Agostino Salmi 11831

SULLO STESSO SALMO 118

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DISCORSO 30

Chi si umilia sarà esaltato.

1. [v 153.] Nessuno che appartenga al corpo di Cristo può considerare a sé estranea la voce con cui si apre il brano del salmo che ora ci accingiamo ad esporre. In realtà, chi parla così è l’intero corpo di Cristo, situato nelle bassure della condizione mortale. Dice infatti : Guarda alla mia miseria e liberami, perché la tua legge non ho dimenticato. Ad essere esatti, in queste parole non possiamo intendere altra legge divina se non quella per cui fu stabilito che chiunque si esalta sia umiliato e chiunque si umilia sia esaltato (Cf.
Lc 14,11 Lc 18,14). Pertanto il superbo viene avviluppato nel male perché ne risulti umiliato, l’umile viene sottratto al male sicché ne è esaltato.

2. [v 154.] Dice : Giudica la mia causa e riscattami. È, in certo qual modo, la ripetizione dell’idea precedente. Quel che là suonava : Guarda alla mia miseria, qui è lo stesso che : Giudica la mia causa ; e quel che prima diceva : Liberami, qui lo si ripete con : E riscattami. Al rimanente della prima frase : Perché la tua legge non ho dimenticato, corrisponde nella successiva : A motivo del tuo detto rimettimi in vita. Questo detto è infatti la legge di Dio, che il salmista non ha dimenticato perché nella umiliazione voleva essere esaltato, e in tale glorificazione rientra quel che egli chiede, cioè essere vivificato, poiché la gloria dei santi è la vita eterna.

Dio distributore munifico e giusto di doni.

3. [v 155.] Dice : Lungi dai malvagi è la salvezza, perché le vie della tua giustizia non hanno cercato. Ma, di un po’ ! a chi spetta fare la cernita per cui tu osi asserire : Lungi dai malvagi la salvezza ? Chi ti separa dal novero dei peccatori, sicché la salvezza non è lontana da te ma presso di te ? Ecco cosa ti separa : Tu hai fatto ciò che loro si sono rifiutati di fare ; hai cioè avuto a cuore le vie della giustizia di Dio. Ma che cosa hai tu che non l’abbia ricevuto ? (Cf. 1Co 4,7) Non sei forse tu colui che poco fa esclamavi : Ho gridato con tutto il mio cuore : Ascoltami, o Signore ; ricercherò le vie della tua giustizia (Ps 118,145) ? Il dono quindi di cercare la legge di Dio l’hai ottenuto da colui che avevi invocato. È lui dunque che ti segrega da quegli altri che, per non aver ricercato le vie della giustizia di Dio, non conseguono la salvezza.

4. [v 156.] Anche il salmista si è accorto di questa verità. Anzi, io stesso non l’avrei vista se non avessi avuto i suoi occhi, se non fossi stato in lui. Queste parole sono infatti del corpo di Cristo, di cui noi siamo le membra. L’ha visto - ripeto - ed ecco perché subito continua : Le tue misericordie sono molte, o Signore. In realtà anche il poter ricercare le vie della tua giustizia rientra nell’ambito della tua multiforme misericordia. Secondo il tuo giudizio rimettimi in vita. So infatti che nemmeno il tuo giudizio m’incoglierà senza che l’accompagni la tua misericordia.

La schiera gloriosa dei Martiri di Cristo.

5. [v 157.] Molti sono coloro che mi perseguitano e mi affliggono, ma dalle tue testimonianze non ho deviato. Sono cose avvenute. Le sappiamo, le commemoriamo, le tocchiamo con mano. La terra intera fu imporporata del sangue dei martiri. Il cielo fiorisce di corone dei martiri ; le chiese sono adorne delle memorie dei martiri ; il calendario si illustra di giorni natalizi dei martiri ; si moltiplicano le guarigioni avvenute per merito dei martiri. Come mai tutto questo, se non perché si è ormai adempiuto quanto era stato predetto nei confronti di quest’uomo sparso su tutta la terra ? Si sono adempiute cioè le parole : Molti sono coloro che mi perseguitano e mi affliggono, ma dalle tue testimonianze non ho deviato. Sono fatti che constatiamo, e ne ringraziamo il Signore nostro Dio. Difatti tu, o uomo, tu stesso in un altro salmo dicevi : Se il Signore non fosse stato con noi, forse ci avrebbero inghiottiti vivi (Ps 123,2). Ecco perché non ti allontanasti dalle sue testimonianze e giungesti alla palma della chiamata divina pur trovandoti in balia dei molti nemici che ti perseguitavano e affliggevano.

433 Debolezza di alcuni perseguitati.

6. [v 158.] Dice : Ho visto gli insensati e me ne struggevo, o, come recano altri codici : Ho visto coloro che non osservavano il patto. Così infatti legge la maggior parte [dei codici]. Ebbene, chi sono coloro che non hanno osservato il patto, se non quei tali che, non riuscendo a sopportare le vessazioni dei numerosi persecutori, si allontanarono dalle testimonianze di Dio ? In questo infatti sta il patto : che venga coronato solo chi ha vinto. Ora a tale patto non sono stati fedeli coloro che, non resistendo al furore della persecuzione, hanno rinnegato le testimonianze di Dio e se ne sono allontanati. Il salmista li vedeva e se ne struggeva, poiché li amava. Aveva, cioè, lo zelo buono : quello zelo che viene dall’amore, non dall’astio. In che senso poi avessero mancato al patto, lo precisa in quel che aggiunge : Difatti i tuoi detti non hanno custodito. In effetti li rinnegarono quando vennero a trovarsi nella prova.

7. [v 159.] Egli si sente diverso da loro ; eccolo quindi presentarci le sue commendatizie con queste parole : Vedi che i tuoi comandamenti io ho amato. Non dice : “ lo non ho rinnegato le tue parole o testimonianze, come erano costretti a fare i martiri, e quando si rifiutavano avevano a subirne atrocissimi tormenti”. Ma descrive la radice da cui provengono i frutti di ogni martirio, poiché, se io dessi alle fiamme il mio corpo, ma non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla (Cf.
1Co 13,2). Ora è questa carità che inculcano le parole del salmo : Vedi che i tuoi comandamenti io ho amato. In seguito ne richiede il premio : O Signore, nella tua misericordia rimettimi in vita. I nemici uccidono, tu dammi la vita. Ma se è in forza della misericordia che si domanda il premio, accordare il quale è compito della giustizia, quanto più abbondante non sarà stata la misericordia che venne elargita per conseguire quella vittoria alla quale si tributa il premio ?

8. [v 160.] Dice : Principio delle tue parole è la verità e in eterno sono tutti i giudizi della tua giustizia. E vuol dire : Le tue parole procedono da verità e quindi sono veraci ne’ ingannano alcuno. Tali appunto quelle parole che predicono la vita al giusto e la pena all’empio. Ed esse sono gli eterni giudizi della giustizia divina.

SULLO STESSO SALMO 118

11832 Ps 118

DISCORSO 31

I pubblici poteri ingiustamente perseguitarono i Cristiani.

1. [v 161.] Sappiamo quali persecuzioni abbia subito da parte dei re della terra il corpo di Cristo, cioè la santa Chiesa. Riconosciamo quindi la sua voce nelle parole che qui dice : I principi mi hanno perseguitato senza ragione, ma delle tue parole ha avuto paura il mio cuore. Che nocumento infatti avevano recato ai regni terreni i Cristiani, ai quali dal loro Re era stato promesso il regno dei cieli ? Che nocumento - dico - avevano recato ? Forse che il Re [divino] aveva vietato ai suoi soldati di pagare i tributi e di rendere gli onori dovuti ai sovrani terreni ? Non aveva invece risposto ai Giudei che macchinavano tali calunnie contro di lui : Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio (Mt 22,21) ? Non aveva lui personalmente pagato il tributo, prendendo la moneta dalla bocca del pesce (Mt 17,23-26) ? Lo stesso il suo precursore. Quando certi soldati del regno di questo mondo andarono a domandargli cosa dovessero fare per conseguire la salute eterna, non rispose : “Svestite la divisa, buttate via le armi, abbandonate il vostro re, e così potrete essere soldati del Signore”. Disse invece : Astenetevi da ogni vessazione e da ogni calunnia, e accontentatevi della vostra paga (Lc 3,14). Non diversamente uno dei suoi soldati, anzi uno dei prediletti fra i componenti il suo seguito. Parlando ai suoi commilitoni e, per così dire, ai tributari di Cristo diceva : Ogni persona sia sottoposta, alle autorità superiori. E un po’ più avanti : Date a tutti ciò che è loro dovuto : a chi il tributo il tributo, a chi il dazio il dazio, a chi il timore il timore, a chi l’onore l’onore. Non abbiate con alcuno altro debito all’infuori di quello di amarvi scambievolmente (Rm 13,1 Rm 13,7-8). Non comandò egli ancora che la Chiesa dovesse pregare per gli stessi sovrani (Cf. 1Tm 2,2) ? Quale fu, dunque, l’offesa che ad essi recarono i Cristiani ? Quale il debito che essi non soddisfecero ? A quale ossequio mancarono nei riguardi dei re della terra ? Non vi è dubbio : fu senza alcun motivo che i re della terra perseguitarono i Cristiani. Ma nota le parole aggiunte dal salmo : E delle tue parole ha temuto il mio cuore. Anche i persecutori usavano parole di minaccia : Ti mando in esilio, ti proscrivo, ti uccido, ti lacero con gli uncini, ti brucio, ti do in pasto alle fiere, ti dilanio le membra ma le tue parole mi facevano ancor più paura : Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono fare altro ; temete piuttosto chi ha la potestà di far perire nella geenna anima e corpo (Mt 10,28). Di fronte a queste tue parole il mio cuore ha temuto, e così non ho badato all’uomo che mi perseguitava e ho vinto il diavolo che voleva sedurmi.

2. [v 162.] Successivamente prosegue : Gioirò a motivo dei tuoi detti, come chi abbia trovalo una gran preda. Con queste parole egli vinse coloro di cui aveva avuto paura. Ai vinti, poi, si è soliti strappare le spoglie, come venne vinto e spogliato colui del quale nel Vangelo è detto : Nessuno può entrare nella casa dell’uomo forte e far bottino delle sue spoglie, senza aver prima legato l’uomo forte (Mt 12,29). Quanto alle spoglie, ne sono state ricavate molte : ciò è avvenuto allorché, ammirando la pazienza dei martiri, gli stessi persecutori hanno abbracciato la fede, e coloro che macchinavano di ledere il nostro Re maltrattando i suoi soldati sono stati viceversa conquistati da lui. Se pertanto uno desidera non soccombere nella lotta e per questo teme la parola di Dio, esulterà vittorioso, e motivo dell’esultanza sarà proprio la parola di Dio.

Amore e timore di Dio.

3. [v 163.] Il salmista ha avuto un certo timore per la parola di Dio ; non per questo però noi dobbiamo pensare che in lui si sia insinuato dell’odio per la stessa parola. Egli infatti ha già detto : Ho esultato a motivo dei tuoi detti, parole che non avrebbe pronunciate se avesse provato dell’odio ; inoltre, continuando, ecco cosa dice : L’iniquità ho avuto in odio e ho aborrito, ma la tua legge ho avuto cara. Insomma, il timore derivato in lui dalle parole divine non produsse dell’odio per le stesse parole ma ne conservò intatto l’amore. Identica cosa sono infatti la legge di Dio, le sue parole e la sua rivelazione. Impossibile, dunque, che a causa del timore venga a distruggersi l’amore, quando quel timore è un timore casto. Così i genitori vengono dai figli bennati nello stesso tempo e amati e temuti ; così una moglie casta teme e ama insieme suo marito : teme d’esserne privata e ama nel possederlo. Se quindi un padre uomo e un coniuge uomo può essere insieme amato e temuto, molto più dovrà esserlo il Padre nostro che sta nei cieli (Cf. Mt 6,9) e quello Sposo che supera in bellezza tutti i figli degli uomini : una bellezza non carnale ma risultante da virtù [divina] (Cf. Ps 44,3). Chi sono infatti gli innamorati della legge di Dio, se non coloro che amano lo stesso Dio ? E che gravame potrebbe recare ai figli buoni una legge imposta dal padre ? O sarà forse un gravame se egli castiga colui che ama e flagella ogni figlio che accoglie (Cf. He 12,6) ? Comunque, chi respinge tali misure decise [dal Padre] non ne otterrà le promesse. Si lodino dunque le decisioni del Padre, anche se comportano flagelli, se del Padre si amano i premi promessi.

Il numero “sette” indica totalità.

4. [v 164.] Così esattamente si comporta colui che dice : Sette volte al giorno ti ho lodato per i giudizi della tua giustizia. Le parole : Sette volte al giorno, significano “ sempre ”. Infatti il numero sette sta di solito ad indicare la totalità. Così ai sei giorni in cui Dio operò ne fu aggiunto un settimo di riposo (Cf. Gn 2,2) ; così l’intero arco del tempo si dispiega nel corso e ricorso dei sette giorni. Né per altro motivo fu detto : Sette volte cade il giusto e sette volte risorgerà (Pr 24,16). Cioè : non va in perdizione il giusto, anche se viene umiliato con ogni sorta di cadute, purché egli non trasgredisca la legge (nel qual caso non sarebbe più giusto). Si dice : Cade sette volte, per indicare tutte le svariate prove che l’affliggono e dinnanzi agli uomini sembrano schiantarlo ; ma l’aggiunta : Risorgerà sta ad indicare che da tutte quelle tribolazioni egli trae profitto. La frase con cui nel libro citato prosegue il discorso illustra a sufficienza la precedente. Vi si dice : Al contrario gli empi saranno fiaccati per i loro mali (Pr 24,16). Questo dunque significa il cadere sette volte del giusto e il relativo risorgere : non essere fiaccati dal male. È dunque esatto dire che la Chiesa ha lodato Dio per sette volte a causa dei giudizi della sua giustizia. Difatti, quando venne il tempo stabilito perché cominciasse il giudizio dalla casa del Signore (Cf. 1P 4,17), subì ogni genere di tribolazioni ; ciononostante però non si lasciò fiaccare, anzi conquistò la gloria attraverso le corone dei martiri.

434 La Parola di Dio irta di difficoltà.

5. [v 165.] Dice : Molta pace per quelli che amano la tua legge e non v’è scandalo per essi. Che dire ? È la legge che non diviene scandalo per chi la ama ; ovvero, per chi ama la legge, non c’è nessuna occasione di scandalo ? L’una e l’altra interpretazione va bene. Difatti chi ama la legge di Dio venera anche ciò che in essa non comprende ; e se qualcosa gli suona come assurdo, pensa essere lui stesso a non comprenderlo ; quanto invece alla legge in se stessa pensa esservi nascosti grandi [misteri]. In tal modo la legge di Dio non gli crea scandalo. Per escludere poi da sé sino in fondo ogni scandalo, costui non dovrà badare agli uomini, neppure a quelli che professano vita santa, facendo dipendere la propria fede dal loro comportamento. Se infatti ragionasse così, cadendo [nel male] qualcuno di quelli per i quali nutriva grande stima potrebbe anche lui essere rovinato dal suo cattivo esempio. Dovrà piuttosto amare la legge di Dio in se stessa, e allora godrà pace profonda e mai subirà scandali. Sarà sempre tranquillo, amando una cosa che, per quanti pecchino contro di lei, lei stessa non potrà mai peccare.

Cristo liberatore universale.

6. [v 166.] Dice : Io speravo nella tua salvezza, o Signore, e ho amato i tuoi precetti. Che giovamento avrebbe recato agli antichi giusti l’aver amato i comandamenti di Dio, se non li avesse liberati Cristo, che è la salvezza di Dio ? Fu anzi per un dono dello Spirito di Cristo che essi poterono amare i comandamenti di Dio. Se dunque da Dio attendevano la salvezza coloro che ne amavano i comandamenti, quanto più necessario non dovette essere Gesù (cioè la salvezza di Dio) perché giungessero a salvezza coloro che tali comandamenti non amavano ? Questa profezia può applicarsi anche ai santi del nostro tempo, viventi cioè dopo la predicazione del Vangelo e la rivelazione della grazia. Anche adesso, infatti, coloro che amano i comandamenti di Dio sono in attesa del Cristo : aspettiamo cioè che appaia Cristo, nostra vita, per apparire anche noi con lui nella gloria (Cf.
Col 3,4).

7. [vv 167.168.] Dice : La mia anima ha custodito le tue testimonianze e io le ho amate intensamente, o, come recano alcuni codici, le amò, con sottinteso l’anima mia. Le testimonianze di Dio vengono custodite quando non le si rinnega. E questo è il dovere che incombe ai martiri, poiché “ testimonianze ” in greco si chiamano . Ma siccome lo stesso lasciarsi bruciare dalle fiamme per le testimonianze di Dio non varrebbe a nulla se mancasse la carità (Cf. 1Co 13,3), per questo soggiunge : E le ho amate intensamente. Prima aveva detto : Ho amato i tuoi comandamenti ; poi nel verso seguente : Ho custodito e amato le tue testimonianze. Procedendo ancora, dice : Ho custodito i tuoi comandamenti e le tue testimonianze. Così infatti si esprime : Ho custodito i tuoi comandamenti e le tue testimonianze. Chi le ama infatti le osserva con fedeltà e con gusto. Spesso però, mentre si tien fede ai comandamenti di Dio, ci si inimicano coloro da cui si vorrebbe che non li osservassimo. È il caso allora di restare saldi nell’osservanza di tali precetti, per non rinnegarli dinanzi alla persecuzione dei nemici.

Da Dio la riuscita nel bene.

8. Il salmista afferma di aver fatto tutte e due queste cose, e attribuendo a Dio la riuscita dice continuando : Perché tutte le mie vie sono davanti a te, o Signore. Ecco perché - dice - io ho tenuto fede ai tuoi comandamenti e alle tue testimonianze : perché tutte le mie vie sono davanti a te. È come se dicesse : “ Se tu avessi distolto da me il tuo volto, io mi sarei turbato né sarei riuscito ad osservare i tuoi comandamenti e le tue testimonianze. Intanto dunque le ho osservate in quanto tutte le mie vie sono davanti a te”. Vuol certo farci comprendere che Dio ha guardato alle sue vie con volto propizio e pronto al soccorso. Così infatti chiedeva colui che pregava : Non distogliere il tuo volto da me (Ps 26,9). Difatti il volto del Signore è rivolto anche ai cattivi, ma per distruggerne dalla terra il ricordo (Cf. Ps 33,17). Non in questo senso afferma costui che il Signore guarda alle sue vie ; ma com’egli suole conoscere le vie dei giusti (Cf. Ps 1,6), o come ebbe a dire a Mosè : Io ti conosco a preferenza di tutti (Ex 33,17). Se infatti nel suo avanzare non lo sostenesse la persuasione che le sue vie sono al cospetto di Dio, non direbbe di aver custodito i comandamenti e le testimonianze di Dio perché tutte le sue vie erano sotto lo sguardo del Signore. Egli ha insomma ascoltato e compreso le parole : Servite il Signore con timore ed esultate dinanzi a lui con tremore. Accogliete l’ammonizione, perché non si adiri il Signore e periate lontano dalla retta via (Ps 2,11-12). E ciò perché non c’è via giusta se non al cospetto del Signore. Lo stesso timore e paura inculca anche l’apostolo Paolo a coloro ai quali dice : Con timore e tremore adoperatevi per la vostra salvezza (Ph 2,12) e, specificando la ragione del suo dire aggiunge : Poiché è Dio che produce in voi e il volere e l’agire conforme a buona volontà (Ph 2,13). Per questo motivo son dunque al cospetto del Signore le vie dei giusti : perché è lui che ne dirige i passi. Né altre sono le vie delle quali è scritto nei Proverbi : Il Signore conosce le vie che si aprono a destra, mentre - continua - quelle che sono a sinistra sono errate (Pr 4,27). In questa maniera ci si fa comprendere che il Signore non le conosce e quindi giusta mente potrà dire ai perversi [che vi camminano] : Non vi conosco (Mt 7,23). Viceversa, volendoci ora mostrare il frutto che deriva dall’essere le vie di destra (cioè quelle dei giusti) note al Signore, continua immediatamente : Egli ti guiderà per un diritto cammino e condurrà in pace ogni tuo viaggio (Pr 4,27). Ecco perché anche il salmista dice : Ho custodito i tuoi comandamenti e le tue testimonianze. E come se fossimo andati a chiedergli il perché della riuscita, prosegue : Poiché tutte le mie vie sono davanti a te, o Signore.

SULLO STESSO SALMO 118

11833 Ps 118

DISCORSO 32

1. [v 169.] Ascoltiamo ora la voce dell’orante. Ci è noto chi sia costui, come pure sappiamo riconoscere noi stessi fra le sue membra, a meno che non siamo reprobi. Si avvicini la mia preghiera al tuo cospetto, o Signore. Cioè : La preghiera che pronuncio sotto il tuo sguardo si avvicini a te. Infatti il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore contrito (Ps 33,19). Secondo il tuo dire dammi intelletto. Gli chiede di stare alla promessa. Dicendo infatti : Secondo il tuo dire, è come se dicesse : “ Secondo la tua promessa ”. Ora al riguardo c’è una promessa del Signore contenuta nella parole : Io ti darò l’intelligenza (Ps 31,8).

2. [v 170.] Penetri la mia supplica al tuo cospetto, o Signore ; secondo il tuo dire liberami. Ripete su per giù la richiesta di prima. Difatti alle parole precedenti : Si avvicini la mia preghiera al tuo cospetto, o Signore, sono simili quelle che aggiunge successivamente : Penetri la mia supplica al tuo cospetto, o Signore ; e alla prima richiesta : Secondo il tuo dire dammi intelletto, corrisponde l’altra : Secondo il tuo dire liberami. Ricevendo il dono dell’intelletto viene liberato [dall’errore] colui che, privo di tale intelletto e abbandonato in se stesso, ne sarebbe stato tratto in inganno.

Dio giustifica l’empio.

3. [v 171.] Dice : Proromperanno le mie labbra in inni, se tu m’insegnerai le vie della tua giustizia. Sappiamo in che maniera Dio ammaestri coloro che si lasciano da lui ammaestrare. Chiunque infatti ascolta dal Padre [la verità] e l’apprende si avvicina a colui che giustifica l’empio (Cf. Jn 6,45) : il quale, così giustificato, diventa capace di rispettare le vie della giustizia di Dio non solo ritenendole a memoria ma anche mettendole in pratica. Per cui chi si gloria non si gloria di se stesso ma nel Signore (Cf. 1Co 1,31), e prorompe in inni [di lode].

435 4. [v 172.] Egli ha ormai appreso da Dio e lodato il suo Maestro. Ora vuole insegnare. Dice : Celebrerà la mia lingua i tuoi detti, perché tutti i tuoi precetti sono giustizia. Affermando il proposito di diffondere le parole di Dio, diventa ministro della Parola. Difatti, sebbene a insegnare interiormente pensi Dio, tuttavia la fede nasce dall’ascolto. E come ascolteranno se non c’è chi predica (Cf. Rm 10,17) ? In effetti, non si pensi che, per essere Dio colui che dà la crescita, per questo non occorra né piantare né irriga (Cf. 1Co 3,7).

La salvezza di Dio in Cristo.

5. [vv 173.174.] Divenuto banditore della. parola di Dio, egli è consapevole dei pericoli che dovrà incontrare da parte degli oppositori e persecutori. Per questo soggiunge : Intervenga la tua mano a salvarmi, perché ho scelto i tuoi comandamenti. Per vincere il timore e far sì che non solo il mio cuore custodisse la tua parola, ma anche la mia lingua la pronunziasse con franchezza, per questo io scelsi i tuoi comandamenti e con l’amore repressi il timore. Intervenga dunque la tua mano a salvarmi dalle mani degli avversari. In questo modo Dio ha salvato i martiri : non permettendo che fossero uccisi nell’anima. Poiché, quanto al corpo, insignificante è la salvezza che può conseguire l’uomo (Cf. Ps 59,13). Il verso : Intervenga la tua mano potrebbe anche intendersi di Cristo chiamato “ mano di Dio ”, analogamente a quanto si legge in Isaia : E il braccio del Signore a chi è stato rivelato (Is 53,1) ? Non che egli, come Unigenito, sia stato fatto, dal momento che per opera di lui sono state create tutte le cose (Cf. Jn 1,3) ; ma lo si chiama così, per avere egli tratto origine dalla stirpe di David (Cf. Rm 1,3), divenendo, lui che era Creatore, Gesù cioè Salvatore. Tuttavia le espressioni : Intervenga la tua mano, e : La mano del Signore intervenne (Ez 1,3) sono troppo frequenti nella Scrittura, né saprei dire se un tal senso possa quadrare con tutti i testi. Comunque, ascoltando il verso seguente che suona : Io ho bramato la tua salvezza o Signore, anche se ciò non garba ai nostri nemici, noi pensiamo spontaneamente a Cristo, salvezza di Dio. È lui che con tutta verità i giusti dell’antico patto professano di aver desiderato. È lui che ha desiderato la Chiesa perché venisse a lei nascendo dal grembo di sua Madre. È lui che la Chiesa desidera ancor oggi perché torni [muovendo] dalla destra del Padre. Che se a questa frase si aggiunge : E la tua legge è la mia meditazione, è perché la legge rende testimonianza a Cristo.

6. [v 175.] È questa la fede per la quale, credendo col cuore, si consegue la giustizia ; è la fede che, confessata con la bocca, vale ad ottenere la salute (Cf. Rm 10,10). Ne fremano pure le genti e i popoli tramino vendette inutili (Cf. Ps 2, l) ; venga pure ucciso il corpo mentre si dedica ad annunciarti ; la mia anima, nonostante questo, vivrà e ti loderà, e i tuoi giudizi mi aiuteranno. Si tratta ovviamente di quei giudizi che già prima era tempo cominciassero dalla casa del Signore (Cf. 1P 4,17). Ma essi - dice - mi aiuteranno. E chi non vede quanto aiuto abbia recato alla Chiesa il sangue stesso versato dalla Chiesa ? Chi non vede quanta messe sia spuntata in tutto il mondo da quella semente ?

La pecora smarrita.

7. [176.] Giunto ormai alla fine, ci si scopre completamente e ci manifesta chi sia stata la persona che ha parlato per tutto il salmo. Dice : Io ho errato come pecorella smarrita ; ricerca il tuo servo, perché i tuoi precetti non ho dimenticato. Alcuni codici non leggono : Ricerca, ma : Riporta in vita. Differiscono infatti di una sillaba sola le due parole lette in greco, cioè  e  tanto è vero che gli stessi codici greci non concordano. Qualunque peraltro sia la lezione preferita, occorrerà sempre ricercare la pecora perduta e riportarla in vita : dico di quella pecora per la quale il pastore lasciò sui monti le altre novantanove e per rintracciarla fu piagato dalle spine della siepe giudaica (Cf. Mt 18,12 Lc 15,4). Quindi, anche se la si sta ricercando, si continui a ricercarla ; anche se parzialmente ritrovata, la si ricerchi ancora. È vero, infatti, che è stata ritrovata per quel tanto che ai salmista consente di dire : I tuoi precetti non ho dimenticato ; tuttavia la si ricerca ancora ad opera di coloro che, sceltisi i comandamenti di Dio, li accolgono e li amano. E viene ritrovata in mezzo a tutte le genti per i meriti del sangue versato dal suo Pastore che continua ad essere sparso ovunque.

Commiato del trattatista e annotazioni stilistiche.

8. Per quanto potevo, ho esaminato ed esposto con l’aiuto del Signore questo lungo salmo. È un’impresa che hanno già compiuto (e con maggior successo) altri più sapienti e dotti di me, mentre altri la tenteranno in seguito. Non per questo però noi potevamo sottrarci a questo servizio, tanto più che me lo chiedevano con insistenza i fratelli verso i quali io ho il debito di tali prestazioni. Non vi sorprenda il fatto che io non abbia detto nulla dell’alfabeto ebraico, in riferimento al quale i versi sono distribuiti a otto a otto secondo l’ordine delle lettere stesse, e così si snoda tutto il salmo. L’omissione è dipesa dal non aver io trovato in questo fatto una caratteristica propria del presente salmo. Non è infatti questo il solo salmo che contenga di tali lettere. Colore pertanto che non troveranno un simile procedimento nella trascrizione greca o latina (in quanto non conservato dai traduttori) debbono sapere che i singoli versi ebraici, raggruppati a otto a otto, nei codici ebraici cominciano con la stessa lettera, la quale viene indicata in apertura. Così infatti ci hanno insegnato gli esperti in quella lingua. È un procedimento che esige un’accuratezza molto superiore a quella che sogliono usare coloro che in latino o in punico compongono i cosiddetti “ salmi abbecedari ”. Costoro infatti con la lettera posta in apertura non iniziano tutti i versi fino alla chiusa della strofa, ma soltanto il primo verso.

SUL SALMO 119

119 Ps 119

ESPOSIZIONE

DISCORSO AL POPOLO

Cristo nostra via e meta delle nostre ascese.

1. [v 1.] Il salmo che ora abbiamo sentito cantare e al quale abbiamo risposto col canto è breve ma molto utile. Non dovrete quindi faticar molto per ascoltarlo ne’ sarà sterile lo sforzo che compirete per metterlo in pratica. Come è anticipato dal titolo, è questo un Cantico dei gradini, che in greco si dice . Ora, sebbene di per sé i gradini possano essere ad uso e di chi scende e di chi sale, nei nostri salmi, dal modo come sono disposti, designano gradini in ordine ascendente. Intendiamoli dunque come conviene a chi vuole salirvi, né cerchiamo di salirvi con i piedi del corpo, ma, come sta scritto in un altro salmo : Dispose delle ascensioni nel cuore di lui, nella valle del pianto, verso il luogo che [Dio gli] ha stabilito (Ps 83,6 Ps 7). Ha menzionato delle ascensioni ; ma dove ? Eccolo : Nel cuore. Donde l’avvio ? Dalla valle del pianto. Dove poi sarà la meta di queste ascensioni, venendo come a mancare il linguaggio umano, non si può né descrivere né, forse, pensare. È quanto avete ascoltato ora mentre si leggeva l’Apostolo : Ciò che occhio non vide né orecchio udì, né ascese nel cuore dell’uomo (1Co 2,9). Non ascese nel cuore dell’uomo : è il cuore dell’uomo che deve ascendere lassù. Se dunque né occhio vide né orecchio udì né ascese nel cuore dell’uomo, come si potrà descrivere la meta delle nostre ascensioni ? Trattandosi di cosa indicibile l’autore si contenta di dire : Al luogo che egli ha stabilito. Cosa posso dirti di più ? ti dice l’autore uomo per la cui bocca parla lo Spirito Santo. Che sia un luogo fatto in questo modo o in quell’altro ? Qualunque cosa ti dica, tu penserai a realtà terrene, poiché tu strisci per terra portando un corpo di carne. In effetti il corpo corruttibile appesantisce l’anima, e la dimora terrestre schiaccia lo spirito nei suoi molti pensieri (Cf. Sg 9,15). A chi potrò parlare ? Chi mi ascolterà ? Chi sarà in grado di comprendere dove saremo dopo la vita attuale, se nel cuore avremo compiuto le nostre ascensioni ? Poiché nessuno è in grado di comprendere, ripromettiti, come sede della tua beatitudine, un luogo ineffabile preparato per te da quello stesso che ti ha disposto in cuore le ascensioni. Ma dove è questo ? Nella valle del pianto (Ps 83,6). Valle significa abbassamento, come monte significa altezza. Ora il monte sulla vetta del quale ascendiamo è un’altezza spirituale. E chi è questo monte, meta delle nostre ascensioni, se non il Signore Gesù Cristo ? Affrontando la Passione egli ti si è fatto valle di pianto, mentre, restando quel che sempre era, ti si fece monte su cui ascendere. In che modo “ valle di pianto ” ? Il Verbo si è fatto carne ed ha abitato fra noi (Jn 1,14). In che modo “ valle di pianto ” ? Offrì il volto a chi lo percuoteva, fu saziato di vituperi (Thren 3, 30). In che modo “valle di pianto ?” Fu schiaffeggiato, sputacchiato, coronato di spine, crocifisso (Cf. Mt 27,26 ss). Ecco la valle del pianto da cui tu devi cominciare l’ascesa. Ma verso quale meta devi ascendere ? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. È infatti questo Verbo colui che si fece carne ed abitò fra noi (Jn 1, l. 14). Scese a te restando in se stesso immutato. Scese a te per farsi a te valle di pianto ; restò immutato in se stesso per essere monte al quale tu potessi ascendere. Dice Isaia : Negli ultimi giorni sarà manifestato il monte del Signore, preparato in cima ai monti (Is 2,2). Ecco la meta dove ascendere. Non immaginarti una meta terrena né, per aver udito parlare di monte, ti senta autorizzato a pensare ad un’altezza terrena. Così, quando lo senti chiamare rupe o pietra, non devi immaginarti qualcosa di duro ; o quando lo senti chiamare leone, non devi pensare alla ferocia, o, se agnello, non devi pensare a un capo di bestiame. Nulla di tutto questo è egli in sé : anche se per amor tuo egli si è fatto tutto questo. Eccoti dunque il punto di partenza e il punto di arrivo delle tue ascensioni : dagli esempi di Cristo uomo devi salire alla sua divinità. Egli si è fatto tuo modello umiliandosi : e per questo quei tali che non volevano iniziare la loro ascesa partendo dalla valle del pianto furono da lui risospinti in basso. Volevano ascendere troppo in fretta, pensavano agli onori delle altezze senza pensare alla via dell’umiltà. Intenda la vostra Carità le mie parole ! Mi riferisco a quei due discepoli che volevano assidersi uno alla destra e uno alla sinistra vicino al Signore. Il Signore vide che prematuramente e disordinatamente pensavano agli onori, mentre avrebbero dovuto prima imparare ad umiliarsi per essere poi esaltati. E disse loro : Potete bere il calice che io sto per bere ? (Mt 20,22) Egli personalmente avrebbe infatti bevuto il calice della Passione nella valle del pianto, loro invece senza nulla imparare dall’umiltà di Cristo volevano raggiungere la sublimità di Cristo. Ecco però il Maestro richiamarli sulla giusta via, come gente che se ne era allontanata. Non negò loro quel che volevano, ma mostrò loro come ci sarebbero dovuti arrivare.

Latte spirituale e cibo solido.


Agostino Salmi 11831