Agostino Salmi 142

SUL SALMO 142

142 Ps 142

ESPOSIZIONE

DISCORSO AL POPOLO

499 1. Parlerò alla vostra Carità sul salmo che abbiamo cantato, dicendovi quel che il Signore vorrà suggerirmi. Ieri fu trattato un salmo assai breve ; tuttavia, avendo tempo disponibile, anche di quei pochi versi approfittammo per parlare a lungo e di molte cose. Oggi il salmo è più esteso ; quindi non potremmo dilungarci sui singoli versi, perché non succeda che il Signore ci tolga la possibilità di scorrerlo tutto intero.

Cristo parlava per bocca dei profeti.

2. [v 1.] Ecco il titolo del salmo : Per lo stesso David, quando il suo figlio lo perseguitava. Dai libri dei Re sappiamo che si tratta di fatti realmente avvenuti. Assalonne pretese ergersi a nemico di suo padre e contro di lui intraprese una guerra che fu non solo civile ma addirittura domestica. David, pur nell'abbattimento, non si comportò iniquamente ma si umiliò piamente : ricevette dalle mani del Signore la severa lezione, ne accettò la medicina, non ripagò il male col male ma tenne il cuore preparato a compiere la volontà del Signore (Cf. 15, 14 ss). Per questo merita lodi il David della storia ; ma noi dobbiamo qui riconoscere un altro David, che davvero fu robusto di mano (questo infatti significa la parola " David "), e costui è il nostro Signore Gesù Cristo. In effetti, quegli avvenimenti del passato erano simboli di quanto sarebbe più tardi avvenuto ; né occorre che spendiamo molte parole per rammentarvi cose da voi spesso udite e ottimamente conservate nella memoria. Esaminando dunque il presente salmo, indaghiamo come il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo in questa profezia preannunzi se stesso e come, attraverso i fatti di allora, predica quel ché sarebbe accaduto ai giorni nostri. Chi infatti parlava attraverso i profeti era lui e prediceva se stesso, poiché egli è il Verbo di Dio e, se loro dicevano qualcosa riguardo a questo soggetto, lo dicevano in quanto pieni del Verbo di Dio. Pieni di Cristo, essi annunziavano Cristo e, mentre precedevano colui che più tardi sarebbe venuto, non li abbandonava colui stesso che essi precedevano. Cerchiamo ora di comprendere in che modo Cristo poté essere perseguitato da suo figlio. Aveva infatti dei figli se poteva dire : I figli dello sposo non digiunano mentre lo sposo è con loro ; quando poi lo sposo verrà loro sottratto, allora i figli dello sposo digiuneranno (
Mt 9,15). Figli dello sposo son dunque gli Apostoli, e tra loro ci fu uno che lo perseguitò : Giuda, che era un diavolo. È ormai ovvio che in questo salmo Cristo ci narrerà la sua passione. Ascoltiamolo.

Il capo e il corpo di Cristo.

3. Mi permetto di richiamare ancora una volta la vostra attenzione, non per insegnarvi cose a voi sconosciute ma soltanto per ricordarvi quanto sapete. Il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è il capo del suo corpo, è il mediatore unico fra Dio e l'uomo (Cf. 1Tm 2,5), lui, l'uomo Gesù, nato dalla Vergine e, per così dire, nella solitudine, come abbiamo sentito dall'Apocalisse (Ap 12,5-6). Se parla di solitudine è, a quanto mi sembra, da riferirsi al fatto che lui solo è nato così. Così lo generò la sua Madre, e sua missione sarebbe stata governare il popolo con scettro di ferro. Sua madre poi è la città di Dio del Vecchio Testamento, della quale in un salmo è detto : Cose gloriose sono state dette di te, città di Dio (Ps 86,3). Questa città inizia con Abele, come la città del male inizia con Caino (Cf. Gn 4,8-17). Molti secoli conta quindi questa città di Dio, cui tocca sopportare di continuo le vicissitudini della terra mentre lei spera le cose del cielo. Con altri nomi è chiamata Gerusalemme e Sion. Veramente, di un certo individuo nato nella città di Sion pur essendo lui stesso il fondatore della stessa Sion, parla un salmo che dice : Madre Sion, dirà l'uomo. Quale uomo ? E si è fatto uomo in essa e lui, l'Altissimo, l'ha fondata (Ps 86,5). In poche parole, egli stesso si è fatto uomo in Sion, anzi uomo umile ; eppure, lui stesso in quanto Altissimo, fondò quella città nella quale poi si sarebbe fatto uomo. Ecco perché quella donna era coperta di sole (Cf. Ap 12,1), cioè del sole stesso della giustizia che è ignorato dagli empi, i quali alla fine diranno : Abbiamo dunque smarrito la via della verità, e la luce della giustizia non è brillata per noi e il sole non è sorto per noi (Sg 5,6). Esiste dunque un sole di giustizia che non si leva per gli empi, mentre questo sole [Dio] lo fa sorgere sui buoni e sui cattivi (Cf. Mt 5,45). Quanto a quella donna, era rivestita di sole e portava in grembo un figlio maschio e stava sul punto di partorire. Lo stesso e identico personaggio era dunque colui che aveva fondato Sion e che nasceva in Sion, e quella donna era la città di Dio, protetta dalla luce di colui del quale corporalmente era la madre. Si comprende in tal modo anche perché la luna si trovasse sotto i suoi piedi : era perché lei, con la sua virtù, calcava la condizione mortale d'una carne che cresce e decresce. Riguardo poi al nostro Signore Gesù Cristo, egli è capo e corpo e, dopo essersi degnato di morire per noi, volle anche prestarci la voce per parlare. Ci rese sue membra e, quando parla, talora parla identificandosi con queste membra, mentre altre volte parla a nome proprio, parla da nostro capo. Egli infatti ha da dire delle cose in cui noi non c'entriamo, mentre noi senza di lui non potremmo dire assolutamente nulla. Dice l'Apostolo : Affinché io completi nella mia carne quanto manca ai patimenti di Cristo (Col 1,24). Dice : Affinché io completi quanto manca ai patimenti, non miei ma di Cristo, nella carne, non di Cristo ma mia. Dice : Cristo continua a subire patimenti, non certo nella sua carne con la quale è asceso al cielo, ma nella mia carne che ancora soffre sulla terra. Dice : Cristo subisce patimenti nella mia carne, poiché non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me (Ga 2,20). In effetti, se non fosse vero che Cristo continua a soffrire nella persona delle sue membra, cioè dei suoi fedeli, non si spiegherebbe come mai Saulo potesse qui in terra perseguitare Cristo che ormai sedeva in cielo. Ma c'è di più. Trattando espressamente questo problema, [l'Apostolo] dice : Difatti come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, costituiscono un corpo solo, così è anche Cristo (1Co 12,12). Non dice : Così è Cristo e il [suo] corpo, ma : Un sol corpo con molte membra ; così è anche Cristo. Cristo dunque è la totalità ; e siccome Cristo è la totalità, per questo il Capo dal cielo poteva dire : Saulo, Saulo, perché mi perseguiti ? (Ac 9,4) Ritenete questa verità, fissatevela tenacemente nella memoria, come si conviene a figli cresciuti alla scuola della Chiesa e ben istruiti nella fede cattolica. Sappiate riconoscere Cristo, capo e corpo, e, sempre nei riguardi del medesimo Cristo, riconoscetelo Verbo unigenito di Dio, uguale al Padre. Così facendo, vi renderete conto dell'immensa grazia che vi eleva sino a Dio, se è vero che lo stesso individuo, che è uno col Padre, è voluto diventare uno anche con noi. In che senso è uno col Padre ? Io e il Padre siamo una cosa sola (Jn 10,30). E in che senso è uno con noi ? Eccotelo ! Non dice [la Scrittura] : E nei discendenti, quasi fossero molti, ma [parla] come se si trattasse di uno solo : E nel tuo discendente, che è Cristo (Ga 3,16). Ma qualcuno potrebbe obiettare : Se discendente di Abramo è Cristo, forse che lo siamo anche noi ? Tenete in mente intanto che la discendenza di Abramo è Cristo, per cui, se risulterà che anche noi siamo discendenza di Abramo, si dovrà concludere che anche noi siamo Cristo. Come l'unico corpo ha molte membra, così anche Cristo (Ga 3,27), e ancora : Quanti siete stati battezzati in Cristo siete stati rivestiti di Cristo (Ga 3,29). In realtà, discendenza di Abramo è Cristo, né si può contraddire alle parole dell'Apostolo che sono quanto mai esplicite : E nella tua discendenza, che è Cristo. Osservate che cosa [il medesimo Apostolo] dica a noi : Se voi appartenete a Cristo, siete la discendenza di Abramo. Per questo è grande quel sacramento : I due saranno una sola carne (Gn 2,24). Lo afferma l'Apostolo : Questo sacramento è grande ; io lo dico nei riguardi di Cristo e della Chiesa (Ep 5,32). Cristo e la Chiesa, ecco i due in una sola carne. Riferisci " i due " alla distanza originata della maestà [divina] : sono due ; sicuramente due. Non siamo infatti noi il Verbo, non siamo in principio Dio presso Dio, non siamo colui ad opera del quale furono create tutte le cose (Cf. Jn 1,1 ss). Si arriva però all'elemento " carne " : lì siamo Cristo e noi e lui. Non meravigliamoci quindi all'ascolto dei salmi : il salmista molte cose dice facendo parlare la persona del Capo, mentre altre ne dice dove chi parla sono le membra ; comunque l'insieme di questa totalità parla come se costituisse un'unica persona. Né ti devi meravigliare che i due abbiano una sola voce, se è vero che costituiscono una sola carne.

I nemici interni ed esterni della Chiesa.

4. Giuda, figlio dello sposo, perseguitava lo sposo. Fu questo un caso isolato di allora ovvero è un precedente [storico] che in seguito si sarebbe ripetuto ? In effetti, la Chiesa avrebbe dovuto sopportare in epoche successive molti falsi fratelli, sicché è vero che e adesso e sempre sino alla fine del mondo ci saranno figli che perseguitano quello sposo. Dice infatti : Se mi avesse offeso un nemico, avrei accettato [tali offese], e se colui che mi odiava contro di me avesse detto cose grandi, mi sarei certo nascosto lontano da lui (Ps 54,13). Chi è il nemico ? chi è la persona che mi odia ? È colui che dice : Ma chi vuoi che fosse Cristo ? Cristo fu un uomo ; per quanto volesse vivere, non lo poté e difatti, dicono, eccolo morire non volontariamente ma perché sopraffatto [dai nemici], crocifisso e ucciso. I nemici parlano così. E Cristo [ti] risponde : È un nemico palese, è uno che mi odia, è uno che apertamente mi ha dichiarato guerra. È facile sopportare o anche evitare un nemico di questo genere. Ma come dovrò comportarmi con Assalonne ? come con Giuda ? come con i falsi fratelli ? Quale sarà la mia condotta verso quei figli che, pur essendo cattivi, son sempre figli e che non bestemmiano Cristo, pensando al rovescio di noi, ma insieme con noi adorano Cristo e perseguitano Cristo nella nostra stessa persona ? Di costoro si parla più avanti in quel medesimo salmo, [ove si dice] : Quanto all'altro, cioè colui che mi odiava, era facile sopportarlo o, quanto meno, nascondermi lontano da lui. Da un pagano infatti puoi nasconderti entrando magari in una chiesa. Se al contrario ciò che ti impaurisce lo trovi proprio nella chiesa, dove cercherai di nasconderti ? Ascolta quello che al riguardo ti dice l'Apostolo, che geme per i pericoli causatigli dai falsi fratelli. Dice : Fuori i combattimenti, dentro i timori. Ebbene, se colui che mi odiava contro di me avesse detto cose grandi, mi sarei nascosto, certo, lontano da lui ; ma tu, altro me stesso (2Co 7,5). Lo chiama " altro me stesso ", in quanto in Cristo formavano una cosa sola. Ha dunque la Chiesa sofferenze esterne e sofferenze interne per cui gemere. Gli uni e gli altri però, cioè tanto i nemici di fuori come quelli di dentro, li ritenga veramente suoi nemici, e si ricordi che quelli di fuori è più facile evitarli, mentre sopportare quelli di dentro è cosa notevolmente difficile.

La carità accompagni la scienza.

5. Dica dunque il nostro Signore, dica con noi Cristo, il Cristo totale : Signore, esaudisci la mia preghiera ; porgi l'orecchio alla mia supplica. Esaudisci è lo stesso che porgi l'orecchio. La ripetizione indica conferma. Nella tua verità esaudiscimi, nella tua giustizia. Non intendete a vostro talento le parole : Nella tua giustizia. Con esse infatti si inculca la grazia, sicché nessuno pensi che la giustizia sia una sua conquista personale. In realtà si tratta della giustizia di Dio, e perché tu l'avessi, Dio te ne ha fatto dono. Quanto invece a coloro che si vantano della propria giustizia, cosa dice l'Apostolo ? Eccotelo. Io rendo loro testimonianza - dice - che hanno zelo per Iddio. Parla dei giudei e dice che hanno zelo per Iddio ma non secondo scienza (Rm 10,2). Che vuol dire : Non secondo scienza ? Qual è la scienza che ci insegni come veramente utile ? Forse quella che, essendo sola, altro non fa che gonfiare ? Qual è allora ? Forse quella che, per non essere accompagnata dalla carità, è incapace di edificare ? No ! non è questa, ma un'altra : quella che ha per compagna la carità e per maestra l'umiltà (Cf. 1Co 8,1). Osserva se non sia proprio questa. Dice : Hanno zelo per Iddio ma non secondo scienza. Ci spieghi a quale scienza si riferisca. Ignorando la giustizia di Dio e volendo stabilire la propria, non sono soggetti alla giustizia di Dio (Rm 10,2). Ma chi sono quei tali che vogliono stabilire la propria giustizia ? Coloro che, quando compiono il bene, lo attribuiscono a sé, quando invece compiono il male lo attribuiscono a Dio. Gente completamente pervertita, che allora soltanto potrà raddrizzarsi quando cambierà fondamentalmente indirizzo. Sei un pervertito quando attribuisci a Dio ciò che è male e a te ciò che è bene. Se vuoi essere retto, attribuisci a te il male che compi e a Dio il bene. Eri infatti un empio, né ti sarebbe dato di vivere nella giustizia se non fossi stato reso giusto da colui che giustifica l'empio (Cf. Rm 4,5). Per questo dice : Nella tua verità esaudiscimi, nella tua giustizia, non nella mia, affinché venga trovato in lui privo di ogni mia giustizia, proveniente dalla legge, ma con quella giustizia che è dalla fede (Ph 3,9). Ecco cosa significa : Nella tua giustizia esaudiscimi. Guardando infatti a me stesso, di mio non trovo altro all'infuori del peccato.

Confrontati con la norma suprema, siamo deformi.

6. [v 2.] E non entrare in giudizio col tuo servo. Chi son coloro che vogliono entrare con lui in giudizio se non quei tali che, ignorando la giustizia di Dio, vogliono affermare la propria ? Come mai accadde che noi digiunammo e tu non l'hai visto ; privammo [del necessario] la nostra persona e tu non te ne sei accorto ? (Is 58,3) È come se dicessero : Noi abbiamo adempiuto i tuoi comandi ; perché non ci accordi la ricompensa promessa ? Dio ti risponde : Quel che t'ho promesso lo riceverai ; io te lo darò come sono stato io a darti la possibilità di compiere quelle opere per cui ora ricevi la ricompensa. A questi superbi si rivolge il profeta quando dice : Cosa vi passa per la testa ? contendere con me in giudizio ? Tutti mi avete abbandonato, dice il Signore (Jr 2,29). Come presumete d'intentare a me un processo, elencandomi le vostre giustizie ? Elencatele pure queste vostre giustizie ; io conosco i vostri misfatti. Come farò ad approvare la vostra giustizia, se ho da condannare in voi la superbia ? Molto opportunamente parla invece questo umile fra le membra di Cristo, che dal Capo ha imparato ad essere mite ed umile di cuore (Cf. Mt 11,29). Dice : Non entrare in giudizio con il tuo servo. Non creiamo contrasti ! Non è affatto mia intenzione intentare una causa con te per difendere la mia giustizia e venir convinto da te circa la mia colpevolezza. Non entrare in giudizio con il tuo servo. Perché questo ? perché teme ? In realtà nessun vivente sarà giustificato dinanzi a te. Nessun vivente, naturalmente fra quanti vivono quaggiù nella carne, fra quanti vivono incamminati verso la morte : nessun uomo che vive generato da uomini, nessun superstite di Adamo, nato da Adamo. Chi conduce la vita in quest'ordine di cose potrà, forse, essere giustificato, ma agli occhi suoi, non agli occhi tuoi. Che vuol dire : " Giustificato ai suoi occhi " ? Che può piacere a se stesso, sebbene dispiaccia a te. Agli occhi tuoi, comunque, nessun vivente può essere giustificato. Non entrare dunque, o Signore mio Dio, in giudizio con me. Per quanto infatti io mi senta giusto, se tu dal tuo profondo tiri fuori la norma per misurarmi e mi ci confronti, senz'altro risulterò deforme. Non entrare in giudizio con il tuo servo. Bene con il tuo servo ! Non è cosa che a te convenga intentare una lite con un tuo servo, e nemmeno con un tuo amico. Sta scritto infatti : Dico a voi, miei amici (Lc 12,58), e questo non lo diresti se da servi tu stesso non ci avessi fatti amici. Sebbene tu mi chiami amico io mi professo tuo servo : ho bisogno di compassione, torno dopo essermi dato alla fuga, cerco la pace ; non son degno d'essere chiamato tuo figlio. Non entrare in giudizio con il tuo servo, poiché dinanzi a te non sarà giustificato alcun vivente. Prima della morte non lodare alcun uomo (Si 11,30). Assolutamente, nessun vivente. Ma che dire di quei nobili arieti, gli Apostoli, dei cui figli è detto : Recate al Signore i figli degli arieti (Ps 28,1) ? Uno di loro è Paolo, e proprio Paolo ci attesta che non ha raggiunto la perfezione. Dice : Non che già abbia conseguito [la meta] o sia già perfetto (Ph 3,12). Perché poi, o fratelli, abbiate a convincervi subito [della cosa], [ricordate che] furono proprio gli Apostoli ad imparare [per primi] quella preghiera che noi ripetiamo ; a loro venne data dal celeste Magistrato la norma di ciò che [tutti] dobbiamo chiedere. Disse [loro] : Pregherete così (Mt 6,9) ; e dopo alcune premesse fu esposto quel che avrebbero dovuto ripetere i nostri arieti, i condottieri delle pecore, le membra più qualificate di quel Pastore che vuol radunare tutto intero il gregge. Ebbene, anche a loro fu insegnato di pregare dicendo : Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6,12). Non avrebbero dovuto dire : Ti ringraziamo perché ci hai rimesso i nostri debiti a quel modo che noi li rimettiamo ai nostri debitori, ma : Rimetti come noi rimettiamo. E quando pronunziavano le parole di questa preghiera erano certamente cristiani, anzi già apostoli, poiché in realtà questa preghiera del Signore è propriamente riservata ai fedeli. Se i debiti di cui lì si parla fossero solamente quelli che vengono rimessi mediante il battesimo, le parole : Rimetti a noi i nostri debiti starebbero meglio sulla bocca dei catecumeni. Siano invece gli Apostoli a pronunziare queste parole e a dire : Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. E se si porrà loro la domanda : Ma perché pregate così ? quali sono i vostri debiti ?, ci rispondano : Difatti nessun vivente sarà giustificato dinanzi a te.

500 Resistiamo ai nemici spirituali.

7. [v 3.] Poiché il nemico ha perseguitato la mia anima ha umiliato in terra la mia vita. Osserva come ora si riferisce a noi, osserva il nostro Capo [dire] per noi : Poiché il nemico ha perseguitato la mia anima. Certo, il diavolo perseguitò l'anima di Cristo e lo stesso fece Giuda : perseguitò l'anima del Maestro ; ma anche ai nostri giorni non ha smesso il diavolo di perseguitare il corpo di Cristo, come pure altri Giuda son successi a Giuda [iscariota]. Non mancano quindi motivi per cui anche il corpo [di Cristo] dica : Poiché il nemico ha perseguitato la mia anima, ha umiliato in terra la mia vita. Dice : Ha umiliato in terra la mia vita, mentre in un altro passo aveva detto : Hanno curvato la mia anima (
Ps 56,7). Cosa si propone infatti ogni nostro persecutore se non che, dimenticando la speranza di quel che ci attende in cielo, nutriamo sentimenti terreni e, cedendo al persecutore, attacchiamo il nostro cuore alle cose di quaggiù ? Ovviamente, questi nemici, per quanto è in loro potere, fanno tentativi in questo senso ; ma noi non dobbiamo cadere nel tranello. Valgono infatti per noi le parole : Se siete risorti con Cristo, gustate le cose di lassù dov'è Cristo, assiso alla destra di Dio ; cercate le cose di lassù, non quelle della terra. Siete infatti morti (Col 3,1-3). In effetti, nessun vivente sarà giustificato dinanzi a Dio. Se quindi i nostri nemici o con persecuzione aperta o con insidie occulte fan di tutto per sospingere verso la terra la nostra vita, noi vigileremo contro di loro, per poter ripetere : La nostra dimora è nel cielo (Ph 3,20). Il nemico - dice - ha umiliato la mia vita sulla terra.

Cristo muore per fare la volontà del Padre.

8. Mi hanno confinato in luoghi tenebrosi come i morti del secolo. Più speditamente ascolterete questo verso se vi rifarete al Capo ; nel Capo ne comprenderete più speditamente il senso. Egli infatti morì per noi ma non fu uno dei morti di questo secolo. Chi sono i morti di questo secolo ? e per qual motivo lui non fu uno di questi morti ? Morti di questo secolo son coloro che si sono meritati la morte, nella quale ricevono il compenso della loro iniquità ; son coloro che han contratto la morte per l'appartenenza a una stirpe peccatrice. Ne risuona quella voce che asserisce : Io sono stato concepito nelle iniquità e nei peccati mi ha nutrito nel suo grembo mia madre (Ps 50,7). Lui viceversa venne prendendo la carne da una vergine ; quindi della carne non contrasse la colpevolezza, avendo preso una carne monda e capace di render mondi gli altri. C'era, sì, chi lo riteneva un peccatore e di conseguenza lo annoverava fra i morti di questo secolo, ma lui in un altro salmo poteva dire : Allora ho soddisfatto [il debito] per cose che non avevo rubate (Ps 68,5), e nel Vangelo : Ecco viene il principe di [questo] mondo (Jn 14,30), cioè il dominatore [del regno] della morte, l'ispiratore di ogni opera cattiva, l'esecutore della pena [meritata peccando]. Viene dunque costui - diceva - ma in me non troverà nulla (Jn 14,30). Cosa vuol dire : In me non troverà nulla ? Nessuna colpa, nessun motivo per cui io debba morire. Ma affinché tutti sappiano - diceva ancora - che io faccio la volontà del Padre mio, levatevi, andiamocene da qui (Jn 14,31). E voleva dire : Se muoio, è per fare la volontà del Padre mio ; non che io sia reo di morte. Non ho fatto nulla per cui debba morire, ma faccio in modo di morire, affinché per la morte dell'innocente siano liberati coloro che meritavano di morire. Mi hanno confinato in luoghi tenebrosi, press'a poco nel mondo sotterraneo, nel sepolcro o anche nella stessa passione. [Collocarono] come i morti di questo secolo colui che dice : Son diventato come un uomo privo di aiuto, libero tra i morti (Ps 37,5). Che significa : Libero ? e perché : Libero ? Perché servo del peccato è colui che commette il peccato (Cf. Jn 8,34). Ora lui non ci avrebbe sciolti dai legami del peccato se lui stesso non ne fosse stato libero. Essendo libero, uccise la morte, legò il vincolo [della morte], prese prigioniero il popolo degli imprigionati. Questo, quando lo collocarono in luoghi tenebrosi quasi che si fosse trattato dei morti di [questo] secolo.

9. [v 4.] Dice : E il mio spirito in me ha sofferto ansietà. Ricordate : La mia anima è triste fino alla morte (Mt 26,38). Notate come unica sia la voce ; ma forse che non appare evidente il passaggio dal capo alle membra e dalle membra al capo ? Dice : Il mio spirito ha in me sofferto ansietà. Vi riconosciamo quel La mia anima è triste fino alla morte (Cf. Ph 3,21). Ma anche in quell'occasione eravamo presenti noi. Egli aveva assunto in se stesso la forma del nostro corpo miserabile e l'aveva modellata sull'immagine del suo corpo glorioso. Così il nostro uomo vecchio fu confitto alla croce insieme con lui (Cf. Rm 6,6). In me il mio cuore è conturbato. Dice : In me, non negli altri. Gli altri infatti mi abbandonarono, e perfino i miei fedelissimi se la svignarono. Vedendomi morire, mi credettero qualcosa di diverso [da ciò che realmente ero] e furono superati dal ladrone, in quanto lui credette, gli altri non ressero [alla prova] (Cf. Lc 23,40).

Dio ci ha dato l'esistenza e ci dona la giustizia.

10. [v 5.] Adesso si passa alle membra. Mi son ricordato dei giorni antichi. Forse che a ricordarsi di questi giorni antichi è stato colui che creò tutti i giorni ? Ma a parlare qui è il corpo : parla ogni uomo giustificato dalla grazia del Signore e a lui unito intimamente mediante la carità e l'umiltà devota. Parla e dice : Mi son ricordato dei giorni antichi ; ho meditato su tutte le tue opere. Tu infatti hai creato buone tutte le cose e nulla avrebbe l'esistenza se non l'avesse ricevuta da te. Contemplo lo spettacolo del mondo da te creato : guardando l'opera ne ricerco l'artefice ; guardando le varie creature dell'universo ne ricerco il creatore. Perché questo ? Che senso ha tutto questo, se non far capire all'uomo che, quanto ha in sé di buono, è stato creato da lui ? Si evita così l'inconveniente di misconoscere la giustizia di Dio e di voler affermare la propria, col risultato di non essere soggetti alla giustizia di Dio (Cf. Rm 10,3), e ci si adegua alla parola detta antecedentemente : Nella tua verità e nella tua giustizia (Ps 142,1). Quindi, in tutte le opere di Dio e nella contemplazione di tali opere inserisce il richiamo alla grazia di Dio, inculca la grazia, si gloria per aver trovato la grazia : quella grazia per la quale siamo stati salvati gratuitamente, poiché è incontestabile che siamo stati salvati gratuitamente. Cosa ti glori dunque della tua giustizia ? cosa ti gonfi misconoscendo la giustizia di Dio ? Hai forse sborsato qualcosa per ottenere la salvezza ? E per essere uomo, forse che hai sborsato qualcosa ? Volgi dunque lo sguardo all'artefice della tua vita, all'autore della tua natura, della tua giustizia e della tua salvezza. Medita gli interventi delle sue mani, e ti renderai conto che anche la tua giustizia è opera delle sue mani. Ascolta al riguardo l'insegnamento dell'Apostolo. Dice : Non [è] dalle opere, affinché nessuno se ne glori (Ep 2,9). Non abbiamo dunque opere buone ? Certo che le abbiamo, ma nota cosa aggiunge. Dice : Di lui infatti siamo creazione (Ep 2,10). Sì, di lui siamo creazione. Ora, menzionando questa creazione, voleva forse riferirsi alla nostra natura per la quale siamo uomini ? No di sicuro ; parlava delle opere. Infatti diceva : Non [è] dalle opere, affinché nessuno se ne glori. Ma non lavoriamo di fantasia ! lasciamolo proseguire : Di lui infatti siamo creazione, [in quanto] creati in Cristo Gesù per le opere buone (Ep 2,10). Non credere dunque che tu possa compiere qualche opera se non per quel tanto che sei cattivo. Sepàrati quindi da ciò che tu compi e volgiti all'opera di colui che ti ha creato. Lui ti ha dato la forma ; sia pertanto lui a restaurare questa forma che un giorno ti aveva data e che tu avevi guastata. Fu infatti opera di Dio l'avere tu avuto l'esistenza ; ugualmente è opera sua che tu sia buono, se davvero sei buono. Dice : Con timore e tremore operate la vostra salvezza (Ph 2,12). Se siamo noi ad operare la nostra salvezza, perché operarla con timore e tremore, essendo in nostro potere quel che dobbiamo operare ? Ascolta perché occorrano timore e tremore. È Dio infatti colui che opera in voi e il volere e l'operare secondo la buona volontà (Ph 2,13). Per questo ci comporteremo con timore e tremore, perché al nostro artefice piaccia agire in noi, scesi in fondo alla valle. Egli infatti, che giudica le genti e restaura le macerie, in tal modo opererà in noi divenuti come mura abbattute. Ho meditato sugli interventi delle tue mani. In conclusione, ho veduto e mirato bene le tue opere, e mi son persuaso che nessun bene può essere in noi se non lo compi tu, nostro creatore.

11. [v 6.] Per tuo dono vidi che ogni elargizione di massimo pregio e ogni dono perfetto viene dall'alto, scende dal Padre di ogni luce presso il quale non c'è mutamento né oscuramento, sia pur temporaneo (Cf. Jc 1,17). E allora cosa feci ? Vedendo tutto questo, volsi le spalle alle opere cattive da me compiute e in me esistenti e protèsi le mie mani a te. Dice : Protèsi a te le mie mani ; l'anima mia [era] dinanzi a te come terra senz'acqua. Par che dica : Irrorami affinché produca buon frutto. Chi infatti dà la dolcezza per cui la nostra terra produce il suo frutto è il Signore (Cf. Ps 84,13). Protesi le mie mani a te ; l'anima mia [era] dinanzi a te, non dinanzi a me, come terra senz'acqua. Posso aver sete di te, non posso irrigare me stesso. La mia anima [era] dinanzi a te come terra senz'acqua, perché l'anima mia aveva sete del Dio vivente (Cf. Ps 41,3). Quando andrò [da lui] se non quando lui verrà a me ? La mia anima ha sete del Dio vivente, perché la mia anima [è] dinanzi a te come terra senz'acqua. Il mare è immenso e dilaga con le sue onde ; è sterminato e solleva flutti, ma è amaro. L'acqua fu separata e apparve nella sua aridità l'anima mia (Cf. Gn 1,9). Irrorala poiché è dinanzi a te come terra senz'acqua.

Necessità dello Spirito Santo per la crescita spirituale.

12. [v 7.] Prontamente esaudiscimi, Signore. Se sono così assetato, che motivo c'è di farmi aspettare ? Forse perché la mia sete divenga più ardente ? Tu rimandavi ad altro tempo la pioggia affinché io la accogliessi e me ne inzuppassi, e non rigettassi l'acqua con cui venivi a bagnarmi. Se questo era il motivo del tuo differire, dammela pure perché ora la mia anima [è] dinanzi a te come terra senz'acqua. Esaudiscimi prontamente, Signore ; il mio spirito è venuto meno. Mi riempia il tuo spirito perché il mio spirito è venuto meno. Essendo venuto meno il mio spirito, per questo esaudiscimi prontamente. Sono ormai diventato povero di spirito ; rendimi beato nel regno dei Cieli (Cf. Mt 5,3). Finché infatti in qualcuno vive il suo proprio spirito, è superbo e con questo suo spirito si solleva contro Dio. Che a lui succeda quel beneficio altrove descritto : Toglierai il loro spirito e verranno meno e torneranno alla loro polvere (Ps 103,29), affinché confessando dicano : Ricordati che siamo polvere (Ps 102,14). Se diranno : Ricordati che siamo polvere, dovranno anche dire : L'anima mia [è] dinanzi a te come terra senz'acqua. C'è infatti una terra così priva di acqua come la polvere ? Ma tu, esaudiscimi prontamente, Signore irrorami, consolidami, affinché non sia polvere ché il vento sospinge qua e là sulla terra (Cf. Ps 1,4). Prontamente esaudiscimi, Signore ; è venuto meno il mio spirito. Non si prolunghi la mia miseria ! Tu hai a me sottratto il mio spirito affinché, venuto meno e cambiato in polvere, ti dicessi : L'anima mia [è] dinanzi a te come terra senz'acqua. Fa' dunque anche quel che il medesimo salmo soggiunge : Manderai il tuo spirito e saranno creati e rinnoverai la faccia della terra (Ps 103,30). Se pertanto s'è effettuata in Cristo la nuova creatura, è segno che le cose vecchie son passate (Cf. 2Co 5,17). Son passate insieme con il loro spirito ; nel tuo spirito tutto si è rinnovato.

Che il Signore non distolga da noi il suo volto.

501 13. Non rivolgere da me la tua faccia. La volgesti lontano da me quando ero superbo, poiché ci fu un tempo in cui abbondavo [di cose mie] e nella mia abbondanza ero pieno di orgoglio. Un tempo infatti io nella mia abbondanza dissi : Non sarò smosso in eterno (Ps 29,7). Dissi che non sarei smosso quando mi trovavo nella mia abbondanza, ma dissi questo perché non conoscevo la tua giustizia e pretendevo d'affermare una mia giustizia (Cf. Rm 10,3) ; tu invece, Signore, per tua volontà hai conferito vigore alla mia dignità (Ps 29,8). Nella mia abbondanza dissi : Non sarò smosso ; invece ogni cosa di cui abbondavo mi proveniva da te. E per dimostrarmi che derivava proprio da te, hai distolto la tua faccia da me e io ne sono stato sconvolto. Avendo tu allontanato la tua faccia [da me], io caddi nel turbamento, il mio spirito assaporò l'angoscia e il mio cuore si turbò. Questo, quando tu allontanasti da me il tuo volto e io divenni dinanzi a te come terra senz'acqua. Non volger quindi, il tuo volto [lontano da me]. Me ne privasti quando fui superbo, ora che son umile restituiscimelo. Non volger quindi il tuo volto [lontano da me], poiché se lo volgi lontano, sarò simile a coloro che scendono nella fossa. Che significa : A coloro che scendono nella fossa ? Il peccatore, giunto al più profondo dei mali, diviene sprezzante (Pr 18,3). Scendono nella fossa coloro che non riescono a confessare, mentre il rovescio è descritto nelle parole : Non chiuda sopra di me il pozzo la sua bocca (Ps 68,16). La Scrittura dà il nome di fossa a quell'abisso nel quale giunto il peccatore diviene sprezzante. Che vuol dire : Diviene sprezzante ? Non crede più ormai nemmeno alla Provvidenza, o, se crede che ce ne sia, non ritiene di interessarla. Si propone di peccare sfrenatamente e di correre a briglie sciolte, senza speranza di perdono, nella via dell'iniquità. Non dice : Tornerò a Dio, affinché Dio torni in me, né fa caso alle parole : Convertitevi a me e io tornerò a voi (Ml 3,7), perché, giunto nel profondo del male, è divenuto sprezzante. Dice infatti [la Scrittura] : Da chi è morto, come da chi non esiste, esula la confessione (Si 17,26). Pertanto, non rivolgere da me la tua faccia, perché io non sia simile a chi scende nella fossa.

14. [v 8.] Fa' che senta fin dal mattino la tua misericordia, perché in te ho sperato. Ecco, sono nella notte ; ma spero in te finché non sia passata l'iniquità della notte (Cf. Ps 56,2). Abbiamo infatti - come dice Pietro - ancora più sicuro il messaggio profetico al quale fate bene a volgere lo sguardo come a lucerna che risplenda in luogo caliginoso, finché non splenda il giorno e la stella del mattino non sorga nei vostri cuori (2 Pt 2P 1,19). Chiama quindi mattino il periodo che succederà alla fine del mondo, quando ci sarà dato vedere ciò che nel tempo abbiamo creduto. Per questo dice : Al mattino esaudirai la mia voce ; al mattino starò accanto a te e contemplerò (Ps 5,4-5). Fa' che senta fin dal mattino la tua misericordia, perché in te ho sperato. Se infatti speriamo cose che non vediamo, le aspettiamo con pazienza (Cf. Rm 8,25). La notte esige pazienza, il giorno arrecherà letizia. Fa' che senta fin dal mattino la tua misericordia, perché in te ho sperato.

Prepararsi alla venuta del Signore.

15. Ma cosa [faremo] quaggiù finché non giunga quel mattino ? Non basta infatti tener desta la speranza in quel mattino ; occorre anche fare qualcosa. Perché questa necessità di fare qualcosa ? Lo si dice in un altro salmo : Nel giorno della mia tribolazione ho cercato Dio (Ps 76,3). Cercai Dio quand'era, diciamo così, per me notte. E come lo cercasti ? Con le mie mani di notte dinanzi a lui, e non sono stato deluso. Occorre, durante questa notte, cercare Dio con le mani. Che significa : Con le mani ? Con le opere buone. Dinanzi a lui. Cioè : Quando fai l'elemosina, non suonare la tromba, e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne ricompenserà (Mt 6,2). Occorre, in una parola, sperare il mattino e con questa speranza sopportare la notte, perseverando nella pazienza finché non splenda il giorno. E nel frattempo cosa si dovrà compiere ? Riuscirai forse con le tue forze a realizzare alcunché e in virtù di queste opere meriterai di giungere al mattino ? O Signore, fammi conoscere la via che debbo imboccare. Per questo ha acceso la fiaccola profetica ; per questo ha inviato lo stesso nostro Signore, racchiuso - diciamo così - nel vaso d'argilla della carne, tanto che poteva dire : S'è seccato come un coccio il mio vigore (Ps 21,16). Cammina alla luce della profezia, cammina seguendo la lucerna delle realtà future che ti sono state preannunziate, cammina al seguito delle parole di Dio. Non vedi ancora il Verbo che era in principio, Dio presso Dio (Cf. Jn 1,1) ; cammina seguendo la natura del servo e giungerai alla natura del padrone. O Signore, fammi conoscere la via che debbo imboccare, poiché a te ho elevato la mia anima. L'ho elevata a te, non contro di te. Presso di te c'è la fonte della vita (Cf. Ps 35,10), e io ho elevato a te la mia anima, come chi avvicina la brocca alla fonte. Riempimi dunque, poiché a te ho elevato la mia anima.

I nemici spirituali. La sorte di Giuda.

16. [v 9.] Liberami dai miei nemici, Signore, poiché presso di te mi sono rifugiato. Un giorno fuggii da te, ma ora mi sono rifugiato presso di te. In effetti, Adamo fuggì dalla presenza di Dio e si nascose fra gli alberi del paradiso (Cf. Gn 3,8). Parlando di lui si dice nel libro di Giobbe : Come il servo che fugge dal suo padrone e segue le ombre (Jb 7,2). Fuggì dalla presenza del suo Signore e finì nell'ombra : fu infatti ombra ciò che raggiunse fuggendo fra gli alberi del paradiso. Guai a lui se fosse rimasto nell'ombra ! Sarebbero state per lui le parole : Ogni cosa è passata come ombra (Sg 5,9). Liberami dai miei nemici. Non mi riferisco qui a nemici uomini ; la nostra lotta non è contro la carne e il sangue (Ep 6,12). Ma allora contro chi ? Contro i principi e le potenze che reggono il mondo (Ep 6,12). Quale mondo ? Non il cielo e la terra, poiché non è di loro dominio ciò che essi non hanno creato. Reggono il mondo, ma quale mondo ? Il mondo di queste tenebre (Ep 6,12). Quali tenebre ? Certamente i malvagi. Un tempo infatti eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore (Ep 5,8). Reggitori del mondo, di queste tenebre, coloro che dominano sugli iniqui. È contro costoro che dovete lottare. Grande battaglia vi si para dinanzi : vincere un nemico invisibile. Contro i reggitori di questo mondo, di queste tenebre (Ep 6,12), Cioè il diavolo e i suoi angeli. Non quindi coloro che esercitano il potere in quel mondo di cui è detto : E il mondo fu fatto ad opera di lui (Jn 1,10), ma in quell'altro mondo di cui si dice : E il mondo non lo riconobbe. Liberami dai miei nemici, Signore, poiché presso di te mi sono rifugiato. Dai miei nemici : non da Giuda, ma da colui che invase il cuore di Giuda. Giuda lo vedo e lo sopporto, l'altro non lo vedo ma lo sconfiggo. Ecco Giuda : prese il boccone e satana entrò in lui (Cf. Jn 13,27), affinché il nostro David fosse perseguitato dal suo stesso figlio. Quanti Giuda son posseduti da satana, e ricevono indegnamente il boccone di pane a loro condanna ! Chi infatti mangia e beve indegnamente [a quella mensa] si mangia e beve la propria condanna (Cf. 1Co 11,29). Non che sia cosa cattiva quel che vien dato ma, dandosi a chi è cattivo una cosa buona, gli vien data a condanna. Non può essere un bene ricevere male ciò che è buono. Pertanto, liberami dai miei nemici poiché presso di te mi sono rifugiato. Dove infatti mi sarei dovuto rifugiare ? Dove andrò lontano dal tuo spirito ? Se salirò in cielo, lì tu ci sei ; se scenderò nell'inferno, sei presente. Cos'altro rimane ? Se prenderò le mie penne come colomba e volerò fin nelle estremità del mare - per abitare cioè mediante la speranza nella fine del mondo -, anche lì è la tua mano che mi ci accompagna e la tua destra che mi ci conduce (Ps 138,7-10). Liberami dai miei nemici poiché presso di te mi sono rifugiato, Signore.

Efficacia e necessità della grazia.

17. [v 10.] Insegnami a fare la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio. O confessione, o ammonimento [salutare] ! Dice : Poiché tu sei il mio Dio. Correrò da un altro perché, mi riformi se è stato un altro a formarmi. Ma tu sei il mio tutto, poiché tu sei il mio Dio. Cercherò un padre per ottenere l'eredità ? Tu sei il mio Dio : non solo quindi colui che mi dona l'eredità ma colui che costituisce l'eredità stessa. Il Signore è la porzione della mia eredità (Ps 15,5). Cercherò un padrone per il riscatto ? Tu sei il mio Dio. Cercherò un patrono per la liberazione ? Tu sei il mio Dio. E finalmente, voglio essere una nuova creatura dopo essere stato già una prima volta creato ? Tu sei il mio Dio : tu il mio creatore, che col tuo Verbo mi creasti e con lo stesso Verbo mi hai ricreato. Mi creasti col tuo Verbo esistente presso di te, mi hai ricreato con lo stesso Verbo fattosi carne per amore nostro. Orbene, insegnami a fare la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio. Se tu non mi farai da maestro, io seguirò la mia volontà e il mio Dio si allontanerà da me. Insegnami a fare la tua volontà poiché tu sei il mio Dio. Insegnami. Non è infatti possibile che tu sia il mio Dio e io sia il mio maestro. Notate come venga sottolineata la necessità della grazia ! Tenetelo a mente, imprimetevelo nella memoria e che nessuno ve lo cacci dal cuore, se non volete avere, verso Dio, uno zelo non guidato da scienza, se non volete essere di quelli che, misconoscendo la giustizia di Dio e volendo affermare la propria, non sottostanno alla giustizia di Dio (Cf. Rm 10,2-3). Vi son certo note queste parole dell'Apostolo. Quindi dite pure col salmo : Insegnami a fare la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio.

Meriti dell'uomo e gratuità della grazia.

18. [vv 10-12.] Il tuo Spirito buono, non il mio spirito cattivo, il tuo Spirito buono mi condurrà nella terra piana. Il mio spirito cattivo mi condusse infatti nella terra della perversione, e cosa ci guadagnai ? Se non ci fosse stato il tuo aiuto, quali opere buone da me compiute avrei potuto mettere in conto per ottenere, ed esserne degno, che il tuo Spirito buono mi conducesse nella terra della rettitudine ? Quali mie opere e quali miei meriti ? Per amore del tuo nome, Signore, mai darai la vita. Osservate con tutto il vigore che potete come venga inculcata la grazia per la quale gratuitamente avete conseguito la salvezza. Per amore del tuo nome, Signore, mi darai la vita. Non a noi, Signore, non a noi ma al tuo nome dà gloria (Cf. Ps 113,9). Per amore del tuo nome, Signore, mi darai la vita. Nella tua giustizia, non nella mia. Non perché io abbia meritato qualcosa ma perché tu hai avuto compassione di me. Se infatti io avessi voluto far mostra dei miei meriti, da te non avrei meritato altro che il supremo castigo. Tu però strappasti via i miei meriti e li sostituisti con i tuoi doni. Per amore del tuo nome, Signore, mi darai la vita. Nella tua giustizia libererai la mia anima dalla tribolazione e nella tua misericordia condurrai al supplizio i miei nemici. E disperderai tutti coloro che tormentano la mia anima, poiché io sono tuo servo.


Agostino Salmi 142