Discorsi 2005-13 29066

AI MEMBRI DELLA DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI Giovedì, 29 giugno 2006

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Cari fratelli in Cristo,

con gioia grande e sincero affetto nel Signore accolgo oggi l'Eminenza Vostra, Metropolita Giovanni, e gli altri Membri della Delegazione che Sua Santità Bartolomeo I ed il Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico hanno avuto la cortesia di inviare per la festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni della Chiesa di Roma. A ciascuno di voi il mio cordiale saluto. Mi è gradito darvi il benvenuto con le parole dell’apostolo Pietro: "Simone Pietro, servo ed apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede, per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo: grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore Nostro" (
2P 1,1-2). Sono parole che ci richiamano alla fede comune e al mistero della salvezza ricevuta, dono che noi dobbiamo trasmettere agli uomini del nostro tempo. Il fatto che la festa dei Santi Pietro e Paolo sia celebrata nello stesso giorno dai cattolici e dagli ortodossi evoca la condivisa successione apostolica e la fraternità ecclesiale. Mi piace qui ricordare come l'innografia bizantina attribuisca a San Pietro un titolo denso di significato, quello di protocorifeo, il primo che nel coro ha il compito di mantenere l'armonia delle voci, per la gloria a Dio e al servizio degli uomini. Sono pertanto grato a voi che siete venuti ad unire la vostra preghiera alla nostra, animati dal comune impegno di continuare il cammino che ci conduce alla progressiva eliminazione di ogni stonatura nel coro dell’unica Chiesa di Cristo.

In futuro ci saranno importanti occasioni di incontro e di dialogo fraterno. La Sua presenza, Eminenza, quale co-presidente della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico fra ortodossi e cattolici, mi fa pensare alla sessione plenaria di detta Commissione, che si svolgerà a Belgrado, nel mese di settembre, grazie all’accoglienza offerta dal Patriarcato ortodosso serbo. Il dialogo riprende così la sua strada con una nuova tappa. Sorge spontaneo il desiderio di pregare affinché lo Spirito Santo illumini e riscaldi i nostri cuori, rafforzi la comune volontà di rispondere, per quanto dipende da noi, all’ardente preghiera del Signore: "Ut unum sint", affinché i discepoli di Cristo, uniti nella fede, annuncino insieme il suo Vangelo al mondo intero perché, credendo in Lui, tutti siano salvi.

Inoltre, rispondendo all’invito formulato dalle Autorità del Paese, dal Patriarcato e dalla locale Comunità cattolica, spero di poter realizzare un pellegrinaggio apostolico in Turchia, Paese di antica e ricca cultura, Paese nobile in cui vissero molti Santi Padri della nostra tradizione ecclesiale, teologica e spirituale. Ciò mi consentirà di prendere parte alle celebrazioni in occasione della Festa di sant’Andrea apostolo, fratello di san Pietro. Ripetendo il gesto dei miei Predecessori di venerata memoria, Paolo VI e Giovanni Paolo II, in occasione della loro visita al Fanar, sarà per me una gioia incontrare Sua Santità Bartolomeo I, restituendogli così le gradite visite che egli ha avuto la bontà di compiere qui a Roma. Sono certo che questo reciproco scambio rafforzerà la fraternità ecclesiale e faciliterà la collaborazione nelle nostre iniziative comuni. Ci aiuti il Signore ad avanzare con rinnovata fiducia verso il giorno in cui potremo celebrare insieme la Santa Eucaristia del Signore, quale segno di piena comunione.

Con questi sentimenti cordiali, chiedo a Lei, Eminenza, e a quanti L’accompagnano di recar il mio fraterno saluto al Patriarca Bartolomeo I e al Santo Sinodo, mentre rendo grazie al Signore che ci concede di compiere un nuovo passo nell’attuazione della sua volontà di unità e di pace.



AGLI ARCIVESCOVI METROPOLITI CHE HANNO RICEVUTO IL SACRO PALLIO NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO Aula Paolo VI Venerdì, 30 giugno 2006

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Cari fratelli e sorelle,


l'odierno incontro è come un'eco della solenne celebrazione che si è svolta ieri nella Basilica Vaticana durante la quale ho avuto la gioia di imporre il Pallio agli Arcivescovi Metropoliti qui presenti con i familiari, gli amici e una folta rappresentanza delle loro comunità diocesane. La diversa loro provenienza manifesta l'indole cattolica della Chiesa: da ogni parte della terra i fedeli delle diverse Chiese particolari si sentono uniti alla Sede di Pietro con un singolare vincolo di comunione, che è ben espresso anche dall'insegna liturgica del Pallio rivestito dai loro Metropoliti. Saluto con affetto ciascuno di voi, venerati e cari Fratelli, e con voi saluto i vostri fedeli venuti in pellegrinaggio presso la tomba degli Apostoli.

Un affettuoso saluto in primo luogo a voi, venerati e cari Pastori della Chiesa che è in Italia! Saluto Lei, Signor Cardinale Crescenzio Sepe, che, dopo diversi anni di diretto servizio alla Santa Sede, è stato chiamato ad essere Pastore dell'illustre Arcidiocesi di Napoli; a Lei, Mons. Tommaso Valentinetti, Arcivescovo di Pescara-Penne; a Lei, Mons. Luigi Conti, Arcivescovo di Fermo; a Lei, Mons. Ignazio Sanna, Arcivescovo di Oristano; a Lei, Mons. Andrea Mugione, Arcivescovo di Benevento. Colui che vi ha scelto come Pastori del suo gregge, il Signore Gesù, vi sostenga nel vostro quotidiano servizio e con la forza dello Spirito Santo vi renda fedeli araldi del Vangelo.

Traduzione italiana:

[Saluto cordialmente i pellegrini venuti dalla Francia e dell'Africa per accompagnare i nuovi Arcivescovi Metropoliti ai quali ho avuto la gioia di imporre il Pallio, segno di comunione particolare con la Sede di Pietro. I miei saluti vanno ai Monsignori Odon Razanakolona, Arcivescovo di Antananarivo (Madagascar), Cornelius Esua, Arcivescovo di Bamenda (Camerun), François-Xavier Maroy Rusendo, Arcivescovo di Bukavu (Repubblica Democratica del Congo), Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan (Costa d'Avorio), Georges Pontier, Arcivescovo di Marsiglia (Francia). Attraverso di voi, nella mia preghiera ricordo tutti i fedeli delle vostre Diocesi e dei vostri Paesi. Sentendomi particolarmente vicino a questo momento dell'Africa, chiedo al Signore di aiutare il Paese a progredire lungo il cammino della pace e la via dello sviluppo delle persone e dei popoli. Che possiate divenire ogni giorno di più testimoni di Cristo, preoccupandovi di annunciare il Vangelo ai vostri fratelli e di aiutarli ad amare sempre più il nostro Padre dei Cieli e la Chiesa!]

Traduzione italiana:

[Estendo un cordiale saluto agli Arcivescovi Metropoliti di lingua inglese ai quali ieri ho imposto il Pallio: gli Arcivescovi George Niederauer di San Francisco (USA), Daniel DiNardo di Galvestone-Houston (USA), José Serofia Palma di Palo (Filippine), Antonio Javellana Ledesma di Cagayan de Oro (Filippine), Sylvain Lavoie di Keewatin-Le Pas (Canada) e Donald Wuerl di Washington (USA). Porgo inoltre il benevenuto ai familiari e agli amici e ai fedeli delle loro Arcidiocesi che li hanno accompagnati a Roma. Il Pallio viene indossato dagli Arcivescovi come simbolo della loro comunione gerarchica con il Successore di Pietro nel governo del popolo di Dio. È fatto di lana di pecora, come simbolo di Gesù Cristo, l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo e il Buon Pastore che veglia attentamente sul suo amato gregge. Questo indumento ricorda ai Vescovi, quali Vicari di Cristo nelle loro Chiese locali, che sono chiamati a essere Pastori secondo il cuore di Gesù. A tutti voi imparto con affetto la mia Benedizione Apostolica, come pegno di gioia e pace nel Signore.]

Traduzione italiana:

[Saluto con affetto gli Arcivescovi di lingua spagnola e quanti li hanno accompagnati nella significativa cerimonia dell'imposizione del Pallio, che li distingue e manifesta la loro funzione come Metropoliti. Mi riferisco agli Arcivescovi Jorge Liberato Urosa Savino, di Caracas, Jorge Enrique Jiménez Carvajal, di Cartagena, Fabriciano Sigampa, di Resistencia, e José Luis Mollaghan, di Rosario. Cari fedeli che li accompagnate, vi chiedo di continuare a stare loro accanto con la preghiera e la collaborazione generosa, costante e leale, affinché compiano la loro missione secondo il volere di Dio. Prego la Santissima Vergine Maria, così profondamente venerata nelle vostre terre - Venezuela, Colombia e Argentina -, di incoraggiare il ministero degli Arcivescovi e accompagnare con tenerezza i sacerdoti, le comunità religiose e i fedeli delle loro Arcidiocesi. Portate loro il mio affettuoso saluto, insieme alla Benedizione Apostolica, che ora imparto di cuore.]

Traduzione italiana:

[La Chiesa in Brasile si rallegra oggi, poichè le Sedi Arcivescovili di São Luís do Maranhão, Ribeirão Preto e Londrina sono in festa per l'imposizione del Pallio ai suoi nuovi Arcivescovi, i Monsignori José Belisário da Silva, Joviano de Lima Júnior e Orlando Brandes, che oggi sono accompagnati dai loro sacerdoti, fedeli e familiari. Per questo, desidero salutare con affetto le vostre Chiese particolari, facendo voti affinché questa significativa celebrazione contribuisca a rafforzare l'unità e la comunione con la Sede Apostolica, e promuova la generosa dedizione pastorale dei suoi Vescovi per la crescita della Chiesa e la salvezza delle anime.]

[Saluto i pellegrini provenienti dalla Polonia. E’ un’abitudine della Chiesa che nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo i nuovi Metropoliti ricevano il Pallio. E’ un segno di un particolare legame di ogni Metropolita con il Successore di Pietro. Ieri, tra i Metropoliti provenienti da varie parti del mondo, anche il vostro connazionale, l’Arcivescovo Wojciech Ziemba, Metropolita di Warmia, ha ricevuto il Pallio. Auguro a Lui e a tutti i Metropoliti in Polonia abbondanti doni nel ministero apostolico, in unione con il Successore di Pietro. A tutti i pellegrini qui presenti, che accompagnano il nuovo Metropolita, imparto di cuore la mia benedizione. Sai lodato Gesù Cristo!]

[Rivolgo un cordiale saluto all'Arcivescovo di Maribor, Mons. Franc Kramberger, al quale ieri ho conferito il pallio. Caro fratello nell'Episcopato, i santi Apostoli Pietro e Paolo, grandi servitori dell'unità della Chiesa, ti siano di modello nel tuo impegno per il bene del Popolo di Dio che ti è stato affidato. Saluto anche tutti gli Sloveni - tuoi connazionali - che oggi ti accompagnano. A tutti imparto di cuore l'Apostolica Benedizione.]

Cari fratelli e sorelle, anche questo nostro incontro pone in luce come il Signore continui a prendersi cura del suo popolo, non lasciando mancare ad esso pastori e guide sicure. Mentre lo ringraziamo, non possiamo non prendere consapevolezza che ciascuno di noi, secondo la propria vocazione, è chiamato a lavorare solertemente nella sua vigna, per essere tutti membra vive del suo Corpo mistico che è la Chiesa. Siamo infatti "impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale - ricorda l'apostolo Pietro - per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (
1P 2,5). Maria, Madre della Chiesa, interceda per noi e ci aiuti ad essere sempre fedeli a questa nostra missione. A tutti voi e alle comunità diocesane da cui provenite assicuro un quotidiano ricordo nella preghiera, mentre vi imparto volentieri la mia Benedizione.




AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA CROAZIA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Giovedì, 6 luglio 2006

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Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell’Episcopato!

È con grande letizia che vi porgo un cordiale benvenuto nella casa di Pietro, facendo mie le parole dell’apostolo Paolo: “Ringrazio il mio Dio ogni volta ch’io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo” (
Ph 1,3-5). Il vostro impegno nell’annuncio della Buona Novella in spirito di convinta comunione ecclesiale viene confermato anche dalla vostra visita ad limina, con la quale desiderate testimoniare la sincera adesione della Chiesa che è in Croazia alla Cattedra di Pietro. Sono grato al signor Cardinale Josip Bozanic che, come Presidente della Conferenza Episcopale Croata, mi ha rivolto parole di saluto, facendosi voce di tutti voi e del gregge di Dio a ciascuno affidato.

Gli incontri fraterni e i fruttuosi colloqui di questi giorni, nei quali avete condiviso con me i risultati positivi e le speranze come anche le difficoltà e le inquietudini delle vostre diocesi, sono stati l’occasione per farmi conoscere meglio la situazione della Chiesa nelle vostre regioni. Siete fieri, a ragione, di quattordici secoli di eredità cristiana e della fede del vostro popolo, ma siete al tempo stesso ben consapevoli che il decidersi per Dio non è solo frutto di un passato, ma è atto personale che impegna ogni individuo davanti a Dio, a qualunque generazione appartenga. Per rendere possibile alle anime delle quali avete cura una conoscenza più profonda di Gesù Cristo e un incontro personale con Lui, voi avete approntato numerosi progetti pastorali, che testimoniano del vostro grande impegno e giustificano speranza e ottimismo. Particolarmente importanti sono le vostre iniziative per una solida preparazione ai Sacramenti e per una partecipazione conveniente alla liturgia. Ho notato anche l'impegno per la formazione religiosa e per una catechesi di qualità, sia nelle scuole sia nelle parrocchie. Come non rilevare poi la cura per le devozioni tradizionali e per i frequenti pellegrinaggi, specialmente ai santuari mariani? Merita una menzione anche l’apertura prudente agli stimoli nuovi dello Spirito, che distribuisce i suoi carismi e rende pronti ad assumere responsabilità e uffici, utili al rinnovamento e al maggior sviluppo della Chiesa. Di cuore auspico che, fidandovi della promessa del Signore di rimanere sempre presente tra noi, continuiate a camminare con le vostre popolazioni sulla via di una coerente adesione al Vangelo di Cristo.

Il vostro Paese, la Croazia, da sempre vive nell’ambito della civiltà europea, e a ragione perciò desidera vedersi riconosciuto quale parte dell’Unione Europea. Suo desiderio è di cooperare, con il proprio ingresso in tale Istituzione, al bene di tutti gli abitanti del Continente. La Nazione potrà così entrare in rapporto, con sentimenti di rispetto e di dialogo, con gli altri popoli europei recando il contributo della propria cultura e delle proprie tradizioni, nella ricerca condivisa della piena verità sull’uomo. È, infatti, essenziale che l’edificazione della casa comune europea sia sempre basata sulla verità dell’uomo, poggiando quindi sull’affermazione del diritto di ciascuno alla vita dal concepimento fino alla morte naturale; sul riconoscimento della componente spirituale dell’essere umano, nella quale si radica l’inalienabile sua dignità; sul rispetto delle scelte religiose di ciascuno, nelle quali si testimonia l’insopprimibile apertura al trascendente. Su questi valori è possibile trovare il consenso anche di chi, pur non aderendo alla Chiesa cattolica, accetta la voce della ragione, sensibile ai dettami della legge naturale. So che, in questa prospettiva, voi vi state impegnando insieme con i vostri sacerdoti ed i fedeli. Nell’incoraggiarvi a perseverare, vi assicuro dell’appoggio della Santa Sede, che sempre ha guardato alla Croazia con apprezzamento ed affetto. I legami tra la Sede Apostolica e la vostra Nazione, già saldi nel passato, hanno continuato a rafforzarsi, come dimostra anche la recente approvazione di Accordi bilaterali. La Santa Sede, anche in futuro, starà accanto a voi e con premura seguirà e appoggerà gli sforzi del vostro popolo sulla strada dell’autentico progresso.

Occorre considerare, tuttavia, che gli itinerari anche verso mete buone e desiderabili non sono esenti dalle insidie delle odierne correnti culturali quali la secolarizzazione e il relativismo. È pertanto necessario un annunzio instancabile dei valori evangelici, affinché i fedeli possano evitare tali pericoli. Seguendo l’esempio e gli insegnamenti di grandi figure delle vostre Chiese particolari - penso in special modo al beato Alojzije Stepinac, vescovo e martire - non abbiate paura di indicare loro ciò che il Vangelo insegna, mettendoli in guardia da ciò che è contrario ad esso, affinché le vostre comunità siano stimolo per l’intera società nel perseguimento del bene comune e nell’attenzione verso i più bisognosi. Il mio pensiero va, in questo momento, alle famiglie numerose, a coloro che, nonostante il duro lavoro, vivono in una situazione di precarietà, ai disoccupati, agli anziani e ai malati. Il vostro Paese, purtroppo, risente ancora delle conseguenze del recente conflitto, i cui effetti negativi si riscontrano non soltanto nell’economia, ma anche negli animi degli abitanti, i quali a volte avvertono il peso di questa eredità. Siate sempre annunciatori di riconciliazione ed operatori di pace tra i cittadini della vostra patria, incoraggiandoli sulla strada della riconciliazione cristiana: il perdono libera innanzitutto colui che ha il coraggio di concederlo.

Venerati Fratelli, le sfide pastorali sono numerose e il tempo nel quale viviamo non è privo di difficoltà. Noi, tuttavia, siamo certi dell'aiuto dall’Alto. È a questo proposito che appare ancora più importante il servizio del Vescovo. Per dare a tutti una testimonianza credibile, egli non deve pensare ad altro, se non al servizio di Cristo. Siate pertanto generosi nel servire la Chiesa e il vostro popolo, perseveranti nella preghiera e pieni di zelo nell’annuncio. Seguite con cura particolare la formazione dei sacerdoti, vostri collaboratori; promuovete le vocazioni sacerdotali e vegliate attentamente sui vostri seminaristi. Vi esorto a guidare nell’amore e in spirito di reciproca collaborazione le comunità religiose e i movimenti, sia di vita consacrata che laici. Continuate a promuovere nelle famiglie l’amore fedele, l’armonia e la preghiera quotidiana, incoraggiandole ad una generosa apertura alla vita. Come non vedere, poi, l'importanza della presenza dei cattolici nella vita pubblica, come anche nei mezzi di comunicazione? Dipende anche da loro far sì che si possa sempre sentire una voce di verità sui problemi del momento. Prego affinché ognuno sappia operare per la gloria di Dio e in favore degli uomini, così che ovunque risuoni il rendimento di grazie al Datore di ogni bene, secondo le parole dell’Apostolo: “A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli!” (Ep 3,20-21).

Venerati Fratelli, siate certi del mio sostegno e della mia preghiera per l'opera che Dio vi ha affidato a favore delle vostre comunità. La vostra visita ad limina ha mostrato che siete “un cuore solo e un'anima sola” con i vostri fedeli e che coltivate un profondo senso di comunione con il Successore di Pietro e perciò con la Chiesa universale. Nell’invocare su di voi e sul vostro ministero l'intercessione di Maria, la Madonna del Grande Voto Battesimale Croato, di cuore imparto la mia Benedizione a voi, ai vostri sacerdoti, ai consacrati e alle consacrate, come anche all'intero popolo croato. Siano lodati Gesù e Maria!



VIAGGIO APOSTOLICO A VALENCIA (SPAGNA) IN OCCASIONE DEL V INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE




NELLA CERIMONIA DI BENVENUTO Aeroporto di Manises Sabato, 8 luglio 2006

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Maestà,
Signor Presidente del Governo
e distinte Autorità,
Signori Cardinali e Fratelli nell'episcopato,
Cari fratelli e sorelle,

1. Con grande emozione arrivo oggi a Valencia, alla nobile e sempre cara Spagna, che tanti grati ricordi mi ha lasciato nelle mie precedenti visite quando ho partecipato a Congressi e riunioni.

2. Saluto cordialmente tutti, coloro che sono qui presenti e quanti seguono questo momento attraverso i mezzi di comunicazione.

Ringrazio Sua Maestà il Re Don Juan Carlos per la sua presenza, insieme alla Regina e, specialmente, per le parole di benvenuto che mi ha rivolto a nome del popolo spagnolo.

Esprimo altresì la mia deferente riconoscenza al Signore Presidente del Governo ed alle altre Autorità nazionali, autonomiche e municipali, manifestando loro la mia gratitudine per la collaborazione prestata alla migliore realizzazione di questo V Incontro Mondiale.

Saluto con affetto Monsignore Agustín García-Gasco, Arcivescovo di Valencia, e i suoi Vescovi Ausiliari, così come tutta l'Arcidiocesi levantina che mi offre una calda accoglienza nell’ambito di questo Incontro Mondiale, e che questi giorni accompagna nel dolore le famiglie che piangono i loro cari, vittime di un tragico evento, e che si sente vicina anche ai feriti.

I miei affettuosi saluti si dirigono anche al Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Cardinale Alfonso López Trujillo, così come agli altri Cardinali, al Presidente e ai membri della Conferenza Episcopale Spagnola, ai sacerdoti, alle persone consacrate e tutti i fedeli laici.

3. Il motivo di questa attesa visita è partecipare al V Incontro Mondiale delle Famiglie il cui tema è "La trasmissione della fede nella famiglia". Il mio desiderio è proporre il ruolo centrale, per la Chiesa e la società, che ha la famiglia fondata sul matrimonio. Questa è un'istituzione insostituibile secondo i piani di Dio, ed il cui valore fondamentale la Chiesa non può smettere di annunciare e promuovere, affinché sia vissuto sempre con senso di responsabilità e gioia.

4. Il mio venerato predecessore e gran amico della Spagna, il caro Giovanni Paolo II, convocò questo Incontro. Mosso dalla stessa sollecitudine pastorale, domani avrò la fortuna di chiuderlo con la celebrazione della Santa Messa nella Città delle Arti e delle Scienze.

Profondamente unito a tutti i partecipanti, implorerò dal Signore, per intercessione della nostra Santissima Madre e dell'Apostolo San Giacomo, abbondanti grazie per le famiglie della Spagna e di tutto il mondo.

Che il Signore benedica copiosamente tutti voi e le vostre care famiglie!



INCONTRO FESTIVO E TESTIMONIALE - DISCORSO DEL SANTO PADRE Città delle Arti e delle Scienze Sabato, 8 luglio 2006

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Cari fratelli e sorelle,

Provo una grande gioia nel prendere parte a questo incontro di preghiera, nel quale si vuole celebrare il dono divino della famiglia. Sono molto vicino con la preghiera a tutti quelli che recentemente sono stati colpiti dal lutto in questa città, e con la speranza in Cristo risorto che dà coraggio e luce soprattutto nei momenti di maggiore sofferenza umana.

Uniti dalla stessa fede in Cristo, ci siamo raccolti qui, da tante parti del mondo, come una comunità che ringrazia e rende gioiosa testimonianza che l'essere umano è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio per amare, e che si realizza pienamente in sé stesso solo quando fa dono sincero di sé agli altri. La famiglia è l'ambito privilegiato dove ogni persona impara a dare e ricevere amore. Per questo motivo la Chiesa manifesta costantemente la sua sollecitudine pastorale in questo ambito fondamentale della persona umana. Così essa insegna nel suo Magistero: "Dio che è amore e che ha creato l'uomo per amore, l'ha chiamato ad amare. Creando l'uomo e la donna, li ha chiamati nel Matrimonio a un'intima comunione di vita e di amore fra loro, così che non sono più due, ma una carne sola (
Mt 19,6)" (Catechismo della Chiesa Cattolica.Compendio, 337).

Questa è una verità che la Chiesa proclama nel mondo senza stancarsi. Il mio caro predecessore Giovanni Paolo II, diceva che "L'uomo è divenuto ‘immagine e somiglianza’ di Dio non soltanto attraverso la propria umanità, ma anche attraverso la comunione delle persone che l'uomo e la donna formano sin dall'inizio…L’uomo diventa immagine di Dio non tanto nel momento della solitudine quanto nel momento della comunione" (Catechesi, 14-XI-1979). Perciò ho confermato la convocazione di questo V Incontro Mondiale delle Famiglie in Spagna, e segnatamente a Valencia, ricca nelle sue tradizioni ed orgogliosa della fede cristiana che si vive e coltiva in tante famiglie.

La famiglia è un'istituzione intermedia tra l'individuo e la società, e niente può supplirla totalmente. Essa stessa si fonda soprattutto su una profonda relazione interpersonale tra il marito e la moglie, sostenuta dall'affetto e dalla mutua comprensione. Per ciò riceve l'abbondante aiuto di Dio nel sacramento del matrimonio che comporta una vera vocazione alla santità. Possano i figli sperimentare più i momenti di armonia e di affetto dei genitori che non quelli di discordia o indifferenza, perché l'amore tra il padre e la madre offre ai figli una grande sicurezza ed insegna loro la bellezza dell'amore fedele e duraturo.

La famiglia è un bene necessario per i popoli, un fondamento indispensabile per la società ed un grande tesoro degli sposi durante tutta la loro vita. È un bene insostituibile per i figli che devono essere frutto dell'amore, della donazione totale e generosa dei genitori. Proclamare la verità integrale della famiglia, fondata nel matrimonio come Chiesa domestica e santuario della vita, è una grande responsabilità di tutti.

Il padre e la madre si sono promessi davanti Dio un "sì" totale, che costituisce la base del sacramento che li unisce; allo stesso modo, affinché la relazione interna della famiglia sia completa, è necessario che dicano anche un "sì" di accettazione ai loro figli generati o adottati e che hanno propria personalità e proprio carattere. Così, questi continueranno a crescere in un clima di accettazione ed amore, ed è auspicabile che, raggiungendo una maturità sufficiente, vogliano restituire a loro volta un "sì" a chi hanno dato loro la vita.

Le sfide della società attuale, segnata dalla dispersione che si genera soprattutto nell'ambito urbano, richiedono la garanzia che le famiglie non siano sole. Un piccolo nucleo familiare può trovare ostacoli difficili da superare se si sente isolato dal resto dei suoi familiari e amici. Perciò, la comunità ecclesiale ha la responsabilità di offrire sostegno, stimolo e alimento spirituale che fortifichi la coesione familiare, soprattutto nelle prove o nei momenti critici. In questo senso, è molto importante il ruolo delle parrocchie, così come delle diverse associazioni ecclesiali, chiamate a collaborare come strutture di appoggio e mano vicina della Chiesa per la crescita della famiglia nella fede.

Cristo ha rivelato quale è sempre la fonte suprema della vita per tutti e, pertanto, anche per la famiglia: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici." (Jn 15,12-13). L'amore di Dio stesso si è riversato su di noi nel battesimo. Per questo le famiglie sono chiamate a vivere quella qualità di amore, poichè il Signore è colui si fa garante che ciò sia possibile per noi attraverso l'amore umano, sensibile, affettuoso e misericordioso come quello di Cristo.

Insieme alla trasmissione della fede e dell'amore del Signore, uno dei compiti più grandi della famiglia è quello di formare persone libere e responsabili. Perciò i genitori devono continuare a restituire ai loro figli la libertà, della quale per qualche tempo sono garanti. Se questi vedono che i loro genitori -e in generale gli adulti che li circondano- vivono la vita con gioia ed entusiasmo, anche nonostante le difficoltà, crescerà più facilmente in essi quella gioia profonda di vivere che li aiuterà a superare con buon esito i possibili ostacoli e le contrarietà che comporta la vita umana. Inoltre, quando la famiglia non si chiude in sé stessa, i figli continuano ad imparare che ogni persona è degna di essere amata, e che c'è una fraternità fondamentale universale fra tutti gli esseri umani.

Questo V Incontro Mondiale c'invita a riflettere su un tema di particolare importanza e che comporta una grande responsabilità per noi: "La trasmissione della fede nella famiglia". Lo esprime molto bene il Catechismo della Chiesa Cattolica: "Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e quindi a comprendere e a comunicare, la Chiesa nostra Madre, ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell'intelligenza della fede e nella vita di fede" (n. 171).

Come simbolizzato nella liturgia del battesimo, con la consegna del cero acceso, i genitori sono associati al mistero della nuova vita come figli di Dio che si diventa per mezzo dell cqua battesimale.

Trasmettere la fede ai figli, con l'aiuto di altre persone e istituzioni come la parrocchia, la scuola o le associazioni cattoliche, è una responsabilità che i genitori non possono dimenticare, trascurare o delegare totalmente. "La famiglia cristiana è chiamata Chiesa domestica, perché manifesta e attua la natura comunionale e familiare della Chiesa come famiglia di Dio. Ciascun membro, secondo il proprio ruolo, esercita il sacerdozio battesimale, contribuendo a fare della famiglia una comunità di grazia e di preghiera, una scuola delle virtù umane e cristiane, il luogo del primo annuncio della fede ai figli" (Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, 350). E inoltre: "I genitori, partecipi della paternità divina, sono per i figli i primi responsabili dell'educazione e i primi annunciatori della fede. Essi hanno il dovere di amare e di rispettare i figli come persone e come figli di Dio... In particolare hanno la missione di educarli alla fede cristiana" (ibid., 460).

Il linguaggio della fede si impara nel focolare domestico dove questa fede cresce e si fortifica attraverso la preghiera e la pratica cristiana. Nella lettura del Deuteronomio abbiamo ascoltato costantemente la preghiera ripetuta per il popolo eletto, la Shema Israel, e che Gesù ha ascoltato e ripetuto nella sua casa di Nazaret. Egli stesso l’ha ricordato durante la sua vita pubblica, come ci riferisce il Vangelo di Marco (Mc 12,29). Questa è la fede della Chiesa che viene dall'amore di Dio, per mezzo delle vostre famiglie. Vivere l'integrità di questa fede, nella sua meravigliosa novità, è un grande dono. Ma nei momenti in cui sembra che si nasconde il volto di Dio, credere è difficile e comporta un grande sforzo.

Questo incontro dà nuovo vigore per continuare ad annunciare il Vangelo della famiglia, riaffermare la sua validità ed identità basata nel matrimonio aperto al dono generoso della vita, e dove si accompagna ai figli nella sua crescita fisica e spirituale. In questo modo si rifiuta un edonismo molto impregnato che banalizza le relazioni umane e le svuota del suo genuino valore e della sua bellezza. Promuovere i valori del matrimonio non ostacola la gioia piena che l'uomo e la donna trovano nel loro mutuo amore. La fede e l'etica cristiana, dunque, non pretendono di soffocare l'amore, bensì renderlo più sano, forte e realmente libero. Perciò, l'amore umano deve essere purificato e deve maturare per essere pienamente umano e principio di una gioia vera e duratura (cf. Discorso in san Giovanni in Laterano, 5 giugno 2006).

Invito, dunque, i governanti e i legislatori a riflettere sul bene evidente che i focolari domestici in pace e in armonia assicurano all'uomo, alla famiglia, centro nevralgico della società, assicurano le case che vivono nella pace, nell’armonia, come ricorda la Santa Sede nella Lettera dei Diritti della Famiglia. L'oggetto delle leggi è il bene integrale dell'uomo, la risposta alle sue necessità e aspirazioni. Questo è un notevole aiuto alla società, del quale non può privarsi, e per i popoli è una salvaguardia e una purificazione. Inoltre, la famiglia è una scuola di umanesimo, affinché cresca fino a diventare veramente uomo. In questo senso, l’esperienza di essere amati dai genitori porta i figli ad avere coscienza della loro dignità di figli.

La creatura concepita deve essere educata nella fede, amata e protetta. I figli, insieme al fondamentale diritto a nascere e essere educati nella fede, hanno pure diritto ad una casa che abbia come modello quello di Nazaret e siano preservati da tutte le insidie e le minacce. Sono il nonno del mondo, abbiamo ascoltato.

Desidero ora rivolgermi ai nonni, così importanti nelle famiglie. Essi possono essere - e sono tante volte - i garanti dell'affetto e della tenerezza che ogni essere umano ha bisogno di dare e di ricevere. Essi offrono ai piccoli la prospettiva del tempo, sono memoria e ricchezza delle famiglie. Mai per nessuna ragione siano esclusi dall’ambito familiare. Sono un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni, soprattutto quando danno testimonianza di fede all’avvicinarsi della morte.

Voglio ora dire una parte della preghiera che avete recitato, chiedendo il buon esito di questo Incontro Mondiale delle Famiglie:

Oh, Dio, che nella Sacra Famiglia
ci lasciasti un modello perfetto di vita familiare
vissuta nella fede e nell'obbedienza alla tua volontà.
Aiutaci ad essere esempio di fede e amore ai tuoi comandamenti.
Soccorrici nella nostra missione di trasmettere la fede ai nostri figli.
Apri i loro cuori affinché cresca in essi
il seme della fede che hanno ricevuto nel battesimo.
Fortifica la fede dei nostri giovani,
affinché crescano nella conoscenza di Gesù.
Aumenta l'amore e la fedeltà in tutti i matrimoni,
specialmente quelli che attraversano momenti di sofferenza o difficoltà.
(. . .)
Uniti a Giuseppe e Maria,
Te lo chiediamo per Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore. Amen.





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