Discorsi 2005-13 10095

AL 31° STORMO DELL’AERONAUTICA MILITARE ITALIANA Sabato, 10 settembre 2005

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Cari componenti del 31° Stormo
dell’Aeronautica Militare Italiana!

Quella odierna è per me la prima occasione di incontrare il vostro gruppo al completo. Ne sono davvero lieto e vi ringrazio per questa vostra visita e per il servizio che svolgete. Saluto di cuore anche i vostri familiari che vi accompagnano. Sono grato al Comandante uscente, il Colonnello Giuseppe Coco, per le cortesi parole che mi ha rivolto, e desidero esprimergli viva riconoscenza per l’apprezzato lavoro da lui compiuto. Saluto il Colonnello Giuseppe Gimondo, che si appresta a subentrare alla guida dello Stormo, e gli porgo i migliori auguri per questo nuovo incarico. Sono poi grato per il cortese omaggio di un interessante quadro.

Da quando il Signore mi ha chiamato a svolgere il ministero di Vescovo di Roma, ho già avuto modo di profittare non poco dei vostri servizi, rendendomi conto della professionalità con cui operate e, al tempo stesso, dello spirito cristiano che vi anima. Come credenti, vi è offerta la possibilità di partecipare agli stessi ideali evangelici che sono alla base della missione del Papa. Nell’adempimento del vostro lavoro, voi potete mettere a disposizione della Chiesa le vostre capacità e il bagaglio di competenze e di esperienze che avete acquisito, cooperando così, nella maniera a voi propria, con il ministero del Successore di Pietro.

La gratitudine mia e dei miei collaboratori vuole esprimersi anche mediante alcuni segni di distinzione, che in questa occasione ho la gioia di consegnare. Soprattutto, però, mi preme assicurarvi che vi sono vicino con la preghiera, affidando a Dio ogni vostra intenzione e progetto. Incontrarvi quest’oggi insieme con i vostri cari è per me uno stimolo a ricordare al Signore la famiglia di ciascuno di voi, perché Egli illumini con la sua grazia i momenti favorevoli e quelli difficili, arricchendo gli uni e gli altri di valore soprannaturale. Affido fin d’ora questa intenzione, e quelle particolari che portate nell’animo, all’intercessione della Vergine Maria. Vi auguro un sereno lavoro, e di cuore imparto la mia benedizione a voi qui presenti, estendendola volentieri a quanti vi stanno a cuore e non hanno potuto essere con voi in questa circostanza.



AI VESCOVI DEL MESSICO (2° GRUPPO - NORESTE CENTRO) IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Sala del Concistoro (Castel Gandolfo) Giovedì, 15 settembre 2005

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Cari Fratelli nell'Episcopato,

mi riempie di profonda gioia ricevervi in occasione della visita ad Limina, con la quale manifestate la vostra comunione e il vostro amore per il Successore di Pietro. Ringrazio Monsignor Alberto Suárez Inda, Arcivescovo di Morelia, per il suo cordiale saluto a nome vostro, Pastori delle circoscrizioni ecclesiastiche di Monterrey, Morelia e San Luis Potosí.

Il Messico ha dinanzi a sé la sfida di trasformare le sue strutture sociali affinché siano più conformi alla dignità della persona e ai suoi diritti fondamentali. A questo compito sono chiamati a collaborare i cattolici, che costituiscono ancora la maggior parte della sua popolazione, scoprendo il loro impegno di fede e il significato unitario della loro presenza nel mondo. Poiché, in caso contrario, "il distacco, che si constata in molti, tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo" (Gaudium et spes
GS 43).

Continua a essere motivo di grande preoccupazione il fatto che in alcuni ambienti, per bramosia di potere, si siano deteriorate le sane forme di convivenza e la gestione della cosa pubblica, e siano aumentati anche i fenomeni della corruzione, dell'impunità, dell'infiltrazione del narcotraffico e del crimine organizzato. Tutto ciò porta a diverse forme di violenza, all'indifferenza e al disprezzo del valore inviolabile della vita. A tale proposito, nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in America si denunciano chiaramente i "peccati sociali" della nostra epoca, i quali manifestano "una profonda crisi dovuta alla perdita del senso di Dio e all'assenza di quei principi morali che devono guidare la vita di ogni uomo. Senza riferimenti morali si cade nella bramosia illimitata della ricchezza e del potere, che offusca ogni visione evangelica della realtà sociale" (n. 56).

Anche in Messico si vive frequentemente in una situazione di povertà. In molti fedeli si constata, tuttavia, una fede in Dio, un senso religioso accompagnato da espressioni ricche di umanità, ospitalità, fraternità e solidarietà. Questi valori si mettono in pericolo con la migrazione all'estero, dove molti lavorano in condizioni precarie, in uno stato di vulnerabilità e affrontando con difficoltà un contesto culturale diverso rispetto alla loro identità sociale e religiosa. Laddove gli emigranti trovano una buona accoglienza in una comunità ecclesiale, che li assiste nel loro inserimento nella nuova realtà, questo fenomeno è in un certo senso positivo e favorisce anche l'evangelizzazione di altre culture.

Approfondendo il tema della migrazione, l'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'America ha contribuito a scoprire che, al di sopra dei fattori economici e sociali, esiste un'apprezzabile unità che viene da una fede comune e che favorisce la comunione fraterna e solidale. Tutto ciò è frutto delle diverse forme di presenza e di incontro con Gesù Cristo vivo, che sono esistite e che esistono nella storia d'America. La mobilità umana è pertanto una priorità pastorale nei rapporti di cooperazione con le Chiese del Nordamerica.

Molti battezzati, influenzati da innumerevoli proposte di pensiero e di costumi, sono indifferenti ai valori del Vangelo e si vedono persino indotti a comportamenti contrari alla visione cristiana della vita, il che rende difficile l'appartenenza a una comunità ecclesiale. Pur professandosi cattolici, vivono di fatto lontani dalla fede, abbandonando le pratiche religiose e perdendo progressivamente la propria identità di credenti, con conseguenze morali e spirituali di diversa natura. Questa sfida pastorale vi ha spinti, cari Fratelli, a cercare soluzioni non solo per segnalare gli errori che tali proposte contengono e difendere i contenuti della fede, ma anche e soprattutto per proporre la trascendentale ricchezza del cristianesimo come evento che conferisce un vero senso alla vita e una capacità di dialogo, di ascolto e di collaborazione con tutti.

Tutto ciò, unito all'attività delle sette e dei nuovi gruppi religiosi in America, lungi dal lasciarvi indifferenti, deve stimolare le vostre Chiese particolari a offrire ai fedeli un'attenzione religiosa più personalizzata, consolidando le strutture di comunione e proponendo una religiosità popolare purificata, al fine di rendere più viva la fede di tutti i cattolici (cfr Ibidem, n. 73).

È un compito urgente quello di formare in modo responsabile la fede dei cattolici, per aiutarli a vivere con gioia e con coraggio nel mondo. "La prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino spirituale è quella della santità" (Novo millennio ineunte NM 30). È un'azione prioritaria dell'evangelizzazione permanente dei battezzati. Perciò la catechesi, insieme all'insegnamento della religione e della morale, deve essere sempre più alla base dell'esperienza e della conoscenza di Gesù Cristo, attraverso la testimonianza viva di coloro che lo hanno incontrato, al fine di suscitare l'anelito a seguirlo e a servirlo con tutto il cuore e con tutta l'anima. "È tuttavia importante che quanto ci proporremo, con l'aiuto di Dio, sia profondamente radicato nella contemplazione e nella preghiera. Il nostro è tempo di continuo movimento che giunge spesso fino all'agitazione, col facile rischio del "fare per fare"" (Ibidem, n. 15).

Tutto ciò implica, nella pratica pastorale, il bisogno di rivedere la nostra mentalità, i nostri atteggiamenti e comportamenti, e ampliare i nostri orizzonti, impegnandoci a condividere e a lavorare con entusiasmo per rispondere ai grandi interrogativi dell'uomo di oggi. Come Chiesa missionaria, tutti siamo chiamati a comprendere le sfide che la cultura postmoderna pone alla nuova evangelizzazione del Continente. Il dialogo della Chiesa con la cultura del nostro tempo è vitale per la Chiesa stessa e per il mondo.


Prima di concludere, chiedo al Signore che questo incontro consolidi la vostra unità come Pastori della Chiesa in Messico. Allo stesso tempo, vi chiedo di trasmettere il mio affettuoso saluto ai sacerdoti, alle comunità religiose, agli agenti di pastorale e a tutti i fedeli diocesani, incoraggiandoli a rendere sempre un'autentica testimonianza di vita cristiana nella società attuale. A Nostra Signora e Madre di Guadalupe affido la vostra opera pastorale, e al contempo vi imparto con gioia la mia Benedizione ApostolicaDISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI



AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE PER IL 40° ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE DOGMATICA SULLA DIVINA RIVELAZIONE DEI VERBUM Venerdì, 16 settembre 2005

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Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

Porgo il mio più cordiale saluto a tutti voi che partecipate al Congresso su: La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa, convocato per iniziativa della Federazione Biblica Cattolica e del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nell’intento di commemorare il quarantesimo anniversario di promulgazione della Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum. Mi congratulo per questa iniziativa, che si riferisce ad uno dei documenti più importanti del Concilio Vaticano II.

Saluto i Signori Cardinali ed i Vescovi, che sono i testimoni primari della Parola di Dio, i teologi che la invèstigano, la spiegano e la traducono nel linguaggio odierno, i Pastori che cercano in essa le soluzioni adeguate per i problemi del nostro tempo. Ringrazio di cuore tutti coloro che lavorano a servizio della traduzione e della diffusione della Bibbia, fornendo i mezzi per spiegare, insegnare e interpretare il suo messaggio. In questo senso, un ringraziamento speciale va alla Federazione Biblica Cattolica per la sua attività, per la pastorale biblica che promuove, per l’adesione fedele alle indicazioni del Magistero e per lo spirito aperto alla collaborazione ecumenica in campo biblico. Esprimo la mia profonda gioia per la presenza al Congresso dei «Delegati Fraterni» delle Chiese e Comunità ecclesiali d’Oriente e d’Occidente e saluto con cordiale deferenza gli intervenuti in rappresentanza delle grandi Religioni del mondo.

La Costituzione dogmatica Dei Verbum, della cui elaborazione fui testimone partecipando in prima persona come giovane teologo alle vivaci discussioni che l’accompagnarono, si apre con una frase di profondo significato: “Dei Verbum religiose audiens et fidenter proclamans, Sacrosancta Synodus ...”. Sono parole con le quali il Concilio indica un aspetto qualificante della Chiesa: essa è una comunità che ascolta ed annuncia la Parola di Dio. La Chiesa non vive di se stessa ma del Vangelo e dal Vangelo sempre e nuovamente trae orientamento per il suo cammino. È una annotazione che ogni cristiano deve raccogliere ed applicare a se stesso: solo chi si pone innanzitutto in ascolto della Parola può poi diventarne annunciatore. Egli infatti non deve insegnare una sua propria sapienza, ma la sapienza di Dio, che spesso appare stoltezza agli occhi del mondo (cfr
1Co 1,23).

La Chiesa sa bene che Cristo vive nelle Sacre Scritture. Proprio per questo - come sottolinea la Costituzione - essa ha sempre tributato alle Divine Scritture una venerazione simile a quella riservata per il Corpo stesso del Signore (cfr DV 21). Proprio in considerazione di questo, giustamente asseriva san Girolamo, citato dal documento conciliare, che l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo (cfr DV 25).

Chiesa e Parola di Dio sono tra loro inscindibilmente legate. La Chiesa vive della Parola di Dio e la Parola di Dio risuona nella Chiesa, nel suo insegnamento e in tutta la sua vita (cfr DV 8). Perciò l’Apostolo Pietro ci ricorda che «nessuna Scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio» (2P 1,20).

Siamo grati a Dio che in questi ultimi tempi, grazie anche all’impulso impresso dalla Costituzione dogmatica Dei Verbum, é stata più profondamente rivalutata l’importanza fondamentale della Parola di Dio. È derivato da ciò un rinnovamento nella vita della Chiesa, soprattutto nella predicazione, nella catechesi, nella teologia, nella spiritualità e nello stesso cammino ecumenico. La Chiesa deve sempre rinnovarsi e ringiovanire e la Parola di Dio, che non invecchia mai né mai si esaurisce, è mezzo privilegiato a tale scopo. È infatti la Parola di Dio che, per il tramite dello Spirito Santo, ci guida sempre di nuovo alla verità tutta intera (cfr Jn 16,13).

In questo contesto, vorrei soprattutto evocare e raccomandare l’antica tradizione della Lectio divina: l’assidua lettura della Sacra Scrittura accompagnata dalla preghiera realizza quell’intimo colloquio in cui, leggendo, si ascolta Dio che parla e, pregando, Gli si risponde con fiduciosa apertura del cuore (cfr DV 25). Questa prassi, se efficacemente promossa, recherà alla Chiesa - ne sono convinto - una nuova primavera spirituale. Quale punto fermo della pastorale biblica, la Lectio divina va perciò ulteriormente incoraggiata, mediante l’utilizzo anche di metodi nuovi, attentamente ponderati, al passo con i tempi. Mai si deve dimenticare che la Parola di Dio é lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino (cfr Ps 118/119, 105).

Nell’invocare la benedizione di Dio sul vostro lavoro, sulle vostre iniziative e sul Congresso al quale partecipate, mi unisco all’auspicio che vi anima: Che la Parola del Signore corra (cfr 2 Tes 3, 1) fino agli estremi confini della terra, affinché mediante l’annuncio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami (cfr DV 1). Grazie di cuore !






AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO PER I VESCOVI NOMINATI NELL'ULTIMO ANNO Sala degli Svizzeri (Castel Gandolfo) Lunedì, 19 settembre 2005

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Cari Confratelli nell'Episcopato!

Con grande affetto vi saluto con l'augurio di Cristo Risorto agli Apostoli: “La pace sia con voi!”. All'inizio del vostro ministero episcopale siete venuti in pellegrinaggio alla Tomba di San Pietro per rinnovare la fede, per riflettere sulle vostre responsabilità di Successori degli Apostoli e per esprimere la vostra comunione con il Papa.

Le giornate di studio organizzate per i Vescovi di recente nomina sono un appuntamento ormai tradizionale e vi offrono l'opportunità di riflettere su alcuni aspetti importanti del ministero episcopale in un fraterno scambio di pensieri e di esperienze. Tale incontro si inserisce nelle iniziative della formazione permanente del Vescovo, che è stata auspicata dall'Esortazione Apostolica “Pastores gregis”. Se molteplici motivi richiedono per il Vescovo un impegno di aggiornamento, a maggior ragione è utile che egli abbia, all'inizio della sua missione, la possibilità di svolgere una adeguata riflessione sulle sfide e sui problemi che lo attendono. Queste giornate vi permettono anche di conoscervi personalmente e di fare una concreta esperienza di quell' affetto collegiale che deve animare il vostro ministero.

Ringrazio il Cardinale Giovanni Battista Re per aver interpretato i vostri sentimenti. Cordialmente saluto Monsignor Antonio Vegliò, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, e sono lieto che i Vescovi di rito orientale abbiano aderito a questa iniziativa insieme con i Confratelli di rito latino, pur prevedendo di avere anche speciali momenti di incontro nel menzionato Dicastero per le Chiese Orientali.

Muovendo i primi passi nell'ufficio episcopale vi siete già resi conto di quanto siano necessari l'umile fiducia in Dio ed il coraggio apostolico, che nasce dalla fede e dal senso di responsabilità del Vescovo. Ne era consapevole l'apostolo Paolo che davanti al lavoro pastorale riponeva la sua speranza unicamente nel Signore riconoscendo che la sua forza proveniva solo da Lui. Infatti egli affermava: “tutto posso in colui che mi dà la forza” (
Ph 3,13). Ciascuno di voi, cari Fratelli, deve essere certo che nello svolgimento del ministero non è mai solo, perché il Signore gli è vicino con la sua grazia e la sua presenza, come ci ricorda la Costituzione dogmatica Lumen gentium nella quale è riaffermata la presenza di Cristo Salvatore nella persona e nell'azione ministeriale del Vescovo (cfr n. 21).

Fra i vostri compiti vorrei sottolineare quello di essere Maestri della fede. L'annuncio del Vangelo è all'origine della Chiesa e del suo sviluppo nel mondo, come anche della crescita nella fede dei fedeli. Gli Apostoli ebbero piena consapevolezza dell'importanza primaria di questo loro servizio: per poter essere a piena disposizione del ministero della parola scelsero i diaconi e li deputarono al servizio della carità (Ac 6,2-4). Come Successori degli Apostoli, cari Confratelli, siete doctores fidei, dottori autentici che annunziano al popolo, con la stessa autorità di Cristo, la fede da credere e da vivere. Ai fedeli affidati alle vostre cure pastorali dovete far riscoprire la gioia della fede, la gioia di essere amati personalmente da Dio, che ha dato il suo Figlio Gesù per la nostra salvezza. Credere, infatti, consiste, come ben sapete, soprattutto nell' affidarsi a Dio che ci conosce e ci ama personalmente e accogliere la Verità che ha rivelato in Cristo con quell'atteggiamento confidente che ci porta ad avere fiducia in Lui, Rivelatore del Padre. Nonostante le nostre debolezze e i nostri peccati, Egli ci ama e questo suo amore da’ senso alla vita nostra e a quella del mondo.

La risposta a Dio esige quel cammino interiore che porta il credente ad incontrarsi con il Signore. Tale incontro è possibile solo se l'uomo è capace di aprire il suo cuore a Dio, che parla nella profondità della coscienza. Ciò esige interiorità, silenzio, vigilanza, atteggiamenti che vi invito, oltre che a vivere in prima persona, a proporre anche ai vostri fedeli, cercando di predisporre opportune iniziative di tempi e di luoghi che aiutino a scoprire il primato della vita spirituale.

Nella scorsa festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ho consegnato alla Chiesa il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, sintesi fedele e sicura del più vasto testo precedente. Oggi, idealmente consegno a ciascuno di voi questi due documenti fondamentali della fede della Chiesa, perché siano punto di riferimento del vostro insegnamento e segno della comunione di fede che viviamo. Il genere dialogico del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica e l'uso delle immagini vogliono aiutare ciascun fedele a porsi personalmente davanti alla chiamata di Dio che echeggia nella coscienza per instaurare un colloquio intimo e personale con Lui; un colloquio che si allarga alla comunità nella preghiera liturgica traducendosi in formule e riti non privi di una loro bellezza che favorisce la contemplazione dei misteri di Dio. La lex credendi diventa così lex orandi.

Vi esorto ad essere vicini ai vostri sacerdoti, ma anche ai molti catechisti delle vostre diocesi, che vi affiancano nel vostro ministero: giunga a ciascuno di loro, attraverso di voi, il mio saluto ed il mio incoraggiamento. Adoperatevi perché l'anno dell'Eucaristia che volge ormai al termine lasci nel cuore dei fedeli il desiderio di radicare sempre più tutta la loro vita nell'Eucaristia. Sia l’Eucaristia, anche per voi, la forza ispiratrice del vostro ministero pastorale. Lo stesso modo di celebrare la Messa da parte del Vescovo nutre la fede e la devozione dei propri sacerdoti e fedeli. Ed ogni Vescovo, come “primo dispensatore dei misteri di Dio” è in diocesi il responsabile dell'Eucaristia: ha cioè il compito di vigilare per una degna e decorosa celebrazione dell'Eucaristia e di promuovere il culto eucaristico. Particolare cura poi ogni Vescovo deve avere per la partecipazione dei fedeli alla Messa domenicale nella quale risuona la Parola di vita e Cristo stesso si rende presente sotto le specie del pane e del vino. La Messa, inoltre, permette ai fedeli di alimentare il senso anche comunitario della fede.

Cari Confratelli, abbiate grande fiducia nella grazia e sappiate infondere questa fiducia nei vostri collaboratori, perché la perla preziosa della fede sia sempre splendente, custodita, difesa e trasmessa nella sua purezza. Su ciascuno di voi e sulle vostre diocesi invoco la protezione di Maria, mentre a ciascuno imparto di cuore la mia Benedizione.



AI VESCOVI DEL MESSICO (3° GRUPPO - CENTRO ORIENTE) IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Sala del Concistoro (Castel Gandolfo) Venerdì, 23 settembre 2005

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Cari Fratelli nell'Episcopato,

Sono lieto di ricevervi oggi, Pastori della Chiesa di Dio, venuti dalle sedi metropolitane di Jalapa, Città del Messico, Puebla e Tlalnepantla, e dalle Diocesi suffraganee, per realizzare la visita ad Limina, venerabile istituzione che contribuisce a mantenere vivi gli stretti vincoli di comunione che uniscono ogni Vescovo al Successore di Pietro. La vostra presenza qui mi fa sentire anche vicini i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli delle vostre Chiese particolari. Ringrazio il signor Cardinale Norberto Rivera Carrera, Arcivescovo di Città del Messico, per le cordiali parole con cui ha espresso il vostro affetto e la vostra stima, rendendomi partecipe delle proprie preoccupazioni e progetti pastorali. Contraccambio chiedendo al Signore che nelle vostre Diocesi e in tutto il Messico progrediscano sempre la fede, la speranza, la carità e la coraggiosa testimonianza di tutti i cristiani.

Fondati sulla forza delle promesse del Signore e sull'assistenza del suo Spirito, come successori degli Apostoli siete chiamati a essere i primi a portare a termine la missione da Lui affidata alla Chiesa. Sia individualmente sia in forma collegiale, elaborate un'analisi costante della società messicana, poiché siete consapevoli che il ministero episcopale vi spinge ad esaminare le realtà temporali per illuminarle a partire dalla fede. A tale proposito, il Vescovo osserva vigile i fedeli e l'intera società nella prospettiva del Vangelo. Ascoltando ciò che "lo Spirito dice alle Chiese" (
Ap 2,7), egli sente il dovere di compiere un sereno discernimento riguardo alle diverse circostanze, alle iniziative dinamiche o alla passività, che purtroppo talvolta colpisce il popolo di Dio, senza al contempo trascurare i gravi problemi e le aspirazioni più profonde della società.

Il centro della Repubblica Messicana è la regione in cui si stabilirono gli antichi popoli indigeni e dove ebbe inizio l'azione missionaria della Chiesa, poi estesa alle altre regioni. La vita urbana è caratterizzata dalla convivenza di molteplici culture e costumi. Nelle grandi città si trovano importanti centri della vita economica, universitaria e culturale, oltre alle istituzioni politiche e legislative, che da lì irradiano la propria influenza sul resto della nazione. Allo stesso tempo, in esse la vita risulta complessa per le diverse classi sociali delle quali la pastorale diocesana deve occuparsi senza discriminazioni, preoccupandosi prima di tutto di quanti si trovano in una situazione di grande povertà, solitudine o emarginazione. Tutti questi gruppi sociali forgiano il volto urbano e costituiscono una sfida costante per l'attività pastorale, la cui pianificazione deve includere anche i fratelli che emigrano, sempre in numero maggiore, dall'ambiente rurale a quello urbano, alla ricerca di una vita più degna. Questa realtà, con i suoi pressanti problemi, deve richiamare l'attenzione dei suoi Pastori. Come ci ricorda il Concilio Vaticano II, "bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo nonché le sue attese, le sue aspirazioni, e la sua indole spesso drammatiche" (Gaudium et spes GS 4).

In tale contesto, il Vescovo deve promuovere e consolidare la comunione, di modo che i fedeli si sentano chiamati con maggiore intensità alla vita comunitaria, facendo sì che la Chiesa sia "la casa e la scuola della comunione" (Novo Millennio ineunte NM 43). La Chiesa sarà così capace di rispondere alle speranze del mondo con la testimonianza dell'esperienza cristiana di unità. Vi incoraggio, pertanto, in questo compito così delicato, nel quale non bisogna mai dimenticare la comunione cristiana dei beni.

Il vostro ministero pastorale deve rivolgersi a tutti, sia ai fedeli che partecipano attivamente alla vita della comunità diocesana, sia alle persone che si sono allontanate e che sono alla ricerca del senso della propria vita. Per questo vi invito a proseguire senza scoraggiarvi nella missione di insegnare e annunciare agli uomini il Vangelo di Cristo (cfr Christus Dominus CD 11). Il Vescovo, nel proporre la Parola di Dio per illuminare la coscienza dei fedeli, deve farlo con un linguaggio e una forma appropriata al nostro tempo "che risponda alle difficoltà e ai problemi dai quali sono soprattutto assillati e angustiati gli uomini" (Ibidem, n. 13). Nella società attuale, che rivela segni tanto visibili di secolarismo, non dobbiamo cadere nello sconforto, né nella mancanza di entusiasmo nei progetti pastorali. Ricordate che lo Spirito vi infonde le forze necessarie. Abbiate fiducia in Lui, "Che è Signore e dà la vita".

I sacerdoti sono i vostri stretti collaboratori nel ministero pastorale. Essi partecipano alla vostra importantissima missione e inoltre "nel conferire tutti i sacramenti, i presbiteri sono gerarchicamente collegati sotto diversi aspetti al Vescovo, e così lo rendono in un certo modo presente in ciascuna adunanza dei fedeli" (Presbyterorum ordinis PO 5). Dovete dedicare le cure e le energie migliori ai sacerdoti. Vi incoraggio pertanto a stare sempre vicini a ciascuno di essi, a mantenere con loro un rapporto di amicizia sacerdotale, sull'esempio del Buon Pastore. Aiutateli a essere uomini di preghiera assidua, sia nel silenzio contemplativo che ci allontana dal rumore e dalla dispersione delle molteplici attività, sia nella celebrazione devota e quotidiana dell'Eucaristia e della Liturgia delle Ore, che la Chiesa ha affidato loro per il bene di tutto il Corpo di Cristo. La preghiera del sacerdote è un'esigenza del suo ministero pastorale, in quanto per la comunità è imprescindibile la testimonianza del sacerdote orante, che proclama la trascendenza e si immerge nel mistero di Dio. Preoccupatevi della situazione particolare di ogni sacerdote incoraggiandolo a procedere con gioia e con speranza lungo il cammino della santità sacerdotale, offrendogli l'aiuto di cui ha bisogno e promuovendo parimenti la fraternità fra di essi. Che a nessuno manchino i mezzi necessari per vivere degnamente la sua sublime vocazione e il suo ministero! Occupatevi anche con particolare cura della formazione dei seminaristi e promuovete con entusiasmo la pastorale vocazionale.

Dinanzi a un panorama mutevole e complesso come quello attuale, la virtù della speranza è sottoposta a dura prova nella comunità dei credenti. Proprio per questo dobbiamo essere apostoli pieni di speranza, che confidano con gioia nelle promesse di Dio. Egli non abbandona mai il suo popolo, anzi lo invita alla conversione affinché divenga realtà il suo Regno. Regno di Dio vuol dire non solo che Dio esiste e vive, ma anche che è presente e opera nel mondo. È la realtà più intima e decisiva in ogni atto della vita umana, in ogni momento della storia. Il disegno e la realizzazione dei programmi pastorali devono riflettere, pertanto, questa fiducia nella presenza amorosa di Dio nel mondo. Ciò aiuterà i laici cattolici a essere in grado di affrontare il crescente secolarismo e partecipare in modo responsabile alle questioni temporali, illuminati dalla Dottrina Sociale della Chiesa.

Cari Fratelli, ancora una volta vi assicuro della mia profonda comunione nella preghiera, con una salda speranza nel futuro delle vostre Diocesi, nelle quali si manifesta una grande vitalità. Che il Signore vi conceda la gioia di servirlo, guidando in suo nome le Chiese diocesane che vi sono state affidate! Che Nostra Signora di Guadalupe, Regina e Madre del Messico, vi accompagni e vi protegga sempre! A voi e ai vostri fedeli diocesani imparto con grande affetto la Benedizione Apostolica.




AL PERSONALE DELLE VILLE PONTIFICIE Castel Gandolfo Venerdì, 23 settembre 2005

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Cari fratelli e sorelle!

Il mio soggiorno estivo a Castel Gandolfo sta quasi per concludersi e sono lieto di accogliervi in quest’incontro, che mi offre la possibilità di manifestarvi la mia cordiale riconoscenza per il lavoro che diligentemente svolgete.

Saluto il Direttore Generale delle Ville Pontificie, dottor Saverio Petrillo, grato per le cortesi espressioni che mi ha rivolto. Con lui saluto gli altri funzionari e tutto il personale. Prima di rientrare in Vaticano mi preme ringraziarvi, perché, anche con il contributo di ognuno di voi, ho potuto trascorrere un sereno e distensivo periodo di riposo. Porto con me ottimi ricordi e certamente questo sarà anche per me un "Vaticano II".

Vorrei inoltre indirizzare un saluto ai vostri familiari, che hanno voluto gentilmente accompagnarvi, insieme con i bambini, formando così una grande famiglia.

A Dio, sorgente di ogni bene, chiedo di benedire voi e le vostre famiglie. Sia Dio stesso il vostro sostegno in ogni momento, ricorrete al suo aiuto sempre e non stancatevi di rendergli, ogni giorno della vostra esistenza, una coerente testimonianza di fedeltà.

Vi assicuro il mio orante ricordo, invocando su di voi e sui vostri cari la protezione di San Pio da Pietrelcina, del quale oggi facciamo memoria. L’amore per l’Eucaristia e per il Crocifisso e lo spirito di docilità alla Chiesa, che hanno animato l’intera sua umana vicenda, vi siano di stimolo per vivere sempre più uniti a Cristo.

Ed ora, augurandovi ogni desiderato bene, imparto di cuore a voi tutti qui presenti ed alle persone che vi sono care una speciale Benedizione Apostolica.



ALLE COMUNITÀ DI CASTEL GANDOLFO Sala degli Svizzeri, Castel Gandolfo Lunedì, 26 settembre 2005

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Cari fratelli e sorelle!

Si avvia al termine la mia permanenza qui, a Castel Gandolfo. Prima di far ritorno in Vaticano sento il bisogno di esprimere la mia gratitudine a coloro che in questi mesi estivi mi hanno accolto e si sono adoperati per assicurarmi un soggiorno sereno. Sono, pertanto, contento di incontrarvi e tutti vi saluto con affetto.

Desidero in primo luogo rivolgere il mio saluto cordiale alla comunità cristiana di Castel Gandolfo e all’intera diocesi di Albano, che proprio in questi giorni sta celebrando il convegno diocesano. Saluto, in particolare, il Vescovo, Mons. Marcello Semeraro, il Parroco di Castel Gandolfo e le Comunità religiose maschili e femminili. A tutti auguro di operare sempre uniti per diffondere ovunque l’amore e la gioia di Cristo.

Saluto, poi, il Signor Sindaco e lo ringrazio per la cortesia che ha voluto dimostrarmi come pure per le gentili parole e per i sentimenti che mi ha manifestato anche a nome dell’Amministrazione e del Consiglio comunale. Il mio saluto si estende alla Comunità cittadina, che ho sentito tanto vicina in questo periodo. Essa è sempre generosa verso i pellegrini che, come negli anni scorsi con l’amato Giovanni Paolo II, anche quest’estate sono venuti numerosi a far visita al Papa. La tradizionale ospitalità degli abitanti di Castel Gandolfo è ben nota. Grazie!

Un grato pensiero rivolgo pure ai medici e agli operatori dei vari Servizi del Governatorato. Saluto poi i funzionari e gli agenti delle Forze dell’Ordine italiane che, in collaborazione con la Gendarmeria Vaticana e la Guardia Svizzera Pontificia, hanno assicurato a me e ai miei collaboratori una permanenza tranquilla e sicura in questa bella località. A ciascuno esprimo la mia stima e il mio apprezzamento ed unisco un ricordo affettuoso per le loro famiglie e per le persone care.

Cari amici, prima di congedarmi vi assicuro che continuerò a pregare il Signore perché benedica voi, i vostri familiari, il vostro lavoro, i progetti e le attese dell’intera Comunità di Castel Gandolfo. Su tutti e ciascuno invoco la materna protezione di Maria. Con tali sentimenti, imparto a voi, e a quanti voi rappresentate, la Benedizione Apostolica, segno della mia costante benevolenza.






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