Discorsi 2005-13 12228

AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL'UNITÀ DEI CRISTIANI Sala Clementina Venerdì, 12 dicembre 2008

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Signori Cardinali,

venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

Un cordiale benvenuto rivolgo a voi tutti, che prendete parte alla sessione plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. In primo luogo, il mio saluto va al Cardinale Presidente, al quale sono riconoscente anche per le cortesi parole con cui ha illustrato il lavoro che avete svolto in questi giorni. Il mio saluto si estende al Segretario, e agli altri collaboratori del Pontificio Consiglio, come pure a quanti, provenienti da varie parti, hanno offerto il contributo della loro esperienza alla comune riflessione sul tema della vostra riunione: "Ricezione e futuro del dialogo ecumenico". Si tratta di un argomento di notevole interesse per il cammino verso l’unità piena tra i cristiani; un argomento che presenta due dimensioni essenziali: da un lato, il discernimento dell’itinerario percorso fino ad ora, e, dall’altro, l'individuazione di nuove vie per proseguirlo, cercando insieme come superare le divergenze che purtroppo ancora permangono nei rapporti tra i discepoli di Cristo.

E’ indubbio che il dialogo teologico costituisce una componente essenziale per ristabilire quella piena comunione a cui tutti aneliamo, e, per questo, va sostenuto ed incoraggiato. Sempre più, questo dialogo si svolge nel contesto delle relazioni ecclesiali che, per grazia di Dio, si vanno estendendo e coinvolgono non solo i Pastori, ma tutte le varie componenti ed articolazioni del Popolo di Dio. Ringraziamo il Signore per i significativi passi in avanti compiuti, ad esempio, nei rapporti con le Chiese ortodosse e con le antiche Chiese ortodosse di Oriente sia per quanto concerne il dialogo teologico, sia per il consolidamento e la crescita della fraternità ecclesiale. L'ultimo documento della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse sul tema "Comunione Ecclesiale, conciliarità e autorità", a cui ha fatto esplicito accenno Sua Santità Bartolomeo I parlando alla recente Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, apre sicuramente una prospettiva positiva di riflessione sulla relazione che esiste tra primato e sinodalità nella Chiesa, argomento questo di cruciale importanza nei rapporti con i fratelli ortodossi, e che sarà oggetto di approfondimento e di confronto in prossime riunioni. E’ consolante poi notare come un sincero spirito di amicizia fra cattolici e ortodossi sia andato crescendo in questi anni, e si sia manifestato anche nei molteplici contatti intercorsi tra Responsabili della Curia Romana e Vescovi della Chiesa cattolica con Responsabili delle diverse Chiese ortodosse, come pure nelle visite di alti esponenti ortodossi a Roma e a Chiese particolari cattoliche.

Nella vostra Sessione Plenaria avete riflettuto, in modo speciale, sul cosiddetto Harvest Project: "Ecumenical consensus/convergence on some basic aspects of the Christian faith found in the reports of the first four international bilateral dialogues in which the Catholic Church has taken part since the Second Vatican Council" [Consenso/convergenza ecumenica su alcuni aspetti fondamentali della fede cristiana identificati nei rapporti dei primi quattro dialoghi bilaterali internazionali a cui ha partecipato la Chiesa Cattolica dal Concilio Vaticano II]. Questo confronto vi ha condotto ad esaminare i risultati di quattro importanti dialoghi: quello con la Federazione Luterana Mondiale, quello con il Consiglio Mondiale Metodista, quello con la Comunione Anglicana e quello con l'Alleanza Riformata Mondiale. Se avete delineato quanto, con l'aiuto di Dio, si è riusciti già a raggiungere nella reciproca comprensione e nell’individuazione di elementi di convergenza, non avete però evitato, con grande onestà, di far emergere ciò che rimane ancora da compiere. Si potrebbe dire che ci troviamo in via, in una situazione intermedia, dove appare senz’altro utile ed opportuno un esame oggettivo dei risultati conseguiti. E sono certo che il lavoro di questa vostra sessione recherà un valido apporto per elaborare, in questa prospettiva, una riflessione più ampia, precisa e dettagliata.

Cari fratelli e sorelle, in molte regioni la situazione ecumenica è oggi mutata e sta ulteriormente mutando, il che comporta lo sforzo di un franco confronto. Vanno emergendo nuove comunità e gruppi, si vanno profilando inedite tendenze, e talvolta persino tensioni tra le Comunità cristiane, ed è quindi importante il dialogo teologico, che va ad interessare l’ambito concreto della vita delle varie Chiese e Comunità ecclesiali. In questa luce si colloca il tema della vostra Plenaria, ed il discernimento indispensabile per delineare in modo concreto le prospettive dell’impegno ecumenico che la Chiesa cattolica intende proseguire ed intensificare con prudenza e saggezza pastorale. Risuonano nel nostro spirito il comando di Cristo, il “mandatum novum”, e la sua preghiera per l'unità “ut omnes unum sint... ut mundus credat quia tu me misisti” (
Jn 17,21). La carità aiuterà i cristiani a coltivare la “sete” della piena comunione nella verità e, seguendo docilmente le ispirazioni dello Spirito Santo, possiamo sperare di giungere presto all’auspicata unità. Ecco perché l'ecumenismo ci sollecita a un fraterno e generoso scambio di doni, ben consci che la piena comunione nella fede, nei sacramenti e nel ministero rimane lo scopo e la meta dell'intero movimento ecumenico. Di tale vasta impresa, l'ecumenismo spirituale, come ebbe chiaramente ad affermare il Concilio Ecumenico Vaticano II, è il cuore pulsante.

Stiamo vivendo i giorni dell’Avvento, che ci prepara al Natale di Cristo. Questo tempo di vigile attesa tenga desta in noi la speranza del compimento del Regno di Dio, della Basileia tou Theou e Maria, Madre della Chiesa, ci accompagni e guidi nel non facile cammino verso l’unità. Con tali sentimenti, formulo voti augurali per le prossime feste natalizie e, mentre vi ringrazio nuovamente per il lavoro che avete svolto in questa assemblea, invoco su voi tutti e su ciascuno la benedizione di Dio.




AL PELLEGRINAGGIO DALLA BASSA AUSTRIA, PER IL DONO DELL'ALBERO DI NATALE IN PIAZZA SAN PIETRO Venerdì, 12 dicembre 2008

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Un cordialissimo “Grüß Gott” a voi tutti che siete venuti a portare in dono al Santo Padre e alla Chiesa di Roma l’albero di Natale che, insieme al presepe, adornerà nel prossimo periodo natalizio Piazza San Pietro. Un benvenuto particolare al governatore regionale della Bassa Austria, dr. Erwin Pröll, ed un ringraziamento per le parole gentili che mi ha rivolto anche a nome di tutti i presenti. Saluto anche il vescovo di Sankt Pölten, mons. Klaus Küng – anche a Lei un cordiale ringraziamento per le parole che mi hanno taccato il cuore! In rappresentanza della delegazione e di tutti gli ospiti della Bassa Austria saluto il sindaco del comune di Gutenstein, il signor Johann Seper, nel cui territorio è cresciuto questo albero maestoso – finora il più alto nella storia degli alberi natalizi in Piazza san Pietro. Il mio saluto particolare va, non da ultimo, ai giovani cantori di Altenburg ed ai suonatori di Ziersdorf, che con la loro esecuzione musicale hanno dato al nostro incontro un tono festoso e sono, per così dire, messaggeri della ricca cultura del vostro Paese e delle sue molteplici tradizioni. Grazie di cuore! Dove c’è l’Austria, c’è musica: lo possiamo sperimentare anche oggi in modo meraviglioso.

Il dono che viene dai boschi del vostro bel Paese – di cui fanno parte anche altri abeti che avete portati per conferire al Palazzo apostolico e a diversi luoghi in Vaticano, fra cui il mio studio, un’atmosfera natalizia – questo dono dai boschi della vostra regione richiama alla mia memoria la visita che, l’anno scorso, ho potuto compiere nella vostra Patria. In quell’occasione, mi sono fermato in uno dei grandi conventi che caratterizzano il vostro Paese e che rendono testimonianza della sua storia profondamente cristiana. Dovrà essere l’impegno di tutti i fedeli fare in modo che anche in futuro questa testimonianza per Cristo rimanga viva per dare agli uomini sostegno e orientamento nella loro vita o – come Lei, signor governatore regionale, ha detto in modo molto concreto – una ringhiera a cui appoggiarci per andare avanti.

L’albero di Natale sarà, nelle prossime settimane, motivo di gioia per i romani e per i molti pellegrini di ogni parte del mondo che verranno nella Città eterna in occasione della festività della Natività di Cristo. Anch’io lo vedrò guardando dalla mia finestra e ne gioirò sempre di nuovo, quando dall’alto potrò rimirare l’albero e il presepe. Ma ci sarà anche occasione perché io ci vada direttamente, preghi davanti al Bambino Gesù e mi rallegri per la luce dell’albero e per la sua bellezza. La forma svettante, il suo verde e le luci sui suoi rami sono simboli di vita. Inoltre, essi ci rimandano al mistero della Notte Santa. Cristo, il Figlio di Dio porta, nel mondo buio, freddo e non redento nel quale viene a nascere, una nuova speranza ed un nuovo splendore. Se l’uomo si lascia toccare ed illuminare dallo splendore della verità vivente che è Cristo, sperimenterà una pace interiore nel suo cuore e diventerà egli stesso operatore di pace in una società che ha tanta nostalgia di riconciliazione e di redenzione.

Cari amici! Ancora una volta, un sincero “Vergelt’s Gott” per questo bel dono! Ringrazio anche tutti i collaboratori che oggi non possono essere presenti, gli sponsor e quanti hanno curato il trasporto dell’albero. Il Signore vi ricompensi per la vostra disponibilità con cui avete generosamente contribuito alla consegna dell’albero. Fin da oggi vi esprimo i miei migliori auguri per una festa di Natale colma di grazia e vi prego di riferire questi voti alle vostre famiglie ed a tutti i vostri concittadini. Vi assicuro la mia preghiera per le vostre famiglie e per il vostro stupendo Paese e vi raccomando tutti all’intercessione di Maria, Patrona dell’Austria, e del Patrono della regione, Leopoldo, che ora, come bellissima scultura, potrà sentirsi “a casa” anche nella mia abitazione. Il Signore protegga la vostra regione e benedica tutta l’Austria!




VISITA ALL’AMBASCIATA D’ITALIA PRESSO LA SANTA SEDE



INCONTRO CON I DIPENDENTI E I FAMILIARI - Cappella del Palazzo Borromeo Sabato, 13 dicembre 2008

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Signor Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,
cari amici!

In questa mia breve visita all’Ambasciata d’Italia, il primo appuntamento si tiene in questa bella Cappella appena restaurata e rinnovata. E sono contento di incontrare, proprio qui, voi che costituite la comunità di vita e di lavoro di questa Ambasciata. Vi saluto tutti con affetto insieme ai vostri familiari. Un saluto speciale dirigo al Signor Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che mi ha recato il saluto del Presidente del Consiglio e mi ha rivolto un caloroso benvenuto, facendosi interprete dei vostri sentimenti. Egli ha ricordato che questa Cappella, benedetta qualche giorno fa dal Signor Cardinale Segretario di Stato, è dedicata ad un santo, il cui nome è indissolubilmente legato a questo palazzo: san Carlo Borromeo. Egli, insieme al fratello Federico, ricevette in dono questa dimora dallo zio, il Pontefice Pio IV, con il quale, nominato Cardinale giovanissimo, collaborò nel governo della Chiesa universale. Fu proprio dopo la morte del fratello maggiore, che il giovane nipote del Pontefice iniziò un processo di maturazione spirituale fino a pervenire a una profonda conversione segnata da una decisa scelta di vita evangelica. Divenuto Vescovo dedicò ogni sua cura all’Arcidiocesi di Milano. Dalla sua biografia emerge con chiarezza lo zelo con cui espletò il suo ministero episcopale, promovendo la riforma della Chiesa secondo lo spirito del Concilio di Trento, alle cui direttive dette esemplare attuazione, mostrando una vicinanza costante alle popolazioni, specialmente durante gli anni della peste, sì da essere chiamato, proprio per questa sua generosa dedizione, "Angelo degli appestati". La vicenda umana e spirituale di san Carlo Borromeo mostra come la grazia divina possa trasformare il cuore dell’uomo e renderlo capace di un amore per i fratelli spinto fino al sacrificio di sé.

Cari fratelli e sorelle, alla protezione di san Carlo affido ognuno di voi qui presenti insieme ai vostri familiari, perché possiate anche voi realizzare la missione che Iddio vi affida al servizio del prossimo secondo le vostre diverse mansioni. Colgo infine l’occasione per augurarvi un lieto e santo Natale, mentre di cuore tutti vi benedico.



INCONTRO CON LE AUTORITÀ DIPLOMATICHE PAROLE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI Salone dell'Ambasciata Sabato, 13 dicembre 2008

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Signor Ministro degli Affari Esteri,
Signor Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,
Signor Ambasciatore presso la Santa Sede,
Rappresentanti del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede,
illustri Autorità,
Signori e Signore!

Sono veramente lieto di poter oggi accogliere l’amabile invito rivoltomi a visitare questo storico edificio, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Saluto cordialmente tutti, ad iniziare dal Signor Ministro degli Affari Esteri, che ringrazio per le espressioni deferenti che mi ha appena rivolto. Saluto gli altri Ministri, le Autorità presenti e in modo speciale l’Ambasciatore Antonio Zanardi Landi. Grazie di cuore per la cortese accoglienza, accompagnata da un gradito intermezzo musicale.

Come è stato già ricordato, questo storico Palazzo ha ricevuto la visita di tre miei Predecessori: i Servi di Dio Pio XII, il 2 giugno 1951, Paolo VI, il 2 ottobre del 1964 e Giovanni Paolo II, il 2 marzo 1986. Nell’odierna solenne ed al tempo stesso familiare circostanza, mi tornano alla mente pure i recenti incontri con il Presidente della Repubblica: quello del 24 aprile scorso in occasione del concerto da lui offertomi per l’anniversario del solenne inizio del mio servizio sulla Cattedra di Pietro; quello, poi, del 4 ottobre, al Quirinale, e quello di mercoledì scorso nell’Aula Paolo VI in Vaticano, in occasione del concerto per il 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, a cui Ella, Signor Ministro degli Affari Esteri, ha fatto riferimento. Mentre indirizzo un deferente e grato saluto al Presidente della Repubblica, mi piace riprendere quanto proprio nel corso della visita al Quirinale ebbi ad affermare, che cioè "nella città di Roma convivono pacificamente e collaborano fruttuosamente lo Stato Italiano e la Sede Apostolica" (L’Oss. Rom.
Rm 5 ottobre 2008, p. 8).

Basterebbe da sola la singolare attenzione mostrata dai Pontefici a questa Sede diplomatica per segnalare il riconoscimento dell’importante ruolo che ha svolto e svolge l’Ambasciata d’Italia negli intensi e particolari rapporti che intercorrono fra la Santa Sede e la Repubblica Italiana, come pure nelle relazioni di mutua collaborazione fra la Chiesa e lo Stato in Italia. Avremo di sicuro modo di evidenziare quest’importante duplice ordine di vincoli diplomatici, sociali e religiosi nel mese di febbraio del prossimo anno nella ricorrenza dell’80° della firma dei Patti Lateranensi e del 25° dell’Accordo di modifica del Concordato. A questo anniversario è stato fatto già riferimento per sottolineare giustamente il fruttuoso rapporto che esiste tra l’Italia e la Santa Sede. Si tratta di un’intesa quanto mai importante e significativa nell’attuale situazione mondiale, nella quale il perdurare di conflitti e di tensioni tra popoli rende sempre più necessaria una collaborazione tra tutti coloro che condividono gli stessi ideali di giustizia, di solidarietà e di pace. Non posso inoltre, riprendendo quanto Ella, Signor Ministro degli Affari Esteri, ha detto, non far cenno con sensi di viva gratitudine alla collaborazione che quotidianamente si svolge tra l’Ambasciata d’Italia e la mia Segreteria di Stato, ed a questo proposito saluto cordialmente i Capi Missione che in questi anni si sono succeduti a Palazzo Borromeo e che oggi hanno gentilmente voluto essere con noi.

Questa breve visita mi è propizia per ribadire come la Chiesa sia ben consapevole che "alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22,21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa" (Enc. Deus caritas est ). Tale distinzione e tale autonomia non solo la Chiesa le riconosce e rispetta, ma di esse si rallegra, come di un grande progresso dell’umanità e di una condizione fondamentale per la sua stessa libertà e l’adempimento della sua universale missione di salvezza tra tutti i popoli. In pari tempo, però, la Chiesa sente come suo compito, seguendo i dettami della propria dottrina sociale, argomentata "a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano" (ibid.), di risvegliare nella società le forze morali e spirituali, contribuendo ad aprire le volontà alle autentiche esigenze del bene. Perciò, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche e soprattutto pubblica alcuni fondamentali principi etici, di fatto la Chiesa contribuisce a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società, ed in questo senso si realizza l’auspicata vera e propria cooperazione tra Stato e Chiesa.

Mi sia ora consentito di menzionare con gratitudine anche il prezioso contributo che, sia questa Rappresentanza diplomatica, sia in generale le Autorità italiane offrono generosamente affinché la Santa Sede possa liberamente svolgere la sua missione universale e, quindi, anche intrattenere rapporti diplomatici con tanti Paesi del mondo. A questo proposito, saluto e ringrazio il Decano e alcuni rappresentanti del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, che prendono parte a questo nostro incontro, e sono certo che essi condividono questo apprezzamento per i preziosi servizi che l’Italia rende alla loro delicata e qualificata missione.

Signore e Signori, è davvero significativo che la Rappresentanza diplomatica italiana presso la Santa Sede abbia dal 1929 la sua sede dove visse da giovane san Carlo Borromeo, che allora esercitava l’ufficio di collaboratore del Romano Pontefice nella Curia Romana, guidando quella che si definisce normalmente la diplomazia della Santa Sede. Coloro che qui operano possono quindi trovare in questo santo un costante protettore, ed al tempo stesso, un modello a cui ispirarsi nello svolgimento dei loro quotidiani compiti. Affido alla sua intercessione quanti qui oggi sono convenuti, e formulo a ciascuno un sincero augurio di ogni bene. Mentre si avvicina la festa del Natale del Signore Gesù, questo augurio si estende alle Autorità italiane, a cominciare dal Presidente della Repubblica, e all’intero diletto popolo di questa amata Penisola. Il mio augurio di pace abbraccia poi tutti i Paesi della terra, che siano o meno ufficialmente rappresentati presso la Santa Sede. E’ un augurio di luce e di autentico progresso umano, di prosperità e di concordia, realtà tutte alle quali possiamo aspirare con fiduciosa speranza, perché sono doni che Gesù ha recato nel mondo nascendo a Betlemme. La Vergine Maria, che qualche giorno fa abbiamo venerato come Immacolata Concezione, ottenga questi doni, ed ogni altro desiderato vero bene all’Italia e al mondo intero, dal suo Figlio, il Principe della pace, la cui benedizione invoco di cuore su tutti voi e sulle persone a voi care.





A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR ISAAC CHIKWEKWERE LAMBA, NUOVO AMBASCIATORE DEL MALAWI PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 18 dicembre 2008

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Eccellenza,

le porgo il benvenuto mentre mi consegna le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore e Ministro plenipotenziario della Repubblica del Malawi presso la Santa Sede. Le chiedo cortesemente di trasmettere i miei saluti al Presidente, dottor Bingu wa Mutharika, e i miei oranti buoni auspici che Dio Onnipotente benedica la nazione e il suo popolo con prosperità e pace.

La ringrazio per aver cortesemente menzionato il contributo della Chiesa allo sviluppo spirituale ed economico del Malawi, in particolare attraverso i suoi apostolati nelle aree dell'educazione, dell'assistenza caritativa e della sanità. Questa missione scaturisce e trae ispirazione dal desiderio della Chiesa di testimoniare l'amore di Cristo (cfr. Deus caritas est ). In questo essa non conosce limiti razziali o confessionali, ma cerca di far sì che ogni persona umana si sviluppi pienamente come individuo e come membro di una società caratterizzata da solidarietà e da sollecitudine autentica per le necessità degli altri. La recente fondazione della Università Cattolica a Blantyre manifesta l'impegno della Chiesa per la formazione intellettuale e umana di quei giovani che diverranno delle guide per la prossima generazione, con la responsabilità di plasmare il futuro del suo Paese e del continente di cui è parte.

Infatti, l'Africa è sempre più consapevole del bisogno urgente di unità e di cooperazione di fronte alle sfide del futuro e di garanzia di uno sviluppo sano e integrale per il suo popolo. Ciò esige politiche sagge e lungimiranti, un'amministrazione prudente delle risorse e una determinazione a frenare la corruzione e l'ingiustizia e a promuovere la responsabilità civile e la solidarietà fraterna a ogni livello della società (cfr . Ecclesia in Africa ). In modo particolare, i responsabili politici devono avere un senso profondo del loro dovere di far progredire il bene comune e quindi impegnarsi con fermezza nel dialogo e nella disponibilità a superare interessi particolaristici per il bene dell'intero corpo politico.

Come molti dei suoi vicini, il Malawi ha vissuto difficoltà e lotte scaturite dallo sforzo di edificare una società libera, moderna e democratica. Spero che gli importanti passi che i vostri responsabili politici ed economici stanno compiendo per contribuire ad aprire ampie vie di comunicazione e di maggiore cooperazione nella vita politica della nazione sfoceranno in una rinnovata determinazione ad affrontare insieme gli attuali difficili problemi del Malawi.

Infatti, la lotta contro la povertà, la necessità di garantire la sicurezza alimentare e gli sforzi costanti per combattere la malattia, in particolare la piaga dell'Aids, sono priorità di sviluppo che non possono essere rimandate. Lo sviluppo autentico, oltre al suo necessario aspetto economico, deve contribuire al progresso morale, culturale e intellettuale degli individui e dei popoli. La Chiesa è convinta del fatto che il Vangelo confermi e nobiliti qualunque cosa sia buona e vera nella saggezza e nei valori tradizionali dei popoli che incontra (cfr. Nostra aetate
NAE 2). Per questo motivo, si preoccupa di promuovere modelli di sviluppo integrale, opponendosi a modelli di progresso che contrastano con quei valori tradizionali. Mentre il Malawi cerca di promuovere una sana crescita economica, è necessario che la soddisfazione delle esigenze umane fondamentali e la garanzia di un livello di vita degno, in particolare per gli strati più indigenti della popolazione, continuino a essere priorità essenziali. Parimenti, modelli di sviluppo economicamente ed eticamente sani devono includere un impegno specifico a rispettare l'ambiente naturale, che è un tesoro affidato a tutta l'umanità da alimentare e tutelare in modo responsabile per il bene delle generazioni future (cfr. Messaggio in occasione della Giornata mondiale della pace, n. 7).

Ho apprezzato il suo riferimento alla tolleranza religiosa che contraddistingue la vita della sua nazione e all'importanza per la società di relazioni rispettose e armoniose fra seguaci di varie religioni. La libertà di religione garantita dalla costituzione del Malawi ha permesso alla Chiesa di proclamare il suo messaggio senza coercizioni o interferenze e di compiere le sue opere educative e caritative. Ha anche permesso alla comunità cattolica di partecipare liberamente alla vita civile, contribuire alla formazione delle coscienze e rivelare la dimensione morale delle varie questioni economiche, politiche e sociali che riguardano la vita nazionale. Nello svolgimento delle sue attività, la Chiesa in Malawi non ricerca privilegi per se stessa, ma soltanto l'autonomia necessaria per compiere la sua missione al servizio di Dio e dell'uomo. Poiché il rispetto della libertà religiosa e di coscienza è la pietra angolare di tutta la struttura dei diritti umani (cfr. Discorso al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, 7 gennaio 2008), la garanzia certa di tali diritti deve essere vista come condizione essenziale per l'edificazione di una società giusta, libera e fraterna.

Eccellenza, mentre si appresta a svolgere la sua missione al servizio del Malawi e del suo popolo, le formulo i miei oranti buoni auspici, assicurandole che i vari dicasteri della Santa Sede sono pronti ad assisterla nello svolgimento dei suoi alti doveri. Confido nel fatto che la sua missione contribuirà a consolidare le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e la Repubblica del Malawi. Su di Lei, sulla sua famiglia e su tutti i suoi concittadini invoco di cuore le benedizioni di gioia e di pace di Dio Onnipotente.


A SUA ECCELLENZA LA SIGNORA PEROLS ULLA BIRGITTA GUDMUNDSON, NUOVO AMBASCIATORE DI SVEZIA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 18 dicembre 2008

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Eccellenza,

Sono lieto di accoglierla in Vaticano e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Regno di Svezia presso la Santa Sede. Desidero esprimere gratitudine per i buoni auspici che mi porge da parte del Re Carlo Gustavo XVI. La prego di trasmettere a Sua Maestà i miei saluti cordiali, assicurandolo delle mie costanti preghiere per tutto il popolo della sua Nazione.

La Santa Sede apprezza i suoi vincoli diplomatici con la Svezia, che ora hanno più di un quarto di secolo. Dalla recente ricollocazione a Stoccolma della residenza del Nunzio Apostolico per i Paesi nordici, le relazioni fra Svezia e Santa Sede hanno raggiunto una fase ulteriore.

Inoltre, negli ultimi anni, la popolazione cattolica del suo Paese è aumentata considerevolmente, non da ultimo a motivo del gran numero di rifugiati da tutto il mondo che vi sono stati così generosamente accolti. È particolarmente apprezzato il fatto che migliaia di rifugiati cristiani dall'Iraq siano stati ammessi in Svezia. Come sa, la condizione dei cristiani nel Medio Oriente è una grande preoccupazione per me, e, sebbene preghi ogni giorno per un miglioramento delle condizioni nelle loro terre natali che permetta loro di restarvi, apprendo con gratitudine dell'accoglienza offerta a quanti sono stati costretti a fuggire. L'opportunità di praticare il culto secondo le proprie tradizioni è stato un elemento importante che ha permesso loro di sentirsi a casa e il suo Governo si è dimostrato saggio nel riconoscere il ruolo chiave svolto, a questo proposito, dalle varie Chiese a cui essi appartengono.

L'apertura all'immigrazione porta inevitabilmente con sé la sfida di mantenere relazioni armoniose fra diversi elementi della popolazione. Il suo governo ha compiuto sforzi prudenti per offrire il proprio contributo, creando coesione sociale e offrendo un'educazione nelle virtù. Nell'area dell'impegno per la dignità della persona umana e per la difesa dei diritti dell'uomo e delle libertà individuali, la Chiesa e le autorità svedesi si trovano su un vasto terreno comune, come Lei, Eccellenza, ha osservato. Sarà importante basarsi ulteriormente su questo negli anni a venire.

Mantenere un equilibrio fra libertà che competono fra loro è una delle sfide morali più delicate che lo Stato moderno si trova ad affrontare. Alcuni dilemmi che nascono sono di particolare interesse per la Santa Sede. Per esempio, ogni società liberale deve valutare attentamente fino a che punto la libertà di parola e di espressione può permettersi di ignorare le varie sensibilità religiose. La questione è di particolare importanza quando l'integrazione armoniosa di differenti gruppi religiosi è una priorità. Inoltre, il diritto a essere difesi contro la discriminazione è, a volte, invocato in circostanze che mettono in dubbio il diritto di gruppi religiosi ad affermare e a mettere in pratica le proprie forti convinzioni, per esempio a proposito dell'importanza fondamentale per la società dell'istituzione del matrimonio, inteso come unione indissolubile fra un uomo e una donna, aperti alla trasmissione della vita. E persino il diritto alla vita stesso, nel caso dei nascituri, è spesso privato di quella tutela legale incondizionata che merita.

Il sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ci esorta a considerare fino a che punto la nostra società garantisce i diritti legittimi di tutti i suoi membri, in particolare i più deboli e i più vulnerabili. La Santa Sede desidera impegnarsi con tutte le parti interessate nel dibattito costante relativo a tali questioni nel mondo di oggi.

A livello internazionale, la Svezia rende molti contributi importanti al mantenimento della pace e alla lotta contro la povertà. Sempre desiderosa di incoraggiare iniziative umanitarie e di tutela della pace in luoghi tormentati del mondo, la Santa Sede accoglie positivamente i contributi resi dal suo Paese per risolvere alcuni conflitti, per esempio in Africa, nei Balcani, in Medio Oriente e in Afghanistan. È opportuno rendere onore all'opera di molti suoi concittadini, uomini e donne, come il conte Folke Bernadotte, Dag Hammarskjöld e innumerevoli altri, che hanno dedicato la propria vita a missioni di pace in tutto il mondo. Fra i Paesi più ricchi la Svezia si distingue per la sua assistenza a progetti di sviluppo a beneficio delle nazioni più povere. Il ruolo attivo della Svezia nella promozione del bene dell'umanità si esprime eloquentemente nei premi prestigiosi che concede a uomini e donne di straordinario talento nelle arti, nelle scienze e nel processo di pace. Nel riconoscere tutte queste degne attività, vorrei sottolineare l'apprezzamento della Santa Sede per il provvedimento del governo svedese di conferire il Premio Per Anger all'arcivescovo Gennaro Verolino nel 2004, riconoscendo la sua opera per i diritti umani negli anni della sua nunziatura a Budapest durante la Seconda Guerra Mondiale.

Eccellenza,

nel porgerle i miei migliori auspici per il buon esito della sua missione, desidero assicurarla del fatto che i vari dicasteri della Curia Romana sono pronti ad aiutarla e a sostenerla nello svolgimento dei suoi compiti. Su di Lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e su tutto il popolo del Regno di Svezia, invoco di cuore abbondanti benedizioni divine.





A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR CHRISTIAN SHEKA KARGBO, NUOVO AMBASCIATORE DI SIERRA LEONE PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Giovedì, 18 dicembre 2008

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Eccellenza,

sono lieto di accoglierla in Vaticano e di ricevere le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica della Sierra Leone presso la Santa Sede. La ringrazio per i saluti cortesi e i sentimenti di buona volontà che mi ha espresso a nome di Sua Eccellenza, il Dr. Ernest bai Koroma, Presidente della Repubblica. La prego di trasmettergli la mia gratitudine, le mie congratulazioni personali e i miei buoni auspici mentre guida il Paese nel suo ruolo di Capo di Stato. Le chiedo anche di porgere cortesemente i miei saluti e buoni auspici ai membri del Governo, alle autorità civili e ai suoi concittadini.

Signor Ambasciatore,

il ritorno del suo Paese alla pace e alla stabilità, dopo molti anni di conflitto, è un grande segno di speranza per l'Africa e per il mondo. Infatti, le recenti elezioni hanno espresso il desiderio del popolo di una pace duratura e di una democrazia solida. Il passaggio senza intoppi da un governo all'altro descrive i rappresentanti politici del Paese e il loro desiderio di servire il proprio elettorato. È edificante osservare come questi eventi abbiano inaugurato un nuovo capitolo della vostra storia nazionale dopo così tanti anni distruttivi di violenza. Unisco le mie speranze a quelle di altri e prego affinché la nazione prosegua lungo il cammino della creazione di istituzioni democratiche ancor più solide, della promozione della giustizia e del rafforzamento del bene comune.

Mentre il suo popolo si impegna in questa delicata missione di edificare la nazione, missione resa ancor più ardua dal difficile clima economico internazionale, il suo governo sottolinea giustamente la priorità di rivitalizzare i settori dell'agricoltura e dell'industria secondo le necessità della popolazione e con il dovuto rispetto per l'ambiente e il benessere delle generazioni future. Nell'attuale economia globale, questo tipo di sviluppo sostenuto, che promuove una gestione corretta delle risorse del Paese, si può ottenere soltanto per mezzo di una cooperazione concertata fra i settori pubblico e privato e un dialogo aperto con altri Paesi e organismi internazionali. Se i giovani del suo Paese, che desiderano svolgere il proprio ruolo nel progresso della nazione, riceveranno una formazione adeguata e troveranno condizioni favorevoli a maggiori opportunità di impiego, allora tutta la nazione ne beneficerà. Senza dubbio queste iniziative, insieme all'attuale clima di stabilità sociale, saranno un incentivo per quanti desiderano partecipare allo sviluppo economico della sua nazione. Da parte sua, la Chiesa cattolica confida nel fatto che i servizi che rende in campo sanitario, nei programmi sociali ed educativi continueranno a esercitare un'influenza sempre più positiva sulla lotta contro la malattia, la povertà e il sottosviluppo. Infatti, la Chiesa considera la sua missione un compito associato intimamente alla promozione dello sviluppo umano integrale (cfr. Ecclesia in Africa ).

Signor Ambasciatore,

il suo governo ha dato priorità al compito delicato di ripristinare il tessuto morale della società ed è convinto che lo sradicamento della corruzione in politica sia la questione più importante in tale processo. L'esperienza ha dimostrato che le nazioni possono compiere progressi costanti solo se la maggioranza dei loro cittadini è nutrita in modo appropriato, ben educata e rispettosa degli altri. La Chiesa continuerà a cooperare nella promozione di un clima morale di speranza per il futuro. Infatti, è lieta di contribuire a questo compito importante, in particolare nel campo dell'educazione, dove i giovani vengono formati per divenire membri attivi e responsabili della società. Questa missione ha un esito decisamente positivo ed è appagante per chi è coinvolto in essa, se le istituzioni educative, ispirate da valori e da principi religiosi, possono godere di un grado sufficiente e accettabile di autonomia e di iniziativa istituzionali.

Eccellenza,

la Sierra Leone ha la benedizione di essere libera da conflitti di natura etnica e religiosa. La diversità, nella lingua e nei costumi, rappresenta una ricchezza apprezzabile. Inoltre, la religione insegna ai suoi seguaci a considerare gli altri come fratelli e sorelle che sono chiamati nella grande famiglia umana a edificare una casa comune in pace e cooperazione. La Chiesa cattolica in Sierra Leone continuerà a incoraggiare la comprensione reciproca e la buona volontà fra i diversi gruppi etnici e religiosi opponendosi al pregiudizio e sostenendo la cooperazione (cfr. Ecclesia in Africa ). Impegnandosi nel dialogo interreligioso, la Chiesa confida nel fatto che l'esempio di un rapporto stretto e rispettoso fra responsabili religiosi spingerà i fedeli a consolidare le proprie attitudini di comprensione reciproca e cooperazione pacifica.

Signor Ambasciatore,

queste sono alcune delle riflessioni che l'attuale situazione della Sierra Leone ha suggerito. Le auguro ogni successo nella sua missione e la invito ad avvalersi della volenterosa collaborazione dei dicasteri della Curia Romana. Che Dio Onnipotente conceda a Lei, Eccellenza, alla sua famiglia e alla nazione che rappresenta, abbondanti e durature benedizioni di benessere e di pace!




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