Ai cattolici di Cina 9

Nomina dei Vescovi


9 Com'è noto a tutti voi, uno dei problemi più delicati nei rapporti della Santa Sede con le Autorità del vostro Paese è la questione delle nomine episcopali. Da un lato, si può comprendere che le Autorità governative siano attente alla scelta di coloro che svolgeranno l'importante ruolo di guide e di pastori delle comunità cattoliche locali, attesi i risvolti sociali che — in Cina come nel resto del mondo — tale funzione ha anche nel campo civile. Dall'altro lato, la Santa Sede segue con speciale cura la nomina dei Vescovi poiché questa tocca il cuore stesso della vita della Chiesa in quanto la nomina dei Vescovi da parte del Papa è garanzia dell'unità della Chiesa e della comunione gerarchica. Per questo motivo il Codice di Diritto Canonico (cfr can. 1382) stabilisce gravi sanzioni sia per il Vescovo che conferisce liberamente l'ordinazione episcopale senza mandato apostolico sia per colui che la riceve: tale ordinazione rappresenta infatti una dolorosa ferita alla comunione ecclesiale e una grave violazione della disciplina canonica.

Il Papa, quando concede il mandato apostolico per l'ordinazione di un Vescovo, esercita la sua suprema autorità spirituale: autorità ed intervento, che rimangono nell'ambito strettamente religioso. Non si tratta quindi di un'autorità politica, che si intromette indebitamente negli affari interni di uno Stato e ne lede la sovranità.

La nomina di Pastori per una determinata comunità religiosa è intesa, anche in documenti internazionali, come un elemento costitutivo del pieno esercizio del diritto alla libertà religiosa[43]. La Santa Sede amerebbe essere completamente libera nella nomina dei Vescovi[44]; pertanto, considerando il recente cammino peculiare della Chiesa in Cina, auspico che si trovi un accordo con il Governo per risolvere alcune questioni riguardanti sia la scelta dei candidati all'episcopato sia la pubblicazione della nomina dei Vescovi sia il riconoscimento — agli effetti civili in quanto necessari — del nuovo Vescovo da parte delle Autorità civili.

Infine, quanto alla scelta dei candidati all'episcopato, pur conoscendo le vostre difficoltà al riguardo, desidero ricordare la necessità che essi siano sacerdoti degni, rispettati ed amati dai fedeli, e modelli di vita nella fede, e che posseggano una certa esperienza nel ministero pastorale e siano perciò più adeguati a far fronte alla pesante responsabilità di Pastore della Chiesa[45]. Qualora in una diocesi fosse impossibile trovare candidati adatti per la provvista della sede episcopale, la collaborazione con i Vescovi delle diocesi limitrofe può aiutare a individuare candidati idonei.

SECONDA PARTE

ORIENTAMENTI DI VITA PASTORALE

Sacramenti, governo delle diocesi, parrocchie


10 Negli ultimi tempi sono emerse difficoltà, legate ad iniziative individuali di Pastori, di sacerdoti e di fedeli laici, che, mossi da generoso zelo pastorale, non sempre hanno rispettato i compiti o la responsabilità altrui.

A questo proposito il Concilio Vaticano II ci ricorda che, se da un lato i singoli Vescovi « in quanto membri del Collegio episcopale e legittimi successori degli Apostoli, sono tenuti, per istituzione e precetto di Cristo, ad avere una sollecitudine per tutta la Chiesa », dall'altro lato essi « esercitano il loro governo pastorale sopra la porzione del Popolo di Dio che è stata loro affidata, non sopra le altre Chiese né sopra la Chiesa universale »[46].

Inoltre, di fronte a certe problematiche emerse in varie comunità diocesane durante gli ultimi anni, mi sembra doveroso ricordare la norma canonica secondo cui ogni chierico deve essere incardinato in una Chiesa particolare o in un Istituto di vita consacrata e deve esercitare il proprio ministero in comunione con il Vescovo Diocesano. Solo per giusti motivi un chierico può esercitare il ministero in un'altra diocesi, ma sempre con il previo accordo dei due Vescovi Diocesani, cioè di quello della Chiesa particolare in cui è incardinato e di quello della Chiesa particolare al cui servizio è destinato[47].

In non poche circostanze, poi, vi siete posti il problema della concelebrazione dell'Eucaristia. Al riguardo, ricordo che essa presuppone, come condizioni, la professione della stessa fede e la comunione gerarchica con il Papa e con la Chiesa universale. Pertanto è lecito concelebrare con Vescovi e con sacerdoti che sono in comunione con il Papa, anche se sono riconosciuti dalle Autorità civili e mantengono un rapporto con organismi, voluti dallo Stato ed estranei alla struttura della Chiesa, purché — come si è detto sopra (cfr n. 7, capov. 8º) — il riconoscimento e il rapporto non comportino la negazione di principi irrinunciabili della fede e della comunione ecclesiastica.

Anche i fedeli laici, che sono animati da un sincero amore per Cristo e per la Chiesa, non devono esitare a partecipare all'Eucaristia, celebrata da Vescovi e da sacerdoti che sono in piena comunione con il Successore di Pietro e sono riconosciuti dalle Autorità civili. Lo stesso vale per tutti gli altri sacramenti.

Sempre alla luce dei principi della dottrina cattolica devono essere risolti i problemi che sorgono con quei Vescovi, che sono stati consacrati senza il mandato pontificio, sia pure nel rispetto del rito cattolico dell'ordinazione episcopale. La loro ordinazione — come ho già detto (cfr n. 8, capov. 12º) — è illegittima ma valida, così come sono valide le ordinazioni sacerdotali da loro conferite e sono validi anche i sacramenti amministrati da tali Vescovi e sacerdoti. Pertanto i fedeli, tenendo presente ciò, per la celebrazione eucaristica e per gli altri sacramenti devono, nella misura del possibile, cercare Vescovi e sacerdoti che sono in comunione con il Papa: tuttavia, quando ciò non fosse realizzabile senza loro grave incomodo, possono, per esigenza del loro bene spirituale, rivolgersi anche a coloro che non sono in comunione con il Papa.

Reputo infine opportuno attirare la vostra attenzione su quanto la legislazione canonica prevede per aiutare i Vescovi Diocesani ad assolvere il proprio compito pastorale. Ogni Vescovo Diocesano è invitato a servirsi di indispensabili strumenti di comunione e di collaborazione all'interno della comunità cattolica diocesana: la curia diocesana, il consiglio presbiterale, il collegio dei consultori, il consiglio pastorale diocesano e il consiglio diocesano per gli affari economici. Questi organismi esprimono la comunione, favoriscono la condivisione delle responsabilità comuni e sono di grande aiuto ai Pastori, che possono così avvalersi della fraterna collaborazione di sacerdoti, di persone consacrate e di fedeli laici.

Lo stesso vale per i vari consigli, che il Diritto Canonico prevede per le parrocchie: il consiglio pastorale parrocchiale ed il consiglio parrocchiale per gli affari economici.

Tanto per le diocesi quanto per le parrocchie, particolare attenzione dovrà essere riservata ai beni temporali della Chiesa, mobili ed immobili, che dovranno essere registrati legalmente in campo civile a nome della diocesi o della parrocchia e mai a nome di singole persone (cioè Vescovo, parroco o gruppo di fedeli). Nel contempo mantiene tutta la sua validità il tradizionale orientamento pastorale e missionario, che si riassume nel principio: « nihil sine Episcopo ».

Dall'analisi delle suesposte problematiche emerge con chiarezza che una vera soluzione di esse ha la sua radice nella promozione della comunione, che attinge vigore e slancio, come da fonte, da Cristo, icona dell'amore del Padre. La carità, che è sempre al di sopra di tutto (cfr
1Co 13,1-12), sarà la forza ed il criterio nel lavoro pastorale per la costruzione di una comunità ecclesiale, che renda presente il Cristo Risorto all'uomo di oggi.

Le province ecclesiastiche


11 Numerosi cambiamenti amministrativi sono avvenuti, in campo civile, durante gli ultimi cinquant'anni. Ciò ha coinvolto anche diverse circoscrizioni ecclesiastiche, che sono state eliminate o raggruppate oppure sono state modificate nella loro configurazione territoriale in base alle circoscrizioni amministrative civili. A questo proposito desidero confermare che la Santa Sede è disponibile ad affrontare l'intera questione delle circoscrizioni e delle province ecclesiastiche in un dialogo aperto e costruttivo con l'Episcopato cinese e — in quanto opportuno e utile — con le Autorità governative.

Le comunità cattoliche


12 Mi è ben noto che le comunità diocesane e parrocchiali, disseminate nel vasto territorio cinese, mostrano una particolare vivacità di vita cristiana, di testimonianza della fede e di iniziative pastorali. È per me consolante costatare che, malgrado le difficoltà passate e presenti, i Vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate ed i fedeli laici hanno mantenuto una profonda consapevolezza di essere membra vive della Chiesa universale, in comunione di fede e di vita con tutte le comunità cattoliche sparse per il mondo. Essi sanno, nel loro cuore, che cosa vuol dire essere cattolici. Ed è proprio da questo cuore cattolico che deve nascere anche l'impegno per rendere manifesto ed operoso, sia all'interno delle singole comunità sia nei rapporti tra le varie comunità, quello spirito di comunione, di comprensione e di perdono che — com'è detto sopra (cfr n. 5, capov. 4º, e n. 6) — è il sigillo visibile di un'autentica esistenza cristiana. Sono sicuro che lo Spirito di Cristo, come ha aiutato le comunità a mantenere viva la fede in tempo di persecuzione, aiuterà oggi tutti i cattolici a crescere nell'unità.

Come già facevo presente (cfr n. 2, capov. 1º, e n. 4, capov. 1º), ai membri delle comunità cattoliche nel vostro Paese — specialmente ai Vescovi, ai presbiteri e alle persone consacrate — non è purtroppo ancora concesso di vivere e di esprimere, in pienezza e in modo anche visibile, certi aspetti della loro appartenenza alla Chiesa e della loro comunione gerarchica con il Papa, essendo normalmente impediti liberi contatti con la Santa Sede e con le altre comunità cattoliche nei vari Paesi. È vero che negli ultimi anni la Chiesa gode, rispetto al passato, di una maggiore libertà religiosa. Tuttavia non si può negare che permangono gravi limitazioni che toccano il cuore della fede e che, in certa misura, soffocano l'attività pastorale. A questo proposito rinnovo l'augurio (cfr n. 4, capovv. 2º-4º) che, nel corso di un dialogo rispettoso ed aperto tra la Santa Sede e i Vescovi cinesi, da una parte, e le Autorità governative, dall'altra, possano essere superate le menzionate difficoltà e si pervenga, così, ad una proficua intesa che sarà a vantaggio della comunità cattolica e della convivenza sociale.

I presbiteri


13 Vorrei poi rivolgere un pensiero speciale e un invito ai sacerdoti — in modo particolare a quelli ordinati negli ultimi anni —, che con tanta generosità hanno intrapreso il cammino del ministero pastorale. Mi sembra che l'attuale situazione ecclesiale e socio-politica renda sempre più pressante l'esigenza di attingere luce e forza alle sorgenti della spiritualità sacerdotale, che sono l'amore di Dio, l'incondizionata sequela di Cristo, la passione per l'annuncio del Vangelo, la fedeltà alla Chiesa e il servizio generoso al prossimo[48]. Come non ricordare a questo proposito, quale incoraggiamento per tutti, le figure luminose di Vescovi e di sacerdoti che, negli anni difficili del recente passato, hanno testimoniato un amore indefettibile alla Chiesa, anche con il dono della propria vita per essa e per Cristo?

Sacerdoti carissimi! Voi che sopportate « il peso della giornata e il caldo » (
Mt 20,12), che avete messo mano all'aratro e non vi volgete indietro (cfr Lc Lc 9,62), pensate a quei luoghi, dove i fedeli attendono con ansia un sacerdote e dove da molti anni, sentendo la sua mancanza, non cessano di auspicarne la presenza. So bene che in mezzo a voi ci sono confratelli che hanno dovuto far fronte a tempi e a situazioni difficili, assumendo posizioni non sempre condivisibili da un punto di vista ecclesiale, e che, malgrado tutto, desiderano tornare nella piena comunione della Chiesa. Nello spirito di quella profonda riconciliazione, alla quale il mio venerato Predecessore ha invitato ripetutamente la Chiesa in Cina[49], mi rivolgo ai Vescovi che sono in comunione con il Successore di Pietro, affinché con animo paterno valutino caso per caso e diano una giusta risposta a tale desiderio, ricorrendo — se necessario — alla Sede Apostolica. E, quale segno di questa auspicata riconciliazione, penso che non ci sia gesto più significativo che quello di rinnovare comunitariamente — in occasione della giornata sacerdotale del Giovedì Santo, come avviene nella Chiesa universale, oppure in altra circostanza che sarà considerata più opportuna — la professione di fede, a testimonianza della piena comunione raggiunta, a edificazione del Popolo santo di Dio affidato alla vostra cura pastorale, e a lode della Santissima Trinità.

Sono consapevole poi che anche in Cina, come nel resto della Chiesa, emerge la necessità di un'adeguata formazione permanente del clero. Di qui nasce l'invito, rivolto a voi Vescovi come responsabili delle comunità ecclesiali, a pensare specialmente al giovane clero che è sempre più sottoposto a nuove sfide pastorali, connesse con le esigenze del compito di evangelizzare una società così complessa com'è la società cinese attuale. Ce lo ricordava il Papa Giovanni Paolo II: la formazione permanente dei sacerdoti « è un'esigenza intrinseca al dono e al ministero sacramentale ricevuto e si rivela necessaria in ogni tempo. Oggi però risulta essere particolarmente urgente, non solo per il rapido mutarsi delle condizioni sociali e culturali degli uomini e dei popoli entro cui si svolge il ministero presbiterale, ma anche per quella “nuova evangelizzazione” che costituisce il compito essenziale e indilazionabile della Chiesa alla fine del secondo millennio »[50].

Le vocazioni e la formazione religiosa


14 Durante gli ultimi cinquant'anni non è mai mancata nella Chiesa in Cina un'abbondante fioritura di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Di questo si deve rendere grazie al Signore perché si tratta di un segno di vitalità e di un motivo di speranza. Nel corso degli anni poi sono sorte molte congregazioni religiose autoctone: i Vescovi e i sacerdoti sanno per esperienza quanto sia insostituibile il contributo delle religiose nella catechesi e nella vita parrocchiale in tutte le sue forme; inoltre, l'attenzione ai più bisognosi, prestata in collaborazione anche con le Autorità civili locali, è espressione di quella carità e di quel servizio al prossimo che sono la testimonianza più credibile della forza e della vitalità del Vangelo di Gesù.

Sono però consapevole che tale fioritura è accompagnata, oggi, da non poche difficoltà. Emerge pertanto l'esigenza sia di un più attento discernimento vocazionale da parte dei responsabili ecclesiali sia di una più approfondita educazione e istruzione degli aspiranti al sacerdozio e alla vita religiosa. Nonostante la precarietà dei mezzi a disposizione, per l'avvenire della Chiesa in Cina bisognerà adoperarsi per assicurare, da un lato, una particolare attenzione nella cura delle vocazioni e, dall'altro lato, una formazione più solida sotto gli aspetti umano, spirituale, filosofico-teologico e pastorale, da realizzare nei seminari e negli istituti religiosi.

A questo riguardo, merita una menzione particolare la formazione al celibato dei candidati al sacerdozio. È importante che essi imparino a vivere e a stimare il celibato come dono prezioso di Dio e come segno eminentemente escatologico, che testimonia un amore indiviso a Dio ed al suo popolo e configura il sacerdote a Gesù Cristo, Capo e Sposo della Chiesa. Tale dono, infatti, in modo precipuo « esprime il servizio del sacerdote alla Chiesa in e con il Signore » [51] e rappresenta un valore profetico per il mondo d'oggi.

Quanto poi alla vocazione religiosa, nel contesto attuale della Chiesa in Cina è necessario che appaiano sempre più luminose le sue due dimensioni: e cioè, da un lato, la testimonianza del carisma della totale consacrazione a Cristo attraverso i voti di castità, povertà e obbedienza e, dall'altro, la risposta all'esigenza di annunciare il Vangelo nelle odierne condizioni storico-sociali del Paese.

I fedeli laici e la famiglia


15 Nei tempi più difficili della storia recente della Chiesa cattolica in Cina i fedeli laici, sia a livello individuale e familiare sia come membri di movimenti spirituali ed apostolici, hanno mostrato una piena fedeltà al Vangelo, pagando anche di persona la propria fedeltà a Cristo. Voi, laici, siete chiamati, pure oggi, a incarnare il Vangelo nella vostra vita e a dare una testimonianza per mezzo di un generoso e fattivo servizio per il bene del popolo e per lo sviluppo del Paese: e adempirete tale missione vivendo come cittadini onesti e operando come collaboratori attivi e corresponsabili nella diffusione della Parola di Dio nel vostro ambiente, rurale o cittadino. Voi, che in tempi recenti siete stati coraggiosi testimoni della fede, restate la speranza della Chiesa per l'avvenire! Ciò esige una vostra sempre più motivata partecipazione in tutte le istanze della vita della Chiesa, in comunione con i vostri rispettivi Pastori.

Poiché l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia, ritengo indispensabile ed urgente che i laici ne promuovano i valori e ne tutelino le esigenze. Essi, che nella fede conoscono pienamente il meraviglioso disegno di Dio sulla famiglia, hanno una ragione in più per assumere questa consegna concreta ed impegnativa: la famiglia infatti « è il luogo normale dove le giovani generazioni giungono alla maturità personale e sociale. La famiglia reca con sé l'eredità dell'umanità stessa, poiché la vita passa attraverso di essa di generazione in generazione. La famiglia occupa un posto molto importante nelle culture dell'Asia e, come hanno sottolineato i Padri sinodali, i valori familiari quali il rispetto filiale, l'amore e la cura per gli anziani e i malati, l'amore per i piccoli e l'armonia sono tenuti in grande stima in tutte le culture e le tradizioni religiose di quel Continente »[52].

I summenzionati valori fanno parte del rilevante contesto culturale cinese, ma anche nella vostra terra non mancano forze che influiscono negativamente sulla famiglia in vari modi. Pertanto la Chiesa che è in Cina, consapevole che il bene della società e di se stessa è profondamente legato al bene della famiglia[53], deve sentire in modo più vivo e stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, assicurandone la piena vitalità[54].

L'iniziazione cristiana degli adulti


16 La storia recente della Chiesa cattolica in Cina ha visto un elevato numero di adulti, che si sono avvicinati alla fede grazie anche alla testimonianza della comunità cristiana locale. Voi, Pastori, siete chiamati a curare in modo particolare la loro iniziazione cristiana attraverso un appropriato e serio periodo di catecumenato che li aiuti e li prepari a condurre una vita da discepoli di Gesù.

A questo proposito ricordo che l'evangelizzazione non è mai pura comunicazione intellettuale, bensì anche esperienza di vita, purificazione e trasformazione dell'intera esistenza, e cammino in comunione. Solo così si instaura un giusto rapporto tra pensiero e vita.

Guardando poi al passato, si deve purtroppo rilevare che molti adulti non sempre sono stati sufficientemente iniziati alla completa verità della vita cristiana e nemmeno hanno conosciuto la ricchezza del rinnovamento apportato dal Concilio Vaticano II. Sembra pertanto necessario e urgente offrire ad essi una solida e approfondita formazione cristiana, sotto forma anche di un catecumenato post-battesimale[55].

La vocazione missionaria


17 La Chiesa, sempre e dovunque missionaria, è chiamata alla proclamazione e alla testimonianza del Vangelo. Anche la Chiesa in Cina deve sentire nel suo cuore l'ardore missionario del suo Fondatore e Maestro.

Rivolgendosi a giovani pellegrini sul Monte delle Beatitudini nell'Anno Santo 2000, Giovanni Paolo II diceva: « Al momento della sua Ascensione, Gesù affidò ai suoi discepoli una missione e questa rassicurazione: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (
Mt 28,18-20). Da duemila anni i seguaci di Cristo svolgono questa missione. Ora, all'alba del terzo millennio, tocca a voi. Tocca a voi andare nel mondo e annunciare il messaggio dei Dieci Comandamenti e delle Beatitudini. Quando Dio parla, parla di cose che hanno la più grande importanza per ogni persona, per le persone del XXI secolo non meno che per quelle del primo secolo. I Dieci Comandamenti e le Beatitudini parlano di verità e di bontà, di grazia e di libertà, di quanto è necessario per entrare nel Regno di Cristo »[56].

Ora spetta a voi, discepoli cinesi del Signore, essere coraggiosi apostoli di quel Regno. Sono sicuro che grande e generosa sarà la vostra risposta.



CONCLUSIONE


Revoca delle facoltà e delle direttive pastorali


18 Considerando in primo luogo alcuni positivi sviluppi della situazione della Chiesa in Cina, in secondo luogo le maggiori opportunità e facilitazioni nelle comunicazioni e, da ultimo, le richieste che diversi Vescovi e sacerdoti hanno qui indirizzato, con la presente Lettera revoco tutte le facoltà che erano state concesse per far fronte a particolari esigenze pastorali, sorte in tempi veramente difficili.

Lo stesso dicasi per tutte le direttive di ordine pastorale, passate e recenti. I principi dottrinali, che le ispiravano, trovano ora nuova applicazione nelle direttive, contenute nella presente Lettera.

Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina


19 Carissimi Pastori e fedeli tutti, il giorno 24 maggio, che è dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani — la quale è venerata con tanta devozione nel santuario mariano di Sheshan a Shanghai —, in futuro potrebbe divenire occasione per i cattolici di tutto il mondo di unirsi in preghiera con la Chiesa che è in Cina.

Desidero che quella data sia per voi una giornata di preghiera per la Chiesa in Cina. Vi esorto a celebrarla rinnovando la vostra comunione di fede in Gesù Nostro Signore e di fedeltà al Papa, pregando affinché l'unità tra di voi sia sempre più profonda e visibile. Vi ricordo inoltre il comandamento d'amore che Gesù ci ha dato, di amare i nostri nemici e di pregare per coloro che ci perseguitano, nonché l'invito dell'Apostolo san Paolo: « Vi raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla, con tutta pietà e dignità. Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » (
1Tm 2,1-4).

Nella medesima Giornata i cattolici nel mondo intero — in particolare quelli che sono di origine cinese — mostreranno la loro fraterna solidarietà e sollecitudine per voi, chiedendo al Signore della storia il dono della perseveranza nella testimonianza, certi che le vostre sofferenze passate e presenti per il santo Nome di Gesù e la vostra intrepida lealtà al Suo Vicario in terra saranno premiate, anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento.

Saluto finale


20 Al termine di questa Lettera auguro a voi, cari Pastori della Chiesa cattolica che è in Cina, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici, di essere « ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere per un po' di tempo afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo » (1P 1,6-7).

Maria Santissima, Madre della Chiesa e Regina della Cina, che nell'ora della Croce ha saputo, nel silenzio della speranza, attendere il mattino della Risurrezione, vi accompagni con materna premura e interceda per tutti voi insieme a san Giuseppe e ai numerosi santi Martiri cinesi.

Vi assicuro delle mie costanti preghiere e, con un pensiero affettuoso agli anziani, agli ammalati, ai bambini e ai giovani della vostra nobile Nazione, vi benedico di cuore.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 27 maggio, Solennità di Pentecoste, dell'anno 2007, terzo di Pontificato.

BENEDICTUS PP. XVI


Note

[1] Benedetto XVI, Angelus del 26 dicembre 2006: « Con speciale vicinanza spirituale, penso anche a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla Sede di Pietro senza cedere a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Tutta la Chiesa ne ammira l'esempio e prega perché essi abbiano la forza di perseverare, sapendo che le loro tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono sembrare un fallimento »: L'Osservatore Romano, 27-28 dicembre 2006, p. 12.

[2] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 10.

[3] Messaggio Con intima gioia ai partecipanti al Convegno Internazionale su « Matteo Ricci: per un dialogo tra Cina e Occidente » (24 ottobre 2001), n. 4: L'Osservatore Romano, 25 ottobre 2001, p. 5.

[4] Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), n. 7: AAS92 (2000), 456.

[5] Cfr ibid., nn. 19 e 20: AAS 92 (2000), 477-482.

[6] Cfr Discorso ai Delegati della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche (Manila 15 gennaio 1995), n. 11: L'Osservatore Romano, 16-17 gennaio 1995, p. 5.

[7] Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), n. 1: AAS 93 (2001), 266.

[8] Benedetto XVI, Udienza Generale (mercoledì 23 agosto 2006): L'Osservatore Romano, 24 agosto 2006, p. 4.

[9] Giovanni Paolo II, Messaggio Con intima gioia ai partecipanti al Convegno Internazionale su « Matteo Ricci: per un dialogo tra Cina e Occidente » (24 ottobre 2001), n. 6: L'Osservatore Romano, 25 ottobre 2001, p. 5.

[10] Ibid.

[11] Cfr Fonti Ricciane, a cura di Pasquale M. D'Elia, S.I., vol. 2, Roma 1949, n. 617, p. 152.

[12]Messaggio Con intima gioia ai partecipanti al Convegno Internazionale su « Matteo Ricci: per un dialogo tra Cina e Occidente » (24 ottobre 2001), n. 4: L'Osservatore Romano, 25 ottobre 2001, p. 5.

[13] Cost. past. Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 76.

[14] Lett. enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), n. 28: AAS 98 (2006), 240. Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 76.

[15] Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 26.

[16] Ibid., n. 23.

[17] Cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis notio ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della Chiesa come comunione (28 maggio 1992), nn. 11-14: AAS85 (1993), 844-847.

[18] Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 23.

[19] Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis notio ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della Chiesa come comunione (28 maggio 1992), n. 13: AAS 85 (1993), 846.

[20] Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. post-sinodale Sacramentum caritatis (22 febbraio 2007), n. 6: « La fede della Chiesa è essenzialmente fede eucaristica e si alimenta in modo particolare alla mensa dell'Eucaristia. La fede e i Sacramenti sono due aspetti complementari della vita ecclesiale. Suscitata dall'annuncio della Parola di Dio, la fede è nutrita e cresce nell'incontro di grazia col Signore risorto che si realizza nei Sacramenti: “La fede si esprime nel rito e il rito rafforza e fortifica la fede”. Per questo, il Sacramento dell'altare sta sempre al centro della vita ecclesiale; “grazie all'Eucaristia la Chiesa rinasce sempre di nuovo!”. Quanto più viva è la fede eucaristica nel Popolo di Dio, tanto più profonda è la sua partecipazione alla vita ecclesiale mediante la convinta adesione alla missione che Cristo ha affidato ai suoi discepoli. Di ciò è testimone la stessa storia della Chiesa. Ogni grande riforma è legata, in qualche modo, alla riscoperta della fede nella presenza eucaristica del Signore in mezzo al suo popolo »: L'Osservatore Romano, 14 marzo 2007, p. 2; Supplemento, pp. II-III.

[21] Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), n. 42: AAS 93 (2001), 296. Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), n. 12: « L'agire di Dio acquista ora la sua forma drammatica nel fatto che, in Gesù Cristo, Dio stesso insegue la “pecorella smarrita”, l'umanità sofferente e perduta. Quando Gesù nelle sue parabole parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, ma costituiscono la spiegazione del suo stesso essere ed operare. Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo – amore, questo, nella sua forma più radicale »:AAS 98 (2006), 228.

[22] Benedetto XVI, Udienza Generale (mercoledì 5 aprile 2006): L'Osservatore Romano, 6 aprile 2006, p. 4.

[23] Dovrebbe essere illuminante per tutti l'esperienza vissuta dalla Chiesa antica nel tempo delle persecuzioni, nonché l'insegnamento dato al riguardo proprio dalla Chiesa di Roma, che, escludendo le posizioni rigoriste dei Novaziani e dei Donatisti, esortava alla generosità del perdono e della riconciliazione nei confronti di coloro che, avendo abiurato (i « lapsi ») durante le persecuzioni, desideravano essere riammessi nella comunione della Chiesa.

[24] Giovanni Paolo II, Messaggio Alla vigilia ai cattolici in Cina (8 dicembre 1999), n. 6:L'Osservatore Romano, 11 dicembre 1999, p. 5.

[25] Cfr Mt 4, 8-10; Gv 6, 15.

[26] Cfr Is 42, 1-4.

[27] Cfr Gv 18, 37.

[28] Cfr Mt 26, 51-53; Gv 18, 36.

[29] Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, n. 11.

[30] Benedetto XVI, Udienza Generale (mercoledì 5 aprile 2006): L'Osservatore Romano, 6 aprile 2006, p. 4.

[31] Cost. past. Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 28.

[32] Benedetto XVI, Udienza Generale (mercoledì 5 aprile 2006): L'Osservatore Romano, 6 aprile 2006, p. 4.

[33] Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 174. Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 857 e 869.

[34] Giovanni Paolo II, Lett. ap. Apostolos suos (21 maggio 1998), n. 10: AAS 90 (1998), 648.

[35] Cfr C.I.C., can. 447.

[36] Statuti dell'Associazione Patriottica Cattolica Cinese (Chinese Catholic Patriotic Association, CCPA), 2004, art. 3.

[37] Omelia per il Giubileo dei Vescovi (8 ottobre 2000), n. 5: AAS 93 (2001), 28. Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus sull'ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa, n. 6.

[38] Giovanni Paolo II, Omelia per il Giubileo dei Vescovi (8 ottobre 2000), n. 4: AAS 93 (2001), 27.

[39] Benedetto XVI, Udienza ai Vescovi nominati di recente (21 settembre 2006): AAS 98 (2006), 696.

[40] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 21. Cfr anche C.I.C., can. 375, § 2.

[41] Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 22. Cfr anche « Nota esplicativa previa », n. 2.

[42] China Catholic Bishops' College (CCBC).

[43] A livello universale si vedano, per esempio, le disposizioni dell'art. 18, paragrafo 1, dell'International Covenant on Civil and Political Rights del 16 dicembre 1966 (« Everyone shall have the right to freedom of thought, conscience and religion. This right shall include freedom to have or to adopt a religion or belief of his choice, and freedom, either individually or in community with others and in public or private, to manifest his religion or belief in worship, observance, practice and teaching ») e l'interpretazione, vincolante per gli Stati Membri, che ne ha dato il Comitato dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite nel « General Comment, No. 22 » (n. 4) del 30 luglio 1993 (« the practice and teaching of religion or belief includes acts integral to the conduct by religious groups of their basic affairs, such as the freedom to choose their religious leaders, priests and teachers, the freedom to establish seminaries or religious schools and the freedom to prepare and distribute religious texts or publications »).

A livello regionale poi si vedano, per esempio, i seguenti impegni, assunti nella Riunione di Vienna dai Rappresentanti degli Stati partecipanti alla Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE): « Al fine di assicurare la libertà dell'individuo di professare e praticare una religione o una convinzione, gli Stati partecipanti, fra l'altro, (...) rispetteranno il diritto di tali comunità religiose di (...) organizzarsi secondo la propria struttura gerarchica e istituzionale, (...) scegliere, nominare e sostituire il proprio personale conformemente alle rispettive esigenze e alle proprie norme nonché a qualsiasi intesa liberamente accettata fra esse e il proprio Stato, (...) » (Documento Conclusivo del 1989, Principio n. 16 della sezione «Questioni relative alla sicurezza in Europa »).

Cfr anche Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, n. 4.

[44] Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus sull'ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa, n. 20.

[45] Si vedano, al riguardo, le relative norme del C.I.C. (cfr can. 378).

[46] Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 23.

[47] Cfr C.I.C., cann. 265-272.

[48] Per una riflessione sulla dottrina e spiritualità del sacerdozio e sul carisma del celibato rimando al mio Discorso alla Curia Romana (22 dicembre 2006): L'Osservatore Romano, 23 dicembre 2006, p. 6.

[49] Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio La memoria liturgica alla Chiesa che è in Cina nel 70º anniversario dell'ordinazione a Roma del primo gruppo di Vescovi cinesi e nel 50o anniversario dell'istituzione della Gerarchia ecclesiastica in Cina (3 dicembre 1996), n. 4: AAS 89 (1997), 256.

[50] Esort. ap. post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), n. 70: AAS 84 (1992), 782.

[51] Ibid., n. 29: AAS 84 (1992), 704.

[52] Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), n. 46: AAS92 (2000), 521. Cfr Benedetto XVI, Quinto Incontro Mondiale delle Famiglie in Spagna (Valencia 8 luglio 2006): « La famiglia è un bene necessario per i popoli, un fondamento indispensabile per la società ed un grande tesoro degli sposi durante tutta la loro vita. È un bene insostituibile per i figli che devono essere frutto dell'amore, della donazione totale e generosa dei genitori. Proclamare la verità integrale della famiglia, fondata nel matrimonio come Chiesa domestica e santuario della vita, è una grande responsabilità di tutti. [...] Cristo ha rivelato quale è sempre la fonte suprema della vita per tutti e, pertanto, anche per la famiglia: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Jn 15,12-13). L'amore di Dio stesso si è riversato su di noi nel battesimo. Per questo le famiglie sono chiamate a vivere quella qualità di amore, poiché il Signore è colui che si fa garante che ciò sia possibile per noi attraverso l'amore umano, sensibile, affettuoso e misericordioso come quello di Cristo »: AAS 98 (2006), 591-592.

[53] Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 47.

[54] Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio (22 novembre 1981), n. 3: AAS 74 (1982), 84.

[55] Come hanno detto i Padri sinodali della Settima Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi (1-30 ottobre 1987), nella formazione dei cristiani « un aiuto può essere dato anche da una catechesi post-battesimale a modo di catecumenato, mediante la riproposizione di alcuni elementi del “Rituale dell'Iniziazione Cristiana degli Adulti”, destinati a far cogliere e vivere le immense e straordinarie ricchezze e responsabilità del Battesimo ricevuto »: Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), n. 61: AAS 81 (1989), 514. Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1230-1231.

[56] Omelia sul Monte delle Beatitudini (Israele, 24 marzo 2000), n. 5: L'Osservatore Romano, 25 marzo 2000, p. 5.





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