Discorsi 2005-13 18019

COLLEGAMENTO TELEVISIVO AL TERMINE DEL VI INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE A CITTÀ DEL MESSICO Domenica, 18 gennaio 2009

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Cari fratelli e sorelle,

1. Vi saluto tutti con affetto al termine di questa solenne celebrazione eucaristica con la quale si sta concludendo il VI Incontro mondiale delle famiglie a Città del Messico. Rendo grazie a Dio per le tante famiglie che, senza lesinare sforzi, si sono riunite attorno all'altare del Signore.

Saluto in modo particolare il signor cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che ha presieduto questa celebrazione come mio legato. Desidero esprimere il mio affetto e la mia gratitudine al signor cardinale Ennio Antonelli, e anche ai membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che egli presiede, al signor cardinale arcivescovo primate di Città del Messico Norberto Rivera Carrera, e alla commissione centrale che si è occupata dell'organizzazione di questo vi Incontro mondiale. La mia riconoscenza va anche a tutti coloro che, con generoso impegno e dedizione, hanno reso possibile la sua realizzazione. Saluto anche i signori cardinali e i vescovi presenti alla celebrazione, in particolare i membri della Conferenza episcopale messicana e le autorità di questa amata nazione, che hanno generosamente ospitato e reso possibile questo importante evento.

Voi messicani sapete bene di essere molto vicini al cuore del Papa. Penso a voi e offro a Dio Padre le vostre gioie e le vostre speranze, i vostri progetti e le vostre preoccupazioni. In Messico il Vangelo si è radicato profondamente, forgiando le sue tradizioni, la sua cultura e l'identità del suo nobile popolo. Bisogna custodire questo ricco patrimonio affinché continui a essere fonte di energie morali e spirituali per affrontare con coraggio e creatività le sfide di oggi e per offrirlo come dono prezioso alle nuove generazioni.

Ho partecipato con gioia e interesse a questo Incontro mondiale, soprattutto con la mia preghiera, dando orientamenti specifici e seguendo costantemente la sua preparazione e il suo svolgimento. Oggi, attraverso i mezzi di comunicazione, ho compiuto un pellegrinaggio spirituale fino a questo santuario mariano, cuore del Messico e di tutta l'America, per affidare a Nostra Signora di Guadalupe tutte le famiglie del mondo.

2. Questo Incontro mondiale delle famiglie ha voluto incoraggiare i focolari cristiani affinché i loro membri siano persone libere e ricche di valori umani ed evangelici, in cammino verso la santità, che è il miglior servizio che noi cristiani possiamo offrire alla società attuale. La risposta cristiana dinanzi alle sfide che deve affrontare la famiglia, e la vita umana in generale, consiste nel rafforzare la fiducia nel Signore e il vigore che nasce dalla fede stessa, la quale si nutre dell'ascolto attento della Parola di Dio.

Come è bello riunirsi in famiglia per lasciare che Dio parli al cuore dei suoi membri attraverso la sua Parola viva ed efficace! Nella preghiera, specialmente nella recita del Rosario, come è stato fatto ieri, la famiglia contempla i misteri della vita di Gesù, interiorizza i valori che medita e si sente chiamata a incarnarli nella propria vita.

3. La famiglia è un fondamento indispensabile per la società e per i popoli, e anche un bene insostituibile per i figli, degni di venire al mondo come un frutto dell'amore, del dono totale e generoso dei genitori. Come ha messo in evidenza Gesù onorando la Vergine Maria e san Giuseppe, la famiglia occupa un luogo fondamentale nell'educazione della persona. È una vera scuola di umanità e di valori perenni. Nessuno si è dato la vita da solo.

Abbiamo ricevuto da altri la vita, che si sviluppa e matura con le verità e i valori che apprendiamo nel rapporto e nella comunione con gli altri. In tal senso, la famiglia fondata sul matrimonio indissolubile fra un uomo e una donna esprime questa dimensione relazionale, filiale e comunitaria, ed è l'ambito dove l'uomo può nascere con dignità, e crescere e svilupparsi in maniera integrale. (cfr. Omelia nella santa messa del V Incontro Mondiale delle famiglie, Valencia, 9 luglio 2006).

Questo lavoro educativo si vede però ostacolato da un ingannevole concetto di libertà, in cui il capriccio e gli impulsi soggettivi dell'individuo vengono esaltati al punto da lasciare ognuno rinchiuso nella prigione del proprio io. La vera libertà dell'essere umano proviene dall'essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio, e pertanto va esercitata con responsabilità, optando sempre per il bene autentico, affinché diventi amore, dono di sé. A tal fine, più che le teorie, sono necessari la vicinanza e l'amore caratteristici della comunità familiare. È nel focolare domestico che s'impara a vivere veramente, a valorizzare la vita e la salute, la libertà e la pace, la giustizia e la verità, il lavoro, la concordia e il rispetto.

4. Oggi più che mai si ha bisogno della testimonianza e dell'impegno pubblico di tutti i battezzati per riaffermare la dignità e il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna e aperto alla vita, e anche della vita umana in tutte le sue fasi.

Occorre altresì promuovere misure legislative e amministrative a sostegno delle famiglie nei loro diritti inalienabili, di cui esse hanno bisogno per portare avanti la loro straordinaria missione. Le testimonianze presentante nella celebrazione di ieri mostrano che anche oggi la famiglia può restare salda nell'amore di Dio e rinnovare l'umanità nel nuovo millennio.

5. Desidero esprimere la mia vicinanza e assicurare della mia preghiera tutte le famiglie che rendono testimonianza di fedeltà in circostanze particolarmente difficili. Incoraggio le famiglie numerose, che, vivendo a volte fra contrarietà e incomprensioni, danno un esempio di generosità e di fiducia in Dio, auspicando che non manchino loro gli aiuti necessari. Penso anche alle famiglie che soffrono per la povertà, la malattia, l'emarginazione e l'emigrazione, e in modo particolare alle famiglie cristiane che sono perseguitate a causa della loro fede. Il Papa è molto vicino a tutti voi e vi accompagna nei vostri sforzi quotidiani.

6. Prima di concludere questo incontro, sono lieto di annunciare che il VII Incontro mondiale delle famiglie si terrà, Dio volendo, in Italia, nella città di Milano, nell'anno 2012, con il tema: "La famiglia, il lavoro e la festa". Ringrazio sinceramente il signor cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, per la cortesia mostrata nell'accettare questo importante impegno.

7. Affido tutte le famiglie del mondo alla protezione della Vergine Santissima, tanto venerata nella nobile terra messicana con il titolo di Guadalupe. A Lei, che ci ricorda sempre che la nostra felicità consiste nel fare la volontà di Cristo (cfr.
Jn 2,5), dico ora:

Madre Santissima di Guadalupe,
che hai mostrato il tuo amore e la tua tenerezza
ai popoli del continente americano,
colma di gioia e di speranza tutti i popoli
e tutte le famiglie del mondo.

A Te, che precedi e guidi il nostro cammino di fede
verso la patria eterna,
affidiamo le gioie, i progetti,
le preoccupazioni e gli aneliti di tutte le famiglie.

O Maria,
a Te ricorriamo confidando nella tua tenerezza di Madre.
Non ignorare le preghiere che ti rivolgiamo
per le famiglie di tutto il mondo
in questo periodo cruciale della storia,
piuttosto, accoglici tutti nel tuo cuore di Madre
e accompagnaci nel nostro cammino verso la patria celeste.

Amen.




ALLA DELEGAZIONE ECUMENICA FINLANDESE, IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SANT'ENRICO Lunedì, 19 gennaio 2009

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Cari amici della Finlandia,

è con grande gioia che vi porgo il benvenuto in occasione di questa vostra visita annuale a Roma per la festa del vostro santo patrono, sant'Enrico, e ringrazio il vescovo Gustav Björkstrand per le cortesi parole che mi ha rivolto a vostro nome.

Questi pellegrinaggi sono un'opportunità per pregare insieme, per riflettere e per dialogare al servizio della nostra ricerca di piena comunione. La vostra visita si svolge durante la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani il cui tema quest'anno è tratto dal libro di Ezechiele: "che formino una cosa sola nella tua mano" (
Ez 37,15-23). La visione del profeta è quella di due legni, che simboleggiano i due regni in cui il popolo di Dio è stato diviso, che poi diventano una cosa sola (cfr. Ez Ez 37,15-23). Nel contesto ecumenico, ci parla di Dio, che costantemente ci spinge verso un'unità più profonda in Cristo, rinnovandoci e liberandoci dalle nostre divisioni.

La commissione del dialogo luterani-cattolici in Finlandia e in Svezia continua a prendere in considerazione la Dichiarazione comune sulla Giustificazione. Quest'anno celebriamo il decimo anniversario di questa importante dichiarazione e la Commissione sta ora studiando le sue implicazioni e la possibilità della sua ricezione. Con il tema Giustificazione nella Vita della Chiesa, il dialogo sta sempre più pienamente considerando la natura della Chiesa quale segno e strumento della salvezza recata in Gesù Cristo e non semplicemente come una mera assemblea di credenti o un'istituzione con varie funzioni.

Il vostro pellegrinaggio a Roma si svolge nell'Anno Paolino, il bimillenario della nascita dell'Apostolo delle Nazioni, che ha instancabilmente dedicato la propria vita e il proprio insegnamento all'unità della Chiesa. San Paolo ci ricorda la grazia meravigliosa che abbiamo ricevuto divenendo membri del Corpo di Cristo attraverso il Battesimo (cfr. 1Co 12,12-31). La Chiesa è questo Corpo Mistico di Cristo ed è costantemente guidata dallo Spirito Santo, lo Spirito del Padre e del Figlio. E' soltanto sulla base di questa realtà incarnazionale che si può comprendere il carattere sacramentale della Chiesa come comunione in Cristo. Un consenso sulle implicazioni profondamente cristologiche e pneumatologiche del mistero della Chiesa sarebbe una base molto promettente per il lavoro della Commissione. Da Paolo apprendiamo anche che l'unità alla quale auspichiamo non è altro che la manifestazione della nostra piena incorporazione nel Corpo di Cristo, perché "quando siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo" (Ga 3,27-28). A questo fine, cari amici, è mia fervente speranza che la vostra visita a Roma rafforzi ulteriormente i rapporti ecumenici fra luterani e cattolici in Finlandia, che da molti anni sono così positivi. Insieme, rendiamo grazie a Dio per tutto ciò che si è ottenuto finora nelle relazioni fra luterani e cattolici, e preghiamo affinché lo Spirito di verità ci guidi verso un'unità sempre più grande al servizio del Vangelo.

Con questi sentimenti di affetto nel Signore, e all'inizio di questo nuovo anno, invoco su di voi e sulle vostre famiglie i doni di Dio di gioia e di pace.




CONFERIMENTO AL SANTO PADRE DELLA CITTADINANZA ONORARIA DI MARIAZELL (AUSTRIA) Mercoledì, 21 gennaio 2009

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Eccellenza,
caro mons. Kapellari,
signor Sindaco,
caro padre Karl,
cari amici,
non riesco a nominare tutti quelli che dovrei elencare…
signor Ambasciatore, naturalmente!

In questo momento posso soltanto dire semplicemente un grazie di cuore, rispondere a un "Vergelt’s Gott". Sono contento di essere ora un cittadino di Mariazell e di poter vivere proprio vicino alla Madre di Dio. Ovviamente, mi sono tornati alla mente le due visite che Lei ha menzionato: nel 2004, con i Notai europei mentre c’era un tempo splendido. Insieme abbiamo allora percepito che cosa sia capace di costruire l’Europa, da dove essa provenga, in che cosa consista la sua identità, e attraverso che cosa l’Europa possa sempre nuovamente tornare ad essere se stessa: attraverso l’incontro con il Signore, al quale ci conduce sua Madre. Infatti, proprio nella Madre noi sentiamo che Dio è diventato uomo. E così abbiamo percepito la gioia dell’essere insieme, la forza delle nostre radici e con essa anche la possibilità di un nuovo futuro insieme.

Durante la visita pastorale, poi, è invece piovuto. Ma io trovo che proprio la pioggia ci ha fatto essere ancora più legati e più vicini: la pioggia ci ha avvicinati e ci ha dato ancora di più questa sensazione dell’"insieme" e dell’"insieme con il Signore e con sua Madre". Mons. Kapellari allora coniò l’espressione: "i cattolici sono a prova di pioggia". Abbiamo poi anche potuto constatare come ciò fosse vero. E così proprio nella pioggia è nata la gioia. Ci siamo accorti che a volte può essere positivo "stare sotto la pioggia", che la pioggia può essere una grazia – il Direttore de L’Osservatore Romano ha a sua volta coniato un’espressione, scrivendo che questa sarebbe stata una "pioggia di grazie" – ci siamo accorti che forse a volte anche nella storia può essere utile " stare sotto la pioggia", perché ci si viene a trovare nel posto giusto per fare la cosa giusta.

Mariazell è molto più di un "luogo": è l’attualizzazione della storia viva di un pellegrinaggio di fede e di preghiera nei secoli. E con questo pellegrinaggio della preghiera nei secoli, una preghiera che si percepisce quasi fisicamente, non sono presenti solamente le preghiere e le invocazioni degli uomini, ma è presente anche la realtà di una risposta: noi sentiamo che la risposta esiste, che non allunghiamo la mano verso qualcosa di sconosciuto, ma che Dio c’è e che attraverso sua Madre Egli vuole essere particolarmente vicino a noi. Questo sentimento di gratitudine ci avvolge in quel luogo, e per questo, appunto, sono felice di essere con il cuore, e ormai anche – per così dire – "di diritto" domiciliato a Mariazell.

Secondo ogni probabilità, in questa vita non riuscirò più a recarmici in pellegrinaggio fisicamente, ma ora lì ci vivo veramente ed in questo senso lì sono sempre presente. E nelle passeggiate che faccio nei paesaggi dei ricordi, torno sempre a fare una sosta a Mariazell, proprio anche perché sento come la Madre, lì, ci viene incontro e ci riunisce tutti. La Madonna di Mariazell ha nomi imponenti – Magna Mater Austriae, Domina Magna Hungarorum,Magna Mater Gentium Slavorum – e questi grandi titoli esprimono come, là dove gli uomini vengono dalla Madre – e dal Padre –, lì diventano fratelli, lì nasce l’unità, c’è una forza unificante, e a partire da ciò si può poi costruire la comunione. E soprattutto: Maria è, sì, Magna Mater, ma la sua grandezza si manifesta proprio nel fatto che Ella si rivolge ai piccoli ed è presente per i piccoli, nel fatto che possiamo recarci da lei in qualunque momento, senza dover pagare alcun biglietto d’ingresso, semplicemente portando il cuore. Impariamo da lei, in questo modo, che cosa è veramente "grande": non il fatto di essere "inavvicinabile", non la maestà esteriore, ma proprio la bontà del cuore che apre a tutti l’essere in comunione gli uni con gli altri.

Ecco, per concludere, ancora una volta vi dico di cuore "Vergelt’s Gott" e tante grazie per avere fatto di me un cittadino di Mariazell! Questo rimarrà profondamente radicato nel mio cuore. Caro mons. Kapellari, cari Professori, forse avrei dovuto dire qualcosa anche per il libro, ma la Madonna è così grande che il libro, poi, vi è incluso! Grazie di cuore per tutto!




A SUA BEATITUDINE IGNACE YOUSSIF III YOUNAN, NUOVO PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI SIRI Venerdì 23 gennaio 2009

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Eminenza,
Beatitudini,
Cari Fratelli nell'Episcopato,

Vi accolgo con gioia ed esprimo a ognuno di voi i miei voti cordiali di benvenuto, rendendo grazie a Nostro Signore Gesù Cristo al termine del Sinodo della Chiesa di Antiochia dei Siri che ha eletto il suo nuovo Patriarca.

Il mio saluto fraterno va innanzitutto al Patriarca Ignace Youssif Younan, che è stato appena eletto, invocando su di lui l'abbondanza delle benedizioni divine. Che il Signore conceda a Sua Beatitudine "la grazia dell'apostolato", per poter servire la Chiesa e glorificare il suo Santo Nome dinanzi al mondo!

Saluto Sua Eminenza il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, al quale avevo affidato la presidenza del vostro Sinodo e che ringrazio vivamente.

Saluto anche Sua Beatitudine il Cardinale Ignace Moussa Daoud, Prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, e Sua Beatitudine Ignace Pierre Abdel Ahad, Patriarca emerito, come pure tutti voi, venuti a Roma per compiere l'atto più importante della responsabilità sinodale.

Fin dalle origini del cristianesimo, gli Apostoli Pietro e Paolo furono intimamente legati ad Antiochia, dove per la prima volta i discepoli di Gesù ricevettero il nome di cristiani (cfr. At
Ac 11,26). Non possiamo dimenticare i vostri illustri Padri nella fede. In primo luogo sant'Ignazio, Vescovo di Antiochia, del quale per tradizione i Patriarchi siro-cattolici prendono il nome nel momento in cui accettano l'ufficio patriarcale; e sant'Efrem, comunemente chiamato il Siro, la cui luce spirituale continua a illuminare vivamente la Chiesa universale. Con loro, altri grandi santi, figli e pastori della vostra Chiesa, hanno ammirevolmente illustrato il mistero della salvezza e ciò, più di una volta, con l'eloquenza sublime del martirio.

Di questa eredità il nuovo Patriarca è il primo custode; ognuno dovrà però, in quanto fratello e membro del Sinodo, contribuire a sua volta a questo dovere con spirito di autentica collegialità episcopale. Affido al nuovo Patriarca e all'Episcopato siro-cattolico prima di tutto il compito dell'unità fra i pastori e all'interno delle comunità ecclesiali.

Beatitudine,

In questa lieta circostanza, lei ha chiesto, conformemente ai sacri canoni, l'ecclesiastica communio, che le ho concesso volentieri, adempiendo un aspetto del servizio petrino che mi è particolarmente caro. La comunione con il Vescovo di Roma, successore del Beato Apostolo Pietro, stabilita dal Signore stesso come fondamento visibile dell'unità nella fede e nella carità, è la garanzia del vincolo con Cristo Pastore e inserisce le Chiese particolari nel mistero della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Lei, Beatitudine, è nato e cresciuto in Siria e conosce bene il Medio Oriente, culla della Chiesa Siro-cattolica. Ha però svolto il suo servizio episcopale in America come primo Vescovo dell'Eparchia Our Lady of Deliverance in Newark per i fedeli siri residenti negli Stati Uniti e in Canada, assolvendo anche l'incarico di Visitatore apostolico in America centrale. La diaspora orientale ha dunque contribuito a offrire alla Chiesa sira un nuovo Patriarca. In tal modo diverranno ancora più stretti i vincoli con la Madrepatria, che tanti orientali hanno dovuto lasciare per cercare altrove migliori condizioni di vita. È mio desiderio che in Oriente, da dove è venuto l'annuncio del Vangelo, le comunità cristiane continuino a vivere e a testimoniare la loro fede, come hanno fatto nel corso dei secoli, auspicando allo stesso tempo che siano offerte adeguate cure pastorali a tutti coloro che si sono stabiliti altrove, affinché possano restare legati in modo fecondo alle loro radici religiose. Chiedo l'aiuto del Signore per ogni comunità orientale affinché, ovunque si trovi, si sappia integrare nel suo nuovo contesto sociale ed ecclesiale, senza perdere la propria identità e recando l'impronta della spiritualità orientale, di modo che utilizzando "le parole dell'Oriente e dell'Occidente" la Chiesa parli efficacemente di Cristo all'uomo contemporaneo. In tal modo i cristiani affronteranno le sfide più urgenti dell'umanità, edificheranno la pace e la solidarietà universale e renderanno testimonianza della "grande speranza" di cui sono gli instancabili portatori.

Formulo per lei, Beatitudine, e per la Chiesa Siro-cattolica voti ferventi e gioiosi.

Prego il Principe della Pace affinché la sostenga come "Caput et Pastor", e sostenga tutti i suoi fedeli e i suoi figli, affinché siano seminatori di pace prima di tutto in Terra Santa, in Iraq e in Libano, dove la Chiesa sira ha una presenza storica tanto apprezzata.

Affidandovi alla Santissima Madre di Dio, imparto di tutto cuore al nuovo Patriarca e a ognuno di voi, come pure a tutte le comunità che rappresentate, la Benedizione apostolica.




AI VESCOVI CALDEI IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Sabato, 24 gennaio 2009

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Beatitudine,
Cari Fratelli nell'Episcopato,

mentre compite la vostra visita ad limina Apostolorum, è con grande gioia che accolgo voi, Pastori della Chiesa caldea, con il vostro Patriarca, Sua Beatitudine il Cardinale Emmanuel III Delly, che ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome vostro. Questa visita è un momento importante poiché permette di consolidare i vincoli di fede e di comunione con la Chiesa di Roma e con il Successore di Pietro. Mi dà anche l'opportunità di salutarvi molto cordialmente e, per mezzo di voi, di salutare tutti i fedeli della vostra venerabile Chiesa patriarcale, e di assicurarvi della mia preghiera ardente e della mia vicinanza spirituale, in questi momenti difficili che la vostra regione, e l'Iraq in particolare, sta vivendo.

Permettetemi di ricordare qui con emozione le vittime della violenza in Iraq nel corso di questi ultimi anni. Penso a Monsignor Paul Faraj Rahho, Arcivescovo di Mossul, a Padre Ragheed Aziz Ganni, e a tanti altri sacerdoti e fedeli della vostra Chiesa patriarcale. Il loro sacrificio è il segno del loro amore per la Chiesa e per il proprio paese. Prego Dio affinché gli uomini e le donne desiderosi di pace in questa amata regione uniscano le loro forze per far cessare la violenza e permettere così a tutti di vivere nella sicurezza e nella concordia reciproca! In questo contesto, è con emozione che ricevo il dono del piviale utilizzato da Monsignor Faraj Rahho nelle celebrazioni quotidiane della messa e la stola usata da Padre Ragheed Aziz Ganni. Questo dono parla del loro amore supremo per Cristo e per la Chiesa.

La Chiesa caldea, le cui origini risalgono ai primi secoli dell'era cristiana, ha una lunga e venerabile tradizione che esprime il suo radicamento nelle regioni d'Oriente, in cui è presente fin dalle sue origini, e anche il suo insostituibile contributo alla Chiesa universale, in particolare con i suoi teologi e i suoi maestri spirituali. La sua storia mostra anche quanto ha sempre partecipato in modo attivo e fecondo alla vita delle vostre nazioni.

Oggi la Chiesa caldea, che ha un posto importante fra le diverse componenti dei vostri paesi, deve proseguire questa missione al servizio del loro sviluppo umano e spirituale. A tal fine, è necessario promuovere un alto livello culturale dei fedeli, in particolare dei giovani. Una buona formazione nei diversi campi del sapere, sia religiosi sia profani, è un investimento prezioso per il futuro.

Intrattenendo relazioni cordiali con i membri delle altre comunità, la Chiesa caldea è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale di moderazione in vista dell'edificazione di una società nuova in cui ognuno potrà vivere nella concordia e nel rispetto reciproco. So che da sempre la convivenza fra la comunità musulmana e la comunità cristiana conosce incertezze. I cristiani, che da sempre abitano in Iraq, sono suoi cittadini a pieno titolo, con i diritti e i doveri di tutti, senza distinzione di religione. Desidero offrire il mio sostegno agli sforzi di comprensione e di buone relazioni che avete scelto come cammino comune per vivere in una stessa terra sacra per tutti.

Per compiere la sua missione, la Chiesa ha bisogno di rafforzare i suoi vincoli di comunione con il suo Signore che la riunisce e che la invia fra gli uomini. Questa comunione si deve innanzitutto vivere nella Chiesa, affinché la sua testimonianza sia credibile, come afferma Gesù stesso: "Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (
Jn 17,21). Perciò, che la Parola di Dio sia sempre al centro dei vostri progetti e della vostra azione pastorale! È sulla fedeltà a questa parola che si costruisce l'unità fra tutti i fedeli, in comunione con i loro Pastori. In questa prospettiva, gli orientamenti del Concilio Vaticano II sulla liturgia daranno a tutti la possibilità di accogliere con sempre maggiori frutti i doni fatti dal Signore alla sua Chiesa nella liturgia e nei sacramenti.

Inoltre, nella vostra Chiesa patriarcale, l'Assemblea sinodale è una ricchezza innegabile che deve essere uno strumento privilegiato per contribuire a rendere più saldi ed efficaci i vincoli di comunione e a vivere la carità interepiscopale. Essa è il contesto in cui la corresponsabilità si realizza effettivamente, grazie a un'autentica collaborazione fra i suoi membri e a incontri regolari ben preparati che permettono di elaborare orientamenti pastorali comuni. Chiedo allo Spirito Santo di accrescere sempre più fra voi l'unità e la fiducia reciproca affinché il servizio pastorale che vi è stato affidato si realizzi pienamente per il bene più grande della Chiesa e dei suoi membri. D'altro canto, soprattutto in Iraq, la Chiesa caldea, che è maggioritaria, ha una responsabilità particolare nel promuovere la comunione e l'unità del Corpo mistico di Cristo. Vi incoraggio a proseguire i vostri incontri con i Pastori delle diverse Chiese sui iuris e anche con i responsabili delle altre Chiese cristiane, per dare un impulso all'ecumenismo.

In ogni eparchia, le diverse strutture pastorali, amministrative ed economiche contemplate dal diritto sono anche per voi aiuti preziosi per realizzare in modo effettivo la comunione all'interno delle comunità e favorire le collaborazioni.

Fra le urgenze a cui dovete far fronte, vi è la situazione dei fedeli che si devono confrontare ogni giorno con la violenza. Rendo omaggio al loro coraggio e alla loro perseveranza dinanzi alle prove e alle minacce di cui sono oggetto, soprattutto in Iraq. La testimonianza che rendono al Vangelo è un segno eloquente della vivacità della loro fede e della forza della loro speranza. Vi incoraggio vivamente a sostenere i fedeli per superare le difficoltà attuali e rafforzare la loro presenza, facendo appello in particolare alle Autorità responsabili per il riconoscimento dei loro diritti umani e civili, esortandoli anche ad amare la terra dei loro antenati, alla quale sono profondamente attaccati.

Il numero dei fedeli della diaspora non smette di aumentare, soprattutto dopo quanto accaduto di recente. Ringrazio tutti coloro che, in diversi paesi, partecipano all'accoglienza fraterna delle persone che, per un periodo di tempo, hanno dovuto purtroppo lasciare l'Iraq. Sarebbe bene che i fedeli caldei che vivono al di là dei confini nazionali, mantenessero e intensificassero i loro vincoli con il proprio Patriarcato, affinché non siano separati dal loro centro di unità. È indispensabile che i fedeli conservino la loro identità culturale e religiosa e che i più giovani scoprano e apprezzino la ricchezza del patrimonio della loro Chiesa patriarcale. In questa prospettiva, l'assistenza spirituale e morale, di cui i fedeli sparsi nel mondo hanno bisogno, deve essere attentamente presa in considerazione dai Pastori, in rapporto fraterno con i Vescovi delle Chiese locali in cui si trovano. Saranno anche attenti a far sì che i futuri sacerdoti, compresi quelli formati nella diaspora, apprezzino e consolidino i vincoli con la loro Chiesa patriarcale.

Desidero infine salutare affettuosamente i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, i religiosi e le religiose e tutte le persone che si dedicano insieme a voi all'annuncio del Vangelo. Che tutti, sotto la vostra guida paterna, rendano una testimonianza viva della loro unità e della fraternità che li riunisce!

Conosco il loro attaccamento alla Chiesa e il loro zelo apostolico. Li invito ad approfondire sempre più il loro attaccamento a Cristo e a proseguire coraggiosamente nel loro impegno al servizio della Chiesa e della sua missione. Siate per i vostri sacerdoti padri, fratelli e amici, preoccupandovi in modo particolare di offrire loro una formazione iniziale e permanente salda e anche invitandoli, con le vostre parole e con il vostro esempio, a restare accanto alle persone nel bisogno o in difficoltà, ai malati e ai sofferenti.

La testimonianza di carità disinteressata della Chiesa verso tutti coloro che sono nel bisogno, senza distinzione di origine o di religione, non può che favorire l'espressione della solidarietà di tutte le persone di buona volontà. Perciò è importante sviluppare le opere di carità, affinché il maggior numero di fedeli si possa impegnare concretamente nel servizio ai più poveri. So che in Iraq, nonostante i terribili momenti che avete attraversato e che ancora vivete, si sono sviluppate piccole opere di una straordinaria carità, che fanno onore a Dio, alla Chiesa e al popolo iracheno.
Beatitudine, cari Fratelli nell'Episcopato, vi auguro di proseguire con coraggio e speranza la vostra missione al servizio del popolo di Dio che vi è stato affidato. La preghiera e l'aiuto dei vostri fratelli nella fede e di molti uomini di buona volontà in tutto il mondo vi accompagnino affinché il volto d'amore di Dio possa continuare a risplendere sul popolo iracheno che sta conoscendo tante sofferenze. Agli occhi del credente, queste ultime, unite al sacrificio di Cristo, divengono elementi di unione e di speranza. Allo stesso modo, il sangue dei martiri di questa terra è un'intercessione eloquente dinanzi a Dio. Portate ai vostri diocesani il saluto e l'incoraggiamento affettuoso del Successore di Pietro. Affidando ognuno di voi all'intercessione materna della Vergine Maria, Madre della speranza, vi imparto di tutto cuore una particolare Benedizione Apostolica, che estendo ai sacerdoti, ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli della Chiesa caldea.




A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR STANISLAS LEFEBVRE DE LABOULAYE, NUOVO AMBASCIATORE DI FRANCIA PRESSO LA SANTA SEDE Lunedì, 26 gennaio 2009

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Signor Ambasciatore,

Sono lieto di accoglierla, Eccellenza, in questa circostanza solenne della presentazione delle lettere che l'accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica francese presso la Santa Sede. Prima di tutto, le sarei grato se poteste porgere i miei saluti a Sua Eccellenza Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese, e trasmettergli i voti cordiali che formulo per la sua persona, per la sua azione al servizio del Paese e anche per tutto il popolo francese.

È ancora viva in me la gioia di aver potuto, lo scorso anno, recarmi a Parigi e a Lourdes per celebrare il 150º anniversario delle apparizioni della Vergine Maria a Bernadette Soubirous. Desidero ribadire il mio ringraziamento al signor Presidente della Repubblica per il suo invito, come pure alle autorità politiche, civili e militari che hanno permesso il pieno successo di quel viaggio. La mia gratitudine va anche ai Pastori e ai fedeli cattolici che hanno reso possibile quei grandi raduni, rendendo testimonianza della capacità della fede di lasciare tranquillamente aperto lo spazio d'interiorità che esiste nell'uomo e di riunire fraternamente e gioiosamente grandi folle formate da uomini e donne tanto diversi.

Quei momenti hanno mostrato, se ce n'era bisogno, che la Comunità cattolica è una delle forze vive del vostro Paese. I fedeli hanno ben compreso e accolto con interesse e soddisfazione le parole del vostro Presidente che ha sottolineato come il contributo delle grandi famiglie spirituali costituisce per la vita della nazione una "grande ricchezza" che sarebbe una "follia" ignorare. La Chiesa è pronta a rispondere a questo invito e disponibile a operare in vista del bene comune.

L'anno prossimo si terrà in Francia un grande dibattito attorno alla bioetica.

Sono lieto fin da ora che la missione parlamentare sulle questioni relative al termine della vita abbia offerto conclusioni sagge e piene di umanità, proponendo di intensificare gli sforzi per permettere di assistere meglio i malati. Auspico che quella stessa saggezza che riconosce il carattere intoccabile di ogni vita umana possa essere all'opera durante la revisione delle leggi sulla bioetica. I Pastori della Chiesa in Francia hanno abbondantemente lavorato e sono pronti a offrire un contributo di qualità al dibattito pubblico che si terrà. Di recente, il Magistero della Chiesa, da parte sua, ha voluto sottolineare, attraverso il documento Dignitas personae pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, quanto i forti progressi scientifici devono sempre essere guidati dalla preoccupazione di servire il bene e la dignità inalienabile dell'essere umano.

Come ovunque nel mondo, il Governo del suo Paese deve oggi far fronte alla crisi economica: auspico che le misure previste si preoccupino in modo particolare di favorire la coesione sociale, di proteggere le popolazioni più fragili e soprattutto di ridare al maggior numero possibile di persone la capacità e l'opportunità di divenire attori di un'economia realmente creatrice di servizi e di vere ricchezze. Queste difficoltà sono una dolorosa fonte di preoccupazione e di sofferenza per molti, ma sono anche un'opportunità per risanare i meccanismi finanziari, per far progredire il funzionamento dell'economia verso una maggiore attenzione all'uomo e per ridurre le forme vecchie e nuove di povertà (cfr. Discorso all'Eliseo, 12 settembre 2008).

La Chiesa desidera testimoniare Cristo mettendosi al servizio di ogni uomo. Per questo motivo, sono lieto dell'accordo che lei stesso ha menzionato prima e che è stato appena firmato fra la Francia e la Santa Sede sul riconoscimento dei diplomi rilasciati dalle università pontificie e dagli istituti cattolici. Di questo accordo, che s'inscrive nel quadro del processo di Bologna, beneficeranno numerosi studenti francesi e stranieri.

Esso mette in evidenza il grande contributo, soprattutto nel campo dell'educazione, della Chiesa che si preoccupa della formazione dei giovani affinché acquisiscano le competenze tecniche adeguate per esercitare in futuro le loro capacità, e ricevano anche una formazione che li porti a essere vigili per affrontare la dimensione etica di ogni responsabilità.

Poco tempo fa, le autorità francesi hanno espresso ancora una volta la loro forte volontà di dotarsi di meccanismi di discussione e di rappresentanza dei culti. A tale riguardo, nel mio viaggio in Francia, mi sono potuto congratulare per la messa in atto dell'istanza ufficiale di dialogo fra il Governo francese e la Chiesa cattolica. Conosco, inoltre, la preoccupazione permanente dei Vescovi francesi di creare le condizioni per un dialogo sereno e permanente con tutte le comunità religiose e tutte le correnti di pensiero. Li ringrazio perché si preoccupano così di assicurare le basi di un dialogo interculturale e interreligioso in cui le diverse comunità religiose abbiano l'opportunità di dimostrare di essere fattori di pace. In effetti, come ho voluto sottolineare dal palco dell'Onu, riconoscendo il valore trascendente di ogni essere umano, lungi dal mettere gli uomini gli uni contro gli altri, esse favoriscono la conversione del cuore "che poi porta a un impegno di resistere alla violenza, al terrorismo o alla guerra, e di promuovere la giustizia e la pace" (18 aprile 2008).

A tale proposito, lei, signor Ambasciatore, ha ricordato le numerosi crisi che segnano oggi la scena internazionale. È noto - e io ho avuto l'occasione di ricordarlo nel mio recente discorso al Corpo diplomatico - che la Santa Sede segue con costante preoccupazione le situazioni di conflitto e i casi di violazione dei diritti umani, e non dubita che la comunità internazionale, dove la Francia svolge un ruolo importante, possa apportare il suo contributo sempre più giusto ed efficace a favore della pace e della concordia fra le nazioni e per lo sviluppo di ogni Paese.

Desidero cogliere l'occasione del nostro incontro per salutare cordialmente, per mezzo di lei, le comunità di fedeli cattolici che vivono in Francia. So che quest'anno la loro gioia sarà grande nel vedere canonizzata la beata Jeanne Jugan, fondatrice della Congregazione delle Piccole Sorelle dei Poveri. Molti francesi sono in effetti debitori della testimonianza umile e salda di carità resa dalle religiose che hanno seguito i suoi passi per servire soprattutto le persone povere e anziane.

Questo evento mostrerà, ancora una volta, quanto la fede viva sia prodiga di opere buone, quanto la santità sia un balsamo benefico per le piaghe dell'umanità.

Mentre lei inaugura la sua nobile missione di rappresentanza presso la Santa Sede, desidero onorare la memoria del suo predecessore, Sua Eccellenza Bernard Kessedjian, rendendo omaggio alle qualità umane che ha dimostrato nella sua missione al servizio delle relazioni fra la Francia e la Santa Sede. Lo affido con riconoscenza, insieme ai suoi cari, alla tenerezza del Signore.

Signor Ambasciatore, le formulo i miei voti migliori per il felice svolgimento della sua missione. Sia certo che troverà sempre presso i miei collaboratori l'accoglienza e la comprensione di cui potrà aver bisogno. Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, come pure sull'intero popolo francese e sui suoi dirigenti, invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni divine.





Discorsi 2005-13 18019