Discorsi 2005-13 20048

VISITA A GROUND ZERO PREGHIERA Ground Zero, New York Domenica, 20 aprile 2008

20048


O Dio dell’amore, della compassione e della riconciliazione,
rivolgi il Tuo sguardo su di noi, popolo di molte fedi e tradizioni diverse,
che siamo riuniti oggi in questo luogo,
scenario di incredibile violenza e dolore.

Ti chiediamo nella Tua bontà
di concedere luce e pace eterna
a tutti coloro che sono morti in questo luogo—
i primi eroici soccorritori:
i nostri vigili del fuoco, agenti di polizia,
addetti ai servizi di emergenza e personale della Capitaneria di Porto,
insieme a tutti gli uomini e le donne innocenti,
vittime di questa tragedia
solo perché il loro lavoro e il loro servizio
li ha portati qui l’11 settembre 2001.

Ti chiediamo, nella Tua compassione
di portare la guarigione a coloro i quali,
a causa della loro presenza qui in quel giorno,
soffrono per le lesioni e la malattia.
Guarisci, anche la sofferenza delle famiglie ancora in lutto
e di quanti hanno perso persone care in questa tragedia.
Concedi loro la forza di continuare a vivere con coraggio e speranza.

Ricordiamo anche coloro
che hanno trovato la morte, i feriti e quanti hanno perso i loro cari
in quello stesso giorno al Pentagono e a Shanksville, in Pennsylvania.
I nostri cuori si uniscono ai loro
mentre la nostra preghiera abbraccia il loro dolore e la loro sofferenza.

Dio della pace, porta la Tua pace nel nostro mondo violento:
pace nei cuori di tutti gli uomini e le donne
e pace tra le Nazioni della terra.
Volgi verso il Tuo cammino di amore
coloro che hanno il cuore e la mente
consumati dall’odio.

Dio della comprensione,
sopraffatti dalla dimensione immane di questa tragedia,
cerchiamo la Tua luce e la Tua guida
mentre siamo davanti ad eventi così tremendi.
Concedi a coloro le cui vite sono state risparmiate
di poter vivere in modo che le vite perdute qui
non siano state perdute in vano.
Confortaci e consolaci,
rafforzaci nella speranza
e concedici la saggezza e il coraggio
di lavorare instancabilmente per un mondo
in cui pace e amore autentici regnino
tra le Nazioni e nei cuori di tutti.





CERIMONIA DI CONGEDO Aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy, New York Domenica, 20 aprile 2008

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Signor Vice Presidente,
Illustri Autorità,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Cari Fratelli e Sorelle,

è giunto il momento di accomiatarmi dal vostro Paese. I giorni che ho trascorso negli Stati Uniti sono stati ricchi di molte e memorabili esperienze del senso di ospitalità degli Americani. Desidero esprimere a tutti voi la mia profonda gratitudine per la vostra gentile accoglienza. È stata per me una gioia essere testimone della fede e della devozione della comunità cattolica in questa Nazione. È stato incoraggiante incontrare i leaders e i rappresentanti delle altre comunità cristiane e delle altre religioni, e per questo vi rinnovo l’assicurazione della mia considerazione e della mia stima. Sono grato al Presidente Bush per essere venuto a salutarmi all’inizio della mia visita, e ringrazio il Vice Presidente Cheney per la sua presenza qui al momento della mia partenza. Le autorità civili, gli addetti e i volontari in Washington e in New York hanno generosamente sacrificato tempo ed energie per assicurare il tranquillo svolgimento della mia visita in ogni sua fase, e per questo esprimo il mio profondo ringraziamento al Sindaco di Washington Adrian Fenty e al Sindaco di New York Michael Bloomberg.

Rinnovo i miei auguri e la mia preghiera ai rappresentanti della Sede di Baltimora, la prima Arcidiocesi, e a quelle di New York, Boston, Philadelphia e Louisville, in questo anno giubilare. Possa il Signore continuare a colmarvi di benedizioni negli anni a venire. A tutti i miei fratelli nell’Episcopato, a Mons. DiMarzio, Vescovo di Brooklyn, agli officiali e al personale della Conferenza Episcopale che hanno contribuito in tanti modi alla preparazione di questa visita rinnovo la mia riconoscenza per il loro faticoso impegno e la loro dedizione . Con grande affetto saluto ancora una volta i sacerdoti e i religiosi, i diaconi, i seminaristi e i giovani, e tutti i fedeli degli Stati Uniti, e vi incoraggio a perseverare a rendere una gioiosa testimonianza a Cristo nostra speranza, nostro Signore e Salvatore Risorto, che rinnova tutte le cose e ci dona la vita in abbondanza.

Uno dei momenti più significativi della mia visita è stata l’opportunità di rivolgere la mia parola all’Assemblea delle Nazioni Unite. Ringrazio il Segretario Generale Ban Ki-moon per il suo gentile invito e la sua accoglienza. Volgendo lo sguardo ai sessant’anni trascorsi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ringrazio per tutto ciò che l’Organizzazione è riuscita a compiere per difendere e promuovere i diritti fondamentali di ogni uomo, donna e bambino in ogni parte del mondo, ed incoraggio tutti gli uomini di buona volontà a continuare ad adoperarsi senza stancarsi per promuovere la giusta e pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni.

La visita che questa mattina ho compiuto a Ground Zero rimarrà profondamente impressa nella mia memoria, mentre continuerò a pregare per coloro che perirono e per tutti coloro che soffrono per le conseguenze della tragedia che vi ebbe luogo nel 2001. Prego per tutti negli Stati Uniti, e in verità in tutto il mondo, affinché il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un’accresciuto reciproco rispetto e una rinnovata fiducia e confidenza il Dio, nostro Padre che è nei cieli.

Con queste espressioni di commiato vi chiedo di ricordarvi di me nelle vostre preghiere, mentre vi assicuro il mio affetto e la mia amicizia nel Signore. Dio benedica l’America!





AI VESCOVI DEL CAUCASO MERIDIONALE IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Giovedì, 24 aprile 2008

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Cari e venerati Fratelli,

“Pace a voi”! Il saluto di Gesù risorto ai discepoli radunati nel Cenacolo lo rivolgo a voi, che Egli ha posto a capo della porzione del Popolo di Dio che vive nella regione del Caucaso. Sono lieto di incontrarvi tutti insieme, dopo aver avuto modo di intrattenermi personalmente con ciascuno di voi per la Visita ad limina. Sono stati colloqui interessanti, grazie ai quali ho potuto conoscere meglio le realtà delle vostre rispettive comunità, le speranze e le preoccupazioni che portate nell’animo e rendo grazie al Signore per il lavoro apostolico che svolgete con grande dedizione e amore per Cristo e per la Chiesa. Vi saluto con affetto e, attraverso di voi, vorrei far giungere il mio cordiale pensiero ai sacerdoti, vostri primi collaboratori, alle persone consacrate e a tutti i fedeli delle vostre comunità, come pure ai membri delle altre Confessioni cristiane e delle altre Religioni che popolano il Caucaso, terra ricca di storia e di cultura, crogiolo di civiltà e crocevia tra Oriente ed Occidente. Me ne ha parlato con entusiasmo il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, reduce dalla sua recente visita alle vostre Chiese.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, le vostre popolazioni hanno conosciuto significativi cambiamenti sociali sulla strada del progresso, ma rimangono ancora difficili situazioni: molti sono i poveri, i disoccupati e i rifugiati, che le guerre hanno allontanato dalle loro case, lasciandoli di fatto in balia della precarietà. Le vicende travagliate del secolo scorso non hanno però spento la fiamma del Vangelo che, nel corso delle generazioni, ha trovato nel Caucaso un terreno fertile, pur non essendo mancate contrapposizioni violente, sia interne sia provenienti dall’esterno, che hanno causato molte vittime, tra le quali la Chiesa annovera non pochi martiri della fede.

La vostra attività pastorale si dispiega dunque in un territorio dove permangono tante sfide sociali e culturali, e dove la comunità cattolica costituisce un “piccolo gregge”, che vive la propria fede a contatto con altre Confessioni cristiane ed altre Religioni: convivono infatti cattolici di rito armeno, latino e caldeo, con ortodossi, armeni-apostolici, ebrei e musulmani. In un tale contesto multireligioso è importante che i cattolici continuino e intensificano sempre più la loro collaborazione con le altre Chiese e anche con i seguaci di altre Religioni come già avviene in molti parti.

Occorre poi impedire che, laddove il comunismo non riuscì ad erodere l’identità cattolica, forme insidiose di pressione possano indebolire in taluni il senso di appartenenza ecclesiale. Perciò mi unisco all’aspirazione delle vostre comunità cattoliche, perchè venga ad esse riconosciuta la personalità giuridica nel rispetto della natura propria della Chiesa Cattolica. Auspico altresì che, a seguito del dialogo in corso tra cattolici ed ortodossi, cresca quella fraternità che deve caratterizzare le relazioni tra Chiese rispettose l’una dell’altra, nonostante le differenze ancora esistenti. A guidare ogni vostra attività siano le parole con cui san Paolo esortava i cristiani di Roma a mantenersi fiduciosi anche nelle tribolazioni, “ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (
Rm 5,3-5). Incoraggiate allora e sostenete i vostri fedeli, affinché dinanzi alle difficoltà non venga meno la gioia di professare la fede e di appartenere alla Chiesa cattolica! E’ la gioia che sorge nel cuore di chi segue Cristo Signore ed è pronto a testimoniare il suo Vangelo.

Mentre da ciascuno di voi ascoltavo le esperienze relative alle vostre comunità, mi tornava in mente la parola di Gesù: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe” (Mt 9,38). Sì, venerati Fratelli, pregate e fate pregare perché non manchino operai nella vigna del Signore; continuate a promuovere le vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. E’ necessario far sì che in Armenia, in Azerbaigian e in Georgia le future generazioni possano contare su un clero che sia santo, viva con gioia la propria vocazione e si dedichi con generosità alla cura di tutti i fedeli. Siate in primo luogo voi stessi guide sagge e sicure del Popolo di Dio; sostenete le famiglie che di esso sono le cellule vive. Le famiglie oggi, a causa delle mentalità inculcata nella società ed ereditata dal periodo comunista, incontrano non poche difficoltà e sono segnate da quelle ferite e da quegli attentati alla vita umana che purtroppo si registrano in tante altre parti del mondo. Sia vostra cura, quali primi responsabili della pastorale familiare, educare i coniugi cristiani a “testimoniare l’inestimabile valore dell’indissolubilità e della fedeltà matrimoniale che è uno dei doveri più preziosi e più urgenti delle coppie cristiane del nostro tempo” (Esort. Apost. Familiaris consortio FC 20).

Cari e venerati Fratelli, il Papa vi sostiene ed è al vostro fianco nella faticosa missione di Pastori del gregge di Cristo che vive nel Caucaso. So quanto zelo vi arda nel cuore e quanti sforzi compiate per diffondere il Vangelo della speranza. Mi colpisce particolarmente l’attenzione che, con differenti attività caritative, riservate alle necessità dei poveri e delle persone in difficoltà, grazie al prezioso contributo di religiosi, religiose e laici. E mi piace sottolineare che tali attività sono svolte con spirito evangelico, nella consapevolezza che “la carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza” (Deus caritas est ). Fate sì che ogni comunità operi sempre con questo spirito. Educate i fedeli tutti a testimoniare con la vita l’amore di Cristo senza secondi fini, perché per il cristiano “l’esercizio della carità non può essere un mezzo al servizio del proselitismo, poiché l’amore è gratuito (ibid., ). Il vostro compito di educatori alla fede e di Pastori del gregge di Cristo richiede inoltre che tra voi intercorrano rapporti di costante collaborazione improntati a fiducia e reciproco sostengo. Non manchino perciò incontri e momenti per verificare periodicamente i piani pastorali che elaborate, specialmente per la preparazione ai Sacramenti. Tali piani puntino soprattutto alla formazione delle coscienze dei fedeli secondo l’etica evangelica con un’attenzione privilegiata ai giovani.

Cari Fratelli, tornando nelle vostre comunità trasmettete a quanti incontrerete il mio più cordiale saluto accompagnato dall’assicurazione del costante ricordo nella preghiera, perché Iddio renda fecondo il vostro ministero. Vegli su di voi e sulle vostre comunità la Vergine Maria. Sia Lei ad ottenervi il dono dell’unità e della pace affinché, camminando nel nome di Cristo, possiate costruire insieme, al di là delle diversità, una società dove regni la giustizia e la pace. A voi qui presenti, ai fedeli che il Signore ha affidato alle vostre cure pastorali e a tutti gli abitanti del Caucaso la mia benedizione.





CONCERTO OFFERTO DAL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO IN OCCASIONE DEL 3° ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO Aula Paolo VI Giovedì, 24 aprile 2008

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Signor Presidente,
Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
gentili Signori e Signore!

Al termine di questo splendido concerto, sono lieto di rivolgere un cordiale saluto a tutti voi, che vi avete preso parte: Autorità civili e militari, illustri Personalità e amici venuti a condividere questo momento di alto valore culturale. Desidero soprattutto manifestare la mia viva riconoscenza al Presidente della Repubblica Italiana, l’Onorevole Giorgio Napolitano, che in occasione del terzo anniversario del mio Pontificato ha voluto offrirmi questo dono, accompagnandolo con espressioni di fine cortesia che ho molto apprezzato. Grazie, Signor Presidente, per questo atto deferente e premuroso, che ho accolto con vivo compiacimento! In esso ravviso anche un ulteriore segno del grande affetto che il popolo italiano nutre nei confronti del Papa. Estendo il mio saluto alla sua gentile Signora e ai suoi collaboratori.

Certo di interpretare i sentimenti di tutti i presenti, rivolgo un sincero plauso all’Orchestra Sinfonica e al Coro Sinfonico “Giuseppe Verdi” di Milano che, guidati validamente dal Direttore Signor Oleg Caetani, hanno suonato e cantato con straordinario talento ed efficacia. Estendo altresì il mio apprezzamento al maestro del Coro, la Signora Erina Gambarini. Esprimo un cordiale pensiero di gratitudine ai dirigenti della benemerita Fondazione “Giuseppe Verdi”, incoraggiandoli a proseguire nel prestigioso percorso artistico e culturale intrapreso, che so essere avvalorato anche dall’impegno di portare la musica ad alleviare situazioni di difficoltà umana, quali si verificano ad esempio in ospedali e carceri. La mia riconoscenza si rivolge naturalmente a tutti coloro che hanno contribuito all’organizzazione e alla realizzazione di questo suggestivo evento, sostenendolo in diversi modi.

Abbiamo avuto la gioia di ascoltare con attenta partecipazione impegnativi brani concertistici di Luciano Berio, Johannes Brahms e Ludwig van Beethoven. Mi piace sottolineare come la musica di Brahms abbia arricchito di religiosa fiducia il “Canto del destino” di Hölderlin. Questo fatto introduce alla considerazione del valore spirituale dell’arte musicale, chiamata, in modo singolare, ad infondere speranza nell’animo umano, così segnato e talvolta ferito dalla condizione terrena. Vi è una misteriosa e profonda parentela tra musica e speranza, tra canto e vita eterna: non per nulla la tradizione cristiana raffigura gli spiriti beati nell’atto di cantare in coro, rapiti ed estasiati dalla bellezza di Dio. Ma l’autentica arte, come la preghiera, non ci estranea dalla realtà di ogni giorno, bensì ad essa ci rimanda per “irrigarla” e farla germogliare, perché rechi frutti di bene e di pace.

Le magistrali interpretazioni che abbiamo ascoltato ci ricordano inoltre il valore e l’importanza universale del patrimonio artistico: penso specialmente alle giovani generazioni, che dall’accostamento a tale patrimonio possono trarre sempre nuove ispirazioni per costruire il mondo secondo progetti di giustizia e di solidarietà, valorizzando, al servizio dell’uomo, le multiformi espressioni della cultura mondiale. Penso pure all’importanza che riveste l’educazione all’autentica bellezza per la formazione dei giovani. L’arte nel suo complesso contribuisce ad affinare il loro animo e orienta verso l’edificazione di una società aperta agli ideali dello spirito. L’Italia, con il suo eccezionale patrimonio artistico, può svolgere, a questo riguardo, un ruolo importante nel mondo: la quantità e la qualità dei monumenti e delle opere d’arte che possiede la rendono di fatto “messaggera” universale di tutti quei valori che l’arte esprime e al tempo stesso promuove. La festosità del canto e della musica sono altresì un costante invito per i credenti e per gli uomini di buona volontà ad impegnarsi per dare all’umanità un avvenire ricco di speranza.

Signor Presidente della Repubblica, grazie ancora per lo stupendo dono che ha voluto offrirmi e per i sentimenti che lo hanno accompagnato. Li ricambio assicurandoLe un ricordo nella preghiera perché il Signore protegga la sua Persona, la gentile sua Signora, le Autorità e l’intero popolo d’Italia. Con tali auspici, che affido all’intercessione della Madonna del Buon Consiglio, invoco la benedizione di Dio su tutti i presenti e sulle rispettive famiglie. Grazie e buona sera a tutti!





AI VESCOVI DI CUBA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Venerdì, 2 maggio 2008

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Cari fratelli nell'episcopato,

Con grande gioia vi ricevo al termine di questa visita ad limina, che vi ha portato fino alle tombe degli Apostoli san Pietro e san Paolo per rafforzare ancora di più i vincoli di comunione che hanno sempre caratterizzato la relazione dei vescovi cubani con questa Sede Apostolica. È per me un motivo particolare di gioia trovarmi con voi, cari fratelli, che siete i responsabili di una Chiesa a cui mi sento molto vicino spiritualmente, come ho già avuto occasione di manifestarvi nel messaggio che vi ho inviato attraverso il cardinale Segretario di Stato nel suo recente viaggio a Cuba.

Ringrazio di cuore per le cordiali parole di adesione e di affetto sincero che mi ha rivolto monsignor Juan García Rodríguez, arcivescovo di Camagüey e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba, a nome di tutti voi e delle vostre comunità diocesane.

Conosco bene la vitalità della Chiesa nel vostro amato Paese, e anche la sua unità e la sua dedizione a Gesù Cristo. La vita ecclesiale cubana ha sperimentato un cambiamento profondo, soprattutto dalla celebrazione dell'Incontro Nazionale Ecclesiale Cubano, un po' più di vent'anni fa, e specialmente dalla storica visita a Cuba del mio venerato predecessore, Papa Giovanni Paolo II. È stata portata avanti un'intensa opera pastorale che, nonostante le molte difficoltà e limitazioni, ha contribuito a rafforzare lo spirito missionario in tutte le comunità ecclesiali cubane. Vi invito, pertanto, a continuare a compiere un audace e generoso sforzo di evangelizzazione che porti la luce di Cristo in tutti gli ambiti e i luoghi.

In questo momento della storia, la Chiesa nel vostro Paese è chiamata a offrire a tutta la società cubana un'unica speranza vera: Cristo nostro Signore, vincitore del peccato e della morte (cfr Spe salvi ). È questa la forza che ha mantenuto i credenti cubani saldi nel sentiero della fede e dell'amore.

Tutto ciò esige che la promozione della vita spirituale abbia un posto centrale nelle vostre aspirazioni e nei vostri progetti pastorali. Solo a partire da un'esperienza personale di incontro con Gesù Cristo, e con una preparazione dottrinale salda e radicata nella comunità ecclesiale, il cristiano potrà essere sale e luce del mondo (cfr
Mt 5,13), e placare così la sete di Dio che si avverte sempre più tra i vostri concittadini.

In questo compito evangelizzatore i presbiteri hanno un ruolo fondamentale. Conosco la dedizione e lo zelo pastorale con cui si dedicano ai loro fratelli, nonostante il loro ridotto numero e anche fra grandi ostacoli. Attraverso di voi desidero pertanto esprimere a tutti i sacerdoti la mia gratitudine e la mia stima per la loro fedeltà e il loro instancabile servizio alla Chiesa e ai fedeli. Confido anche che l'incremento delle vocazioni e l'adozione allo stesso tempo di misure adeguate in questo campo permettano presto alla Chiesa cubana di contare su un numero sufficiente di presbiteri e anche di chiese e di luoghi di culto necessari, per compiere la sua missione strettamente pastorale e spirituale. Non smettete di accompagnarli e d'incoraggiarli, loro che sopportano il peso della giornata e il caldo (cfr Mt 20,12), e aiutateli affinché con la meditazione personale, la recita della Liturgia delle Ore, la celebrazione quotidiana dell'Eucaristia, e anche con un'adeguata formazione permanente, mantengano sempre vivo il dono ricevuto con l'imposizione delle mani (cfr 2Tm 1,6).

L'incremento delle vocazioni sacerdotali è una fonte di speranza. È tuttavia necessario continuare a promuovere una pastorale vocazionale specifica che non abbia paura di incoraggiare i giovani a seguire i passi di Cristo, l'unico che può soddisfare le loro ansie d'amore e di felicità. Allo stesso tempo, la cura e l'attenzione del seminario dovranno occupare sempre un posto privilegiato nel cuore del vescovo (cfr Presbyterorum ordinis PO 5), che deve dedicargli le migliori risorse umane e materiali delle sue comunità diocesane e assicurare ai seminaristi, mediante la competenza e la dedizione di formatori scelti, la migliore preparazione spirituale, intellettuale e umana possibile, di modo che essi possano far fronte, identificati con i sentimenti del Cuore di Cristo, all'impegno del ministero sacerdotale che dovranno affrontare.

Non posso non menzionare e non riconoscere il lavoro esemplare di tanti religiosi e religiose; li incoraggio a continuare ad arricchire l'insieme della vita ecclesiale con il tesoro dei loro carismi e della loro dedizione generosa.

Desidero altresì rendere grazie in modo particolare ai numerosi missionari che offrono il dono della loro consacrazione a tutta la Chiesa a Cuba.

Uno degli obiettivi prioritari del piano pastorale che avete elaborato è proprio la promozione di un laicato impegnato, consapevole della sua vocazione e della sua missione nella Chiesa e nel mondo. Vi invito, quindi, a promuovere nelle vostre Chiese particolari un autentico processo di educazione nella fede ai diversi livelli, con l'aiuto di catechisti debitamente preparati. Cercate di far sì che tutti i fedeli abbiano accesso alla lettura e alla meditazione orante della Parola di Dio, come anche alla ricezione frequente del sacramento della Riconciliazione e dell'Eucaristia. Rafforzati così da una vita spirituale intensa e contando su una salda preparazione religiosa, soprattutto per quanto riguarda la dottrina sociale della Chiesa, i fedeli laici potranno offrire una testimonianza convincente della loro fede in tutti gli ambiti della società, per illuminarli con la luce del Vangelo (cfr Lumen gentium LG 38). A tale proposito, formulo voti affinché la Chiesa a Cuba, conformemente alle sue legittime aspirazioni, possa avere un normale accesso ai mezzi di comunicazione sociale.

Desidero affidarvi, in modo particolare, la cura pastorale dei matrimoni e delle famiglie. So quanto vi preoccupa la situazione della famiglia, minacciata nella sua stabilità dal divorzio e dalle sue conseguenze, dalla pratica dell'aborto o dalle difficoltà economiche, come pure dalle separazioni familiari a causa dell'emigrazione o per altri motivi. Vi incoraggio a intensificare i vostri sforzi affinché tutti, e soprattutto i giovani, comprendano meglio e si sentano sempre più attratti dalla bellezza degli autentici valori del matrimonio e della famiglia. Parimenti, è necessario promuovere e offrire gli strumenti pertinenti affinché le famiglie possano esercitare la loro responsabilità e il loro diritto fondamentale all'educazione religiosa e morale dei figli.

Ho potuto constatare con gioia la generosità con cui la Chiesa nella vostra amata nazione si dedica al servizio dei più poveri e bisognosi, ricevendo per questo la stima e la riconoscenza di tutto il popolo cubano. Vi esorto di cuore a continuare a portare a tutte le persone bisognose, ai malati, agli anziani e ai detenuti, un segno visibile dell'amore di Dio verso di essi, consapevoli che "la migliore difesa di Dio e dell'uomo consiste proprio nell'amore" (Deus caritas est ). In tal modo, offrite all'intera Cuba la testimonianza di una Chiesa che condivide profondamente le sue gioie, le sue speranze e le sue sofferenze.

Cari fratelli, desidero ringraziarvi per tutto il lavoro che state realizzando affinché il piccolo gregge di Cuba si rafforzi e produca frutti sempre più abbondanti di vita cristiana, come il chicco di grano che cade in terra (cfr Jn 12,24). Che la prossima beatificazione del Servo di Dio Padre José Olallo Valdès vi dia un nuovo impulso nel vostro servizio alla Chiesa e al popolo cubano, per essere in ogni momento fermento di riconciliazione, di giustizia e di pace!

Vi chiedo di trasmettere il mio affettuoso saluto e la mia vicinanza spirituale a tutti, in particolare ai vescovi emeriti, ai sacerdoti, ai diaconi permanenti, alle comunità religiose, ai seminaristi e ai fedeli laici, e di dire che il Papa prega sempre per loro, e allo stesso tempo li incoraggia a crescere in santità per dare il meglio di se stessi a Dio e agli altri.

A Nuestra Señora de la Caridad del Cobre, mentre vi disponete a preparare la celebrazione del quarto centenario del ritrovamento della sua venerata immagine, affido voi e le vostre intenzioni, e le chiedo di proteggervi e di darvi forza, e al contempo vi imparto una speciale Benedizione Apostolica.





AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI Sala del Concistoro Sabato, 3 maggio 2008

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Cari Fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio,
Signore e Signori,

Sono lieto di avere l'occasione di incontrarvi mentre vi riunite nella quattordicesima sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Negli ultimi venti anni, l'Accademia ha offerto un contributo prezioso all'approfondimento e allo sviluppo della dottrina sociale della Chiesa e alla sua applicazione nelle aree del diritto, dell'economia, della politica e di varie altre scienze sociali. Ringrazio la professoressa Margaret Archer per le cortesi parole di saluto che mi ha rivolto ed esprimo sincero apprezzamento a tutti voi per l'impegno profuso nella ricerca, nel dialogo e nell'insegnamento affinché il Vangelo di Gesù Cristo possa continuare a fare luce sulle situazioni complesse di questo mondo in rapido mutamento.

Nella scelta del tema "Perseguire il bene comune: come solidarietà e sussidiarietà possono operare insieme" avete deciso di esaminare l'interrelazione fra quattro principi fondamentali della dottrina sociale cattolica: la dignità della persona umana, il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 160-163). Queste realtà chiave, che emergono dal contatto diretto fra il Vangelo e le concrete circostanze sociali, costituiscono una base per individuare e affrontare gli imperativi dell'umanità all'alba del XXI secolo, come la riduzione delle ineguaglianze nella distribuzione dei beni, l'estensione delle opportunità di educazione, la promozione di una crescita e di uno sviluppo sostenibili e la tutela dell'ambiente.

In che modo la solidarietà e la sussidiarietà possono operare insieme nella ricerca del bene comune in un modo che non solo rispetti la dignità umana, ma le permetta anche di prosperare? Questo è il fulcro del problema che vi interessa. Come hanno già dimostrato i vostri dibattiti preliminari, una risposta soddisfacente potrà emergere solo dopo un attento esame del significato dei termini (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, capitolo 4). La dignità umana è un valore intrinseco della persona creata a immagine e somiglianza di Dio e redenta in Cristo. L'insieme delle condizioni sociali che permettono alle persone di realizzarsi collettivamente e individualmente, è il bene comune.La solidarietà è la virtù che permette alla famiglia umana di condividere in pienezza il tesoro dei beni materiali e spirituali e la sussidiarietà è il coordinamento delle attività della società a sostegno della vita interna delle comunità locali.

Tuttavia, queste definizioni non sono che l'inizio e possono essere comprese adeguatamente solo se vengono collegate organicamente le une alle altre e considerate di sostegno reciproco. All'inizio possiamo tratteggiare le interconnessioni fra questi quattro principi ponendo la dignità della persona nel punto di intersezione di due assi, uno orizzontale, che rappresenta la "solidarietà" e la "sussidiarietà", e uno verticale, che rappresenta il "bene comune". Ciò crea un campo su cui possiamo tracciare i vari punti della dottrina sociale cattolica che formano il bene comune.

Sebbene questa analogia grafica ci offra un'immagine approssimativa di come questi principi siano imprescindibili gli uni dagli altri e necessariamente interconnessi, sappiamo che la realtà è più complessa. Infatti, le profondità insondabili della persona umana e la meravigliosa capacità dell'umanità di comunione spirituale, realtà queste pienamente dischiuse solo attraverso la rivelazione divina, superano di molto la possibilità di rappresentazione schematica. In ogni caso, la solidarietà che unisce la famiglia umana e i livelli di sussidiarietà che la rafforzano dal di dentro devono essere posti sempre entro l'orizzonte della vita misteriosa del Dio Uno e Trino (cfr
Jn 5,26 Jn 6,57), in cui percepiamo un amore ineffabile condiviso da persone uguali, sebbene distinte (cfr Summa Theologiae, I, q. 42).

Amici, vi invito a permettere a questa verità fondamentale di permeare le vostre riflessioni: non solo nel senso che i principi di solidarietà e di sussidiarietà sono indubbiamente arricchiti dal nostro credere nella Trinità, ma in particolare nel senso che tali principi hanno la potenzialità di porre uomini e donne lungo il cammino che conduce alla scoperta del loro destino ultimo e soprannaturale. La naturale inclinazione umana a vivere in comunità è confermata e trasformata dalla "unità dello Spirito" che Dio ha conferito alle sue figlie e ai suoi figli adottivi (cfr Ep 4,3 1P 3,8). Di conseguenza, la responsabilità dei cristiani di operare per la pace e per la giustizia e il loro impegno irrevocabile per il bene comune sono inseparabili dalla loro missione di proclamare il dono della vita eterna, alla quale Dio ha chiamato ogni uomo e ogni donna. A questo proposito, la tranquillitas ordinis di cui parla sant'Agostino si riferisce a "tutte le cose", sia alla "pace civile", che è "concordia fra i cittadini", sia alla "pace della città celeste" che è "godimento armonioso e ordinato di Dio, e reciproco in Dio" (De Civitate Dei, XIX, 13).

Gli occhi della fede ci permettono di vedere che le città terrena e celeste si compenetrano e sono intrinsecamente ordinate l'una all'altra in quanto appartengono entrambe a Dio, il Padre, che è "al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,6). Al contempo, la fede evidenzia maggiormente la legittima autonomia delle realtà terrene che hanno ricevuto "la propria stabilità, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine" (Gaudium et spes, n. 36). Quindi, siate certi che i vostri dibattiti saranno al servizio di tutte le persone di buona volontà e contemporaneamente ispireranno i cristiani a compiere con maggiore prontezza il loro dovere di migliorare la solidarietà con i propri concittadini e fra di loro e ad agire basandosi sul principio di solidarietà, promuovendo la vita familiare, le associazioni di volontariato, l'iniziativa privata e l'ordine pubblico che facilita il corretto funzionamento delle comunità basilari della società (cfr Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 187).

Quando esaminiamo i principi di solidarietà e di sussidiarietà alla luce del Vangelo, comprendiamo che non sono semplicemente "orizzontali": entrambi possiedono un'essenziale dimensione verticale. Gesù ci esorta a fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi (cfr Lc 6,31), ad amare il nostro prossimo come noi stessi (cfr Mt 22,35). Questi comandamenti sono iscritti dal Creatore nella natura stessa umana (cfr Deus caritas est ). Gesù insegna che questo amore ci esorta a dedicare la nostra vita al bene degli altri (cfr Jn 15,12-13). In questo senso la solidarietà autentica, sebbene cominci con il riconoscimento del pari valore dell'altro, si compie solo quando metto volontariamente la mia vita al servizio dell'altro (cfr Ep 6,21). Questa è la dimensione "verticale" della solidarietà: sono spinto a farmi meno dell'altro per soddisfare le sue necessità (cfr Jn 13,14-15), proprio come Gesù "si è umiliato" per permettere agli uomini e alle donne di partecipare alla sua vita divina con il Padre e lo Spirito (cfr Ph 2,8 Mt 23,12).

Parimenti, la sussidiarietà, che incoraggia uomini e donne a instaurare liberamente rapporti donatori di vita con quanti sono loro più vicini e dai quali sono più direttamente dipendenti, e che esige dalle più alte autorità il rispetto di tali rapporti, manifesta una dimensione "verticale" rivolta al Creatore dell'ordine sociale (cfr Rm 12, 16, 18). Una società che onora il principio di sussidiarietà libera le persone dal senso di sconforto e di disperazione, garantendo loro la libertà di impegnarsi reciprocamente nelle sfere del commercio, della politica e della cultura (cfr Quadragesimo anno, n. 80). Quando i responsabili del bene comune rispettano il naturale desiderio umano di autogoverno basato sulla sussidiarietà lasciano spazio alla responsabilità e all'iniziativa individuali, ma, soprattutto, lasciano spazio all'amore (cfr Rm 13,8 Deus caritas est ), che resta sempre la "via migliore di tutte" (1Co 12,31).

Nel rivelare l'amore del Padre, Gesù ci ha insegnato non solo come vivere da fratelli e sorelle qui, sulla terra, ma anche che egli stesso è la via verso la comunione perfetta fra noi e con Dio nel mondo che verrà, poiché è per mezzo di Lui che "possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito" (cfr Ep 2,18). Mentre vi adoperate per elaborare modi in cui uomini e donne possano promuovere al meglio il bene comune, vi incoraggio a sondare le dimensioni "verticale" e "orizzontale" della solidarietà e della sussidiarietà. In tal modo, potrete proporre modalità più efficaci per risolvere i molteplici problemi che affliggono l'umanità alla soglia del terzo millennio, testimoniando anche il primato dell'amore, che trascende e realizza la giustizia in quanto orienta l'umanità verso la vita autentica di Dio (cfr Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace 2004).

Con questi sentimenti, vi assicuro delle mie preghiere e estendo di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e ai vostri cari quale pegno di pace e di gioia nel Signore Risorto.





Discorsi 2005-13 20048