Discorsi 2005-13 24137

AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO PROMOSSO DALLA FRATERNITÀ DI COMUNIONE E LIBERAZIONE Piazza San Pietro Sabato, 24 marzo 2007

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Cari fratelli e sorelle,

è per me un grande piacere accogliervi quest’oggi, in questa Piazza San Pietro, in occasione del XXV anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. A ciascuno di voi rivolgo il mio cordiale saluto, in particolare ai Presuli, ai sacerdoti e ai responsabili presenti. In modo speciale saluto Don Julián Carrón, Presidente della vostra Fraternità, e lo ringrazio per le belle e profonde parole che mi ha indirizzato a nome di tutti voi.

Il mio primo pensiero va al vostro fondatore, Mons. Luigi Giussani, al quale mi legano tanti ricordi e che mi era diventato un vero amico. L’ultimo incontro, come ha accennato Mons. Carrón, avvenne nel Duomo di Milano, nel febbraio di due anni or sono, quando l’amato Giovanni Paolo II mi inviò a presiedere i suoi solenni funerali. Lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa, attraverso di lui, un Movimento, il vostro, che testimoniasse la bellezza di essere cristiani in un'epoca in cui andava diffondendosi l’opinione che il cristianesimo fosse qualcosa di faticoso e di opprimente da vivere. Don Giussani s’impegnò allora a ridestare nei giovani l’amore verso Cristo "Via, Verità e Vita", ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri più profondi del cuore dell'uomo, e che Cristo non ci salva a dispetto della nostra umanità, ma attraverso di essa. Come ebbi a richiamare nell'omelia per il suo funerale, questo coraggioso sacerdote, cresciuto in una casa povera di pane, ma ricca di musica - come amava egli stesso dire - sin dall'inizio fu toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza, non di una bellezza qualunque. Cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita che trovò in Cristo. Come non ricordare inoltre i tanti incontri e contatti di don Giussani con il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II? In una ricorrenza a voi cara, il Papa volle ancora una volta ribadire che l'originale intuizione pedagogica di Comunione e Liberazione sta nel riproporre in modo affascinante e in sintonia con la cultura contemporanea, l'avvenimento cristiano, percepito come fonte di nuovi valori e capace di orientare l'intera esistenza.

L’avvenimento, che ha cambiato la vita del Fondatore, ha "ferito" anche quella dei moltissimi suoi figli spirituali, e ha dato luogo alle molteplici esperienze religiose ed ecclesiali che formano la storia della vostra vasta ed articolata Famiglia spirituale. Comunione e Liberazione è un’esperienza comunitaria della fede, nata nella Chiesa non da una volontà organizzativa della Gerarchia, ma originata da un incontro rinnovato con Cristo e così, possiamo dire, da un impulso derivante ultimamente dallo Spirito Santo. Ancor oggi essa si offre come una possibilità di vivere in modo profondo e attualizzato la fede cristiana, da una parte con una totale fedeltà e comunione con il Successore di Pietro e con i Pastori che assicurano il governo della Chiesa; dall'altra, con una spontaneità e una libertà che permettono nuove e profetiche realizzazioni apostoliche e missionarie.

Cari amici, il vostro Movimento si inserisce così in quella vasta fioritura di associazioni, movimenti e nuove realtà ecclesiali suscitati provvidenzialmente dallo Spirito Santo nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Ogni dono dello Spirito si trova originariamente e necessariamente al servizio dell'edificazione del Corpo di Cristo, offrendo una testimonianza dell'immensa carità di Dio per la vita di ogni uomo. La realtà dei Movimenti ecclesiali, pertanto, è segno della fecondità dello Spirito del Signore, perché si manifesti nel mondo la vittoria di Cristo risorto e si compia il mandato missionario affidato a tutta la Chiesa. Nel messaggio al Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali, il 27 maggio del 1998, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ebbe a ripetere che, nella Chiesa, non c’è contrasto o contrapposizione tra la dimensione istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i Movimenti sono un'espressione significativa, perché entrambe sono coessenziali alla costituzione divina del Popolo di Dio. Nella Chiesa anche le istituzioni essenziali sono carismatiche e d’altra parte i carismi devono in un modo o nell’altro istituzionalizzarsi per avere coerenza e continuità. Così ambedue le dimensioni, originate dallo stesso Spirito Santo per lo stesso Corpo di Cristo, concorrono insieme a rendere presente il mistero e l’opera salvifica di Cristo nel mondo. Questo spiega l’attenzione con cui il Papa e i Pastori guardano alla ricchezza dei doni carismatici nell’epoca contemporanea. A questo proposito, durante un recente incontro col clero e i parroci di Roma, richiamando l’invito che san Paolo rivolge nella Prima Lettera ai Tessalonicesi a non spegnere i carismi, ho detto che se il Signore ci dà nuovi doni dobbiamo esserne grati, anche se talora sono scomodi. Al tempo stesso, poiché la Chiesa è una, se i Movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, devono naturalmente inserirsi nella Comunità ecclesiale e servirla così che, nel dialogo paziente con i Pastori, essi possano costituire elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani.

Cari fratelli e sorelle, il compianto Giovanni Paolo II, in un’altra circostanza, per voi molto significativa, ebbe ad affidarvi questa consegna: «Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la pace, che si incontrano in Cristo Redentore». Don Giussani fece di quelle parole il programma di tutto il Movimento e per Comunione e Liberazione fu l'inizio di una stagione missionaria che vi ha portato in ottanta Paesi. Quest’oggi, io vi invito a continuare su questa strada, con una fede profonda, personalizzata e saldamente radicata nel vivo Corpo di Cristo, la Chiesa, che garantisce la contemporaneità di Gesù con noi. Terminiamo questo nostro incontro volgendo il pensiero alla Madonna con la recita dell’Angelus. Verso di Lei don Giussani nutriva una grande devozione, alimentata dall'invocazione Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam e dalla recita dell'Inno alla Vergine di Dante Alighieri, che avete ripetuto anche questa mattina. Vi accompagni la Vergine Santa e vi aiuti a pronunciare generosamente il vostro "sì" alla volontà di Dio in ogni circostanza. Potete contare, cari amici, sul mio costante ricordo nella preghiera, mentre con affetto benedico voi qui presenti e l’intera vostra Famiglia spirituale.





VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SANTA FELICITA E FIGLI MARTIRI



SALUTO AI FEDELI DELLA PARROCCHIA ALL'INIZIO DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA V Domenica di Quaresima, 25 marzo 2007

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Cari fratelli e sorelle,

in questa domenica di primavera - anche se il tempo non è molto bello - vi saluto tutti cordialmente, cominciando dal Cardinale Vicario, dal Vescovo Ausiliare, dal Parroco. Ma saluto soprattutto voi, che siete la parrocchia vivente, le "pietre vive" della Chiesa.

Oggi è il giorno dell'Annunciazione a Maria, il giorno nel quale ricordiamo che Maria con il suo "sì" ha aperto il Cielo, cosicché Dio adesso è uno di noi. Ella ci invita a dire anche noi "sì" a Dio, a lasciarLo entrare nelle nostre vite. Voi avete questa bella Chiesa parrocchiale, segno visibile che Dio abita con noi. Ma è sempre importante costruire la Chiesa viva. E voi con la vostra fede, con il vostro impegno, giorno per giorno costruite la Chiesa viva, che poi dà vita anche all'edificio.

Grazie per il vostro impegno! Speriamo che il Signore vi dia una buona Domenica!




SALUTO AL CONSIGLIO PASTORALE DELLA PARROCCHIA V Domenica di Quaresima, 25 marzo 2007

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Cari fratelli e sorelle,

sono semplicemente felice di essere tra voi, di vedere una comunità ricca di fede, una comunità giovane, e così vedere come la Chiesa vive oggi. Mentre il centro di Roma è un po' spopolato, qui vediamo che c'è la Roma viva. È la comunità alla quale ha scritto San Paolo e nella quale San Pietro ha insegnato il Vangelo. Qui è nato il Vangelo di San Marco, secondo la tradizione, come riflesso della predicazione di San Pietro. Quindi siamo in un luogo dove dagli inizi il seme della Parola di Dio è cresciuto ed è cresciuta anche l'"agape", l'amore, cosicché cento anni dopo - più o meno nell'anno 100 - sant'Ignazio poteva dire che Roma presiede alla carità. E così deve essere. Non basta che a Roma ci sia il Papa. A Roma deve vivere una Chiesa attiva, impegnata, una Chiesa che presiede nella carità. E perciò per me è un'esperienza molto felice vedere nella parrocchia che questa Chiesa di Roma esiste, è viva anche dopo duemila anni.

Vorrei salutare voi tutti. Il parroco mi ha già presentato le diverse componenti della comunità qui presenti. Cominciamo naturalmente con il Cardinale Vicario, con il Vescovo Ausiliare, con il parroco, con i sacerdoti. E poi ci sono tanti gruppi. Ora non è necessario ripetere quanto ha già detto il vostro parroco. Sono grato a tutti quelli che collaborano. E sono grato per la bella poesia che mi è stata presentata; si sente che scaturisce proprio dal cuore di questa comunità. Vedo che a Roma il dono della poesia è ancora vivo, anche in questi tempi poco poetici, per così dire.

Non vorrei adesso ricominciare con considerazioni e riflessioni impegnative. Vorrei solo ringraziare il laicato adulto, che costruisce la parrocchia viva. Voi avete qui i Padri Vocazionisti. La parola "Vocazionisti" fa pensare a "vocazione". Possiamo esaminare due dimensioni di questa parola. Anzitutto, si pensa subito alla vocazione al sacerdozio. Ma la parola ha una dimensione molto più vasta, più generale. Ogni uomo porta in sé un progetto di Dio, una vocazione personale, un'idea personale di Dio su che cosa egli è chiamato a fare nella storia per costruire la sua Chiesa, Tempio vivo della sua presenza. E la funzione del sacerdote è quella soprattutto di risvegliare questa coscienza, di aiutare a scoprire la vocazione personale, il progetto di Dio per ciascuno di noi. Vedo che qui sono tanti ad aver scoperto il progetto che li riguarda, sia quanto alla vita professionale, nella formazione della società di oggi - nella quale la presenza delle coscienze cristiane è fondamentale - sia anche riguardo alla chiamata ad aiutare affinché cresca e viva la Chiesa.

Ambedue le cose sono ugualmente importanti. Una società nella quale la coscienza cristiana non vive più, perde la direzione, non sa più dove andare, che cosa si può fare e che cosa non si può fare, e finisce nel vuoto, fallisce. Solo se la coscienza viva della fede illumina i nostri cuori, possiamo anche costruire una società giusta. Non è il Magistero che impone dottrine. È il Magistero che aiuta perché la coscienza stessa possa ascoltare la voce di Dio, la coscienza stessa possa conoscere quanto è bene, che cosa è la volontà del Signore. È solo un aiuto affinché la responsabilità personale, nutrita da una coscienza viva, possa realmente funzionare e così contribuire a far sì che la giustizia sia realmente presente nella nostra società: la giustizia al proprio interno e la giustizia universale per tutti i fratelli nel mondo di oggi. Oggi non c'è solo la globalizzazione economica: c'è anche la globalizzazione della responsabilità; questa universalità, per cui tutti siamo responsabili di tutti.

La Chiesa ci offre l'incontro con Cristo, con il Dio vivente, con il "Logos" che è la Verità, la Luce, che non fa violenza contro le coscienze, non impone una dottrina parziale, ma ci aiuta ad essere noi stessi uomini e donne pienamente riusciti e così a vivere nella responsabilità personale e nella comunione più profonda tra di noi, una comunione che nasce dalla comunione con Dio, con il Signore.

Qui vedo questa comunità viva. Sono grato ai sacerdoti, sono grato a tutti voi collaboratori. E vi auguro che il Signore vi aiuti e vi illumini sempre. Già oggi, Domenica della Passione, vi auguro buona Pasqua e vi auguro anche anche per il futuro tanto bene per la vostra parrocchia, per la vostra comunità, per questa borgata di Fidene.





AI DIRIGENTI E SOCI DELLA CONFARTIGIANATO Aula Paolo VI Sabato, 31 marzo 2007

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Cari amici,

mi è particolarmente gradita la vostra visita e a ciascuno di voi rivolgo il mio cordiale saluto. In particolare saluto il vostro Presidente, il Sig. Giorgio Natalino Guerrini, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha indirizzato a nome di tutti. Estendo il mio deferente pensiero agli altri dirigenti e soci della vostra Confederazione, che conta oltre sessant’anni di vita, anni ricchi di intensa attività.

Fondata infatti nel 1946 sul principio della libera adesione e aperta a ogni componente geografica, settoriale e culturale dell’imprenditoria artigiana e delle piccole imprese, la Confartigianato ha dato un indubbio contributo alla costruzione della moderna Nazione italiana. Ne ha caratterizzato per alcuni importanti aspetti l’evoluzione sociale ed economica, artistica e culturale e ha impresso al progresso dell’Italia una sua propria cifra stilistica. In effetti, se fino a qualche decennio fa, artigiano evocava qualcosa di “vecchio e pittoresco”, qualcosa da associare all’immagine della bottega del fabbro o del ciabattino, oggi vuol dire piuttosto autonomia, creatività, personalizzazione nella produzione di beni e di servizi.

Cari amici, la vostra presenza mi offre l’opportunità di riflettere su un aspetto importante dell’esperienza umana. Mi riferisco alla realtà del lavoro, che, nell’attuale momento storico, si trova al centro di vasti cambiamenti economici e sociali, mutamenti che sono sempre più rapidi e complessi. Nella Bibbia, in più pagine, viene posto in luce l’autentico senso del lavoro umano, ad iniziare dalla Genesi dove leggiamo come il Creatore plasmò l’uomo a sua immagine e somiglianza e lo invitò a lavorare la terra (cfr
Gn 2,5-6). Il lavoro pertanto appartiene alla condizione originaria dell’uomo. Fu purtroppo a causa del peccato dei progenitori che diventò fatica e pena (cfr Gn 3,6-8), ma, nonostante ciò, nel progetto divino esso mantiene inalterato il suo valore. E la Chiesa, fedele alla Parola di Dio, non cessa di richiamare il principio secondo cui “il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro” (Laborem exercens LE 6). Proclama così senza sosta il primato dell’uomo sull’opera delle sue mani, e ricorda che tutto deve essere finalizzato al vero progresso della persona umana e al bene comune: il capitale, la scienza, la tecnica, le risorse pubbliche e la stessa proprietà privata.

Ciò ha trovato felice realizzazione proprio nelle imprese artigiane che voi rappresentate, ispirate agli insegnamenti del Vangelo e ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Mi piace qui richiamare quanto, in proposito, afferma il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, che cioè “il lavoro nelle piccole e medie imprese, il lavoro artigianale e il lavoro dipendente, possono costituire un’occasione per rendere più umano il vissuto lavorativo, sia per la possibilità di stabilire positive relazioni interpersonali in comunità di piccole dimensioni, sia per le opportunità offerte da una maggiore iniziativa e imprenditorialità” (n. 315).

Cari artigiani, in occasione del Grande Giubileo dell’Anno Duemila il mio Predecessore Giovanni Paolo II ebbe a rivolgervi alcune significative parole, che mantengono inalterata la loro attualità ed urgenza. Quest’oggi vorrei simbolicamente riconsegnarle all’intera Confartigianato: “Voi potete ridare forza e concretezza – vi disse l’amato Pontefice - a quei valori che da sempre caratterizzano la vostra attività: il profilo qualitativo, lo spirito di iniziativa, la promozione delle capacità artistiche, la libertà e la cooperazione, il rapporto corretto tra la tecnologia e l’ambiente, l’attaccamento alla famiglia, i rapporti di buon vicinato”. “La civiltà artigiana – egli aggiunse - ha saputo costruire, in passato, grandi occasioni di incontro tra i popoli ed ha consegnato alle epoche successive sintesi mirabili di cultura e di fede”(Insegnamenti di Giovanni Paolo II, 2000, vol. 1P 372).

Cari amici, continuate con tenacia e perseveranza a custodire e a valorizzare la cultura produttiva artigiana, capace di dar vita a grandi occasioni di equilibrato progresso economico e di incontro tra uomini e popoli. Come cristiani, poi, sia vostro impegno vivere e testimoniare il “Vangelo del lavoro”, consapevoli che il Signore chiama tutti i battezzati alla santità attraverso le loro quotidiane occupazioni. Nota in proposito san Josemaría Escrivá, un Santo di questi nostri tempi, che “il lavoro, essendo stato assunto da Cristo, diventa attività redenta e redentrice: non solo è l’ambito nel quale l’uomo vive, ma mezzo e strada di santità, realtà santificabile e santificatrice” (È Gesù che passa, Omelie, n. 47).

Vi aiuti in questo compito, che diventa prezioso servizio all’evangelizzazione, la Vergine Maria, che visse in un nascondimento operoso, e San Giuseppe, Patrono della Chiesa e vostro speciale Protettore. Alla scuola della Famiglia di Nazaret potete più facilmente apprendere come coniugare una coerente vita di fede con la fatica e le difficoltà del lavoro, il profitto personale e l’impegno di solidarietà verso i bisognosi. Mentre vi rinnovo l’espressione della mia gratitudine per questa vostra visita, assicuro un particolare ricordo nella preghiera per ciascuno di voi e per le vostre varie attività, e di cuore vi benedico insieme ai vostri cari.







XXII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ - AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE LITURGICA DELLA DOMENICA DELLE PALME Piazza San Pietro, 1° aprile 2007

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Prima di concludere questa celebrazione, desidero rivolgere un affettuoso saluto ai numerosi pellegrini che vi hanno preso parte.

Aux pèlerins francophones réunis en ce dimanche des Rameaux, et en particulier aux jeunes, venus pour la Journée mondiale de la Jeunesse 2007, j’adresse mes cordiales salutations. En accueillant les paroles de Jésus : « Comme je vous ai aimés, vous aussi aimez-vous les uns les uns les autres » (
Jn 13,34), puissiez-vous lui ouvrir vos coeurs et grandir dans l’amour véritable, en vous mettant à sa suite sur le chemin de la Croix, qui révèle pleinement l’amour de Dieu à tous les hommes!

I welcome the English-speaking pilgrims and visitors here this Palm Sunday, when we acclaim Jesus, model of humility, our Messiah and King. In a special way I greet all the young people gathered in Rome and around the world to celebrate World Youth Day. May the great events of Holy Week, in which we see love unfold in its most radical form, inspire you to be courageous ‘witnesses of charity’ for your friends, your communities and our world. Upon each of you present and your families, I invoke God’s blessings of peace and wisdom.

Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich allen deutschsprachigen Pilgern und Besuchern, und ganz besonders den vielen jungen Menschen, die am heutigen Palmsonntag den XXII. Weltjugendtag feiern. Wie die Jünger, so lädt Jesus auch uns zur Nachfolge ein: „Wie ich euch geliebt habe, so sollt auch ihr einander lieben" (Jn 13,34). Lassen wir die Liebe Christi, die in seiner Leidensgeschichte so deutlich aufscheint, in unserem Leben sichtbar werden. Der Herr geleite euch alle durch diese heilige Woche!

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a vosotros, queridos jóvenes, que muy numerosos habéis participado en esta celebración de la Jornada Mundial de la Juventud, que tiene como lema "Que os améis unos a otros como yo os he amado". Con gran alegría y fervor habéis acogido este mandamiento nuevo de Cristo, que os envía a ser sus testigos entre vuestros coetáneos. No tengáis miedo de seguirle fielmente, recordando aquellas palabras de la Virgen María cuando nos habla al corazón: "Haced lo que él os diga".

Queridos jovens de língua portuguesa, as vossas aclamações e hossanas a Jesus são devidas e justas: Ele é o Deus que a todos salva. Salvou, morrendo; morreu, amando; e, amando, ressuscitou. Hoje é visível no coração que Lhe obedece e ama como Ele amou: «Amai-vos uns aos outros, como Eu vos amei». Prezados amigos, com o amor de Cristo que jorra dos vossos corações, ide e abençoai a terra!

Serdecznie pozdrawiam Polaków, a szczególnie mlodych uczestników Swiatowego Dnia Mlodziezy. Niech przykazanie Chrystusa: „abyscie sie wzajemnie milowali tak, jak Ja was umilowalem" (J 13, 34), bedzie dla nas najwazniejszym. Zycze wszystkim glebokiej zadumy w Wielkim Tygodniu i radosci wielkanocnego poranka. Niech Bóg wam blogoslawi.

[Saluto cordialmente i polacchi e, in particolare, i giovani partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù. Che il comandamento di Cristo: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Jn 13,34) sia per noi il più importante. Auguro a tutti di vivere intensamente la Settimana Santa e di giungere alla gioia della Pasqua. Dio vi benedica!]

Saluto infine voi, cari fratelli e sorelle di lingua italiana, in modo particolare i giovani, venuti in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Auguro a tutti una Settimana Santa ricca di frutti spirituali, e per questo invito a viverla in intima unione con la Vergine Maria. Da Lei impariamo il silenzio interiore, lo sguardo del cuore, la fede amorosa per seguire Gesù sulla via della Croce, che conduce alla luce gioiosa della Risurrezione.





VIA CRUCIS AL COLOSSEO Palatino Venerdì Santo, 6 aprile 2007

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Cari fratelli e sorelle,

seguendo Gesù nella via della Sua passione vediamo non soltanto la passione di Gesù, ma vediamo tutti i sofferenti del mondo ed è questa la profonda intenzione della preghiera della Via Crucis: di aprire i nostri cuori e aiutarci a vedere con il cuore.

I Padri della Chiesa hanno considerato come il più grande peccato del mondo pagano la insensibilità, la durezza del cuore e amavano la profezia del profeta Ezechiele: "Vi toglierò il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (cf
Ez 36,26). Convertirsi a Cristo, divenire cristiano voleva dire ricevere un cuore di carne, un cuore sensibile per la passione e la sofferenza degli altri.

Il nostro Dio non è un Dio lontano, intoccabile nella sua beatitudine: il nostro Dio ha un cuore. Anzi ha un cuore di carne, si è fatto carne proprio per poter soffrire con noi ed essere con noi nelle nostre sofferenze. Si è fatto uomo per darci un cuore di carne e per risvegliare in noi l’amore per i sofferenti, per i bisognosi.

Preghiamo in questa ora il Signore per tutti i sofferenti del mondo. Preghiamo il Signore perché ci dia realmente un cuore di carne, ci faccia messaggeri del Suo amore non solo con parole, ma con tutta la nostra vita. Amen.



A S.Em. IL CARDINALE FRIEDRICH WETTER CON UNA DELEGAZIONE DEL CAPITOLO METROPOLITANO DI MONACO Sala Clementina Lunedì, 16 aprile 2007

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Caro Signor Cardinale, caro Signor Canonico, cari amici!

C’è tanto da ringraziare che non so da che parte incominciare. E dove il cuore è colmo, la parola a volte può traboccare, ma a volte la bocca può anche ammutolire. In questo momento mi mancano le parole per esprimere la gratitudine come, secondo il mio cuore, vorrei farlo. Voglio ringraziare di cuore Te, caro Confratello, per tutto ciò che hai dato in questi lunghi anni da Arcivescovo di Monaco – tutta la tua forza, la tua fede, il tuo amore, la tua conoscenza, il tuo coraggio e la tua amicizia. Penso che l’Arcidiocesi senta tutto questo e sappia di essere stata guidata da un buon Pastore. In queste ore preghiamo il Buon Dio affinché ci aiuti a trovare la persona giusta che possa prendere nelle sue mani il pastorale di san Corbiniano.

Soprattutto vorrei ringraziare di cuore per tutto ciò che ho potuto sperimentare durante quei bei giorni della mia visita in Baviera – specialmente a Monaco e a Frisinga: per l’amore, l’attenzione, la cura nella preparazione, la dedizione e ovviamente la preghiera in comune. Quei giorni – dall'inizio all’aeroporto e particolarmente sul Marienplatz, nel duomo di Monaco e in quello di Frisinga, alla Fiera e nello stesso Vescovado – sono presenti nella mia mente in modo luminoso. L’uomo ha bisogno di ricordi che lo aiutino. Io sono solito ripercorrere con animo riconoscente il paesaggio dei ricordi; e allora amo in particolare tornare mentalmente a quei giorni benedetti.

Ringrazio Voi tutti, cari Confratelli: a ciascuno mi lega, in qualche modo, un particolare rapporto personale; non è necessario che ora li elenchi – e neppure lo potrei. So bene come Voi, ciascuno al suo posto, svolgete un servizio per l’Arcidiocesi, per la Chiesa di Dio, nella profonda comunione con colui che è stato scelto come successore di Pietro. So come, per così dire, un intero cammino esistenziale e la donazione di una vita, la lotta interiore e la fatica di un’esistenza, siano intessute nel Vostro impegno e si irradino sull’Arcidiocesi, contribuendo a far sì che possiate vivere la fede nella comunione della Chiesa, nella comunione col Signore e nella comunione con Nostra Signora di Monaco e tramandarla gioiosamente al futuro. Voi siete il Capitolo metropolitano di Nostra Signora – che bel nome, che unisce, appunto, la metropolis, cioè la città-madre della fede con la stessa Madre della fede, per portare così il calore e la cordialità della fede nella nostra terra bavarese.

Questa mattina ho avuto due colloqui incoraggianti: uno con il Ministro Presidente bavarese e l’altro con il Ministro Presidente dello Schleswig-Holstein che, pur partendo da ambienti e da temperamenti notevolmente diversi, hanno però manifestato ambedue questa certezza interiore che la fede apra un futuro e che in questo momento dell’incontro delle culture, ma anche dell’incombente conflitto tra le culture, sia importantissimo che la forza interiore, pacificatrice e risanatrice della fede cristiana rimanga viva nel nostro popolo influenzando così come forza del bene il futuro.

E c’era ancora un altro incontro buono stamattina: quello con il metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo, inviato del Patriarca di Costantinopoli, uno dei grandi sostenitori del dialogo cattolico-ortodosso. Egli è sorretto da una profonda convinzione interiore, che cioè l’incontro tra Roma e l’Ortodossia sia di importanza fondamentale per il continente europeo e per il futuro della storia universale e che dobbiamo fare ogni sforzo possibile, affinché questo incontro conduca veramente alla comunione fraterna e da essa nasca poi la benedizione della comunione della fede: la benedizione perché l’umanità possa vedere che siamo “uno” e in base a ciò credere in Cristo. – Penso che sia questa la missione di tutti noi: impegnarci – ciascuno nel suo ruolo – affinché la forza della fede diventi operativa in questo mondo, efficace come gioia, come fiducia, come dono in questo momento.

Grazie ancora per l’incontro a Monaco e per l’incontro in questo momento. Preghiamo insieme che il Signore ci aiuti a fare, ciascuno di noi, la cosa giusta e che così la nostra storia sia benedetta. Un grazie di cuore a tutti, e salutatemi la Baviera!





INCONTRO CONVIVIALE CON I MEMBRI DEL COLLEGIO CARDINALIZIO Sala Ducale Lunedì, 16 aprile 2007

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Cari fratelli e amici,

in questo momento posso solamente dire grazie con tutto il mio cuore. Grazie innanzitutto al Signor Decano del Sacro Collegio, sia per le parole dedicate a me ieri con squisita benevolenza, come anche per quanto scritto su “30 Giorni”, e poi per la preparazione così delicata e competente di questo bellissimo pranzo, nel quale abbiamo vissuto un momento della nostra collegialità affettiva ed effettiva; direi anzi un momento non solo di collegialità ma di autentica fraternità. Abbiamo realmente sperimentato come è bello stare insieme: “Ecce quam bonum et quam iucundum / habitare fratres in unum” (Sal 133/132, 1). Sono grato di questa esperienza di fraternità che avverto anche nella mia vita quotidiana. Anche se non ci vediamo continuamente, avverto sempre e constato la collaborazione di chi mi aiuta. Il Collegio cardinalizio offre realmente un sostegno efficiente e grande al lavoro del Successore di Pietro. Vorrei dire grazie anche a tutti i Cardinali che hanno scritto tante belle cose sia su “30 Giorni” che sul Quaderno speciale di Avvenire e in altre pubblicazioni ancora. Grazie anche a quelli che non hanno scritto, ma hanno pensato e pregato. Il vero dono di questo giorno per me è la preghiera che mi dà la certezza che sono accettato dall’interno e, soprattutto, aiutato e sostenuto nel mio ministero petrino, un ministero che non posso assolvere da solo, ma soltanto in comunione con tutti quelli che mi aiutano, anche pregando, perché il Signore sia con noi tutti e sia con me. Oggi nell’Ufficio delle Letture abbiamo recitato le parole di un Salmo che hanno un sapore particolare di verità e che sono per me molto preziose: “In manibus tuis sortes meae” (Sal 31/30, 16); nella Vetus latina il testo suonava: “In manu tua tempora mea”; nella traduzione italiana si dice: “Nelle tue mani sono i miei giorni”; nel testo greco si parla di kairoí mou. Tutte queste versioni sono il riflesso di un’unica verità, che cioè il nostro tempo, ogni giorno, le vicende della nostra vita, le nostre sorti, il nostro agire è nelle buone mani del Signore. E’ questa la grande fiducia con la quale andiamo avanti, sapendo che queste mani del Signore sono sostenute dalle mani e dai cuori di tanti Cardinali. Questo è per me il motivo della grande gioia di questo giorno. Grazie a voi tutti, e tanti auguri!



CONCERTO IN ONORE DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DEL SUO 80° GENETLIACO Aula Paolo VI Lunedì, 16 aprile 2007

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Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
gentili Signore e Signori,
cari amici!

Al termine di questo stupendo concerto, di cui l’orchestra sinfonica della Radio-televisione di Stoccarda ci ha fatto dono elevando i nostri animi, desidero anzitutto salutare tutti voi con viva cordialità.

Traduzione italiana della parte pronunciata in lingua tedesca:

[Ringrazio il Ministro Willi Stächele e l'intendente della "Südwestrundfunks", il Professor Peter Voß, per le amichevoli parole che mi hanno rivolto all'inizio.

Ho ricevuto volentieri con gioia il vostro dono musicale, questo meraviglioso regalo di compleanno della Germania sud-occidentale, tanto più che il Land del Baden-Württemberg è legato a una fase importante e formativa della mia vita. Il Ministro ha già ricordato le mie radici. Penso, di fatto, volentieri agli anni a Tübingen, allo scambio intellettuale e scientifico in quella importante università e ai numerosi e preziosi incontri umani, che si sono svolti lì e che sono durati per anni e decenni e sono ancora vivi. Ora, vorrei soprattutto ringraziare gli artisti di questa sera, gli strumentisti della "Stuttgarter Radiosinfonieorchester", la "Swr", che hanno offerto a tutti noi con le loro capacità un'autentica esperienza di forza ispiratrice di grande musica. Ringrazio il Direttore, Gustavo Dudamel, e la solista Hilary Hahn e voi tutti, Signore e signori! Poiché il linguaggio della musica è universale, vediamo persone di origini culturali e religiose completamente diverse che si fanno afferrare e parimenti guidare da essa e che se ne fanno interpreti.]

Quest’universalità della musica è oggi particolarmente accentuata grazie agli strumenti elettronici e digitali della comunicazione. Quante persone nei più diversi Paesi hanno la possibilità di prendere parte, nelle loro abitazioni, a questa esecuzione musicale o anche di riviverla in seguito! Sono convinto che la musica – e qui penso in particolare al grande Mozart e, stasera, naturalmente alla meravigliosa musica di Gabrieli e al maestoso «Mondo Nuovo» di Dvorák – sia veramente il linguaggio universale della bellezza, capace di unire fra loro gli uomini di buona volontà su tutta la terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’Alto ed ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la loro ultima sorgente in Dio stesso. Nel guardare indietro alla mia vita, ringrazio Iddio per avermi posto accanto la musica quasi come una compagna di viaggio, che sempre mi ha offerto conforto e gioia. Ringrazio anche le persone che, fin dai primi anni della mia infanzia, mi hanno avvicinato a questa fonte di ispirazione e di serenità. Ringrazio coloro che uniscono musica e preghiera nella lode armoniosa di Dio e delle sue opere: essi ci aiutano a glorificare il Creatore e Redentore del mondo, che è opera meravigliosa delle sue mani. Ecco il mio auspicio: che la grandezza e la bellezza della musica possano donare anche a voi, cari amici, nuova e continua ispirazione per costruire un mondo di amore, di solidarietà e di pace. Per questo invoco su noi, qui convenuti stasera in Vaticano, e su tutti coloro che sono collegati con noi mediante la radio e la televisione la costante protezione di Dio, di quel Dio d’amore che desidera continuamente accendere nei nostri cuori la fiamma del bene e alimentarla con la sua Grazia. Egli, il Signore e Datore della vita nuova e definitiva, la cui vittoria celebriamo con gioia in questo tempo pasquale, benedica voi tutti!

Vi ringrazio ancora per la vostra presenza e per gli auguri. Buon tempo pasquale a tutti! Grazie!




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