi. O carne misera e destinata a marcire, non sei forse peccatrice? Che cosa grida la tua lingua? Si guardi alla coscienza! Tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio (Cf. Rm 3,23). Riconosci quanto grande tu sia, o umana fragilità! Hai ricevuto la legge, ma t'è servito per diventare violatrice della legge; difatti non hai rispettato né adempiuto la legge ricevuta. Dalla legge hai ricavato, non la giustificazione di cui la legge ti faceva obbligo, ma un aumento di trasgressioni che tu hai compiute. Ebbene, se il peccato è stato in te così abbondante, perché vuoi essere invidioso vedendo che la grazia sovrabbonda (Cf. Rm 5,20)? Non essere un provocatore, perché è scritto: I provocatori non si esaltino. Sembra, quasi, averli maledetti, dicendo: Coloro che provocano all'ira non si esaltino. O meglio, si esaltino, ma non in se medesimi. Si umilino in se medesimi; siano esaltati in Cristo. Perché, chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato (Cf. Mt 23,12). Coloro che provocano all'ira non si esaltino in se medesimi.

Dio è la nostra vita.

15. [vv 8.9.]Benedite, o genti, il nostro Dio. Ecco! sono stati respinti coloro che agivano da provocatori. Si sono tirate le somme con loro: alcuni si sono convertiti, altri sono rimasti superbi. Non vi spaventino coloro che vorrebbero negata ai gentili la grazia del Vangelo! È già venuta la discendenza di Abramo, nella quale sono benedette tutte le genti (Cf. Gn 12,3). Benedite colui nel quale siete benedetti! Benedite, o genti, il nostro Dio; e ascoltate la voce della sua lode. Non lodate voi stessi, ma lui lodate. Quale è la voce della sua lode? Eccola: ciò che di buono è in noi lo dobbiamo alla sua grazia. Egli ha rimesso in vita l'anima mia. Ecco la voce della sua lode: Egli ha rimesso in vita l'anima mia. Era dunque morta. Sì, per quanto riguarda te, essa era nella morte. E proprio per questo voi non dovevate gloriarvi di voi stessi. Per causa tua essa giaceva nella morte; e dove troverà la vita, se non in colui che disse: Io sono la via, la verità e la vita (Jn 14,6)? Nello stesso senso dice l'Apostolo a taluni credenti: Foste un tempo tenebre, ma ora siete luce nel Signore (Ep 5,8). In voi eravate tenebre; nel Signore siete luce. Nello stesso senso, voi in voi stessi siete morte, nel Signore diventerete vita. Egli ha rimesso in vita l'anima mia. Ecco, ha ridato la vita alla nostra anima, facendoci credere in lui. Ha rimesso in vita l'anima nostra; ma ora, che cosa ci resta da fare, se non perseverare sino alla fine? E questa perseveranza chi ce la darà, se non colui del quale si dice nel seguito del testo: E non ha lasciato vacillare i miei piedi? Sì, egli ha rimesso in vita l'anima nostra, ed egli stesso governa i nostri piedi, affinché non vacillino, affinché non si smuovano, affinché non inciampino. Colui che ci ha dato la vita ci farà anche perseverare sino alla fine, in modo che viviamo in eterno. E non ha lasciato vacillare i miei piedi.

226 Dio ci umilia per raddrizzarci.

16. [vv 10-12.] Perché hai detto: Non ha lasciato vacillare i miei piedi? Che cosa hai sofferto, o che cosa hai potuto soffrire, per cui i tuoi piedi vacillassero? Che cosa? Ascolta le parole che seguono. Mi chiedi forse perché abbia detto: Non ha lasciato vacillare i miei piedi? Veramente molte cose abbiamo sofferto, per le quali i nostri piedi avrebbero abbandonato la [retta] via, se egli stesso non li avesse sorretti e non avesse loro impedito di vacillare. Quali sono queste cose? O Dio, tu ci hai provati: ci hai bruciati col fuoco come si brucia l'argento. Non ci hai bruciati come l'erba, ma come l'argento. Provandoci con il fuoco, non ci hai tramutati in cenere, ma hai lavato le nostre scorie. Ci hai bruciati come si brucia l'argento. Osserva come Dio è severo nei confronti di coloro la cui anima ha rimessa in vita. Ci hai posto al laccio; non perché vi fossimo presi e morissimo, ma perché imparassimo da dove viene la nostra liberazione. Hai posto tribolazioni sulle nostre spalle. Ci eravamo alzati in una direzione sbagliata: eravamo dei superbi. Malamente dritti, siamo stati costretti a piegarci affinché, curvati a dovere, a dovere ci rialzassimo. Hai posto tribolazioni sulle nostre spalle; hai imposto uomini sulle nostre teste. Tutte queste cose ha sofferte la Chiesa nelle molteplici e diverse persecuzioni; ha sofferto tutto questo in ciascuno dei suoi membri, e anche ora ne soffre. Non c'è nessuno che in questa vita possa dirsi immune dalle tentazioni. E anche degli uomini vengono a porsi sulle nostre teste: dobbiamo sopportare persone che non ci piacciono; ci assegniamo a vedere in luoghi più elevati persone di cui ci consta che sono peggiori di noi. Poiché è quando non cade in peccato che l'uomo può dirsi veramente superiore; mentre, quanti più peccati commette, tanto più egli è inferiore. È pertanto un bene che noi ci consideriamo peccatori; e riusciremo meglio a sopportare coloro che sono stati posti sulle nostre teste se, dinanzi a Dio, riconosceremo che soffriamo pene meritate. Come puoi infatti soffrire sbuffando, se a mandarti le pene è il giusto? Hai posto tribolazioni sulle nostre spalle; hai imposto uomini sulle nostre teste. Sembra che Dio incrudelisca quando fa certe cose. Non aver timore! egli è Padre, e mai incrudelisce tanto da perderti. Se egli, quando tu vivi male, ti risparmiasse, mostrerebbe una collera ancora più grande. Le tribolazioni sono, veramente, frustate di un padre che corregge, per risparmiarti la punizione del giudice. Hai posto tribolazioni sulle nostre spalle, hai imposto uomini sulle nostre teste.

Le tribolazioni sono fuoco, le prosperità sono acque insidiose.

17. Siamo passati attraverso il fuoco e l'acqua. Il fuoco e l'acqua sono ambedue pericolosi in questa vita; anche se certamente l'acqua spegne il fuoco e il fuoco asciuga l'acqua. Così sono le tentazioni, di cui abbonda la vita presente. Il fuoco brucia, l'acqua corrompe; ambedue dobbiamo temere: e la bruciatura delle sofferenze e l'acqua del rilassamento. Quando siamo in angustie e in una di quelle situazioni che in questo mondo vanno sotto il nome di disgrazia, siamo come nel fuoco. Quando invece siamo nella prosperità e l'abbondanza di beni materiali ci circonda, è come se fossimo nell'acqua. Sta' attento a non farti bruciare dal fuoco e a non farti corrompere dall'acqua. Sta' saldo contro il fuoco! È necessario che ti si cuocia: e, come un vaso di argilla, ti sentirai cacciato nella fornace di fuoco, affinché si consolidi ciò che è stato plasmato. Il vaso indurito dal fuoco non teme più l'acqua; ma, finché non sarà passato per il fuoco, si scioglie nell'acqua come fango. Non affrettarti ad entrare nell'acqua. Attraverso il fuoco passa nell'acqua, affinché tu possa attraversare anche l'acqua. Così si costuma anche nell'amministrazione dei sacramenti: durante la catechesi e negli esorcismi si ricorre per prima cosa al fuoco. Per quale motivo infatti tante volte gli spiriti immondi gridano: “ Brucio! ”, se non è un fuoco? Ma, dopo il fuoco dell'esorcismo, si giunge al battesimo: come dal fuoco all'acqua, e dall'acqua al refrigerio. Ciò che compiamo nei sacramenti accade anche nelle tentazioni di questo mondo. Giungono prima l'angoscia e la preoccupazione, come il fuoco; poi, scomparso il timore, sopraggiunge il pericolo che la felicità mondana ci corrompa. Ma, se il fuoco non ti avrà screpolato e se non sarai stato sommerso dall'acqua ma sarai rimasto a galla, allora, grazie alla disciplina, potrai passare allo stato di quiete, e così, passando attraverso il fuoco e, l'acqua, essere condotto al refrigerio. Nei sacramenti, di queste cose vi sono le immagini, mentre in se stesse le avremo nella perfezione della vita eterna. Quando saremo passati a quel refrigerio, carissimi fratelli, ivi non avremo timore di nessun nemico, di nessun tentatore, di nessun invidioso, di nessun fuoco e di nessuna acqua. Ivi sarà un refrigerio perpetuo. Si dice “ refrigerio ” per sottolineare la pace. Se tu dicessi che vi sarà calore, diresti la verità; così, dicendo che vi è refrigerio, ciò è altrettanto vero. Se invece intendi male la parola “ refrigerio ”, potresti far pensare che lassù dovremo quasi intorpidirci. Invece non diventeremo affatto dei poltroni; ci riposeremo soltanto. Così se parli di un certo calore che lassù si prova. Non è perché lassù bruceremo, ma perché saremo ferventi nello spirito. Questo stesso calore lo trovi descritto in un altro salmo: Non c'è chi si sottragga al suo calore (
Ps 18,7). Cosa dice del resto l'Apostolo? Ferventi in spirito (Rm 12,11). Ebbene: Siamo passati attraverso il fuoco e l'acqua e tu ci hai condotti nel refrigerio.

La Chiesa sarà perfetta nel cielo.

18. [v 13.] Nota come non parli soltanto del refrigerio ma anche di un certo fuoco che si presenta come desiderabile. Entrerò nella tua casa con degli olocausti. Che cosa è l'olocausto? È quando tutto brucia, ma col fuoco divino. Si chiama infatti “ olocausto ” quel sacrificio in cui tutta la vittima viene bruciata. Diverse sono le specie del sacrificio; e una di esse è l'olocausto. Quando la vittima brucia completamente e tutto viene consumato dal fuoco divino, si ha l'olocausto; quando ne è consumata solo una parte, si ha il semplice sacrificio. Ogni olocausto è quindi sacrificio, ma non tutti i sacrifici sono olocausti. Assicura dunque degli olocausti; e chi parla è il corpo di Cristo, è l'unità di Cristo. Entrerò nella tua casa con olocausti. Il tuo fuoco consumi completamente tutto ciò che è mio, sicché niente di ciò che è mio rimanga in me, ma tutto sia tuo. Questo accadrà nella resurrezione dei giusti: quando questo nostro essere corruttibile si rivestirà d'incorruttibilità, e questo essere mortale si rivestirà d'immortalità. Allora accadrà ciò che sta scritto: Nella vittoria è stata assorbita la morte (1Co 15,54). La vittoria è come un fuoco divino; e quando essa assorbirà anche la nostra morte, allora si avrà l'olocausto. Non rimarrà nulla di mortale nella carne, nulla di colpevole nello spirito; tutto quanto è retaggio della vita mortale sarà consumato, e noi conseguiremo la perfezione della vita eterna. Allora si avranno veramente gli olocausti.

Tu hai bisogno di Dio, Dio non ha bisogno di te.

19. [v 14.] E cosa sarà: Negli olocausti? Scioglierò a te i miei voti, che le mie labbra, distinguendo, hanno formulato. Quale distinzione potrà esserci in questi voti? Ecco la distinzione! Essa consiste nell'accusare te stesso e nel dar lode a lui; e si ha quando comprendi che tu sei creatura, mentre lui è il Creatore; che tu sei tenebre, mentre lui è la luce, e gli dici: Tu, Signore, illuminerai la mia lampada: Dio mio, tu illuminerai le mie tenebre (Ps 17,29). Se al contrario tu, o anima, dicessi che la luce viene da te, non faresti distinzione. Se non fai distinzione, non sciogli voti distinti. Sciogli invece voti distinti! Confessa di essere mutevole, mentre lui è immutabile; confessa di essere niente senza di lui, mentre lui senza di te è perfetto; confessa di aver bisogno di lui, mentre lui non ha bisogno di te. Grida a lui: Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio, perché non hai bisogno dei miei beni (Ps 15,2). Se Dio ti accetta in olocausto, non è lui che cresce, che aumenta, che diventa più ricco o più benestante. Qualunque cosa egli faccia di te e in te, torna a tuo vantaggio, non a vantaggio di lui che lo fa. Se queste cose distingui, sciogli al tuo Dio i voti che le tue labbra, distinguendo, hanno formulato. Scioglierò a te i miei voti che le mie labbra, distinguendo, hanno formulato.

Amiamo Dio con tutta l’anima.

20. [v 15.]E la mia bocca ha parlato nella mia sofferenza. Quanto è dolce spesso la sofferenza! Quanto è necessaria! Che cosa ha detto la bocca di lui nella sua sofferenza? Olocausti delle midolla ti offrirò. Che significa: Della midolla? Voglio conservare dentro di me il tuo amore; il mio amore per te non sarà in superficie ma nelle mie midolla. Niente c'è di più interiore delle nostre midolla. Le ossa sono più interne della carne, le midolla sono più interne delle stesse ossa. Chiunque adora Dio in superficie, si preoccupa piuttosto di piacere agli uomini; quindi, provando nel suo interno altri sentimenti, non offre olocausti delle sue midolla. Se invece ad uno Dio penetra le midolla, costui è preso tutt'intero da Dio. Olocausti delle midolla ti offrirò, con incenso e con arieti. Gli arieti sono i capi della Chiesa. Tutto intero il corpo di Cristo parla; e questo è ciò che offre a Dio. Che cosa significa l'incenso? La preghiera. E perché con incenso e con arieti? Dice così perché sono soprattutto gli arieti che pregano per le greggi. Ti offrirò buoi con capretti. Troviamo menzionati certi buoi che trebbiano. Questi stessi vengono offerti a Dio. L'Apostolo dice che deve riferirsi ai predicatori del Vangelo quanto sta scritto: Non metterai la museruola al bove che trebbia. Forse che Dio s'interessa dei buoi? (1Co 9,9) Dunque, quelli che prima erano presentati come i grandi arieti, gli stessi sono i grandi buoi. Ma, che sarà degli altri? di coloro che, forse, sono consapevoli di qualche peccato, che magari sono caduti per via e, feriti, sono stati poi guariti dalla penitenza? Forse che essi resteranno fuori, e non avranno parte negli olocausti? Non temano! Il salmista infatti ha aggiunto anche i capretti. Ti offrirò - dice - olocausti delle midolla, con incenso e con arieti; ti offrirò buoi con capretti. Per essersi aggregati [alle categorie precedenti] vengono salvati i capretti: per se stessi non avrebbero potuto salvarsi. Vengono ammessi perché uniti ai buoi. Essi si sono fatti degli amici con il denaro dell'ingiustizia, perché costoro li accolgano negli eterni padiglioni (Cf. Lc 16,9). Questi capretti non saranno, quindi, a sinistra perché si sono fatti degli amici con il denaro dell'ingiustizia. Ma quali capri saranno alla sinistra? Quelli ai quali sarà detto: Ho avuto fame e voi non mi avete dato da mangiare (Mt 15,42); non coloro che hanno riscattato i loro peccati con le elemosine.

Adoratori degli idoli divenuti credenti in Dio.

227 21. [vv 16.17.]Venite, ascoltate e vi racconterò, voi tutti che temete Dio. Andiamo ad ascoltare che cosa ci racconterà. Venite, ascoltate e racconterò. Ma a chi dice: Venite e ascoltate? Lo dice a tutti voi che temete Dio. Se non temete Dio, non racconterò. Non si è in grado di ascoltare il racconto, finché non c'è il timore di Dio. Apra le orecchie il timore di Dio, in modo che non solo ci sia un qualcosa da ricevere ma anche una via per cui penetri quanto io vi racconterò. Ma che cosa racconterà? Quante cose ha fatto all'anima mia. Ecco, vuol raccontare; ma che cosa? Racconterà, forse, quanto vasta sia la superficie della terra, o quanto si estenda il cielo? quante siano le stelle e quali le rotazioni del sole e della luna? Queste creature rispettano una loro disposizione, ordinata e stabile, ma coloro che su di esse hanno investigato con la massima applicazione, nonostante tutto, non sono riusciti a conoscerne il Creatore (Cf. Sg 13,9). Questo ascoltate, questo intendete, voi che temete Dio: quante cose egli ha fatte all'anima mia e, se vi pare, anche all'anima vostra. Quante cose ha fatte all'anima mia. A lui con la mia bocca ho levato la voce. Questo dice essere capitato all'anima sua: cioè, che alla sua anima è stato dato di invocare Dio con la sua bocca. Ecco, fratelli! Un tempo noi eravamo pagani, se non noi personalmente, almeno nei nostri avi. E che cosa dice l'Apostolo? Voi ben sapete che, quando eravate gentili, trascinati, correvate dietro agli idoli muti (1Co 12,2). Dica ora la Chiesa: Quante cose ha fatte all'anima mia! A lui ho levato la voce con la mia bocca. Quand'ero uomo non rigenerato, io invocavo la pietra, invocavo il legno sordo, parlavo con gli idoli sordi e muti; divenuto poi immagine di Dio, mi sono volto al mio Creatore. Io che dicevo al legno: Tu sei il padre mio, e alla pietra: Tu mi hai generato (Jr 2,27), ora dico: Padre nostro che sei nei cieli (Mt 6,9). Lui con la mia bocca ho invocato. Con la mia bocca, non con la bocca d'altri. Quando invocavo le pietre nella vita vana, condotta sulla scia delle tradizioni paterne (Cf. 1P 1,18), lo facevo con la bocca altrui. Da quando, invece, ho cominciato ad invocare il Signore dicendogli le parole che egli mi aveva donate e ispirate, da allora ho cominciato a invocarlo con la mia bocca, e l'ho esaltato con la mia lingua. Che significano le parole: L'ho invocato con la mia bocca e l'ho esaltato con la mia lingua? lo l'ho predicato pubblicamente e in segreto l'ho confessato. È ben poco esaltare Dio con la lingua; devi esaltarlo nel tuo intimo, in modo che quanto proclami arditamente in pubblico sia anche il tuo segreto pensiero. Lui con la mia bocca ho invocato, e l'ho esaltato con la mia lingua. Nota con quanta cura voglia, nel segreto, restare integro questo tale che offre gli olocausti delle sue midolla. Così fate, o fratelli! Imitatelo, tanto da poter dire: Venite e ascoltate quante cose ha egli fatte all'anima mia. Perché, tutte le cose che egli racconta, per grazia di Dio si compiono nell'anima nostra. E ora ascoltate il resto.

Detestiamo il male dal fondo del cuore.

22. [v 18.] Se ho guardato l'ingiustizia nel mio cuore, non mi esaudisca il Signore. Osservate al riguardo, fratelli, con quanta facilità ogni giorno gli uomini, sia pur vergognandosene, denuncino le ingiustizie degli altri. “ Quel tale si è comportato male, ha agito in modo infame, è uno scellerato ”! Son cose che, probabilmente, si dicono per salvare la faccia. Vedi però se il tuo cuore non sia per caso rivolto all'ingiustizia; se per caso non pensi di fare tu stesso ciò che rimproveri agli altri, e se il tuo gridare contro di lui si debba all'azione cattiva in se stessa, o non piuttosto al fatto che è stato scoperto. Ritorna in te! Sii nel tuo intimo giudice di te stesso. Ecco, nel tuo recesso più segreto, nella vena più intima del tuo cuore, dove sei solo tu e colui che ti vede, lì ti sia sgradita l'ingiustizia, onde essere gradito a Dio. Non guardarla! cioè, non amarla. Piuttosto distogli da essa lo sguardo! cioè disprezzala e allontanati da lei. Qualunque piacere ti prometta per attirarti a peccare, qualunque infelicità ti minacci per spingerti al male, tutto questo è niente, passa; è degno di disprezzo e d'essere calpestato, non d'essere considerato e voluto. Le suggestioni ci raggiungono; talvolta, attraverso i pensieri, talaltra attraverso le parole che ci rivolgono i malvagi. È noto infatti che le cattive conversazioni corrompono i buoni costumi (Cf. 1Co 15,33). Tu non degnarle di uno sguardo. Ma sarebbe poco non volgere loro la faccia e tenere a freno la lingua; è col cuore che non devi guardare certe cose, cioè non devi amarle, non devi accoglierle. È molto comune dire “guardare ” per “ amare ”. E prima di tutto, noi lo diciamo di Dio: “ Egli mi ha guardato ”. Che significa: “ Mi ha guardato ”? Forse che prima non ti vedeva? Oppure, guardava in alto e dalle tue preghiere è stato spinto a volgere su di te gli occhi? Ti vedeva anche prima, ma: “ Mi ha guardato ”, tu dici. Cioè, “ mi ha amato ”. Anche all'uomo che ti vede e che tu preghi, tu dici: “ Guardami! ”, affinché abbia misericordia di te. Ti vede, eppure tu gli dici: “ Guardami! ” Che significano le parole: “ Guardami ”? Significano: “ Amami, prenditi cura di me, abbi compassione di me ”. Non ha detto perciò: Se ho guardato l'ingiustizia nel mio cuore, nel senso che nessuna ingiustizia possa essere mai inoculata al cuore umano. Stimoli al male vi si cacceranno senz'altro; anzi, la tentazione potrà essere continua. Ma, non la si guardi [con compiacenza]. Perché, se guardi l'ingiustizia, guardi indietro, e incorri nella sentenza del Signore che dice nel Vangelo: Chiunque mette mano all'aratro e si volta indietro, non è adatto per il regno di Dio (Lc 9,62). Che debbo dunque fare? Quanto dice l'Apostolo: Dimenticando le cose che stanno dietro, teso verso quelle che stanno avanti (Ph 3,13). Difatti, tutte le cose che ci siamo lasciati dietro e che ormai sono passate, sono inique. Nessuno viene a Cristo da una vita buona: tutti hanno peccato, e credendo vengono giustificati (Cf. Rm 3,22 Rm 23). La giustizia perfetta si avrà soltanto nell'altra vita; tuttavia per avanzare verso quella meta, lui ci ispira e ci dona i buoni costumi. Non attribuire dunque tutto questo ai tuoi meriti! Assolutamente no. E se ti è suggerita una qualche colpa, non acconsentire. Che cosa dice infatti? Se ho guardato l'ingiustizia nel mio cuore, non mi esaudisca il Signore.

23. [v 19.] Per questo, Dio mi ha esaudito: perché nel mio cuore non ho guardato l'ingiustizia. E ha prestato attenzione alla voce della mia preghiera.

Perseveranza nella preghiera.

24. [v 20.]Benedetto il mio Dio, che non ha allontanato da me né la mia preghiera né la sua misericordia. Sono in relazione con quel passo ove ha detto: Venite, ascoltate, e vi racconterò, tutti voi che temete Dio, quante cose egli ha fatte all'anima mia (Ps 65,16). Dette le cose che avete ascoltate e giunto alla fine, così ha concluso: Benedetto il mio Dio, che non ha allontanato da me né le mie preghiere né la sua misericordia. In questo modo colui che parla giunge alla resurrezione, dove per la speranza siamo anche noi; o, meglio, chi pronunzia questa invocazione siamo anche noi, e tale voce è anche la nostra voce. Finché dunque siamo qui in terra, preghiamo Dio affinché non rimuova da noi la nostra preghiera né la sua misericordia: cioè, affinché con perseveranza noi preghiamo e con perseveranza egli abbia misericordia di noi. Molti infatti stentano a pregare; e, mentre all'inizio della loro conversione pregano con fervore, dopo pregano svogliatamente, poi con freddezza, e quindi con frequenti omissioni: quasi fossero divenuti sicuri! È sveglio il nemico, e tu dormi? Il Signore stesso ci ha ordinato nel Vangelo: È necessario pregare sempre e non venir meno (Lc 18,1). E propone la parabola di quel giudice ingiusto che non temeva Dio né aveva rispetto per gli uomini e al quale ogni giorno si rivolgeva, per essere udita, quella vedova. Fu vinto dalla importunità il giudice cattivo che non era stato piegato dalla compassione; e dentro di sé cominciò a dire: Io, veramente, non temo Dio né ho rispetto per gli uomini; tuttavia, per la noia che ogni giorno mi arreca questa vedova, ascolterò la sua causa e le renderò giustizia.E aggiunge il Signore: Se un giudice iniquo ha agito così, il Padre vostro non vendicherà i suoi eletti, che a lui gridano giorno e notte? Anzi, vi dico: Renderà loro giustizia al più presto (Lc 18,4-8). Non cessiamo dunque mai di pregare. Quanto ha promesso di darci, anche se ci viene rinviato, non ci viene tolto. Sicuri della sua promessa, non cessiamo di pregare, sapendo che anche questo è suo dono. Ecco perché dice il salmo: Benedetto il mio Dio, che non ha allontanato da me né la mia preghiera né la sua misericordia. Quando vedrai che la tua preghiera non è allontanata da te, sta' tranquillo! non è rimossa da te neppure la sua misericordia.


Agostino Salmi 65