Discorsi 2005-13 22205

AL TERMINE DEL CONCERTO ESEGUITO IN SUO ONORE DAI "REGENSBURGER DOMSPATZEN" (CORO DEL DUOMO DI RATISBONA) Cappella Sistina Sabato, 22 ottobre 2005

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Cari amici,

al termine di questa bella esecuzione musicale, sono certo di interpretare il pensiero di tutti i presenti esprimendo viva gratitudine ai Regensburger Domspatzen, magistralmente guidati dal Direttore Roland Büchner ed accompagnati dall'Organista Franz Josef Stoiber. Abbiamo potuto gustare alcuni stupendi brani musicali, mentre l'occhio spaziava sui capolavori di Michelangelo e di altri noti pittori, le cui creazioni artistiche sono qui conservate. Ascoltando, veniva spontaneo alla mente il Salmo 84: "Quanto sono amabili le tue dimore,/ Signore degli eserciti! […] Anche il passero trova una casa – il termine tedesco per "passeri" è "Spatzen" – / la rondine il nido / dove porre i suoi piccoli, / presso i tuoi altari, / Signore degli eserciti,/ mio re e mio Dio!/ Beato chi abita la tua casa: / sempre canta le tue lodi!" (vv.2. 4-5). Beati i ragazzi di questo coro famoso, che hanno potuto cantare le lodi di Dio nello stupendo scenario della Cappella Sistina. E beati noi che, ascoltando il loro canto, ci siamo sintonizzati con la loro lode.

Im Namen aller möchte ich noch einmal dem Chorleiter und dem Organisten sowie allen Domspatzen meine herzliche Gratulation aussprechen zu dieser schönen Aufführung, die sie uns heute in dem eindrucksvollen Rahmen der Sixtinischen Kapelle geschenkt haben. Sie haben uns an diesem Abend vorwiegend mit Meistern des 19. Jahrhunderts konfrontiert; mit großen Namen, aber auch mit Komponisten, die außerhalb des kirchlichen Raumes kaum bekannt sind, und uns gerade mit diesem vielfältigen Programm beglückt. Was Sie gesungen haben, war immer Musik, die, aus der Inspiration des Glaubens geboren, wieder zum Glauben und zum Gebet hinführt – Musik, die in uns die Freude an Gott weckt. Ich habe mich dabei in meine Regensburger Jahre zurückversetzt gefühlt – in die schönen Zeiten, als ich durch meinen Bruder selber ein wenig in die Familie der Domspatzen hineinwachsen durfte. Am Ende seiner 30jährigen Arbeit mit Eurem Chor hat er über diese Zeit gesagt: "Der liebe Gott hätte mir keine bessere Aufgabe geben können." Das ist nicht nur ein persönlicher Dank für eine wunderbare Berufung gewesen; es ist zugleich ein Segenswunsch: Mögen die Domspatzen weiterhin Botschafter des Schönen, Botschafter des Glaubens, Botschafter Gottes in dieser Welt sein und immer, wie es ihre erste Berufung ist, die Mitte ihres Wirkens im liturgischen Dienst zur Ehre Gottes finden.

Traduzione italiana del discorso pronunciato in tedesco:

Nel nome di tutti vorrei esprimere ancora una volta al maestro del Coro e all'organista come anche a tutti i Domspatzen le mie felicitazioni per questo bellissimo concerto, di cui oggi ci hanno fatto dono nell'ambiente suggestivo della Capella Sistina. Confrontandoci in questa serata soprattutto con maestri dell'Ottocento – con grandi nomi, ma anche con compositori poco noti fuori dell'ambiente ecclesiastico – avete dato a noi una grande gioia proprio con la varietà del programma. Tutti i canti da voi eseguiti appartengono a una specie di musica che, nata dall'ispirazione della fede, conduce di nuovo alla fede e alla preghiera – è musica che risveglia in noi la gioia in Dio. Ascoltando, mi sono sentito riportato nei miei anni di Ratisbona – tempi belli quando mediante il mio fratello ho potuto integrarmi anch'io un po’ nella famiglia dei Domspatzen. Alla fine dei trent'anni di lavoro con il Vostro Coro, egli ha detto: “Il buon Dio non avrebbe potuto affidarmi un compito più bello”. Questo non è stato soltanto un ringraziamento personale per una chiamata meravigliosa; è stato al contempo un augurio: che i Domspatzen continuino ad essere messaggeri del bello, messaggeri della fede, messaggeri di Dio in questo mondo, e trovino sempre – secondo la loro chiamata principale – il centro della loro attività nel servizio liturgico per la gloria di Dio.

L'orante del Salmo 84 vede se stesso come un passero che ha trovato presso gli altari di Dio il luogo della sua collocazione preferita, il luogo dove può dimorare ed essere "beato". L'immagine del passero è un'immagine gioiosa, mediante la quale il salmista vuole dire che tutta la sua vita è diventata canto. Egli può cantare e volare. Il cantare stesso è quasi un volare, un sollevarsi verso Dio, un anticipare in qualche modo l'eternità, quando potremo "continuamente cantare le lodi di Dio". E' in questa prospettiva che rivolgo a tutti i presenti il mio augurio più cordiale, invocando su ciascuno la benedizione di Dio.




UDIENZA AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA CANONIZZAZIONE DI CINQUE NUOVI SANTI Lunedì, 24 ottobre 2005

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Cari fratelli e sorelle!

Dopo la solenne celebrazione di ieri, sono lieto di incontrarvi nuovamente. Siete venuti per rendere omaggio ai cinque nuovi Santi: Józef Bilczewski, Zygmunt Gorazdowski, Alberto Hurtado Cruchaga, Gaetano Catanoso e Felice da Nicosia. Vi saluto tutti cordialmente e vi ringrazio per l’affetto che mi avete manifestato. Saluto i Cardinali presenti, i Vescovi, i Sacerdoti, come pure le distinte Autorità civili; saluto le Religiose e i Religiosi e tutti i fedeli laici.

[Porgo il benvenuto ai Pastori e ai fedeli giunti dall’Ucraina. Saluto i rappresentanti delle Autorità statali. Oggi ringraziamo per la canonizzazione dei due grandi Santi: il Vescovo Józef Bilczewski e il sacerdote Zygmunt Gorazdowski. Tutti e due hanno realizzato il loro sacerdozio uniti a Cristo e totalmente dediti agli uomini. La preghiera, l’amore per l’Eucaristia e la pratica della carità – ecco la via della loro santità. Alla protezione di questi santi Patroni affido la Chiesa in Ucraina e tutto il Popolo ucraino. Voglia Dio, mediante la loro intercessione, benedire tutti abbondantemente.]

[Saluto cordialmente i polacchi qui presenti. Sono lieto che possiamo insieme rendere gloria ai nuovi Santi. La santità di Józef Bilczewski la si può descrivere in tre parole: preghiera, lavoro, abnegazione. “Essere tutto per tutti per salvarne almeno uno” – tale era il desiderio di San Zygmunt Gorazdowski. Tutti e due, traendo forza dalla preghiera e dall’Eucaristia, si sono donati totalmente a Dio ed efficacemente hanno portato un aiuto materiale e spirituale ai più bisognosi. Alla loro protezione affido tutti i fedeli della Chiesa che è in Polonia e, in modo particolare, i Vescovi e i sacerdoti. Dio vi benedica.]

Traduzione italiana della parte pronunciata in lingua spagnola:

Una figura insigne della Nazione cilena è Padre Alberto Hurtado Cruchaga, sacerdote della Compagnia di Gesù, che ho avuto ieri la gioia di canonizzare. Trovandomi qui con voi, cari fratelli e care sorelle, mi sento molto vicino a tutto il popolo del Cile. Desidero che il mio saluto giunga anche a quanti sono spiritualmente uniti a questa grande festa di azione di rendimento di grazie e di lode al Signore per la proclamazione del nuovo Santo. L'obiettivo della sua vita fu quello di essere un altro Cristo. Si comprendono meglio così la sua coscienza filiale dinanzi al Padre, il suo spirito di preghiera, il suo profondo amore per Maria, la sua generosità nel donarsi totalmente, la sua dedizione e il suo servizio ai poveri. Alla luce della verità del Corpo Mistico, sperimentò il dolore altrui come proprio e ciò lo spinse a una maggiore dedizione ai poveri, fondando per loro l'"Hogar de Cristo". È bello che oggi vi sia qui un gruppo in rappresentanza di questo centro, che rende testimonianza dell'atmosfera familiare che il nostro Santo gli conferì e che continua a poter contare sulla collaborazione di tante persone di buona volontà. La vita di Padre Hurtado invita tutti alla responsabilità, ma soprattutto alla santità. Che sant'Alberto Hurtado interceda per tutti, affinché portiate nelle vostre case, nelle vostre comunità ecclesiali e ambienti sociali, la luce che diede splendore alla sua vita e gioia al suo cuore!

Il mio saluto va ora a voi, cari amici devoti di san Gaetano Catanoso. Penso in modo speciale ai fedeli dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, a cui egli apparteneva, come pure alle Suore Veroniche del Volto Santo. Padre Gaetano visse in pienezza il ministero presbiterale: dal giorno della sua Ordinazione, nel 1902, fino alla morte avvenuta nel 1963, egli fu autentico servitore del Popolo di Dio a lui affidato, prima in un piccolo centro aspromontano, poi in una grande parrocchia cittadina. Annunciò il Regno di Dio con ardore apostolico e con la convinzione del testimone; amministrò i Sacramenti, e soprattutto la divina Eucaristia, immergendosi ogni giorno nel mistero dell’amore oblativo di Cristo. Si pose al servizio degli ultimi, dei più lontani, ai quali aprì il cuore e donò speranza; si dedicò ai fanciulli poveri e abbandonati, con un’intensa opera di evangelizzazione e di promozione umana. Per andare incontro alle persone bisognose, fondò una congregazione ispirata alla figura della “Veronica”, con il dono cioè di riconoscere il Volto Santo del Signore in quello dei fratelli, per amarli e servirli.

Saluto adesso voi, che siete venuti per partecipare alla Canonizzazione di Felice da Nicosia e, in particolare, i Frati Minori Cappuccini e il folto gruppo di pellegrini provenienti dalla Sicilia. Cari fratelli e sorelle, il nuovo Santo non solo rappresenta le caratteristiche più forti e radicate della vostra Terra, ma con la sua esistenza tutta permeata dal Vangelo arricchisce la lunga tradizione di santità e di cultura cristiana fiorita fin dall’antichità nell’Isola. In un mondo fortemente tentato dalla ricerca dell’apparenza e del benessere egoistico, san Felice ricorda a tutti che la gioia vera è spesso nascosta dietro le piccole cose e si raggiunge eseguendo il proprio dovere quotidiano con spirito di servizio. Auspico di cuore che, con il suo aiuto e la sua intercessione, possiate fare vostro il grande messaggio di fede e di spiritualità che ancora oggi il Santo di Nicosia continua ad inviare ai suoi confratelli e a tutti i fedeli: aderire sempre più profondamente alla volontà di Dio, per trovare in essa pace vera, realizzazione piena di se stessi e letizia perfetta.

Tutti insieme, cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie a Dio, che non cessa di suscitare nella Chiesa sempre nuovi fulgidi esempi di santità. Noi invochiamo i Santi e i Beati come protettori e contiamo sul loro celeste aiuto. Al tempo stesso, però, siamo stimolati dalla loro testimonianza ad imitarli per crescere nella fede, nella speranza e nella carità. Vi affido tutti all’intercessione di questi nuovi Santi, affinché ciascuno di voi possa portare nel cuore un raggio della santità di Dio e rifletterlo in ogni circostanza della vita. Vegli su di voi soprattutto Maria Santissima, la Regina dei Santi, e vi accompagni la mia Benedizione, che estendo di cuore alle vostre famiglie ed a tutti i vostri cari.




BEATIFICAZIONE DEI SERVI DI DIO JOSEP TÁPIES E SEI COMPAGNI E MARIA DE LOS ÁNGELES GINARD MARTÍ

PAROLE DI SALUTO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE Altare della Confessione, Basilica Vaticana Sabato, 29 ottobre 2005

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Cari Fratelli e Sorelle,

Al termine di questa Celebrazione Eucaristica, durante la quale sono stati beatificati i martiri Josep Tápies e sei compagni sacerdoti, e la martire María de los Ángeles Ginard Martí, sono lieto di unirmi a tutti voi che siete venuti da diverse parti per rendere loro omaggio. Saluto con affetto i miei Fratelli Vescovi, le distinte Autorità, e anche i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli qui presenti.

Gli esemplari sacerdoti della Diocesi di Urgell immolarono la loro vita durante la persecuzione religiosa in Spagna per fedeltà al ministero sacerdotale, che esercitarono con grande dedizione nelle comunità parrocchiali che erano state affidate loro. Rendendo testimonianza della loro condizione sacerdotale e perdonando i loro persecutori, diedero la vita invocando il Re dell'Universo.

Che essi intercedano per la Diocesi di Urgell e le altre Diocesi spagnole, per le vocazioni sacerdotali e religiose, e per la crescita di tutti i fedeli nelle virtù cristiane!

La nuova beata, nata nella Diocesi di Maiorca e appartenente alle Sorelle Zelatrici del Culto Eucaristico, subì il martirio a Madrid durante la stessa persecuzione. Completamente dedita al Signore nella vita religiosa, passava lunghe ore in adorazione del Santissimo Sacramento, senza trascurare il suo servizio alla comunità. Si preparò così a offrire la propria vita come espressione suprema di amore per Cristo.

Questi nuovi beati sono per tutti noi un esempio vivo d'identità sacerdotale e di consacrazione religiosa. Rendiamo grazie a Dio per il grande dono di questi testimoni eroici della fede. Beati Josep Tápies e compagni, e Beata María de los Ángeles, pregate per le comunità ecclesiali di Urgell, di Madrid, di Maiorca e di tutta la Spagna! Amen.



AL CARDINALE FRANCIS ARINZE IN OCCASIONE DEL 40° ANNIVERSARIO DELLA SUA ORDINAZIONE EPISCOPALE Lunedì, 31 ottobre 2005

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Eminenza,

sono lieto di riceverla insieme ai suoi amici della comunità nigeriana di Roma e ad altri visitatori provenienti dal suo Paese, che sono giunti per unirsi a Lei nella celebrazione del quarantesimo anniversario della sua Ordinazione Episcopale. Le esprimo volentieri le mie sincere congratulazioni e i miei buoni auspici per l'occasione.

Ieri, nella Chiesa di Santa Maria in Traspontina, ha celebrato una Messa solenne di rendimento di grazie a Dio Onnipotente per il dono di quaranta anni di ministero episcopale. Oggi, sono lieto di unire le mie preghiere alle sue intenzioni e chiedo al Signore di essere guida e forza per Lei che continua a servire la Chiesa con amore e con zelo. Invocando su Sua Eminenza, attraverso l'intercessione di Maria, la Madre di Dio, i doni divini di gioia e di pace, imparto di cuore a Lei e a quanti partecipano a questa bella celebrazione la mia Benedizione Apostolica.



AI VESCOVI DELL'AUSTRIA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Sabato, 5 novembre 2005

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Carissimo Signor Cardinale!
Cari Fratelli nell'Episcopato!

La visita dei Pastori della Chiesa in Austria sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo è un appuntamento fisso e un momento di accertamento nell'esercizio di questo ufficio di grande responsabilità. Dunque, cari Fratelli, con grande gioia vi porgo il benvenuto qui nel Palazzo Apostolico in occasione della vostra visita ad Limina. Questo pellegrinaggio consolida i vostri vincoli con il Successore di Pietro e al contempo permette di vivere la comunione della Chiesa universale al suo centro. Proprio durante gli eventi degli scorsi mesi abbiamo potuto sperimentare la vitalità della Chiesa in tutta la sua freschezza e nella sua energia missionaria mondiale, in particolare durante la XX Giornata Mondiale della Gioventù ad agosto di quest'anno a Colonia. Anche se nella Chiesa non è sempre visibile la spinta spirituale, che Dio ci fa vivere in tali ore particolari di grazia, conosciamo la promessa del nostro Signore divino e Maestro di tutti i tempi e di tutti i luoghi: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (
Mt 28,18). Sappiamo, dunque, che questo presente vitale del Signore risorto nella sua Chiesa viene realizzato e al contempo attualizzato attraverso la celebrazione sacramentale del suo Sacrificio, attraverso la Comunione, nella quale riceviamo il suo Corpo e il suo Sangue, e mediante l'esperienza che ci viene offerta nell'adorazione della sua presenza reale sotto le specie delle particole sacre. "L'Anno Eucaristico", appena conclusosi con il Sinodo dei Vescovi, ha voluto richiamare l'attenzione dei fedeli sulla fonte della vita e della missione della Chiesa e su qual è il vero culmine al quale mirano tutti i nostri sforzi per condurre gli uomini al loro Salvatore e per riconciliarli in Lui con il Dio Uno e Trino.

Sulla base di queste esperienze è ora necessario analizzare con fiducia e tranquillità la situazione delle Diocesi austriache per rilevare i punti nevralgici nei quali è richiesto in particolare il nostro impegno per la salvezza e il bene del gregge, "in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come Vescovi a pascere la Chiesa di Dio che Egli si è acquistata con il suo sangue" (Ac 20,28). Nella certezza della presenza del Signore guardiamo con coraggio negli occhi la realtà senza che l'ottimismo, dal quale sempre siamo trainati, possa rappresentare un ostacolo per chiamare le cose con il loro nome in tutta oggettività e senza abbellimenti.

Fatti dolorosi accadono oggi: il processo di secolarizzazione attualmente sempre più significativo per l'Europa non si è fermato neanche davanti alle porte della cattolica Austria. L'identificazione con l'insegnamento della Chiesa scema in molti fedeli e con ciò si perde la certezza della fede e viene meno il timore reverenziale per la legge di Dio. Con queste poche osservazioni non devo qui, cari Confratelli nell'Episcopato, ricordare in dettaglio i numerosi settori critici della vita sociale in generale e della situazione ecclesiale in particolare perché so che sono sempre preoccupazioni vive per voi. Condivido le vostre ansie per la Chiesa nel vostro Paese. Dunque, che cosa possiamo fare? Esiste uno strumento santo che Dio ha approntato per la Chiesa del nostro tempo, affinché possiate affrontate con coraggio le sfide nelle quali vi imbattete lungo il vostro cammino nel terzo millennio cristiano. Senza dubbio da un parte è necessaria la confessione chiara, coraggiosa ed entusiasta della fede in Gesù Cristo che vive anche qui e oggi nella sua Chiesa e nel quale, secondo la sua essenza, l'anima umana orientata a Dio può trovare la sua felicità. Dall'altra, sono necessarie numerose misure missionarie, piccole e grandi, che dobbiamo prendere per apportare un "cambiamento di rotta".

Come ben sapete la confessione della fede fa parte dei primi doveri del Vescovo. "Non mi sono sottratto - dice san Paolo a Mileto ai Pastori della Chiesa di Efeso - al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio" (Ap 20,27). È vero che noi Vescovi dobbiamo agire con ponderazione. Tuttavia questa prudenza non deve impedirci di presentare la Parola di Dio in tutta chiarezza, anche quelle cose che si ascoltano meno volentieri o che suscitano certamente reazioni di protesta e derisione. Voi, cari Fratelli nell'Episcopato, lo sapete bene: esistono temi, relativi alla verità di fede e soprattutto alla dottrina morale, che nelle vostre Diocesi non sono presenti in maniera sufficiente nella catechesi e nell'annuncio e che, a volte, ad esempio nella pastorale giovanile delle parrocchie o delle unioni, non vengono affrontati affatto o non nel senso chiaro inteso dalla Chiesa. Rendendo grazie a Dio non è sempre così ovunque. Tuttavia, forse i responsabili dell'annuncio temono qui e lì che le persone possano allontanarsi se si parla troppo chiaramente. Tuttavia, in generale l'esperienza dimostra che accade proprio il contrario. Non fatevi illusioni! Un insegnamento cattolico che viene offerto in maniera incompleta, è una contraddizione in sé e non può essere fecondo nel lungo periodo. L'annuncio del Regno di Dio va di pari passo con l'esigenza di conversione e con l'amore che incoraggia, che conosce il cammino, che insegna a capire che con la grazia di Dio anche ciò che sembra impossibile diviene possibile. Pensate come, poco a poco, l'insegnamento della religione, la catechesi ai vari livelli e la predicazione possono essere migliorate, approfondite e per così dire completate! Utilizzate, per favore, con zelo il Compendio e il Catechismo della Chiesa cattolica! Fate in modo che i sacerdoti e i catechisti adottino questi strumenti, che vengano spiegati nelle parrocchie, nelle unioni e nei movimenti e che vengano utilizzati nelle famiglie come importanti letture! Nell'incertezza di questo periodo storico e di questa società, offrite agli uomini la certezza della fede completa della Chiesa! La chiarezza e la bellezza della fede cattolica sono ciò che rendono luminosa la vita dell'uomo anche oggi! Questo in particolare se viene presentata da testimoni entusiasti ed entusiasmanti.

La testimonianza chiara, pubblica e risoluta dei Vescovi, alla quale tutti i fedeli e soprattutto i sacerdoti, verso i quali siete particolarmente rivolti, possono orientarsi e che dona il coraggio di rafforzare la fede mediante il proprio atteggiamento, deve essere accompagnata da molte, spesso apparentemente insignificanti e innecessarie misure che agiscono pubblicamente. Si è fatto qualcosa per risvegliare la sensibilità missionaria dei cristiani nelle vostre Diocesi. A questo proposito penso, ad esempio, alla straordinaria missione cittadina a Vienna e naturalmente al Mitteleuropäischen Katholikentag, che è una testimonianza eccezionale della fede cattolica legata ai popoli di fronte all'opinione pubblica europea. Bisogna fare ancora molto affinché la Chiesa in Austria svolga meglio il suo mandato missionario. In realtà sono spesso le misure di ordinaria amministrazione, come per esempio decisioni sagge e corrette riguardanti le persone, che migliorano la situazione in maniera duratura. Sia che si tratti della frequentazione della Messa domenicale o della ricezione del Sacramento della Penitenza, quanto sono importanti spesso l'esempio e la parola incoraggiante! È il precetto dell'amore che ci spinge non solo a fornire al prossimo questo e quel servizio sociale, ma anche ad aiutarlo a conseguire il massimo bene, il rivolgersi costantemente al Dio vivo, la comunione con Gesù Cristo, la scoperta della propria vocazione alla santità, l'apertura alla volontà di Dio, la gioia di una vita che in un certo senso già anticipa la felicità dell'eternità.

Cari Confratelli dell'Episcopato! Innumerevoli situazioni positive della vita ecclesiale, come, ad esempio, la pratica e la riscoperta dell'adorazione eucaristica nelle parrocchie e la fedeltà di molti singoli individui e di comunità alla recita del Rosario, e la costante buona collaborazione fra Stato e Chiesa per il bene dell'uomo delineano l'immagine della Chiesa in Austria così come la grande ricchezza culturale del vostro Paese così tanto benedetto dal Signore nel corso della storia cristiana.

La scintilla dello zelo cristiano può riaccendersi. Utilizzate tutti questi doni laddove potete, ma non accontentatevi di una religiosità esteriore. Dio non si accontenta del fatto che il suo popolo lo venera con le labbra. Egli vuole il cuore e ci dona la sua grazia se non ci allontaniamo o ci dividiamo da lui. Conosco molto bene i vostri sforzi di grande dedizione e quelli di molti sacerdoti, diaconi, religiosi e laici. Sono certo che il Signore accompagnerà e ricompenserà con la sua benedizione divina la vostra fedeltà e la vostra solerzia. La Magna Mater Austriae, la buona Madre di grazia di Marienzell e l'altissima Vergine dell'Austria, il cui santuario mi è divenuto tanto caro, possa donare a voi e ai fedeli del vostro Paese la forza e la perseveranza per proseguire con coraggio e con fiducia la grande opera di autentico rinnovamento della vita di fede nella vostra patria in fedeltà alle direttive della Chiesa Universale! Con la sua intercessione imparto a voi tutti per i compiti del vostro servizio pastorale così come a tutti i fedeli in Austria la mia Benedizione Apostolica.





AI RAPPRESENTANTI DELLA FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE Lunedì, 7 novembre 2005

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Caro Vescovo Hanson,
Cari amici luterani,

È con grande gioia che vi porgo il benvenuto, rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale, in occasione della vostra visita ufficiale a Roma. Con gratitudine ricordo la presenza della vostra delegazione sia alle esequie di Papa Giovanni Paolo II sia all'inaugurazione solenne del mio ministero di Vescovo di Roma.

Da molti anni la Chiesa cattolica e la Federazione Luterana Mondiale mantengono stretti contatti e partecipano a un intenso dialogo ecumenico. Questo scambio di idee è stato estremamente fecondo e promettente. Infatti, uno dei risultati di questo dialogo fecondo è stata la Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione, che costituisce una pietra miliare importante del nostro cammino comune verso la piena unità visibile. È un risultato importante. Per edificare partendo da esso dobbiamo accettare che restano delle differenze relative alla questione centrale della giustificazione, che vanno affrontate insieme nei modi in cui la grazia di Dio viene comunicata nella Chiesa e attraverso di essa.

Come ho affermato durante la mia recente visita a Colonia, spero che in futuro il progresso del nostro dialogo su tali questioni non venga solo posto in un contesto di questioni "istituzionali", ma prenda in considerazione la fonte autentica di tutto il ministero nella Chiesa. Infatti, la missione della Chiesa consiste nel testimoniare la verità di Gesù Cristo, il Verbo incarnato. Parola e testimonianza vanno di pari passo: la Parola richiede e plasma la testimonianza. La testimonianza trae la propria autenticità dalla fedeltà totale alla Parola così come è espressa e vissuta nella comunità apostolica di fede sotto la guida dello Spirito Santo. La Commissione Internazionale Luterana Romana Cattolica su l'Unità porterà presto a compimento la sua quarta fase di dialogo e pubblicherà gli esiti in un documento sulla Apostolicità della Chiesa. Siamo tutti consapevoli del fatto che il nostro dialogo fraterno è sfidato non solo dalla necessità di verificare la ricezione di queste formulazioni della dottrina condivise nelle nostre rispettive comunioni, ma ancor di più oggi da un generale clima di incertezza relativo alle verità e ai principi etici cristiani che prima non erano messi in dubbio. In certi casi questo patrimonio comune è minato da mutati approcci ermeneutici.

Il nostro comune cammino ecumenico continuerà a incontrare difficoltà e richiederà un dialogo paziente. Tuttavia, traggo molto incoraggiamento dalla tradizione solida di studio e di scambio seri che ha caratterizzato i rapporti fra luterani e cattolici nel corso degli anni. Ci conforta il fatto che la nostra ricerca di unità è guidata dalla presenza del Signore Risorto e dall'inesauribile forza del suo Spirito: "il vento soffia dove vuole" (
Jn 3,8). Preparandoci a celebrare il cinquecentesimo anniversario degli eventi del 1517, dovremmo intensificare gli sforzi per comprendere più profondamente che cosa abbiamo in comune e che cosa ci divide così come i doni che possiamo offrirci reciprocamente. Perseverando lungo questo cammino, preghiamo cosicché il volto di Cristo possa risplendere sempre più brillantemente nei suoi discepoli affinché tutti siano una cosa sola affinché il mondo creda (cfr Jn 17,21).

Rendiamo grazie a Dio per tutto ciò che è stato ottenuto finora nei rapporti fra luterani e cattolici e preghiamo affinché possiamo continuare a procedere insieme verso l'unità che il Signore desidera.



AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI BULGARIA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Sabato, 12 novembre 2005

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Venerati Fratelli nell’Episcopato!

Il primo, spontaneo sentimento che mi sgorga dall’animo nell’accogliere il vostro saluto è di cordiale gratitudine per l'affetto che le vostre Comunità, per mezzo vostro, manifestano al Successore di Pietro, rinnovando l’attestazione di fedele adesione al depositum ricevuto dai Padri. Mi sono state di conforto le espressioni di comunione che, in questi giorni, ciascuno di voi mi ha rinnovato a nome del clero, dei religiosi e dei fedeli affidati alla sua responsabilità. Consapevole qual sono del ministero che sono chiamato a svolgere a servizio della comunione ecclesiale, vi chiedo di rendervi interpreti della mia costante sollecitudine nei confronti di tutti i credenti in Cristo.

Dai colloqui, che ho avuto con ciascuno di voi, ho tratto la convinzione che la Chiesa cattolica in Bulgaria è viva e desiderosa di offrire con entusiasmo la propria testimonianza a Cristo in mezzo alla società in cui vive. Vi incoraggio a proseguire su tale cammino, sforzandovi di diffondere, pur nella limitatezza delle forze a vostra disposizione, il Vangelo della speranza e dell’amore: il Signore sa sempre supplire alle eventuali nostre lacune e alla povertà dei mezzi a nostra disposizione. Ciò che conta non è tanto l’efficienza dell’organizzazione, quanto piuttosto l’incrollabile fiducia in Cristo, perché è proprio Lui a guidare, reggere e santificare la sua Chiesa, anche attraverso il vostro indispensabile ministero.

Nei suoi imperscrutabili disegni, Dio vi ha posto ad esercitare il vostro servizio ecclesiale fianco a fianco dei nostri fratelli della Chiesa ortodossa bulgara. Auspico che le buone relazioni esistenti si sviluppino ulteriormente a vantaggio dell’annuncio del Vangelo del Figlio di Dio, principio e fine di ogni azione compiuta dal cristiano. A tale proposito, vi chiedo, venerati Fratelli, di recare il mio cordiale saluto al Patriarca Maxim, primo Gerarca della Chiesa ortodossa di Bulgaria. Vogliate rendervi tramite del mio augurio per la sua salute e per la felice ripresa del suo ministero. Ho ancora vivo il ricordo della rispettosa e fraterna accoglienza da lui riservata al mio amato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, durante la visita pastorale da lui compiuta nel vostro Paese. Occorre proseguire il cammino intrapreso, intensificando la preghiera perché si affretti l’ora in cui potremo sedere all’unica Mensa, per mangiare l’unico Pane della salvezza.

Mi è noto che sussiste un intenso dialogo con le Autorità civili su temi di comune interesse. Ne sono lieto, poiché, attraverso l’impegno di tutti, possono essere individuati i problemi da affrontare insieme e i percorsi da seguire secondo le concrete opportunità per il bene superiore dell’intero Popolo bulgaro, il quale a ragione si sente parte della grande famiglia del Continente europeo. Formata da diverse componenti culturali e religiose, la Bulgaria può divenire un esempio di saggia integrazione, di collaborazione e di pacifica convivenza. E la Comunità cattolica, pur essendo in minoranza nel contesto del Paese, può svolgere un compito di generosa testimonianza dell’universale carità di Cristo.

Dopo il triste periodo dell'oppressione comunista, i cattolici che hanno perseverato con alacre fedeltà nella loro adesione a Cristo avvertono ora l’urgenza di rassodare la propria fede e di diffondere il Vangelo in tutti gli ambiti sociali, specialmente dove più manifesto è il bisogno dell'annuncio cristiano. Penso, ad esempio, alla forte denatalità, all'alta percentuale di aborti, alla fragilità di tante famiglie, al problema dell'emigrazione. Sono lieto di sapere che la Chiesa cattolica in Bulgaria è fortemente impegnata in campo sociale, per sovvenire alle necessità di tanti poveri. Vi incoraggio, venerati Fratelli, a proseguire su tale cammino al servizio del Popolo bulgaro, a me caro. Non abbiate timore di proporre alle giovani generazioni anche l'ideale della totale consacrazione a Cristo, per contribuire a dilatare sempre più il Regno di Dio. Allo stesso modo, proseguite nello sforzo di dotare, con l’aiuto anche di altre Chiese ed organizzazioni cattoliche, le vostre Comunità delle strutture che appaiono utili alle attività pastorali ed all’esercizio del culto cristiano. Al riguardo, ho appreso con particolare soddisfazione che si sta completando la ricostruzione della Chiesa Cattedrale latina di Sofia, dedicata a San Giuseppe.

Venerati Confratelli, confidando nel vostro orante ricordo al Signore, vi assicuro a mia volta una speciale preghiera a Colui che è il vero Sposo della Chiesa, da Lui amata, protetta e nutrita: Gesù nostro Signore, unico Figlio del Dio Vivente. Con questi sentimenti di gran cuore imparto la mia Benedizione a voi, ai vostri presbiteri, ai religiosi ed alle religiose e all’intero popolo che Dio vi ha affidato.




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