Discorsi 2005-13 29558

A S.E. IL SIGNOR SERGEI F. ALEINIK NUOVO AMBASCIATORE DI BIELORUSSIA PRESSO LA SANTA SEDE Giovedì, 29 maggio 2008

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Eccellenza,

con grande piacere l'accolgo in Vaticano e accetto le Lettere che la accreditano quale ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Bielorussia presso la Santa Sede. Desidero esprimere la mia gratitudine per il messaggio di saluto che mi ha trasmesso a nome del presidente Aleksandr Lukashenko e le chiedo di portargli i miei buoni auspici e l'assicurazione del mio sincero affetto per il popolo del suo Paese.

Signor ambasciatore, sono grato per le cordiali parole che ha condiviso con me a proposito del progresso compiuto in Bielorussia. A tale proposito, apprezzo anche i segni e le sfide numerosi e incoraggianti che sono presenti nel suo Paese oggi. Sia certo del fatto che la Santa Sede continuerà a sostenere la sua nazione negli sforzi tesi ad affermare le aspirazioni corrette e legittime alla libertà e nelle opere volte a promuovere un processo democratico come parte della grande famiglia delle nazioni europee libere e sovrane.

Da decenni ormai l'Europa cerca di edificare un futuro di pace e progresso, rimuovendo i muri di separazione e superando dolorose divisioni. Questo nobile progetto, motivato da un senso di responsabilità condivisa per il destino comune dei popoli europei, ha un valore enorme. Raggiungere questo obiettivo ambizioso non è facile ed esige da tutte le parti in causa l'impegno in un dialogo sincero, costante e ragionevole, basato sulla solidarietà autentica e rispettoso delle aspirazioni legittime, delle circostanze storiche e della diversità degli altri. A questo fine, ogni nazione nel continente, inclusa la Bielorussia, è chiamata a contribuire all'edificazione di una casa comune europea in cui i confini vengano visti come luoghi di incontro e non come segni di divisione, o peggio, come muri insormontabili. Infatti, la storia, le radici spirituali e culturali e la geografia della Bielorussia le conferiscono un ruolo integrale da svolgere in questo processo. Ciò che unisce le nazioni europee è molto più grande di qualsiasi fattore politico, economico e culturale che le divide. Per dare nuovo impulso alla sua storia l'Europa deve "riconoscere e ricuperare con fedeltà creativa quei valori fondamentali, alla cui acquisizione il cristianesimo ha dato un contributo determinante, riassumibili nell'affermazione della dignità trascendente della persona umana, del valore della ragione, della libertà, della democrazia, dello stato di diritto e della distinzione tra politica e religione" (Ecclesia in Europa, n. 109).

Il risultato della ritrovata indipendenza del suo Paese e del ripristino delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede è stato lo sviluppo di un buon rapporto di lavoro fra le istituzioni dello Stato e quelle della Chiesa. Queste relazioni sono contraddistinte dalla disponibilità di entrambe le parti a rafforzare e migliorare questi vincoli che a loro volta promuovono il benessere e la prosperità del Paese. Le sono grato, eccellenza, per quanto espresso a proposito dell'attività della Chiesa nel suo Paese e sono certo che il governo della Bielorussia continuerà a sostenere la Chiesa cattolica nel soddisfacimento dei suoi bisogni. Quest'anno la Chiesa cattolica in Bielorussia celebrerà due importanti anniversari: i duecentoventicinque anni dell'erezione della Diocesi di Mohylev e i duecentodieci anni di quella della Diocesi di Minsk. A tale proposito bisogna rilevare con gratitudine il riconoscimento del suo Paese al contributo spirituale, culturale e storico della Chiesa cattolica alla vita della nazione.

Chiesa e Stato, nei modi loro propri e alla luce delle loro specifiche missioni, sono al servizio dell'umanità. È dunque necessario che cooperino, sempre rispettando le reciproche autonomia e competenza, in modi che aiutino le donne e gli uomini a ottenere una prosperità sia materiale sia spirituale. Tale cooperazione può solo contribuire al consolidamento di istituzioni democratiche ancor più dinamiche. Considerata parte integrante della vita e del destino della Bielorussia, la Chiesa cattolica da parte sua spera di continuare a esercitare il proprio ruolo nella società mediante le sue varie strutture e istituzioni (come la Conferenza episcopale, le diocesi, le parrocchie e le comunità religiose). Questi organismi cercano soltanto di servire gli uomini e le donne e tutta la società mediante la trasmissione di valori universali ispirati dal Vangelo. A questo proposito la Chiesa cattolica in Bielorussia, di tradizione sia latina sia bizantina, non pretende privilegi, ma chiede soltanto di poter contribuire alla crescita e allo sviluppo del Paese. Tutto ciò che desidera ottenere è la libertà di poter svolgere serenamente il mandato che ha ricevuto dal divino Fondatore al servizio del suo Creato.

Con questo stesso spirito e con lo stesso senso di mutua responsabilità, i cattolici bielorussi si impegnano a progredire nel dialogo ecumenico, in particolare con la Chiesa ortodossa nel Paese. Prego affinché i contatti ecumenici continuino a svilupparsi in pace, armonia e dialogo fecondo, contribuendo così a una sempre maggiore armonia sociale.

Signor ambasciatore, all'inizio della sua missione presso la Santa Sede le formulo sinceri buoni auspici e l'assicuro della disponibilità degli uffici della Curia Romana ad assisterla. Su di lei, sui suoi collaboratori, sulla sua famiglia e su tutto l'amato popolo della Bielorussia invoco abbondanti benedizioni divine.




A S.E. IL SIGNOR ALEXANDRE CECE LOUA, NUOVO AMBASCIATORE DI GUINEA PRESSO LA SANTA SEDE Giovedì, 29 maggio 2008

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Signor Ambasciatore,

sono lieto di accoglierla in occasione della presentazione delle lettere che l'accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Guinea presso la Santa Sede. La ringrazio per i cordiali saluti che mi ha rivolto da parte di sua eccellenza il signor Lansana Conté, presidente della Repubblica. Voglia trasmettergli i miei voti migliori per la sua persona e anche per tutto il popolo guineano, al quale auguro di vivere nella concordia e nella pace, affinché tutte le famiglie conoscano una vita degna e prospera.

Come ha sottolineato nel suo discorso, signor ambasciatore, il dialogo fra le culture e fra le religioni è un obiettivo importante, e sono lieto di sapere che, nel suo Paese, la qualità delle relazioni fra i musulmani e i cristiani permette una collaborazione abituale, in particolare per le questioni che riguardano il bene comune della nazione. Inoltre la solidarietà fra tutti i cittadini è una condizione necessaria e primordiale affinché la società possa beneficiare dei frutti di un progresso reale e duraturo. Tuttavia, per preservare la pace sociale, è dovere dello Stato assicurare, mediante il suo impegno effettivo, una gestione giusta ed equa dei beni materiali, nel rispetto dei diritti legittimi di ognuno, e di favorire la buona intesa fra tutte le comunità umane del Paese.

In questo anno in cui celebriamo il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo, è particolarmente opportuno che la solidarietà si manifesti anche, e in modo efficace, fra le nazioni e che "tutti i responsabili internazionali agiscano congiuntamente e dimostrino una prontezza ad operare in buona fede, nel rispetto della legge e nella promozione della solidarietà nei confronti delle regioni più deboli del pianeta" (Discorso all'Onu, 18 aprile 2008). In questo spirito, auspico che, dopo le dolorose prove che la vostra regione ha vissuto, una cooperazione attiva consolidi la sua stabilità e incoraggi la fraternità fra i popoli, e formulo anche il voto che la comunità internazionale sostenga gli sforzi dei Paesi coinvolti.

D'altro canto, per soddisfare le aspirazioni legittime degli individui e delle famiglie, lo sviluppo integrale della Nazione si deve ispirare ai valori morali universali, che permettono di non perdere di vista l'origine e la finalità dei beni materiali e di creare una società sempre più giusta e più solidale. In questa prospettiva, è necessario dimostrare una sollecitudine particolare per le persone che sperimentano numerose forme di povertà o di fragilità. Il dovere di rispettare il diritto di ogni persona a vivere nella dignità si fonda sulla volontà stessa del Creatore, che ha dato a tutti una comune dignità trascendente.

Signor ambasciatore, desidero anche assicurarla che la Chiesa cattolica vuole contribuire allo sviluppo integrale della società attraverso le sue opere educative, sanitarie e di promozione sociale, che so essere apprezzate dalla popolazione. Lei conosce in particolare l'attenzione della Chiesa per la promozione delle persone mediante l'educazione dei giovani. È inoltre importante essere attenti alla salute di ognuno, in particolare attraverso una formazione e un'informazione sulle pandemie legate ai comportamenti degli individui. Mediante questo impegno, la comunità cattolica intende adoperarsi per il bene comune, la fraternità e il consolidamento della pace nella giustizia. Auspico che, grazie a relazioni sempre più fiduciose fra la Chiesa e lo Stato, queste opere siano sostenute con sempre maggiore generosità, a beneficio di tutti i guineani, senza distinzione di origini né di religione.

Colgo l'occasione per chiederle di salutare molto cordialmente la comunità cattolica della Guinea riunita attorno ai suoi vescovi. L'incoraggio a essere sempre nella società un fermento di riconciliazione e di pace, affinché tutti possano vivere nella convivialità e sviluppare vincoli di collaborazione sempre più fraterni.

Signor ambasciatore, lei inaugura oggi la nobile missione di rappresentare il suo Paese presso la Santa Sede. Voglia accettare i voti più cordiali che formulo per il suo felice esito e sia certo di trovare sempre presso i miei collaboratori la comprensione e il sostegno necessari!

Su di lei, sulla sua famiglia, sui suoi collaboratori, su tutti i suoi concittadini e sui dirigenti del suo Paese, invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni Divine.





A S.E. IL SIGNOR TIKIRI BANDARA MADUWEGEDERA NUOVO AMBASCIATORE DELLO SRI LANKA PRESSO LA SANTA SEDE Giovedì, 29 maggio 2008

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Eccellenza,

È per me un piacere darle oggi il benvenuto in Vaticano e accettare le Lettere credenziali con le quali sua eccellenza il Presidente Mahinda Rajapakse l'ha nominata ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka presso la Santa Sede. La ringrazio per i saluti che mi ha trasmesso a suo nome e le chiedo di assicurare sua eccellenza delle mie preghiere per il benessere di tutta la nazione. Il nostro incontro oggi è per me un'occasione propizia per affermare il mio profondo rispetto per il popolo dello Sri Lanka e il suo ricco retaggio, come pure il mio desiderio di rafforzare ulteriormente i legami diplomatici tra il vostro Paese e la Santa Sede.

Signor ambasciatore, sono grato per l'apprezzamento da lei espresso a nome dei suoi concittadini per l'attività caritativa costante della Chiesa cattolica nella sua nazione. In particolare lei ha sottolineato il contributo della Chiesa agli sforzi di soccorso dopo che il devastante tsunami ha colpito la sua nazione nel 2004. Queste azioni sono un esempio concreto della risposta disponibile e pronta della Chiesa alla missione che ha ricevuto di servire i più bisognosi (cfr
Lc 10,25-37 Deus caritas est ). Desidero assicurare al suo governo che la Chiesa continuerà nel suo impegno di protendersi verso tutti con compassione, e lodo ogni misura futura che aiuti a garantire che gli ospedali cattolici, le scuole e gli enti caritativi possano continuare a prendersi cura dei malati, dei giovani e degli indifesi a prescindere dalle origini etniche o religiose (cfr ibid., 30).

I cattolici nello Sri Lanka, insieme ad altri cristiani, sono uniti a molti buddisti, indù e musulmani nell'ardente desiderio di una pace duratura nel Paese e di una fine definitiva delle antiche recriminazioni. Tristemente, la violenza continua a chiedere un prezzo alla popolazione, causando grave preoccupazione alla Santa Sede e alla comunità internazionale. Negoziati franchi e sinceri, a prescindere dall'investimento di tempo e di risorse che richiedono, sono l'unico mezzo sicuro per realizzare la riconciliazione e affrontare i problemi che per lungo tempo hanno ostacolato la pacifica coesistenza nello Sri Lanka. In particolare, gli atti di terrorismo non sono mai giustificabili e costituiscono sempre un affronto all'umanità (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2002, 4). In effetti gli attacchi arbitrari non riescono a dare una voce efficace agli interessi dei diversi gruppi a nome dei quali apparentemente vengono svolti. In modo deplorabile essi possono provocare reazioni indiscriminate che similmente mettono in pericolo gli innocenti. Tali cicli di violenza offuscano la verità, perpetuano una raffica di accuse e contraccuse e lasciano le persone disilluse e scoraggiate. Per questa ragione la lotta contro il terrorismo deve sempre essere svolta con rispetto per i diritti umani e per la supremazia del diritto (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2004, 8). Esorto tutte le parti a non risparmiare nessuno sforzo nel creare un clima di fiducia, di perdono e di apertura ascoltandosi reciprocamente e mostrando un ragionevole rispetto per le legittime aspirazioni dell'altro.

Sua eccellenza ha anche attirato l'attenzione sulla sconvolgente tendenza a reclutare bambini da impegnare nei combattimenti o nelle attività terroristiche. Simili pratiche devono essere condannate in partenza, poiché inevitabilmente arrestano lo sviluppo morale dei bambini, lasciando cicatrici che dureranno per tutta la vita (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1996, 3) e lacerano la fibra morale della società stessa. Gesù ha ammonito gli uomini e le donne di evitare di scandalizzare questi "piccoli" (cfr Lc 17,2), istruendo perfino gli adulti a imitare la loro virtù e purezza (cfr Mt 18,2). Imploro le guide nel vostro Paese e in tutto il mondo di rimanere vigili, affinché non vi siano compromessi a questo riguardo. I bambini e gli adolescenti devono ricevere oggi una solida formazione nei valori morali che rafforzeranno il tessuto sociale del vostro paese domani. Certamente l'apprezzamento di questi valori e un atteggiamento di rispetto per gli altri sono importanti quanto qualsiasi capacità tecnica che i giovani possano acquisire in vista della loro vocazione professionale.

Le iniziative volte a raggiungere la pace devono essere radicate in una giusta comprensione della persona umana e dell'inviolabilità dei suoi diritti innati. Come ho osservato di recente, "l'universalità, l'indivisibilità e l'interdipendenza dei diritti umani servono tutte quali garanzie per la salvaguardia della dignità umana" (Discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008). Sua eccellenza ha indicato i nuovi meccanismi che sono stati attivati per monitorare i diritti umani e correggere le questioni umanitarie nello Sri Lanka. A questo riguardo è incoraggiante osservare la decisione del suo Governo di istituire una speciale commissione d'inchiesta al fine di esaminare i casi in cui sembrano essere stati ignorati la giustizia e i diritti umani. È auspicabile che si compia ogni sforzo per assicurare che la commissione completi il suo lavoro in maniera spedita affinché la verità su tutti questi casi possa venire alla luce. Penso in particolare a Padre Jimbrown e al suo assistente, dei quali, a quasi due anni dalla loro scomparsa, non si sa dove siano. L'interesse del Governo per questi casi rispecchia la responsabilità delle autorità politiche di garantire una vita comunitaria ordinata e retta, fondata sui principi della giustizia e orientata al raggiungimento del bene comune (cfr Gaudium et spes GS 74).

Signor ambasciatore, mentre assume le sue nuove responsabilità, le porgo i miei buoni auspici per il positivo adempimento della sua missione, fiducioso che i vincoli di amicizia esistenti tra la Santa Sede e lo Sri Lanka saranno ulteriormente rafforzati negli anni futuri. Le assicuro che i diversi uffici e dicasteri della Santa Sede sono pronti a offrire le loro risorse in spirito di collaborazione. Su sua eccellenza, sulla sua famiglia e sul popolo della Repubblica Socialista Democratica dello Sri Lanka invoco le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.


A S.E. IL SIGNOR OBED WADZANI NUOVO AMBASCIATORE DI NIGERIA PRESSO LA SANTA SEDE Giovedì, 29 maggio 2008

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Eccellenza,

con piacere l'accolgo in Vaticano e ricevo le Lettere che la accreditano quale ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Federale di Nigeria presso la Santa Sede. La ringrazio per i cordiali saluti e i sentimenti di buona volontà espressi a nome del presidente della Repubblica, Alhaji Umaru Musa Yar'Adua. Volentieri li ricambio e le chiedo cortesemente di trasmettere la mia personale gratitudine e i miei buoni auspici a sua eccellenza, alle autorità civili e al popolo nigeriano.

Non è solo un dovere umanitario, ma anche una fonte di gioia andare in aiuto dei bisognosi. Infatti, assistere gli altri con spirito di rispetto, integrità e imparzialità è una ricca esperienza formativa sia per gli individui sia per le società. A questo proposito, la dimensione, la popolazione, le risorse economiche e la generosità del suo popolo rendono la Nigeria uno dei Paesi più influenti del continente e le offrono l'opportunità unica di sostenere altri Paesi africani nell'ottenere il benessere e la stabilità che meritano. La sua nazione ha contribuito ai numerosi sforzi di portare riconciliazione sociale ad altre terre mediante forze di pace, aiuti materiali e sforzi diplomatici. Incoraggio la Nigeria a continuare a utilizzare le sue considerevoli risorse umane e materiali per condurre alla pace e alla prosperità i Paesi vicini. Infatti, quando questo aiuto è offerto con integrità e sacrificio reca onore ai cittadini e al Governo di un Paese.

Con questo spirito, dev'essere offerto aiuto nel Paese e all'estero a quanti cercano di alleviare la sofferenza umana mediante la ricerca e l'assistenza concreta. La Chiesa ha fiducia nel fatto che i servizi che offre nei settori dell'educazione, i programmi sociali e l'assistenza sanitaria continueranno ad avere un impatto positivo sulla lotta contro la povertà e la malattia. Difende sempre la vita dal concepimento fino alla morte naturale. Come sa, la Chiesa prende molto sul serio il proprio ruolo nella campagna contro la diffusione dell'Hiv/Aids promuovendo programmi che evidenzino la fedeltà nel matrimonio e l'astinenza al di fuori di esso. Il personale cattolico composto da medici, infermieri, assistenti ed educatori continuerà a esortare tutti gli uomini e tutte le donne, in particolare i giovani, a riaffermare il valore della famiglia e ad agire con coraggio morale, basato sulla fede, nella lotta contro questa malattia e le relative condizioni. Al contempo, è pronta ad assistere a livello pratico gli innumerevoli malati nel suo continente e nel resto del mondo.

Signor ambasciatore, il popolo della Nigeria desidera una democrazia piena e lei ha menzionato alcune priorità che il suo Paese ha identificato come passi necessari lungo il cammino verso una crescita significativa e uno sviluppo sostenibile. Fra questi vi sono il governo democratico e lo stato di diritto, la sicurezza interna e l'efficiente amministrazione della giustizia. Come sa, eccellenza, il buon governo richiede che le elezioni siano chiaramente considerate libere, corrette e trasparenti. Dipende anche dalla sicurezza interna, sempre basata sull'ideale democratico di rispetto per i diritti individuali e lo stato di diritto. Realizzare questo elemento costitutivo della democrazia richiede che i funzionari pubblici affrontino innanzitutto le cause dell'agitazione sociale e poi formino i cittadini nelle virtù del rispetto e della tolleranza.

So che in passato la frizione fra differenti gruppi ha causato preoccupazione. Conflitti di questo tipo si possono spesso attribuire una serie di fattori, inclusi errori di amministrazione, rancori isolati e tensioni etniche. A tal proposito, sono lieto di osservare che negli ultimi anni sembra che le tensioni sia siano allentate. Lo si può considerare un autentico indicatore di progresso e un segno di speranza per il futuro. Nella promozione della comprensione, della riconciliazione e della buona volontà fra diversi gruppi, la Chiesa continua a incoraggiare uno spirito di comunità, cercando si sradicare il pregiudizio e sostenendo l'apertura verso tutti. È particolarmente interessata a promuovere il dialogo interreligioso, nella speranza che un fermo atteggiamento di solidarietà da parte dei responsabili religiosi si traduca progressivamente in espressioni popolari di accettazione pacifica, comprensione reciproca e cooperazione a livello nazionale.

Una realtà inquietante di numerosi Paesi oggi è la criminalità. L'omicidio, il rapimento a scopo di estorsione, lo sfruttamento di donne, bambini e lavoratori stranieri sono alcune delle peggiori manifestazioni di questa pratica intollerabile. L'insicurezza, l'angoscia e l'aggressività causate dalla disgregazione della famiglia, dalla disoccupazione, dalla povertà e dalla disperazione sono alcuni dei fattori sociali e psicologici dietro questo fenomeno. Una situazione già fragile è affiancata da una pervasiva mentalità materialistica e da una mancanza di rispetto per la persona umana. A volte, il sentimento di disperazione può portare le persone a cercare soluzioni ingannevolmente semplici ai loro problemi. In tali circostanze bisogna incoraggiare il più possibile i giovani a migliorare mediante l'educazione, le attività extrascolastiche, l'assistenza volontaria agli altri, e questo sarebbe l'ideale, opportunità di impiego. Sulla scia del crimine violento può comparire la corruzione che ha l'effetto di scoraggiare l'impresa e gli investimenti e di minare la fiducia nelle istituzioni politiche, giudiziarie ed economiche della nazione. Il dinamismo che la Nigeria ha immesso nella lotta contro la corruzione e la criminalità e il consolidamento dello stato di diritto sono molto importanti e vanno incoraggiati e applicati con equità e imparzialità. Prego affinché i politici e gli operatori sociali, i professionisti dell'economia, della medicina e del diritto, i funzionari di polizia, i giudici e quanti sono impegnati nella lotta alla criminalità e alla corruzione cooperino diligentemente per la tutela della vita e della proprietà, sostenuti dalla leale cooperazione di tutti i cittadini. La Chiesa non mancherà di apportare il proprio specifico contributo offrendo una educazione integrale, basata sull'onestà, l'integrità e l'amore di Dio e del prossimo. La Chiesa lotta per creare opportunità per i giovani in circostanze difficili, sempre ricordando loro che "ogni agire serio e retto dell'uomo è speranza in atto" (Spe salvi ).

Signor ambasciatore, le auguro ogni successo nella sua missione e l'assicuro della volenterosa cooperazione dei dicasteri della Curia Romana. Ricordo con apprezzamento la generosa accoglienza riservata al mio predecessore, Papa Giovanni Paolo ii, in occasione delle sue due visite in Nigeria. Prego affinché il dolce ricordo di quel messaggero di pace continui a unire e ispirare il popolo nigeriano. Che Dio onnipotente conceda a lei, eccellenza, alla sua famiglia, alla nazione che rappresenta, benedizioni abbondanti e durature di benessere di pace!



AI NUOVI AMBASCIATORI PRESSO LA SANTA SEDE IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI Giovedì 29 maggio 2008

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Eccellenze,

Sono lieto di accogliervi in occasione della presentazione delle Lettere che vi accreditano come ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri rispettivi Paesi: la Tanzania, l'Uganda, la Liberia, il Ciad, il Bangladesh, la Bielorussia, la Repubblica di Guinea, lo Sri Lanka e la Nigeria. Vi ringrazio per le cortesi parole di cui vi siete fatti interpreti a nome dei vostri capi di Stato. Vi sarei grato se poteste esprimere loro i miei deferenti saluti e i miei voti migliori per la loro persona e per l'alta missione che svolgono al servizio della loro nazione. I miei saluti vanno anche a tutte le autorità civili e religiose dei vostri Paesi, come pure a tutti i vostri concittadini.

La vostra presenza oggi mi offre anche l'occasione di esprimere alle comunità cattoliche presenti nei vostri Paesi il mio pensiero affettuoso e di assicurarle della mia preghiera, affinché continuino con fedeltà e dedizione a testimoniare Cristo, mediante l'annuncio del Vangelo e i molteplici impegni al servizio di tutti i loro fratelli in umanità.

Nel mondo attuale i responsabili delle Nazioni hanno un ruolo importante, non solo nel loro Paese, ma anche nelle relazioni internazionali, affinché ogni persona, laddove vive, possa beneficiare di condizioni di vita decenti. A tal fine, la misura principale in materia politica è la ricerca della giustizia, affinché vengano sempre rispettati la dignità e i diritti di ogni essere umano e tutti gli abitanti di un Paese possano prendere parte alla ricchezza nazionale. Lo stesso accade sul piano internazionale. In tutti i casi, la comunità umana è però anche chiamata ad andare al di là della mera giustizia, manifestando la sua solidarietà verso i popoli più poveri, con la preoccupazione di una migliore condivisione delle ricchezze, permettendo soprattutto ai Paesi che hanno beni sul loro suolo o nel loro sottosuolo di beneficiarne in primo luogo. I Paesi ricchi non possono appropriarsi, solo per loro, di ciò che proviene da altre terre. È un dovere di giustizia e di solidarietà che la comunità internazionale sia vigile sulla distribuzione delle risorse, con un'attenzione per le condizioni propizie allo sviluppo dei Paesi che ne hanno più bisogno. Parimenti, al di là della giustizia, è necessario sviluppare anche la fraternità, per edificare società armoniose, in cui regnino la concordia e la pace, e per risolvere gli eventuali problemi che possono sorgere, attraverso il dialogo e la negoziazione, e non mediante la violenza in tutte le sue forme, che non può che colpire i più deboli e i più poveri fra gli uomini. La solidarietà e la fraternità derivano in definitiva dall'amore fondamentale che dobbiamo nutrire per il prossimo, poiché ogni persona che ha una responsabilità nella vita pubblica è chiamata a fare in primo luogo della sua missione un servizio a tutti i suoi concittadini e più in generale a tutti i popoli del pianeta.

Da parte loro le Chiese locali non mancano di compiere tutti gli sforzi possibili per apportare il loro contributo al benessere dei loro concittadini, a volte in situazioni difficili. Il loro desiderio più caro è di proseguire instancabilmente questo servizio all'uomo, a ogni uomo, senza discriminazione alcuna.

I vostri capi di Stato vi hanno appena affidato una missione presso la Santa Sede che, da parte sua, è particolarmente attenta al bene delle persone e dei popoli. Al termine del nostro incontro, tengo a esprimervi, signori ambasciatori, i miei voti migliori per il servizio che siete chiamati a svolgere nel quadro della vita diplomatica. Che l'Altissimo sostenga voi, i vostri familiari, i vostri collaboratori e tutti i vostri concittadini, nell'edificazione di una società pacificata, e che discenda su ognuno l'abbondanza dei benefici divini.





ALL'ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALANA Giovedì, 29 maggio 2008

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Cari Fratelli Vescovi italiani,

è questa la quarta volta nella quale ho la gioia di incontrarvi riuniti nella vostra Assemblea Generale, per riflettere con voi sulla missione della Chiesa in Italia e sulla vita di questa amata Nazione. Saluto il vostro Presidente, Cardinale Angelo Bagnasco, e lo ringrazio vivamente per le parole gentili che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Saluto i tre Vicepresidenti e il Segretario Generale. Saluto ciascuno di voi, con quell’affetto che scaturisce dal saperci membra dell’unico Corpo mistico di Cristo e partecipi insieme della stessa missione.

Desidero anzitutto felicitarmi con voi per aver posto al centro dei vostri lavori la riflessione sul come favorire l’incontro dei giovani con il Vangelo e quindi, in concreto, sulle fondamentali questioni dell’evangelizzazione e dell'educazione delle nuove generazioni. In Italia, come in molti altri Paesi, è fortemente avvertita quella che possiamo definire una vera e propria “emergenza educativa”. Quando, infatti, in una società e in una cultura segnate da un relativismo pervasivo e non di rado aggressivo, sembrano venir meno le certezze basilari, i valori e le speranze che danno un senso alla vita, si diffonde facilmente, tra i genitori come tra gli insegnanti, la tentazione di rinunciare al proprio compito, e ancor prima il rischio di non comprendere più quale sia il proprio ruolo e la propria missione. Così i fanciulli, gli adolescenti e i giovani, pur circondati da molte attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di loro, come davanti alle attese e alle sfide che sentono incombere sul loro futuro. Per noi Vescovi, per i nostri sacerdoti, per i catechisti e per l'intera comunità cristiana l'emergenza educativa assume un volto ben preciso: quello della trasmissione della fede alle nuove generazioni. Anche qui, in certo senso specialmente qui, dobbiamo fare i conti con gli ostacoli frapposti dal relativismo, da una cultura che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l'affermazione di se stessi e le soddisfazioni immediate.

Per far fronte a queste difficoltà lo Spirito Santo ha già suscitato nella Chiesa molti carismi ed energie evangelizzatrici, particolarmente presenti e vivaci nel cattolicesimo italiano. E’ compito di noi Vescovi accogliere con gioia queste forze nuove, sostenerle, favorire la loro maturazione, guidarle e indirizzarle in modo che si mantengano sempre all’interno del grande alveo della fede e della comunione ecclesiale. Dobbiamo inoltre dare un più spiccato profilo di evangelizzazione alle molte forme e occasioni di incontro e di presenza che tuttora abbiamo con il mondo giovanile, nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole - in particolare nelle scuole cattoliche - e in tanti altri luoghi di aggregazione. Soprattutto importanti sono, ovviamente, i rapporti personali e specialmente la confessione sacramentale e la direzione spirituale. Ciascuna di queste occasioni è una possibilità che ci è data di far percepire ai nostri ragazzi e giovani il volto di quel Dio che è il vero amico dell’uomo. I grandi appuntamenti, poi, come quello che abbiamo vissuto lo scorso settembre a Loreto e come quello che vivremo in luglio a Sydney, dove saranno presenti anche molti giovani italiani, sono l'espressione comunitaria, pubblica e festosa di quell'attesa, di quell'amore e di quella fiducia verso Cristo e verso la Chiesa che permangono radicati nell'animo giovanile. Questi appuntamenti raccolgono pertanto il frutto del nostro quotidiano lavoro pastorale e al tempo stesso aiutano a respirare a pieni polmoni l’universalità della Chiesa e la fraternità che deve unire tutte le Nazioni.

Anche nel più ampio contesto sociale, proprio l'attuale emergenza educativa fa crescere la domanda di un’educazione che sia davvero tale: quindi, in concreto, di educatori che sappiano essere testimoni credibili di quelle realtà e di quei valori su cui è possibile costruire sia l’esistenza personale sia progetti di vita comuni e condivisi. Questa domanda, che sale dal corpo sociale e che coinvolge i ragazzi e i giovani non meno dei genitori e degli altri educatori, già di per sé costituisce la premessa e l’inizio di un percorso di riscoperta e di ripresa che, in forme adatte ai tempi attuali, ponga di nuovo al centro la piena e integrale formazione della persona umana. Come non spendere, in questo contesto, una parola in favore di quegli specifici luoghi di formazione che sono le scuole? In uno Stato democratico, che si onora di promuovere la libera iniziativa in ogni campo, non sembra giustificarsi l’esclusione di un adeguato sostegno all’impegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico. E’ legittimo infatti domandarsi se non gioverebbe alla qualità dell’insegnamento lo stimolante confronto tra centri formativi diversi suscitati, nel rispetto dei programmi ministeriali validi per tutti, da forze popolari multiple, preoccupate di interpretare le scelte educative delle singole famiglie. Tutto lascia pensare che un simile confronto non mancherebbe di produrre effetti benefici.

Cari Fratelli Vescovi italiani, non solo nell'importantissimo ambito dell'educazione, ma in certo senso nella propria situazione complessiva, l’Italia ha bisogno di uscire da un periodo difficile, nel quale è sembrato affievolirsi il dinamismo economico e sociale, è diminuita la fiducia nel futuro ed è cresciuto invece il senso di insicurezza per le condizioni di povertà di tante famiglie, con la conseguente tendenza di ciascuno a rinchiudersi nel proprio particolare. E’ proprio per la consapevolezza di questo contesto che avvertiamo con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo. Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione. E ciò che conforta è che tale percezione sembra allargarsi al sentire popolare, al territorio e alle categorie sociali. E’ diffuso infatti il desiderio di riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi, di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e morale.

Evidentemente questo clima ha bisogno di consolidarsi e potrebbe presto svanire, se non trovasse riscontro in qualche risultato concreto. Rappresenta però già di per sé una risorsa preziosa, che è compito di ciascuno, secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, salvaguardare e rafforzare. Come Vescovi non possiamo non dare il nostro specifico contributo affinché l'Italia conosca una stagione di progresso e di concordia, mettendo a frutto quelle energie e quegli impulsi che scaturiscono dalla sua grande storia cristiana. A tal fine dobbiamo anzitutto dire e testimoniare con franchezza alle nostre comunità ecclesiali e all'intero popolo italiano che, anche se sono molti i problemi da affrontare, il problema fondamentale dell’uomo di oggi resta il problema di Dio. Nessun altro problema umano e sociale potrà essere davvero risolto se Dio non ritorna al centro della nostra vita. Soltanto così, attraverso l'incontro con il Dio vivente, sorgente di quella speranza che ci cambia di dentro e che non delude (
Rm 5,5), è possibile ritrovare una forte e sicura fiducia nella vita e dare consistenza e vigore ai nostri progetti di bene.

Desidero ripetere a voi, cari Vescovi italiani, ciò che dicevo lo scorso 16 aprile ai nostri Confratelli degli Stati Uniti: “Quali annunciatori del Vangelo e guide della comunità cattolica, voi siete chiamati anche a partecipare allo scambio di idee nella pubblica arena, per aiutare a modellare atteggiamenti culturali adeguati”. Nel quadro di una laicità sana e ben compresa, occorre pertanto resistere ad ogni tendenza a considerare la religione, e in particolare il cristianesimo, come un fatto soltanto privato: le prospettive che nascono dalla nostra fede possono offrire invece un contributo fondamentale al chiarimento e alla soluzione dei maggiori problemi sociali e morali dell'Italia e dell'Europa di oggi. Giustamente, pertanto, voi dedicate grande attenzione alla famiglia fondata sul matrimonio, per promuovere una pastorale adeguata alle sfide che essa oggi deve affrontare, per incoraggiare l'affermarsi di una cultura favorevole, e non ostile, alla famiglia e alla vita, come anche per chiedere alle pubbliche istituzioni una politica coerente ed organica che riconosca alla famiglia quel ruolo centrale che essa svolge nella società, in particolare per la generazione ed educazione dei figli: di una tale politica l'Italia ha grande e urgente bisogno. Forte e costante deve essere ugualmente il nostro impegno per la dignità e la tutela della vita umana in ogni momento e condizione, dal concepimento e dalla fase embrionale alle situazioni di malattia e di sofferenza e fino alla morte naturale. Né possiamo chiudere gli occhi e trattenere la voce di fronte alle povertà, ai disagi e alle ingiustizie sociali che affliggono tanta parte dell’umanità e che richiedono il generoso impegno di tutti, un impegno che s’allarghi anche alle persone che, se pur sconosciute, sono tuttavia nel bisogno. Naturalmente, la disponibilità a muoversi in loro aiuto deve manifestarsi nel rispetto delle leggi, che provvedono ad assicurare l’ordinato svolgersi della vita sociale sia all’interno di uno Stato che nei confronti di chi vi giunge dall’esterno. Non è necessario che concretizzi maggiormente il discorso: voi, insieme con i vostri cari sacerdoti, conoscete le concrete e reali situazioni perché vivete con la gente.

E’ dunque una straordinaria opportunità per la Chiesa in Italia potersi avvalere di mezzi di informazione che interpretino quotidianamente nel pubblico dibattito le sue istanze e preoccupazioni, in maniera certamente libera e autonoma ma in spirito di sincera condivisione. Mi rallegro pertanto con voi per il quarantesimo anniversario della fondazione del giornale Avvenire e auspico vivamente che esso possa raggiungere un numero crescente di lettori. Mi rallegro per la pubblicazione della nuova traduzione della Bibbia, e della copia che mi avete cortesemente donato. Bene si inquadra nella preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi che rifletterà su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”.

Carissimi Fratelli Vescovi italiani, vi assicuro la mia vicinanza, con un costante ricordo nella preghiera, e imparto con grande affetto la Benedizione apostolica a ciascuno di voi, alle vostre Chiese e a tutta la diletta Nazione italiana.



Discorsi 2005-13 29558