Discorsi 2005-13 29067

ALLA DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI Venerdì, 29 giugno 2007

29067

Cari Fratelli in Cristo!

Con grande gioia e sincera stima vi accolgo e vi saluto con le parole che san Paolo rivolge ai cristiani di Efeso: "Pace ai fratelli e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo!" (
Ep 6,23). E’ un saluto di pace, di carità e di fede. Benvenuti tra noi, cari Fratelli, per la festa dei Patroni di questa nostra Città, i Santi Pietro e Paolo! Con il loro martirio essi testimoniarono la fede in Cristo Salvatore e l’amore verso Dio Padre. Con la vostra apprezzata presenza e per il significato che essa riveste, questa nostra festa diventa più gioiosa, perché è bello rendere insieme gloria a Dio che ci ricolma con la sua Grazia.

È ancora bene impresso nella mia mente e nel mio cuore il ricordo della calorosa accoglienza ricevuta al Fanar per la festa di sant’Andrea, nel corso della mia Visita Apostolica in Turchia lo scorso novembre, e ancor più dell’indimenticabile incontro con Sua Santità il Patriarca Bartolomeo I, il Santo Sinodo e i fedeli. Di tutto rimango ancora profondamente commosso e grato. L’abbraccio di pace scambiato tra di noi durante la Divina Liturgia resta un sigillo e un impegno per la nostra vita di Pastori nella Chiesa, giacché siamo tutti persuasi che l’amore reciproco è condizione previa per giungere a quella piena unità nella fede e nella vita ecclesiale verso la quale siamo con fiducia incamminati. A questo, in verità, tendono le nostre comuni iniziative: ad intensificare cioè i sentimenti e i rapporti di carità fra le nostre Chiese e fra i singoli fedeli, in modo da superare quei pregiudizi e quelle incomprensioni che derivano da secoli di separazione per affrontare, nella verità ma con spirito fraterno, le difficoltà che impediscono ancora di accostarci alla stessa mensa eucaristica. A tal proposito, la preghiera riveste un ruolo indispensabile perché solo il Signore può orientare e guidare i nostri passi, essendo l’unità prima di tutto dono di Dio da chiedere con corale invocazione e da accogliere con umile docilità, consapevoli dei sacrifici che comporta il cammino di avvicinamento all’unità.

L’impossibilità attuale di poter concelebrare l’unica Eucaristia del Signore è un segno che non vi è ancora piena comunione: è una situazione che vogliamo, con decisione e lealtà, cercare di superare. Siamo lieti, pertanto, che il dialogo teologico abbia ripreso il suo corso con rinnovato spirito e vigore. Nel prossimo autunno la Commissione Mista Internazionale competente si incontrerà per continuare lo studio su una questione centrale e determinante come è quella delle conseguenze ecclesiologiche e canoniche della struttura sacramentale della Chiesa, in particolare della collegialità e dell’autorità nella Chiesa. Noi tutti vogliamo accompagnarne i lavori con perseverante preghiera. Che il Signore illumini i Membri cattolici e ortodossi perché trovino, sulla base della Sacra Scrittura e della Tradizione della Chiesa, proposte di soluzione capaci di far compiere passi significativi verso la piena comunione. Sono ben lieto di sapere che il Patriarcato Ecumenico e lo stesso Patriarca Bartolomeo I seguono con analoghi sentimenti l’attività di questa Commissione.

La ricerca della piena unità non può limitarsi alle fraterne relazioni fra i Pastori e al lavoro pur impegnativo della Commissione Mista per il dialogo teologico; l’esperienza della storia e la situazione attuale ci insegnano che è necessario il coinvolgimento, sotto forme differenti, dell’intero corpo delle nostre Chiese. In questo itinerario spirituale un ruolo privilegiato svolgono le Facoltà teologiche e gli Istituti di ricerca e di insegnamento. Lo aveva già indicato il Decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II quando, con chiarezza, sottolineava che "l’insegnamento della sacra teologia e delle altre discipline specialmente storiche deve essere fatto anche sotto l’aspetto ecumenico, perché abbia sempre meglio a corrispondere alla verità dei fatti". E il Documento conciliare ne traeva questa conseguenza: "Perciò è molto importante che i futuri pastori e sacerdoti conoscano bene la teologia accuratamente elaborata in questo modo" (Unitatis redintegratio UR 10). In tale prospettiva, quanto importanti sono i contatti personali e culturali fra i giovani studenti! Il loro scambio a livello di specializzazione post-universitaria costituisce un campo fecondo, come dimostrano le esperienze fatte dal Comitato Cattolico di Collaborazione Culturale. Va poi favorita la formazione catechetica delle nuove generazioni, perché abbiano piena coscienza della propria identità ecclesiale e dei legami di comunione esistenti con gli altri fratelli in Cristo, senza dimenticare i problemi e gli ostacoli che tuttora impediscono la piena comunione tra noi.

Cari Fratelli in Cristo, la vostra presenza tra noi per la festa dei santi Pietro e Paolo testimonia il desiderio di questa comune ricerca, desiderio messo in luce anche da altri incontri e manifestazioni promossi da cattolici ed ortodossi a livello locale. La vostra visita, poi, quest’anno coincide con l’annuncio da me dato di una significativa iniziativa della Chiesa cattolica, l’Anno Paolino, e cioè un anno giubilare dedicato al ricordo di san Paolo nel bimillenario della nascita. Anche questa, ne sono certo, costituirà un’occasione quanto mai opportuna per promuovere momenti di preghiera, incontri di studio e gesti di fraternità tra cattolici e ortodossi. San Paolo, grande evangelizzatore ed instancabile costruttore di unità, ci aiuti ad essere docili alla voce dello Spirito e ci ottenga quell’ardore missionario che infiammò l’intera sua esistenza. Con questi sentimenti, ringrazio ancora ciascuno di voi per la vostra visita e, mentre rinnovo l’espressione del mio affetto e della mia stima a Sua Santità Bartolomeo I, auspico che insieme intensifichiamo ogni possibile sforzo nel cammino verso la comunione piena ed a tal fine invoco sulle nostre Chiese l’abbondanza delle benedizioni del Signore nostro Gesù Cristo.





AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI PORTO RICO IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Sabato, 30 giugno 2007

30067
Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Con sommo piacere vi ricevo, Pastori della Chiesa di Dio peregrina a Porto Rico, venuti a Roma per la visita ad limina e per rafforzare i profondi vincoli che vi uniscono a questa Sede Apostolica. Attraverso ognuno di voi invio un cordiale saluto ed esprimo il mio affetto e la mia stima ai sacerdoti, alle comunità religiose e ai fedeli laici delle rispettive Chiese particolari.

Ringrazio Monsignor Octavio González Nieves, Arcivescovo di San Juan de Puerto Rico e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che mi ha rivolto, a nome di tutti, esponendo le preoccupazioni e le speranze del vostro ministero pastorale, volto a guidare il Popolo di Dio lungo il cammino della salvezza, e proclamando con vigore la fede cattolica per una migliore formazione dei fedeli.

2. I resoconti quinquennali mostrano la preoccupazione per le sfide e le difficoltà che si devono affrontare in questo momento della Storia. In effetti, negli ultimi anni molte cose sono cambiate nell'ambito sociale, economico e anche religioso, portando a volte all'indifferenza religiosa e a un certo relativismo morale, che influiscono sulla pratica cristiana e che, indirettamente, condizionano anche le strutture della società stessa. Questa situazione religiosa vi interpella come Pastori e richiede che restiate uniti per rendere più palpabile la presenza del Signore fra gli uomini attraverso iniziative pastorali congiunte, che rispondano meglio alle nuove realtà.

È fondamentale preservare e accrescere il dono dell'unità che Gesù ha chiesto al Padre per i suoi discepoli (cfr
Jn 17,11). Nella stessa Diocesi siete chiamati a vivere e a rendere testimonianza dell'unità voluta da Cristo per la sua Chiesa. D'altra parte, le eventuali differenze di costumi e di tradizioni locali, lungi dal minacciare questa unità, contribuiscono ad arricchirla a partire dalla fede comune. E voi, come successori degli Apostoli, dovete sforzarvi di "conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,3). Per questo desidero ricordare che tutti, in particolare i Vescovi e i sacerdoti, siete chiamati a una missione irrinunciabile e che vi coinvolge profondamente: fare sì che la Chiesa sia un luogo dove si insegni e si viva il mistero dell'amore divino, il che sarà possibile solo a partire da un'autentica spiritualità di comunione, che ha la sua espressione visibile nella reciproca collaborazione e nella vita fraterna.

3. Un settore che richiede in primo luogo la vostra attenzione pastorale è quello dei sacerdoti. Essi sono in prima linea nell'evangelizzazione e hanno bisogno in modo particolare della vostra sollecitudine e vicinanza pastorale. Il vostro rapporto con loro non deve essere solo istituzionale ma, in quanto veri figli, amici e fratelli vostri, deve essere animato soprattutto dalla carità (cfr 1P 4,8), come espressione della paternità episcopale, che deve manifestarsi in modo speciale verso i sacerdoti malati o di età avanzata, come anche verso quelli che si trovano in circostanze difficili.

I sacerdoti, da parte loro, devono ricordare che, prima di tutto, sono uomini di Dio e, per questo, devono aver cura della loro vita spirituale e della loro formazione permanente. Tutta la loro attività ministeriale "deve cominciare effettivamente con la preghiera", come dice San Alberto Magno (Commento della teologia mistica, n. 15). Ogni sacerdote troverà nell'incontro con Dio la forza per vivere con maggiore dono di sé e dedizione il suo ministero, dando esempio di disponibilità e di distacco dalle cose superflue.

4. Pensando ai futuri candidati al sacerdozio e alla vita consacrata, bisogna sottolineare l'importanza di pregare senza sosta il Padrone della Messe (cfr Mt 9,38), affinché conceda alla Chiesa a Porto Rico numerose e sante vocazioni, soprattutto nella situazione attuale in cui i giovani incontrano spesso difficoltà a seguire la chiamata del Signore alla vita sacerdotale e consacrata. Per questo, occorre incrementare una pastorale vocazionale specifica, che spinga i responsabili della pastorale giovanile a essere mediatori audaci della chiamata del Signore. Soprattutto, non bisogna aver paura di proporla ai giovani, accompagnandoli poi assiduamente, sul piano umano e su quello spirituale, affinché discernano la loro opzione vocazionale.

Riguardo alla formazione dei candidati al sacerdozio, il Vescovo deve porre somma attenzione nello scegliere gli educatori più idonei e meglio preparati per questa missione. Tenendo conto delle circostanze concrete e del numero delle vocazioni a Porto Rico, si potrebbe prendere in considerazione la confluenza di sforzi e di risorse, di comune accordo e con spirito di unità nella pianificazione pastorale, al fine di ottenere risultati migliori e più soddisfacenti. Ciò permetterebbe una migliore selezione dei formatori e dei professori affinché aiutino i seminaristi a sviluppare "personalità mature ed equilibrate, ... forti nella vita spirituale e amanti della Chiesa" (Pastores gregis ). In questo delicato compito, tutti i sacerdoti devono sentirsi corresponsabili, promuovendo nuove vocazioni, soprattutto con il proprio esempio e senza smettere di assistere quelle sorte dalla propria comunità parrocchiale o da qualche movimento.

5. Sul piano sociale si sta diffondendo una mentalità ispirata a un laicismo che, in modo più o meno consapevole, sta gradualmente portando al disprezzo o all'ignoranza del sacro, relegando la fede alla sfera dell'ambito meramente privato. In tal senso, un corretto concetto della libertà religiosa non è compatibile con questa ideologia, che a volte si presenta con l'unica voce della razionalità.

Una sfida costante per voi è anche la famiglia, che si vede assediata da tante sfide del mondo moderno, quali il materialismo imperante, la ricerca del piacere immediato, la mancanza di stabilità e di fedeltà nella coppia, influenzata continuamente dai mezzi di comunicazione sociale. Quando il matrimonio non è stato costruito sulla salda roccia dell'amore autentico e del reciproco dono di sé, viene trascinato via facilmente dalla corrente divorzista, eludendo inoltre il valore della vita, soprattutto quella dei nascituri. Questo panorama mostra la necessità di intensificare, come già state facendo, una pastorale familiare incisiva, che aiuti i coniugi cristiani ad accettare i valori fondamentali del Sacramento ricevuto. In tal senso, fedeli agli insegnamenti di Cristo, attraverso il vostro magistero proclamate la verità della famiglia come Chiesa domestica e santuario della vita, dinanzi ad alcune tendenze che, nella società attuale, cercano di eclissare o confondere il valore unico e insostituibile del matrimonio fra uomo e donna.

6. Il menzionato indifferentismo religioso e la tentazione di un facile permissivismo morale, come anche l'ignoranza della tradizione cristiana con il suo ricco patrimonio spirituale, influenzano grandemente le nuove generazioni. I giovani hanno diritto, dall'inizio del loro processo formativo, a essere educati nella fede e nei sani costumi. Per questo l'educazione integrale dei più giovani non può prescindere dell'insegnamento religioso anche nella scuola. Una salda formazione religiosa sarà, quindi, una protezione efficace dinanzi all'avanzare delle sette e di altri gruppi religiosi dall'ampia diffusione attuale.

7. I fedeli cattolici, che sono chiamati a occuparsi delle realtà temporali per ordinarle secondo la volontà divina, devono essere testimoni coraggiosi della loro fede nei diversi ambiti della vita pubblica. La loro partecipazione alla vita ecclesiale è, inoltre, fondamentale e, a volte, senza la loro collaborazione il vostro apostolato di Pastori non giungerebbe a "tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra" (Lumen gentium LG 33).

A tale proposito, desidero ricordare alcune significative parole del mio predecessore Giovanni Paolo II nel suo viaggio pastorale a Porto Rico: "Quando nell'esercizio del vostro ministero vi imbattete in questioni che riguardano opzioni concrete di carattere politico, non tralasciate di proclamare i principi morali che sono alla base di ogni campo dell'attività umana. Però lasciate che siano i laici, ben formati nella loro coscienza morale, a ordinare secondo il piano di Dio le cose temporali. Voi dovete essere creatori di comunione e di fraternità, mai di divisione in nome di opzioni che il popolo fedele può scegliere legittimamente nelle loro diverse espressioni" (Al clero di Porto Rico, n. 3, 12 ottobre 1984).

8. Alcuni settori della vostra società vivono nell'abbondanza mentre altri soffrono gravi carenze, che molte volte sconfinano nella povertà. In tal senso, è ben nota la generosità dei portoricani, che rispondono in modo solidale agli appelli di aiuto dinanzi alle tragedie nel mondo. A tale riguardo, è auspicabile che questa stessa generosità, coordinata dai servizi di Caritas Porto Rico, si manifesti anche in quelle circostanze in cui gruppi, persone o famiglie del luogo hanno bisogno di una vera assistenza.

9. Cari Fratelli, l'evangelizzazione e la pratica della fede a Porto Rico sono state sempre unite all'amore filiale per la Vergine Maria. Ciò è dimostrato dalle chiese, dai santuari e dai monumenti, e anche dalle pratiche di devozione e dalle feste popolari in onore della Madre di Dio. A Lei affido le vostre intenzioni e attività pastorali. Sotto la sua materna protezione pongo tutti i sacerdoti, le comunità religiose, come pure le famiglie, i giovani, i malati e soprattutto i più bisognosi. Portate a tutti il saluto e il grande affetto del Papa, insieme alla Benedizione Apostolica.





AGLI ARCIVESCOVI METROPOLITI CHE HANNO RICEVUTO IL PALLIO NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO Aula Paolo VI Sabato, 30 giugno 2007

30167
Cari fratelli e sorelle,

sono lieto di accogliere tutti voi, familiari e amici degli Arcivescovi Metropoliti, ai quali ho avuto la gioia di imporre il Pallio ieri nella Basilica Vaticana, nel corso di una solenne celebrazione, in cui abbiamo fatto memoria degli Apostoli Pietro e Paolo. Questo nostro incontro vuole essere, in certo modo, il prolungamento dell’intenso clima di comunione ecclesiale che abbiamo vissuto ieri. Infatti, la variegata provenienza degli Arcivescovi Metropoliti bene esprime l’universalità della Chiesa i cui membri, in ogni parte della terra, annunciano con lingue diverse il Vangelo e professano l’unica e immutata fede degli Apostoli. Saluto cordialmente ciascuno di voi, venerati e stimati Fratelli Metropoliti, e con voi saluto i fedeli che vi hanno accompagnato nel pellegrinaggio presso la tomba degli Apostoli. Invio, inoltre, un saluto affettuoso anche alle vostre Comunità diocesane di provenienza.

Dirigo il mio pensiero in primo luogo a voi, cari Pastori della Chiesa che è in Italia! Saluto Lei, Mons. Angelo Bagnasco, che ho chiamato a succedere al Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, come Arcivescovo di Genova e a presiedere la Conferenza Episcopale Italiana. Saluto Lei, Mons. Calogero La Piana, Arcivescovo di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, e Lei, Mons. Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo. Gesù Buon Pastore vi aiuti, nel vostro ministero episcopale, ad edificare nella carità le Comunità diocesane affidate alle vostre cure spirituali, aiutandole ad essere sempre Chiese vive, ricche del dinamismo della fede e dello spirito missionario.

Traduzione italiana:

[È con gioia che saluto i pellegrini venuti dalla Francia, dall'Africa e dal Canada per accompagnare i nuovi Arcivescovi metropoliti ai quali sono lieto di imporre il Pallio, segno di grande comunione con la Sede Apostolica. I miei saluti vanno in particolare a Monsignor Robert Le Gall, Arcivescovo di Toulouse (Francia), a Monsignor Barthélémy Djabla, Arcivescovo di Gagnoa (Costa d'Avorio), a Monsignor Paul-Siméon Ahouanan Djro, Arcivescovo di Bouaké (Costa d'Avorio), a Monsignor Èvariste Ngoyagoye, Arcivescovo di Bujumbura (Burundi), a Monsignor Gerard Pettipas, Arcivescovo di Grouard-Mclennan (Canada), a Monsignor Pierre D'Ornellas, Arcivescovo di Rennes (Francia). Trasmettete i miei saluti ai Pastori e a tutti i fedeli dei vostri Paesi, assicurandoli della preghiera del Papa. Possano le croci che gli Arcivescovi metropolitani hanno sul loro Pallio, ricordare ai membri delle diverse comunità cristiane che devono testimoniare, con le parole e con tutta la loro vita, Cristo risorto, in una fedeltà sempre più grande alla Chiesa, facendo di tutti i cattolici, laddove risiedono, dei missionari del Vangelo].


Traduzione italiana:

[Porgo un cordiale saluto agli Arcivescovi metropoliti di lingua inglese ai quali ho imposto il Pallio ieri: l'Arcivescovo Dominic Lumon di Imphal (India); l'Arcivescovo Douglas Young di Mount Hagen (Papua Nuova Guinea); l'Arcivescovo Cyprian Kizito Lwanga di Kampala (Uganda); l'Arcivescovo Oswald Gracias di Bombay (India); l'Arcivescovo Romulo Geolina Valles di Zamboanga (Filippine); l'Arcivescovo Filipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão di Goa e Damão (India); l'Arcivescovo Paul R. Ruzoka di Tabora (Tanzania); l'Arcivescovo Thomas Christopher Collins di Toronto (Canada); l'Arcivescovo Albert D'Souza di Agra (India); l'Arcivescovo Richard William Smith di Edmonton (Canada); l'Arcivescovo Terrence Thomas Prendergast di Ottawa (Canada); l'Arcivescovo Brendan Michael O'Brien di Kingston (Canada); l'Arcivescovo Buti Joseph Tlhagale di Johannesburg (Sud Africa); l'Arcivescovo Joseph Edward Kurtz di Louisville (USA); l'Arcivescovo Leo Cornelio di Bhopal (India). Saluto anche le loro famiglie, i parenti e gli amici, e i fedeli delle loro rispettive Arcidiocesi che sono venuti per essere con loro a Roma per questa lieta occasione.

Il Pallio è indossato dagli Arcivescovi come un segno perenne della loro comunione gerarchica con il Successore di Pietro nella guida del Popolo di Dio. Esso rappresenta anche l'onere dell'ufficio episcopale, richiamando alla mente il dovere dei fedeli di sostenere i Pastori della Chiesa con la loro preghiera e di cooperare generosamente alla trasmissione del Vangelo e alla crescita della Chiesa di Cristo in verità, unità e santità.

Miei cari amici, possa il vostro pellegrinaggio presso le tombe dei Santi Pietro e Paolo confermarvi nella Fede cattolica che proviene dagli Apostoli. A tutti voi imparto con affetto la mia Benedizione Apostolica come pegno di gioia e di pace nel Signore.]


Traduzione italiana:

[Saluto con affetto gli Arcivescovi di lingua spagnola e quanti li hanno accompagnati nella solenne cerimonia dell'imposizione del Pallio. Mi riferisco agli Arcivescovi José Antonio Eguren Anselmi, di Piura; Javier Augusto del Río Blanca, di Arequipa; Rafael Romo Muñoz, di Tijuana; José Guadalupe Martín Rábago, di León; Pedro Aranda Díaz-Muñoz di Tulancingo; Rogelio Cabrera López, di Tuxtla Gutiérrez; Ricardo Ezzati Andrello, di Concepción; Orlando Antonio Collares García, di Santa Fe de Antioquia; Dionisio Guillermo García Ibáñez, di Santiago de Cuba; Reinaldo Del Prette Lissot, di Valencia in Venezuela; Hipólito Reyes Larios, di Jalapa e Óscar Julio Vian Morales, di Los Altos, Quetzaltenango-Totonicapán.

Questi nuovi Pastori metropoliti, nel ricevere l'insegna pontificia, sentono il dovere di promuovere stretti vincoli di comunione con il Successore di Pietro e fra le Diocesi suffraganee, perché la figura di Cristo risplenda. Chiedo a voi fedeli e amici che li accompagnate di continuare a stare loro vicini con la preghiera e con una collaborazione generosa e leale, affinché nella loro missione compiano sempre la volontà di Dio. Chiedo alla Vergine Maria, tanto amata e venerata in America Latina, di continuare a proteggere il ministero pastorale di questi Arcivescovi e di effondere il suo amore materno sui sacerdoti, sulle comunità religiose e sui fedeli delle loro Arcidiocesi. A tutti va il mio cordiale saluto, insieme alla Benedizione Apostolica.]



Traduzione italiana:

[La Chiesa in Brasile si rallegra oggi, poiché le Sedi arciepiscopali e gli Arcivescovi di Maceió, Monsignor Antônio Muniz Fernandes; di Montes Claros, Monsignor José Alberto Moura; di San Paolo, Monsignor Odilo Pedro Scherer; di Diamantina, Monsignor João Bosco Oliver de Faria; di Mariana, Monsignor Geraldo Lyrio Rocha, sono in festa in questa occasione di solenne imposizione del Pallio. Desidero perciò salutare con affetto le vostre Chiese particolari e i sacerdoti, i religiosi e i familiari che vi accompagnano, auspicando che questa significativa celebrazione aiuti a rafforzare l'unità e la comunione con la Sede Apostolica, spronandovi a una generosa dedizione pastorale per la crescita della Chiesa e la salvezza delle anime.]



Traduzione italiana:

[Saluto cordialmente tutti i polacchi qui presenti. Saluto i nuovi Arcivescovi metropoliti di Varsavia e di Bialystok: Kazimierz Nycz ed Edward Ozorowski, che hanno ricevuto il pallio. Saluto i loro cari e tutti i fedeli dalle loro metropolie. Il pallio è segno di comunione dei Pastori con il Vescovo di Roma e con il tutto Collegio dei Vescovi. Che tale comunione pervada anche le vostre comunità locali. Pregate per i vostri Pastori e per il loro servizio.]



Traduzione italiana:

[Un caro saluto rivolgo a Mons. Csaba Ternyák, che, dopo dieci anni di diretto servizio alla Santa Sede, è stato chiamato ad essere Pastore dell’illustre Arcidiocesi di Eger in Ungheria. Il Pallio è segno del particolare legame che ogni Metropolita ha con il Successore di Pietro. Al nuovo Metropolita ed a tutte le persone che Lo accompagnano, imparto di cuore la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

Cari fratelli e sorelle, la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, con le sue suggestive celebrazioni, ci aiuta ad approfondire la nostra comunione ecclesiale. Chiediamo al Signore che ci renda sempre più saldamente uniti tra di noi Pastori, con i sacerdoti, i religiosi e l’intero popolo cristiano. Ci renda un cuor solo e un’anima sola (cf. At
Ac 4,32)! Ci ottengano questo dono la celeste Madre di Dio e gli Apostoli Pietro e Paolo. Alla loro protezione affido voi, i fedeli che vi accompagnano e le vostre Comunità diocesane. Con tali sentimenti vi imparto di cuore la mia Benedizione.





AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Giovedì, 5 luglio 2007

50707
Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. In questo incontro collettivo della vostra visita ad limina Apostolorum provo la gioia di condividere la stessa fede in Gesù Cristo, che accompagna il nostro cammino e che è vivo e presente nelle comunità affidate alla vostra sollecitudine pastorale. Rivolgo il mio affettuoso saluto a voi e anche alle Chiese diocesane che presiedete con tanta dedizione e generosità.

Ringrazio Monsignor Ramón Benito de la Rosa y Carpio, Arcivescovo di Santiago de los Caballeros e Presidente della Conferenza dell'Episcopato Dominicano, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Allo stesso tempo, mi sento molto unito alle vostre preoccupazioni e ai vostri aneliti, e prego Dio perché questa visita a Roma sia fonte di benedizioni per tutti i sacerdoti, le comunità religiose e gli agenti di pastorale che collaborano con voi in mezzo all'amato popolo dominicano, consapevoli delle sfide del mondo globalizzato che influiscono sul tempo attuale.

2. Nei resoconti quinquennali ho potuto constatare che la vostra Chiesa è una comunità viva, dinamica, partecipativa ed evangelizzatrice. Si sente interpellata dal mandato di Gesù di annunciare il Vangelo a ogni creatura (cfr
Mc 16,15) e si sforza affinché questo annuncio giunga a tutti gli uomini. Per raggiungere questa meta il messaggio deve essere chiaro e preciso affinché la parola di vita proclamata divenga adesione personale a Gesù, nostro Salvatore. Per questo, "urge ricuperare e riproporre il vero volto della fede cristiana, che non è semplicemente un insieme di proposizioni da accogliere e ratificare con la mente. È invece una conoscenza vissuta di Cristo, una memoria vivente dei suoi comandamenti, una verità da vivere" (Veritatis splendor VS 88).

3. L'obiettivo principale del vostro ministero pastorale deve essere che la verità su Cristo e la verità sull'uomo penetrino più profondamente ancora nei diversi strati della società dominicana, poiché "non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati" (Evangelii nuntiandi EN 22).

Questa opera, non esente da difficoltà, si svolge in mezzo a un popolo dallo spirito aperto e sensibile alla Buona Novella. È certo che nel vostro Paese si percepiscono anche i sintomi di un processo di secolarizzazione in cui per molti Dio non rappresenta più l'origine e la meta, e neanche il significato ultimo della vita. Tuttavia, in fondo, come sapete bene, questo popolo ha un'anima profondamente cristiana. Ne sono prova le comunità ecclesiali vive e operanti, dove tante persone, famiglie e gruppi si sforzano di vivere e di rendere testimonianza della loro fede.

4. La nuova evangelizzazione ha anche come obiettivo principale la famiglia. Questa è la vera "Chiesa domestica", soprattutto quando è frutto delle comunità cristiane vive dalle quali nascono giovani con autentica vocazione al sacramento del matrimonio. Le famiglie non sono sole dinanzi alle grandi sfide che devono affrontare; la comunità ecclesiale le sostiene, le anima nella fede e salvaguarda la loro perseveranza in un progetto cristiano di vita esposto spesso a tante vicissitudini e pericoli. La Chiesa auspica che la famiglia sia veramente l'ambito in cui la persona nasce, cresce e si educa per la vita, e in cui i genitori, amando con tenerezza i propri figli, li preparano a stabilire sane relazioni interpersonali che incarnino i valori morali e umani in una società tanto segnata dall'edonismo e dall'indifferenza religiosa.

Allo stesso tempo, le Comunità ecclesiali, in collaborazione con le istanze pubbliche, veglieranno per salvaguardare la stabilità della famiglia e per favorire il suo sviluppo spirituale e materiale, il che porterà a una migliore formazione dei figli. Perciò, è auspicabile che le Autorità del vostro amato Paese collaborino sempre più a questo irrinunciabile compito di lavorare a favore delle famiglie. Così lo ha messo in evidenza il mio Predecessore nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1994: "La famiglia ha diritto a tutto il sostegno dello Stato per svolgere appieno la propria peculiare missione" (n. 5).

Non ignoro tuttavia le difficoltà che l'istituzione familiare incontra nella vostra Nazione, in particolare con il dramma del divorzio e le pressioni per legalizzare l'aborto, e anche per la diffusione di unioni non conformi al disegno del Creatore sul matrimonio.

5. So che vi preoccupate in modo speciale delle vocazioni sacerdotali per potere soddisfare tutte le necessità diocesane. In effetti, la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose deve essere una priorità dei Vescovi e un impegno di tutto il popolo dei fedeli. Per questo chiedo ferventemente al Padrone della Messe che continuino a recarsi nei vostri seminari - che devono essere il cuore della Diocesi (cfr Optatam totius OT 5) - numerosi candidati al sacerdozio per servire un giorno i loro fratelli come "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1). Oltre a una formazione integrale, si richiede un profondo discernimento sull'idoneità umana e cristiana dei seminaristi, per assicurare nel miglior modo possibile il degno svolgimento del loro futuro ministero.

Tenendo conto che "la fisionomia del presbiterio è ... quella di una vera famiglia" (Pastores dabo vobis PDV 74), è auspicabile che i vincoli di carità fra il Vescovo e i suoi sacerdoti siano molto forti e cordiali. Se i giovani vedono che i presbiteri vivono una vera spiritualità di comunione attorno al loro Vescovo, dando testimonianza di unione e di carità fra di loro, di generosità evangelica e di disponibilità missionaria, si sentiranno maggiormente attratti dalla vocazione sacerdotale. È di somma importanza che il Vescovo presti particolare attenzione ai suoi principali collaboratori, i sacerdoti (cfr Presbyterorum ordinis PO 8), mostrandosi equanime nel contatto con essi, vicino ai loro bisogni personali e pastorali, paterno verso le loro difficoltà e animatore costante delle loro attività e sforzi, e che nel contesto della nuova evangelizzazione li spinga ad andare incontro a quanti si sono allontanati.

6. Il motto di quest'anno del Terzo Piano di Pastorale, "Discepolo del Signore, accoglie chi è vicino e cerca chi è lontano", ha una vasta proiezione nel complesso campo della migrazione che coinvolge tante famiglie. Sforzatevi di assistere i gruppi di dominicani all'estero, ma vi invito anche di tutto cuore ad assistere con grande carità, come già state facendo, gli immigrati haitiani che hanno lasciato il proprio Paese alla ricerca di migliori condizioni di vita per loro e per le proprie famiglie. Sono lieto di constatare che avete già stabilito contatti con i fratelli Vescovi di Haiti per cercare di alleviare la situazione di povertà, e persino di miseria, che offende la dignità di tante persone di questa Nazione sorella.

7. Nel vostro ministero episcopale molte di queste sfide pastorali sono strettamente legate all'evangelizzazione della cultura, la quale deve promuovere i valori umani ed evangelici in tutta la loro integrità. L'ambito della cultura è uno degli "areopaghi moderni", nei quali deve rendersi presente il Vangelo con tutta la sua forza (cfr Redemptoris missio RMi 37). In questo compito non si può prescindere dai mezzi di comunicazione sociale: radio, produzioni televisive, video e reti informatiche possono essere di grande utilità per un'ampia diffusione del Vangelo.

8. Questo è un impegno che riguarda in modo particolare i laici, poiché è proprio della loro missione "assumere il rinnovamento dell'ordine temporale come compito proprio e in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente e in modo concreto" (Apostolicam actuositatem AA 7). Per questo è necessario offrire loro una formazione religiosa adeguata, che li renda capaci di affrontare le numerose sfide della società attuale. A essi spetta promuovere i valori umani e cristiani affinché illuminino la realtà politica, economica e culturale del Paese, al fine di instaurare un ordine sociale più giusto ed equo, secondo la Dottrina Sociale della Chiesa. Allo stesso tempo, coerentemente alle norme etiche e morali, devono essere un esempio di onestà e di trasparenza nella gestione delle loro attività pubbliche, dinanzi alla subdola e diffusa piaga della corruzione, che a volte raggiunge anche le aree del potere politico ed economico, oltre agli altri ambiti pubblici e sociali.

I laici devono essere fermento in mezzo alla società, agendo nella vita pubblica per illuminare con i valori del Vangelo i diversi ambiti in cui si forgia l'identità di un popolo. A partire dalle loro attività quotidiane, devono "testimoniare come la fede cristiana costituisca l'unica risposta pienamente valida... dei problemi e delle speranze che la vita pone ad ogni uomo e ad ogni società" (Christifideles laici CL 34). La loro condizione di cittadini e di seguaci di Cristo non deve indurli a condurre "due vite parallele: da una parte, la vita cosiddetta "spirituale", con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall'altra, la vita cosiddetta "secolare", ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell'impegno politico e della cultura" (Ibidem, n. 59). Al contrario, devono sforzarsi affinché la coerenza fra la loro vita e la loro fede sia un'eloquente testimonianza della verità del messaggio cristiano.

9. Insieme a voi, desidero affidare tutte queste proposte e aneliti alla Vergine della Altagracia, titolo con cui onorate la vostra Madre e Protettrice della Nazione, affinché continui ad accompagnarvi nella vostra opera pastorale. A Lei vi affido con piena speranza, e al contempo vi imparto la Benedizione Apostolica, che estendo di cuore alle vostre Chiese particolari, ai loro sacerdoti, comunità religiose e persone consacrate, come anche ai fedeli cattolici della Repubblica Dominicana.





Discorsi 2005-13 29067