Discorsi 2005-13 23139


AI GIOVANI VOLONTARI DEL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE ITALIANO Aula Paolo VI Sabato, 28 marzo 2009

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Cari giovani!

Benvenuti e grazie per questa vostra gradita visita. Per me è sempre una gioia incontrare i giovani; in questo caso, sono ancor più contento perché voi siete volontari del servizio civile, caratteristica questa che rafforza la mia stima per voi, e mi invita a proporvi alcune riflessioni legate alla vostra specifica attività. Prima, però, desidero salutare il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il senatore Carlo Giovanardi, che ha promosso questo incontro a nome del Governo italiano, ringraziandolo anche per le sue gentili parole. Come pure saluto le altre Autorità presenti.

Cari amici, che cosa può dire il Papa a giovani impegnati nel servizio civile nazionale? Innanzitutto, può congratularsi per l’entusiasmo che vi anima e per la generosità con cui portate a compimento questa vostra missione di pace. Permettete poi che vi proponga una riflessione che, potrei dire, vi riguarda in modo più diretto, una riflessione tratta dalla Costituzione del Concilio Vaticano II Gaudium et spes – "gioia e speranza" – che concerne la Chiesa nel mondo contemporaneo. Nella parte finale di questo documento conciliare, dove viene affrontato anche il tema della pace tra i popoli, si trova un’espressione fondamentale sulla quale è bene soffermarsi: "La pace non è stata mai stabilmente raggiunta, ma è da costruirsi continuamente" (n. 78). Quanto reale è questa osservazione! Purtroppo, guerre e violenze non cessano mai, e la ricerca della pace è sempre faticosa. In anni segnati dal pericolo di possibili conflitti planetari, il Concilio Vaticano II denunciava con forza – in questo testo – la corsa agli armamenti. "La corsa agli armamenti, alla quale si rivolgono molte nazioni, non è la via sicura per conservare saldamente la pace", ed aggiungeva subito che la corsa al riarmo "è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri" (
Jos 81). A tale preoccupata constatazione i Padri Conciliari facevano seguire un auspicio: "Nuove strade – essi affermavano – converrà cercare partendo dalla riforma degli spiriti, perché possa essere rimosso questo scandalo e al mondo, liberato dall’ansietà che l’opprime, possa essere restituita la vera pace" (ibid.).

"Nuove strade", dunque, "partendo dalla riforma degli spiriti", dal rinnovamento degli animi e delle coscienze. Oggi come allora l’autentica conversione dei cuori rappresenta la via giusta, la sola che possa condurre ciascuno di noi e l’intera umanità all’auspicata pace. È la via indicata da Gesù: Lui – che è il Re dell’universo – non è venuto a portare la pace nel mondo con un esercito, ma attraverso il rifiuto della violenza. Lo disse esplicitamente a Pietro, nell’orto degli Ulivi: "Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno" (Mt 26,52); e poi a Ponzio Pilato: "Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù" (Jn 18,36).

È la via che hanno seguito e seguono non solo i discepoli di Cristo, ma tanti uomini e donne di buona volontà, testimoni coraggiosi della forza della non violenza. Sempre nella Gaudium et spes, il Concilio affermava: "Noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità" (n. 78). A questa categoria di operatori di pace appartenete anche voi, cari giovani amici. Siate, dunque, sempre e dappertutto strumenti di pace, rigettando con decisione l’egoismo e l’ingiustizia, l’indifferenza e l’odio, per costruire e diffondere con pazienza e perseveranza la giustizia, l’uguaglianza, la libertà, la riconciliazione, l’accoglienza, il perdono in ogni comunità.

Mi piace qui rivolgere a voi, cari giovani, l’invito con cui ho concluso l’annuale messaggio del 1° gennaio scorso per la Giornata Mondiale della Pace, esortandovi "ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri e a fare quanto è concretamente possibile per venire in loro soccorso. Resta infatti incontestabilmente vero l’assioma secondo cui «combattere la povertà è costruire la pace»". Molti di voi – penso ad esempio a quanti operano con la Caritas ed in altre strutture sociali – sono quotidianamente impegnati in servizi alle persone in difficoltà. Ma in ogni caso, nella varietà degli ambiti delle vostre attività, ciascuno, attraverso questa esperienza di volontariato, può rafforzare la propria sensibilità sociale, conoscere più da vicino i problemi della gente e farsi promotore attivo di una solidarietà concreta. È questo sicuramente il principale obiettivo del servizio civile nazionale, un obiettivo formativo: educare le giovani generazioni a coltivare un senso di attenzione responsabile nei confronti delle persone bisognose e del bene comune.

Cari ragazzi e ragazze, un giorno Gesù disse alla gente che lo seguiva: "Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc 8,35). In queste parole c’è una verità non solo cristiana, bensì universalmente umana: la vita è un mistero d’amore, che tanto più ci appartiene quanto più la doniamo. Anzi, quanto più ci doniamo, cioè facciamo dono di noi stessi, del nostro tempo, delle nostre risorse e qualità per il bene degli altri. Lo dice una celebre preghiera attribuita a san Francesco d’Assisi, che inizia così: "O Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace"; e termina con queste parole: "Perché è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati, morendo che si risuscita a vita eterna". Cari amici, sia sempre questa la logica della vostra vita; non solo adesso che siete giovani, ma anche domani, quando rivestirete – ve lo auguro – ruoli significativi nella società e formerete una famiglia. Siate persone pronte a spendersi per gli altri, disposte anche a soffrire per il bene e la giustizia. Per questo assicuro la mia preghiera, affidandovi alla protezione di Maria Santissima. Vi auguro un buon servizio e vi benedico tutti di cuore insieme con i vostri cari e le persone che quotidianamente incontrate.






VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DEL SANTO VOLTO DI GESÙ ALLA MAGLIANA - V domenica di Quaresima, 29 marzo 2009

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SALUTO AI FEDELI PRIMA DELLA SANTA MESSA

Cari fratelli e sorelle, grazie per essere con me in questa bella domenica. Purtroppo piove, ma anche il sole sta arrivando. Forse è il segno di questo tempo pre-pasquale, dove sentiamo i dolori del Signore e tutti i problemi del nostro mondo di oggi, ognuno a suo modo. Ma sappiamo anche che il sole, benché spesso nascosto, esiste; che Dio è vicino, ci aiuta e ci accompagna. In questo senso vogliamo andare adesso verso la Pasqua sapendo che alla nostra vita appartengono sofferenze e difficoltà, ma sapendo anche che dietro sta il sole della bontà divina. In questo senso vi saluto tutti cordialmente: grazie per la vostra presenza. E una buona domenica a tutta questa bella parrocchia, tanti auguri.



SALUTO AI BAMBINI DELLA PRIMA COMUNIONE

Cari bambini, innanzitutto una buona domenica. Sono felice di essere oggi con voi, anche se il tempo è brutto e ci siamo alzati un'ora prima perché è cambiata l'ora, ma tuttavia siamo tutti riuniti e so che vi state preparando alla prima comunione, all'incontro con Gesù. Oggi abbiamo sentito nel Vangelo che persone della Grecia hanno detto: vogliamo vedere Gesù. Noi tutti vogliamo vedere e conoscere Gesù, che è presente tra noi. Adesso fate questo cammino di preparazione e poi nel momento della prima comunione Lui sarà vicinissimo a voi, e voi potrete sentire come Egli sarà con voi. A Pasqua, con la bellezza della festa, potremo meglio sentire quale festa rechi al cuore la presenza di Gesù risorto. E allora vi auguro una buona domenica, una buona preparazione alla Pasqua e alla comunione e molta gioia nelle vacanze e poi naturalmente buone feste per la prima comunione: il centro non è il pranzo, ma il centro sarà Gesù stesso, poi anche il pranzo può essere buono. Auguri a tutti voi. Pregate per me, io prego per voi.


PAROLE AL CONSIGLIO PASTORALE

Cari amici, in questo momento posso dire soltanto grazie per tutto quello che fate per la costruzione della Chiesa viva in questo quartiere di Roma. Mi sembra che sia uno dei doni del Concilio Vaticano II l’esistenza di questi Consigli pastorali, dove laici rappresentanti di tutta la comunità affrontano, insieme con il parroco e con i sacerdoti, i problemi della Chiesa viva di un quartiere, aiutano a costruire la Chiesa, a rendere presente la Parola di Dio e a sensibilizzare la gente sulla presenza di Gesù Cristo nei sacramenti. In questo tempo dove il secolarismo è forte, e tutte le impressioni che si raccolgono attorno si pongono un po' contro la presenza di Dio, contro la capacità di percepire questa presenza, è tanto più importante che il sacerdote non sia lasciato solo, ma sia circondato da credenti che con lui portino questo seme della Parola e aiutino perché sia vivo e sia crescente anche nel nostro tempo. Perciò grazie per queste vostre iniziative. È importante consolare, aiutare, assistere la gente nella sofferenza, far sperimentare la vicinanza dei credenti che si sentono particolarmente vicini a tutti quelli che soffrono.

Ho visto questo in Africa: c'è a Yaoundé, in Camerun, un grande centro che ha creato il cardinale Leger, canadese, grande padre del Concilio, dove l'ho conosciuto. Egli dopo il Concilio nel 1968 sentiva il bisogno non solo di predicare e di governare, ma di essere un semplice prete per assistere i sofferenti. È andato in Camerun ha creato questo Centro, che oggi appartiene allo Stato, ma vi lavorano soprattutto ecclesiastici, dove si vede tutta la gamma delle sofferenze: Aids, lebbra, tutto. Ma si vede anche la forza della fede, si vede gente che, motivata dalla forza della fede e dall'amore che la fede suscita, si mette totalmente a disposizione; così la sofferenza viene trasformata e le persone che aiutano vengono trasformate, diventano più umane, più cristiane: si sente qualcosa dell'amore di Dio. Per questo, nelle nostre dimensioni, vogliamo anche noi essere sempre sensibili verso la sofferenza, verso i sofferenti, verso i poveri, verso le persone bisognose in diverse forme di povertà, anche spirituale, che ci aspettano, nelle quali ci aspetta il Signore. Grazie per tutto quello che fate.

Secondo la tradizione il consiglio è un dono dello Spirito Santo e un parroco, tanto più un Papa, ha bisogno di consiglio, di essere aiutato nel trovare le decisioni. Perciò questi consigli pastorali realizzano anche un'opera dello Spirito Santo e testimoniano la sua presenza nella Chiesa.

Grazie per tutto quello che fate; il Signore vi assista sempre e vi dia la gioia pasquale per tutto l'anno. Grazie.


CONGEDO

Cari amici, vorrei dire grazie per il vostro entusiasmo. Esso mi fa pensare all'Africa, dove ho anche visto tanta gente con la gioia di essere cattolica, di essere parte della grande famiglia di Dio. Grazie perché vedo questa gioia anche da voi. Vi auguro buona domenica e buona Pasqua e la gioia del Signore in tutte le complicazioni della vita: che sia sempre presente anche la sua luce. Grazie e auguri a tutti voi.






AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ARGENTINA IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" Sala del Concistoro Giovedì, 2 aprile 2009

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Cari Fratelli nell'Episcopato

1. È per me un'immensa gioia potervi ricevere questa mattina, pastori del popolo di Dio in Argentina, venuti a Roma in occasione della visita ad limina Apostolorum. Il mio pensiero si volge anche a tutte le diocesi che rappresentate e ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli, che con abnegazione ed entusiasmo lavorano per l'edificazione del Regno di Dio in questa amata nazione.

In primo luogo, desidero ringraziare per le cordiali parole che, a nome di tutti, mi ha rivolto monsignor Alfonso Delgado Evers, arcivescovo di San Juan de Cuyo, il quale ha voluto ribadire i vostri sentimenti di comunione con il Successore di Pietro, rafforzando così il vincolo interiore che ci unisce nella fede, nell'amore fraterno e nella preghiera.

2. Come in molte altre parti del mondo, anche in Argentina sentite l'urgenza di portare avanti una vasta e incisiva azione evangelizzatrice che, tenendo conto dei valori cristiani che hanno modellato la storia e la cultura del vostro Paese, porti a una rinascita spirituale e morale delle vostre comunità, e di tutta la società. Vi spinge a farlo anche il vigoroso impulso missionario che la V conferenza generale dell'episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, tenutasi ad Aparecida, ha voluto suscitare in tutta la Chiesa dell'America Latina (cfr. Documento conclusivo, n. 213).

3. Il mio venerato predecessore, Papa Paolo VI, ha affermato nell'esortazione apostolica Evangelii nuntiandi che "evangelizzare è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, Dio rivelato a Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Testimoniare che nel suo Figlio ha amato il mondo" (n. 26). Non consiste dunque solo nel trasmettere o nell'insegnare una dottrina, ma anche nell'annunciare Cristo, il mistero della sua persona e il suo amore, poiché siamo veramente convinti che "non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l'amicizia con Lui" (Omelia nella santa messa per l'inizio del ministero Petrino, 24 aprile 2005).

Questo annuncio limpido ed esplicito di Cristo come Salvatore degli uomini, s'inserisce nella ricerca appassionante della verità, della bellezza e del bene che caratterizza l'essere umano. Inoltre, tenendo conto che "la verità non s'impone che con la forza della verità stessa" (Dignitatis humanae
DH 1), e che le conoscenze acquisite da altri o trasmesse dalla propria cultura arricchiscono l'uomo con verità che da solo non potrebbe raggiungere, riteniamo che "l'annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all'intero genere umano" (Discorso al congresso della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, 11 marzo 2006).

4. Qualsiasi impegno evangelizzatore nasce da un triplice amore: per la Parola di Dio, la Chiesa e il mondo. Poiché attraverso la Sacra Scrittura Cristo ci permette di conoscerlo nella sua persona, nella sua vita e nella sua dottrina, "compito prioritario della Chiesa, all'inizio di questo nuovo millennio, è innanzitutto nutrirsi della Parola di Dio, per rendere efficace l'impegno della nuova evangelizzazione, dell'annuncio nei nostri tempi" (Omelia a conclusione della XII assemblea generale del Sinodo dei vescovi, 26 ottobre 2008). Tenendo conto che la Parola di Dio reca sempre frutti abbondanti (cfr. Is Is 55,10-11 Mt 13,23), e che solo essa può cambiare profondamente il cuore dell'uomo, vi incoraggio, cari fratelli, a facilitare l'accesso di tutti i fedeli alla Sacra Scrittura (cfr. Dei Verbum ), affinché, ponendo la Parola di Dio al centro della loro vita, accolgano Cristo come redentore e la sua luce illumini tutti gli ambiti dell'umanità (cfr. Omelia nell'apertura della XII assemblea generale del Sinodo dei vescovi, 5 ottobre 2008).

Visto che la Parola di Dio non si può comprendere se la si separa dalla Chiesa e la si pone al suo margine, è necessario promuovere lo spirito di comunione e di fedeltà al magistero, soprattutto in quanti hanno la missione di trasmettere integralmente il messaggio del Vangelo. L'evangelizzatore, quindi, deve essere un figlio fedele della Chiesa e, inoltre, deve essere pieno di amore per gli uomini, per sapere offrire loro la grande speranza che portiamo nella nostra anima (cfr. 1P 3,15).

5. Bisogna sempre tenere presente che la prima forma di evangelizzazione è la testimonianza della propria vita (cfr. Lumen gentium LG 35). La santità di vita è un dono prezioso che potete offrire alle vostre comunità nel cammino del vero rinnovamento della Chiesa. Oggi più che mai la santità è un'esigenza sempre attuale, poiché l'uomo del nostro tempo sente il bisogno urgente della testimonianza chiara e attraente di una vita coerente ed esemplare.

A tale proposito, vi esorto vivamente a prestare un'attenzione speciale ai presbiteri, vostri più diretti collaboratori. Le sfide dell'epoca attuale richiedono più che mai sacerdoti virtuosi, pieni di spirito di preghiera e di sacrificio, con una salda formazione e dediti al servizio di Cristo e della Chiesa mediante l'esercizio della carità. Il sacerdote ha la grande responsabilità di apparire dinanzi ai fedeli irreprensibile nella sua condotta, seguendo da vicino Cristo e con il sostegno e l'incoraggiamento dei fedeli, soprattutto con la loro preghiera, comprensione e affetto spirituale.

6. L'annuncio del Vangelo riguarda tutti nella Chiesa; anche i fedeli laici, destinati a questa missione grazie al battesimo e alla confermazione (cfr. Lumen gentium LG 33). Vi esorto, amati Fratelli nell'Episcopato, a far sì che i laici siano sempre più consapevoli della loro vocazione, come membra vive della Chiesa e autentici discepoli e missionari di Cristo in tutte le cose (cfr. Gaudium et spes GS 43). Quanti benefici ci si può aspettare, anche per la società civile, dal risorgere di un laicato maturo, che ricerchi la santità nelle sue attività temporali, in piena comunione con i suoi Pastori, e saldo nella sua vocazione apostolica di essere fermento evangelico nel mondo.

7. Affido con particolare devozione alla Vergine Maria, Nuestra Señora de Luján, tutti i vostri aneliti pastorali, le vostre preoccupazioni e persone. A voi, ai vostri sacerdoti, ai religiosi, ai seminaristi e ai fedeli, imparto, con affetto nel Signore, una speciale Benedizione Apostolica.






A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR VÍCTOR MANUEL GRIMALDI CÉSPEDES, NUOVO AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA PRESSO LA SANTA SEDE Sala Clementina Venerdì, 3 aprile 2009

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Signor Ambasciatore,

La ricevo con grande gioia in questo atto solenne, nel quale lei, Eccellenza, presenta le lettere credenziali che l'accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede. La ringrazio per le deferenti parole che mi ha rivolto, e anche per il cordiale saluto da parte del dottor Leonel Antonio Fernández Reyna, Presidente della sua nobile Nazione. Le chiedo gentilmente di assicurarlo che nelle mie preghiere ricordo al Signore il suo Governo e l'amato popolo dominicano, tanto vicino al cuore del Papa.

Lei, Eccellenza, è qui in rappresentanza di un paese dalle profonde radici cattoliche che, come ha appena indicato, ricorda già nel suo stesso nome l'adesione al messaggio cristiano della maggior parte del suo popolo, alludendo a san Domenico di Guzmán, illustre predicatore della Parola di Dio. Formulo voti affinché le cordiali relazioni diplomatiche che la sua Nazione mantiene con la Sede Apostolica s'intensifichino ulteriormente in futuro.

Come anche lei, Eccellenza, ha ricordato, la comunità cattolica dominicana si sta preparando a commemorare il V centenario della creazione dell'arcidiocesi di Santo Domingo, eretta l'8 agosto 1511. Questo anniversario, unito alla missione continentale voluta dalla V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, tenutasi ad Aparecida, è motivo di un rinnovato dinamismo missionario ed evangelizzatore, che favorirà la promozione umana di tutti i membri della società.

La Chiesa, che non si può mai confondere con la comunità politica, coincide con lo Stato nella promozione della dignità della persona nella ricerca del bene comune della società (cfr. Gaudium et spes
GS 76). In questo contesto di reciproca autonomia e sana cooperazione, s'inseriscono le iniziative diplomatiche che, con le parole del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, sono "al servizio della grande causa della pace, dell'avvicinamento e della collaborazione fra i popoli e di uno scambio fecondo per arrivare a rapporti più umani e giusti" (Discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Repubblica Dominicana, 11 ottobre 1992, n. 1). Per questo, la Santa Sede ha in grande considerazione il lavoro che lei, Eccellenza, comincia a svolgere oggi.
Il suo paese ha forgiato con il tempo un ricco patrimonio culturale, profondamente inscritto nell'anima del popolo, nel quale risaltano tradizioni e costumi significativi, molti dei quali hanno la propria origine e il proprio alimento nella dottrina cattolica, che promuove in quanti la professano un anelito di libertà e di coscienza critica, di responsabilità e di solidarietà.

Più di cinque secoli fa, nella terra che oggi è la Repubblica Dominicana, si celebrava per la prima volta la Santa Messa nel continente americano. Da allora, e grazie a una generosa e dedita opera di evangelizzazione, la fede in Cristo Gesù divenne sempre più viva e operante, di modo che dall'Isola de La Española partirono i missionari incaricati di annunciare la Buona Novella della salvezza nel continente. Da quel primo seme sorse in seguito, come un albero frondoso, la Chiesa in America Latina, che con il passare degli anni ha prodotto abbondanti frutti di santità, cultura e prosperità di tutti i membri della società.

In tal senso, è giusto riconoscere l'apporto della Chiesa, attraverso le sue istituzioni, a beneficio del progresso del Paese, soprattutto in campo educativo, con le varie università, i centri di formazione tecnica, gli istituti e le scuole parrocchiali, e nell'ambito assistenziale, con l'attenzione rivolta ai numerosi immigranti, ai rifugiati, ai disabili, ai malati, agli anziani, agli orfani e ai bisognosi. A tale proposito, sono lieto di sottolineare la fluida collaborazione esistente fra le entità cattoliche locali e gli organismi dello Stato nello sviluppo di programmi che, ricercando sempre il bene comune della società, favoriscono i più bisognosi e promuovono autentici valori morali e spirituali.

D'altro canto, è di somma importanza che nei significativi cambiamenti politici e sociali nei quali la Repubblica Dominicana è immersa negli ultimi tempi, si stabiliscano e si prolunghino quei nobili principi che contraddistinguono la ricca storia dominicana fin dalla fondazione della patria. Mi riferisco, innanzitutto, alla difesa e alla diffusione di valori umani fondamentali come il riconoscimento e la tutela della dignità della persona, il rispetto della vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e la salvaguardia dell'istituzione familiare basata sul matrimonio fra un uomo e una donna, poiché questi sono elementi insostituibili e irrinunciabili del tessuto sociale.

Negli ultimi tempi, grazie al lavoro delle diverse istanze del suo Paese, sono stati ottenuti notevoli risultati sul piano sia sociale sia economico, che consentono di auspicare un futuro più luminoso e sereno. Resta, tuttavia, ancora un lungo cammino da percorrere per assicurare una vita degna ai dominicani e sradicare le piaghe della povertà, del narcotraffico, dell'emarginazione e della violenza. Pertanto, tutto ciò che è volto a rafforzare le istituzioni è fondamentale per il benessere della società, la quale si fonda su pilastri come la pratica dell'onestà e della trasparenza, l'autonomia giuridica, la cura e il rispetto dell'ambiente e il potenziamento dei servizi sociali, assistenziali, sanitari ed educativi di tutta la popolazione. Questi passi devono essere accompagnati da una forte determinazione a sradicare definitivamente la corruzione, che provoca tanta sofferenza, soprattutto per i membri più poveri e indifesi della società. Nell'instaurare un clima di vera concordia e di ricerca di risposte e soluzioni efficaci e stabili per i problemi più pressanti, le Autorità dominicane troveranno sempre la mano tesa della Chiesa, per la costruzione di una civiltà più libera, pacifica, giusta e fraterna.

Signor Ambasciatore, prima di concludere il nostro incontro, vorrei rinnovarle la mia vicinanza spirituale, unitamente ai miei ferventi auspici affinché l'importante mandato che le è stato affidato rechi beneficio alla sua Nazione. Le chiedo di farsi interprete di questa speranza presso il signor Presidente e il Governo della Repubblica Dominicana. Lei, Eccellenza, la sua famiglia e il personale di questa Missione Diplomatica potrete sempre contare sulla stima, la buona accoglienza e il sostegno di questa Sede Apostolica nello svolgimento della sua alta responsabilità, per la quale auspico copiosi frutti. Supplico il Signore, per intercessione di Nostra Signora di Altagracia e di san Domenico di Guzmán, di colmare di doni celesti tutti i figli e le figlie di questo amato Paese, ai quali imparto con piacere la Benedizione Apostolica.




ALLA DELEGAZIONE DEL CIRCOLO SAN PIETRO Sala dei Papi Venerdì, 3 aprile 2009

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Cari Soci del Circolo San Pietro!

Con vero piacere vi incontro e porgo a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, che estendo volentieri ai vostri familiari e a quanti operano con voi nelle diverse attività promosse dal vostro benemerito sodalizio. Saluto, in particolare, il Presidente Generale, il Duca Leopoldo Torlonia, che ringrazio per le parole con le quali ha interpretato i comuni sentimenti, e il vostro Assistente spirituale, Mons. Franco Camaldo. L’occasione mi è propizia per rinnovarvi il mio vivo apprezzamento per il servizio che rendete al Papa, e per il contributo che offrite alla comunità cristiana di Roma, specialmente venendo incontro ai bisogni di tanti nostri fratelli poveri e indigenti. Vi ringrazio perché con queste vostre iniziative di solidarietà umana ed evangelica voi rendete presente, in un certo modo, la premura del Successore di Pietro verso chi si trova in condizioni di particolare necessità.

Noi sappiamo che l’autenticità della nostra fedeltà al Vangelo si verifica anche in base all’attenzione e alla sollecitudine concreta che ci sforziamo di manifestare verso il prossimo, specialmente verso i più deboli ed emarginati. Così, il servizio caritativo, che può dispiegarsi in una molteplicità di forme, diventa una privilegiata forma di evangelizzazione, alla luce dell’insegnamento di Gesù, il quale riterrà come fatto a se stesso quanto avremo fatto ai nostri fratelli, specialmente a chi tra loro è “piccolo” e trascurato (cfr
Mt 25,40). Perché allora il nostro servizio non sia soltanto azione filantropica, pur utile e meritevole, è necessario alimentarlo con costante preghiera e fiducia in Dio. Occorre armonizzare il nostro sguardo con lo sguardo di Cristo, il nostro cuore con il suo cuore. In tal modo, il sostegno amorevole offerto agli altri si traduce in partecipazione e consapevole condivisione delle loro speranze e sofferenze, rendendo visibile, e direi quasi tangibile, da una parte la misericordia infinita di Dio verso ogni essere umano, e dall’altra la nostra fede in Lui. Gesù, il suo Figlio Unigenito, morendo in croce, ci ha rivelato l’amore misericordioso del Padre che è sorgente della vera fraternità tra tutti gli uomini, e ci ha indicato l’unica via possibile per diventare credibili testimoni di questo Amore.

Tra qualche giorno, nella Settimana Santa, avremo la possibilità di rivivere intensamente la somma manifestazione dell’Amore divino. Potremo immergerci, ancora una volta, nei misteri della dolorosa passione e della gloriosa risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo. Il Triduo Pasquale sia per ciascuno di voi, cari fratelli, occasione propizia per rinsaldare e purificare la vostra fede; per aprirvi alla contemplazione della Croce che è mistero di amore infinito a cui attingere forza per fare della vostra esistenza un dono ai fratelli. La Croce di Cristo – scrive il Papa san Leone Magno – è “sorgente di tutte le benedizioni, è causa di tutte le grazie” (cfr. Disc. 8 sulla passione del Signore, 6 – 8). Dalla Croce scaturisce anche la gioia e la pace del cuore, che rende testimoni di quella speranza di cui si avverte un grande bisogno in questo tempo di crisi economica diffusa e generalizzata. E di tale speranza saranno segni eloquenti le varie iniziative di carità del vostro benemerito Circolo San Pietro, come pure e soprattutto le vostre stesse esistenze, se vi lascerete guidare dallo Spirito di Cristo.

Cari amici, come ogni anno, siete venuti quest’oggi a consegnarmi l’obolo di San Pietro, che avete raccolto nelle parrocchie di Roma. Grazie per questo segno di comunione ecclesiale e di concreta partecipazione allo sforzo economico che la Sede Apostolica dispiega per andare incontro alle crescenti urgenze della Chiesa, specialmente nei Paesi più poveri della terra. Desidero, ancora una volta, manifestare il mio vivo apprezzamento per tale vostro servizio, animato da convinta fedeltà e adesione al Successore di Pietro. Il Signore vi renda merito e ricolmi di benedizioni il vostro Circolo; aiuti ciascuno di voi a realizzare pienamente la propria vocazione cristiana in famiglia, nel lavoro e all’interno della vostra Associazione. La Vergine Santa accompagni e sostenga con la sua materna protezione i vostri propositi e i vostri progetti di bene. Da parte mia, vi assicuro la mia preghiera per voi qui presenti, per tutti i soci e i volontari, come pure per quanti vi affiancano nelle varie vostre attività, e per coloro che incontrate nel vostro quotidiano apostolato. Con tali sentimenti, vi imparto con affetto una speciale Benedizione Apostolica, che estendo volentieri alle vostre famiglie e alle persone a voi care.






AI GIOVANI DELL'ARCIDIOCESI DI MADRID (SPAGNA), VENUTI A ROMA PER LA CONSEGNA DELLA CROCE PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2011 Sala Paolo VI Lunedì, 6 aprile 2009

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Cari amici,

È per me una grande gioia ricevere in questa udienza un gruppo tanto numeroso, venuto da Madrid e dalla Spagna, per ricevere la croce dei giovani che percorrerà diverse città fino alla Giornata Mondiale della Gioventù, a Madrid nel 2011. Saluto cordialmente il signor cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, che presiede questo pellegrinaggio, il coordinatore generale della Giornata, il suo vescovo ausiliare, monsignor César Augusto Franco Martínez, e gli altri vescovi, sacerdoti e catechisti che hanno voluto essere qui. Saluto con affetto soprattutto voi, cari giovani, che, prendendo la croce, professate la vostra fede in Colui che vi ama infinitamente, il Signore Gesù, il cui mistero pasquale celebreremo in questi giorni santi. Come ho detto in un'altra occasione, "la fede, a modo suo, ha bisogno del vedere e del toccare.

L'incontro con la croce, che viene toccata e portata, diventa un incontro interiore con Colui che sulla croce è morto per noi. L'incontro con la croce suscita nell'intimo dei giovani la memoria di quel Dio che ha voluto farsi uomo e soffrire con noi" (Ai membri della Curia Romana, 22 dicembre 2008). Mi rallegra sapere che questa croce che avete ricevuto la porterete in processione il Venerdì Santo per le strade di Madrid perché sia acclamata e venerata.

Vi incoraggio, pertanto, a scoprire nella croce la misura infinita dell'amore di Cristo, e poter così dire, come san Paolo: "Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me" (
Ga 2,20). Sì, cari giovani, Cristo si è donato per ognuno di voi e vi ama in modo unico e personale. Rispondete all'amore di Cristo offrendogli la vostra vita con amore. In tal modo, la preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù, i cui lavori avete iniziato con grande speranza e dedizione, sarà ricompensata con il frutto che queste Giornate intendono recare: rinnovare e rafforzare l'esperienza dell'incontro con Cristo morto e risorto per noi.
Seguite le orme di Cristo! Egli è la vostra meta, il vostro cammino e anche il vostro premio. Nel motto che ho scelto per la Giornata di Madrid, l'apostolo Paolo invita a camminare "radicati e costruiti in Cristo, saldi nella fede" (cfr. Col Col 2,7). La vita è un cammino, indubbiamente. Non è però un cammino incerto e senza destinazione precisa, bensì conduce a Cristo, meta della vita umana e della storia. Lungo questo cammino riuscirete a incontrare Colui che, offrendo la propria vita per amore, vi apre le porte della vita eterna. Vi invito, pertanto, a formarvi nella fede che dà senso alla vostra vita, e a rafforzare le vostre convinzioni, per poter così restare saldi nelle difficoltà di ogni giorno. Vi esorto, inoltre, affinché, nel cammino verso Cristo, sappiate attrarre i vostri giovani amici, compagni di studio e di lavoro, di modo che anch'essi lo conoscano e lo professino come Signore della loro vita. A tal fine, lasciate che la forza dall'Alto che è dentro di voi, lo Spirito Santo, si manifesti con la sua immensa attrattiva. I giovani di oggi hanno bisogno di scoprire la vita nuova che viene da Dio, di saziarsi della verità che ha la propria fonte in Cristo morto e risorto e che la Chiesa ha ricevuto come un tesoro per tutti gli uomini.

Cari giovani, questo tempo di preparazione alla Giornata di Madrid è un'occasione straordinaria per sperimentare anche la grazia di appartenere alla Chiesa, Corpo di Cristo. La Giornata della Gioventù manifesta il dinamismo della Chiesa e la sua eterna gioventù. Chi ama Cristo, ama la Chiesa con la stessa passione, poiché essa ci permette di vivere in un rapporto stretto con il Signore. Coltivate perciò le iniziative che permettono ai giovani di sentirsi membra della Chiesa, in piena comunione con i loro pastori e con il Successore di Pietro. Pregate comunitariamente, aprendo le porte delle vostre parrocchie, associazioni e movimenti affinché tutti possano sentirsi nella Chiesa come a casa propria, dove sono amati con lo stesso amore di Dio. Celebrate e vivete la vostra fede con immensa gioia, che è il dono dello Spirito. Così il vostro cuore e quello dei vostri amici si prepareranno per celebrare quella grande festa che è la Giornata Mondiale della Gioventù, e tutti vivremo una nuova epifania della giovinezza della Chiesa.

In questi giorni così belli della Settimana Santa, che abbiamo iniziato ieri, vi incoraggio a contemplare Cristo nei misteri della sua passione, morte e resurrezione. In essi troverete ciò che supera qualsiasi sapienza e conoscenza, ossia l'amore di Dio manifestato in Cristo. Imparate da Lui, che non è venuto "per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di molti" (Mc 10,45). Questo è lo stile dell'amore di Cristo, marcato con il segno della croce gloriosa, sulla quale Cristo è esaltato, alla vista di tutti, con il cuore aperto, perché il mondo possa guardare e vedere, attraverso la sua perfetta umanità, l'amore che ci salva. La croce diviene così il segno stesso della vita, poiché in essa Cristo vince il peccato e la morte mediante il dono totale di se stesso. Per questo, dobbiamo abbracciare e adorare la croce del Signore, farla nostra, accettare il suo peso come il Cireneo, per partecipare all'unica realtà che può redimere tutta l'umanità (cfr. Col Col 1,24). Nel battesimo siete stati segnati con la croce di Cristo e ora le appartenete totalmente. Divenitene sempre più degni e non vergognatevi mai di questo segno supremo dell'amore.

Con questo atteggiamento profondamente cristiano, porterete avanti i lavori di preparazione per la Giornata Mondiale della Gioventù con successo e fecondità, poiché, come dice san Paolo, tutto possiamo in Colui che ci dà la forza (cfr. Fil Ph 4,13) e in Cristo crocifisso si sono manifestate a noi la potenza e la sapienza di Dio (cfr. 1Co 1,24). Lasciatevi pervadere da questa potenza e sapienza, comunicatela agli altri e, sotto la protezione della Santissima Vergine Maria, preparate con dedizione e gioia la Giornata Mondiale della Gioventù che farà di Madrid un luogo che irradierà fede e vita, dove i giovani di tutto il mondo festeggeranno con entusiasmo Cristo.

Portate il mio affettuoso saluto alle vostre famiglie e agli amici e compagni che non sono potuti venire oggi, che benedico di cuore.
Buona Pasqua!

Grazie.






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