Agostino Salmi 324

324 11. [v 7.]Dissero: Il Signore non vedrà. Egli non bada a queste cose, ci passa sopra. Ha altre cose cui pensare. Non le conosce. Sono due ragionamenti tipici dei cattivi. Di uno ho già parlato: Tu commettevi tali colpe e io tacevo. Tu pensasti allora una cosa empia, che cioè io fossi simile a te. Che significano le parole: Che io fossi simile a te? Che io vedo le tue malefatte ma, siccome non mi vendico, che esse mi piacciano. Ma c’è un altro ragionamento degli empi. Dio, dicono, non bada a queste cose. Dio non si interessa di sapere come vivo; non si cura di me. Ma che davvero Dio tenga conto di me? O che mi calcoli in qualche maniera o calcoli l’intero genere umano? Disgraziato! Dio si curò di farti esistere, e non si cura che tu viva bene? Comunque è sulla bocca di costoro che risuonano le parole: Essi hanno detto: Il Signore non vede e il Dio di Giacobbe non è al corrente.

Il padrone della vigna vigila sugli operai che ha chiamati.

12. [v 8.]Comprendete adesso voi che siete così insensati in mezzo al popolo! E voi, stolti, rinsavite una buona volta! Intende ammaestrare il suo popolo, i cui piedi possono vacillare alla vista della prosperità degli empi. Ecco un uomo che conduce una vita buona in mezzo ai santi di Dio, cioè tra i figli della Chiesa. Vede come prosperano i malvagi e coloro che commettono iniquità. Ne prova una certa invidia e viene sollecitato ad imitarne le opere: anche perché si accorge che la sua vita, umile e buona, non gli reca alcun vantaggio, in vista di una ricompensa in questo mondo. Se infatti aspirasse a quella futura, questa non gli andrà certo perduta; solo che non è ancora giunto il tempo di riceverla. Pensa che sei un operaio della vigna! Esegui il tuo lavoro e riceverai il compenso. Dal tuo principale non oseresti pretendere la paga prima di aver lavorato, e la pretendi da Dio? Questa perseveranza rientra nell’opera che hai da compiere, ed anche per essa c’è ricompensa. Se ti rifiuti di pazientare, sarebbe segno che vuoi lavorare di meno nella vigna, poiché la costanza nel lavoro è parte del lavoro stesso, conforme al quale riceverai il compenso. Che se poi fossi un operaio simulatore, sta’ attento che non solo non abbia a ricevere la paga ma ti tocchi il castigo. E questo proprio perché hai preferito essere un operaio imbroglione. Un operaio di tal sorta tiene gli occhi rivolti al principale per trovare il momento in cui lavorare malamente. Guarda di continuo colui che l’ha preso a giornata, affinché, quando il padrone non lo osserva, smetta di lavorare o cominci a lavorare alla peggio; quando invece lo tiene sott’occhio, allora esegue per bene il lavoro. Quanto a te, però, chi ti ha preso a giornata è Dio, e Dio non distoglie mai l’occhio da te: per cui non ti è lecito lavorare con sotterfugi. Gli occhi del padrone di casa sono sempre su di te: cercati un posto dove tu lo possa ingarbugliare, e smetti pure, se vuoi, il tuo lavoro! Se quindi fra voi c’era qualcuno che per caso alla vista della prosperità che godono i cattivi, covava pensieri meno che retti, se i vostri pensieri facevano vacillare i vostri piedi nella via di Dio, per voi sono le parole di questo salmo. Se al contrario non c’è nessuno che ragioni così, il salmo intende rivolgere agli altri la sua parola servendosi di voi. Vi dice: Comprendete ora!, poiché gli altri hanno detto: Il Signore non vede; il Dio di Giacobbe non capisce. Dice: Comprendete ora, voi che siete insipienti in mezzo al popolo! E voi, stolti, una buona volta rinsavite!

Dio maestro ed esaminatore dell’uomo.

13. [vv 9.10.]Colui che ha formato l’orecchio non udrà? Mancherà modo di udire a colui che ti ha fatto udire? Colui che ha formato l’orecchio non udrà? ovvero, colui che ha plasmato l’occhio non vedrà? E colui che è il maestro delle genti non le redarguirà? Badate con somma attenzione a quest’ultima frase, o fratelli! Colui che è il maestro delle genti, non le redarguirà? È quel che Dio sta facendo in questo tempo: istruisce le genti. A tale fine egli ha inviato la sua parola agli uomini sparsi su tutta la terra. L’ha fatta sentire per mezzo degli angeli, dei patriarchi, dei profeti, dei servi che, come araldi, hanno preceduto il giudice. Ha mandato poi lo stesso suo Verbo, lo stesso suo Figlio. Ha mandato prima i servi di suo Figlio, e già in essi si celava lo stesso suo Figlio. E ora la parola di Dio è annunziata ovunque, su tutta la faccia della terra. C’è forse un luogo in cui non si dice agli uomini di abbandonare le loro colpe passate e di convertirsi alla via giusta? Se Dio vi risparmia, si dice loro, è perché vi ravvediate. Se ieri non vi ha castigato, l’ha fatto perché da oggi viviate bene. Così ammaestra le genti. Ma forse che non le redarguirà? Forse non farà l’esame di coloro che istruisce? o non giudicherà coloro cui ha inviato la sua parola, come una semente? Se andassi a scuola, potresti forse ascoltare [l’insegnamento] senza doverlo poi ripetere? Certo, quando ricevi una lezione da un maestro, diventi più istruito; ma forse che il maestro, dopo averti impartito la lezione, non sarà poi esigente quando gliela ripeti? Ovvero, quando ti toccherà la ripetizione, sarai proprio senza timore delle busse? Ebbene, ora è il tempo in cui riceviamo; più tardi dovremo presentarci al Maestro per mostrargli tutti i nostri trascorsi, cioè per rendergli conto di tutto ciò che adesso ci viene elargito. Ascolta l’Apostolo! Noi dovremo tutti presentarci al tribunale di Cristo (
Rm 14,10), affinché lì ciascuno riceva, secondo quello che ha compiuto quand’era col corpo, o il bene o il male (2Co 5,10). Colui che è il maestro delle genti non le redarguirà? Colui che insegna all’uomo la scienza! Non avrà scienza colui che ti ha dato la scienza? Egli insegna all’uomo la scienza!

14. [v 11.] Il Signore conosce i pensieri degli uomini, e come essi sono vani. Tu non conosci i pensieri di Dio e come sono giusti, ma egli conosce i pensieri degli uomini e come sono vani. Anche agli uomini fu dato conoscere i pensieri di Dio; ma Dio li palesa a coloro che ne godono l’amicizia. Quanto a voi, miei fratelli, non vi sottovalutate! Se vi accostate al Signore con fede, potete ascoltare i pensieri di Dio; li state apprendendo anche adesso, quando vi si parla e vi si dànno istruzioni sul motivo per cui Dio al presente non castiga i colpevoli, impedendo così che voi vi ribelliate a Dio che insegna la scienza agli uomini. Il Signore conosce i pensieri degli uomini e come essi siano vani. Abbandonate dunque i pensieri umani che sono vani, in modo da comprendere i pensieri di Dio che sono saggi. Ma chi sarà in grado di comprendere i pensieri di Dio? Chi riesce a collocarsi nel firmamento del cielo. L’abbiamo già cantato; l’abbiamo già detto e spiegato.

L’umiltà deve associarsi alla pratica del bene.

15. [vv 12.13.] Beato l’uomo che tu, Signore, ammaestri e al quale insegni la tua legge, per renderlo mite nei giorni del male, finché al peccatore si viene scavando la fossa. Ecco il piano divino e il motivo per il quale egli risparmia i cattivi: scavare al peccatore la fossa. Tu vorresti già seppellirlo. Non aver fretta! Gli si sta ancora scavando la fossa. Che significa: Finché al peccatore viene scavata la fossa? Chi è questo peccatore? Un uomo determinato? No. Chi dunque? Tutta la categoria dei peccatori, ma dei peccatori superbi. Ha già detto infatti: Rendi ai superbi la debita mercede (Ps 93,2). Era peccatore anche quel pubblicano che teneva gli occhi rivolti a terra e battendosi il petto diceva: O Dio, sii misericordioso con me peccatore. Siccome però egli non era superbo (mentre Dio ripaga a dovere i superbi), non a lui ma ai superbi si viene scavando la fossa, finché Dio non renda loro la mercede che meritano. Pertanto le parole: Finché al peccatore si viene scavando la fossa intendile riferite ai superbi. Ma chi è il superbo? È colui che non confessa i propri peccati e non ne fa penitenza, sicché possa essere risanato mediante l’umiltà. Chi è il superbo? È colui che attribuisce alle proprie risorse quel po’ di bene che crede di compiere e nega che gli derivi dalla misericordia di Dio. Chi è il superbo? È colui che, se attribuisce a Dio il bene che compie, tuttavia è intollerante con coloro che non ne fanno e si stima superiore ad essi. Come il fariseo del Vangelo. Egli diceva: Ti rendo grazie; e non già: Sono io che compio tali e tali opere. Delle opere che compiva egli ringraziava Dio dimostrando con ciò che era consapevole di fare il bene e di farlo per dono di Dio. Ma allora perché fu biasimato? Perché era intollerante col pubblicano. Statemi attenti, per poter diventare perfetti. La cosa che ognuno, uomo o donna che sia, deve mettere al primo posto è la confessione dei peccati: un pentimento salutare che comporti il cambiamento effettivo dell’uomo e non sia una presa in giro del Signore. Dopo che uno si é pentito e ha iniziato la vita buona, ha da pensare a non attribuire a se stesso il bene che compie, ma deve ringraziare colui che gli ha dato la grazia di vivere bene. Poiché è stato il Signore che l’ha chiamato e illuminato. Un uomo che faccia tutto questo sarà già perfetto? No. Gli manca ancora qualcosa. Cosa gli manca? Deve badare a non essere orgoglioso con coloro che non vivono ancora come vive lui. Uno che si comporti così, può stare tranquillo. Non dovrà scontare quel debito di cui sta scritto: Rendi ai superbi la debita mercede. Non è fra coloro per i quali si viene scavando la fossa. Osservate infatti quel tale che diceva: Ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini: ingiusti, ladri, adulteri, e nemmeno come questo pubblicano. Quanta superbia nelle parole: Io non sono come questo pubblicano! Questi abbassava gli occhi, si percuoteva il petto e diceva: O Dia, sii misericordioso con me peccatore. L’uno andava superbo per le opere buone, l’altro era umile perché consapevole delle sue opere cattive. Ebbene (notatelo, fratelli!) piacque a Dio più l’umiltà nelle opere cattive che non la superbia nelle opere buone. Tanto Dio ha in odio i superbi! Perciò concluse il Signore: In verità vi dico che il pubblicano se ne partì giustificato, a differenza del fariseo; e ne spiegò anche il motivo: Poiché chiunque si esalta sarà umiliato, e chiunque si umilia sarà innalzato (Cf. Lc 18,10-14). Miei fratelli, la grande lezione di umiltà che Cristo ci ha impartita consiste, in ultima analisi ‘ in questo solo fatto, che egli, essendo Dio, si è fatto uomo. Questa è l’umiltà che scandalizza i pagani e per essa ci deridono: “ Ma che Dio è il vostro, se è nato, se è stato crocifisso? ” L’umiltà di Cristo non è gradita ai superbi. Quanto a te, cristiano, se essa ti piace, imitala. Se la imiterai, non incontrerai stanchezza poiché diceva Gesù: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi, e imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore (Mt 11,28-29). Ecco dunque la dottrina cristiana: nessuno compie il bene senza la grazia di Dio. Se uno fa il male, è opera sua; se opera il bene, è dono di Dio. Quando uno si accorge che è sulla strada del bene, non ne attribuisca il merito a se stesso. Non attribuendo a sé il merito, renderà grazie a colui che gliene ha dato la capacità. Inoltre chi opera il bene, non dev’essere irriguardoso con chi non lo compie né inorgoglirsi credendosi superiore a lui. Infatti la grazia di Dio non si è esaurita con lui, sì che non possa raggiungere anche gli altri.

Fiduciosa umiltà nell’osservare le vicende dei buoni e dei cattivi.

16. Per renderlo mite nei giorni del male, finché al peccatore si viene scavando la fossa. Essendo cristiano, chiunque tu sia, sii mite nei giorni del male. Giorni del male sono quelli nei quali ti sembrerà che i peccatori godano e i giusti soffrano. Ma l’afflizione dei giusti è la sferza del Padre, a differenza della prosperità dei peccatori, che è la loro fossa. Se pertanto Dio vi sottrae ai giorni del male finché al peccatore non venga scavata la fossa, non pensate che vi sia una qualche parte del mondo in cui attualmente gli angeli, bidente alla mano, stiano scavando questa fossa grande, capace di contenere tutti i peccatori. Vedendo poi che i cattivi sono tanti, non fate di questi ragionamenti carnali: “ Ma quale fossa potrà contenere tanti empi, una moltitudine così sterminata di peccatori? Se si dovrà scavare una fossa che tutti li contenga, quando finiranno i lavori? Ecco perché Dio non li castiga ”. Non è così! Fossa dei peccatori è la loro stessa prosperità: quando vi si immergono, è come se cadessero in una fossa. Statemi attenti, fratelli! È una cosa veramente sorprendente che la prosperità venga chiamata “ fossa ”. Finché al peccatore si viene scavando la fossa. Dio lo sa peccatore ed empio, eppure lo risparmia: è un tratto occulto della sua giustizia. Per il fatto stesso che lo risparmia e lo lascia impunito, lo fa montare in superbia; ed egli, credendosi chi sa quanto in alto, precipita, e precipita proprio perché si crede di essere in alto. Crede di camminare sulle vette; invece Dio chiama “ fossa ” il luogo ove si trova. Quando si scava una fossa si va verso il basso, non verso il cielo: e succede che i peccatori superbi mirano a raggiungere il cielo ma vengono sprofondati sotto terra; gli umili, al contrario, si abbassano verso la terra ma vengono sollevati verso il cielo. Tu dunque, che sei fedele, se davvero hai ben compreso la legge di Dio, cerca di essere mansueto, in modo che il tuo cuore sia nel firmamento del cielo. Poiché nel quarto giorno, chiamato quarto giorno della settimana (come reca nel titolo questo salmo), Dio creò i luminari; ora, come vedi questi luminari percorrere con la massima pazienza le loro orbite, senza curarsi delle parole che contro di loro proferiscono gli uomini, cosi anche tu non preoccuparti per il male che ti reca la carne. Ogni uomo infatti è carne e sangue, né tu devi sottovalutarti in rapporto a chi, pur essendo carne come te, ti vuole schiacciare. Per te infatti il Cristo si è fatto carne ed ha versato il sangue, e alla fine chiamerà te e l’altro al rendiconto. Che se tanti benefici ti ha elargiti quando eri empio, cosa non ti accorderà ora che sei fedele? Sta’ dunque calmo! In che senso? Devi dire: “ Se i cattivi prosperano, è volontà di Dio. Egli vuole risparmiarli e così farli ravvedere; che se non si ravvedono, egli sa come giudicarli ”. Sarebbe invece insofferente l’uomo che volesse protestare contro la bontà del Signore o la sua pazienza o la sua onnipotenza o la giustizia del Giudice. Costui si solleva superbamente contro Dio e Dio lo sprofonda; e nell’atto stesso di ergersi contro Dio, viene sprofondato. In un altro salmo è detto: Mentre si elevavano, tu li abbattesti (Ps 72,18). Non dice: “ Tu li abbattesti perché si erano elevati ”, e nemmeno: “ Li abbattesti dopo che s’erano elevati ”, come se ci fosse un intervallo fra l’ascesa e l’affossamento. Nel momento stesso in cui si sollevavano, essi precipitavano. Nella misura infatti in cui il cuore dell’uomo è superbo, si allontana da Dio; e quando si allontana da Dio, precipita nell’abisso. Viceversa, un cuore umile costringe Dio ad abbassarsi per essergli vicino. Dio è certamente un essere sublime; è al di sopra dei cieli, trascende tutti gli angeli. Quanto potrai innalzarti per raggiungere uno che è così alto? Non vorrei che, per allungarti troppo, avessi a spezzarti! Ti do un consiglio diverso, affinché non ti succeda che, per volerti gonfiare troppo, alla fine poi scoppi a causa della superbia. Dio è certamente un essere sublime. Ebbene, umiliati, ed egli si abbasserà a te!

Dio è buono anche quando tratta con severità.

325 17. [v 14.] Abbiamo sentito perché. Dio non castighi i peccatori. È questo la loro stessa fossa. In che modo si scavi loro questa fossa - ti dice il Signore - e per quale motivo, non è compito tuo conoscerlo. Dalla mia legge impara che devi essere paziente, finché al peccatore si viene scavando la fossa. Ma chiederai: Quale sarà allora la mia sorte? di me che soffro e soffro proprio in mezzo ai peccatori? Le seguenti parole sono una risposta per te. Il Signore non rigetterà il suo popolo. Lo mette alla prova, non lo abbandona. Cosa dice infatti in un altro passo la Scrittura? Dio riprende colui che ama; flagella ogni figlio che accoglie (He 12,6). Egli accoglie colui che colpisce, e tu osi dire che lo abbandona? Sono cose che vediamo farsi dagli uomini nei confronti dei loro figli. A volte, se hanno dei figli che non lasciano più sperare nulla di buono, li lasciano vivere a loro talento; mentre invece sferzano coloro sui quali ripongono la loro speranza. Abbandonano coloro per i quali non c’è più niente da fare, perché incorreggibili; ma, lasciandoli fare ciò che vogliono, li escludono dall’eredità. Quanto invece al figlio che castigano, a lui tengono in serbo l’eredità. Se pertanto Dio castiga uno dei suoi figli, questi proceda speditamente sotto la mano del Padre che lo sferza; poiché, se lo sferza, è segno che vuole educarlo a ricevere l’eredità. È un suo figlio; e se lo castiga, non lo priva dell’eredità, ma in tanto lo castiga in quanto vuole che sia preparato a riceverla. Che non sia, questo figlio, così sciocco e infantile da dire: “ Mio padre ha delle preferenze per mio fratello, al quale lascia fare ciò che gli pare; quanto a me invece, appena trasgredisco uno dei suoi ordini, eccomi pronta la verga! ” Godi piuttosto sotto la sferza, poiché a te è riservata l’eredità: Poiché il Signore non rigetterà il suo popolo. Ti castiga temporaneamente; non ti condannerà in eterno. Gli altri invece li risparmia per un po’ di tempo, ma li punirà in eterno. Scegli. Vuoi una sofferenza temporanea o la pena eterna? Vuoi dei godimenti momentanei o la vita eterna? Cosa minaccia Dio? La pena eterna. Cosa promette? La pace eterna. Passeggeri sono i castighi inflitti ai buoni, passeggera l’indulgenza usata ai cattivi. Poiché il Signore non rigetterà il suo popolo né abbandonerà la sua eredità.

La volontà di Dio norma suprema di rettitudine.

18. [v 15.] Dice: Finché la giustizia non si cambi in giudizio e coloro che la posseggono siano tutti retti di cuore. Sta’ attento ora e abbi la giustizia, dato che il giudizio ancora non puoi averlo. Il possesso della giustizia deve precedere; in seguito la stessa giustizia si cambierà in giudizio. Ebbero la giustizia gli Apostoli e con essa sopportarono gli iniqui; e cosa fu loro detto? Sederete sopra dodici troni e giudicherete le dodici tribù d’Israele (Mt 19,28). Ecco come la loro giustizia si cambierà in giudizio. Ogni uomo che ora vive da giusto ha da sopportare e da tollerare dei mali. Sappia soffrire durante il tempo del patire, finché non venga il giorno del giudizio. Ma perché parlare dei servi di Dio? Il Signore in persona, lui che è il giudice dei vivi e dei morti, volle prima essere giudicato e poi venire a giudicare. Fino a quando la giustizia non sì cambi in giudizio, e coloro che la posseggono siano tutti retti di cuore. Coloro che oggi hanno la giustizia non sono ancora dei giudici. Difatti, prima occorre avere la giustizia e poi si andrà a giudicare. Occorre prima sopportare i cattivi, per poter poi giudicare i cattivi. Abbi ora la giustizia! Più tardi si cambierà in giudizio. E questi cattivi occorre che la Chiesa di Dio li sopporti con pazienza finché Dio vorrà, lasciandosi salutarmente ammaestrare dalla loro stessa cattiveria. Tuttavia il Signore non rigetterà il suo popolo, finché la giustizia non si cambi in giudizio e coloro che la posseggono siano tutti retti di cuore. Chi sono le persone dal cuore retto? Quelli che vogliono ciò che Dio vuole. Egli differisce il castigo del peccatore, e tu vorresti che lo mandasse subito all’inferno. Hai il cuore tortuoso e la volontà perversa, se desideri una cosa contrastante con ciò che vuole Dio. Dio vuole perdonare al malvagio, tu vorresti che non fosse perdonato; Dio è paziente con il peccatore, tu sei intollerante. Come avevo cominciato a dire, tu vuoi una cosa mentre Dio ne vuole un’altra. Muta il tuo cuore e indirizzalo a Dio, poiché anche il Signore fu compassionevole con i deboli. Egli notò che nel suo corpo, cioè nella sua Chiesa, c’erano degli infermi, gente che in un primo momento voleva seguire l’inclinazione della propria volontà, ma poi, accortasi che la volontà di Dio era diversa, raddrizzò se stessa e il proprio cuore abbracciando e seguendo la volontà di Dio. Non pretendere di piegare la volontà di Dio alla tua, ma raddrizza la tua in conformità con la volontà di Dio! La volontà di Dio è come un regolo: se tu, tanto per dire, pieghi questo regolo, su che cosa ti raddrizzerai? E poi la volontà di Dio non si altera: è una riga che non si piega, e poiché questa riga rimane inalterata, hai come correggere e raddrizzare la tua deformità, hai un qualcosa secondo cui raddrizzare ciò che in te vi è di storto. Ma cosa vogliono gli uomini? È poco che abbiano distorto la loro volontà; vogliono anche piegare la volontà di Dio secondo le stravaganze del loro cuore, in modo che Dio faccia ciò che essi vogliono, mentre sono essi che debbono fare ciò che Dio vuole.

Cristo modello di conformità al volere divino.

19. Ma in qual modo il Signore, nell’uomo che assunse, stabilì l’accordo tra le due volontà onde farne una sola? Egli infatti volle farsi simbolo anche di quei tali che nel suo corpo, cioè nella sua Chiesa, avrebbero voluto fare la propria volontà ma poi si sarebbero sottomessi alla volontà di Dio. Mostrò, dico, che ci sono delle anime deboli che pure appartengono a lui, e anche di queste volle rendersi simbolo: allo stesso modo come egli sudò sangue per tutto il corpo (Cf. Lc 22,44), perché voleva mostrare che nel suo corpo, cioè nella sua Chiesa, sarebbe stato versato il sangue dei martiri. Il sangue usciva da tutto il corpo del Signore; allo stesso modo la sua Chiesa ha i martiri il cui sangue è stato versato in tutto questo corpo [mistico]. Orbene, raffigurando in se stesso (o meglio nel suo corpo) le anime deboli e mosso da compassione per loro, diceva, quasi sostituendosi ad esse: Padre, se è possibile, passi da me questo calice! Mostra la sua volontà di uomo; ma se avesse persistito in questa volontà, avrebbe palesato un cuore senz’altro poco retto. Ciò facendo, invece, egli volle solo adeguarsi a te, per liberare te nella sua persona. Imita dunque quello che aggiunge e di’: Tuttavia, non quello che voglio io ma quello che vuoi tu, Padre (Mt 26,39). Potrebbe inocularsi dentro di te una qualche voglia umana. Ad esempio: “ Oh, se Dio uccidesse quel mio nemico, sicché non abbia a perseguitarmi! Oh, se non avessi a soffrire tanto per colpa sua! ”. Se persistessi in questi atteggiamenti e ne provassi compiacenza pur sapendo che Dio non approva tali cose, saresti un uomo dal cuore perverso e non avresti la giustizia che ti si cambierà nel giudizio. Poiché tale giustizia l’hanno i retti di cuore. E chi sono i retti di cuore? Coloro che si comportano come Giobbe, quando diceva: Il Signore ha dato e il Signore ha tolto. Come è piaciuto al Signore, così è avvenuto. Sia benedetto il nome del Signore! (Jb 1,21) Ecco un cuore retto. E poi, quand’era coperto di piaghe, cosa disse alla moglie, che il diavolo non aveva uccisa ma lasciato sopravvivere perché gli fosse alleata e non perché consolasse il marito? Infatti il diavolo si ricordava come Adamo era stato sedotto tramite quell’antica Eva (Cf. Gn 3,6) e riteneva che questa novella Eva potesse fargli comodo. Ed ecco che costei si reca da Giobbe, come fece Eva [con Adamo]; ma questo Adamo, che giaceva sul letamaio, fu più bravo (tanto che riuscì vincitore) di quell’altro che era in paradiso e si lasciò vincere. Cosa rispose questo Adamo alla sua donna? Guarda che cuore vigilante! che cuore retto! E non era in mezzo a gravi persecuzioni? Poiché, veramente, tutti i cristiani hanno da patire e, se non li perseguitano gli uomini, li molesta il diavolo; infatti, se gli Imperatori sono divenuti cristiani, forse che si è convertito anche il diavolo? Stia dunque ben attenta la vostra Santità e comprenda cosa significhi essere retti di cuore. La donna andò da Giobbe e gli disse: Maledici Dio e poi muori! Gli fece l’elenco delle sciagure subite da lui e da lei, e concluse: Maledici Dio e poi muori! Ma egli riconobbe ]a nuova Eva e, volendo tornare là donde il primo uomo si era allontanato, rimase col cuore fisso in Dio, come un luminare che resta attaccato al firmamento. Dimorando col cuore nel libro di Dio, disse: Hai parlato come una donna stolta. Se dalla mano del Signore abbiamo ricevuto i beni, perché non dovremmo prenderne i mali? (Jb 2,9-10) Il suo cuore era fisso in Dio e perciò era retto. Infatti, poiché Dio è retto, se tu fissi in lui il tuo cuore egli diventa tua forma ed anche il tuo cuore diviene retto. Fissa dunque in lui il tuo cuore e sarà retto. Ma potrebbe insinuarsi in te una certa qual voglia umana, un qualcosa che trae origine dalla tua carne inferma e lusinga la tua anima. Non disperare! Il Signore volle farsi simbolo di te, non di se stesso, quando ebbe paura della passione; poiché, quanto a se stesso, non la temeva, sapendo di dover risorgere il terzo giorno. Anche se avesse patito come un semplice uomo (e non come Dio venuto a patire), sapendo che dopo tre giorni sarebbe risorto, non avrebbe in alcun modo avuto paura di morire. Come non ebbe paura l’apostolo Paolo. Egli sapeva di dover risorgere solo alla fine del mondo, eppure diceva: Sono stretto fra due desideri: ho voglia di andarmene e d’essere con Cristo (e questa sarebbe la cosa di gran lunga migliore), ma ritengo necessario rimanere in vita per il bene vostro (Ph 1,23-24). Era per lui un peso restare nella carne e si trovava come tra due fuochi; tuttavia l’andarsene e l’essere con Cristo è, dice, la cosa di gran lunga migliore. Tanto che all’avvicinarsi del suo martirio esultava e si gloriava oltre ogni dire. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede. Quanto al resto, mi rimane la corona della giustizia che Dio, giudice giusto, mi tiene in sérbo per quel giorno (2Tm 4,7-8). Sarà quindi possibile che uno che ha da essere incoronato goda, e sia triste colui che ha da porgli sulla testa la corona? Se così gode l’Apostolo, potrà nostro Signore Gesù Cristo dire in senso proprio: Padre, se è possibile, passi questo calice? Lo dice in quanto ha preso su di sé la nostra tristezza, come aveva assunto la nostra carne. Non crediate infatti che noi affermiamo non avere il Cristo assaporato realmente la tristezza. Se dicessimo che Cristo non fu triste, mentre il Vangelo gli pone sulle labbra le parole: La mia anima è triste sino alla morte (Mt 26,38-39), potremmo allo stesso modo concludere che, anche se il Vangelo ci dice che Cristo ha dormito (Cf. Mt 8,24), egli non abbia effettivamente dormito, e anche se il Vangelo ci dice che Cristo ha mangiato (Cf. Lc 14,1), egli non abbia mangiato. Ma facendo così s’infiltra il verme della decomposizione e [nel Vangelo] non rimarrà niente di sano, al punto da potersi anche affermare che il corpo di Cristo non fu un vero corpo, e che egli non ebbe una vera carne. Ogni cosa quindi, o fratelli, che di lui è stata scritta, è cosa realmente avvenuta, è cosa vera. E allora? Fu davvero triste? Certo che fu triste. Ma lo fu perché con la sua volontà volle sentire la tristezza, come con la sua volontà aveva assunto la carne. Carne vera, assunta volontariamente; vera tristezza accettata volontariamente. Egli, con ciò che prese liberamente, ti diede l’esempio in modo che, se per la debolezza umana insita nel tuo essere tu volessi qualcosa di diverso da quello che vuole Dio (ponendoti così in contrasto con la norma), tu riconosca le distorsioni del tuo cuore e lo riaccosti alla norma stessa: cosicché il tuo cuore, che cominciava a pervertirsi, si volga decisamente a Dio. Per immedesimarsi con te il Signore disse: La mia anima è triste sino alla morte; e ancora: Padre, se è possibile, passi da me questo calice. Ma tu esegui quel che lui fece subito dopo per darti l’esempio: Tuttavia non quello che voglio io ma quello che vuoi tu, Padre (Mt 26,39). Se farete questo, avrete giustizia e, avendo la giustizia, avrete il cuore retto. E se il cuore è retto, la giustizia che ora soffre [a causa del male] si muterà in giudizio. Allora, quando il tuo Signore verrà a giudicare, non solo non temerai più i mali, ma avrai la corona della gloria. Vedrai i risultati ottenuti dalla pazienza di Dio tanto a condanna dei cattivi quanto a tua glorificazione. Ora non vedi queste cose. Credi in ciò che non vedi, onde non esser confuso quando aprirai gli occhi per vedere. Finché la giustizia non si muti in giudizio e coloro che la posseggono siano tutti retti di cuore.

Sappi resistere al seduttore e al beffardo.

20. [v 16.]Chi insorgerà con me contro i maligni? Ovvero chi starà con me contro coloro che operano l’iniquità? Molti ti suggeriscono cose cattive, varie cose cattive. Il serpente non cessa di bisbigliarti che operi il male. Da qualunque parte ti volga (se hai raggiunto un qualche grado di virtù), cerchi uno con cui vivere bene e difficilmente lo trovi. Ti attorniano molti cattivi, essendo pochi i grani e molta la paglia. Quest’aia contiene i suoi grani, ma essi ancora stentano. Il mucchio del grano, separato dalla paglia, sarà assai grande; adesso però, in confronto della paglia, i grani sono pochi, anche se presi in se stessi sono molti. Da ogni lato dunque i cattivi schiamazzano. “ Perché vivi così? - dicono - Sei forse tu solo cristiano? Perché non ti comporti come gli altri? Perché non vai agli spettacoli come gli altri? Perché non ricorri ai rimedi e alle pratiche superstiziose? Perché non consulti gli astrologi e gli indovini come fanno gli altri? ” Tu ti segni e rispondi: “ Io sono cristiano ”, e così ti liberi di tutti questi importuni. Ma l’avversario torna alla carica, insiste e, quel che è peggio, tenta di strozzare i cristiani mediante l’esempio dei cristiani. C’è da sudare, da rimanere sconvolti, e l’anima cristiana effettivamente soffre. Eppure deve vincere! Ma vincerà forse con le sue forze? Osserva perciò come risponde. “ Cosa mi gioverebbe - replica - se usando i vostri rimedi riuscissi a guadagnare qualche giorno? Alla fine uscirò da questo mondo e mi dovrò presentare al Signore, e lui mi caccerà nel fuoco. Avrò dato più peso a pochi giorni qui in questo mondo che non alla vita futura, e Dio mi spedirà all’inferno! ” “ Quale inferno? ”. “ Il fuoco dell’eterno giudizio di Dio ”. “Ma che, credi davvero che Dio si curi della vita degli uomini? ” Son cose, queste, che con ogni probabilità non ti verranno suggerite dall’amico in piazza; ma te le suggerirà in casa tua moglie, ovvero a una moglie cristiana, buona e santa, le suggerirà il marito, divenuto suo pervertitore. Se è la donna che lo dice al marito, diviene per lui un’altra Eva; se è il marito che lo dice alla moglie, fa con lei la parte del diavolo. Insomma, o è lei un’Eva per te, o tu un serpente per essa. Talvolta è un padre che si mette a pensare sulla sorte del figlio. Trova che è cattivo, perverso. Si arrovella, è agitato, vuole spuntarla, ma è quasi inghiottito lui stesso dalle onde, già quasi cede. Il Signore gliela mandi buona! Ascoltate il salmo. Chi si solleverà insieme con me contro i malvagi?, dice. Sono tanti e, da qualunque parte mi volga, li vedo incalzare. Chi si opporrà al principe dell’iniquità, il diavolo, e ai suoi angeli e agli uomini sedotti da lui?

21. [v 17.] Dice: Se il Signore non mi avesse aiutato, poco sarebbe mancato che la mia anima abitasse nell’inferno. Stavo proprio per precipitare nella fossa che si viene scavando per i peccatori. Ecco cosa significa: Poco è mancato che la mia anima abitasse nell’inferno. Stava vacillando, quasi consentiva; ma ha volto lo sguardo al Signore. Un esempio: ecco, egli era preso in giro e lo si voleva indurre al male. Capita infatti talora che i cattivi si radunino e si mettano a deridere i buoni, specialmente se loro sono parecchi e il buono aggredito sia uno solo; come quando attorno a un unico chicco di grano s’ammucchia molta paglia (la qual cosa non succederà più quando il raccolto sarà stato passato al vaglio). Orbene, quell’unico buono si vede stretto fra molti perversi: lo si insulta, lo si aggredisce. Vogliono porselo sotto i piedi, lo esasperano perché è giusto e lo deridono proprio per la sua giustizia. Gli dicono: “ Che grande apostolo sei tu! Hai certo volato fino in ciclo come Elia! ”. Sono cose che capitano; e talvolta il buono, curandosi troppo delle dicerie della gente, si vergogna di essere buono in mezzo ai cattivi. Al contrario, resista ai cattivi! non però presumendo delle sue forze, per non diventare superbo e così, mentre cerca di sottrarsi alle insidie dei superbi, andare ad accrescerne il numero. Cosa dirà allora? Chi insorgerà insieme con me contro i maligni? Ovvero, chi starà con me contro coloro che operano l’iniquità? Se il Signore non mi avesse aiutato, poco sarebbe mancato che la mia anima abitasse nell’inferno.

Nelle difficoltà si apprezza maggiormente l’aiuto divino.

22. [vv 18.19.]Se dicevo: Il mio piede vacilla, la tua misericordia, o Signore, mi aiutava. Vedi quanto piace a Dio la confessione. Il tuo piede scivola e tu non riconosci che il tuo piede si sta muovendo; dici che stai fermo, mentre hai già cominciato a precipitare. Non fare così! Se hai cominciato a scivolare o a vacillare, confessa questa tua instabilità, per non dover piangere la tua caduta, ma ti aiuti colui che può impedire all’anima tua di cadere nell’inferno. Dio esige la confessione e l’umiltà. Essendo un uomo, tu ti senti instabile; egli, che è Dio, ti aiuta. Occorre però che tu gli dica: Il mio piede vacilla. Se ti senti scivolare, perché vuoi sostenere che stai fermo? Se dicevo: Il mio piede vacilla, la tua misericordia, o Signore, mi aiutava. Fa’ come Pietro, il quale non si fidò delle sue proprie forze. Vide il Signore camminare sopra il mare, tenere cioè sotto i suoi piedi le teste di tutti i superbi di questo mondo (difatti, il suo camminare sopra i flutti gonfi del mare rappresenta il suo incedere sopra la testa dei superbi). E lo stesso fa la Chiesa, poiché in Pietro è rappresentata la Chiesa. Pietro, comunque, non si azzardò a camminare sulle acque fidandosi di se stesso, ma disse: Signore, se sei tu, comandami di venire da te camminando sulle acque. Cristo vi camminava per un potere suo proprio, Pietro vi camminò per il comando del Signore. Disse: Fammi venire da te. Gesù rispose: Vieni! Anche la Chiesa tiene sotto i piedi la testa dei superbi ma, siccome si tratta della Chiesa (la quale porta in sé la debolezza umana) e siccome dovevano avverarsi le parole: Se dicevo: il mio piede vacilla, per questo vediamo Pietro che sceso in mare si turba ed esclama: Signore, sono perduto. Proprio in rispondenza a quanto detto nel salmo: La tua misericordia, Signore, mi aiutava, troviamo narrato nel Vangelo che Gesù gli porse la mano dicendo: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Mt 14,25-31) Meraviglioso è il modo come Dio mette alla prova gli uomini: gli stessi nostri pericoli ci rendono più amabile il nostro liberatore. Osservate infatti come prosegue. Aveva affermato: Se dicevo: il mio piede vacilla, la tua misericordia, o Signore, mi aiutava. Avendolo liberato dai pericoli, il Signore gli è divenuto più amabile, ed esponendo questa dolcezza divina esclama: O Signore, in proporzione con la quantità dei dolori che affliggevano il mio cuore, le tue esortazioni hanno allietata l’anima mia. Molti i dolori, ma molte le consolazioni; dolorose le ferite, ma gustose le medicine.

Finalità e prospettive del dolore umano.


Agostino Salmi 324